Cosa c'è dietro l'angolo
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
Non ho trovato il 3D di Luca: La questione femminile e le confessioni di un amministratore, .....e quindi posto provvisoriamente qui.
La politica italiana è in grande trasformazione e non si può non tenerne debitamente conto. La sera del 12 marzo 2012, al Teatro Smeraldo di Milano, Lella Costa, Roberto Saviano, Concita De Gregorio, Umberto Eco e Sandra Bonsanti hanno presentato con Gustavo Zagrebelsky il manifesto del Costituzionalista torinese, Dipende da noi.
La politica deve essere rifondata, i partiti vanno ripuliti dalla corruzione. Gli elettori è bene si riavvicinino alla classe dirigente. Dissociarsi per riconciliarsi, quindi. E questo “Dipende da noi”.
Iniziativa doverosa e nobilissima, un tentativo da percorrere, per poi non avere rimpianti per non averci tentato.
Ma la sicurezza ostentata da Sandra Bonsanti nel far sapere che si sarebbero presentati con quel manifesto da tutti i partiti per sollecitare un cambiamento prima dell’irreparabile, non mi ha convinto quella sera e a due anni di distanza ne ho la riprova.
Un conto è la società civile che si ribella e pretende un cambiamento da parte della casta e un conto è la casta che non intende rinunciare ai suoi privilegi. Sono due posizioni che non possono incontrarsi con l’uso della sola ragione. La storia dell’umanità ce lo insegna.
Non era certo Berlusconi in grado di risolvere i problemi della crisi italiana derivata dalla crisi dell’Occidente iniziata nel 2008.
Abbiamo poi preso atto che neppure un supertecnico come Monti, con uno staff di “tecnici”, ha saputo porci rimedio. Si è ricorso poi a Lettanipote, ma i problemi erano più grandi di lui.
Hanno fallito tutti e due. La soluzione non può essere di certo Renzi, malato profondamente di egocentrismo e completamente a digiuno di esperienza parlamentare.
In questi quasi sei anni di guerra, è esploso il malessere dei ceti inferiori. Malessere convogliato da Grillo nell’M5S.
Adesso siamo alla vigilia di una tornata elettorale piena di incognite.
Nel frattempo la sinistra è stata rasa al suolo da tempo.
Un tentativo di rianimazione passa attraverso “L’altra Europa per Tsipras”, ma molto probabilmente in Italia potrebbe non raggiungere il quorum.
Possiamo affermare tranquillamente di vivere all’interno di una fase di caos.
E’ per questo motivo che aspetterei gli eventi per definire gli orientamenti del forum, perché è necessario che ci chiariamo le idee su quanto potrebbe accadere lunedì 26 maggio e nei giorni successivi.
La politica italiana è in grande trasformazione e non si può non tenerne debitamente conto. La sera del 12 marzo 2012, al Teatro Smeraldo di Milano, Lella Costa, Roberto Saviano, Concita De Gregorio, Umberto Eco e Sandra Bonsanti hanno presentato con Gustavo Zagrebelsky il manifesto del Costituzionalista torinese, Dipende da noi.
La politica deve essere rifondata, i partiti vanno ripuliti dalla corruzione. Gli elettori è bene si riavvicinino alla classe dirigente. Dissociarsi per riconciliarsi, quindi. E questo “Dipende da noi”.
Iniziativa doverosa e nobilissima, un tentativo da percorrere, per poi non avere rimpianti per non averci tentato.
Ma la sicurezza ostentata da Sandra Bonsanti nel far sapere che si sarebbero presentati con quel manifesto da tutti i partiti per sollecitare un cambiamento prima dell’irreparabile, non mi ha convinto quella sera e a due anni di distanza ne ho la riprova.
Un conto è la società civile che si ribella e pretende un cambiamento da parte della casta e un conto è la casta che non intende rinunciare ai suoi privilegi. Sono due posizioni che non possono incontrarsi con l’uso della sola ragione. La storia dell’umanità ce lo insegna.
Non era certo Berlusconi in grado di risolvere i problemi della crisi italiana derivata dalla crisi dell’Occidente iniziata nel 2008.
Abbiamo poi preso atto che neppure un supertecnico come Monti, con uno staff di “tecnici”, ha saputo porci rimedio. Si è ricorso poi a Lettanipote, ma i problemi erano più grandi di lui.
Hanno fallito tutti e due. La soluzione non può essere di certo Renzi, malato profondamente di egocentrismo e completamente a digiuno di esperienza parlamentare.
In questi quasi sei anni di guerra, è esploso il malessere dei ceti inferiori. Malessere convogliato da Grillo nell’M5S.
Adesso siamo alla vigilia di una tornata elettorale piena di incognite.
Nel frattempo la sinistra è stata rasa al suolo da tempo.
Un tentativo di rianimazione passa attraverso “L’altra Europa per Tsipras”, ma molto probabilmente in Italia potrebbe non raggiungere il quorum.
Possiamo affermare tranquillamente di vivere all’interno di una fase di caos.
E’ per questo motivo che aspetterei gli eventi per definire gli orientamenti del forum, perché è necessario che ci chiariamo le idee su quanto potrebbe accadere lunedì 26 maggio e nei giorni successivi.
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
Io ti darò di più - 1
Europee, l’ultima mossa di Renzi: “Giù le tasse per famiglie, pensionati e partite Iva”
Il presidente del Consiglio fa il punto dopo quasi 3 mesi di governo: "Gli 80 euro non sono una mancia, ma giustizia sociale". Le Europee, dice, non saranno "un referendum su di me, ma tra paura e speranza"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 23 maggio 2014Commenti (614)
Giù le tasse, scuola, lavoro. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi fa il punto dopo quasi 3 mesi di lavoro del suo governo. Lo chiama “Il giro di Italia in #80 giorni” e come al solito si aiuta con 10 slides con cui illustra in conferenza stampa l’azione del governo dalla sua nascita dove “ogni riferimento agli 80 euro è puramente voluto”. “Chi ha pensato che per 80 giorni abbiamo fatto interventi spot deve ricredersi”. Un’iniziativa sulla quale il capo del governo punta molto anche in vista delle elezioni. “Gli 80 euro non sono mancia ed elemosina sociale, io la chiamo giustizia sociale. Considerateli come l’inizio di una riduzione fiscale che sarà l’allargamento dalle famiglie che guadagnano meno di 1.500 euro ai pensionati”. Una “zampata elettorale”, la chiama qualcuno. Dunque al primo punto: giù le tasse. “L’Italia si salva solo con una chiara politica di riduzione delle tasse” e gli 80 euro in busta paga “sono solo l’inizio”, perché ci sarà una “riduzione fiscale per le famiglie che guadagnano meno di 1500 euro, pensionati, partite Iva”. A questo proposito Renzi ha annunciato che giovedì prossimo sarà presentato il progetto di delega fiscale.
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Europee, l’ultima mossa di Renzi: “Giù le tasse per famiglie, pensionati e partite Iva”
Il presidente del Consiglio fa il punto dopo quasi 3 mesi di governo: "Gli 80 euro non sono una mancia, ma giustizia sociale". Le Europee, dice, non saranno "un referendum su di me, ma tra paura e speranza"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 23 maggio 2014Commenti (614)
Renzi al Giro d'italia
Più informazioni su: Governo Renzi, Matteo Renzi.
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Giù le tasse, scuola, lavoro. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi fa il punto dopo quasi 3 mesi di lavoro del suo governo. Lo chiama “Il giro di Italia in #80 giorni” e come al solito si aiuta con 10 slides con cui illustra in conferenza stampa l’azione del governo dalla sua nascita dove “ogni riferimento agli 80 euro è puramente voluto”. “Chi ha pensato che per 80 giorni abbiamo fatto interventi spot deve ricredersi”. Un’iniziativa sulla quale il capo del governo punta molto anche in vista delle elezioni. “Gli 80 euro non sono mancia ed elemosina sociale, io la chiamo giustizia sociale. Considerateli come l’inizio di una riduzione fiscale che sarà l’allargamento dalle famiglie che guadagnano meno di 1.500 euro ai pensionati”. Una “zampata elettorale”, la chiama qualcuno. Dunque al primo punto: giù le tasse. “L’Italia si salva solo con una chiara politica di riduzione delle tasse” e gli 80 euro in busta paga “sono solo l’inizio”, perché ci sarà una “riduzione fiscale per le famiglie che guadagnano meno di 1500 euro, pensionati, partite Iva”. A questo proposito Renzi ha annunciato che giovedì prossimo sarà presentato il progetto di delega fiscale.
Quanto al lavoro Renzi ribadisce un concetto già espresso più volte: “La disoccupazione non si combatte facendo convegni, esprimendo auspici, formulando dotte riflessioni, ma con una politica industriale e con una serie di provvedimenti normativi” come il decreto e il disegno di legge delega varati dal governo sul lavoro. Definisce invece un “grande progetto” quello sulla scuola, “non una controriforma”. Qui il capo del governo insiste sulla cifra che non torna con le cifre e i provvedimenti già presentati: 3,5 miliardi. Tra l’altro Renzi, nella sua intervista al Fatto, aveva promesso una nota chiarificatrice che tuttavia non è mai arrivata.
Dopo il voto per le Europee, poi, riprenderà il percorso delle riforme istituzionali. ”Siamo in grado di smettere con i voti di fiducia? – spiega Renzi – Dipende se la smettono di fare ostruzionismo: si cambino i regolamenti e si consente al governo di votare una cosa perché ad oggi non è consentito e ricorriamo alla fiducia perché c’è ostruzionismo su tutto visto che usano il Parlamento come un grande set”. L’iter delle riforme al Senato si è interrotto perchè “le opposizioni hanno chiesto di non inquinare” il lavoro sulle riforme con “la campagna elettorale. Questo per me è stato un errore ma ho accettato perchè dire no a 20 giorni in più a una riforma attesa da 20 anni, sarebbe da fanatici e ideologici e io non lo sono. Ma la prossima settimana al Senato si riparte”.
