Cosa c'è dietro l'angolo
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Cosa c'è dietro l'angolo
Questa settimana i renziani di queste parti hanno ridotto i toni trionfalistici. Anzi, per tre giorni non si sono fatti vivi nei consueti luoghi di confronto.
L’ipotesi più accreditabile è che la latitanza sia attribuibile all’annuncio fatto lunedì scorso dal gruppo renziano dove si precisava per quest’anno gli 80 euro previsti ai lavoratori saranno solo un bonus. Una tantum. Dal 2015 si vedrà.
E’ lo stesso clima da stadio che si respira quando un mese prima del derby strombazzi a destra e a manca che vincere l’incontro sarà come bere un bicchier d’acqua.
Ma poi l’amara realtà ti sbatte in faccia che quel derby lo hai perso.
E’ tanto simile ad un clima da post derby che della partita manco si parla. Meglio ignorare. Così è anche per il “bonus” da 80 euro.
Sarebbe interessante conoscere il parere dei destinatari del bonus.
Molti lavoratori scettici ripeto in questi giorni: “Vedere cammello,…pagare moneta”, dove la moneta in questo caso è sostituita dal parere favorevole. Molti non si sono fidati e non si fidano. I devoti invece sono sempre accecati dalla fede.
Ieri al Senato è passata la legge sull’abolizione delle Provincie. Molti però non sono d’accordo. I più hanno votato sì per non andare a casa subito dopo un mese.
Di Maggio di PI dichiara:
Ddl Province, Di Maggio (PI): “Votarlo è un suicidio. Governo? Dilettanti allo sbaraglio”
Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/03/ ... io/271625/
“Gli slogan ormai sono diventati il must di questo governo. Il Ddl Province è un provvedimento talmente imbarazzante dal punto di vista normativo che votarlo è unsuicidio”. Così ai microfoni de ilfattoquotidiano.it, Salvatore Tito Di Maggio, senatore di Per l’Italia, spiega la sua decisione di votare contro il Ddl Delrio, che contiene disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni, e su cui il governo ha posto la fiducia, come ha annunciato in Aula il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. Una decisione che, tuttavia, potrebbe a questo punto non essere sufficiente a vincere le resistenze all’interno della maggioranza, visto che oltre a Di Maggio, anche il suo collega di partito, Maurizio Rossi, ha fatto sapere di votare contro. “Come possiamo pensare che Reggio Calabria possa diventare una città metropolitana e possa essere paragonata a Londra?”, si chiede Di Maggio che aggiunge: “Non si dà una mano al Paese votando provvedimenti come questi che non hanno né capo, né coda. Questo governo è formato da dilettanti allo sbaraglio”
di Manolo Lanaro
26 marzo 2014
L’ipotesi più accreditabile è che la latitanza sia attribuibile all’annuncio fatto lunedì scorso dal gruppo renziano dove si precisava per quest’anno gli 80 euro previsti ai lavoratori saranno solo un bonus. Una tantum. Dal 2015 si vedrà.
E’ lo stesso clima da stadio che si respira quando un mese prima del derby strombazzi a destra e a manca che vincere l’incontro sarà come bere un bicchier d’acqua.
Ma poi l’amara realtà ti sbatte in faccia che quel derby lo hai perso.
E’ tanto simile ad un clima da post derby che della partita manco si parla. Meglio ignorare. Così è anche per il “bonus” da 80 euro.
Sarebbe interessante conoscere il parere dei destinatari del bonus.
Molti lavoratori scettici ripeto in questi giorni: “Vedere cammello,…pagare moneta”, dove la moneta in questo caso è sostituita dal parere favorevole. Molti non si sono fidati e non si fidano. I devoti invece sono sempre accecati dalla fede.
Ieri al Senato è passata la legge sull’abolizione delle Provincie. Molti però non sono d’accordo. I più hanno votato sì per non andare a casa subito dopo un mese.
Di Maggio di PI dichiara:
Ddl Province, Di Maggio (PI): “Votarlo è un suicidio. Governo? Dilettanti allo sbaraglio”
Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/03/ ... io/271625/
“Gli slogan ormai sono diventati il must di questo governo. Il Ddl Province è un provvedimento talmente imbarazzante dal punto di vista normativo che votarlo è unsuicidio”. Così ai microfoni de ilfattoquotidiano.it, Salvatore Tito Di Maggio, senatore di Per l’Italia, spiega la sua decisione di votare contro il Ddl Delrio, che contiene disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni, e su cui il governo ha posto la fiducia, come ha annunciato in Aula il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. Una decisione che, tuttavia, potrebbe a questo punto non essere sufficiente a vincere le resistenze all’interno della maggioranza, visto che oltre a Di Maggio, anche il suo collega di partito, Maurizio Rossi, ha fatto sapere di votare contro. “Come possiamo pensare che Reggio Calabria possa diventare una città metropolitana e possa essere paragonata a Londra?”, si chiede Di Maggio che aggiunge: “Non si dà una mano al Paese votando provvedimenti come questi che non hanno né capo, né coda. Questo governo è formato da dilettanti allo sbaraglio”
di Manolo Lanaro
26 marzo 2014
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
“L’ultimo ad arrivar fu gamba corta”
Recita così un vecchio proverbio italiano che sta a significare : “Sei arrivato in ritardo”
Già alcuni intellettuali in questi mesi si sono accorti che il Pd è diventato un partito democristiano e lo hanno scritto.
Galli della Loggia, ci arriva per ultimo oggi dalle pagine del Corriere della Sera.
E’ veramente difficile vivere in un Paese come questo dove esiste una parte ben agguerrita di intellettuali che fanno i giocolieri al soldo della truffa, giocando con le parole per spingere il corso della storia nella direzione che non solo loro desiderano.
Della Loggia sostiene che il Pd oggi è chiamato a scegliere, obbligando la cultura postcomunista a fare fino in fondo una scelta politica realmente riformatrice.
Sono almeno quarant’anni che un gruppo di truffatori di ogni genere si esercitano nel proporre agli italiani le riforme. Della Loggia si spinge addirittura ad chiedere una politica riformatrice.
Ma una politica riformatrice non significa assolutamente nulla se non si spiega esattamente quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Quando si propone una riforma significa che ci saranno interessi di alcuni cittadini che verranno penalizzati a favore di altri.
Quando Monti va alla guida del governo nel 2011, dichiara che i conti dello Stato non sono in ordine.
Questo significa che la coppia Berlusconi – Tremonti ha operato in modo sbagliato portando fuori controllo i conti dello Stato.
E Monti che fa?
Incarica madama Fornero per correggere l’errore mettendo mano alla riforma del mondo del lavoro e delle pensioni.
Oltre agli esiti che sappiamo, sono le scelte che gridano vendetta.
Bastava ad esempio mettere mano ad una riforma sui soldi che da sempre lo Stato eroga a pioggia, a fondo perduto, alle imprese “amiche” che nel 2007, Marco Cobianchi di Panorama aveva quantificato in 30 miliardi di euro anno.
Ma dato che dietro questa erogazione ci stanno mazzette di tutti i tipi al mondo della politica e delle istituzioni, questa riforma Monti e successori hanno ritenuto che certi santuari non devono essere toccati, mentre era più facile operare su altre riforme verso classi che non hanno più santi in paradiso.
Ma l’articolo di Galli della Loggia dice molto di più.
IL PD E GLI INTELLETTUALI CONTRO
I sacerdoti del non si può
di Ernesto Galli della Loggia
Ancora una volta il Partito democratico è chiamato a scegliere. D’altra parte, se ci si pensa, è proprio questo il significato più generale dell’arrivo sulla scena di una figura come quella di Matteo Renzi: mettere il Pd con le spalle al muro, obbligare la cultura postcomunista a fare apertamente e fino in fondo una scelta a favore di una politica realmente riformatrice.
Politica riformatrice progressista, naturalmente, considerando la natura e la storia dei democratici.
Ma che in Italia - a causa della latitanza storica di una vera destra liberale: vedasi il fallimento di Berlusconi e di tutti quelli per vent’anni intorno a lui - non può non avere, necessariamente, anche caratteri e contenuti diciamo così non specificamente progressisti, non specificamente di sinistra, bensì dettati dalla necessità di dare spazio a efficienza, merito, razionalità, economicità: dunque, in un senso molto lato, anche caratteri e contenuti liberali.
Insomma, così come nella prima Repubblica la Democrazia cristiana svolse un ruolo di supplenza verso la destra, accogliendone molte istanze e punti di vista, e così costruì la propria egemonia, la stessa occasione e lo stesso compito sembrerebbero oggi toccare al Pd.
Ma per ragioni ben note la storia ha dato al Pd un interlocutore particolare che la Dc non aveva: il ceto degli intellettuali.
I quali, inclini in genere a un certo radicalismo, non impazziscono certo per la categoria delle riforme in quanto tale, specie poi quando queste non sono in armonia con il loro punto di vista o ancor di più quando contrastano con i loro feticci ideologici. Ed ecco infatti un nutrito e autorevolissimo gruppo di essi (da Gustavo Zagrebelsky a Stefano Rodotà, da Roberta De Monticelli a Salvatore Settis) scendere in campo venerdì scorso con un vibrante appello pubblicato sul Fatto Quotidiano contro le riforme costituzionali proposte dal Pd di Renzi.
Altro che riforme: si tratterebbe nei fatti, scrivono i nostri, di «un progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato (...) per creare un sistema autoritario che dà al presidente del Consiglio poteri padronali». Con il monocameralismo, ma in realtà «grazie all’attuazione del piano che era di Berlusconi», nascerebbe «l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi», «una democrazia plebiscitaria (...) che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare». Questo il tono e questi gli argomenti.
Che per la loro qualità non meritano commenti ma solo un’osservazione: che razza di Paese è quello in cui le migliori energie intellettuali non esitano a tradurre la loro legittima passione politica in pura faziosità, ignorando decenni (decenni!) di studi, di discussioni, di lavori di commissioni parlamentari, che hanno messo a fuoco in maniera approfonditissima i limiti del nostro impianto costituzionale di governo? E dunque la necessità di modificarlo spesso proprio nel senso che oggi si discute? È ammissibile che tuttora si possa sostenere che avere anche in Italia un capo dell’esecutivo dotato dei poteri che hanno tanti suoi omologhi in Europa, o una sola Camera rappresenti l’anticamera del fascismo? In verità la scelta a cui l’appello degli intellettuali radicali chiama il Partito democratico è una scelta cruciale per la sua identità di partito riformista, ma fin qui sempre rimandata: e cioè tracciare sulla propria sinistra una netta linea di confine e di deciso contrasto ideologico-culturale. Per decenni il Partito comunista unì a una pratica in larga misura socialdemocratica una benevola tolleranza nei confronti del più multiforme estremismo teorico, verso rivoluzionarismi di varia foggia e conio, verso le critiche radicaleggianti di ogni tipo all’ordine borghese. Si poteva essere iscritti al Pci e insieme essere luxemburghiani, filomaoisti, marcusiani, stalinisti. Fino a un certo punto si potè perfino guardare con qualche simpatia alla lotta armata: fino a quando cioè il Partito comunista stesso - resosi conto del pericolo mortale che ne veniva a lui e alla Repubblica - decise di reagire con brutale fermezza. Ma fu l’unica volta. Per il resto questa benevola tolleranza non solo appariva politicamente innocua (tanto a governare erano sempre gli altri) dando per giunta l’idea di un partito aperto che sapeva rendersi amici gli strati intellettuali ma, cosa più importante, consentiva pure di fare regolarmente il pieno dei voti a sinistra.
Il Partito democratico dovrebbe capire che per lui però le cose stanno in modo affatto diverso. Oggi specialmente, quando è al governo in una situazione di crisi grave del Paese e con una responsabilità mai così preponderante e diretta. È questa una responsabilità che dovrebbe implicare alcune ovvie incompatibilità. Tra le quali, per l’appunto, l’incompatibilità tra una linea riformatrice di governo e il sinistrismo radicaleggiante caro a non pochi intellettuali, sempre pronto, peraltro, all’agitazione piazzaiola o a divenire carburante per qualche formazione goscista. Un sinistrismo che dovrebbe obbligare il Pd, se non vuole alla fine restarne vittima, come altre volte gli è capitato, a fare muro esplicitamente, a uscire allo scoperto senza mezzi termini, e magari a contrattaccare; non già a tacere. Come invece tace singolarmente, ad esempio, l’Unità di ieri, la quale, invece che spendersi in qualche difesa delle riforme costituzionali del governo preferisce occuparsi di riservare una gelida accoglienza alle ragionevolissime critiche mosse dal governatore Visco ai vari corporativismi italiani (inclusi quelli dei sindacati), lasciandone il commento ai sarcasmi caricaturali di Staino.
Ma non è così, non è con questa mancanza di chiarezza, mi pare, che ci si può inoltrare in quel cammino sul quale tanta parte dell’opinione pubblica oggi aspetta di vedere avanzare il partito di maggioranza.
