Francesco un papa ...Cristiano!

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pancho
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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UncleTom ha scritto:SOLO DA FALSI CRISTIANI COME QUELLI DEL GIORNALE POTEVA VENIRE UN TITOLO E UN ARTICOLO COME QUESTO


Su banche e immigrati il Papa fa il comunista

Nella sua visione del mondo non sembra esserci alcun riconoscimento della proprietà: del diritto di ogni uomo a disporre delle proprie risorse
Carlo Lottieri - Dom, 06/11/2016 - 10:56
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È ragionevole contrapporre le banche e i migranti, come ieri ha fatto papa Francesco, accusando la nostra società di destinare somme rilevanti al salvataggio degli istituti di credito invece che all'accoglienza di quanti vengono senza un soldo dall'Africa e dall'Asia? Con tutto il rispetto che si deve al Pontefice, si tratta di un'opposizione che non ha senso: per una serie di ragioni.

Innanzi tutto, se la nostra economia è ancora in grado di disporre di risorse è anche grazie al sistema finanziario: un settore che certo è criticabile da tanti punti di vista (basti pensare che è più facile rapinare una banca che fondarne una...), ma che svolge comunque una funzione importante. Se i Paesi europei sono oggi in grado di offrire un tetto a quanti arrivano da lontano, questo si deve anche a una lunga storia fatta anche di risparmi, investimenti e prestiti. La finanza quale specifica attività umana, incaricata di gestire le risorse nel migliore dei modi ha una sua dignità e va rispettata.
Oltre a ciò, tanto radicalismo lascia perplessi se si considera che la Chiesa cattolica, e giustamente, ha svolto un ruolo importante proprio in questa vicenda. Non soltanto sono stati teologi e predicatori cattolici del tardo Medioevo e del primo Rinascimento a legittimare il prestito a interesse e il ruolo fondamentale dei banchieri, ma anche in tempi più recenti abbiamo avuto in Italia e non solo una serie importante di istituti cattolici. Esiste perfino oggi una finanza specificamente vaticana e solo per evitare di infierire qui non ricorderemo al papa talune vicende che hanno visto protagonista lo Ior: in mano ad individui fallibili, come lo è ogni essere umano.
Perché il punto è tutto qui: che la finanza non può essere condannata in quanto tale. E se certo non è bello vedere i soldi dei contribuenti spesi per salvare le banche (che quando vanno male devono fallire, come qualsiasi altri impresa), ugualmente non si può condividere l'idea che il semplice arrivo di masse di migranti dal Sud debba comportare un salasso crescente a danno dei cittadini europei.
Quello che purtroppo traspare dalle parole del papa è che nella sua visione del mondo non sembra esserci alcun riconoscimento della proprietà: del diritto di ogni uomo a disporre delle proprie risorse (il che non esclude, ovviamente, il dovere morale di farne l'uso migliore, improntato a generosità e apertura di cuore). Senza proprietà, non c'è però alcun vero rispetto dell'altro: di quella persona umana che è sempre incarnata in un mondo, in relazioni, in beni, in storie, in patrimoni.
Oltre a ciò, la semplificista demonizzazione della modernità finanziaria che quel cenno alle banche segnala con chiarezza sembra parlarci di una Chiesa che finisce per confondere il suo messaggio con tutta una retorica socialista e populista che ben poco ha a che fare con l'annuncio evangelico.
Per i cristiani, è certo questo l'elemento più problematico della «novità Bergoglio». E non si tratta di una difficoltà da poco.
E' il suo compito!

Non puo fare diversamente.

La politica cmq deve vere le sue regole che possono essere buone o cattive mentre nella chiesa non esistono paletti.

un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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Mezzo secolo fa, un amico sosteneva che sistematicamente, tutte le sere prima di coricarsi, per poter dormire sonni tranquilli, i preti ripassassero per benino le chiodature dei crocifissi assicurandosi che il Cristo non potesse scendere dalla croce.
Perché, sosteneva, che se questa volta ritorna, non c’e n’è per nessuno. Soprattutto i preti. Ricordansosi cosa ci avevano insegnato ai tempi all’oratorio, quando parlavano del trattamento che il Cristo aveva riservato ai mercanti nel Tempio.
Anche ai falsi cristiani oggi conviene che si assicurino della tenuta dei loro crocifissi, perché potrebbero avere delle spiacevoli sorprese, …….Sallusti & Soci, della combriccola dei falsi cristiani.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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UncleTom ha scritto:Mezzo secolo fa, un amico sosteneva che sistematicamente, tutte le sere prima di coricarsi, per poter dormire sonni tranquilli, i preti ripassassero per benino le chiodature dei crocifissi assicurandosi che il Cristo non potesse scendere dalla croce.
Perché, sosteneva, che se questa volta ritorna, non c’e n’è per nessuno. Soprattutto i preti. Ricordansosi cosa ci avevano insegnato ai tempi all’oratorio, quando parlavano del trattamento che il Cristo aveva riservato ai mercanti nel Tempio.
Anche ai falsi cristiani oggi conviene che si assicurino della tenuta dei loro crocifissi, perché potrebbero avere delle spiacevoli sorprese, …….Sallusti & Soci, della combriccola dei falsi cristiani.
Sei forte Zioneee. Sei talmente forte, con ragione, che qualche volta ti rubo perfino le frasi.