Infine le elezioni di domenica. “Il referendum non è sul capo del governo, è tra chi vuole cambiare l’Europa e chi vuole usarla come grande alibi delle politiche italiane – ha dichiarato Renzi – In Italia c’è un ballottaggio tra la paura e la speranza, tra chi vuole insultare e chi vuole tirarsi su le maniche”. “L’Italia – insiste – è un Paese che se si tiene per mano e ha un disegno, esce dalla crisi a testa alta portando fuori anche l’Europa. La mia scommessa è fare il presidente del semestre europeo non per avere gli aiuti dell’Europa in Italia ma per guidare l’Europa a cambiare le politiche per il futuro”. E’ un progetto “difficile e molto ambizioso – ammette – ma non si deve avere paura di fare grandi progetti. L’Italia può restituire un’occasione di crescita a tutto il continente”. Ad ogni modo ancora una volta Renzi cerca di combattere l’astensionismo. “Da presidente del Consiglio vorrei rivolgere un appello a tutti i cittadini: l’Europa nei prossimi anni giocherà un ruolo fondamentale e, indipendente da come, in questo caso è assolutamente fondamentale andare a votare per consentire all’Italia di contare in Europa”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... va/997054/
Europee, l’ultima mossa di Renzi: “Giù le tasse per famiglie, pensionati e partite Iva”
Il presidente del Consiglio fa il punto dopo quasi 3 mesi di governo: "Gli 80 euro non sono una mancia, ma giustizia sociale". Le Europee, dice, non saranno "un referendum su di me, ma tra paura e speranza"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 23 maggio 2014Commenti (614)
Giù le tasse, scuola, lavoro. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi fa il punto dopo quasi 3 mesi di lavoro del suo governo. Lo chiama “Il giro di Italia in #80 giorni” e come al solito si aiuta con 10 slides con cui illustra in conferenza stampa l’azione del governo dalla sua nascita dove “ogni riferimento agli 80 euro è puramente voluto”. “Chi ha pensato che per 80 giorni abbiamo fatto interventi spot deve ricredersi”. Un’iniziativa sulla quale il capo del governo punta molto anche in vista delle elezioni. “Gli 80 euro non sono mancia ed elemosina sociale, io la chiamo giustizia sociale. Considerateli come l’inizio di una riduzione fiscale che sarà l’allargamento dalle famiglie che guadagnano meno di 1.500 euro ai pensionati”. Una “zampata elettorale”, la chiama qualcuno. Dunque al primo punto: giù le tasse. “L’Italia si salva solo con una chiara politica di riduzione delle tasse” e gli 80 euro in busta paga “sono solo l’inizio”, perché ci sarà una “riduzione fiscale per le famiglie che guadagnano meno di 1500 euro, pensionati, partite Iva”. A questo proposito Renzi ha annunciato che giovedì prossimo sarà presentato il progetto di delega fiscale.
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Europee, l’ultima mossa di Renzi: “Giù le tasse per famiglie, pensionati e partite Iva”
Il presidente del Consiglio fa il punto dopo quasi 3 mesi di governo: "Gli 80 euro non sono una mancia, ma giustizia sociale". Le Europee, dice, non saranno "un referendum su di me, ma tra paura e speranza"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 23 maggio 2014Commenti (614)
Renzi al Giro d'italia
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Giù le tasse, scuola, lavoro. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi fa il punto dopo quasi 3 mesi di lavoro del suo governo. Lo chiama “Il giro di Italia in #80 giorni” e come al solito si aiuta con 10 slides con cui illustra in conferenza stampa l’azione del governo dalla sua nascita dove “ogni riferimento agli 80 euro è puramente voluto”. “Chi ha pensato che per 80 giorni abbiamo fatto interventi spot deve ricredersi”. Un’iniziativa sulla quale il capo del governo punta molto anche in vista delle elezioni. “Gli 80 euro non sono mancia ed elemosina sociale, io la chiamo giustizia sociale. Considerateli come l’inizio di una riduzione fiscale che sarà l’allargamento dalle famiglie che guadagnano meno di 1.500 euro ai pensionati”. Una “zampata elettorale”, la chiama qualcuno. Dunque al primo punto: giù le tasse. “L’Italia si salva solo con una chiara politica di riduzione delle tasse” e gli 80 euro in busta paga “sono solo l’inizio”, perché ci sarà una “riduzione fiscale per le famiglie che guadagnano meno di 1500 euro, pensionati, partite Iva”. A questo proposito Renzi ha annunciato che giovedì prossimo sarà presentato il progetto di delega fiscale.
Quanto al lavoro Renzi ribadisce un concetto già espresso più volte: “La disoccupazione non si combatte facendo convegni, esprimendo auspici, formulando dotte riflessioni, ma con una politica industriale e con una serie di provvedimenti normativi” come il decreto e il disegno di legge delega varati dal governo sul lavoro. Definisce invece un “grande progetto” quello sulla scuola, “non una controriforma”. Qui il capo del governo insiste sulla cifra che non torna con le cifre e i provvedimenti già presentati: 3,5 miliardi. Tra l’altro Renzi, nella sua intervista al Fatto, aveva promesso una nota chiarificatrice che tuttavia non è mai arrivata.
Dopo il voto per le Europee, poi, riprenderà il percorso delle riforme istituzionali. ”Siamo in grado di smettere con i voti di fiducia? – spiega Renzi – Dipende se la smettono di fare ostruzionismo: si cambino i regolamenti e si consente al governo di votare una cosa perché ad oggi non è consentito e ricorriamo alla fiducia perché c’è ostruzionismo su tutto visto che usano il Parlamento come un grande set”. L’iter delle riforme al Senato si è interrotto perchè “le opposizioni hanno chiesto di non inquinare” il lavoro sulle riforme con “la campagna elettorale. Questo per me è stato un errore ma ho accettato perchè dire no a 20 giorni in più a una riforma attesa da 20 anni, sarebbe da fanatici e ideologici e io non lo sono. Ma la prossima settimana al Senato si riparte”.
Infine le elezioni di domenica. “Il referendum non è sul capo del governo, è tra chi vuole cambiare l’Europa e chi vuole usarla come grande alibi delle politiche italiane – ha dichiarato Renzi – In Italia c’è un ballottaggio tra la paura e la speranza, tra chi vuole insultare e chi vuole tirarsi su le maniche”. “L’Italia – insiste – è un Paese che se si tiene per mano e ha un disegno, esce dalla crisi a testa alta portando fuori anche l’Europa. La mia scommessa è fare il presidente del semestre europeo non per avere gli aiuti dell’Europa in Italia ma per guidare l’Europa a cambiare le politiche per il futuro”. E’ un progetto “difficile e molto ambizioso – ammette – ma non si deve avere paura di fare grandi progetti. L’Italia può restituire un’occasione di crescita a tutto il continente”. Ad ogni modo ancora una volta Renzi cerca di combattere l’astensionismo. “Da presidente del Consiglio vorrei rivolgere un appello a tutti i cittadini: l’Europa nei prossimi anni giocherà un ruolo fondamentale e, indipendente da come, in questo caso è assolutamente fondamentale andare a votare per consentire all’Italia di contare in Europa”.
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
La vox populi:
sonuno • 39 minuti fa
No no no Renzino, lo scontro non è tra chi vuole insultare e chi vuole tirarsi su le maniche”.
Lo scontro è tra chi insulta l'intelligenza umana e chi si è tirato su le brache
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lela • 39 minuti fa
Tutti i partiti stanno facendo le ultime mosse.
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peterdem lela • 36 minuti fa
Considerato che la campagna elettorale chiude fra 6 ore, mi pare normale.
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lela peterdem • 36 minuti fa
appunto
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lela peterdem • 34 minuti fa
Ah, domani non li sentiremo più. Bella notizia! Grazie per avermelo ricordato, mi sento meglio
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ennesimo • un'ora fa
Ai dipendenti PD (sappiamo per certo che esistono da quando fu minacciata la cig -anche se il PD non ne avrebbe diritto secondo la legge- per esuberi quando fu presentato il piano di "abolizione" del finanziamento pubblico, di cui a proposito non si sa più nulla):
Ma ve l'ha detto Renzi di farvi beffe di tutti i dipendenti che non hanno preso e non prenderanno gli 80 euro? Perchè a me sembra alquanto controproducente questa strategia. Anche perchè il vostro leader, giustamente, mentre gioca alle tre carte con gli italiani si guarda bene dal puntualizzare quanti dipendenti non prenderanno 80 euro, quanti ne prenderanno la metà e quanti prenderanno il solito calippo nel solito didietro e men che meno si mette a sbeffeggiare apertamente coloro che sta ingannando subdolamente. Rivedete la vostra strategia prima che vi licenzino.
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lela ennesimo • 41 minuti fa
Il conto fu pubblicato su sole 24 ore, secondo le fasce di reddito. Dove è l'inganno?
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Daniel Fortesque • un'ora fa
Renzi, non voglio farmi superare in generosità da te!
Facciamo così: tu, insieme ai vari Letta e Monti, a me, non date niente!
Rinuncio a tutte le bellissime cose che avete avuto in serbo per me e a quelle che in serbo per me ci hai pure tu (80 €, tasse abbassate, tanto lavoro, etc., etc....), e in cambio di tale dolorosissima rinuncia da parte mia, torno a vivere per come previsto a prima del dicembre del 2011: va bene?
Pensa quanto sono generoso io, che alla tua generosità, per non gravare sul Paese, addirittura voglio rinunciarci!
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sonuno • un'ora fa
Quante promesse, quante parole, quanti buoni propositi e buone intenzioni. Se non li passa a prendere a domicilio e li porta in piazza, li pesca in casa davanti alla televisione: li intontisce, li illude d'occuparsi del paese, di loro, dei loro soldi e dei loro figli: poi li lascia lì inciuchiti, gonfi di visioni, felici, salvi, contenti di aver visto lo stesso film decine di volte di fila, imbambolati e senza memoria, pronti ad essere in prima fila come gli abbonati Rai ad assistere estasiati alle prossime proiezioni.
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Daniel Fortesque • un'ora fa
Se basta che giri la voce di un Casaleggio e/o di un Grillo possibili ministri, a fare alzare lo spread, vuol dire che all'estero Renzi, Berlusconi, Afano e Napolitano, mica mi pare li stimino tanto!
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MAURO • un'ora fa
può dire quelo che vuole tanto questo non è il suo governo (lo ha detto ieri in una intervista ) perciò quando non attuerà nessuna delle cose promesse la colpa non sarà la sua PERCHE QUESTO NON è IL SUO GOVERNO .ps. i 65 euro tolti ( a tutti e non solamente a chi prende gli 80 euro ) per il coniuge a carico come li definisce? rapina sociale? dimenticavo di questo non si puo parlare, tutti i giorni ci ricordano degli 80 euro ,ma ci fosse un giornale oppure una tv che ci ricordi i 65 tolti . faranno bene i 5s a togliere il finanziamento pubblico ai giornali perche la maggior parte non sono buoni neanche come carta igenica
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jeanbarjean • un'ora fa
M5s... ma dove vi informate? Provate ,qualche volta, un dubbio !
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Luigi • un'ora fa
La Chiesa sta intentando una causa di beatificazione per Renzi... ma ci sono contrasti in seno alla commissione circa l'apparizione delle 80 euro in busta paga...
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PaviglianitiDica • un'ora fa
Salve, sono uno dei punti di programma del governo. Potete vedermi mentre appaio per errore nella slide a sinistra davanti a una platea imbarazzata.
Ci sono questi qui che hanno fatto il giro d'Italia in 80 giorni e arrivati a Canicattì si sono divertiti a fotografarmi. Purtroppo hanno mescolato le slide e dopo gli 80 euro per la spesa sono comparso io. Però vedo che la Moretti mi guardava interessata.
Anch'io guardo interessato la Moretti, la confezione in cartone da 6.