30 marzo 2014 | 08:49
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/politica/14_marz ... b15f.shtml
Recita così un vecchio proverbio italiano che sta a significare : “Sei arrivato in ritardo”
Già alcuni intellettuali in questi mesi si sono accorti che il Pd è diventato un partito democristiano e lo hanno scritto.
Galli della Loggia, ci arriva per ultimo oggi dalle pagine del Corriere della Sera.
E’ veramente difficile vivere in un Paese come questo dove esiste una parte ben agguerrita di intellettuali che fanno i giocolieri al soldo della truffa, giocando con le parole per spingere il corso della storia nella direzione che non solo loro desiderano.
Della Loggia sostiene che il Pd oggi è chiamato a scegliere, obbligando la cultura postcomunista a fare fino in fondo una scelta politica realmente riformatrice.
Sono almeno quarant’anni che un gruppo di truffatori di ogni genere si esercitano nel proporre agli italiani le riforme. Della Loggia si spinge addirittura ad chiedere una politica riformatrice.
Ma una politica riformatrice non significa assolutamente nulla se non si spiega esattamente quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Quando si propone una riforma significa che ci saranno interessi di alcuni cittadini che verranno penalizzati a favore di altri.
Quando Monti va alla guida del governo nel 2011, dichiara che i conti dello Stato non sono in ordine.
Questo significa che la coppia Berlusconi – Tremonti ha operato in modo sbagliato portando fuori controllo i conti dello Stato.
E Monti che fa?
Incarica madama Fornero per correggere l’errore mettendo mano alla riforma del mondo del lavoro e delle pensioni.
Oltre agli esiti che sappiamo, sono le scelte che gridano vendetta.
Bastava ad esempio mettere mano ad una riforma sui soldi che da sempre lo Stato eroga a pioggia, a fondo perduto, alle imprese “amiche” che nel 2007, Marco Cobianchi di Panorama aveva quantificato in 30 miliardi di euro anno.
Ma dato che dietro questa erogazione ci stanno mazzette di tutti i tipi al mondo della politica e delle istituzioni, questa riforma Monti e successori hanno ritenuto che certi santuari non devono essere toccati, mentre era più facile operare su altre riforme verso classi che non hanno più santi in paradiso.
Ma l’articolo di Galli della Loggia dice molto di più.
IL PD E GLI INTELLETTUALI CONTRO
I sacerdoti del non si può
di Ernesto Galli della Loggia
Ancora una volta il Partito democratico è chiamato a scegliere. D’altra parte, se ci si pensa, è proprio questo il significato più generale dell’arrivo sulla scena di una figura come quella di Matteo Renzi: mettere il Pd con le spalle al muro, obbligare la cultura postcomunista a fare apertamente e fino in fondo una scelta a favore di una politica realmente riformatrice.
Politica riformatrice progressista, naturalmente, considerando la natura e la storia dei democratici.
Ma che in Italia - a causa della latitanza storica di una vera destra liberale: vedasi il fallimento di Berlusconi e di tutti quelli per vent’anni intorno a lui - non può non avere, necessariamente, anche caratteri e contenuti diciamo così non specificamente progressisti, non specificamente di sinistra, bensì dettati dalla necessità di dare spazio a efficienza, merito, razionalità, economicità: dunque, in un senso molto lato, anche caratteri e contenuti liberali.
Insomma, così come nella prima Repubblica la Democrazia cristiana svolse un ruolo di supplenza verso la destra, accogliendone molte istanze e punti di vista, e così costruì la propria egemonia, la stessa occasione e lo stesso compito sembrerebbero oggi toccare al Pd.
Ma per ragioni ben note la storia ha dato al Pd un interlocutore particolare che la Dc non aveva: il ceto degli intellettuali.
I quali, inclini in genere a un certo radicalismo, non impazziscono certo per la categoria delle riforme in quanto tale, specie poi quando queste non sono in armonia con il loro punto di vista o ancor di più quando contrastano con i loro feticci ideologici. Ed ecco infatti un nutrito e autorevolissimo gruppo di essi (da Gustavo Zagrebelsky a Stefano Rodotà, da Roberta De Monticelli a Salvatore Settis) scendere in campo venerdì scorso con un vibrante appello pubblicato sul Fatto Quotidiano contro le riforme costituzionali proposte dal Pd di Renzi.
Altro che riforme: si tratterebbe nei fatti, scrivono i nostri, di «un progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato (...) per creare un sistema autoritario che dà al presidente del Consiglio poteri padronali». Con il monocameralismo, ma in realtà «grazie all’attuazione del piano che era di Berlusconi», nascerebbe «l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi», «una democrazia plebiscitaria (...) che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare». Questo il tono e questi gli argomenti.
Che per la loro qualità non meritano commenti ma solo un’osservazione: che razza di Paese è quello in cui le migliori energie intellettuali non esitano a tradurre la loro legittima passione politica in pura faziosità, ignorando decenni (decenni!) di studi, di discussioni, di lavori di commissioni parlamentari, che hanno messo a fuoco in maniera approfonditissima i limiti del nostro impianto costituzionale di governo? E dunque la necessità di modificarlo spesso proprio nel senso che oggi si discute? È ammissibile che tuttora si possa sostenere che avere anche in Italia un capo dell’esecutivo dotato dei poteri che hanno tanti suoi omologhi in Europa, o una sola Camera rappresenti l’anticamera del fascismo? In verità la scelta a cui l’appello degli intellettuali radicali chiama il Partito democratico è una scelta cruciale per la sua identità di partito riformista, ma fin qui sempre rimandata: e cioè tracciare sulla propria sinistra una netta linea di confine e di deciso contrasto ideologico-culturale. Per decenni il Partito comunista unì a una pratica in larga misura socialdemocratica una benevola tolleranza nei confronti del più multiforme estremismo teorico, verso rivoluzionarismi di varia foggia e conio, verso le critiche radicaleggianti di ogni tipo all’ordine borghese. Si poteva essere iscritti al Pci e insieme essere luxemburghiani, filomaoisti, marcusiani, stalinisti. Fino a un certo punto si potè perfino guardare con qualche simpatia alla lotta armata: fino a quando cioè il Partito comunista stesso - resosi conto del pericolo mortale che ne veniva a lui e alla Repubblica - decise di reagire con brutale fermezza. Ma fu l’unica volta. Per il resto questa benevola tolleranza non solo appariva politicamente innocua (tanto a governare erano sempre gli altri) dando per giunta l’idea di un partito aperto che sapeva rendersi amici gli strati intellettuali ma, cosa più importante, consentiva pure di fare regolarmente il pieno dei voti a sinistra.
Il Partito democratico dovrebbe capire che per lui però le cose stanno in modo affatto diverso. Oggi specialmente, quando è al governo in una situazione di crisi grave del Paese e con una responsabilità mai così preponderante e diretta. È questa una responsabilità che dovrebbe implicare alcune ovvie incompatibilità. Tra le quali, per l’appunto, l’incompatibilità tra una linea riformatrice di governo e il sinistrismo radicaleggiante caro a non pochi intellettuali, sempre pronto, peraltro, all’agitazione piazzaiola o a divenire carburante per qualche formazione goscista. Un sinistrismo che dovrebbe obbligare il Pd, se non vuole alla fine restarne vittima, come altre volte gli è capitato, a fare muro esplicitamente, a uscire allo scoperto senza mezzi termini, e magari a contrattaccare; non già a tacere. Come invece tace singolarmente, ad esempio, l’Unità di ieri, la quale, invece che spendersi in qualche difesa delle riforme costituzionali del governo preferisce occuparsi di riservare una gelida accoglienza alle ragionevolissime critiche mosse dal governatore Visco ai vari corporativismi italiani (inclusi quelli dei sindacati), lasciandone il commento ai sarcasmi caricaturali di Staino.
Ma non è così, non è con questa mancanza di chiarezza, mi pare, che ci si può inoltrare in quel cammino sul quale tanta parte dell’opinione pubblica oggi aspetta di vedere avanzare il partito di maggioranza.
30 marzo 2014 | 08:49
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
“L’ultimo ad arrivar fu gamba corta”
Recita così un vecchio proverbio italiano che sta a significare : “Sei arrivato in ritardo”
Già alcuni intellettuali in questi mesi si sono accorti che il Pd è diventato un partito democristiano e lo hanno scritto.
Galli della Loggia, ci arriva per ultimo oggi dalle pagine del Corriere della Sera.
E’ veramente difficile vivere in un Paese come questo dove esiste una parte ben agguerrita di intellettuali che fanno i giocolieri al soldo della truffa, giocando con le parole per spingere il corso della storia nella direzione che non solo loro desiderano.
Della Loggia sostiene che il Pd oggi è chiamato a scegliere, obbligando la cultura postcomunista a fare fino in fondo una scelta politica realmente riformatrice.
Sono almeno quarant’anni che un gruppo di truffatori di ogni genere si esercitano nel proporre agli italiani le riforme. Della Loggia si spinge addirittura ad chiedere una politica riformatrice.
Ma una politica riformatrice non significa assolutamente nulla se non si spiega esattamente quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Quando si propone una riforma significa che ci saranno interessi di alcuni cittadini che verranno penalizzati a favore di altri.
Quando Monti va alla guida del governo nel 2011, dichiara che i conti dello Stato non sono in ordine.
Questo significa che la coppia Berlusconi – Tremonti ha operato in modo sbagliato portando fuori controllo i conti dello Stato.
E Monti che fa?
Incarica madama Fornero per correggere l’errore mettendo mano alla riforma del mondo del lavoro e delle pensioni.
Oltre agli esiti che sappiamo, sono le scelte che gridano vendetta.
Bastava ad esempio mettere mano ad una riforma sui soldi che da sempre lo Stato eroga a pioggia, a fondo perduto, alle imprese “amiche” che nel 2007, Marco Cobianchi di Panorama aveva quantificato in 30 miliardi di euro anno.
Ma dato che dietro questa erogazione ci stanno mazzette di tutti i tipi al mondo della politica e delle istituzioni, questa riforma Monti e successori hanno ritenuto che certi santuari non devono essere toccati, mentre era più facile operare su altre riforme verso classi che non hanno più santi in paradiso.
Ma l’articolo di Galli della Loggia dice molto di più.
IL PD E GLI INTELLETTUALI CONTRO
I sacerdoti del non si può
di Ernesto Galli della Loggia
Ancora una volta il Partito democratico è chiamato a scegliere. D’altra parte, se ci si pensa, è proprio questo il significato più generale dell’arrivo sulla scena di una figura come quella di Matteo Renzi: mettere il Pd con le spalle al muro, obbligare la cultura postcomunista a fare apertamente e fino in fondo una scelta a favore di una politica realmente riformatrice.
Politica riformatrice progressista, naturalmente, considerando la natura e la storia dei democratici.
Ma che in Italia - a causa della latitanza storica di una vera destra liberale: vedasi il fallimento di Berlusconi e di tutti quelli per vent’anni intorno a lui - non può non avere, necessariamente, anche caratteri e contenuti diciamo così non specificamente progressisti, non specificamente di sinistra, bensì dettati dalla necessità di dare spazio a efficienza, merito, razionalità, economicità: dunque, in un senso molto lato, anche caratteri e contenuti liberali.
Insomma, così come nella prima Repubblica la Democrazia cristiana svolse un ruolo di supplenza verso la destra, accogliendone molte istanze e punti di vista, e così costruì la propria egemonia, la stessa occasione e lo stesso compito sembrerebbero oggi toccare al Pd.
Ma per ragioni ben note la storia ha dato al Pd un interlocutore particolare che la Dc non aveva: il ceto degli intellettuali.
I quali, inclini in genere a un certo radicalismo, non impazziscono certo per la categoria delle riforme in quanto tale, specie poi quando queste non sono in armonia con il loro punto di vista o ancor di più quando contrastano con i loro feticci ideologici. Ed ecco infatti un nutrito e autorevolissimo gruppo di essi (da Gustavo Zagrebelsky a Stefano Rodotà, da Roberta De Monticelli a Salvatore Settis) scendere in campo venerdì scorso con un vibrante appello pubblicato sul Fatto Quotidiano contro le riforme costituzionali proposte dal Pd di Renzi.
Altro che riforme: si tratterebbe nei fatti, scrivono i nostri, di «un progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato (...) per creare un sistema autoritario che dà al presidente del Consiglio poteri padronali». Con il monocameralismo, ma in realtà «grazie all’attuazione del piano che era di Berlusconi», nascerebbe «l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi», «una democrazia plebiscitaria (...) che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare». Questo il tono e questi gli argomenti.