un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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....OGGI, 12 NOVEMBRE 2016, PIU' CHE MAI, DIVENTA LECITO PORSI LA DOMANDA: "MA CHI SONO I CATTOLICI OGGI????????"


Dall'articolo di testa de Il Giornale.it:

Il Papa "eletto" anti Trump
ma il tycoon piace ai cattolici

Bergoglio: "Mi interessa soltanto se fa soffrire i poveri". Eppure la maggioranza dei fedeli ha votato per il presidente

di Paolo Bracalini
1 ora fa
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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UncleTom ha scritto:....OGGI, 12 NOVEMBRE 2016, PIU' CHE MAI, DIVENTA LECITO PORSI LA DOMANDA: "MA CHI SONO I CATTOLICI OGGI????????"


Dall'articolo di testa de Il Giornale.it:

Il Papa "eletto" anti Trump
ma il tycoon piace ai cattolici

Bergoglio: "Mi interessa soltanto se fa soffrire i poveri". Eppure la maggioranza dei fedeli ha votato per il presidente

di Paolo Bracalini
1 ora fa


Il Papa "eletto" anti Trump ma il tycoon piace ai cattolici
Bergoglio: "Mi interessa soltanto se fa soffrire i poveri". Eppure la maggioranza dei fedeli ha votato per il presidente
Paolo Bracalini - Sab, 12/11/2016 - 10:44
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Il Vaticano resta in attesa prima di prendere una posizione sul fenomeno Trump ma certo le premesse non sembrano le migliori.

Il magnate newyorkese in effetti ha tutte le caratteristiche per risultare sospetto agli occhi della Santa Sede: è ricco, poco diplomatico e per giunta molto duro sull'immigrazione illegale.

Il Papa, in un colloquio con Repubblica, dopo aver premesso di non voler dare «giudizi sulle persone e sugli uomini politici» aggiunge però un pensiero che sembra ritagliato sul nuovo presidente Usa: «Voglio solo capire quali sono le sofferenze che il loro modo di procedere causa ai poveri e agli esclusi».

Tanto che il quotidiano di De Benedetti titola: «Trump? Non giudico. Mi interessa soltanto se fa soffrire i poveri».
Quando Trump era ancora solo un candidato, e anche molto sfavorito nella corsa alla Casa Bianca, Bergoglio non aveva risparmiato critiche severe sul questione del «muro» col Messico.

«Una persona che pensa di fare i muri, chiunque sia, e non fare ponti, non è cristiano.

Questo non è nel Vangelo» - disse Papa Francesco sul volo di ritorno dal Messico nel febbraio scorso –

Non mi immischio ma solo dico che questo uomo (Trump, ndr) non è cristiano, se dice queste cose».

Ora, dopo l'elezione del tycoon, ufficialmente il Vaticano è più prudente («Muri? Aspettiamo di vedere quali saranno le scelte che Trump farà durante il suo mandato.

Diamogli il tempo di cominciare» commenta il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin).

Ma la sinistra orfana di Obama guarda già a Bergoglio come al leader mondiale in chiave anti Trump.

Se il Papa sembra molto lontano dalla nuova America trumpista, i cattolici Usa (che valgono il 25% dell'elettorato) sono molto più scettici sulla Clinton.

Riporta infatti il New York Times che la maggioranza (il 52%) dei cattolici americani ha votato per «The Donald», mentre Hillary Clinton ha convinto il 68% di atei e agnostici e solo il 45% dei cattolici.

I protestanti hanno votato al 58% Trump, contro il 39% per la candidata Democratica.

Significativo per portare il voto cattolico a Trump, racconta il Foglio, è stato il ruolo del suo vice, autodefinitosi «un cristiano, un conservatore e un repubblicano, in quest'ordine».

Un buon padre di famiglia, dai solidi valori cristiani, che è riuscito a compensare l'immagine da uomo spregiudicato e «peccatore» di Donald Trump.