P.S. mia moglie mi ha lasciato.
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ennesimo PaviglianitiDica • un'ora fa
evidentemente non aveva senso dell'humor
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sonuno • 39 minuti fa
No no no Renzino, lo scontro non è tra chi vuole insultare e chi vuole tirarsi su le maniche”.
Lo scontro è tra chi insulta l'intelligenza umana e chi si è tirato su le brache
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lela • 39 minuti fa
Tutti i partiti stanno facendo le ultime mosse.
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peterdem lela • 36 minuti fa
Considerato che la campagna elettorale chiude fra 6 ore, mi pare normale.
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lela peterdem • 36 minuti fa
appunto
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lela peterdem • 34 minuti fa
Ah, domani non li sentiremo più. Bella notizia! Grazie per avermelo ricordato, mi sento meglio
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ennesimo • un'ora fa
Ai dipendenti PD (sappiamo per certo che esistono da quando fu minacciata la cig -anche se il PD non ne avrebbe diritto secondo la legge- per esuberi quando fu presentato il piano di "abolizione" del finanziamento pubblico, di cui a proposito non si sa più nulla):
Ma ve l'ha detto Renzi di farvi beffe di tutti i dipendenti che non hanno preso e non prenderanno gli 80 euro? Perchè a me sembra alquanto controproducente questa strategia. Anche perchè il vostro leader, giustamente, mentre gioca alle tre carte con gli italiani si guarda bene dal puntualizzare quanti dipendenti non prenderanno 80 euro, quanti ne prenderanno la metà e quanti prenderanno il solito calippo nel solito didietro e men che meno si mette a sbeffeggiare apertamente coloro che sta ingannando subdolamente. Rivedete la vostra strategia prima che vi licenzino.
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lela ennesimo • 41 minuti fa
Il conto fu pubblicato su sole 24 ore, secondo le fasce di reddito. Dove è l'inganno?
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Daniel Fortesque • un'ora fa
Renzi, non voglio farmi superare in generosità da te!
Facciamo così: tu, insieme ai vari Letta e Monti, a me, non date niente!
Rinuncio a tutte le bellissime cose che avete avuto in serbo per me e a quelle che in serbo per me ci hai pure tu (80 €, tasse abbassate, tanto lavoro, etc., etc....), e in cambio di tale dolorosissima rinuncia da parte mia, torno a vivere per come previsto a prima del dicembre del 2011: va bene?
Pensa quanto sono generoso io, che alla tua generosità, per non gravare sul Paese, addirittura voglio rinunciarci!
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sonuno • un'ora fa
Quante promesse, quante parole, quanti buoni propositi e buone intenzioni. Se non li passa a prendere a domicilio e li porta in piazza, li pesca in casa davanti alla televisione: li intontisce, li illude d'occuparsi del paese, di loro, dei loro soldi e dei loro figli: poi li lascia lì inciuchiti, gonfi di visioni, felici, salvi, contenti di aver visto lo stesso film decine di volte di fila, imbambolati e senza memoria, pronti ad essere in prima fila come gli abbonati Rai ad assistere estasiati alle prossime proiezioni.
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Daniel Fortesque • un'ora fa
Se basta che giri la voce di un Casaleggio e/o di un Grillo possibili ministri, a fare alzare lo spread, vuol dire che all'estero Renzi, Berlusconi, Afano e Napolitano, mica mi pare li stimino tanto!
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MAURO • un'ora fa
può dire quelo che vuole tanto questo non è il suo governo (lo ha detto ieri in una intervista ) perciò quando non attuerà nessuna delle cose promesse la colpa non sarà la sua PERCHE QUESTO NON è IL SUO GOVERNO .ps. i 65 euro tolti ( a tutti e non solamente a chi prende gli 80 euro ) per il coniuge a carico come li definisce? rapina sociale? dimenticavo di questo non si puo parlare, tutti i giorni ci ricordano degli 80 euro ,ma ci fosse un giornale oppure una tv che ci ricordi i 65 tolti . faranno bene i 5s a togliere il finanziamento pubblico ai giornali perche la maggior parte non sono buoni neanche come carta igenica
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jeanbarjean • un'ora fa
M5s... ma dove vi informate? Provate ,qualche volta, un dubbio !
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Luigi • un'ora fa
La Chiesa sta intentando una causa di beatificazione per Renzi... ma ci sono contrasti in seno alla commissione circa l'apparizione delle 80 euro in busta paga...
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PaviglianitiDica • un'ora fa
Salve, sono uno dei punti di programma del governo. Potete vedermi mentre appaio per errore nella slide a sinistra davanti a una platea imbarazzata.
Ci sono questi qui che hanno fatto il giro d'Italia in 80 giorni e arrivati a Canicattì si sono divertiti a fotografarmi. Purtroppo hanno mescolato le slide e dopo gli 80 euro per la spesa sono comparso io. Però vedo che la Moretti mi guardava interessata.
Anch'io guardo interessato la Moretti, la confezione in cartone da 6.
P.S. mia moglie mi ha lasciato.
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ennesimo PaviglianitiDica • un'ora fa
evidentemente non aveva senso dell'humor
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
Europee, Berlusconi: “Dopo il voto credo possano succedere disordini importanti”
Ultime ore di campagna elettorale anche per il leader di Forza Italia. Su Radio Monte Carlo ribadisce come solo Forza Italia possa essere la scelta per il cambiamento in Europa. Attacco a Grillo: "E' come Robespierre, Hitler e Pol Pot"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 23 maggio 2014
“Dopo il voto credo possano succedere anche disordini importanti”. Ultime ore di campagna elettorale e Silvio Berlusconi non risparmia gli attacchi ad avversari, ribadendo che solo Forza Italia può garantire l’ordine. “Quello europeo”, ha detto all’Alfonso Signorini show su Radio Monte Carlo, “non dovrebbe essere un voto politico nazionale, ma nella contingenza attuale, con la presenza inquietante dei cinquestelle, io credo che possano succedere anche disordini importanti. Questa legislatura e questo governo non potranno arrivare al 2018. Tra un anno, un anno e mezzo al massimo, credo dovremo andare a votare. Andando avanti così la situazione in Europa peggiorerà sempre di più. Dobbiamo far capire a chi è deluso, amareggiato e disgustato che invece di stare alla finestra deve diventare protagonista con il proprio voto e cambiare le cose”.
Grillo come Hitler e Pol Pot, l’avversario per l’ex Cavaliere resta il Movimento 5 Stelle a cui cercare di strappare voti fino all’ultimo giorno. “E’ un eufemismo”, ha dichiarato a “La telefonata”, “dire che il voto a Grillo e inutile, è un voto assolutamente pericoloso. Gli italiani hanno cominciato a capire chi è Grillo, specula sulla disperazione di chi non ha lavoro, di chi non arriva a fine mese, di chi si sente finito. L’obiettivo di Grillo è distruggere la democrazia, allestire i tribunali del popolo, dice le stesse cose di Hitler”. Per Berlusconi, il leader del M5S “è un aspirante dittatore, non fa ridere, deve fare paura, ha le caratteristiche di tutti i più terribili protagonisti della storia recente: Robespierre, Hitler, Pol Pot“.
Secondo Berlusconi, solo il voto a Forza Italia potrà permettere un cambiamento in Europa. “Solo con un voto ai nostri candidati possiamo essere certi che nostri interessi possono essere difesi. Forza Italia è nel partito di maggioranza del Parlamento europeo e i voti di Forza Italia sono indispensabili per mantenere questa maggioranza, quindi i nostri parlamentari avranno molto potere, potranno influire sulle decisioni del partito che si trasformeranno in direttive europee”, ha spiegato il leader. “Quelli del Pd invece faranno parte del Partito socialdemocratico che sarà minoranza, quindi non saranno in grado di contare e difendere nulla. Per non parlare di quelli del Movimento 5 stelle che resteranno in un angolo, non conteranno nulla e saranno completamente ininfluenti”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... ti/996762/
Ultime ore di campagna elettorale anche per il leader di Forza Italia. Su Radio Monte Carlo ribadisce come solo Forza Italia possa essere la scelta per il cambiamento in Europa. Attacco a Grillo: "E' come Robespierre, Hitler e Pol Pot"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 23 maggio 2014
“Dopo il voto credo possano succedere anche disordini importanti”. Ultime ore di campagna elettorale e Silvio Berlusconi non risparmia gli attacchi ad avversari, ribadendo che solo Forza Italia può garantire l’ordine. “Quello europeo”, ha detto all’Alfonso Signorini show su Radio Monte Carlo, “non dovrebbe essere un voto politico nazionale, ma nella contingenza attuale, con la presenza inquietante dei cinquestelle, io credo che possano succedere anche disordini importanti. Questa legislatura e questo governo non potranno arrivare al 2018. Tra un anno, un anno e mezzo al massimo, credo dovremo andare a votare. Andando avanti così la situazione in Europa peggiorerà sempre di più. Dobbiamo far capire a chi è deluso, amareggiato e disgustato che invece di stare alla finestra deve diventare protagonista con il proprio voto e cambiare le cose”.
Grillo come Hitler e Pol Pot, l’avversario per l’ex Cavaliere resta il Movimento 5 Stelle a cui cercare di strappare voti fino all’ultimo giorno. “E’ un eufemismo”, ha dichiarato a “La telefonata”, “dire che il voto a Grillo e inutile, è un voto assolutamente pericoloso. Gli italiani hanno cominciato a capire chi è Grillo, specula sulla disperazione di chi non ha lavoro, di chi non arriva a fine mese, di chi si sente finito. L’obiettivo di Grillo è distruggere la democrazia, allestire i tribunali del popolo, dice le stesse cose di Hitler”. Per Berlusconi, il leader del M5S “è un aspirante dittatore, non fa ridere, deve fare paura, ha le caratteristiche di tutti i più terribili protagonisti della storia recente: Robespierre, Hitler, Pol Pot“.
Secondo Berlusconi, solo il voto a Forza Italia potrà permettere un cambiamento in Europa. “Solo con un voto ai nostri candidati possiamo essere certi che nostri interessi possono essere difesi. Forza Italia è nel partito di maggioranza del Parlamento europeo e i voti di Forza Italia sono indispensabili per mantenere questa maggioranza, quindi i nostri parlamentari avranno molto potere, potranno influire sulle decisioni del partito che si trasformeranno in direttive europee”, ha spiegato il leader. “Quelli del Pd invece faranno parte del Partito socialdemocratico che sarà minoranza, quindi non saranno in grado di contare e difendere nulla. Per non parlare di quelli del Movimento 5 stelle che resteranno in un angolo, non conteranno nulla e saranno completamente ininfluenti”.
