Pianeta donna....
Re: Pianeta donna....
Sei in: Il Fatto Quotidiano > Donne di Fatto > Enrica, da voce...
Enrica, da voce “precaria” in Italia a project manager a Londra
Laureata, 29 anni, aveva iniziato in una radio. Il contratto non le è stato rinnovato e così quando una start up londinese ha messo l'annuncio per giovani laureati che parlavano italiano, inglese e russo, si è precipitata in Gran Bretagna. E ora guarda oltreoceano
di Ilaria Lonigro | 29 luglio 2012
Enrica Ciarniello, 29 anni, è un’italiana come tante della sua generazione: è laureata – in Lettere moderne – e parla tre lingue tra cui il russo. Per tre anni, dal 2006 al 2009, fa la speaker a Radio Deejay: un sogno. Quando il contratto – a progetto – non viene rinnovato, manda curriculm a tappeto. Il risultato? Tanti lavoretti precari e mal pagati. “Lavoravo senza sosta tutto il giorno e comunque non riuscivo a pagare l’affitto” racconta. Poi la svolta: Vitzu Ltd, start up londinese che realizza applicazioni per iPhone e iPad, cerca una persona che parli inglese, italiano e russo. Enrica vola a Londra, fa il colloquio, viene presa. Oggi è Project Manager per Vitzu, lavora con altri giovani, si diverte, vede riconosciuto il suo potenziale e, soprattutto, riesce a pagare l’affitto.
Sei anni fa, Enrica sembra cogliere la sua occasione. “Nel 2006 Radio Deejay cercava voci “nuove e fresche” da inserire nel gruppo e ho fatto il provino. Nessuna raccomandazione, a Linus è piaciuta la mia voce e ha deciso di darmi questa opportunità”. Purtroppo per Enrica, però, al termine del contratto non si vede riconfermata: “Era arrivato di nuovo il momento di cambiare le voci. La delusione c’è stata, più che altro perché pensavo – e un po’ mi era stato detto – che mi avrebbero tenuta come voce per qualche progetto esterno e invece…”. E invece la aspettano due anni “difficili”, come li definisce: “Laurea, esperienza lavorativa e voglia di fare sembrava non servissero a nulla” racconta. Per arrangiarsi fa di tutto, dalle ripetizioni al “brusio” nel doppiaggio (“Hai presente quando nelle scene di massa vedi le comparse che dicono frasi a caso? Ecco! Facevo precisamente questo” spiega). Fino a quando non decide di meritare di più: “Ogni mattina mi svegliavo ed ero profondamente triste, mi sentivo un potenziale completamente sprecato”. La tristezza è un effetto collaterale del precariato che Enrica non è più disposta ad accettare. Così, quando viene a sapere di una posizione aperta a Londra per Vitzu Ltd, una start up che realizza applicazioni per iPhone e iPad, decide di tentare il colloquio. Cercano qualcuno che parli inglese, italiano, russo, che crei nuove idee e abbia voglia di sperimentare. La prendono subito.
“Inizialmente ero l’unica impiegata in contatto con gli sviluppatori che avevamo a Mosca, poi le cose hanno iniziato a girare e abbiamo assunto altri tre ragazzi. Nel giro di un anno sono diventata Project Manager e grande esperta in fatto app!” esulta. Dalla “Lady’s Days”, che calcola i giorni del ciclo, a “I stop smoking”, che aiuta a smettere di fumare, le app di Vitzu si distiguono per la loro utilità quotidiana. “Ammetto di essere stata fortunata: lavoro in un ambiente giovane e ho un capo visionario che mi lascia libera di creare e mi diverto. Per il mio lavoro – dice Enrica – prendo ispirazione da questa città che è viva e pulsa”. Certo, mantenersi nella costosissima Londra non è facile. Per questo Enrica consiglia, a chi volesse tentare l’impresa, di imparare bene l’inglese e maturare un’esperienza in una città più piccola della Gran Bretagna, per poi trasferirsi nella capitale. Avverte: “Qui le aziende tendono ad assumere persone anche giovanissime, ma con esperienza in altre aziende inglesi”. Il precariato le ha insegnato a reinventarsi. E a non temere i cambiamenti: “Mi piace quello che faccio – confida – e spero di continuare a farlo, magari oltreoceano”.
http://forumisti.mondoforum.com/posting ... &f=2&t=353
Enrica, da voce “precaria” in Italia a project manager a Londra
Laureata, 29 anni, aveva iniziato in una radio. Il contratto non le è stato rinnovato e così quando una start up londinese ha messo l'annuncio per giovani laureati che parlavano italiano, inglese e russo, si è precipitata in Gran Bretagna. E ora guarda oltreoceano
di Ilaria Lonigro | 29 luglio 2012
Enrica Ciarniello, 29 anni, è un’italiana come tante della sua generazione: è laureata – in Lettere moderne – e parla tre lingue tra cui il russo. Per tre anni, dal 2006 al 2009, fa la speaker a Radio Deejay: un sogno. Quando il contratto – a progetto – non viene rinnovato, manda curriculm a tappeto. Il risultato? Tanti lavoretti precari e mal pagati. “Lavoravo senza sosta tutto il giorno e comunque non riuscivo a pagare l’affitto” racconta. Poi la svolta: Vitzu Ltd, start up londinese che realizza applicazioni per iPhone e iPad, cerca una persona che parli inglese, italiano e russo. Enrica vola a Londra, fa il colloquio, viene presa. Oggi è Project Manager per Vitzu, lavora con altri giovani, si diverte, vede riconosciuto il suo potenziale e, soprattutto, riesce a pagare l’affitto.