E ha pesato pure, osservano i commentatori Usa, il trattamento che i cattolici hanno ricevuto dall'amministrazone Obama e dalle élite progressiste» negli States, molto schierate per aborto, diritti gay, utero in affitto (sponsor i vip hollywodiani che hanno sostenuto apertamente la Clinton).
Non a caso il 9 mattina, appariva un messaggio quasi di lutto sul sito di Planned Parenthood, il colosso che raggruppa le cliniche Usa specializzate in aborto.
L'organizzazione ha finanziato la campagna elettorale della Clinton (convinta abortista), che ha promesso in cambio finanziamenti federali per Plaenned Parenthood.

Trump invece, ha spiegato in una lettera pubblica («La mia visione per una cultura della vita») di essere contro «la cultura della morte e l'aborto».

Quindi su posizioni molto più cattoliche e vicine al Vaticano di quanto non siano quelle della sinistra liberal.

Che però sembra preoccupare meno il Santo Padre.
UncleTom
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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UN'APPUNTO PER FRANCESCO



E' comprensibile che il capo della Cristianità, invochi l'accoglienza per i più deboli.

Ma non si può tacere quando l'accoglienza produce questa realtà.


Migranti, la denuncia dei profughi dell’hub di Bresso: “Malnutriti e ammalati. Stiamo diventando pazzi”
di Elisa Murgese | 12 novembre 2016
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“Li dentro stiamo morendo ogni giorno.

Siamo tutti ammalati.

Le docce non hanno l’acqua fredda.

Ci mancano i vestiti per affrontare l’inverno.

Siamo malnutriti”.

Il migrante subsahariano si ferma un attimo, giusto il tempo di fissare per qualche istante il ragazzo seduto accanto a lui.

“E sai qual è la cosa che ci fa più soffrire?

Che il maltrattamento che subiamo è legato al fatto che abbiamo la pelle nera”.

Impossibile entrare dentro l’hub di Bresso, il centro di smistamento che accoglie il maggior numero di migranti in arrivo nel capoluogo lombardo.

Per farci raccontare cosa succede dentro le alte mura del centro gestito dalla Croce Rossa alle porte di Milano, sono dovuti uscire loro, i richiedenti asilo che da quasi un anno aspettano di capire che fine abbia fatto la loro richiesta di protezione umanitaria.

“Il campo non è predisposto per accogliere così tante persone.

Dovrebbe ospitare sulle 300, e invece, da un anno, ne ospita più del doppio, ovvero 600-700“, raccontano alcuni volontari dello Sportello solidale migranti e rifugiati di Ri-make, spazio di mutuo soccorso a pochi passi dal centro militarizzato.


“I migranti sono parcheggiati in un’attesa infinita, in una zona grigia dove hanno pochissimi diritti”. Lo confermano le parole dei richiedenti asilo, terrorizzati all’idea di farsi riconoscere perché certi che la direttrice del centro li caccerebbe se venisse a sapere che hanno raccontato la situazione in cui vivono.

“Sai, dentro all’hub non facciamo niente per tutto il giorno.

Stiamo diventando pazzi. Siamo diventati pazzi”
erding
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da erding »

Quattro cardinali contro le (reali ma anche prudenti) aperture ai divorziati risposati nell’Amoris laetitia di Papa Francesco
(documento che raccoglie il lavoro di ben due Sinodi sul tema della famiglia). Una lettera firmata da Raymond L. Burke,
patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta e gli emeriti Walter Brandmuller, già presidente del Pontificio comitato di
scienze storiche, Carlo Caffarra ex arcivescovo di Bologna, e Joachim Meisner ex di Colonia è stata consegnata il
19 settembre nelle mani del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Gerhard Ludwig Muller.
E oggi hanno deciso di rendere pubblico il documento su internet perchè fino a questo momento non hanno ricevuto risposta.
Ecco il testo dei quesiti, riguardanti il capitolo VIII dell’esortazione dedicato all’accompagnamento delle famiglie ferite e al discernimento:

– Si chiede se, a seguito di quanto affermato in “Amoris laetitia” nn. 300-305, sia divenuto ora possibile concedere
l’assoluzione nel sacramento della Penitenza e quindi ammettere alla Santa Eucaristia una persona che, essendo
legata da vincolo matrimoniale valido, convive “more uxorio” con un’altra, senza che siano adempiute le condizioni
previste da “Familiaris consortio” n. 84 e poi ribadite da “Reconciliatio et paenitentia” n. 34 e da “Sacramentum caritatis”
n. 29. L’espressione “in certi casi” della nota 351 (n. 305) dell’esortazione “Amoris laetitia” può essere applicata a
divorziati in nuova unione, che continuano a vivere “more uxorio”?