Che per la loro qualità non meritano commenti ma solo un’osservazione: che razza di Paese è quello in cui le migliori energie intellettuali non esitano a tradurre la loro legittima passione politica in pura faziosità, ignorando decenni (decenni!) di studi, di discussioni, di lavori di commissioni parlamentari, che hanno messo a fuoco in maniera approfonditissima i limiti del nostro impianto costituzionale di governo? E dunque la necessità di modificarlo spesso proprio nel senso che oggi si discute? È ammissibile che tuttora si possa sostenere che avere anche in Italia un capo dell’esecutivo dotato dei poteri che hanno tanti suoi omologhi in Europa, o una sola Camera rappresenti l’anticamera del fascismo? In verità la scelta a cui l’appello degli intellettuali radicali chiama il Partito democratico è una scelta cruciale per la sua identità di partito riformista, ma fin qui sempre rimandata: e cioè tracciare sulla propria sinistra una netta linea di confine e di deciso contrasto ideologico-culturale. Per decenni il Partito comunista unì a una pratica in larga misura socialdemocratica una benevola tolleranza nei confronti del più multiforme estremismo teorico, verso rivoluzionarismi di varia foggia e conio, verso le critiche radicaleggianti di ogni tipo all’ordine borghese. Si poteva essere iscritti al Pci e insieme essere luxemburghiani, filomaoisti, marcusiani, stalinisti. Fino a un certo punto si potè perfino guardare con qualche simpatia alla lotta armata: fino a quando cioè il Partito comunista stesso - resosi conto del pericolo mortale che ne veniva a lui e alla Repubblica - decise di reagire con brutale fermezza. Ma fu l’unica volta. Per il resto questa benevola tolleranza non solo appariva politicamente innocua (tanto a governare erano sempre gli altri) dando per giunta l’idea di un partito aperto che sapeva rendersi amici gli strati intellettuali ma, cosa più importante, consentiva pure di fare regolarmente il pieno dei voti a sinistra.
Il Partito democratico dovrebbe capire che per lui però le cose stanno in modo affatto diverso. Oggi specialmente, quando è al governo in una situazione di crisi grave del Paese e con una responsabilità mai così preponderante e diretta. È questa una responsabilità che dovrebbe implicare alcune ovvie incompatibilità. Tra le quali, per l’appunto, l’incompatibilità tra una linea riformatrice di governo e il sinistrismo radicaleggiante caro a non pochi intellettuali, sempre pronto, peraltro, all’agitazione piazzaiola o a divenire carburante per qualche formazione goscista. Un sinistrismo che dovrebbe obbligare il Pd, se non vuole alla fine restarne vittima, come altre volte gli è capitato, a fare muro esplicitamente, a uscire allo scoperto senza mezzi termini, e magari a contrattaccare; non già a tacere. Come invece tace singolarmente, ad esempio, l’Unità di ieri, la quale, invece che spendersi in qualche difesa delle riforme costituzionali del governo preferisce occuparsi di riservare una gelida accoglienza alle ragionevolissime critiche mosse dal governatore Visco ai vari corporativismi italiani (inclusi quelli dei sindacati), lasciandone il commento ai sarcasmi caricaturali di Staino.
Ma non è così, non è con questa mancanza di chiarezza, mi pare, che ci si può inoltrare in quel cammino sul quale tanta parte dell’opinione pubblica oggi aspetta di vedere avanzare il partito di maggioranza.
30 marzo 2014 | 08:49
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/politica/14_marz ... b15f.shtml
Recita così un vecchio proverbio italiano che sta a significare : “Sei arrivato in ritardo”
Già alcuni intellettuali in questi mesi si sono accorti che il Pd è diventato un partito democristiano e lo hanno scritto.
Galli della Loggia, ci arriva per ultimo oggi dalle pagine del Corriere della Sera.
E’ veramente difficile vivere in un Paese come questo dove esiste una parte ben agguerrita di intellettuali che fanno i giocolieri al soldo della truffa, giocando con le parole per spingere il corso della storia nella direzione che non solo loro desiderano.
Della Loggia sostiene che il Pd oggi è chiamato a scegliere, obbligando la cultura postcomunista a fare fino in fondo una scelta politica realmente riformatrice.
Sono almeno quarant’anni che un gruppo di truffatori di ogni genere si esercitano nel proporre agli italiani le riforme. Della Loggia si spinge addirittura ad chiedere una politica riformatrice.
Ma una politica riformatrice non significa assolutamente nulla se non si spiega esattamente quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Quando si propone una riforma significa che ci saranno interessi di alcuni cittadini che verranno penalizzati a favore di altri.
Quando Monti va alla guida del governo nel 2011, dichiara che i conti dello Stato non sono in ordine.
Questo significa che la coppia Berlusconi – Tremonti ha operato in modo sbagliato portando fuori controllo i conti dello Stato.
E Monti che fa?
Incarica madama Fornero per correggere l’errore mettendo mano alla riforma del mondo del lavoro e delle pensioni.
Oltre agli esiti che sappiamo, sono le scelte che gridano vendetta.
Bastava ad esempio mettere mano ad una riforma sui soldi che da sempre lo Stato eroga a pioggia, a fondo perduto, alle imprese “amiche” che nel 2007, Marco Cobianchi di Panorama aveva quantificato in 30 miliardi di euro anno.
Ma dato che dietro questa erogazione ci stanno mazzette di tutti i tipi al mondo della politica e delle istituzioni, questa riforma Monti e successori hanno ritenuto che certi santuari non devono essere toccati, mentre era più facile operare su altre riforme verso classi che non hanno più santi in paradiso.
Ma l’articolo di Galli della Loggia dice molto di più.
IL PD E GLI INTELLETTUALI CONTRO
I sacerdoti del non si può
di Ernesto Galli della Loggia
Ancora una volta il Partito democratico è chiamato a scegliere. D’altra parte, se ci si pensa, è proprio questo il significato più generale dell’arrivo sulla scena di una figura come quella di Matteo Renzi: mettere il Pd con le spalle al muro, obbligare la cultura postcomunista a fare apertamente e fino in fondo una scelta a favore di una politica realmente riformatrice.
Politica riformatrice progressista, naturalmente, considerando la natura e la storia dei democratici.
Ma che in Italia - a causa della latitanza storica di una vera destra liberale: vedasi il fallimento di Berlusconi e di tutti quelli per vent’anni intorno a lui - non può non avere, necessariamente, anche caratteri e contenuti diciamo così non specificamente progressisti, non specificamente di sinistra, bensì dettati dalla necessità di dare spazio a efficienza, merito, razionalità, economicità: dunque, in un senso molto lato, anche caratteri e contenuti liberali.
Insomma, così come nella prima Repubblica la Democrazia cristiana svolse un ruolo di supplenza verso la destra, accogliendone molte istanze e punti di vista, e così costruì la propria egemonia, la stessa occasione e lo stesso compito sembrerebbero oggi toccare al Pd.
Ma per ragioni ben note la storia ha dato al Pd un interlocutore particolare che la Dc non aveva: il ceto degli intellettuali.
I quali, inclini in genere a un certo radicalismo, non impazziscono certo per la categoria delle riforme in quanto tale, specie poi quando queste non sono in armonia con il loro punto di vista o ancor di più quando contrastano con i loro feticci ideologici. Ed ecco infatti un nutrito e autorevolissimo gruppo di essi (da Gustavo Zagrebelsky a Stefano Rodotà, da Roberta De Monticelli a Salvatore Settis) scendere in campo venerdì scorso con un vibrante appello pubblicato sul Fatto Quotidiano contro le riforme costituzionali proposte dal Pd di Renzi.
Altro che riforme: si tratterebbe nei fatti, scrivono i nostri, di «un progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato (...) per creare un sistema autoritario che dà al presidente del Consiglio poteri padronali». Con il monocameralismo, ma in realtà «grazie all’attuazione del piano che era di Berlusconi», nascerebbe «l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi», «una democrazia plebiscitaria (...) che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare». Questo il tono e questi gli argomenti.
Che per la loro qualità non meritano commenti ma solo un’osservazione: che razza di Paese è quello in cui le migliori energie intellettuali non esitano a tradurre la loro legittima passione politica in pura faziosità, ignorando decenni (decenni!) di studi, di discussioni, di lavori di commissioni parlamentari, che hanno messo a fuoco in maniera approfonditissima i limiti del nostro impianto costituzionale di governo? E dunque la necessità di modificarlo spesso proprio nel senso che oggi si discute? È ammissibile che tuttora si possa sostenere che avere anche in Italia un capo dell’esecutivo dotato dei poteri che hanno tanti suoi omologhi in Europa, o una sola Camera rappresenti l’anticamera del fascismo? In verità la scelta a cui l’appello degli intellettuali radicali chiama il Partito democratico è una scelta cruciale per la sua identità di partito riformista, ma fin qui sempre rimandata: e cioè tracciare sulla propria sinistra una netta linea di confine e di deciso contrasto ideologico-culturale. Per decenni il Partito comunista unì a una pratica in larga misura socialdemocratica una benevola tolleranza nei confronti del più multiforme estremismo teorico, verso rivoluzionarismi di varia foggia e conio, verso le critiche radicaleggianti di ogni tipo all’ordine borghese. Si poteva essere iscritti al Pci e insieme essere luxemburghiani, filomaoisti, marcusiani, stalinisti. Fino a un certo punto si potè perfino guardare con qualche simpatia alla lotta armata: fino a quando cioè il Partito comunista stesso - resosi conto del pericolo mortale che ne veniva a lui e alla Repubblica - decise di reagire con brutale fermezza. Ma fu l’unica volta. Per il resto questa benevola tolleranza non solo appariva politicamente innocua (tanto a governare erano sempre gli altri) dando per giunta l’idea di un partito aperto che sapeva rendersi amici gli strati intellettuali ma, cosa più importante, consentiva pure di fare regolarmente il pieno dei voti a sinistra.
Il Partito democratico dovrebbe capire che per lui però le cose stanno in modo affatto diverso. Oggi specialmente, quando è al governo in una situazione di crisi grave del Paese e con una responsabilità mai così preponderante e diretta. È questa una responsabilità che dovrebbe implicare alcune ovvie incompatibilità. Tra le quali, per l’appunto, l’incompatibilità tra una linea riformatrice di governo e il sinistrismo radicaleggiante caro a non pochi intellettuali, sempre pronto, peraltro, all’agitazione piazzaiola o a divenire carburante per qualche formazione goscista. Un sinistrismo che dovrebbe obbligare il Pd, se non vuole alla fine restarne vittima, come altre volte gli è capitato, a fare muro esplicitamente, a uscire allo scoperto senza mezzi termini, e magari a contrattaccare; non già a tacere. Come invece tace singolarmente, ad esempio, l’Unità di ieri, la quale, invece che spendersi in qualche difesa delle riforme costituzionali del governo preferisce occuparsi di riservare una gelida accoglienza alle ragionevolissime critiche mosse dal governatore Visco ai vari corporativismi italiani (inclusi quelli dei sindacati), lasciandone il commento ai sarcasmi caricaturali di Staino.
Ma non è così, non è con questa mancanza di chiarezza, mi pare, che ci si può inoltrare in quel cammino sul quale tanta parte dell’opinione pubblica oggi aspetta di vedere avanzare il partito di maggioranza.
30 marzo 2014 | 08:49
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http://www.corriere.it/politica/14_marz ... b15f.shtml
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
Chi dimentica la storia è costretto a riviverla
Primo Levi
Dagospia se la cava in questo modo per definire quanto sta accadendo:
DIPARTITO DEMOCRATICO - LA SINISTRA HA PASSATO VENT’ANNI A INFAMARE IL “PARTITO AZIENDA” DI BERLUSCONI E OGGI NON FIATA DAVANTI AL DUCETTO RENZI CHE METTE TUTTI IN RIGA, TRASFORMANDO IL PARTITO IN UNA SIGNORIA - - -
La mutazione antropologica del Pd è compiuta: da partito-comunità, dove tutti parlano e nessuno decide (né vince), si è passato alla satrapia del Capo e dei suoi fedelissimi - AL punto che a Milano è apparso lo striscione “Forza Renzi”, a sottolineare che per Matteo il Pd è più una palla al piede che un valore aggiunto…
…………..dove tutti parlano e nessuno decide (né vince).
Questa citazione è una sciocchezza. La realtà è che nell’ultimo ventennio il Pds e Ds e Margherita non hanno avuto una classe politica, e quindi dei leader all’altezza della situazione.
L’Ulivo vince due volte grazie a Romano Prodi.
L’assurdo è che Prodi, è l’unico ad aver battuto nelle condizioni del passato, il super maestro del marketing Silvio Berlusconi, pur essendo un’autentica schiappa nella comunicazione.
Prodi fa cadere le calzette quando comunica, ma abbiamo sempre saputo che era in grado di governare senza essere un ducetto.
Se per due volte è caduto al secondo anno di governo è perché ha avuto attorno a sé personaggi che invece di remare nella stessa direzione, si sono adoperati di segargli le gambe.
Berlusconi è stato negli ultimi vent’anni il numero uno nel saper comunicare e vincere le elezioni. Poi come tutti questi personaggi bravi di lingua, non sanno governare.
Questo dimostra che per battere un piazzista come Berlusconi, ci vuole qualcuno con grandi capacità come Prodi.
Il Pd non ha mai avuto uomini del calibro di Prodi.
Il fatto che il Pd abbia subito una mutazione antropologica, e questo è vero perché lo tocco con mano tutti i giorni con i sinistri pro Renzi, è preoccupante perché è un precedente simile a quanto accaduto tra il 1919 e il 1922 in Italia.