Sei anni fa, Enrica sembra cogliere la sua occasione. “Nel 2006 Radio Deejay cercava voci “nuove e fresche” da inserire nel gruppo e ho fatto il provino. Nessuna raccomandazione, a Linus è piaciuta la mia voce e ha deciso di darmi questa opportunità”. Purtroppo per Enrica, però, al termine del contratto non si vede riconfermata: “Era arrivato di nuovo il momento di cambiare le voci. La delusione c’è stata, più che altro perché pensavo – e un po’ mi era stato detto – che mi avrebbero tenuta come voce per qualche progetto esterno e invece…”. E invece la aspettano due anni “difficili”, come li definisce: “Laurea, esperienza lavorativa e voglia di fare sembrava non servissero a nulla” racconta. Per arrangiarsi fa di tutto, dalle ripetizioni al “brusio” nel doppiaggio (“Hai presente quando nelle scene di massa vedi le comparse che dicono frasi a caso? Ecco! Facevo precisamente questo” spiega). Fino a quando non decide di meritare di più: “Ogni mattina mi svegliavo ed ero profondamente triste, mi sentivo un potenziale completamente sprecato”. La tristezza è un effetto collaterale del precariato che Enrica non è più disposta ad accettare. Così, quando viene a sapere di una posizione aperta a Londra per Vitzu Ltd, una start up che realizza applicazioni per iPhone e iPad, decide di tentare il colloquio. Cercano qualcuno che parli inglese, italiano, russo, che crei nuove idee e abbia voglia di sperimentare. La prendono subito.
“Inizialmente ero l’unica impiegata in contatto con gli sviluppatori che avevamo a Mosca, poi le cose hanno iniziato a girare e abbiamo assunto altri tre ragazzi. Nel giro di un anno sono diventata Project Manager e grande esperta in fatto app!” esulta. Dalla “Lady’s Days”, che calcola i giorni del ciclo, a “I stop smoking”, che aiuta a smettere di fumare, le app di Vitzu si distiguono per la loro utilità quotidiana. “Ammetto di essere stata fortunata: lavoro in un ambiente giovane e ho un capo visionario che mi lascia libera di creare e mi diverto. Per il mio lavoro – dice Enrica – prendo ispirazione da questa città che è viva e pulsa”. Certo, mantenersi nella costosissima Londra non è facile. Per questo Enrica consiglia, a chi volesse tentare l’impresa, di imparare bene l’inglese e maturare un’esperienza in una città più piccola della Gran Bretagna, per poi trasferirsi nella capitale. Avverte: “Qui le aziende tendono ad assumere persone anche giovanissime, ma con esperienza in altre aziende inglesi”. Il precariato le ha insegnato a reinventarsi. E a non temere i cambiamenti: “Mi piace quello che faccio – confida – e spero di continuare a farlo, magari oltreoceano”.
http://forumisti.mondoforum.com/posting ... &f=2&t=353
Re: Pianeta donna....
Giornaliste e Olimpiadi: in Rai ‘vallette’, a Sky ‘competenti’
di Domenico Naso | 30 luglio 2012
Le donne di Sky sono uno spettacolo. E no, non stiamo parlando della loro avvenenza. Lo spettacolo offerto è professionale e non ha nulla a che fare con i canoni che si usano di solito per giudicare il lato femminile della tv. Questi Giochi Olimpici hanno decretato la sconfitta finale della tv generalista nei confronti del colosso di Murdoch, innanzitutto per qualità del servizio offerto.
Ma dal nostro punto di vista ci interessa sottolineare un’altra sconfitta storica: l’utilizzo della donna nello sport in tv. Mentre in Rai il modello è la “giornalista valletta” alla Simona Rolandi, sul satellite è tutto un fiorire di talenti giornalistici e televisivi a cromosoma XX. A cominciare da Ilaria D’Amico, che ha introdotto e commentato con il solito piglio deciso la cerimonia inaugurale per poi passare alla preparatissima Lia Capizzi, talento giornalistico allo stato puro con un incontenibile amore per lo sport. E anche le ex atlete chiamate a occuparsi del commento tecnico, stanno dimostrando di essere una spanna sopra rispetto allo standard a cui ci ha abituati la Rai.
Un nome su tutti: Diana Bianchedi. Ex fiorettista dell’epoca d’oro di Giovanna Trillini, la Bianchedi è spigliata, competente, ironica e precisa. E il linguaggio che usa è da XXI secolo, mentre in Rai sembra di commentare i Giochi di Atene 1896. L’esempio virtuoso di Sky ci dimostra ancora una volta due verità incontrovertibili: la Rai è morta; le tv private non sono solo tette e culi e le donne possono dimostrare il loro valore anche in un campo, quello sportivo, che è tradizionalmente appannaggio degli uomini.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... i-30072012
di Domenico Naso | 30 luglio 2012
Le donne di Sky sono uno spettacolo. E no, non stiamo parlando della loro avvenenza. Lo spettacolo offerto è professionale e non ha nulla a che fare con i canoni che si usano di solito per giudicare il lato femminile della tv. Questi Giochi Olimpici hanno decretato la sconfitta finale della tv generalista nei confronti del colosso di Murdoch, innanzitutto per qualità del servizio offerto.
Ma dal nostro punto di vista ci interessa sottolineare un’altra sconfitta storica: l’utilizzo della donna nello sport in tv. Mentre in Rai il modello è la “giornalista valletta” alla Simona Rolandi, sul satellite è tutto un fiorire di talenti giornalistici e televisivi a cromosoma XX. A cominciare da Ilaria D’Amico, che ha introdotto e commentato con il solito piglio deciso la cerimonia inaugurale per poi passare alla preparatissima Lia Capizzi, talento giornalistico allo stato puro con un incontenibile amore per lo sport. E anche le ex atlete chiamate a occuparsi del commento tecnico, stanno dimostrando di essere una spanna sopra rispetto allo standard a cui ci ha abituati la Rai.
Un nome su tutti: Diana Bianchedi. Ex fiorettista dell’epoca d’oro di Giovanna Trillini, la Bianchedi è spigliata, competente, ironica e precisa. E il linguaggio che usa è da XXI secolo, mentre in Rai sembra di commentare i Giochi di Atene 1896. L’esempio virtuoso di Sky ci dimostra ancora una volta due verità incontrovertibili: la Rai è morta; le tv private non sono solo tette e culi e le donne possono dimostrare il loro valore anche in un campo, quello sportivo, che è tradizionalmente appannaggio degli uomini.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... i-30072012
Re: Pianeta donna....