– Continua ad essere valido, dopo l’esortazione postsinodale “Amoris laetitia” (cfr. n. 304), l’insegnamento dell’enciclica
di San Giovanni Paolo II “Veritatis splendor” n. 79, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa, circa
l’esistenza di norme morali assolute, valide senza eccezioni, che proibiscono atti intrinsecamente cattivi?

– Dopo “Amoris laetitia” n. 301 è ancora possibile affermare che una persona che vive abitualmente in contraddizione
con un comandamento della legge di Dio, come ad esempio quello che proibisce l’adulterio (cfr. Mt 19, 3-9), si trova
in situazione oggettiva di peccato grave abituale (cfr. Pontificio consiglio per i testi legislativi, Dichiarazione del 24 giugno 2000)?

– Dopo le affermazioni di “Amoris laetitia” n. 302 sulle “circostanze attenuanti la responsabilità morale”, si deve ritenere ancora
valido l’insegnamento dell’enciclica di San Giovanni Paolo II “Veritatis splendor” n. 81, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla
Tradizione della Chiesa, secondo cui: “le circostanze o le intenzioni non potranno mai trasformare un atto intrinsecamente
disonesto per il suo oggetto in un atto soggettivamente onesto o difendibile come scelta”?

– Dopo “Amoris laetitia” n. 303 si deve ritenere ancora valido l’insegnamento dell’enciclica di San Giovanni Paolo II
“Veritatis splendor” n. 56, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa, che esclude un’interpretazione
creativa del ruolo della coscienza e afferma che la coscienza non è mai autorizzata a legittimare eccezioni alle norme
morali assolute che proibiscono azioni intrinsecamente cattive per il loro oggetto?

“Abbiamo constatato un grave smarrimento di molti fedeli e una grande confusione – spiegano i quattro porporati – in
merito a questioni assai importanti per la vita della Chiesa. Abbiamo notato che anche all’interno del collegio episcopale
si danno interpretazioni contrastanti del capitolo ottavo di Amoris laetitia. La grande Tradizione della Chiesa ci insegna
che la via d’uscita da situazioni come questa è il ricorso al Santo Padre, chiedendo alla Sede Apostolica di risolvere quei
dubbi che sono la causa di smarrimento e confusione”. “Il Santo Padre – spiegano i 4 anziani porporati – ha deciso di non
rispondere. Abbiamo interpretato questa sua sovrana decisione come un invito a continuare la riflessione e la discussione,
pacata e rispettosa. E pertanto informiamo della nostra iniziativa l’intero popolo di Dio, offrendo tutta la documentazione.
Vogliamo sperare che nessuno interpreti il fatto secondo lo schema ‘progressisti-conservatori’: sarebbe totalmente fuori strada.
Siamo profondamente preoccupati del vero bene delle anime, suprema legge della Chiesa, e non di far progredire nella Chiesa
una qualche forma di politica. Vogliamo sperare che nessuno ci giudichi, ingiustamente, avversari del Santo Padre e gente
priva di misericordia. Ciò che abbiamo fatto e stiamo facendo nasce dalla profonda affezione collegiale che ci unisce al Papa,
e dall’appassionata preoccupazione per il bene dei fedeli”.

“L’effetto inatteso – commenta il teologo Andrea Grillo – è che i 4 cardinali, formulando i loro 5 dubbi, fanno sorgere nel
popolo di Dio 3 grandi certezze. Dai loro 5 dubbi nascono le nostre 3 certezze. La dinamica ecclesiale riserva anche queste
sorprese. Se esperti uomini di Chiesa, dopo 7 mesi dalla presentazione del testo di AL, continuano a “non capire” – o a non
volere capire – che cosa è mutato e si abbarbicano ostinatamente alle loro “evidenze sospette”, tutto ciò determina,
nel corpo ecclesiale, una nuova coscienza, talmente radicale, da diventare certezza. La loro diffidenza verso AL ci consente
una nuova confidenza col Vangelo. Anche questo, in certo modo, è ministero ecclesiale. Nella Chiesa Cattolica, a causa di
una vicenda storica complessa, ma della quale avrebbero dovuto accorgersi da tempo anche questi Signori Cardinali,
può accadere che si parli un linguaggio che non ha più alcun riferimento alla realtà. Si può parlare di soggetti sposati davanti
alla legge come se vivessero ‘more uxorio’ e di ‘atti intrinsecamente negativi’ come se fosse fuori dalla storia. Alla radice di
questo disagio sta una mancanza di riconoscimento della realtà e una radicale pretesa di autosufficienza. A nulla vale l’ esperienza:
si è imparato a nascondersi dietro la corazza di una ‘scienza triste’, identificata con il Vangelo, e ci si atteggia a ‘difensori
del bene delle anime’. Ma si è perso il legame tanto con le anime quanto con il bene. Viene il tempo in cui occorre scegliere
tra iniziare processi di conversione o occupare spazi di potere. Ad ogni costo i 4 firmatari ritengono che per un pastore e per
un uomo di Chiesa non vi sia alternativa. Può soltanto occupare spazi di potere e gettare bombe lacrimogene per impedire la
vista del reale. E si usa ogni mezzo. Soprattutto si pretende che la Scrittura e la Tradizione siano al servizio delle operazioni
di “immunizzazione dal reale” perseguite negli ultimi 40 anno. Il popolo di Dio e il magistero ecclesiale guarda a questi tentativi
come si guarda, con la giusta comprensione, ai bambini che, privati del loro giocattolo preferito, pestano i piedi e chiedono giustizia.