***
1 - È GIÀ IL PARTITO DI MATTEO? PER ORA C'È "FORZA RENZI!"
Jacopo Iacoboni per "la Stampa"
«Forza Renzi». E d'incanto, passeggiando ieri a Milano, l'incubo più incubo di bersaniani, dalemiani e varie altre fresche tribù della sinistra era diventato realtà: la mutazione antropologica compiuta, la devastazione finale, il leaderismo becero fatto e finito. Insomma: dal Pd a «Forza Renzi».
Lo striscione se ne stava lì, sfrontato in mezzo a corso Buenos Aires, davanti a Porta Venezia, accanto al negozio di Hilfiger e alla pubblicità, giallognola e rossa, di un sexy shop (poi bisognerà riflettere sulla simbologia di queste vicinanze). «Forza Renzi». La scritta rossa, una firma in verde, «Gli amici di Milano», la faccia di Renzi sulla sinistra, e sulla destra un gruppo di ragazzi - alla minoranza del Pd dovranno certamente sembrare dei giovani berlusconiani, forse peronisti - che esultano. Inaudito.
Nei giorni in cui l'unica scelta assennata sarebbe mettere il nome di Renzi nel simbolo alle europee - accanto al logo Pd? in grande? in piccolo? o addirittura, blasfemia, solo il nome Renzi? - l'improvvisa epifania dello striscione milanese colpiva molti. «Sarà l'inizio di una campagna personalizzata?», domandava per esempio Gad Lerner.
No, nessuna campagna personalizzata, né nel Pd, né nei comitati renziani milanesi nessuno ha lanciato una campagna, e neanche in «Milano metropoli», l'associazione che si costituirà come il referente di tutti i comitati renziani. Lo striscione è opera dei commercianti di quel tratto di Buenos Aires.
E qui si apre un interessante capitolo: lo stesso gruppo di persone in passato ha già partorito, almeno altre tre volte, trovate analoghe, e sempre per la destra, mai per un uomo del centrosinistra. Fecero uno striscione per il Senatùr (tutto verde, è gente pragmatica), «W Bossi re del nord!!»; acclamarono la Moratti sindaca del berlusco-leghismo, «Buon Natale per Letizia»; soprattutto organizzarono una rumorosa iniziativa per chi? Ovviamente per lui, il Silvio: nel 2009 gli fecero lo stesso omaggio durante una manifestazione per rilanciare il suo governo, già abbastanza moribondo.
Paolo Uguccione, uno di questi commercianti, spiega il senso: «Oggi Renzi è il meglio sul mercato. Peccato sia del Pd, un partito litigioso». E ora ripetiamo il mantra: è una bestemmia, uno scandalo, basta col leaderismo e meglio perdere coi voti di sinistra che vincere coi voti dei commercianti.
Primo Levi
Dagospia se la cava in questo modo per definire quanto sta accadendo:
DIPARTITO DEMOCRATICO - LA SINISTRA HA PASSATO VENT’ANNI A INFAMARE IL “PARTITO AZIENDA” DI BERLUSCONI E OGGI NON FIATA DAVANTI AL DUCETTO RENZI CHE METTE TUTTI IN RIGA, TRASFORMANDO IL PARTITO IN UNA SIGNORIA - - -
La mutazione antropologica del Pd è compiuta: da partito-comunità, dove tutti parlano e nessuno decide (né vince), si è passato alla satrapia del Capo e dei suoi fedelissimi - AL punto che a Milano è apparso lo striscione “Forza Renzi”, a sottolineare che per Matteo il Pd è più una palla al piede che un valore aggiunto…
…………..dove tutti parlano e nessuno decide (né vince).
Questa citazione è una sciocchezza. La realtà è che nell’ultimo ventennio il Pds e Ds e Margherita non hanno avuto una classe politica, e quindi dei leader all’altezza della situazione.
L’Ulivo vince due volte grazie a Romano Prodi.
L’assurdo è che Prodi, è l’unico ad aver battuto nelle condizioni del passato, il super maestro del marketing Silvio Berlusconi, pur essendo un’autentica schiappa nella comunicazione.
Prodi fa cadere le calzette quando comunica, ma abbiamo sempre saputo che era in grado di governare senza essere un ducetto.
Se per due volte è caduto al secondo anno di governo è perché ha avuto attorno a sé personaggi che invece di remare nella stessa direzione, si sono adoperati di segargli le gambe.
Berlusconi è stato negli ultimi vent’anni il numero uno nel saper comunicare e vincere le elezioni. Poi come tutti questi personaggi bravi di lingua, non sanno governare.
Questo dimostra che per battere un piazzista come Berlusconi, ci vuole qualcuno con grandi capacità come Prodi.
Il Pd non ha mai avuto uomini del calibro di Prodi.
Il fatto che il Pd abbia subito una mutazione antropologica, e questo è vero perché lo tocco con mano tutti i giorni con i sinistri pro Renzi, è preoccupante perché è un precedente simile a quanto accaduto tra il 1919 e il 1922 in Italia.
***
1 - È GIÀ IL PARTITO DI MATTEO? PER ORA C'È "FORZA RENZI!"
Jacopo Iacoboni per "la Stampa"
«Forza Renzi». E d'incanto, passeggiando ieri a Milano, l'incubo più incubo di bersaniani, dalemiani e varie altre fresche tribù della sinistra era diventato realtà: la mutazione antropologica compiuta, la devastazione finale, il leaderismo becero fatto e finito. Insomma: dal Pd a «Forza Renzi».
Lo striscione se ne stava lì, sfrontato in mezzo a corso Buenos Aires, davanti a Porta Venezia, accanto al negozio di Hilfiger e alla pubblicità, giallognola e rossa, di un sexy shop (poi bisognerà riflettere sulla simbologia di queste vicinanze). «Forza Renzi». La scritta rossa, una firma in verde, «Gli amici di Milano», la faccia di Renzi sulla sinistra, e sulla destra un gruppo di ragazzi - alla minoranza del Pd dovranno certamente sembrare dei giovani berlusconiani, forse peronisti - che esultano. Inaudito.
Nei giorni in cui l'unica scelta assennata sarebbe mettere il nome di Renzi nel simbolo alle europee - accanto al logo Pd? in grande? in piccolo? o addirittura, blasfemia, solo il nome Renzi? - l'improvvisa epifania dello striscione milanese colpiva molti. «Sarà l'inizio di una campagna personalizzata?», domandava per esempio Gad Lerner.
No, nessuna campagna personalizzata, né nel Pd, né nei comitati renziani milanesi nessuno ha lanciato una campagna, e neanche in «Milano metropoli», l'associazione che si costituirà come il referente di tutti i comitati renziani. Lo striscione è opera dei commercianti di quel tratto di Buenos Aires.
E qui si apre un interessante capitolo: lo stesso gruppo di persone in passato ha già partorito, almeno altre tre volte, trovate analoghe, e sempre per la destra, mai per un uomo del centrosinistra. Fecero uno striscione per il Senatùr (tutto verde, è gente pragmatica), «W Bossi re del nord!!»; acclamarono la Moratti sindaca del berlusco-leghismo, «Buon Natale per Letizia»; soprattutto organizzarono una rumorosa iniziativa per chi? Ovviamente per lui, il Silvio: nel 2009 gli fecero lo stesso omaggio durante una manifestazione per rilanciare il suo governo, già abbastanza moribondo.
Paolo Uguccione, uno di questi commercianti, spiega il senso: «Oggi Renzi è il meglio sul mercato. Peccato sia del Pd, un partito litigioso». E ora ripetiamo il mantra: è una bestemmia, uno scandalo, basta col leaderismo e meglio perdere coi voti di sinistra che vincere coi voti dei commercianti.
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
A UNA SETTIMANA DAL VOTO
Secondo Libero
Napolitano, Renzi, Pd: cosa succede se Grillo prende il 30%
14 maggio 2014
Alle elezioni mancano ancora dieci giorni, ma nel Partito democratico c'è già chi sta facendo i conti. Sono le "minoranze", pronte a mettere Matteo Renzi sul banco degli imputati. Non tanto, come spiega il sito dagospia.com, per il risultato che otterrà il Pd. Ma per quello che potrebbe ottenere Beppe Grillo. Gli ultimi sondaggi, infatti, davano il partito di maggioranza relativa sopra il 30%. Complice, però una in questi termini (20%) inattesa debolezza di Forza Italia, Grillo potrebbe "pericolosamente" avvicinarsi a quella soglia, al punto che alcune consultazioni demoscopiche lo davano addirittura un paio di punti sotto il partito guidato da Matteo Renzi.
Il quale, il 26 maggio, potrebbe trovarsi in grosse difficoltà nello spiegare il boom populista.
Le varie minoranze del Pd gli imputerebbero una responsabilità oggettiva per l'essere il premier il primo responsabile dei populismi attraverso le politiche attuate dal governo; e una responsabilità soggettiva individuabile nell'accordo sulle riforme con Silvio Berlusconi, che potrebbe spingere una parte di elettori del pd verso l'antipolitica.
Il boom di Grillo potrebbe quindi costare a renzi la segreteria Pd.
Oltre al fatto che, difficilmente, con i 5 Stelle intorno al 30% è ipotizzabile un ritorno alle urne nel 2015.
Non va dimenticato, infatti, che l'Italicum è stato messo a punto sull'ipotesi di un testa a testa Pd-Forza Italia.
E un Grillo saldamente al secondo posto potrebbe rimescolare pure le carte della riforma della legge elettorale.
Non bastasse, il risultato dei 5 Stelle avrebbe conseguenze pure al Quirinale: nell'accettare il secondo mandato da presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano aveva infatti specificato che sarebbe rimasto in carica fino a quando l'Italia fosse stata "davvero in sicurezza".
Scenario poco compatibile con quello di un Movimento 5 Stelle che incalza il Pd. E scenario nel quale Napolitano resterebbe saldamente al suo posto.
Secondo Libero
Napolitano, Renzi, Pd: cosa succede se Grillo prende il 30%
14 maggio 2014
Alle elezioni mancano ancora dieci giorni, ma nel Partito democratico c'è già chi sta facendo i conti. Sono le "minoranze", pronte a mettere Matteo Renzi sul banco degli imputati. Non tanto, come spiega il sito dagospia.com, per il risultato che otterrà il Pd. Ma per quello che potrebbe ottenere Beppe Grillo. Gli ultimi sondaggi, infatti, davano il partito di maggioranza relativa sopra il 30%. Complice, però una in questi termini (20%) inattesa debolezza di Forza Italia, Grillo potrebbe "pericolosamente" avvicinarsi a quella soglia, al punto che alcune consultazioni demoscopiche lo davano addirittura un paio di punti sotto il partito guidato da Matteo Renzi.
Il quale, il 26 maggio, potrebbe trovarsi in grosse difficoltà nello spiegare il boom populista.
Le varie minoranze del Pd gli imputerebbero una responsabilità oggettiva per l'essere il premier il primo responsabile dei populismi attraverso le politiche attuate dal governo; e una responsabilità soggettiva individuabile nell'accordo sulle riforme con Silvio Berlusconi, che potrebbe spingere una parte di elettori del pd verso l'antipolitica.
Il boom di Grillo potrebbe quindi costare a renzi la segreteria Pd.
Oltre al fatto che, difficilmente, con i 5 Stelle intorno al 30% è ipotizzabile un ritorno alle urne nel 2015.
Non va dimenticato, infatti, che l'Italicum è stato messo a punto sull'ipotesi di un testa a testa Pd-Forza Italia.
E un Grillo saldamente al secondo posto potrebbe rimescolare pure le carte della riforma della legge elettorale.
Non bastasse, il risultato dei 5 Stelle avrebbe conseguenze pure al Quirinale: nell'accettare il secondo mandato da presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano aveva infatti specificato che sarebbe rimasto in carica fino a quando l'Italia fosse stata "davvero in sicurezza".
Scenario poco compatibile con quello di un Movimento 5 Stelle che incalza il Pd. E scenario nel quale Napolitano resterebbe saldamente al suo posto.
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
A UNA SETTIMANA DAL VOTO
Sentita stamani on the road, da un'amico che ieri mattina ha incontrato a sua volta un funzionario del Pd impegnato a distribuire santini.
D. - Come vanno le elezioni?
R. - E' in testa il M5S
Aspettiamoci quindi una settimana di fuoco come è stato ribadito stamani a Omnibus.
*
Sempre secondo Libero
Non aspettatevi informazioni di questo tipo da quotidiani filo governativi come L'Unità, Europa, La Repubblica, Il Corriere della Sera.