Over 45, “è l’età in cui le donne stanno meglio per consapevolezza di sé”
In Italia sono almeno sei milioni e trecentomila persone, circa il 27 per cento dell'intera popolazione, secondo lo studio dell'Università Bocconi. A fare da spartiacque, i 50 anni: "Solo dopo si riesce a mettere a frutto l'esperienza e a vivere rispettando i propri principi”
di Lorenza Castagneri | 25 agosto 2012
La parola chiave è armonia: quella conoscenza di se stesse e del mondo che permette di vivere serene. Sicure, consapevoli dei propri limiti e dei propri punti di forza, senza avere il chiodo fisso del fisico da ragazzine. Sono le donne italiane tra i 45 e i 60 anni su cui un team della Scuola di direzione aziendale (Sda) dell’Università Bocconi di Milano ha condotto uno studio coordinato da Stefania Borghini, Antonella Carù e Maria Carmela Ostilio. Un target cospicuo: si tratta di almeno sei milioni e trecentomila persone, circa il 27 per cento dell’intera popolazione. Sono le figlie del post-femminismo, tre le prime a vivere l’emancipazione e l’indipendenza economica: lavorano fuori casa, hanno un loro reddito e una vita piena, molto di più di quella delle loro madri. Come indica il titolo dello studio, non sono “mai state così bene”.
A fare da spartiacque e inaugurare la nuova fase di “armonia” nella vita della donna sembrerebbero essere i cinquant’anni: “Quest’età segna un cambiamento notevole – spiega Ostilio – Prima di allora le donne vogliono ancora sentirsi giovani, fare cose nuove. Solo dopo i cinquanta riescono a mettere a frutto le esperienze avute fino a quel momento e a vivere “in ordine”, rispettando i propri principi e riferimenti personali”. In una parola, la propria singolarità. E dunque a vivere bene, a casa e al lavoro, con mariti, figli e colleghi. “E anche il rapporto con il proprio corpo”, aggiunge Ostilio.
La ricerca si propone infatti di capire chi sono e che cosa vogliono, come vedono la loro vita, i loro progetti, le loro relazioni le over 45 di oggi a partire dalla percezione che hanno del proprio aspetto esteriore.
Già, perché per iniziare la giornata con il piede giusto, sentendosi belle e sicure di sé, appunto “in ordine”, fondamentale è star bene con quello che si indossa. Forse lo sapevamo già, ebbene le donne intervistate dal team di studiosi della Bocconi – che nel loro lavoro hanno condotto anche un’accurata content analysis di articoli di testate periodiche femminili e di campagne pubblicitarie dagli anni Sessanta a oggi – lo hanno confermato.
“La maturità fa sì che la consapevolezza del proprio fisico aumenti. Le cinquantenni sanno quali sono i loro pregi e soprattutto i loro difetti, non più percepiti come problemi ma accettati con grande ironia”, prosegue la ricercatrice. Anche se il rapporto con lo specchio – a cui è stata dedicata una parte dello studio – rimane difficoltoso per la maggior parte delle intervistate. I casi sono diversi: “Una signora ci ha raccontato di non fidarsi dello specchio tanto da chiedere un parere sul proprio aspetto alla baby-sitter della figlia – spiega Ostilio – un’altra dice di usare prima uno specchio ingranditore e poi uno normale perché le diminuisce i difetti e la fa sentire meglio, altre ancora addirittura non ne possiedono uno”.
Maturità e consapevolezza a parte, la cinquantenne italiana non ha affatto gettato la spugna rinunciando per sempre a migliorare il proprio aspetto esteriore: nemici numero uno sono vita, pancia, glutei e gambe, spesso lontani dai desideri di molte over 45. Tuttavia diete, palestra, creme e anche piccoli ritocchi estetici vengono visti come un gioco, “a cui la donna decide liberamente come e quando prenderne parte”, senza essere influenzata dai giudizi negativi altrui. Anche un po’ contraddittorie queste cinquantenni. Ma comunque felici.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... do/333015/
In Italia sono almeno sei milioni e trecentomila persone, circa il 27 per cento dell'intera popolazione, secondo lo studio dell'Università Bocconi. A fare da spartiacque, i 50 anni: "Solo dopo si riesce a mettere a frutto l'esperienza e a vivere rispettando i propri principi”
di Lorenza Castagneri | 25 agosto 2012
La parola chiave è armonia: quella conoscenza di se stesse e del mondo che permette di vivere serene. Sicure, consapevoli dei propri limiti e dei propri punti di forza, senza avere il chiodo fisso del fisico da ragazzine. Sono le donne italiane tra i 45 e i 60 anni su cui un team della Scuola di direzione aziendale (Sda) dell’Università Bocconi di Milano ha condotto uno studio coordinato da Stefania Borghini, Antonella Carù e Maria Carmela Ostilio. Un target cospicuo: si tratta di almeno sei milioni e trecentomila persone, circa il 27 per cento dell’intera popolazione. Sono le figlie del post-femminismo, tre le prime a vivere l’emancipazione e l’indipendenza economica: lavorano fuori casa, hanno un loro reddito e una vita piena, molto di più di quella delle loro madri. Come indica il titolo dello studio, non sono “mai state così bene”.
A fare da spartiacque e inaugurare la nuova fase di “armonia” nella vita della donna sembrerebbero essere i cinquant’anni: “Quest’età segna un cambiamento notevole – spiega Ostilio – Prima di allora le donne vogliono ancora sentirsi giovani, fare cose nuove. Solo dopo i cinquanta riescono a mettere a frutto le esperienze avute fino a quel momento e a vivere “in ordine”, rispettando i propri principi e riferimenti personali”. In una parola, la propria singolarità. E dunque a vivere bene, a casa e al lavoro, con mariti, figli e colleghi. “E anche il rapporto con il proprio corpo”, aggiunge Ostilio.
La ricerca si propone infatti di capire chi sono e che cosa vogliono, come vedono la loro vita, i loro progetti, le loro relazioni le over 45 di oggi a partire dalla percezione che hanno del proprio aspetto esteriore.
Già, perché per iniziare la giornata con il piede giusto, sentendosi belle e sicure di sé, appunto “in ordine”, fondamentale è star bene con quello che si indossa. Forse lo sapevamo già, ebbene le donne intervistate dal team di studiosi della Bocconi – che nel loro lavoro hanno condotto anche un’accurata content analysis di articoli di testate periodiche femminili e di campagne pubblicitarie dagli anni Sessanta a oggi – lo hanno confermato.
