Come se ne viene fuori?
Mal di sinistra - 1
Non si tratta di voler fare della facile e spicciola morale, o fare i moralisti a buon mercato della domenica, lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica,….perché sostanzialmente non serve a niente.
Si tratta solo di capire in che mondo viviamo per cercare di sopravvivere e cercare di aiutare a sopravvivere in questa valle di lacrime, abitata da pochi che possono dichiarare in tutta tranquillità di essere in paradiso e dal resto dell’umanità, tantissimi, i più, che possono affermare di stare all’inferno,… buttando a mare gli schemi e gli stereotipi che ci sono stati imposti dal sistema secondo schemi precisi e collaudati.
Chi è nato nella prima metà del Novecento ed è stato testimone della storia d’Italia del secondo Novecento ed anche dell’inizio del Terzo Millennio, ha molta carne al fuoco per fare approfonditi confronti sociologici tra il bel tempo che fu e le giornate pesanti del giorno d’oggi scrutando un futuro denso di nubi che minacciano tempesta.
Da Otto e mezzo di sabato 11 gennaio 2014
Punto
Da 00:18:02 a ====> 00:23:02
http://www.la7.tv/richplayer/index.html ... d=50385919
<<OGGI C’E UNA GRANDE QUANTITA’ DI PERSONE CHE NON COSTITUISCONO UN GRUPPO,….IL PROBLEMA E’ CHE DOMINA L’IO,… LEI VEDE CENTO PERSONE E SONO CENTO “IO”……………..CI SIAMO DIMENTICATI DEL “NOI”>>.
Prof. Vittorino Andreoli.
<<ABBIAMO TOLTO A QUESTI RAGAZZI IL GUSTO DI CONTESTARE…….PERCHE’ NON SANNO PIU’ COSA CONTESTARE……..>>
Beppe Severgnini
<<NOI ABBIAMO BISOGNO DI GIOVANI IN RIVOLTA………….>>
Prof. Vittorino Andreoli.
(
non solo giovani direi, perché anche gli anziani stanno rischiando grosso, a meno di essere contenti di finire deportati in Nord Africa, come sosteneva il sciur Brambilla, l’imprenditore brianzolo del servizio di Piazzapulita di lunedì scorso 13 gennaio “Ultimatum”. "ULTIMATUM" - RIVEDI LA PUNTATA DEL 13 GENNAIO
http://www.la7.it/piazzapulita/pvideo-stream?id=i789237
--- da non perdere)
Invece, proprio due giorni fa un vecchio amico/compagno di scuola, confermava che ci hanno addormentati tutti quanti in un modo o nell’altro e non sappiamo più contestare.
In effetti le cose stanno così, perché il potere ha sempre dalla sua parte la conoscenza.
Una conoscenza che se non proprio personale, a volte abbinata ad un’intelligenza sopraffina (
come quella di Giulio Andreotti, usata male a mio parere) si può permettere in qualsiasi momento di comprarla da altri individui che per mestiere si occupano di psicologia, di sociologia, di marketing e di markketing, oltre alla scienza delle Comunicazioni.
Tutto il Novecento è stato un secolo dove si afferma la scienza delle Comunicazioni. Prima con Mussolini, Stalin ed Hitler, soprattutto quest’ultimo grazie a Joseph Goebbels, gerarca nazista addetto alla propaganda.
Poi, i pubblicitari d’Oltreoceano che scoprono la potenzialità della pubblicità applicata al consumismo. Da noi nel secondo Novecento il massimo interprete della scienza delle Comunicazioni è stato il cavaliere nero di Hardcore perché per un ventennio ha dominato incontrastato la scena politica italiana basata sul niente.
Su di un marketing ed un markketting da strapazzo ma nello stesso tempo efficace per ottenere il soddisfacimento dei suoi interessi strettamente personali.
Un settore della sinistra, sopravvissuto alla dipartita della stessa, è il sindacato.