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
Renzi, sciacquati la bocca quando parli di Berlinguer
di Andrea Scanzi | 23 maggio 2014Commenti (1655)
E’ un uomo che ha amato così tanto la politica da preferire, in quel maledetto comizio di Padova, l’amore per la sua gente alla salute personale. E’ morto per loro, si è sacrificato per loro. Se Beppe Grillo si fosse paragonato a lui, la sua stessa gente lo avrebbe lapidato. E avrebbe fatto bene a lapidarlo. Ma ovviamente non lo ha fatto: ha semplicemente detto, citando l’ex responsabile berlingueriano Pci alla Giustizia Giuseppe Zupo, che il tema della “questione morale” è ormai caro soltanto al Movimento 5 Stelle.
Non è neanche un’opinione: è un dato di fatto, che chiunque ha un minimo di onestà intellettuale non può non riconoscere. Se non ci fosse M5S in Parlamento, col cavolo che Berlusconi sarebbe decaduto da senatore col voto palese. Se non ci fosse M5S in Parlamento, col cavolo che avrebbero votato l’arresto del noto statista Genovese. E invece devo sopportare i deliri sputacchianti del sempre più gonfio (di adipe e nulla) Matteo Moccia Renzi, che ha pure il coraggio di ergersi a erede di Berlinguer: “Sciacquatevi la bocca prima di parlare di lui”. Berlinguer non ha né avrà eredi politici, né grillini né piddini, ma un po’ di verità storica farebbe bene a tutti.
Dopo la sua morte, Berlinguer è stato pressoché dimenticato proprio dal centrosinistra italiano, anzitutto per ciò che attiene al tema della questione morale. Era una vicenda troppo spinosa, e del resto anche allora c’era chi riteneva le sue analisi “supponenti” o peggio “razziste”. Prima del (bel) film di Veltroni, nessuno tra i leader amava ricordarlo: troppo imbarazzante. E adesso che lo citano, quegli stessi leader amano ricordarlo a loro uso e consumo, come fosse un santino da esibire in campagna elettorale. Dovete essere voi, anzitutto voi, a sciacquarvi la bocca quando parlate di Berlinguer.
Voi, anzitutto voi che scegliete Gentile e Del Basso De Caro come sottosegretari di Governo. E Bubbico, e la Barracciu. Voi che candidate i Fassino e Chiamparino, col loro seguito di Greganti e Quagliotti. Voi che, fatalmente, non potete non piacere persino a Schettino, altro testimonial fresco e nobilissimo del renzismo. Voi che candidate Fiandaca, negazionista caricaturale della trattativa Stato-mafia. Voi che da vent’anni reggete il moccolo a Berlusconi.
Voi che, coi pregiudicati e i piduisti, ci governate pure.
Voi che il pensiero di Berlinguer lo avete ammazzato almeno altre due o tremila volte. Se fosse vivo, e vi vedesse così ilari fianco a fianco con Berlusconi e Alfano; se vi vedesse così vuoti di idee e morale, tra una Picierno – al cui confronto Gasparri è Socrate – con la mascella querula inutilmente volitiva e una Karina Huff Boschi satura di niente; se vedesse come avete ridotto la sinistra in Italia, con le vostre riforme istituzionali malamente presidenzialiste e la vostra scaltrezza furbina da paninari cresciuti poco e male: se vedesse tutto questo, cari Renzi e derivati, come minimo Enrico Berlinguer vi sputerebbe in faccia.
Dimenticando per una volta la sua educazione sconfinata.
E non dimenticando che, tra coloro che più lo crocifissero per la “questione morale”, c’era proprio Giorgio Napolitano. L’intoccabile e innominabile. Il comunista di destra.
Il peggiore Presidente della Repubblica possibile. Il Reuccio che tutto comanda e tutto muove, tutto decide e tutto tiene.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... er/996781/
di Andrea Scanzi | 23 maggio 2014Commenti (1655)
E’ un uomo che ha amato così tanto la politica da preferire, in quel maledetto comizio di Padova, l’amore per la sua gente alla salute personale. E’ morto per loro, si è sacrificato per loro. Se Beppe Grillo si fosse paragonato a lui, la sua stessa gente lo avrebbe lapidato. E avrebbe fatto bene a lapidarlo. Ma ovviamente non lo ha fatto: ha semplicemente detto, citando l’ex responsabile berlingueriano Pci alla Giustizia Giuseppe Zupo, che il tema della “questione morale” è ormai caro soltanto al Movimento 5 Stelle.
Non è neanche un’opinione: è un dato di fatto, che chiunque ha un minimo di onestà intellettuale non può non riconoscere. Se non ci fosse M5S in Parlamento, col cavolo che Berlusconi sarebbe decaduto da senatore col voto palese. Se non ci fosse M5S in Parlamento, col cavolo che avrebbero votato l’arresto del noto statista Genovese. E invece devo sopportare i deliri sputacchianti del sempre più gonfio (di adipe e nulla) Matteo Moccia Renzi, che ha pure il coraggio di ergersi a erede di Berlinguer: “Sciacquatevi la bocca prima di parlare di lui”. Berlinguer non ha né avrà eredi politici, né grillini né piddini, ma un po’ di verità storica farebbe bene a tutti.
Dopo la sua morte, Berlinguer è stato pressoché dimenticato proprio dal centrosinistra italiano, anzitutto per ciò che attiene al tema della questione morale. Era una vicenda troppo spinosa, e del resto anche allora c’era chi riteneva le sue analisi “supponenti” o peggio “razziste”. Prima del (bel) film di Veltroni, nessuno tra i leader amava ricordarlo: troppo imbarazzante. E adesso che lo citano, quegli stessi leader amano ricordarlo a loro uso e consumo, come fosse un santino da esibire in campagna elettorale. Dovete essere voi, anzitutto voi, a sciacquarvi la bocca quando parlate di Berlinguer.
Voi, anzitutto voi che scegliete Gentile e Del Basso De Caro come sottosegretari di Governo. E Bubbico, e la Barracciu. Voi che candidate i Fassino e Chiamparino, col loro seguito di Greganti e Quagliotti. Voi che, fatalmente, non potete non piacere persino a Schettino, altro testimonial fresco e nobilissimo del renzismo. Voi che candidate Fiandaca, negazionista caricaturale della trattativa Stato-mafia. Voi che da vent’anni reggete il moccolo a Berlusconi.
Voi che, coi pregiudicati e i piduisti, ci governate pure.
Voi che il pensiero di Berlinguer lo avete ammazzato almeno altre due o tremila volte. Se fosse vivo, e vi vedesse così ilari fianco a fianco con Berlusconi e Alfano; se vi vedesse così vuoti di idee e morale, tra una Picierno – al cui confronto Gasparri è Socrate – con la mascella querula inutilmente volitiva e una Karina Huff Boschi satura di niente; se vedesse come avete ridotto la sinistra in Italia, con le vostre riforme istituzionali malamente presidenzialiste e la vostra scaltrezza furbina da paninari cresciuti poco e male: se vedesse tutto questo, cari Renzi e derivati, come minimo Enrico Berlinguer vi sputerebbe in faccia.
Dimenticando per una volta la sua educazione sconfinata.
E non dimenticando che, tra coloro che più lo crocifissero per la “questione morale”, c’era proprio Giorgio Napolitano. L’intoccabile e innominabile. Il comunista di destra.
Il peggiore Presidente della Repubblica possibile. Il Reuccio che tutto comanda e tutto muove, tutto decide e tutto tiene.
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
Dopo, ricominciare dal basso: 2 e 4 giugno.
23/05/2014 di triskel182
Se Renzi oggi indica la soglia minima del Pd nel 26 per cento non è né perché ha sondaggi così bassi né per scaramanzia: è semplicemente per vendere come una vittoria, lunedì, un eventuale 28-29, che invece sarebbe una mezza batosta, con tutto il casino che ha fatto.
Il fatto è che nei palazzi si guarda già al dopo, a quello che succederà da lunedì in poi: sempre per il noto motivo che dell’Europa e delle sue politiche, tra i big nostrani, non frega nulla a nessuno. Si pensa solo all’eterna partita a scacchi che si svolge in mezzo chilometro quadrato della capitale.
Anch’io, assai più modestamente, invito a guardare al dopo: ma fuori dai giochetti dei partiti, sulle cose concrete e ripartendo dal basso.
La prima iniziativa che vi voglio segnalare è quella di Libertà e Giustizia, a Modena, il 2 giugno: sulle disuguaglianze, le oligarchie, la corruzione. Un modo per riprendersi la Festa della Repubblica, lontano da fanfare e da sfilate di carri armati. Un modo per dire che in questo Paese l’unica speranza è «la reazione degli esclusi», qualunque cosa abbiano votato o non votato domenica. L’appuntamento è qui e il mio invito è a diffonderlo e condividerlo.
Il secondo appuntamento è quello dei lavoratori dei call center, il 4 giugno, a Roma. Ha valore per loro, certo, quelli che rispondono al telefono per 3-4 euro l’ora, ma soprattutto per iniziare a costruire una rete sindacale dal basso di tutte le persone che campano nei cosiddetti nuovi lavori, tra precariato, dumping salariale e ricatti.
Insomma, non è una protesta di corporazione, spero che questo sia chiaro. Qui la pagina Facebook per chi vuole saperne di più e partecipare alla campagna social. L’appuntamento fisico è alle 10 del 4 giugno in piazza Repubblica a Roma.
Piccoli o grandi pezzi d’Italia che si muovono fuori dai giochi di palazzo, cioè la parte più bella della politica.
Da gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it
23/05/2014 di triskel182
Se Renzi oggi indica la soglia minima del Pd nel 26 per cento non è né perché ha sondaggi così bassi né per scaramanzia: è semplicemente per vendere come una vittoria, lunedì, un eventuale 28-29, che invece sarebbe una mezza batosta, con tutto il casino che ha fatto.
Il fatto è che nei palazzi si guarda già al dopo, a quello che succederà da lunedì in poi: sempre per il noto motivo che dell’Europa e delle sue politiche, tra i big nostrani, non frega nulla a nessuno. Si pensa solo all’eterna partita a scacchi che si svolge in mezzo chilometro quadrato della capitale.
Anch’io, assai più modestamente, invito a guardare al dopo: ma fuori dai giochetti dei partiti, sulle cose concrete e ripartendo dal basso.
La prima iniziativa che vi voglio segnalare è quella di Libertà e Giustizia, a Modena, il 2 giugno: sulle disuguaglianze, le oligarchie, la corruzione. Un modo per riprendersi la Festa della Repubblica, lontano da fanfare e da sfilate di carri armati. Un modo per dire che in questo Paese l’unica speranza è «la reazione degli esclusi», qualunque cosa abbiano votato o non votato domenica. L’appuntamento è qui e il mio invito è a diffonderlo e condividerlo.
Il secondo appuntamento è quello dei lavoratori dei call center, il 4 giugno, a Roma. Ha valore per loro, certo, quelli che rispondono al telefono per 3-4 euro l’ora, ma soprattutto per iniziare a costruire una rete sindacale dal basso di tutte le persone che campano nei cosiddetti nuovi lavori, tra precariato, dumping salariale e ricatti.