“La maturità fa sì che la consapevolezza del proprio fisico aumenti. Le cinquantenni sanno quali sono i loro pregi e soprattutto i loro difetti, non più percepiti come problemi ma accettati con grande ironia”, prosegue la ricercatrice. Anche se il rapporto con lo specchio – a cui è stata dedicata una parte dello studio – rimane difficoltoso per la maggior parte delle intervistate. I casi sono diversi: “Una signora ci ha raccontato di non fidarsi dello specchio tanto da chiedere un parere sul proprio aspetto alla baby-sitter della figlia – spiega Ostilio – un’altra dice di usare prima uno specchio ingranditore e poi uno normale perché le diminuisce i difetti e la fa sentire meglio, altre ancora addirittura non ne possiedono uno”.
Maturità e consapevolezza a parte, la cinquantenne italiana non ha affatto gettato la spugna rinunciando per sempre a migliorare il proprio aspetto esteriore: nemici numero uno sono vita, pancia, glutei e gambe, spesso lontani dai desideri di molte over 45. Tuttavia diete, palestra, creme e anche piccoli ritocchi estetici vengono visti come un gioco, “a cui la donna decide liberamente come e quando prenderne parte”, senza essere influenzata dai giudizi negativi altrui. Anche un po’ contraddittorie queste cinquantenni. Ma comunque felici.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... do/333015/
Re: Pianeta donna....
IN POCO PIÙ DI DIECI ANNI, LE AGGRESSIONI AL VETRIOLO SONO STATE OLTRE 2.400
La città delle donne senza volto
Bruciate con l'acido da mariti gelosi o fidanzati respinti Viaggio a Satkhira, il villaggio-ghetto del Bangladesh
DACCA (Bangladesh) - Neanche un mese e la sua amorevole zia aveva già pensato di lubrificarlo con qualche goccia di acido solforico e rispedirlo in paradiso. Motivo? La gelosia che la donna nutriva nei confronti della sorella (o cognata) per aver messo al mondo un maschietto, mentre a lei era toccata in sorte soltanto una bambina.
Cose che avvenivano e tuttora avvengono nel Bangladesh, uno dei più popolosi Paesi asiatici (140 milioni di abitanti), dove fin dalla più tenera età la condizione delle donne sembra essere tra le più ardue del mondo: condizione che non si esaurisce nel tumultuoso e affollato «girone» delle prostitute, indagato nel precedente reportage, ma riguarda tutti gli aspetti del vivere quotidiano.
Delitti e regolamenti di conti in questa remota contrada, chiusa fra India e Birmania e affacciata sul Golfo del Bengala, sono per lo più provocati da promesse di matrimonio non mantenute o da dispute su case, terreni e interessi economici di vario genere. Una specie di guerra locale, in cui si fa ricorso ad un'arma estremamente silenziosa ma letale: l'acido, appunto.
Che costa poco ed è abbondante: esso viene infatti usato ogni giorno per la produzione e lavorazione dei gioielli mentre fa inorridire il fatto che lo si sfrutti anche per deturpare il volto di tante donne. Secondo i dati dell'Acid Survivors Foundation, nell'ultimo decennio sarebbero state almeno 450 all'anno le vittime del disgustoso veleno spruzzato in faccia al gentil sesso. Tra queste la signorina Fozila, che anni or sono subì l'aggressione dell'ex fidanzato respinto e ne uscì col volto devastato: «Per cui da allora - ha ammesso senza rimpianti - non ho più osato guardarmi allo specchio».
Bangladesh, le donne sfigurate dall'acido
http://www.corriere.it/gallery/cultura/ ... 6c.shtml#1
Prima di intraprendere il nuovo pellegrinaggio nei «distretti - urbani e rurali - del vizio» sono investito dalla parole di una ragazzina che, mettendo a rischio l'integrità della laringe mi grida: «Ho cominciato a prostituirmi a 11 anni e adesso ne ho 17. Tutta colpa di quella zoccola di mia mamma, che non ho mai perdonato, anche se adesso ha smesso di battere. Per me, ormai, non c'è più scampo. Finirò i miei giorni qui dentro. Ma fin che campo, i clienti li voglio giovani». E bocca di rosa si spiega meglio, aggiungendo, senza perfidia: «Per gli anziani come te non c'è posto nel mio letto».
Durante una visita al Dhaka Medical College and Hospital, l'ospedale maggiore della capitale, ci dà il benvenuto una paziente di 21 anni, Helena, sulla cui pelle, dopo un violento alterco col marito, la vampa bollente dell'acido ha lasciato una ragnatela indelebile di lividi e cicatrici. Al fratello che ogni settimana viene a trovarla chiediamo se intende fare denuncia. Neanche per sogno, è la risposta immediata ed è subito chiaro che non ha alcuna intenzione di fornire spiegazioni sul proprio comportamento: che è comunque del tutto simile a quello di migliaia di mariti, autorizzati per tradizione millenaria a infliggere punizioni corporali alle mogli troppo indipendenti e civettuole.
Il machismo, nel Bangladesh, ha connotati suoi propri: ma non sembra esservi dubbio che nel Paese la sottomissione delle donne, il loro status sociale, i doveri e le consuetudini cui devono attenersi per non violare la netta linea di demarcazione fra i due sessi abbiamo finito per trascinarle fatalmente verso il «girone» della schiavitù dove sono confinate a vita le inquiline dei bordelli.
Asma Akhtar aveva 12 anni quando un ragazzo del suo villaggio le chiese di sposarlo: offerta drasticamente respinta dalla famiglia di lei, perché nella scala sociale lui era al di sotto di almeno un paio di gradini. E adesso, grazie alla punizione che ne è seguita, i lineamenti della sua incantevole adolescenza stanno aggrovigliati in una maschera buia, appena rischiarata dalla fioca luce dell'unico occhio rimasto incolume.
Stessa amara sorpresa per Monjla, 19 anni, che pure aveva fatto un «matrimonio d'amore» ma la notte di nozze non ci furono né baci né carezze da parte del marito: il quale invece - deluso dall'inconsistenza della sua dote - versò in faccia alla sposina una buona dose di acido. Era il dicembre dell'anno scorso, il Natale alle porte, Adeste fideles e via scampanando...
