Fuori la mafia dallo stato
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Re: Fuori la mafia dallo stato
16 APR 2014 18:57
PROVA A PRENDERMI, SONO MALATO! - OGGI DELL’UTRI, IERI GELLI, SINDONA E CARBONI - I RICERCATI D’ITALIA SI SONO SPESSO RIFUGIATI IN OSPEDALE - IL MITICO BUSCETTA, PER USCIRE DI CELLA SI FECE INIETTARE I BACILLI DELLA TBC NELLE URINE
Nel 1987, il capo della P2 girava con un pacco di radiografie e sembrava mezzo morto. Lunedì fa 95 anni e ci seppellirà tutti - Carboni si fece diagnosticare un falso edema polmonare dal medico di Togliatti - Il mitico Buscetta, prima di pentirsi, per uscire di cella si faceva iniettare i bacilli della tbc nelle urine - I cinque bypass di Pacini Battaglia, che alla fine se l’è cavata alla grande…
Francesco Bonazzi per Dagospia
C'è sempre un passaggio in ospedale in tutte le grandi vicende giudiziarie italiane. Il Dell'Utri che un giorno viene trovato "bene" dai familiari, e un altro finisce ricoverato in ospedale a Beirut, è solo l'ultimo di una lunga serie. Dalla Loggia P2 al crac dell'Ambrosiano, da Mani Pulite ai cinque bypass di Pacini Battaglia, "il banchiere un gradino sotto Dio", per dirla con Di Pietro, le cronache sono piene di potenti in disgrazia che si sentono male.
Quando si parla di latitanze, è d'obbligo partire da un mito assoluto del genere come il "Venerabile". Il 21 settembre del 1987, Licio Gelli si costituisce alle autorità elvetiche che lo volevano arrestare per aver corrotto una guardia giudiziaria, allo scopo di fuggire dal carcere, dove era in attesa dell'estradizione in Italia. Il capo della Loggia P2, che lunedì compie 95 anni e ha lodato Giulio Andreotti perché "un vero uomo porta i suoi segreti nella tomba", si presenta ai suoi avvocati mezzo morente.
Sull'Unità, Vladimiro Settimelli racconta che il Venerabile "si è presentato ai suoi avvocati scuro in volto, vestito dimessamente e con in un mano un grande fascicolo pieno di radiografie, certificati medici, analisi e dichiarazioni di specialisti". I suoi legali dicono che "è stanco e malato, ha bisogno di un delicato intervento al cuore e non vuole morire da esule".
Due giorni dopo la drammatica costituzione alla Procura di Ginevra, un cardiologo svizzero trova a Gelli "una cardiopatia evolutiva che merita ricovero e intervento", riscontra tracce di un vecchio infarto e gli prescrive la trinitrina. I giornali parlano di "ricovero d'urgenza", ma la polizia svizzera perde la pazienza e un suo portavoce dichiara alle agenzie di stampa: "In realtà il signor Gelli è gravemente malato solo nell'ottica dei suoi avvocati".
Il massone che custodiva mille misteri, in effetti, forse era un po' ipocondriaco. In alcune intercettazioni telefoniche pubblicate nel 1982 dal settimanale "L'Espresso", racconta che era stato convinto di avere un tumore alla gola e di essersi fatto assistere a Houston da Umberto Ortolani, suo braccio destro nella P2, ma poi ammette di aver scoperto che era tutta colpa di una lisca di pesce.
Un altro buon amico di Gelli, il faccendiere sardo Flavio Carboni, classe 1932 e abbronzatura perenne, ha accusato problemi di salute nel pieno delle inchieste che lo riguardavano. Nel giugno del 1996, tre giorni prima che de Londra venga estradato il boss Di Carlo (che era accusato dell'omicidio Calvi), Carboni si fa ricoverare in una clinica romana.
Poco tempo dopo, il gip di Roma lo fa arrestare per "il falso edema polmonare che si è fatto attestare il 18 giugno 1996 da Mario Spallone (il medico di Togliatti)". A Carboni è fatale il telefono, perché nelle intercettazioni, scrivono i magistrati, "si evince una certa ansia per l'esito non proprio favorevole del processo d'appello milanese sul Banco Ambrosiano". E allora vai di edema.
E a proposito dello scandalo dell'Ambrosiano, il finanziere Michele Sindona, ricercato in Italia per bancarotta, viene localizzato il 9 ottobre 1981 a New York e descritto dalla stampa locale come "molto malato, pallido, l'ombra di se stesso". E si parla di "continui ricoveri".
Ma nella commedia dei messaggi incrociati, è la sua famiglia, il 24 ottobre seguente, a smentire su tutta la linea: Sindona "non ha intenzione di tornare in Italia e sconterà la sua pena in America, inoltre sta bene e non è mai stato ricoverato". Invece poi in Italia ci torna nel 1986 e dopo pochi giorni muove avvelenato in carcere, ovviamente portando con sé tutti i suoi segreti.