“Da ormai 7 mesi – ricorda Grillo – è iniziata la strada di una recezione ricca e complessa di Amoris laetitia.
I pastori che hanno a cuore il bene dei loro fedeli conoscono la strada, si sono messi in cammino: qualcuno davanti
al popolo, per incitare alla marcia; qualcuno in mezzo al popolo, per tenere bene la andatura comune; qualcuno
nelle retrovie, a custodire quelli col passo più lento. I pastori sanno dove stare. I cardinali che salgono al primo piano,
si mettono alla finestra e cercano in qualche modo di far rientrare la Chiesa in uscita, temono gli ospedali da campo,
rifuggono i campi profughi. Salgono alla finestra e si dicono “dove andremo a finire?”.
E l’unica risposta è ‘Bisogna finire di andare’. Stare. Fermi. Sordi. Immuni. Lontani. Indifferenti. Con un sentimento
di infinita differenza dal mondo estraneo. Ma anzitutto da Francesco, Papa strano. Che spuzza di vita.
E che osa non subordinare il Vangelo
alla legge”.
http://www.farodiroma.it/2016/11/14/amo ... -certezze/
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Corriere 23.11.16
La lettera del Papa e la storia del sarto pio
Hanno detto che sull’aborto la Chiesa «si è aperta al mondo». Ma cos’è il mondo?
di Claudio Magris