Quello degli attacchi al vetriolo continua ad essere un fenomeno allarmante e costituisce una grave minaccia per la popolazione del Bangladesh, anche se gli esperti segnalano un declino nel numero degli incidenti: che secondo un dato non proprio recente avrebbero coinvolto, nel periodo tra il maggio del '99 e il dicembre 2010, 2.433 persone, in maggioranza donne e bambini.
Ma bastano cinque ore di macchina, da Dacca, in direzione Sud per sbarcare a Satkhira, città che ospita una fitta comunità di gente sconvolta dal vetriolo: dove incontri donne grottescamente sfigurate, alcune completamente cieche che tendono la mano, altre sorde, altre ancora totalmente svanite, creature di un pianeta alieno. Il cui più giovane fantasma si chiama Sonali, anni 10: aveva appena 18 mesi ed era a letto con papà e mamma quando un energumeno le spruzzò l'acido in faccia spegnendole in un colpo tutti e due gli occhi. Ma ancora più cupa è la storia di una signora trentenne, completamente accecata dal marito, che però alla fine torna da lui come una pecorella smarrita, non essendoci alternative, per continuare a vivere, che la fame e l'accattonaggio.
Le donne non hanno tuttavia voce in capitolo e tanto meno osano protestare, temendo altre misure punitive oltre quelle inflitte loro quotidianamente dalle istituzioni. Non deve quindi sorprendere se si arrabbiano quando qualcuno stupidamente insinua che a provocare l'intervento energico delle autorità sia stato il loro stesso comportamento, definito di volta in volta capriccioso, offensivo, se non addirittura indecente.
A chi obietta che si tratta di una vicenda datata, esplosa qualche tempo fa quando da Dacca filtrò la notizia di un gruppo di bambini ricoverati in ospedale con tremende ustioni sul corpo causate dall'acido solforico, rispondo che ha ragione. Ma devo aggiungere a malincuore che altri bambini sono ancora lì, adesso, in quegli stessi ospedali e sulle stesse rigide brandine in attesa della fine della sofferenza. Tra loro è adagiata una ragazza poco più che ventenne, indiana, vittima di un incidente sul lavoro: raccontano che il suo sari abbia preso fuoco e che in un attimo l'abbia avvolta in un sudario incandescente. Il volto è minuto e bianco mentre il petto ha il colore di una corteccia scorticata dal sole. Infermiere e medici danno per scontato che la poveretta non arriverà a domani.
Qualche giornale, riferendosi a Satkhira, l'ha definita «il museo delle sfigurate», ma appena ci metti piede ti rendi conto che la definizione è inadeguata: perché la città non è abitata da statue o mummie imbalsamate, ma da uno stuolo di ragazze cui i pretendenti del posto hanno spesso cambiato i connotati con l'acido. Faccende private in cui raramente interviene la legge. Indisturbati i proprietari delle grandi riserve di acido muriatico e il corollario di collaboratori grandi e piccoli che partecipano all'avventura.
Il dottor Samanta Lal Sen, primario del Dhaka Medical College and Hospital, ricorda che agli inizi della sua carriera nell'ospedale «c'erano solo cinque o sei letti» e che gli interventi su gente afflitta da gravi ustioni «venivano affrontati e superati con grande difficoltà nell'unica sala operatoria». Aggiunge anche d'aver fatto venire dall'Italia e dalla Spagna chirurghi altamente specializzati: «Ma che io sappia - conclude - nessuno è mai riuscito a restituire la fisionomia originale a una donna o a un uomo quando i loro volti avessero subito oltraggi e alterazioni davvero spaventosi oltre che indelebili».
Deve passare un po' di tempo prima che si attutisca o addirittura scompaia il senso di amarezza e sconforto che colpisce chiunque appena mette piede in questo luogo dove il presente come il passato sono spesso scritti con caratteri funerei. Ma si può anche respirare una boccata d'aria buona quando vedi al lavoro la laboriosa compagnia di Action Aid, da sempre impegnata sullo sconnesso terreno della povertà, della fame e dei problemi sociali in ogni parte del globo, soprattutto nei continenti - come Asia, Africa e America Latina - dove l'affanno del vivere quotidiano è più intenso che altrove.
«Siamo venuti qui - mi spiega Amiruzzaman, vecchio amico ed instancabile globetrotter fin nelle periferie più remote del Bangladesh, attualmente funzionario della grande organizzazione non governativa - per renderci conto, da vicino, delle condizioni delle donne in questo Paese, ritenute fra le più disperate del mondo. E credo tu abbia ragione quando dici che siamo di fronte all'immobilismo di un governo e di istituzioni che non hanno alcuna intenzione di ridimensionare il ruolo del maschio, che qui non ha una moglie ma ha una schiava, così come sono schiave le sue figlie e come lo saranno le sue nipoti e nipotine. Ha torto marcio chi ritiene che di fronte agli sproloqui di certi retori di periferia la situazione possa cambiare».
Non si può ignorare che siano stati apportati dei miglioramenti in un campo che è rimasto immobile per millenni: solo qualche anno fa sembrava impossibile che in queste remote regioni asiatiche una donna potesse accedere all'università o che il suo salario si equiparasse a quello del consorte fino all'ultimo centesimo e che spartisse con lui il potere decisionale. Non deve quindi sorprendere - annotano gli arguti maestri della filosofia spiccia - se la donna, non potendo avere né un lavoro né un impiego che le procurassero un sia pur minimo guadagno, abbia messo in commercio la sola cosa di cui disponeva: il proprio corpo.
Professione da allora altamente onorata dalle sex workers di Faridpur e Daulatdia e dalle cowgirl dell'isola di Bani Shanta che si tengono in forma con la pillola della mucca. Il tutto consumato in un grande amplesso umano-animale-rurale che dovrebbe assicurare la pace nel mondo.