Malattie più o meno vere sbucano anche in tutte le vicende più misteriose d'Italia. Ali Agca, il cittadino turco che sparò a Papa Giovanni Paolo II, da recluso entrava e usciva continuamente dall'ospedale per vari disturbi, compresa una stramba forma di tubercolosi. E chi segue le faccende di mafia ricorderà probabilmente che anche il pentito Tommaso Buscetta si divertiva con i certificati medici, prima di collaborare con la giustizia.
Lo racconta Buscetta stesso ai magistrati il 24 aprile 1995, una volta che il medico compiacente viene scoperto: "Quando mi trovavo in carcere, il medico Gioacchino Pennino mi procurava i bacilli della tubercolosi, che poi lui stesso mi metteva nelle urine, e così risultavo malato".
Anche ai tempi di Mani Pulite, le patologie degli indagati erano numerose. Era vero il diabete di Bettino Craxi, che morì da latitante in Tunisia e sul quale si ironizzò con pessimo gusto da parte di molti. E nel 1994, quando il socialdemocratico Giovanni Aldo Moro (omonimo del leader Dc) rientrò da Santo Domingo (dove oggi ha casa Dell'Utri) per costituirsi nell'ambito dell'inchiesta sulla Metropolitana di Milano, dichiarò che era stato latitante così a lungo "perché aveva paura del carcere ed era molto malato".
Innumerevoli certificati medici, poi, sono stati presentati per far slittare udienze da altri imputati eccellenti come Leonardo Di Donna, ex vicepresidente dell'Eni (processo "Conto Protezione") e dal banchiere "Chicchi" Pacini Battaglia, che si sottopose a un intervento di angioplastica. Dopo cinque bypass e 17 anni di processi, Pacini è stato assolto. Dell'Utri ha nove anni di meno e spera ovviamente di scamparla anche senza così tanti interventi al cuore.
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Re: Fuori la mafia dallo stato
https://www.youtube.com/watch?v=3FvRxpf ... ploademail
Giarrusso a LoSchiaffo: "416ter, hanno SABOTATO questa norma
Ciao
Paolo11
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Re: Fuori la mafia dallo stato
Stato-mafia, spunta la P2 l’uomo dei Servizi accusa “Mori cercava affiliati”
(SALVO PALAZZOLO).
17/09/2014 di triskel182
Si allarga l’indagine sulla trattativa. Un ex ufficiale del Sid rivela: “Il generale teneva i contatti con Pecorelli e tentò di portarmi da Gelli”.
PALERMO – I misteri della loggia P2 irrompono nel processo per la trattativa Stato-mafia. Un nuovo testimone ha raccontato ai pm di Palermo che uno dei loro imputati eccellenti, il generale Mario Mori, avrebbe frequentato il maestro Licio Gelli, negli anni Settanta. Così, in questi ultimi mesi, è iniziata in gran segreto una nuova indagine per scavare nel passato dell’ex comandante del Ros poi diventato capo dei Servizi, l’uomo del dialogo segreto con Vito Ciancimino nei mesi delle stragi Falcone e Borsellino.
Il nuovo testimone si chiama Mauro Venturi, ha 84 anni, è un ex generale dei carabinieri che negli anni Settanta lavorava con Mori al servizio segreto Sid. «Mi disse che alcuni nostri colleghi avevano già aderito alla P2 — rivela il testimone — tentò di convincermi, mi spiegò che non era una loggia come le altre. Mi propose anche di andare a trovare Gelli.
Alle mie perplessità reagì dicendo che gli appartenenti al servizio sarebbero stati inseriti in una lista riservata». Venturi descrive il giovane capitano Mori come un ufficiale spregiudicato, inserito nella cordata del direttore del servizio Vito Miceli, in quegli anni coinvolto nella cospirazione del golpe Borghese. «Mori era il fiduciario del colonnello Marzollo — racconta il testimone — tutti e due intercettavano abusivamente il telefono del generale Maletti, il capo dell’ufficio D. Mori teneva rapporti con il giornalista Mino Pecorelli, con le sue macchine da scrivere preparava anonimi». Il verbale di Venturi è ora agli atti del processo trattativa. I pm Di Matteo, Tartaglia, Del Bene e Teresi puntano a far emergere tutte le ombre nella carriera di Mori, accusato di essere stato uno dei protagonisti della trattativa Stato-mafia. Il nuovo scenario fra P2 ed eversione di destra viene approfondito anche dal procuratore generale Roberto Scarpinato, che chiederà la riapertura dell’istruttoria in un altro processo che vede imputato Mori, in appello, per aver favorito la latitanza del boss Provenzano. In primo grado, il generale è stato assolto. Il pg insiste per la sua colpevolezza. E, adesso, alla vigilia del processo spunta un’incursione nella stanza di Scarpinato: qualcuno gli ha lasciato una lettera anonima sulla scrivania. E gli ha scritto: «Fermati». A cosa è riferito? Le indagini sul Sid sembrano portare dritte agli anni della trattativa. Il fratello dell’avvocato di Ciancimino, Gianfranco Ghiron, era una fonte di Mori, nome in codice “Crocetta”. Nel 1975, Ghiron ammise davanti ai magistrati di Brescia di aver ricevuto una lettera da una fonte legata all’estrema destra: gli diceva di informare il «dottor Amici» della partenza di Gelli per l’Argentina. «Amici è Mori», mise a verbale Ghiron.