Insomma, non è una protesta di corporazione, spero che questo sia chiaro. Qui la pagina Facebook per chi vuole saperne di più e partecipare alla campagna social. L’appuntamento fisico è alle 10 del 4 giugno in piazza Repubblica a Roma.
Piccoli o grandi pezzi d’Italia che si muovono fuori dai giochi di palazzo, cioè la parte più bella della politica.
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
L'INTERVISTA
Carlo Freccero: "Le Europee? Sono primarie, voteremo in autunno"
Il guru della comunicazione dà i voti alla campagna elettorale. "Renzi è un personaggio da House of Cards, bulimico, matto, esagerato". "Grillo è un figlio de 'La Casta' che non riesce ad uscire dai tic della rete, ma vincerà". "Berlusconi ha sbagliato campagna elettorale". "Le minoranze? Mortificate da Vespa"
DI SUSANNA TURCO
23 maggio 2014
Carlo Freccero: Le Europee? Sono primarie, voteremo in autunno
“Sa dove siamo? Alle semifinali. Siamo alle semifinali per le prossime elezioni che si terranno in autunno. In pratica queste europee sono delle primarie, via”. Carlo Freccero, guru della comunicazione dopo una vita alla Rai, nell’attesa di vedere lo “scenario curioso che sono convinto si aprirà dopo il voto”, sceglie “semfinale” come parola chiave di una campagna elettorale nella quale secondo lui non è uscito bene nessuno dei leader. Berlusconi? “Un programma che da Canale 5 è passato a Rete 4”. Renzi? Un personaggio da House of Cards. Grillo? “Un figlio de “La casta” che non riesce a uscire dai tic della rete”.
Si è mica annoiato, Freccero?
"Ho trovato noioso che i tre leader abbiano giocato tutta la battaglia delle europee in chiave nazionale. Abbiamo visto l’Europa solo dal buco della serratura del dibattito politico italiano: in pratica è stato un referendum pro o contro il governo Renzi, la gara tra tre blocchi che si sfidano per la guida del Paese. Alla fine, nessuno ad oggi è in grado di dire cosa faranno esattamente in europa, oltre al generico “battere i pugni”. Per di più, tra Tsipras e Fratelli d’Italia, la sinistra di fatto non è rappresentata, e la destra neanche”.
Spettacolo un po’ monotono, vuol dire?
“A livello mediatico è stata applicata a queste elezioni una sorta di Italicum. Una soglia di sbarramento troppo alta. Sei sei un partito che sta sotto lo share del dieci per cento, è come se non esistessi. Vespa non ti prende nemmeno in considerazione. Un meccanismo che mortifica le minoranze, che pure in Europa qualcosa potrebbero fare”.
La cosa che l’ha colpita di più?
“Quanto Berlusconi abbia sbagliato campagna elettorale. L’ha messa sul piano nazionale, sul quale è più debole perché può attaccare Renzi solo fino a un certo punto. E, incredibile a dirsi, non ha esaltato quel regalo magnifico che gli avevano fatto, persino gli americani. Quello di urlare al complotto”.
Ma come? Ne ha parlato in lungo e in largo…
“Sì, ma non l’ha giocata bene. Una volta avrebbe fatto come fa oggi Renzi: avrebbe detto a messaggio unico ‘sono stato fatto fuori’. Invece si dilunga, racconta tutti i dettagli, parte da Cannes e da roba che nessuno ricorda, non ci si capisce niente. E vai dritto al punto, no? D’altra parte, la sua difficoltà è comprensibile: Monti l’ha messo ‘fuori agenda’ nel 2011, e quando c’è rientrato, a fare l’‘agenda Berlusconi’ c’era già Renzi, con le regalie e gli ottanta euro… Questo l’ha messo fuori gioco. E, infine, c’è anche il dramma personale: se la politica è biografia, narrazione, è chiaro che la sua non conta più nulla. E’ come un programma che da Canale 5 passa a Rete 4”.
Vuol parlare male anche di Renzi?
“Renzi è partito troppo presto, questo è fuor di dubbio. E poi c’è un altro fatto: solo 'io, io, io'. Ha scoperto il 'noi' solo alla fine, negli ultimissimi giorni, quando ha capito di aver sbagliato: ma ormai rischia, una parte della sinistra gli farà qualche scherzo, secondo me. Troppo bulimico, matto, esagerato”.
Non è proprio questo il segreto del suo successo?
“Può darsi. Ma dopo tutte quelle slide, poteva essere furbo e ricompattare il partito. Doveva dire con queste europee io non c’entro nulla e far giocare gli altri. Invece si è fatto prendere dalla smania di sancire la legittimità di aver fatto le scarpe a Letta: ma così sembra un personaggio di House of Cards. E si è messo nel gioco più rischioso per lui, proprio quello da cui doveva stare lontano: fare delle elezioni un referendum sul suo governare senza essere passato dalle urne. E adesso rischia”.
Una storia simile a quella di D’Alema, secondo lei?
“No, no. D’Alema non c’entra. Lui in questo è proprio figlio di Berlusconi, mi dispiace”.
La faccenda degli ottanta euro ha funzionato dal punto di vista comunicativo?
“Sì, ma quando Berlusconi ha tirato fuori le pensioni e le dentiere ha fatto capire che quella era una tecnica berlusconiana. E lì serviva il salto, mentre Renzi è rimasto a fare troppo il bullo di Firenze. Dovrebbe capire meglio che non è più sindaco”.
E di Beppe Grillo che vuol farne?
“La sua serata da Vespa è stato un evento vero, una grande cerimonia. In cui si capito anche perché Grillo non va ai talk: non può rispondere a domande che non corrispondono ai suoi contenuti. Quanto alla campagna elettorale, ho trovato grave per lui che rimanesse al localismo, alla grana interna. Il movimento non ha fatto il salto in Europa, è rimasto al referendum su Renzi e sulla sua capacità di portare avanti la legislatura. Mi sarei aspettato invece delle idee, delle bandiere da portare oltre confine: non sappiamo invece nemmeno a che gruppo europeo aderiranno i Cinque stelle. Insomma, Grillo è rimasto a fare il contenitore. Il contenitore del malcontento. Senza una teoria e con quella paranoia tipica di internet che sta nel cercare i colpevoli nelle persone e non nella struttura delle cose. In questo è e resta figlio de “La Casta”, un libro che ha fatto dei disastri, indicando l’errore non nei meccanismi, ma in quei cattivi che li governano”.
E questo lo danneggerà?
“Tutt’altro, vincerà proprio per questo. O comunque farà un grandissimo risultato, ne sono convinto”.
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... o-1.166589
Carlo Freccero: "Le Europee? Sono primarie, voteremo in autunno"
Il guru della comunicazione dà i voti alla campagna elettorale. "Renzi è un personaggio da House of Cards, bulimico, matto, esagerato". "Grillo è un figlio de 'La Casta' che non riesce ad uscire dai tic della rete, ma vincerà". "Berlusconi ha sbagliato campagna elettorale". "Le minoranze? Mortificate da Vespa"
DI SUSANNA TURCO
23 maggio 2014
Carlo Freccero: Le Europee? Sono primarie, voteremo in autunno
“Sa dove siamo? Alle semifinali. Siamo alle semifinali per le prossime elezioni che si terranno in autunno. In pratica queste europee sono delle primarie, via”. Carlo Freccero, guru della comunicazione dopo una vita alla Rai, nell’attesa di vedere lo “scenario curioso che sono convinto si aprirà dopo il voto”, sceglie “semfinale” come parola chiave di una campagna elettorale nella quale secondo lui non è uscito bene nessuno dei leader. Berlusconi? “Un programma che da Canale 5 è passato a Rete 4”. Renzi? Un personaggio da House of Cards. Grillo? “Un figlio de “La casta” che non riesce a uscire dai tic della rete”.
Si è mica annoiato, Freccero?
"Ho trovato noioso che i tre leader abbiano giocato tutta la battaglia delle europee in chiave nazionale. Abbiamo visto l’Europa solo dal buco della serratura del dibattito politico italiano: in pratica è stato un referendum pro o contro il governo Renzi, la gara tra tre blocchi che si sfidano per la guida del Paese. Alla fine, nessuno ad oggi è in grado di dire cosa faranno esattamente in europa, oltre al generico “battere i pugni”. Per di più, tra Tsipras e Fratelli d’Italia, la sinistra di fatto non è rappresentata, e la destra neanche”.
Spettacolo un po’ monotono, vuol dire?
“A livello mediatico è stata applicata a queste elezioni una sorta di Italicum. Una soglia di sbarramento troppo alta. Sei sei un partito che sta sotto lo share del dieci per cento, è come se non esistessi. Vespa non ti prende nemmeno in considerazione. Un meccanismo che mortifica le minoranze, che pure in Europa qualcosa potrebbero fare”.
La cosa che l’ha colpita di più?
“Quanto Berlusconi abbia sbagliato campagna elettorale. L’ha messa sul piano nazionale, sul quale è più debole perché può attaccare Renzi solo fino a un certo punto. E, incredibile a dirsi, non ha esaltato quel regalo magnifico che gli avevano fatto, persino gli americani. Quello di urlare al complotto”.
Ma come? Ne ha parlato in lungo e in largo…
“Sì, ma non l’ha giocata bene. Una volta avrebbe fatto come fa oggi Renzi: avrebbe detto a messaggio unico ‘sono stato fatto fuori’. Invece si dilunga, racconta tutti i dettagli, parte da Cannes e da roba che nessuno ricorda, non ci si capisce niente. E vai dritto al punto, no? D’altra parte, la sua difficoltà è comprensibile: Monti l’ha messo ‘fuori agenda’ nel 2011, e quando c’è rientrato, a fare l’‘agenda Berlusconi’ c’era già Renzi, con le regalie e gli ottanta euro… Questo l’ha messo fuori gioco. E, infine, c’è anche il dramma personale: se la politica è biografia, narrazione, è chiaro che la sua non conta più nulla. E’ come un programma che da Canale 5 passa a Rete 4”.
Vuol parlare male anche di Renzi?
“Renzi è partito troppo presto, questo è fuor di dubbio. E poi c’è un altro fatto: solo 'io, io, io'. Ha scoperto il 'noi' solo alla fine, negli ultimissimi giorni, quando ha capito di aver sbagliato: ma ormai rischia, una parte della sinistra gli farà qualche scherzo, secondo me. Troppo bulimico, matto, esagerato”.
Non è proprio questo il segreto del suo successo?
“Può darsi. Ma dopo tutte quelle slide, poteva essere furbo e ricompattare il partito. Doveva dire con queste europee io non c’entro nulla e far giocare gli altri. Invece si è fatto prendere dalla smania di sancire la legittimità di aver fatto le scarpe a Letta: ma così sembra un personaggio di House of Cards. E si è messo nel gioco più rischioso per lui, proprio quello da cui doveva stare lontano: fare delle elezioni un referendum sul suo governare senza essere passato dalle urne. E adesso rischia”.