Ettore Mo
26 agosto 2012 | 9:34
http://www.corriere.it/cultura/12_agost ... 3bc3.shtml
La città delle donne senza volto
Bruciate con l'acido da mariti gelosi o fidanzati respinti Viaggio a Satkhira, il villaggio-ghetto del Bangladesh
DACCA (Bangladesh) - Neanche un mese e la sua amorevole zia aveva già pensato di lubrificarlo con qualche goccia di acido solforico e rispedirlo in paradiso. Motivo? La gelosia che la donna nutriva nei confronti della sorella (o cognata) per aver messo al mondo un maschietto, mentre a lei era toccata in sorte soltanto una bambina.
Cose che avvenivano e tuttora avvengono nel Bangladesh, uno dei più popolosi Paesi asiatici (140 milioni di abitanti), dove fin dalla più tenera età la condizione delle donne sembra essere tra le più ardue del mondo: condizione che non si esaurisce nel tumultuoso e affollato «girone» delle prostitute, indagato nel precedente reportage, ma riguarda tutti gli aspetti del vivere quotidiano.
Delitti e regolamenti di conti in questa remota contrada, chiusa fra India e Birmania e affacciata sul Golfo del Bengala, sono per lo più provocati da promesse di matrimonio non mantenute o da dispute su case, terreni e interessi economici di vario genere. Una specie di guerra locale, in cui si fa ricorso ad un'arma estremamente silenziosa ma letale: l'acido, appunto.
Che costa poco ed è abbondante: esso viene infatti usato ogni giorno per la produzione e lavorazione dei gioielli mentre fa inorridire il fatto che lo si sfrutti anche per deturpare il volto di tante donne. Secondo i dati dell'Acid Survivors Foundation, nell'ultimo decennio sarebbero state almeno 450 all'anno le vittime del disgustoso veleno spruzzato in faccia al gentil sesso. Tra queste la signorina Fozila, che anni or sono subì l'aggressione dell'ex fidanzato respinto e ne uscì col volto devastato: «Per cui da allora - ha ammesso senza rimpianti - non ho più osato guardarmi allo specchio».
Bangladesh, le donne sfigurate dall'acido
http://www.corriere.it/gallery/cultura/ ... 6c.shtml#1
Prima di intraprendere il nuovo pellegrinaggio nei «distretti - urbani e rurali - del vizio» sono investito dalla parole di una ragazzina che, mettendo a rischio l'integrità della laringe mi grida: «Ho cominciato a prostituirmi a 11 anni e adesso ne ho 17. Tutta colpa di quella zoccola di mia mamma, che non ho mai perdonato, anche se adesso ha smesso di battere. Per me, ormai, non c'è più scampo. Finirò i miei giorni qui dentro. Ma fin che campo, i clienti li voglio giovani». E bocca di rosa si spiega meglio, aggiungendo, senza perfidia: «Per gli anziani come te non c'è posto nel mio letto».
Durante una visita al Dhaka Medical College and Hospital, l'ospedale maggiore della capitale, ci dà il benvenuto una paziente di 21 anni, Helena, sulla cui pelle, dopo un violento alterco col marito, la vampa bollente dell'acido ha lasciato una ragnatela indelebile di lividi e cicatrici. Al fratello che ogni settimana viene a trovarla chiediamo se intende fare denuncia. Neanche per sogno, è la risposta immediata ed è subito chiaro che non ha alcuna intenzione di fornire spiegazioni sul proprio comportamento: che è comunque del tutto simile a quello di migliaia di mariti, autorizzati per tradizione millenaria a infliggere punizioni corporali alle mogli troppo indipendenti e civettuole.
Il machismo, nel Bangladesh, ha connotati suoi propri: ma non sembra esservi dubbio che nel Paese la sottomissione delle donne, il loro status sociale, i doveri e le consuetudini cui devono attenersi per non violare la netta linea di demarcazione fra i due sessi abbiamo finito per trascinarle fatalmente verso il «girone» della schiavitù dove sono confinate a vita le inquiline dei bordelli.
Asma Akhtar aveva 12 anni quando un ragazzo del suo villaggio le chiese di sposarlo: offerta drasticamente respinta dalla famiglia di lei, perché nella scala sociale lui era al di sotto di almeno un paio di gradini. E adesso, grazie alla punizione che ne è seguita, i lineamenti della sua incantevole adolescenza stanno aggrovigliati in una maschera buia, appena rischiarata dalla fioca luce dell'unico occhio rimasto incolume.
Stessa amara sorpresa per Monjla, 19 anni, che pure aveva fatto un «matrimonio d'amore» ma la notte di nozze non ci furono né baci né carezze da parte del marito: il quale invece - deluso dall'inconsistenza della sua dote - versò in faccia alla sposina una buona dose di acido. Era il dicembre dell'anno scorso, il Natale alle porte, Adeste fideles e via scampanando...
Quello degli attacchi al vetriolo continua ad essere un fenomeno allarmante e costituisce una grave minaccia per la popolazione del Bangladesh, anche se gli esperti segnalano un declino nel numero degli incidenti: che secondo un dato non proprio recente avrebbero coinvolto, nel periodo tra il maggio del '99 e il dicembre 2010, 2.433 persone, in maggioranza donne e bambini.
Ma bastano cinque ore di macchina, da Dacca, in direzione Sud per sbarcare a Satkhira, città che ospita una fitta comunità di gente sconvolta dal vetriolo: dove incontri donne grottescamente sfigurate, alcune completamente cieche che tendono la mano, altre sorde, altre ancora totalmente svanite, creature di un pianeta alieno. Il cui più giovane fantasma si chiama Sonali, anni 10: aveva appena 18 mesi ed era a letto con papà e mamma quando un energumeno le spruzzò l'acido in faccia spegnendole in un colpo tutti e due gli occhi. Ma ancora più cupa è la storia di una signora trentenne, completamente accecata dal marito, che però alla fine torna da lui come una pecorella smarrita, non essendoci alternative, per continuare a vivere, che la fame e l'accattonaggio.
Le donne non hanno tuttavia voce in capitolo e tanto meno osano protestare, temendo altre misure punitive oltre quelle inflitte loro quotidianamente dalle istituzioni. Non deve quindi sorprendere se si arrabbiano quando qualcuno stupidamente insinua che a provocare l'intervento energico delle autorità sia stato il loro stesso comportamento, definito di volta in volta capriccioso, offensivo, se non addirittura indecente.