PROFEZIA
Feltri: "Alle Europee vincerà comunque Grillo. Addio Renzi, Italia nel caos"
18 maggio 2014
CommentiN. commenti 14
Feltri: "Alle Europee vincerà comunque Grillo. Addio Renzi, Italia nel caos"
"In un Paese normale le elezioni europee non incidono sulla politica interna". Peccato che, in un'Italia così isterica, qui "saranno un referendum sulla legittimità democratica del governo in carica". Parola di Vittorio Feltri, secondo cui nella notte tra 25 e 26 maggio "verificheremo se Matteo Renzi è oppure fu". Secondo il fondatore di Libero ed editorialista del Giornale, tutto dipenderà dal risultato di Beppe Grillo e del suo Movimento 5 Stelle, "una mina vagante, una minaccia, una calamità potenziale la cui forza devastante non si è ancora espressa completamente". Dal momento che i grillini si alimentano dei disastri altrui, c'è da aspettarsi il peggio.
La meteora Renzi - Gli ultimi sondaggi pubblicati davano sia il Pd sia l'M5S intorno al 30%, risultato per Grillo che sa di clamoroso. Ammesso che Renzi vinca comunque, sarà una vittoria monca che aprirà un confronto drammatico in casa democratica tra conservatori e rinnovatori. Un terremoto che rischia di fare del premier la sua prima vittima. A godere ("come un riccio", commenta Feltri) sarebbe il terzo incomodo Grillo, che farà in ogni caso il pieno dei nauseati della politica e manderà in soffitta il bipolarismo come lo abbiamo conosciuto in questi ultimi vent'anni. "Chiunque vincesse - ironizza Feltri sul passato recente - più o meno erano noti i guai che avrebbe combinato. Non parliamo di vantaggi perché non ne abbiamo mai visti". Ma se vincesse Grillo, più appassionato alla demolizione che alla ricostruzione, cambierebbe tutto disegnando "scenari inimmaginabili" e relegando Renzi al ruolo di "meteora, farfalla".
Verso il disastro - Cosa accadrebbe con Grillo davanti a Pd e Forza Italia? "Un disastro", taglia corto il fondatore di Libero. Perché i 5 Stelle sono un movimento "manettaro e giustizialista", che vuole "tutti i politici in galera" e "vagheggia un ripescaggio del marxismo". Il guaio però è un altro: l'M5S non otterrà mai il 50% più uno che gli consentirebbe di governare l'Italia da solo, dunque servirà un'alleanza. Impossibile, al momento. Quindi, è l'amara conclusione di Feltri, prepariamoci al peggio: un paese ingovernabile, "in mano a un manipolo di sfasciacarrozze coadiuvato da una giustizia ansiosa di farla pagare a chi mirava a riformarla per mandarla a cuccia". In altre parole, un'Apocalisse.
Commenti all'articolo
alexlomoro@yahoo.co.uk
18 May 2014 - 15:03
Qualche vaga nozione intellegente nella sua intervista c'e', ma mi chiedo: non e' quello che il paese marita? non e' forse colpa vostra (classe politica e giornalisti) se siamo arrivati a questo punto? "i grillini si alimentano dei disastri altrui", sara' forse perche vi siete mangiati tutto e' non c'e' rimasto piu' niente per alimentarsi?! Il disastro sara' per voi, perche VINCIAMO NOI!!
Rispondiilsognodiunavit
18 May 2014 - 14:02
Attento Feltri,ti sfugge il particolare che dovrebbe far pensare,Grillo è soltanto un nome,tutti gli italiani aspettano da anni quel nome che amplifica le lamentele e il disappunto di tutti gli italiani,Grillo è soltanto quel veicolo che URLA lo scontento di tutti quanti,vuole eliminare tutti i politici? e quanti italiani non vorrebbero eliminare quegli incompetenti che a 20.000,00€ mese sono riu
Rispondidirettoreemilio
18 May 2014 - 14:02
i 5 Stelle sono un movimento "manettaro e giustizialista", che vuole "tutti i politici in galera"? io vi ci manderei pure a voi parassiti di una politica italiana che dura dal 1945, con assistezialismo e finanziamenti pubblico, per scribacchini di ogni colore, che con Grillo vedono arrivare pure la loro fine. senza finanziamenti pubblici molti di voi dovranno lavorare per guadagnarsi il pane.
RispondiFEOLIalex
18 May 2014 - 14:02
Siamo gia` alo sbando e alla fame Grillo piu` Grillo meno tra breve regnera` soltanto anarchia la Storia insegna.
RispondiMostra altri commenti
Benito Antonio · Top Commentator · Ist.tecnico
Il capo, i vari governi -neri, bianchi, verdi, rossi, ecc.- cosa hanno fatto x gli italiani? E cosa può riservare di peggio la vittoria di Grillo ad un genitore che perso il lavoro a 50 anni? Il figlio del "grande capo" hai visto che lavoro ha trovato? Quello della Fornero e di tutti i ladri-parassiti? Ci sono giovani laureati che lavano le macchine perché i genitori sono "esodati"... a noi cosa può fregarcene dello spread? Un kg. di pane costa 5€ e ci sono famiglie italiane che vivono con pensioni di 280€... e non possono cambiare la nazionalità da italiani a extracomunitario... ben venga Grillo e che faccia piazza pulita. un vecchio adagio recita: ci sono figli, figliastri e figli di puttana (ossia: casta, i figli della casta e gli stronzi)
Rispondi · · 20 · 5 ore fa
Luciano Piffer · Scuola Media
hai detto tutto e ti do ragione ...un salutone
Rispondi · · 2 · 2 ore fa
Riccardo Bizzotto · Top Commentator · Università Ca' Foscari Venezia
Anche Feltri è terrorizzato dalla paura di perdere il finanziamento pubblico ai giornali?
Rispondi · · 4 · 2 ore fa
Paola Doc Zappa · Università degli Studi di Milano
un kg di pane non costa 5 euro, vai a fare la spesa asino, prima di parlare
Rispondi · · 40 minuti fa
Alvaro Delfi · Top Commentator
caro Feltri nel giro di6 mesi il commercio e sparito guarda io lavoro nei mercati e sono prevlegiato in quanto sono in rivera vicino FRANCIA anche loro sono in una crisi spaventosa non ci sono soldi le banche chiedono rientri siamo pieni di stranieri ti puoi immaginare cosa può essere successo in questi anni solo questo mese aumentato tasi e poi se io incasso 10 non posso tirarne fuori 20 solo mese di maggio fra iva vecchia e nuova poi inai imps spese comunali chiederemo tutti nel breve tempo questi non capiscono un caXXo ciao ti seguo
Rispondi · · 8 · 5 ore fa
Peppe Palestrina · Top Commentator · Forlì
Ma cosa dici.il cittadino bastonatob da sessantanni
non te ne sei mai accorto?
intere proprieta' dei cittadini
passati nelle mani dei politici
te ne sei mai accorto? Senza successione con la scusa delle tasse.so' il dolore che provi togliendoti i finanziamenti.io preferisco
dare i soldi ai disoccupati
che spenderebbero e l'economia farebbe boom.
i tuoi giornali si pagano in edicola.
Rispondi · · 4 · 6 ore fa
Carlo Maria Bordoni · Top Commentator · Perito Chimico
Bisogna votare secondo coscienza, se vincerà Grillo questa sarà la volontà degli italiani ma.....non votare sarebbe il miglior modo di sfasciare l'Italia. Asvedommia
Rispondi · · 3 · 5 ore fa
Sandro Zaccagnini · ROMA
Il vero problema non è Grillo al 30% ma di fronte ad un risultato del genere rischiano di sfasciarsi gli altri due grandi perchè inevitabilmente c'è la corsa al riposizionamento !
Rispondi · · 2 · 5 ore fa
Alessandro Feoli · Top Commentator · Lavora presso Sono il datore di lavoro di me stesso
Siamo gia` allo sbando e alla fame Grillo piu` o Grillo meno alla fine sara` anarchia la storia insegna.
Rispondi · · 2 · 3 ore fa
Paolo Pedrielli · Titolare - Amministratore presso PRESSO LA MIA AZIENDA COME TITOLARE
Feltri ti ho sempre ammirato ma un ti consiglio di andare in pensione. Per quanto riguarda la vittoria del m5s il presidente Giorgio ha il dovere di dare il benestare al m5s di governare come sta facendo Renzi oggi n'è più ne meno. Se lo fa' è democrazia se non gli da il permesso allora è dittatura.
Rispondi · · 1 · 3 ore fa
Tommaso Magistretti · Top Commentator
Oltre Hitler c'è Charlie Chaplin
"Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore. Non voglio né governare né comandare nessuno. Vorrei aiutare tutti: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo unirci, aiutarci sempre, dovremmo godere della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca e sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, fatto precipitare il mondo nell’odio, condotti a passo d’oca verso le cose più abiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più ... Altro...
Rispondi · · 56 minuti fa
Tommaso Magistretti · Top Commentator
GIORNALI E TV SONO IGNORANTI E IN MALA FEDE: NON SANNO NEMMENO COSA SIA IL M5S E NON SANNO CHI É GRILLO E CHI SIAMO NOI. NON LO SANNO, VE LO GIURO! PARLANO SOLO DI GRILLO E IDENTIFICANO GRILLO COL MOVIMENTO E BASTA!
CAPO PRIMO: GRILLO É UN PORTAVOCE DEL M5S E NON GOVERNERÁ MAI, PERCHÉ NON GLI PIACE NEMMENO FARLO. NOI SIAMO MILIONI E LUI É UNO DI NOI. STOP,
CAPO SECONDO: SE NOI VINCEREMO LE ELEZIONI LA SQUADRA DI GOVERNO VERRÁ SCELTA IN RETE DA MIGLIAIA DI PERSONE ISCRITTE AL MOVIMENTO, NON DA UNO SOLO, QUINDI DIMOSTRANO SOLO DI NON SAPERE NEMMENO CHI SIAMO NOI!
TREMATE, ARRIVA ATTILA!
AHAHAHA MA I GIORNALI SONO VERAMENTE COMICI! STIAMO PARLANDO DI UNA PERSONA CHE FÁ IL COMICO ED HA MOGLIE E 6 FIGLI!
OLTRE...C'É CHARLIE CHAPLIN E CARLOT! IL GRANDE DITTATORE!
SEMPLICEMENTE NOI VOGLIAMO VINCERE, PRENDENDO UN VOTO IN PIÚ DELL'EBETINO BUGIARDO CHE VI STA SGOVERNANDO! NOI DI PROCLAMI E DI RICETTE MAGICHE NON NE ABBIAMO. PERÓ FACCIAMO QUELLO CHE DICIAMO DI VOLER FARE E O FAREMO SUL SERIO 1) SUBITO LEGGE CONFLITTO D'INTERESS E DEGLI EDITORI PURI IN TUTTI I SETTORII 2) POLITOMETRO 3) REDDITO DI CITTADINANZA.
INVESTIMENTI NELL'ENERGIA E NELLE TELECOMUNICAZIONI: LARGA BANDA. CONTROLLO TRASPARENTE DI TUTTE LE AMMINISTRAZIONI PUBBLICE, LOCALI E GENERALI!
SALAMI! CI SUETE CASCATI TUTTI COME DILETTANTI ALLO SBARAGLIO!
Rispondi · · 31 minuti fa
Tommaso Magistretti · Top Commentator
CHI INFORMA DOVREBBE INFORMARE, NON DISINFORMARE. SE SIAMO AL PENULTIMO POSTO NELLA LIBERTÁ D'INFORMAZIONE APPENA PRIMA DELLA TURCHIA, UN POTIVO PURE CI SARÁ, NO? GUARDATE SU VIKPEDIA E VEDRETE DOVE SIAMO! VOLETE INFORMARE BENE? SIATE INDIPENDENTI, SENZA PADRONI POLITICI O MEGAIDUSTRIALI E IMPARATE A VENDERE I GIORNALI SENZA INTASCARE SOLDI PUBBLICI! VEDRETE CHE SOLO CON QUESTO IL NOSTRO PAESE PROGREDIRÁ UN POCO E ARRIVERÁ A LIVELLO DEGLI ALTRI PAESI. CONTRIBUITE A FARE UN PAESE DALLA INFORMAZIONE LIBERA, NON SEMI-LIBERA COM'É CLASSIFICATA ORA!
NON POTETE PIÚ FAR QUESTO NEL 2014, ALTRIMENTI QUALCUNO VI TAGLIERÁ LE GAMBE E PRESTO! NON É NESSUNA MINACCIA MA CI SARANNO PRESTO LEGGI CHE VI IMPEDIRANNO DI SCRIVERE FANDONIE, ALTRIMENTI NESSUNO COMPRERÁ PIÚ IL VOSTRO GIORNALE!
Rispondi · · 24 minuti fa
Tommaso Magistretti · Top Commentator
TI SBAGLI DI GROSSO. I DISASTRI LI HANNO FATTI QUESTI. NOI CI PRENDEREMMO SOLO LE MACERIE LORO: SIAMO STATI GOVERNATI DA UN'ASSOCIAZIONE A DELINQUERE DI STAMPO MAFIOSO ORA FINALMENTE IN PARLAMENTO ENTRANO CITTADINI PULITI NON NOMINATI! DI SICURO PEGGIO DI QUESTI É VERAMENTE IMPOSSIBILE FARE! INTANTO ISTITUIAMO IL "POLITOMETRO" E TOGLIAMO IL REDDITOMETRO! POI VEDIAMO!