Una storia simile a quella di D’Alema, secondo lei?
“No, no. D’Alema non c’entra. Lui in questo è proprio figlio di Berlusconi, mi dispiace”.
La faccenda degli ottanta euro ha funzionato dal punto di vista comunicativo?
“Sì, ma quando Berlusconi ha tirato fuori le pensioni e le dentiere ha fatto capire che quella era una tecnica berlusconiana. E lì serviva il salto, mentre Renzi è rimasto a fare troppo il bullo di Firenze. Dovrebbe capire meglio che non è più sindaco”.
E di Beppe Grillo che vuol farne?
“La sua serata da Vespa è stato un evento vero, una grande cerimonia. In cui si capito anche perché Grillo non va ai talk: non può rispondere a domande che non corrispondono ai suoi contenuti. Quanto alla campagna elettorale, ho trovato grave per lui che rimanesse al localismo, alla grana interna. Il movimento non ha fatto il salto in Europa, è rimasto al referendum su Renzi e sulla sua capacità di portare avanti la legislatura. Mi sarei aspettato invece delle idee, delle bandiere da portare oltre confine: non sappiamo invece nemmeno a che gruppo europeo aderiranno i Cinque stelle. Insomma, Grillo è rimasto a fare il contenitore. Il contenitore del malcontento. Senza una teoria e con quella paranoia tipica di internet che sta nel cercare i colpevoli nelle persone e non nella struttura delle cose. In questo è e resta figlio de “La Casta”, un libro che ha fatto dei disastri, indicando l’errore non nei meccanismi, ma in quei cattivi che li governano”.
E questo lo danneggerà?
“Tutt’altro, vincerà proprio per questo. O comunque farà un grandissimo risultato, ne sono convinto”.
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
E’ stata una strana chiusura di campagna elettorale quella di quest’ultima settimana. A parte il fatto di tirare il fiato per la chiusura dell’Expò 2014 parte prima, che ha avuto per tema: “Le cazzate italiane in quantità industriale”, che ha visto i tre principali piazzisti di padelle e affini dominare la scena, è da interpretare una settimana di attacco ad uno dei poteri forti del sistema italiano. Quello bancario.
Non abbiamo informazioni in merito alle motivazioni dell'attacco concentrico, ma l’attacco è stato piuttosto forte.
Già la scorsa settimana Affari Italiani titolava:
La caduta degli dei: Bazoli e Pesenti indagati in Ubi
Mercoledì, 14 maggio 2014 - 11:32:00
Questa settimana abbiamo assistito a :
GENOVA 22 maggio 2014
Truffa alla Carige, arresti e perquisizioni a Genova e La Spezia. «Berneschi capo di un comitato d’affari»
Marco Grasso,
*
Finanza marcia, le lobby dei banchieri Abi e Acri fanno quadrato sugli indagati
Patuelli sul caso del suo vice Berneschi finito agli arresti: "Non decade dalla carica: non c'è una sentenza”. Guzzetti stizzito: "Non l'ho mai protetto, è grande abbastanza per farlo da solo”. Ma la lista degli inguaiati ai vertici delle due potenti associazioni si allunga ogni giorno
di Fiorina Capozzi | 23 maggio 2014
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... ti/997554/
Con a lato l’arresto del Madoff italiano proveniente dalla Bocconi.
CRONACHE
21/05/2014
Arrestato il “Madoff” della Bocconi
movimentava miliardi da una roulotte
In manette Alberto Micalizzi, ex ricercatore dell’Università, e altri 7.
Nella sua rete sono finite anche Pirelli, Ubs Monaco, Ubi Banca e Simgest
http://www.lastampa.it/2014/05/21/itali ... agina.html
Il potere forte del Vaticano Spa ha visto un sensibile ridimensionamento con l’arrivo di Francesco, anche se, i manovratori della CEI, sottobanco sono sempre attivi.
Confindustria con la gestione di Squinzi, è un potere forte minore.
Rimane inalterato, se non rafforzato, il potere forte di Mafie SpA.
I poteri forti d’Oltre Atlantico hanno subito uno smacco con l’inserimento ai vertici italiani di due loro uomini, Monti e Letta.
Cosa sta succedendo nella società italiana?
Non abbiamo informazioni in merito alle motivazioni dell'attacco concentrico, ma l’attacco è stato piuttosto forte.
Già la scorsa settimana Affari Italiani titolava:
La caduta degli dei: Bazoli e Pesenti indagati in Ubi
Mercoledì, 14 maggio 2014 - 11:32:00
Questa settimana abbiamo assistito a :
GENOVA 22 maggio 2014
Truffa alla Carige, arresti e perquisizioni a Genova e La Spezia. «Berneschi capo di un comitato d’affari»
Marco Grasso,
*
Finanza marcia, le lobby dei banchieri Abi e Acri fanno quadrato sugli indagati
Patuelli sul caso del suo vice Berneschi finito agli arresti: "Non decade dalla carica: non c'è una sentenza”. Guzzetti stizzito: "Non l'ho mai protetto, è grande abbastanza per farlo da solo”. Ma la lista degli inguaiati ai vertici delle due potenti associazioni si allunga ogni giorno
di Fiorina Capozzi | 23 maggio 2014
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Con a lato l’arresto del Madoff italiano proveniente dalla Bocconi.
CRONACHE
21/05/2014
Arrestato il “Madoff” della Bocconi
movimentava miliardi da una roulotte
In manette Alberto Micalizzi, ex ricercatore dell’Università, e altri 7.
Nella sua rete sono finite anche Pirelli, Ubs Monaco, Ubi Banca e Simgest
http://www.lastampa.it/2014/05/21/itali ... agina.html
Il potere forte del Vaticano Spa ha visto un sensibile ridimensionamento con l’arrivo di Francesco, anche se, i manovratori della CEI, sottobanco sono sempre attivi.
Confindustria con la gestione di Squinzi, è un potere forte minore.
Rimane inalterato, se non rafforzato, il potere forte di Mafie SpA.
I poteri forti d’Oltre Atlantico hanno subito uno smacco con l’inserimento ai vertici italiani di due loro uomini, Monti e Letta.
Cosa sta succedendo nella società italiana?
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
VERSO LE URNE
Europee, ecco per chi votano i vip
24 maggio 2014
Poche ore al voto. Il silenzio elettorale ha portato una calma apparente dopo "vaffa" e insulti che hanno scandito questa lunghissima campagna. Ma nel giorno in cui la politica resta con la bocca chiusa ci pensano i vip con i loro endorsement a chiarire la posizione del mondo dello spettacolo dentro la cabina elettorale. In queste settimane tra tweet e interviste, diversi esponenti del mondo del cinema, dello spettacolo e della musica hanno dichiarato le loro intenzioni di voto.
Qui Pd - Per il Partito Democratico si mobilitano David Parenzo, il conduttore de La Zanzara ma anche un criptico Vittorio Sgarbi che ha affermato: "Quello al Pd è un voto utile - commenta il critico -, mentre un voto a Berlusconi è un voto buttato nel cesso. Poi c'è il voto a Grillo, un voto di protesta". Matteo Renzi potrà contare sul voto di Francesco Guccini: "Credo che alle Europee il mio voto andrà lì". Anche Alba Parietti metterà una croce sul simbolo del Pd: "Io voterò per quello che mi è meno simpatico in assoluto: voto per Matteo Renzi", ha detto ai microfoni di "Un Giorno da Pecora", il programma di Radio2 Rai. Renzi potrà poi contare poi sul voto del patron di Eataly Oscar Farinetti.
Qui Forza Italia - Gli endorsement per il Pd non sono poi così tanti. Per quanto riguarda Forza Italia, al Cav non mancherà l'appoggio di Vittorio Feltri ("lo voterò anche questa volta"). Metteranno una "x" sul simbolo di Forza Italia anche Flavia Vento ("credo che Grillo sia solo un urlatore di promesse e di parole, votiamo Berlusconi, almeno lui ha messo passione per l'Italia", ha twittato la showgirl) e Mario Balotelli. A dichiarare l'intenzione di voto dell'attaccante rossonero è stato il delfino del Cav, Giovanni Toti. Voterà per gli azzurri anche il cabarettista Enrico Beruschi. Con lui anche Mssimo Boldi, Serena Grandi, Rocco Siffredi. Il porno-divo ha affermato: "Non andrò a votare, ma se dovessi farlo voterei Berlusconi".
Qui Cinque Stelle - A far la parte da leone tra gli endorsement dei vip è il Movimento Cinque Stelle. Mina, Raffaella Carrà, Renzato Zero, Eros Ramazzotti, Enrico Brignano e Paolo Villaggio potrebbero mettere un segno sul simbolo pentastellato. Con loro, nella truppa grillina ci sono: Rosita Celentano ("Beppe è un amico di famiglia...), Corrado Guzzanti, Andrea Scanzi del Fatto Quotidiano e Marco Predolin celebre presentatore Mediaset degli anni '80. Immancabile anche il voto di Dario Fo, Giorgia, il rocker Pino Scotto, l'avvocato Carlo Taormina (ex politico con Forza Italia).
Qui Tsipras - Poi ci sono i compagni della lista Tsipras. Voteranno la lista della sinistra radicale Carlo Freccero, Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo, lo scrittore Andrea Camilleri, gli attori Leo Gullotta e Valerio Mastrandrea, il fondatore di Emergency Gino Strada, i costituzionalisti Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky , il disegnatore Sergio Staino, il musicista Nicola Piovani e, a differenza del fratello, Sabina Guzzanti.
Qui Fdi - Infine c'è il voto di Rita Dalla Chiesa. La sua dovrebbe essere una preferenza quasi obbligata: sulla scheda non potrà che indicare il nome di Fabrizio Bracconeri, suo compagno d'avventura a Forum, e candidato alle europee per Fratelli d'Italia.
http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... otano.html
Europee, ecco per chi votano i vip
24 maggio 2014
Poche ore al voto. Il silenzio elettorale ha portato una calma apparente dopo "vaffa" e insulti che hanno scandito questa lunghissima campagna. Ma nel giorno in cui la politica resta con la bocca chiusa ci pensano i vip con i loro endorsement a chiarire la posizione del mondo dello spettacolo dentro la cabina elettorale. In queste settimane tra tweet e interviste, diversi esponenti del mondo del cinema, dello spettacolo e della musica hanno dichiarato le loro intenzioni di voto.
Qui Pd - Per il Partito Democratico si mobilitano David Parenzo, il conduttore de La Zanzara ma anche un criptico Vittorio Sgarbi che ha affermato: "Quello al Pd è un voto utile - commenta il critico -, mentre un voto a Berlusconi è un voto buttato nel cesso. Poi c'è il voto a Grillo, un voto di protesta". Matteo Renzi potrà contare sul voto di Francesco Guccini: "Credo che alle Europee il mio voto andrà lì". Anche Alba Parietti metterà una croce sul simbolo del Pd: "Io voterò per quello che mi è meno simpatico in assoluto: voto per Matteo Renzi", ha detto ai microfoni di "Un Giorno da Pecora", il programma di Radio2 Rai. Renzi potrà poi contare poi sul voto del patron di Eataly Oscar Farinetti.