C’è una frase stereotipa che molti hanno ripetuto banalmente, commentando la decisione del Papa di accomunare agli altri peccati gravi l’aborto, la cui assoluzione — previo ovviamente il reale pentimento e il proposito di non commetterlo ulteriormente — può ora venire impartita da qualsiasi sacerdote e non più, come in precedenza, solo dal vescovo.
La soppressione di un individuo nelle primissime fasi della sua esistenza è e rimane una colpa grave, ma non è più colpita da scomunica, da cui peraltro non erano e non sono colpiti peccati anche più gravi.
La decisione del Pontefice è perfettamente in linea con la dottrina della Chiesa e con lo spirito del Cristianesimo, il quale, prima di essere una religione, è un cambiamento della vita, è la promessa e la possibilità di rinascita, di resurrezione non solo di Cristo ma — cosa non meno importante — dell’uomo, la sua capacità di «metanoia», ossia di ricreare la propria vita. Fra l’altro, la tetra ritualità della scomunica e dell’assoluzione speciale solo da parte del vescovo poteva facilmente produrre un’atmosfera angosciosa, atta a provocare non la libertà della rinascita spirituale, quanto piuttosto oscuri e vaghi sensi di colpa, che la Chiesa saggiamente condanna perché li sa legati più a coatte tortuosità psicologiche che non a valori e a sentimenti morali. Chi insinua — per lodarlo o attaccarlo, in entrambi i casi ipocritamente — che il Papa abbia inteso minimizzare l’aborto mente, sapendo — o, peggio ancora, non sapendo — di mentire.
Si è detto, da molti, che con questa decisione la Chiesa «apre» o «si apre» al mondo. Anzitutto la frase non ha senso, perché tutti siamo nel mondo, il mondo siamo anche noi, Chiese comprese. Il mondo non è fuori e nemmeno noi — individui, Stati o istituzioni — ne siamo fuori; il mondo è il nostro incontrarci, scontrarci, comprenderci, fraintenderci, amarci, odiarci, farci del bene o del male. Il mondo siamo noi, è in noi, nelle nostre vene e nei nostri pensieri, e noi siamo nel mondo anche quando, secondo il monito di Cristo, non siamo «del» mondo. Ma la frase ripetuta come una pappagallesca giaculatoria sembra voler dire che il mondo, esterno alla Chiesa, è il bene, il giusto, il progresso e che finalmente la Chiesa — o anche altre istituzioni o individui — migliora, si eleva, si libera aprendogli le porte e facendolo entrare.
Ma cos’è questo mondo il cui ingresso finalmente concesso sarebbe un grande passo in avanti? Il mondo, con le sue parole d’ordine imperiosamente obbligatorie per ognuno, è tante cose diverse. Il mondo — il nostro mondo, il nostro tempo — è progresso ma anche regressione; è la crescente liberazione di popoli e classi sociali ed è pure la crescente inumana schiavitù di altri popoli e di altre genti; è l’orrore della guerra che divampa ovunque e sempre più. È la liberazione della donna ed è il diffuso femminicidio; è la nobiltà di tanti che si sacrificano per lenire sofferenze e feroci ingiustizie inflitte a milioni di dannati della terra ed è l’abiezione del mercato di organi che regola l’uccisione di bambini in nome del profitto procurato dalla vendita degli organi strappati ai loro cadaveri. Le «pompe» del mondo cui si rinuncia nel battesimo sono anche le stragi, le bestiali condizioni di vita (o meglio non vita) imposte a milioni di persone per il pomposo benessere di pochi. Certo, il Cristianesimo offre pure agli assassini, ai serial killer, alla delinquenza organizzata che fa sparire i bambini nel calcestruzzo, la possibilità di pentirsi, di rinascere spiritualmente, di essere assolti — anche se spesso vorremmo, comprensibilmente, mettere loro una corda al collo.
Nemmeno le parole d’ordine correnti e dominanti sono sempre verità cui bisognerebbe adeguarsi, «aprirsi». Il mondo ovvero l’ideologia in quel momento sovrana può essere verità o menzogna generalizzata e sta a ognuno, Papa o non Papa, valutare liberamente, e soprattutto con autonomia di giudizio e di pensiero, cosa accettare e cosa respingere, a che cosa «aprire» e a che cosa sbattere la porta in faccia. Il senso della vita, come dice il titolo di un libro di Camus, è quello di «resistere all’aria del tempo», agli idoli in quel momento regnanti. Resistere senza pregiudizi e senza rifiuti aprioristici; resistere elasticamente, criticamente e autocriticamente, cercando di capire quando il mondo ci fa più liberi e intelligenti e quando ci fa più beoti e più schiavi. Molte opinioni, gusti, scelte e convenzioni oggi prevalenti sono inganni, a cominciare dallo stupido e tirannico pensiero unico il quale ribadisce che l’attuale ordine — o disordine — che regge il mondo sia l’unico sistema possibile, destinato a durare per sempre, e che le innominabili diseguaglianze tra gli uomini siano immutabili.
Non è detto che sia sempre bene — né sempre male — aprirsi, inchinarsi al mondo. Se proprio si è costretti, si può farlo come Bertoldo dinanzi alla Regina; Bertoldo obbligato ad avvicinarsi al suo trono passando sotto un basso arco e dunque inchinato fin quasi a terra, ma che lo fa entrando a ritroso e mostrando quindi, inchinato, alla Regina il sedere. In una storiella ebraica un pio sarto ebreo, accurato ma lento nel lavoro, a chi gli rimprovera di metterci più tempo per fare un paio di pantaloni di quanto ne abbia messo Dio per creare il mondo, risponde: «Sì, ma guardate com’è fatto il mondo e come invece, modestamente, sono fatti i miei pantaloni».
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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La Stampa 23.11.16
Aborto, il no dei medici obiettori
“Per noi rimane un crimine”
“L’invito di Francesco a perdonare è un aiuto alle donne”
di Flavia Amabile