Rispondi · · circa un'ora fa
Tommaso Magistretti · Top Commentator
SU UNA COSA SOLA CI AZZECCHI! CHE VINCEREMO NOI. I CITTADINI HANNO VERAMENTE LE TASCHE PIENE DI LASCIARE LE COSCHE A MANOVRARE LA COSA PUBBLICA! CITTADINI AL GOVERNO, MAFIA FUORI E SERIESSIME LEGGI FINALMENTE SUL CONFLITTO D'INTERESSE E SOPRATTUTTO "EDITORI PURI", NON PARTITI CON GIORNALI O DUCETTI DELLA FINANZA CON MEZZI DI COMUNICAZIONE! O FAI L'EDITORE O FAI IL RESTO!
Rispondi · · circa un'ora fa
Giuseppe Del Giudice · Top Commentator · Brienza, Italy
Il M5S e' gnente (come diceva la Senatrice alcolica Taverna). Sono fantocci nelle mani dell'ANM e sono troppo scemi per capirlo. Lo ha confessato Grillo: "Andremo avanti a colpi di Magistratura!". Traduzione: non non sappiamo fare niente e non dobbiamo fare niente. Fara' l'ANM al posto nostro. Noi ci siamo solo trovati un lavoro...
Rispondi · · circa un'ora fa
Rocco Scavone · Ruoti presso S.P.R. di Scavone Pietro
Feltri....ma Vaffanculoooooooooooooooooooo...!!!!!!!!
Rispondi · · 3 ore fa
martucci.roberto (ha effettuato l'accesso tramite yahoo)
Ho sempre votato destra e continuerò,ma se vince Grillo lo hanno voluto i nostri politici,dunque ben venga. Ben venga anche per il PD e ben venga per la cicciona tedesca.
Rispondi · · circa un'ora fa
martucci.roberto (ha effettuato l'accesso tramite yahoo)
ho sempre votato destra e continuerò,ma se vince Grillo lo hanno voluto i nostri politici,dunque ben venga,Ben venga per il PD e ben venga per la cicciona tedesca.
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Gabriele Trapasso · Top Commentator · Segretaria d'azienda · 106 persone ricevono gli aggiornamenti
ANDATEVENE AVETE ROVINATO UNA NAZIONE
Rispondi · · 5 · 5 ore fa
Sentita stamani on the road, da un'amico che ieri mattina ha incontrato a sua volta un funzionario del Pd impegnato a distribuire santini.
D. - Come vanno le elezioni?
R. - E' in testa il M5S
Aspettiamoci quindi una settimana di fuoco come è stato ribadito stamani a Omnibus.
*
Sempre secondo Libero
Non aspettatevi informazioni di questo tipo da quotidiani filo governativi come L'Unità, Europa, La Repubblica, Il Corriere della Sera.
PROFEZIA
Feltri: "Alle Europee vincerà comunque Grillo. Addio Renzi, Italia nel caos"
18 maggio 2014
CommentiN. commenti 14
Feltri: "Alle Europee vincerà comunque Grillo. Addio Renzi, Italia nel caos"
"In un Paese normale le elezioni europee non incidono sulla politica interna". Peccato che, in un'Italia così isterica, qui "saranno un referendum sulla legittimità democratica del governo in carica". Parola di Vittorio Feltri, secondo cui nella notte tra 25 e 26 maggio "verificheremo se Matteo Renzi è oppure fu". Secondo il fondatore di Libero ed editorialista del Giornale, tutto dipenderà dal risultato di Beppe Grillo e del suo Movimento 5 Stelle, "una mina vagante, una minaccia, una calamità potenziale la cui forza devastante non si è ancora espressa completamente". Dal momento che i grillini si alimentano dei disastri altrui, c'è da aspettarsi il peggio.
La meteora Renzi - Gli ultimi sondaggi pubblicati davano sia il Pd sia l'M5S intorno al 30%, risultato per Grillo che sa di clamoroso. Ammesso che Renzi vinca comunque, sarà una vittoria monca che aprirà un confronto drammatico in casa democratica tra conservatori e rinnovatori. Un terremoto che rischia di fare del premier la sua prima vittima. A godere ("come un riccio", commenta Feltri) sarebbe il terzo incomodo Grillo, che farà in ogni caso il pieno dei nauseati della politica e manderà in soffitta il bipolarismo come lo abbiamo conosciuto in questi ultimi vent'anni. "Chiunque vincesse - ironizza Feltri sul passato recente - più o meno erano noti i guai che avrebbe combinato. Non parliamo di vantaggi perché non ne abbiamo mai visti". Ma se vincesse Grillo, più appassionato alla demolizione che alla ricostruzione, cambierebbe tutto disegnando "scenari inimmaginabili" e relegando Renzi al ruolo di "meteora, farfalla".
Verso il disastro - Cosa accadrebbe con Grillo davanti a Pd e Forza Italia? "Un disastro", taglia corto il fondatore di Libero. Perché i 5 Stelle sono un movimento "manettaro e giustizialista", che vuole "tutti i politici in galera" e "vagheggia un ripescaggio del marxismo". Il guaio però è un altro: l'M5S non otterrà mai il 50% più uno che gli consentirebbe di governare l'Italia da solo, dunque servirà un'alleanza. Impossibile, al momento. Quindi, è l'amara conclusione di Feltri, prepariamoci al peggio: un paese ingovernabile, "in mano a un manipolo di sfasciacarrozze coadiuvato da una giustizia ansiosa di farla pagare a chi mirava a riformarla per mandarla a cuccia". In altre parole, un'Apocalisse.
Commenti all'articolo
alexlomoro@yahoo.co.uk
18 May 2014 - 15:03
Qualche vaga nozione intellegente nella sua intervista c'e', ma mi chiedo: non e' quello che il paese marita? non e' forse colpa vostra (classe politica e giornalisti) se siamo arrivati a questo punto? "i grillini si alimentano dei disastri altrui", sara' forse perche vi siete mangiati tutto e' non c'e' rimasto piu' niente per alimentarsi?! Il disastro sara' per voi, perche VINCIAMO NOI!!
Rispondiilsognodiunavit
18 May 2014 - 14:02
Attento Feltri,ti sfugge il particolare che dovrebbe far pensare,Grillo è soltanto un nome,tutti gli italiani aspettano da anni quel nome che amplifica le lamentele e il disappunto di tutti gli italiani,Grillo è soltanto quel veicolo che URLA lo scontento di tutti quanti,vuole eliminare tutti i politici? e quanti italiani non vorrebbero eliminare quegli incompetenti che a 20.000,00€ mese sono riu
Rispondidirettoreemilio
18 May 2014 - 14:02
i 5 Stelle sono un movimento "manettaro e giustizialista", che vuole "tutti i politici in galera"? io vi ci manderei pure a voi parassiti di una politica italiana che dura dal 1945, con assistezialismo e finanziamenti pubblico, per scribacchini di ogni colore, che con Grillo vedono arrivare pure la loro fine. senza finanziamenti pubblici molti di voi dovranno lavorare per guadagnarsi il pane.
RispondiFEOLIalex
18 May 2014 - 14:02
Siamo gia` alo sbando e alla fame Grillo piu` Grillo meno tra breve regnera` soltanto anarchia la Storia insegna.
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Benito Antonio · Top Commentator · Ist.tecnico
Il capo, i vari governi -neri, bianchi, verdi, rossi, ecc.- cosa hanno fatto x gli italiani? E cosa può riservare di peggio la vittoria di Grillo ad un genitore che perso il lavoro a 50 anni? Il figlio del "grande capo" hai visto che lavoro ha trovato? Quello della Fornero e di tutti i ladri-parassiti? Ci sono giovani laureati che lavano le macchine perché i genitori sono "esodati"... a noi cosa può fregarcene dello spread? Un kg. di pane costa 5€ e ci sono famiglie italiane che vivono con pensioni di 280€... e non possono cambiare la nazionalità da italiani a extracomunitario... ben venga Grillo e che faccia piazza pulita. un vecchio adagio recita: ci sono figli, figliastri e figli di puttana (ossia: casta, i figli della casta e gli stronzi)
Rispondi · · 20 · 5 ore fa
Luciano Piffer · Scuola Media
hai detto tutto e ti do ragione ...un salutone
Rispondi · · 2 · 2 ore fa
Riccardo Bizzotto · Top Commentator · Università Ca' Foscari Venezia
Anche Feltri è terrorizzato dalla paura di perdere il finanziamento pubblico ai giornali?
Rispondi · · 4 · 2 ore fa
Paola Doc Zappa · Università degli Studi di Milano
un kg di pane non costa 5 euro, vai a fare la spesa asino, prima di parlare
Rispondi · · 40 minuti fa
Alvaro Delfi · Top Commentator
caro Feltri nel giro di6 mesi il commercio e sparito guarda io lavoro nei mercati e sono prevlegiato in quanto sono in rivera vicino FRANCIA anche loro sono in una crisi spaventosa non ci sono soldi le banche chiedono rientri siamo pieni di stranieri ti puoi immaginare cosa può essere successo in questi anni solo questo mese aumentato tasi e poi se io incasso 10 non posso tirarne fuori 20 solo mese di maggio fra iva vecchia e nuova poi inai imps spese comunali chiederemo tutti nel breve tempo questi non capiscono un caXXo ciao ti seguo
Rispondi · · 8 · 5 ore fa
Peppe Palestrina · Top Commentator · Forlì
Ma cosa dici.il cittadino bastonatob da sessantanni
non te ne sei mai accorto?
intere proprieta' dei cittadini
passati nelle mani dei politici
te ne sei mai accorto? Senza successione con la scusa delle tasse.so' il dolore che provi togliendoti i finanziamenti.io preferisco
dare i soldi ai disoccupati
che spenderebbero e l'economia farebbe boom.
i tuoi giornali si pagano in edicola.
Rispondi · · 4 · 6 ore fa
Carlo Maria Bordoni · Top Commentator · Perito Chimico
Bisogna votare secondo coscienza, se vincerà Grillo questa sarà la volontà degli italiani ma.....non votare sarebbe il miglior modo di sfasciare l'Italia. Asvedommia
Rispondi · · 3 · 5 ore fa
Sandro Zaccagnini · ROMA
Il vero problema non è Grillo al 30% ma di fronte ad un risultato del genere rischiano di sfasciarsi gli altri due grandi perchè inevitabilmente c'è la corsa al riposizionamento !
Rispondi · · 2 · 5 ore fa
Alessandro Feoli · Top Commentator · Lavora presso Sono il datore di lavoro di me stesso
Siamo gia` allo sbando e alla fame Grillo piu` o Grillo meno alla fine sara` anarchia la storia insegna.
Rispondi · · 2 · 3 ore fa
Paolo Pedrielli · Titolare - Amministratore presso PRESSO LA MIA AZIENDA COME TITOLARE
Feltri ti ho sempre ammirato ma un ti consiglio di andare in pensione. Per quanto riguarda la vittoria del m5s il presidente Giorgio ha il dovere di dare il benestare al m5s di governare come sta facendo Renzi oggi n'è più ne meno. Se lo fa' è democrazia se non gli da il permesso allora è dittatura.
Rispondi · · 1 · 3 ore fa
Tommaso Magistretti · Top Commentator
Oltre Hitler c'è Charlie Chaplin
"Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore. Non voglio né governare né comandare nessuno. Vorrei aiutare tutti: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo unirci, aiutarci sempre, dovremmo godere della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca e sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, fatto precipitare il mondo nell’odio, condotti a passo d’oca verso le cose più abiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più ... Altro...
Rispondi · · 56 minuti fa
Tommaso Magistretti · Top Commentator
GIORNALI E TV SONO IGNORANTI E IN MALA FEDE: NON SANNO NEMMENO COSA SIA IL M5S E NON SANNO CHI É GRILLO E CHI SIAMO NOI. NON LO SANNO, VE LO GIURO! PARLANO SOLO DI GRILLO E IDENTIFICANO GRILLO COL MOVIMENTO E BASTA!
CAPO PRIMO: GRILLO É UN PORTAVOCE DEL M5S E NON GOVERNERÁ MAI, PERCHÉ NON GLI PIACE NEMMENO FARLO. NOI SIAMO MILIONI E LUI É UNO DI NOI. STOP,
CAPO SECONDO: SE NOI VINCEREMO LE ELEZIONI LA SQUADRA DI GOVERNO VERRÁ SCELTA IN RETE DA MIGLIAIA DI PERSONE ISCRITTE AL MOVIMENTO, NON DA UNO SOLO, QUINDI DIMOSTRANO SOLO DI NON SAPERE NEMMENO CHI SIAMO NOI!
TREMATE, ARRIVA ATTILA!
AHAHAHA MA I GIORNALI SONO VERAMENTE COMICI! STIAMO PARLANDO DI UNA PERSONA CHE FÁ IL COMICO ED HA MOGLIE E 6 FIGLI!
OLTRE...C'É CHARLIE CHAPLIN E CARLOT! IL GRANDE DITTATORE!