Qui Forza Italia - Gli endorsement per il Pd non sono poi così tanti. Per quanto riguarda Forza Italia, al Cav non mancherà l'appoggio di Vittorio Feltri ("lo voterò anche questa volta"). Metteranno una "x" sul simbolo di Forza Italia anche Flavia Vento ("credo che Grillo sia solo un urlatore di promesse e di parole, votiamo Berlusconi, almeno lui ha messo passione per l'Italia", ha twittato la showgirl) e Mario Balotelli. A dichiarare l'intenzione di voto dell'attaccante rossonero è stato il delfino del Cav, Giovanni Toti. Voterà per gli azzurri anche il cabarettista Enrico Beruschi. Con lui anche Mssimo Boldi, Serena Grandi, Rocco Siffredi. Il porno-divo ha affermato: "Non andrò a votare, ma se dovessi farlo voterei Berlusconi".
Qui Cinque Stelle - A far la parte da leone tra gli endorsement dei vip è il Movimento Cinque Stelle. Mina, Raffaella Carrà, Renzato Zero, Eros Ramazzotti, Enrico Brignano e Paolo Villaggio potrebbero mettere un segno sul simbolo pentastellato. Con loro, nella truppa grillina ci sono: Rosita Celentano ("Beppe è un amico di famiglia...), Corrado Guzzanti, Andrea Scanzi del Fatto Quotidiano e Marco Predolin celebre presentatore Mediaset degli anni '80. Immancabile anche il voto di Dario Fo, Giorgia, il rocker Pino Scotto, l'avvocato Carlo Taormina (ex politico con Forza Italia).
Qui Tsipras - Poi ci sono i compagni della lista Tsipras. Voteranno la lista della sinistra radicale Carlo Freccero, Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo, lo scrittore Andrea Camilleri, gli attori Leo Gullotta e Valerio Mastrandrea, il fondatore di Emergency Gino Strada, i costituzionalisti Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky , il disegnatore Sergio Staino, il musicista Nicola Piovani e, a differenza del fratello, Sabina Guzzanti.
Qui Fdi - Infine c'è il voto di Rita Dalla Chiesa. La sua dovrebbe essere una preferenza quasi obbligata: sulla scheda non potrà che indicare il nome di Fabrizio Bracconeri, suo compagno d'avventura a Forum, e candidato alle europee per Fratelli d'Italia.
http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... otano.html
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
Corriere 24.5.14
Il premier alla partita decisiva: io legittimato dalla Costituzione
L’insistenza sul fatto che non c’è nesso tra governo e voto
di Maria Teresa Meli
ROMA — Arrivano decine di sondaggi sulla scrivania del premier. Alcuni affidabili. Altri assai meno. Ce ne sono di rassicuranti: danno cinque, sei punti di distacco rispetto al Movimento 5 Stelle. Ce ne sono di sconfortanti che dipingono un testa a testa, in cui il vincitore verrà deciso nelle ultime ventiquattro ore.
Il premier ha deciso di non impazzire appresso a quelle percentuali e a quelle previsioni, tanto più che il numero degli indecisi è ancora alto e quindi le rilevazioni non hanno una grande affidabilità. Meglio seguire l’istinto, che gli dice di andare avanti. Nemmeno la piazza di Roma, che pure non era stracolma, lo ha colpito, benché non gli abbia certamente fatto piacere. Ma a dire il vero se lo aspettava. E un po’ lo temeva: «Però le piazze sono sempre difficili, anche quella di Napoli, che pure era piena, non è stata una piazza facile». Non è quello che lo preoccupa: «Non è così che si misurano i voti», continua a ripetere ai suoi, convinto, com’è convinto, che l’Italia «non premierà i pagliacci e i buffoni», ma chi «cerca di governare e cambiare».
Però un filo d’ansia c’è. È inutile negarlo. Quante volte i sondaggi hanno sbagliato? Se fosse per i dati a sua disposizione Matteo Renzi dovrebbe stare tranquillo, ma siccome, per quanto sia giovane, fa politica da tempo, sa che non si può mai stare sicuri, perciò preferisce mettere le mani avanti: «In Francia Hollande arriverà terzo e nessuno si sognerà di dirgli di andarsene a casa. Perciò, come ho già detto, queste Europee non sono un referendum sul governo. Io me ne andrò a casa solo se me lo dirà il Parlamento».
Certo, ora che Renzi è sceso in campo in maniera così palese, ora che ha preso sulle sue spalle la campagna elettorale di un Pd che altrimenti faticava ad andare avanti, sarà più difficile per lui distinguere le sue sorti da quelle del Partito democratico. Ma il premier su questo punto non ha dubbi: non ci sarà nessun contraccolpo. Ne è sicuro. «Non credo di arrivare alla cifra di Veltroni», ammette. Ma questo non significa che non sia sicuro di battere il suo avversario: «E comunque la legittimazione non mi arriva dalle elezioni europee, ma dalla Costituzione». Il che non vuol dire che non avrebbe preferito di gran lunga approdare a Palazzo Chigi con un passaggio elettorale. Ma non è stato possibile.
Questo, però, a suo avviso non gli dà minore legittimazione. Anche se alcuni suoi alleati di governo lo pensano e lo temono. Il senatore Roberto Formigoni del Nuovo centrodestra, per esempio, è preoccupato: «Se Grillo arrivasse veramente primo sarebbe un problema, perché se insistesse con la sua richiesta di elezioni anticipate sarebbe complicato per Giorgio Napolitano dirgli di no, dopo tre governi nati non dalla volontà popolare. E allora si andrebbe alle elezioni con il Consultellum e in questo modo l’esito finale sarebbe quello di dare vita a un governo delle larghe intese con Berlusconi dentro». Curioso risultato per Grillo: quando si dice l’eterogenesi dei fini della politica.
Ma in questo momento Renzi non pensa assolutamente a uno scenario simile. Anzi, parla con i compagni di partito di tutt’altro: «Bisogna far partire un meccanismo che attivi la fiducia del Paese nei confronti dell’azione di questo governo. Nonostante le incertezze di questa campagna elettorale, siamo alla fine del nostro periodo buio, e se lo spread sta salendo non è per colpa di chissà quali complotti ma per colpa dei toni di Grillo che spaventano i mercati. Per questa ragione noi dobbiamo cercare di rassicurare gli investitori e di dimostrarci responsabili. Per la prima volta da tempo, infatti, mezzo mondo ha deciso di investire nuovamente in Italia e questa occasione non può essere sprecata: non possiamo allontanare i fondi esteri perché in Italia si aggira lo spauracchio di Grillo».
Dunque, il premier, nonostante le ansie e le preoccupazioni, si prepara già al 26 maggio e affida agli amici questo messaggio: «C’è un’unica condizione per cui io non posso continuare la legislatura: se vengo ricattato da Berlusconi, dai mandarini della burocrazia e dai conservatori della sinistra, allora sarò io ad andarmene, qualsiasi sia il risultato elettorale».
Repubblica 24.5.14
Per Renzi scatta il “soccorso rosso”
Da Bersani a D’Alema la “ditta” degli ex diessini corre in aiuto del premier: “Non è in discussione il governo”
Anche Enrico Letta mette da parte i dissapori con Matteo: “Lo ritengo giusto perché Attila è alle porte”
di Giovanna Casadio
ROMA . I rancori torneranno, ma dopo. I malumori, le contestazioni, le divisioni, i dissensi sono rinviati. Enrico Letta ad esempio - brutalmente defenestrato a febbraio da Palazzo Chigi proprio da Matteo Renzi - ha detto ai compagni dem che il momento è così grave, lo spettro del populismo di Grillo pericoloso al punto che in campagna elettorale ci sarebbe stato: «È giusto mobilitarsi perché Attila è alle porte». E ieri l’ex presidente del Consiglio traccia un bilancio delle tappe: «Brescia, Genova, San Miniato, Padova... sempre con i segretari regionali e i capilista». Il Pd alla fine è tornato. La “ditta”, al netto delle rottamazioni, si ritrova nel momento del pericolo. Scatta il “soccorso rosso”. E i conti, sempre aperti, slittano al post elezioni. Anche con la Cgil, che in passato si sarebbe mobilitata per riempire le piazze del centrosinistra e ora - è l’accusa che veniva mormorata venerdì durante il comizio di Renzi in una piazza del Popolo che si è riempita a fatica e svuotata in fretta se ne frega.
Ma non sono ore di recriminazioni. Massimo D’Alema è tra i primi a buttare il cuore oltre i risentimenti per dare la zampata contro Grillo. Il leader della realpolitik denuncia la manovra speculativa che accompagna il tam tam sulla marcia trionfale dei 5Stelle. «Credo che le voci sull’avanzata di Grillo a ridosso del Pd, che non hanno riscontro, siano anche il frutto di una manovra di speculazione finanziaria». Quale è stato infatti l’effetto? «Che lo spread è balzato verso l’alto e quindi poi chi le ha diffuse ha comprato titoli a maggior rendimento, bisogna stare molto attenti alle voci che vengono messe in giro». I Dem sono certi di essere un passo avanti, ma sanno bene che la misura del distacco farà la differenza. Pierluigi Bersani, l’antagonista di Renzi, ex segretario, reduce da un’operazione, non si risparmia. La chiusura della campagna elettorale a Bologna se l’accolla lui con la capolista Alessandra Moretti. Dimostrazione d’affetto per l’ex leader da parte di tutto il Pd, renziani e non, nella roccaforte rossa dove la lista Tsipras pensa di sfondare. E Bersani batte sul tasto: «Il Pd è il partito riformista del secolo e va oltre Bersani e Renzi; la sinistra è inestirpabile ma dà frutti nel Pd». L’appello è a non restare a casa, ad andare a votare per cambiare in Europa. «Se ci fosse un boom dei 5Stelle sarebbe un guaio per l’Italia più che per il governo». La piazza bolognese s’infiamma quando Bersani dà l’alt ai grillini su Ber- linguer: «Il Pd non permette che si giochi a palla col nome e cognome di Enrico Berlinguer». Il M5Stelle e Casaleggio in piazza San Giovanni a Roma inneggiano e si appropriano del leader simbolo della sinistra, dell’uomo del rigore morale, della tradizione operaia. «Ho fatto più iniziative in questa campagna elettorale che in tutte le primarie», sottolinea Gianni Cuperlo, che è stato avversario di Renzi alle primarie del dicembre scorso. «È un voto politico fondamentale per il futuro dell’Italia e dell’Europa. Sono stupito se qualcuno si stupisce dell’impegno di tutti noi, senza appartenenza di correnti ». Cuperlo con Roberto Gualtieri, candidato all’europarlamento nella circoscrizione Centro, è al comizio di chiusura di Renzi a Firenze. «La campagna elettorale è stata corale, il partito ha reagito», commenta Gualtieri. Per la bolognese vice presidente del Pd, Sandra Zampa è l’unità dem l’unica salvezza. Guglielmo Epifani, ex segretario, ha chiuso in Campania. Ammette di temere le emozioni profonde che si agitano in questa tornata elettorale, però «il Pd dà il meglio di sé nei momenti difficili, anche la minoranza del partito si è impegnata».