Da La Repubblica del 17/09/2014.
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17/09/2014 di triskel182
Si allarga l’indagine sulla trattativa. Un ex ufficiale del Sid rivela: “Il generale teneva i contatti con Pecorelli e tentò di portarmi da Gelli”.
PALERMO – I misteri della loggia P2 irrompono nel processo per la trattativa Stato-mafia. Un nuovo testimone ha raccontato ai pm di Palermo che uno dei loro imputati eccellenti, il generale Mario Mori, avrebbe frequentato il maestro Licio Gelli, negli anni Settanta. Così, in questi ultimi mesi, è iniziata in gran segreto una nuova indagine per scavare nel passato dell’ex comandante del Ros poi diventato capo dei Servizi, l’uomo del dialogo segreto con Vito Ciancimino nei mesi delle stragi Falcone e Borsellino.
Il nuovo testimone si chiama Mauro Venturi, ha 84 anni, è un ex generale dei carabinieri che negli anni Settanta lavorava con Mori al servizio segreto Sid. «Mi disse che alcuni nostri colleghi avevano già aderito alla P2 — rivela il testimone — tentò di convincermi, mi spiegò che non era una loggia come le altre. Mi propose anche di andare a trovare Gelli.
Alle mie perplessità reagì dicendo che gli appartenenti al servizio sarebbero stati inseriti in una lista riservata». Venturi descrive il giovane capitano Mori come un ufficiale spregiudicato, inserito nella cordata del direttore del servizio Vito Miceli, in quegli anni coinvolto nella cospirazione del golpe Borghese. «Mori era il fiduciario del colonnello Marzollo — racconta il testimone — tutti e due intercettavano abusivamente il telefono del generale Maletti, il capo dell’ufficio D. Mori teneva rapporti con il giornalista Mino Pecorelli, con le sue macchine da scrivere preparava anonimi». Il verbale di Venturi è ora agli atti del processo trattativa. I pm Di Matteo, Tartaglia, Del Bene e Teresi puntano a far emergere tutte le ombre nella carriera di Mori, accusato di essere stato uno dei protagonisti della trattativa Stato-mafia. Il nuovo scenario fra P2 ed eversione di destra viene approfondito anche dal procuratore generale Roberto Scarpinato, che chiederà la riapertura dell’istruttoria in un altro processo che vede imputato Mori, in appello, per aver favorito la latitanza del boss Provenzano. In primo grado, il generale è stato assolto. Il pg insiste per la sua colpevolezza. E, adesso, alla vigilia del processo spunta un’incursione nella stanza di Scarpinato: qualcuno gli ha lasciato una lettera anonima sulla scrivania. E gli ha scritto: «Fermati». A cosa è riferito? Le indagini sul Sid sembrano portare dritte agli anni della trattativa. Il fratello dell’avvocato di Ciancimino, Gianfranco Ghiron, era una fonte di Mori, nome in codice “Crocetta”. Nel 1975, Ghiron ammise davanti ai magistrati di Brescia di aver ricevuto una lettera da una fonte legata all’estrema destra: gli diceva di informare il «dottor Amici» della partenza di Gelli per l’Argentina. «Amici è Mori», mise a verbale Ghiron.
Da La Repubblica del 17/09/2014.
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Re: Fuori la mafia dallo stato
Strage Borsellino, Scarantino racconta in aula il depistaggio di Stato: “Costretto a dire il falso da pm e poliziotti”
Il protagonista delle prime indagini sull'attentato di via D'Amelio depone in aula e accusa i pm. "Tinebra mi diceva che dovevo considerarlo un lavoro, la Palma mi consolava dicendo che avrei accusato comunque dei criminali". La testimonianza interrotta da crisi di pianto. Accuse anche a funzionari di Ps: "Il dottor Bo voleva che mi accollassi l'omicidio Agostino, La Babera insisteva su Faccia da mostro"
di Dina Lauricella | 6 giugno 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... i/1752567/
Il protagonista delle prime indagini sull'attentato di via D'Amelio depone in aula e accusa i pm. "Tinebra mi diceva che dovevo considerarlo un lavoro, la Palma mi consolava dicendo che avrei accusato comunque dei criminali". La testimonianza interrotta da crisi di pianto. Accuse anche a funzionari di Ps: "Il dottor Bo voleva che mi accollassi l'omicidio Agostino, La Babera insisteva su Faccia da mostro"
di Dina Lauricella | 6 giugno 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... i/1752567/
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