SEMPLICEMENTE NOI VOGLIAMO VINCERE, PRENDENDO UN VOTO IN PIÚ DELL'EBETINO BUGIARDO CHE VI STA SGOVERNANDO! NOI DI PROCLAMI E DI RICETTE MAGICHE NON NE ABBIAMO. PERÓ FACCIAMO QUELLO CHE DICIAMO DI VOLER FARE E O FAREMO SUL SERIO 1) SUBITO LEGGE CONFLITTO D'INTERESS E DEGLI EDITORI PURI IN TUTTI I SETTORII 2) POLITOMETRO 3) REDDITO DI CITTADINANZA.
INVESTIMENTI NELL'ENERGIA E NELLE TELECOMUNICAZIONI: LARGA BANDA. CONTROLLO TRASPARENTE DI TUTTE LE AMMINISTRAZIONI PUBBLICE, LOCALI E GENERALI!
SALAMI! CI SUETE CASCATI TUTTI COME DILETTANTI ALLO SBARAGLIO!
Rispondi · · 31 minuti fa
Tommaso Magistretti · Top Commentator
CHI INFORMA DOVREBBE INFORMARE, NON DISINFORMARE. SE SIAMO AL PENULTIMO POSTO NELLA LIBERTÁ D'INFORMAZIONE APPENA PRIMA DELLA TURCHIA, UN POTIVO PURE CI SARÁ, NO? GUARDATE SU VIKPEDIA E VEDRETE DOVE SIAMO! VOLETE INFORMARE BENE? SIATE INDIPENDENTI, SENZA PADRONI POLITICI O MEGAIDUSTRIALI E IMPARATE A VENDERE I GIORNALI SENZA INTASCARE SOLDI PUBBLICI! VEDRETE CHE SOLO CON QUESTO IL NOSTRO PAESE PROGREDIRÁ UN POCO E ARRIVERÁ A LIVELLO DEGLI ALTRI PAESI. CONTRIBUITE A FARE UN PAESE DALLA INFORMAZIONE LIBERA, NON SEMI-LIBERA COM'É CLASSIFICATA ORA!
NON POTETE PIÚ FAR QUESTO NEL 2014, ALTRIMENTI QUALCUNO VI TAGLIERÁ LE GAMBE E PRESTO! NON É NESSUNA MINACCIA MA CI SARANNO PRESTO LEGGI CHE VI IMPEDIRANNO DI SCRIVERE FANDONIE, ALTRIMENTI NESSUNO COMPRERÁ PIÚ IL VOSTRO GIORNALE!
Rispondi · · 24 minuti fa
Tommaso Magistretti · Top Commentator
TI SBAGLI DI GROSSO. I DISASTRI LI HANNO FATTI QUESTI. NOI CI PRENDEREMMO SOLO LE MACERIE LORO: SIAMO STATI GOVERNATI DA UN'ASSOCIAZIONE A DELINQUERE DI STAMPO MAFIOSO ORA FINALMENTE IN PARLAMENTO ENTRANO CITTADINI PULITI NON NOMINATI! DI SICURO PEGGIO DI QUESTI É VERAMENTE IMPOSSIBILE FARE! INTANTO ISTITUIAMO IL "POLITOMETRO" E TOGLIAMO IL REDDITOMETRO! POI VEDIAMO!
Rispondi · · circa un'ora fa
Tommaso Magistretti · Top Commentator
SU UNA COSA SOLA CI AZZECCHI! CHE VINCEREMO NOI. I CITTADINI HANNO VERAMENTE LE TASCHE PIENE DI LASCIARE LE COSCHE A MANOVRARE LA COSA PUBBLICA! CITTADINI AL GOVERNO, MAFIA FUORI E SERIESSIME LEGGI FINALMENTE SUL CONFLITTO D'INTERESSE E SOPRATTUTTO "EDITORI PURI", NON PARTITI CON GIORNALI O DUCETTI DELLA FINANZA CON MEZZI DI COMUNICAZIONE! O FAI L'EDITORE O FAI IL RESTO!
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Giuseppe Del Giudice · Top Commentator · Brienza, Italy
Il M5S e' gnente (come diceva la Senatrice alcolica Taverna). Sono fantocci nelle mani dell'ANM e sono troppo scemi per capirlo. Lo ha confessato Grillo: "Andremo avanti a colpi di Magistratura!". Traduzione: non non sappiamo fare niente e non dobbiamo fare niente. Fara' l'ANM al posto nostro. Noi ci siamo solo trovati un lavoro...
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Rocco Scavone · Ruoti presso S.P.R. di Scavone Pietro
Feltri....ma Vaffanculoooooooooooooooooooo...!!!!!!!!
Rispondi · · 3 ore fa
martucci.roberto (ha effettuato l'accesso tramite yahoo)
Ho sempre votato destra e continuerò,ma se vince Grillo lo hanno voluto i nostri politici,dunque ben venga. Ben venga anche per il PD e ben venga per la cicciona tedesca.
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martucci.roberto (ha effettuato l'accesso tramite yahoo)
ho sempre votato destra e continuerò,ma se vince Grillo lo hanno voluto i nostri politici,dunque ben venga,Ben venga per il PD e ben venga per la cicciona tedesca.
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Gabriele Trapasso · Top Commentator · Segretaria d'azienda · 106 persone ricevono gli aggiornamenti
ANDATEVENE AVETE ROVINATO UNA NAZIONE
Rispondi · · 5 · 5 ore fa
-
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Cosa c'è dietro l'angolo
A UNA SETTIMANA DAL VOTO
Secondo La Repubblica
Dalla polizia stop a Beppe Grillo. Casaleggio: "Se vinciamo, via Napolitano ed elezioni"
Il sindacato Coisp replica alle dichiarazioni del leader del M5s ieri a Torino. Esposito, vicepresidente Copasir: "Giù le mani dalle forze dell'ordine". E i funzionari: "Smetta di strumentalizzare". Il guru dei Cinque Stelle: "Renzi è debole e durerà poco"
di MONICA RUBINO
ROMA - Il giorno dopo il comizio torinese di Beppe Grillo, che ha chiamato in causa le forze dell'ordine ("tutte dalla sua parte", secondo lui), invitandole a togliere le scorte ai politici, oggi sono le divise a rispondere al leader del Cinque Stelle. E a mettere in chiaro che la polizia è di tutti, non parteggia per nessuno ed è fedele alle istituzioni. Ma, mentre i poliziotti precisano, Grillo torna, ironizzando, sulle parole pronunciate a piazza Castello e pubblica sul suo blog un post dal titolo "Oltre Hitler c'è Charlie Chaplin", con incluso anche l'hashtag "#OltreHitler". Nell'articolo il comico riporta, per iscritto e in video, un passaggio de 'Il grande dittatore', capolavoro del 1940 di Chaplin, che prendeva di mira proprio Adolf Hitler. E annuncia su Rai tre l'intervista di Lucia Annunziata a Gianroberto Casaleggio.
Intervista in cui il cofondatore del Movimento, reduce da un intervento al cervello (motivo per cui durante il colloquio con l'Annunziata porta un cappello), afferma che, se alle elezioni europee le performance saranno buone, il M5s potrebbe porre il tema della crisi di governo. "Se vincessimo alle europee - spiega Casaleggio - il giorno dopo chiederemmo un nuovo presidente della Repubblica e domanderemmo al nuovo presidente di indire le elezioni politiche. L'attuale Parlamento dal punto di vista costituzionale e di rappresentanza della volontà popolare non avrebbe legittimità".
Casaleggio ha attaccato anche il premier: "Se Renzi perderà le elezioni
probabilmente uscirà dallo scenario politico. E' gia abbastanza debole da solo". Poi aggiunge: "Se si andrà alle politiche daremo la parola alla Rete, cioè agli iscritti al M5s, per scegliere anche la nuova squadra di governo che dovrà avere tre qualità: onestà, competenza e trasparenza". E annuncia, per la prossima settimana la presentazione di una nuova legge elettorale "a partecipazione popolare, costruita in rete con 4-5 mesi di discussioni".
Lo stop a Grillo della polizia. Per prima, dicevamo, arriva la risposta del Coisp. "Le forze dell'ordine non stanno dalla parte di nessun partito o movimento, ma dalla parte delle Istituzioni e della legalità - ribadisce Franco Maccari, segretario generale del sindacato di polizia - Ci aspetteremmo, piuttosto, che tutte le forze politiche stiano dalla parte nostra, contribuendo fattivamente a risolvere le situazioni di malessere degli operatori del comparto sicurezza, anzichè strumentalizzarle per i propri tornaconti elettorali, salvo poi per lo stesso motivo gettare fango su chi compie il proprio dovere".
"Anzichè, è il caso di dire, 'tirarci per la divisa' - conclude Maccari - Beppe Grillo con la sua folta rappresentanza parlamentare farebbe bene a dimostrare una reale attenzione verso le problematiche che interessano il nostro lavoro, anzichè utilizzare la stessa piazza, alla prima occasione, per riversare sui poliziotti insulti e nefandezze per compiacere il proprio elettorato".
Nel dibattito interviene anche Giuseppe Esposito, senatore di Ncd e vicepresidente del Copasir: "Beppe Grillo tenga giù le mani dalle forze dell'ordine e non si azzardi più a dare connotazioni politiche alle donne e agli uomini che ogni giorno difendono la sicurezza di tutti i cittadini".
E Lorena La Spina, segretario dell'Associazione nazionale Funzionari di polizia, aggiunge: "Cavalcare il malcontento di una categoria di lavoratori che, a tutti i suoi livelli, ha pagato e sta pagando un prezzo altissimo alla crisi economica è pretestuoso e scarsamente responsabile". E ribadisce: " La Polizia di Stato appartiene solo al Paese, certo non agli schieramenti politici".
Secondo La Repubblica
Dalla polizia stop a Beppe Grillo. Casaleggio: "Se vinciamo, via Napolitano ed elezioni"
Il sindacato Coisp replica alle dichiarazioni del leader del M5s ieri a Torino. Esposito, vicepresidente Copasir: "Giù le mani dalle forze dell'ordine". E i funzionari: "Smetta di strumentalizzare". Il guru dei Cinque Stelle: "Renzi è debole e durerà poco"
di MONICA RUBINO
ROMA - Il giorno dopo il comizio torinese di Beppe Grillo, che ha chiamato in causa le forze dell'ordine ("tutte dalla sua parte", secondo lui), invitandole a togliere le scorte ai politici, oggi sono le divise a rispondere al leader del Cinque Stelle. E a mettere in chiaro che la polizia è di tutti, non parteggia per nessuno ed è fedele alle istituzioni. Ma, mentre i poliziotti precisano, Grillo torna, ironizzando, sulle parole pronunciate a piazza Castello e pubblica sul suo blog un post dal titolo "Oltre Hitler c'è Charlie Chaplin", con incluso anche l'hashtag "#OltreHitler". Nell'articolo il comico riporta, per iscritto e in video, un passaggio de 'Il grande dittatore', capolavoro del 1940 di Chaplin, che prendeva di mira proprio Adolf Hitler. E annuncia su Rai tre l'intervista di Lucia Annunziata a Gianroberto Casaleggio.
Intervista in cui il cofondatore del Movimento, reduce da un intervento al cervello (motivo per cui durante il colloquio con l'Annunziata porta un cappello), afferma che, se alle elezioni europee le performance saranno buone, il M5s potrebbe porre il tema della crisi di governo. "Se vincessimo alle europee - spiega Casaleggio - il giorno dopo chiederemmo un nuovo presidente della Repubblica e domanderemmo al nuovo presidente di indire le elezioni politiche. L'attuale Parlamento dal punto di vista costituzionale e di rappresentanza della volontà popolare non avrebbe legittimità".
Casaleggio ha attaccato anche il premier: "Se Renzi perderà le elezioni
probabilmente uscirà dallo scenario politico. E' gia abbastanza debole da solo". Poi aggiunge: "Se si andrà alle politiche daremo la parola alla Rete, cioè agli iscritti al M5s, per scegliere anche la nuova squadra di governo che dovrà avere tre qualità: onestà, competenza e trasparenza". E annuncia, per la prossima settimana la presentazione di una nuova legge elettorale "a partecipazione popolare, costruita in rete con 4-5 mesi di discussioni".
Lo stop a Grillo della polizia. Per prima, dicevamo, arriva la risposta del Coisp. "Le forze dell'ordine non stanno dalla parte di nessun partito o movimento, ma dalla parte delle Istituzioni e della legalità - ribadisce Franco Maccari, segretario generale del sindacato di polizia - Ci aspetteremmo, piuttosto, che tutte le forze politiche stiano dalla parte nostra, contribuendo fattivamente a risolvere le situazioni di malessere degli operatori del comparto sicurezza, anzichè strumentalizzarle per i propri tornaconti elettorali, salvo poi per lo stesso motivo gettare fango su chi compie il proprio dovere".