A chi obietta che si tratta di una vicenda datata, esplosa qualche tempo fa quando da Dacca filtrò la notizia di un gruppo di bambini ricoverati in ospedale con tremende ustioni sul corpo causate dall'acido solforico, rispondo che ha ragione. Ma devo aggiungere a malincuore che altri bambini sono ancora lì, adesso, in quegli stessi ospedali e sulle stesse rigide brandine in attesa della fine della sofferenza. Tra loro è adagiata una ragazza poco più che ventenne, indiana, vittima di un incidente sul lavoro: raccontano che il suo sari abbia preso fuoco e che in un attimo l'abbia avvolta in un sudario incandescente. Il volto è minuto e bianco mentre il petto ha il colore di una corteccia scorticata dal sole. Infermiere e medici danno per scontato che la poveretta non arriverà a domani.
Qualche giornale, riferendosi a Satkhira, l'ha definita «il museo delle sfigurate», ma appena ci metti piede ti rendi conto che la definizione è inadeguata: perché la città non è abitata da statue o mummie imbalsamate, ma da uno stuolo di ragazze cui i pretendenti del posto hanno spesso cambiato i connotati con l'acido. Faccende private in cui raramente interviene la legge. Indisturbati i proprietari delle grandi riserve di acido muriatico e il corollario di collaboratori grandi e piccoli che partecipano all'avventura.
Il dottor Samanta Lal Sen, primario del Dhaka Medical College and Hospital, ricorda che agli inizi della sua carriera nell'ospedale «c'erano solo cinque o sei letti» e che gli interventi su gente afflitta da gravi ustioni «venivano affrontati e superati con grande difficoltà nell'unica sala operatoria». Aggiunge anche d'aver fatto venire dall'Italia e dalla Spagna chirurghi altamente specializzati: «Ma che io sappia - conclude - nessuno è mai riuscito a restituire la fisionomia originale a una donna o a un uomo quando i loro volti avessero subito oltraggi e alterazioni davvero spaventosi oltre che indelebili».
Deve passare un po' di tempo prima che si attutisca o addirittura scompaia il senso di amarezza e sconforto che colpisce chiunque appena mette piede in questo luogo dove il presente come il passato sono spesso scritti con caratteri funerei. Ma si può anche respirare una boccata d'aria buona quando vedi al lavoro la laboriosa compagnia di Action Aid, da sempre impegnata sullo sconnesso terreno della povertà, della fame e dei problemi sociali in ogni parte del globo, soprattutto nei continenti - come Asia, Africa e America Latina - dove l'affanno del vivere quotidiano è più intenso che altrove.
«Siamo venuti qui - mi spiega Amiruzzaman, vecchio amico ed instancabile globetrotter fin nelle periferie più remote del Bangladesh, attualmente funzionario della grande organizzazione non governativa - per renderci conto, da vicino, delle condizioni delle donne in questo Paese, ritenute fra le più disperate del mondo. E credo tu abbia ragione quando dici che siamo di fronte all'immobilismo di un governo e di istituzioni che non hanno alcuna intenzione di ridimensionare il ruolo del maschio, che qui non ha una moglie ma ha una schiava, così come sono schiave le sue figlie e come lo saranno le sue nipoti e nipotine. Ha torto marcio chi ritiene che di fronte agli sproloqui di certi retori di periferia la situazione possa cambiare».
Non si può ignorare che siano stati apportati dei miglioramenti in un campo che è rimasto immobile per millenni: solo qualche anno fa sembrava impossibile che in queste remote regioni asiatiche una donna potesse accedere all'università o che il suo salario si equiparasse a quello del consorte fino all'ultimo centesimo e che spartisse con lui il potere decisionale. Non deve quindi sorprendere - annotano gli arguti maestri della filosofia spiccia - se la donna, non potendo avere né un lavoro né un impiego che le procurassero un sia pur minimo guadagno, abbia messo in commercio la sola cosa di cui disponeva: il proprio corpo.
Professione da allora altamente onorata dalle sex workers di Faridpur e Daulatdia e dalle cowgirl dell'isola di Bani Shanta che si tengono in forma con la pillola della mucca. Il tutto consumato in un grande amplesso umano-animale-rurale che dovrebbe assicurare la pace nel mondo.
Ettore Mo
26 agosto 2012 | 9:34
http://www.corriere.it/cultura/12_agost ... 3bc3.shtml
Re: Pianeta donna....
SFIGURATA CON L'ACIDO DAL FIDANZATO DOPO UN LITIGIO - FOTO
La terribile sorte è toccata alla ventinovenne canadese Tanya St-Arnaud. La giovane è ricoverata con ustioni sul 70% del corpo
Si è svegliata dal coma con ustioni sul 70% del suo corpo. É accaduto a Tanya St-Arnauld, 29 anni, bruciata con l'acido dal suo fidanzato, Nikolas Stefanatos di 27 anni, a seguito di una violenta lite. Secondo quanto riportato dal Daily Mail, la coppia stava litigando quando il ragazzo si sarebbe allontanato da casa per procurarsi l'acido da gettarle sul corpo. «Urlava, si nascondeva in bagno mentre la sua pelle si scioglieva, stava soffrendo», ha raccontato il fratello nei momenti immediatamente successivi all'aggressione. La famiglia si è detta sconvolta dall'accaduto.
Dopo l'aggressione il fidanzato si è messo in fuga, ma la polizia è riuscito a prenderlo in breve tempo. Non è la prima volta che Stefanatos viene accusato di gravi episodi di violenza. Già sei anni fa era era stato condannato per aggressione.
LE FOTO DI TANYA PRIMA E DOPO L'AGGRESSIONE:
http://www.cadoinpiedi.it/2012/09/02/sf ... _foto.html
La terribile sorte è toccata alla ventinovenne canadese Tanya St-Arnaud. La giovane è ricoverata con ustioni sul 70% del corpo
Si è svegliata dal coma con ustioni sul 70% del suo corpo. É accaduto a Tanya St-Arnauld, 29 anni, bruciata con l'acido dal suo fidanzato, Nikolas Stefanatos di 27 anni, a seguito di una violenta lite. Secondo quanto riportato dal Daily Mail, la coppia stava litigando quando il ragazzo si sarebbe allontanato da casa per procurarsi l'acido da gettarle sul corpo. «Urlava, si nascondeva in bagno mentre la sua pelle si scioglieva, stava soffrendo», ha raccontato il fratello nei momenti immediatamente successivi all'aggressione. La famiglia si è detta sconvolta dall'accaduto.