Ma oggi anch’esso fa acqua da tutte le parti e fa parte integrante della malattia che ha portato a morte la sinistra italiana e da tempo con il suo silenzio colpevole, ha concorso allo sfascio della società italiana.
In modo particolare i riflettori si accendono sulla CGIL, il sindacato che un giorno fu Giuseppe Di Vittorio.
Degli altri due sindacati non ne vorrei sentir parlare perché oltre a sapere da troppo tempo che la loro ragione di esistere era quella di essere sindacati gialli al servizio del potere, dopo che qualche anno fa i due Bibì e Bibò, sono stati scoperti ad uscire quatti quatti da una porta secondaria di Palazzo Grazioli, dopo una riunione con il Caimano e non solo, non possono essere presi in considerazione.
Da Il Fatto Economico di oggi:
il Fatto 15.1.14
La tassa occulta dei sindacati sulla pelle dei lavoratori
In molti credono che i sindacati siano finanziati dalle quote dei propri iscritti. Nelle pieghe di bilanci, almeno di quelli consultabili, si possono scoprire invece altre voci sorprendenti
di Salvatore Cannavò
Al ministero la definiscono una “royalty” pagata ai sindacati col “silenzio assenso” dei lavoratori per i rinnovi di categoria Per Cgil, Cisl e Uil serve a far quadrare i bilanci
In molti credono che i sindacati siano finanziati dalle quote dei propri iscritti.
Nelle pieghe di bilanci – che per quanto riguarda le categorie o i comitati regionali non sono consultabili – si possono scoprire invece altre voci, diverse da quelle relative alle tessere degli iscritti.
Voci complicate, poco conosciute, come le “quote di assistenza contrattuale” o i “gettoni di presenza” presso Enti bilaterali o altri istituti analoghi.
Prendiamo il bilancio del più grande sindacato di categoria della Cgil, dopo i pensionati, la Filcams, che organizza i lavoratori del Commercio del Terziario e del Turismo.
Nel 2010, anno cui si riferisce il bilancio in nostro possesso, i ricavi per contributi sindacali, le tessere, ammontavano a 1,7 milioni di euro mentre quelli per le “quote di assistenza contrattuale” erano molto più alti, 2,15 milioni e 685 mila euro provenivano da “gettoni di presenza”.
Solo il 37 per cento delle entrate, quindi, proveniva dalle tessere degli iscritti, meno della metà del totale.
MA COSA SONO LE “QUOTE di assistenza contrattuale”?
La cifra è presente in molti degli oltre 400 contratti stipulati dai sindacati nazionali (l’elenco completo è consultabile sul sito del Cnel) e rappresenta una quota straordinaria che i sindacati e i datori di lavoro prelevano dalle buste paga dei lavoratori per aver concluso il contratto.
Un premio per il lavoro fatto. Nell’ultimo Ccnl (contratto nazionale) dei metalmeccanici, ad esempio, Fim e Uilm hanno richiesto un contributo “una tantum di 30 euro per ogni lavoratore non iscritto al sindacato da trattenere sulla retribuzione”.
Sul contratto, poi, era indicato il conto corrente bancario (presso il Credito cooperativo di Roma) su cui effettuare il versamento. Parlando di circa un milione di lavoratori è facile fare i conti.
Per quanto riguarda i contratti del Commercio e del Terziario, la sola Filcams ha iscritto in bilancio 2,15 milioni che vanno moltiplicati per tre (cioè anche per Cisl e Uil) e poi per due (la parte datoriale).
Il totale, quindi, è di circa 15 milioni di euro che rimpolpa bilanci spesso piuttosto magri.
Un fiume di denaro assicurato dalla pratica del “silenzio-assenso”, per cui sono i lavoratori a dover mettere per iscritto il proprio rifiuto a versare la “tassa occulta”.
Ma sono in pochi a saperlo.
Quella quota, poi, spesso è mescolata all’altra contribuzione poco nota, quella relativa agli Enti bilaterali.