Non tutti i medici obiettori sono d’accordo con papa Francesco che due giorni fa ha chiesto di estendere la confessione delle donne che abbiano effettuato un’interruzione di gravidanza o dei medici e infermieri che abbiano partecipato all’intervento. La stragrande maggioranza sottolinea la grandezza del gesto e il fatto che comunque non cambia nulla per i medici e nemmeno per i cattolici. Ma c’è sempre chi pensa che sia molto rischioso lasciare la possibilità a tutti i sacerdoti di confessare questo che per i fedeli è un peccato.
«È un abominevole delitto secondo il Concilio Vaticano II - precisa Angelo Francesco Filardo, vicepresidente dell’Associazione Ginecologi Ostetrici Cattolici - e la procedura in vigore fino a due giorni fa prevedeva per quel che riguarda la confessione di questo peccato una delega da parte del vescovo che si riservava di individuare i sacerdoti più adatti non solo a impartire l’assoluzione dopo questo gesto ma anche a capire le cause, a seguire la famiglia nel percorso successivo. Da ieri invece tutti i sacerdoti potranno ricevere la confessione dell’aborto ma non tutti saranno in grado di far sentire alle donne e ai loro cari lo stesso sostegno. Per questo motivo temo che ci sia stata una eccessiva semplificazione di un momento che invece è molto complicato. È complicato anche confessare un eventuale medico che decida di diventare obiettore e voglia confessarsi per gli aborti fino ad allora compiuti. L’obiezione diventa operativa un mese dopo la richiesta, in quel mese il medico deve continuare ad effettuare le interruzioni. Un sacerdote capace deve saperlo e dire al medico che voglia confessarsi di tornare dopo trenta giorni».
Banalizzare? Giuseppe Noia, presidente dell’Agcoc, non teme questo rischio. «Il pontefice ha solo allargato il senso del perdono di quello che secondo la mia coscienza è un crimine orrendo». Anche Matteo Crotti, ginecologo obiettore, esclude questo pericolo nel modo più assoluto. «Se una donna si avvicina alla confessione vuol dire che ha iniziato un percorso, che riconosce di essere passata attraverso una situazione di peccato e di volersi riavvicinare a Dio».
Non cambia proprio nulla, quindi, dopo le parole del pontefice? Filippo Boscia, presidente dell’Associazione italiana medici cattolici: «Per noi non cambia l’orientamento, restiamo contrari all’aborto. Cambia l’atteggiamento che dovrebbe essere sempre più mirato alla prevenzione dell’interruzione di gravidanza, un atteggiamento cioè di aiuto più che di rimprovero».
Ora che il perdono è esteso e garantito da parte di tutti i sacerdoti, bisognerebbe insomma insistere sulla prevenzione. Bruno Mozzanega, ginecologo obiettore dal 1978, ricercatore e docente dell’Università di Padova: «Il papa spiega che anche il peccato più grave può essere perdonato, e ne cita soltanto uno, l’aborto. Per ogni cattolico è incomprensibile una madre che vada contro un figlio fino a togliergli la vita e quindi quella del pontefice è l’esaltazione di una Misericordia che non ha limiti. Ma è vero che oggi mancano gli aiuti, che non c’è lavoro, non c’è informazione sulla prevenzione e troppi farmaci abortivi reperibili senza alcun limite. È vero che si finisce per scaricare sulle donne tutti i carichi perché è la scelta più semplice».
È la strumentalizzazione il vero pericolo, secondo Paolo Scollo, presidente della Società di ginecologia e ostetricia: «In alcuni casi si sta dando una lettura di convenienza a quello che è solo un atto misericordioso del pontefice».
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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Sei giorni fa, sul Fatto Quotidiano è stato pubblicato questo articolo dell'ex vaticanista di Repubblica, Marco Politi, con un titolo forte:

Chiesa cattolica, è in atto una guerra civile


Il Primo capo di Stato(perchè Francesco è si il Capo dei cattolici, ma è anche un capo di Stato) a dichiarare che il mondo è in guerra.

Ora apprendiamo che anche la sua Chiesa è in guerra, una guerra civile.

Il mondo sta cambiando pelle e se anche dentro le Mura Leonine è in corso una guerra civile possiamo dire che non c'è più religione.

Ma i tempi sono questi. Tempi in cui tutti i nodi stanno venendo al pettine e il mondo è attraversato da un grande sconbussolamento.

Allacciate le cinture di sicurezza, siamo solo all'inizio.



CRONACA
Chiesa cattolica, è in atto una guerra civile

Cronaca
di Marco Politi | 21 novembre 2016
COMMENTI (534)
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Marco Politi
Scrittore e giornalista

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Papa Francesco ha chiuso la Porta Santa, ma il suo messaggio è accompagnato dal brontolio di una crisi sotterranea. Una guerra civile è in corso nella Chiesa. Uno scontro che tocca l’autorità del pontefice e il suo programma riformatore. Sono in gioco visioni opposte sul ruolo della Chiesa, il “peccato”, la salvezza delle anime. E come in tutte le guerre civili il conflitto non contempla compromessi.

Quattro cardinali hanno scelto questi giorni per mettere direttamente sotto accusa la teologia di Francesco e il suo documento postsinodale Amoris Laetitia (che apre la strada alla comunione dei divorziati risposati). I porporati imputano a Bergoglio di avere seminato tra i fedeli “incertezza, confusione e smarrimento” e chiedono di “fare chiarezza” sul documento. Alla lettera sono allegati, nello stile delle contestazioni teologiche, i cosiddetti Dubia: cioè “domande su questioni controverse”. Con un gesto, che ha il sapore di una sfida, la lettera è stata inviata “per conoscenza” anche al guardiano ufficiale dell’ortodossia, il cardinale Gerhard Mueller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede.