Il fondatore del partito, Walter Veltroni non solo si è speso soprattutto nel Nord, Nord-est ma avverte: «Sono l’unico recordman che spera di essere battuto ». Il “suo” Pd, nel 2008 prese quasi il 34 per cento, il record per la sinistra italiana nella Seconda Repubblica. Spera in un risultato ancora migliore. La speranza deve però fare i conti con alcuni rischi, come quello che al Sud e nelle Isole il Pd sia in ritirata. Pippo Civati, altro sfidante di Renzi alle primarie, ricorda di non avere mai sottovalutato Grillo: «Ma la sfida è apertissima, per questo dobbiamo esserci tutti, con la massima concentrazione. Io nelle ultime settimane ho fatto 50 iniziative. Mi auguro Renzi comprenda che se siamo coinvolti tutti, le cose nel Pd vanno meglio».
Il premier alla partita decisiva: io legittimato dalla Costituzione
L’insistenza sul fatto che non c’è nesso tra governo e voto
di Maria Teresa Meli
ROMA — Arrivano decine di sondaggi sulla scrivania del premier. Alcuni affidabili. Altri assai meno. Ce ne sono di rassicuranti: danno cinque, sei punti di distacco rispetto al Movimento 5 Stelle. Ce ne sono di sconfortanti che dipingono un testa a testa, in cui il vincitore verrà deciso nelle ultime ventiquattro ore.
Il premier ha deciso di non impazzire appresso a quelle percentuali e a quelle previsioni, tanto più che il numero degli indecisi è ancora alto e quindi le rilevazioni non hanno una grande affidabilità. Meglio seguire l’istinto, che gli dice di andare avanti. Nemmeno la piazza di Roma, che pure non era stracolma, lo ha colpito, benché non gli abbia certamente fatto piacere. Ma a dire il vero se lo aspettava. E un po’ lo temeva: «Però le piazze sono sempre difficili, anche quella di Napoli, che pure era piena, non è stata una piazza facile». Non è quello che lo preoccupa: «Non è così che si misurano i voti», continua a ripetere ai suoi, convinto, com’è convinto, che l’Italia «non premierà i pagliacci e i buffoni», ma chi «cerca di governare e cambiare».
Però un filo d’ansia c’è. È inutile negarlo. Quante volte i sondaggi hanno sbagliato? Se fosse per i dati a sua disposizione Matteo Renzi dovrebbe stare tranquillo, ma siccome, per quanto sia giovane, fa politica da tempo, sa che non si può mai stare sicuri, perciò preferisce mettere le mani avanti: «In Francia Hollande arriverà terzo e nessuno si sognerà di dirgli di andarsene a casa. Perciò, come ho già detto, queste Europee non sono un referendum sul governo. Io me ne andrò a casa solo se me lo dirà il Parlamento».
Certo, ora che Renzi è sceso in campo in maniera così palese, ora che ha preso sulle sue spalle la campagna elettorale di un Pd che altrimenti faticava ad andare avanti, sarà più difficile per lui distinguere le sue sorti da quelle del Partito democratico. Ma il premier su questo punto non ha dubbi: non ci sarà nessun contraccolpo. Ne è sicuro. «Non credo di arrivare alla cifra di Veltroni», ammette. Ma questo non significa che non sia sicuro di battere il suo avversario: «E comunque la legittimazione non mi arriva dalle elezioni europee, ma dalla Costituzione». Il che non vuol dire che non avrebbe preferito di gran lunga approdare a Palazzo Chigi con un passaggio elettorale. Ma non è stato possibile.
Questo, però, a suo avviso non gli dà minore legittimazione. Anche se alcuni suoi alleati di governo lo pensano e lo temono. Il senatore Roberto Formigoni del Nuovo centrodestra, per esempio, è preoccupato: «Se Grillo arrivasse veramente primo sarebbe un problema, perché se insistesse con la sua richiesta di elezioni anticipate sarebbe complicato per Giorgio Napolitano dirgli di no, dopo tre governi nati non dalla volontà popolare. E allora si andrebbe alle elezioni con il Consultellum e in questo modo l’esito finale sarebbe quello di dare vita a un governo delle larghe intese con Berlusconi dentro». Curioso risultato per Grillo: quando si dice l’eterogenesi dei fini della politica.
Ma in questo momento Renzi non pensa assolutamente a uno scenario simile. Anzi, parla con i compagni di partito di tutt’altro: «Bisogna far partire un meccanismo che attivi la fiducia del Paese nei confronti dell’azione di questo governo. Nonostante le incertezze di questa campagna elettorale, siamo alla fine del nostro periodo buio, e se lo spread sta salendo non è per colpa di chissà quali complotti ma per colpa dei toni di Grillo che spaventano i mercati. Per questa ragione noi dobbiamo cercare di rassicurare gli investitori e di dimostrarci responsabili. Per la prima volta da tempo, infatti, mezzo mondo ha deciso di investire nuovamente in Italia e questa occasione non può essere sprecata: non possiamo allontanare i fondi esteri perché in Italia si aggira lo spauracchio di Grillo».
Dunque, il premier, nonostante le ansie e le preoccupazioni, si prepara già al 26 maggio e affida agli amici questo messaggio: «C’è un’unica condizione per cui io non posso continuare la legislatura: se vengo ricattato da Berlusconi, dai mandarini della burocrazia e dai conservatori della sinistra, allora sarò io ad andarmene, qualsiasi sia il risultato elettorale».
Repubblica 24.5.14
Per Renzi scatta il “soccorso rosso”
Da Bersani a D’Alema la “ditta” degli ex diessini corre in aiuto del premier: “Non è in discussione il governo”
Anche Enrico Letta mette da parte i dissapori con Matteo: “Lo ritengo giusto perché Attila è alle porte”
di Giovanna Casadio
ROMA . I rancori torneranno, ma dopo. I malumori, le contestazioni, le divisioni, i dissensi sono rinviati. Enrico Letta ad esempio - brutalmente defenestrato a febbraio da Palazzo Chigi proprio da Matteo Renzi - ha detto ai compagni dem che il momento è così grave, lo spettro del populismo di Grillo pericoloso al punto che in campagna elettorale ci sarebbe stato: «È giusto mobilitarsi perché Attila è alle porte». E ieri l’ex presidente del Consiglio traccia un bilancio delle tappe: «Brescia, Genova, San Miniato, Padova... sempre con i segretari regionali e i capilista». Il Pd alla fine è tornato. La “ditta”, al netto delle rottamazioni, si ritrova nel momento del pericolo. Scatta il “soccorso rosso”. E i conti, sempre aperti, slittano al post elezioni. Anche con la Cgil, che in passato si sarebbe mobilitata per riempire le piazze del centrosinistra e ora - è l’accusa che veniva mormorata venerdì durante il comizio di Renzi in una piazza del Popolo che si è riempita a fatica e svuotata in fretta se ne frega.
Ma non sono ore di recriminazioni. Massimo D’Alema è tra i primi a buttare il cuore oltre i risentimenti per dare la zampata contro Grillo. Il leader della realpolitik denuncia la manovra speculativa che accompagna il tam tam sulla marcia trionfale dei 5Stelle. «Credo che le voci sull’avanzata di Grillo a ridosso del Pd, che non hanno riscontro, siano anche il frutto di una manovra di speculazione finanziaria». Quale è stato infatti l’effetto? «Che lo spread è balzato verso l’alto e quindi poi chi le ha diffuse ha comprato titoli a maggior rendimento, bisogna stare molto attenti alle voci che vengono messe in giro». I Dem sono certi di essere un passo avanti, ma sanno bene che la misura del distacco farà la differenza. Pierluigi Bersani, l’antagonista di Renzi, ex segretario, reduce da un’operazione, non si risparmia. La chiusura della campagna elettorale a Bologna se l’accolla lui con la capolista Alessandra Moretti. Dimostrazione d’affetto per l’ex leader da parte di tutto il Pd, renziani e non, nella roccaforte rossa dove la lista Tsipras pensa di sfondare. E Bersani batte sul tasto: «Il Pd è il partito riformista del secolo e va oltre Bersani e Renzi; la sinistra è inestirpabile ma dà frutti nel Pd». L’appello è a non restare a casa, ad andare a votare per cambiare in Europa. «Se ci fosse un boom dei 5Stelle sarebbe un guaio per l’Italia più che per il governo». La piazza bolognese s’infiamma quando Bersani dà l’alt ai grillini su Ber- linguer: «Il Pd non permette che si giochi a palla col nome e cognome di Enrico Berlinguer». Il M5Stelle e Casaleggio in piazza San Giovanni a Roma inneggiano e si appropriano del leader simbolo della sinistra, dell’uomo del rigore morale, della tradizione operaia. «Ho fatto più iniziative in questa campagna elettorale che in tutte le primarie», sottolinea Gianni Cuperlo, che è stato avversario di Renzi alle primarie del dicembre scorso. «È un voto politico fondamentale per il futuro dell’Italia e dell’Europa. Sono stupito se qualcuno si stupisce dell’impegno di tutti noi, senza appartenenza di correnti ». Cuperlo con Roberto Gualtieri, candidato all’europarlamento nella circoscrizione Centro, è al comizio di chiusura di Renzi a Firenze. «La campagna elettorale è stata corale, il partito ha reagito», commenta Gualtieri. Per la bolognese vice presidente del Pd, Sandra Zampa è l’unità dem l’unica salvezza. Guglielmo Epifani, ex segretario, ha chiuso in Campania. Ammette di temere le emozioni profonde che si agitano in questa tornata elettorale, però «il Pd dà il meglio di sé nei momenti difficili, anche la minoranza del partito si è impegnata».
Il fondatore del partito, Walter Veltroni non solo si è speso soprattutto nel Nord, Nord-est ma avverte: «Sono l’unico recordman che spera di essere battuto ». Il “suo” Pd, nel 2008 prese quasi il 34 per cento, il record per la sinistra italiana nella Seconda Repubblica. Spera in un risultato ancora migliore. La speranza deve però fare i conti con alcuni rischi, come quello che al Sud e nelle Isole il Pd sia in ritirata. Pippo Civati, altro sfidante di Renzi alle primarie, ricorda di non avere mai sottovalutato Grillo: «Ma la sfida è apertissima, per questo dobbiamo esserci tutti, con la massima concentrazione. Io nelle ultime settimane ho fatto 50 iniziative. Mi auguro Renzi comprenda che se siamo coinvolti tutti, le cose nel Pd vanno meglio».
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