Questi organismi, governati alla pari da sindacati e imprese, sono stati istituiti nel 2003 dalla legge 30 e vengono regolamentati dai contratti nazionali e/o territoriali.
Servono a offrire prestazioni e servizi ai lavoratori sul piano della formazione professionale o del sostegno al reddito.
Solo nel settore del Commercio e dei Servizi, la Filcams ne ha conteggiati circa 200 tra i 20 nazionali e i 194 provinciali e regionali.
Ma ormai sono presenti in ogni categoria contrattuale e, come spiega al Fatto il segretario generale del ministero del Lavoro, Paolo Pennesi, “svolgono un ruolo di supporto all’attività pubblicistica” ma sono comunque regolati dal diritto privato.
Quindi, di fatto, non sono soggetti a particolari controlli “se non quelli relativi alla loro affidabilità basata sul fatto di essere emanazione di sindacati rappresentativi”.
l problema è che anche questi Enti ricevono un contributo dai lavoratori: generalmente dello 0,3-0,5 per cento che però, in alcuni casi, sale all’1 per cento della retribuzione.
Circa 50 euro l’anno a lavoratore per qualche milione di addetti.
Una mole di denaro non rendicontato e non sottoposto ad alcun controllo.
Uno studio della Filcams del 2011, relativo al proprio comparto, notava che le risorse “a favore dei lavoratori e delle imprese non superano quasi mai il 50 per cento dei contributi incassati dai singoli enti” oppure che, per quanto riguarda i compensi, si possono “raggiungere indennità elevatissime fino a 70 mila euro annui per una presidenza”. Un particolare Ente bilaterale, come l’Enasarco che gestisce il fondo pensioni per gli Agenti di commercio, spende ogni anno, per retribuire i suoi 18 amministratori (Cda e Collegio sindacale) 1,3 milioni di euro, oltre 72 mila euro a testa.
Ma il presidente, Brunetto Boco, percepisce molto di più. E Boco è anche il segretario generale della UilTucs, il sindacato del Commercio, Turismo e Servizi. Lo stesso dottor Pennesi ricorda che il ministero del Lavoro ha già chiarito “che gli accordi in materia di bilateralità impegnano soltanto le parti aderenti”.
In questo spirito, dunque, fa notare, anche le quote di assistenza contrattuale, definite alla stregua di “royalties”, dovrebbero poter essere imposte “solo a chi è iscritto” ai sindacati, dei lavoratori o delle aziende.
“In realtà i nostri contributi derivano principalmente dalle tessere”, spiegano sia in Cgil che in Cisl anche se, ammettono, le quote di assistenza sono un modo in cui “soprattutto le categorie più deboli” compensano iscrizioni basate su stipendi bassi (la tessera al sindacato mediamente è l’1 per cento della retribuzione). “Si tratta di un metodo utilizzato dal sindacato anglosassone” spiegano in Cisl dove in molti dichiarano conclusa “l’epoca del sindacalismo gratuito”.
IL FENOMENO DELLE ENTRATE aggiuntive alle iscrizioni è molto più ampio, e opaco, se si considerano i contributi indiretti provenienti dal settore pubblico.
La tanto decantata, e assolutamente priva di risultati, “relazione Amato sul finanziamento diretto e indiretto del sindacato” indicava in 113 milioni di euro il costo dei circa 2mila distacchi sindacali; in 330 milioni il trasferimento dagli Istituti di previdenza ai Patronati nazionali; in 170 milioni le convenzioni dei Caf, i centri di assistenza fiscale che, in più, ricevono dallo Stato 14 euro per ogni singola dichiarazione dei redditi e 26 euro per quelle in forma congiunta.
Formalmente questi soldi non vanno a Cgil, Cisl e Uil che però gestiscono quegli istituti con tutti i vantaggi del caso.
Come si può vedere, le vie del finanziamento al sindacato sono infinite.