E’ un evento assolutamente inedito nella storia moderna del papato. E la prima cosa che colpisce è il silenzio imbarazzato delle alte gerarchie ecclesiastiche. Non un cardinale ha controbattuto pubblicamente le loro tesi, non un presidente di conferenza episcopale, non il dirigente di qualche grande associazione cattolica. E dire che, prendendo di petto il ruolo della coscienza, di cui parla Francesco, i quattro porporati affermano che in tal caso si rischia di arrivare al punto in cui diventano ipotizzabili “casi adulterio virtuoso, omicidio legale e spergiuro obbligatorio”.

Due dei porporati sono esponenti di Curia: il tedesco Walter Brandmueller, già presidente del pontificio Comitato di scienze storiche, e l’americano Raymond Burke, già presidente del tribunale della Segnatura apostolica. E due sono arcivescovi emeriti di grandi diocesi: Carlo Caffarra, caro a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e fino al 2015 alla guida di Bologna, e Joachim Meisner, un intimo di papa Ratzinger, fino al 2014 a capo della diocesi di Colonia.

Liquidare la loro lettera – a cui Francesco ha risposto indirettamente in un’intervista ad Avvenire , denunciando un “certo legalismo che può essere ideologico” – come il sussulto di quattro “ultraconservatori” significa non comprendere lo scontro sotterraneo, che si è andato sviluppando nella Chiesa cattolica nell’ultimo biennio. I quattro sono la punta di un iceberg, che si va allargando e diffondendo. Parlano anche per molti che non si espongono.

Per anni i media non hanno compreso la profondità del movimento anti-Obama, che ha portato l’8 novembre alla sconfitta della sua politica. Oggi rischiano di ripetere lo stesso errore con Francesco. Abbacinati dal suo carisma e dal consenso planetario di cui gode anche tra agnostici e non credenti, molti rimuovono la sistematica escalation di quanti tra il clero, gli episcopati, il collegio cardinalizio contestano la teologia di misericordia del pontefice.

Tra i due Sinodi c’è stato uno spostamento di accento fondamentale. Se nei passati decenni, nello scontro tra riformatori e conservatori, il pontefice rimaneva “arbitro” per la maggioranza della gerarchia ecclesiastica. Oggi, invece, il Papa è diventato parte in causa. Basta leggere l’ultima intervista del cardinale Burke: l’Amoris Laetitia, afferma, “non è Magistero perché contiene serie ambiguità che confondono i fedeli e li possono indurre all’errore e al peccato grave. Un documento che presenti questi difetti non può far parte dell’insegnamento perenne della Chiesa”.

In due anni c’è stato un crescendo di azioni di dissenso. Prima del Sinodo 2014 cinque cardinali scrissero un libro in difesa della dottrina tradizionale del matrimonio. Poi intervennero con un altro libro 11 porporati di ogni parte del mondo, fra cui personalità importanti, riconosciute tra il clero e l’episcopato. Intanto quasi 800mila cattolici, fra cui 100 vescovi, firmavano una petizione al Papa per bloccare le innovazioni. A Sinodo 2015 iniziato, 13 cardinali scrissero a Bergoglio mettendo in questione la regolarità della direzione dell’assemblea.

Un movimento sistematico di contestazione a cui il fronte riformatore ha opposto solo timidezza. E infatti – benché molti vogliano dimenticarlo – nelle votazioni al Sinodo sulla Famiglia del 2015 sono state rigettate le tesi di una via penitenziale, che riconoscesse apertamente la possibilità della comunione ai divorziati risposati. La maggioranza tradizionalista di questo parlamento mondiale dei vescovi ha detto “no”. Nel frattempo è sorta una rete di cardinali, vescovi, preti, teologi e laici impegnati, firmatari di una “Dichiarazione di fedeltà al magistero immutabile della Chiesa sul matrimonio”. Successivamente 45 teologi hanno scritto (in forma anonima) al collegio cardinalizio, insinuando che certe interpretazioni di Amoris Laetitia potrebbero essere “eretiche”.

Il movimento anti-Bergoglio lavora sul tempo. Negli Stati Uniti l’escalation sottovalutata contro Obama ha portato alla sconfitta dei Democratici. Nella Chiesa cattolica la posta in gioco è il futuro conclave. Oggi lo storico della Chiesa Alberto Melloni parla di “isolamento” del pontefice. E Andrea Riccardi, storico anche lui, spiega che mai nel Novecento un pontefice ha trovato tanta opposizione tra gli episcopati e il clero.

Nella guerra civile in corso nella Chiesa l’obiettivo è il dopo-Francesco: non dovrà arrivare sul trono papale un uomo che porti a sviluppo le riforme iniziate.


Per chi intende leggere i commenti, a fine articolo:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11 ... e/3206870/
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