Dopo l'aggressione il fidanzato si è messo in fuga, ma la polizia è riuscito a prenderlo in breve tempo. Non è la prima volta che Stefanatos viene accusato di gravi episodi di violenza. Già sei anni fa era era stato condannato per aggressione.
LE FOTO DI TANYA PRIMA E DOPO L'AGGRESSIONE:
http://www.cadoinpiedi.it/2012/09/02/sf ... _foto.html
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Pianeta donna....
Ci sarà un giorno in cui si riuscirà ad eliminare queste scemenze?
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Pianeta donna....
Pensa che i maschi vengono educati nella quasi totalità da femmine.Amadeus ha scritto:eliminando i maschi , sì.
E poi, per quello che ne so io ci sarebbe una grande protesta di tante femmine
Re: Pianeta donna....
that's right! il modello comportamentale che prevale però è quello del padre ... ahimè.
ci stiamo organizzando per non usarvi neanche per scopi riproduttivi ( a quanto pare degli scienziati hanno ricreato lo sperma da cellule della pelle)
in turchia una ragazza ha decapitato il suo stupratore ( stile Highlander .... ) dopo anni di sevizie e ora non vogliono farla abortire ....
al peggio non c'è mai fine.
ci stiamo organizzando per non usarvi neanche per scopi riproduttivi ( a quanto pare degli scienziati hanno ricreato lo sperma da cellule della pelle)
in turchia una ragazza ha decapitato il suo stupratore ( stile Highlander .... ) dopo anni di sevizie e ora non vogliono farla abortire ....
al peggio non c'è mai fine.
Re: Pianeta donna....
Sì, faccio politica
di Lorella Zanardo | 7 settembre 2012
“Allora Zanardo, entra in politica?” mi chiedono in tante e tanti.
Certo! rispondo sorpresa. Ma lo faccio già da tempo.
Da stamane alle 8 ho fatto il bagno a mio padre. Io, mia madre e una badante. In tre per cercare di mettere nella vasca un uomo magro di 91 anni. Il rischio fratture è altissimo. Lui si opponeva. Quasi due ore, con tutto quello che comporta. Può cadere e sarebbe un disastro. Ci sono gli odori/umori del corpo. C’è il suo soffrire ormai insopportabile.
Dalla sua ha una famiglia che lo ama immensamente.
Stamane ho fatto politica. Mi sono occupata di un anziano. In questo caso mio padre. Stiamo parlando ormai di quasi un terzo della popolazione.
Non tutti hanno una famiglia che li accudisce, non tutti hanno una badante. E allora la vita diventa un inferno. Leggete il Diario di Jane Sommers, Doris Lessing.
Ho un programma politico interessantissimo: i politici dedichino una giornata al mese ad occuparsi dei vecchi/e.
Non è cosa da poco: “ristabilire il patto intergenerazionale” tuonano da destra e sinistra. Ecco, lavate e curate.
Suona troppo cristiano? Suona troppo religioso? Ma no! guardate tutti defechiamo e ci sporchiamo e se restiamo a letto ci piaghiamo, anche gli intellettuali, anche quelli di sinistra e di destra: è la vita. E se non vogliamo che il mondo esploda, di questo tema ci dobbiamo occupare. E non piace a nessuno credo immaginare che se oggi ce ne sbattiamo dei vecchi noi, a breve sarà il nostro turno…
Veramente ce ne occupiamo già di anziani, direte. Figli e figlie. Prevalentemente donne, dicono le statistiche, non lo dico io.
E qui torniamo al dramma italiano: chi svolge lavori di cura in casa, si fa carico di un lavoro immenso che non viene considerato, retribuito, aiutato. Ma ora è necessario chiedere. Senza aiuto nè soldi non ce la faremo.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... ca/345290/
di Lorella Zanardo | 7 settembre 2012
“Allora Zanardo, entra in politica?” mi chiedono in tante e tanti.
Certo! rispondo sorpresa. Ma lo faccio già da tempo.
Da stamane alle 8 ho fatto il bagno a mio padre. Io, mia madre e una badante. In tre per cercare di mettere nella vasca un uomo magro di 91 anni. Il rischio fratture è altissimo. Lui si opponeva. Quasi due ore, con tutto quello che comporta. Può cadere e sarebbe un disastro. Ci sono gli odori/umori del corpo. C’è il suo soffrire ormai insopportabile.
Dalla sua ha una famiglia che lo ama immensamente.
Stamane ho fatto politica. Mi sono occupata di un anziano. In questo caso mio padre. Stiamo parlando ormai di quasi un terzo della popolazione.
Non tutti hanno una famiglia che li accudisce, non tutti hanno una badante. E allora la vita diventa un inferno. Leggete il Diario di Jane Sommers, Doris Lessing.
Ho un programma politico interessantissimo: i politici dedichino una giornata al mese ad occuparsi dei vecchi/e.
Non è cosa da poco: “ristabilire il patto intergenerazionale” tuonano da destra e sinistra. Ecco, lavate e curate.
Suona troppo cristiano? Suona troppo religioso? Ma no! guardate tutti defechiamo e ci sporchiamo e se restiamo a letto ci piaghiamo, anche gli intellettuali, anche quelli di sinistra e di destra: è la vita. E se non vogliamo che il mondo esploda, di questo tema ci dobbiamo occupare. E non piace a nessuno credo immaginare che se oggi ce ne sbattiamo dei vecchi noi, a breve sarà il nostro turno…
Veramente ce ne occupiamo già di anziani, direte. Figli e figlie. Prevalentemente donne, dicono le statistiche, non lo dico io.
E qui torniamo al dramma italiano: chi svolge lavori di cura in casa, si fa carico di un lavoro immenso che non viene considerato, retribuito, aiutato. Ma ora è necessario chiedere. Senza aiuto nè soldi non ce la faremo.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... ca/345290/
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 5 ospiti