"Anzichè, è il caso di dire, 'tirarci per la divisa' - conclude Maccari - Beppe Grillo con la sua folta rappresentanza parlamentare farebbe bene a dimostrare una reale attenzione verso le problematiche che interessano il nostro lavoro, anzichè utilizzare la stessa piazza, alla prima occasione, per riversare sui poliziotti insulti e nefandezze per compiacere il proprio elettorato".
Nel dibattito interviene anche Giuseppe Esposito, senatore di Ncd e vicepresidente del Copasir: "Beppe Grillo tenga giù le mani dalle forze dell'ordine e non si azzardi più a dare connotazioni politiche alle donne e agli uomini che ogni giorno difendono la sicurezza di tutti i cittadini".
E Lorena La Spina, segretario dell'Associazione nazionale Funzionari di polizia, aggiunge: "Cavalcare il malcontento di una categoria di lavoratori che, a tutti i suoi livelli, ha pagato e sta pagando un prezzo altissimo alla crisi economica è pretestuoso e scarsamente responsabile". E ribadisce: " La Polizia di Stato appartiene solo al Paese, certo non agli schieramenti politici".
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
A UNA SETTIMANA DAL VOTO
Puca, di Panorama, stamani lo ha definito il bacio della morte, in quanto ogni volta che E. Scalfari abbraccia qualche politico, quello fa una brutta fine. Vedi il penultimo Mario Monti.
Elezioni europee 2014, Repubblica titola: “Bisogna votare per Renzi e per Schulz”
Indicazione perentoria del commento di prima pagina firmato da Scalfari. Un endorsement esplicito perché dalle urne esca un Pd "rafforzato" e il socialista tedesco arrivi alla guida della Commissione Ue. Il precedente di Mieli con Prodi
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 18 maggio 2014Commenti (157)
“Il 25 maggio bisogna votare per Renzi e per Schulz“. Non è uno slogan elettorale del Pd, ma il titolo di Repubblica oggi, in prima pagina, del consueto commento domenicale del fondatore Eugenio Scalfari. La linea pro-Renzi del quotidiano romano è apparsa evidente negli ultimi mesi, ma mai così perentoria. “Debbo dire agli elettori che rappresentano la parte responsabile del Paese e che mi auguro siano una cospicua maggioranza del corpo elettorale, che debbono a mio avviso votare per il Pd e per Matteo Renzi che ne è il leader”, scrive Scalfari. Non è certo la prima volta che un quotidiano si schiera apertamente con una parte politica. Celebre la presa di posizione pro-Ulivo di Paolo Mieli sul Corriere della Sera dell’8 marzo 2006, un mese prima delle elezioni che vedevano Romano Prodi sfidare un Silvio Berlusconi uscito malconcio da cinque anni di governo. Ma almeno nel titolo il quotidiano di via Solferino prese una via più sobria: “La scelta del 9 aprile”.
Dopo aver precisato di essere stato più volte critico verso l’ex sindaco di Firenze proiettato a Palazzo Chigi, Scalfari argomenta l’endorsement con ragioni sia di politica europea sia di politica interna. “Se il Pd riuscisse a ottenere a ottenere almeno 5 punti sopra il movimento grillino, l’affermazione di quest’ultimo sarà stata certamente notevole, ma quella del Pd altrettanto”. E in questo modo “Renzi avrà interesse a governare fino alla scadenza naturale della legislatura”. Con un Pd rafforzato e “perno centrale tra una destra moderata ed europeista e la sinistra di Vendola, ma anche, con i dovuti distinguo, dei Zagrebelsky e dei Rodotà“. E poi, aggiunge Scalfari, a un certo punto si porrà “il problema del Quirinale”, cioè di trovare un successore a Napolitano. “Personalmente ho un’idea chiara in proposito, ma dirla ora significherebbe soltanto bruciarla”.
Sul fronte europeo, ragiona il fondatore di Repubblica, una larga affermazione del Pd faciliterebbe l’ascesa di Martin Schulz a presidente della Commissione europea, dato che a differenza della passate tornate questa volta sarà il Parlamento di Strasburgo a sceglierlo, e non il Consiglio dei primi ministri dei paesi dell’Unione, come è accaduto finora. Quindi, scrive il giornalista, “gli italiani responsabili che vogliono veder progredire l’Unione europea verso uno Stato federale non hanno altra scelta che votare per il Pd”. Per di più Schulz, tedesco ma avversato dalla Merkel, “è il più dichiaratamente europeista ed interventista, politicamente ed economicamente” fra i politici del suo Paese.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... zi/989966/
Puca, di Panorama, stamani lo ha definito il bacio della morte, in quanto ogni volta che E. Scalfari abbraccia qualche politico, quello fa una brutta fine. Vedi il penultimo Mario Monti.
Elezioni europee 2014, Repubblica titola: “Bisogna votare per Renzi e per Schulz”
Indicazione perentoria del commento di prima pagina firmato da Scalfari. Un endorsement esplicito perché dalle urne esca un Pd "rafforzato" e il socialista tedesco arrivi alla guida della Commissione Ue. Il precedente di Mieli con Prodi
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 18 maggio 2014Commenti (157)
“Il 25 maggio bisogna votare per Renzi e per Schulz“. Non è uno slogan elettorale del Pd, ma il titolo di Repubblica oggi, in prima pagina, del consueto commento domenicale del fondatore Eugenio Scalfari. La linea pro-Renzi del quotidiano romano è apparsa evidente negli ultimi mesi, ma mai così perentoria. “Debbo dire agli elettori che rappresentano la parte responsabile del Paese e che mi auguro siano una cospicua maggioranza del corpo elettorale, che debbono a mio avviso votare per il Pd e per Matteo Renzi che ne è il leader”, scrive Scalfari. Non è certo la prima volta che un quotidiano si schiera apertamente con una parte politica. Celebre la presa di posizione pro-Ulivo di Paolo Mieli sul Corriere della Sera dell’8 marzo 2006, un mese prima delle elezioni che vedevano Romano Prodi sfidare un Silvio Berlusconi uscito malconcio da cinque anni di governo. Ma almeno nel titolo il quotidiano di via Solferino prese una via più sobria: “La scelta del 9 aprile”.
Dopo aver precisato di essere stato più volte critico verso l’ex sindaco di Firenze proiettato a Palazzo Chigi, Scalfari argomenta l’endorsement con ragioni sia di politica europea sia di politica interna. “Se il Pd riuscisse a ottenere a ottenere almeno 5 punti sopra il movimento grillino, l’affermazione di quest’ultimo sarà stata certamente notevole, ma quella del Pd altrettanto”. E in questo modo “Renzi avrà interesse a governare fino alla scadenza naturale della legislatura”. Con un Pd rafforzato e “perno centrale tra una destra moderata ed europeista e la sinistra di Vendola, ma anche, con i dovuti distinguo, dei Zagrebelsky e dei Rodotà“. E poi, aggiunge Scalfari, a un certo punto si porrà “il problema del Quirinale”, cioè di trovare un successore a Napolitano. “Personalmente ho un’idea chiara in proposito, ma dirla ora significherebbe soltanto bruciarla”.
Sul fronte europeo, ragiona il fondatore di Repubblica, una larga affermazione del Pd faciliterebbe l’ascesa di Martin Schulz a presidente della Commissione europea, dato che a differenza della passate tornate questa volta sarà il Parlamento di Strasburgo a sceglierlo, e non il Consiglio dei primi ministri dei paesi dell’Unione, come è accaduto finora. Quindi, scrive il giornalista, “gli italiani responsabili che vogliono veder progredire l’Unione europea verso uno Stato federale non hanno altra scelta che votare per il Pd”. Per di più Schulz, tedesco ma avversato dalla Merkel, “è il più dichiaratamente europeista ed interventista, politicamente ed economicamente” fra i politici del suo Paese.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... zi/989966/
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
La vox populi:
Premessa
E. Scalfari in questi mesi si è sempre manifestato avverso all'operato di Pittibimbo. Allora ci si chiede a cosa sia dovuta questa ennesima giravolta scalfariana, sottolineata dai lettori di Repubblica.it.
E' stato il sciur padrun dalle belle braghe bianche, la tessera numero uno del Pd, Carlo De Benedetti a fargli cambiare idea???
Oppure, vede con timore la vittoria del M5S, come Feltri???
*****
aldo delli carri • 10 minuti fa
eugenio , sei come silviuccio,, un piazzista..........cioè venditore di fumo, come i fachiri.....
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Derapage • 16 minuti fa
"E la sinistra di Vendola" ahahahah ecco perché non è più credibile Scalfarotto :-)
Inoltre i lettori di Repubblica sono antiberlusconiani, con quale coraggio li invita a votare per il pupillo di Berlusconi?
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sosua_it • 21 minuti fa
Pddddddini...incominciatevi a toccarvi "i maroni", quando lui parla...
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ariapulita • 23 minuti fa
Io porto a spasso il cane tre volte al giorno...se Scalfari vuole gli posso dare gli orari così, mentre passeggiamo, parliamo di politica, futuro, finanza, etc.. mi sentirei veramente gratificato in questo modo....farei 2 servizi in uno.....
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Mark Renton • 23 minuti fa
E' fortunato, costui, alla veneranda età di 90 anni, ad essere ancora nel pieno possesso delle sue facoltà mentali.
anche se sono chiaramente viziate da malafede e cecità assoluta.
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Alcor • 24 minuti fa
Caro Scalfari, vergogna per un giornalista che si è sempre definito libero da ogni potere. Vergogna!
Non per niente Montanelli non lo sopportava, ricordiamolo!
Ricordiamoci anche De Benedetti, editore di Repubblica, proprietario di Sorgenia, tessera n.1 del PD, e così capiamo tante cose.
Possibile che la gente creda ancora a costoro?
Vai M5S!
Viva il Fatto Quotidiano!
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Sergio • 24 minuti fa
Scalfari io comincerei a considerare la pensione come una prospettiva migliore di queste dichiarazioni palesemente in malafede e si ricordi che il "bello non è altro che il tremendo al suo inizio"cit.
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MiRiprendo LaLiberta • 25 minuti fa
Se ci troviamo in queste condizioni è anche per colpa di certi giornalisti...Scalfari, hai la possibilità di toglierti la soddisfazione della vita, vai a farti cambiare il pannolone da Silvio e lascia ai giovani il loro futuro, quel futuro che voi con i vostri consigli avete distrutto!
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ariapulita • 26 minuti fa
Votare per Renzi e Schultz ? E si che sono idiota a votare 2 cartoni animati !
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aldo delli carri ariapulita • 9 minuti fa
grandeeeeeeeeeeeeeee
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mustaioni • 26 minuti fa
Scalfari:"bisogna votare per Renzi e per Schultz".Signor Schultz stia attento, si guardi bene le spalle da questi personaggi italiani .Sono peggio di quelli del Burkina Faso.
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wurzelhammer • 27 minuti fa
ecco, dopo le parole di Renzi e quelle di B., aspettavo giusto Scalfari per non avere dubbi su cosa votero' : 5s
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fabrizio d'ippolito • 27 minuti fa
Appena 10 ore fa scrivevo questo commento su un altro articolo.
Mi fa piacere leggere che, forse, è proprio vero che questo paese sta oltrepassando ogni limite di buon gusto e misura.
"Andatevi a leggere l'editoriale di oggi su repubblica della penna di e. scalfari e capirete che cultura si è instillata negli italiani da 30 anni e oltre. non lo commento perché mi piacerebbe che lo leggeste tutti per farvi un'idea. l'unica cosa che mi sento di dire è che la differenza (in negativo, molto negativo) in questo paese la fa proprio la dissoluzione anche del più timido pensiero che possa avere una connotazione precisa e netta di sinistra. E dobbiamo ringraziare di questo anche chi, elevandosi a informatore, pian piano la destrutturava per ricomporla (anche nei salotti buoni) in un ibrido concetto racchiuso tutto in questo passaggio dell'editoriale "Pd dovrà essere un perno centrale tra una destra moderata ed uropeista e la sinistra di Vendola ma anche, con gli opportuni distinguo, dei Zagrebelsky e dei Rodotà.". Questo è quella cultura di cui dicevo prima."
Premessa
E. Scalfari in questi mesi si è sempre manifestato avverso all'operato di Pittibimbo. Allora ci si chiede a cosa sia dovuta questa ennesima giravolta scalfariana, sottolineata dai lettori di Repubblica.it.
E' stato il sciur padrun dalle belle braghe bianche, la tessera numero uno del Pd, Carlo De Benedetti a fargli cambiare idea???
Oppure, vede con timore la vittoria del M5S, come Feltri???
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aldo delli carri • 10 minuti fa
eugenio , sei come silviuccio,, un piazzista..........cioè venditore di fumo, come i fachiri.....
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Derapage • 16 minuti fa
"E la sinistra di Vendola" ahahahah ecco perché non è più credibile Scalfarotto :-)
Inoltre i lettori di Repubblica sono antiberlusconiani, con quale coraggio li invita a votare per il pupillo di Berlusconi?
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sosua_it • 21 minuti fa
Pddddddini...incominciatevi a toccarvi "i maroni", quando lui parla...
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ariapulita • 23 minuti fa
Io porto a spasso il cane tre volte al giorno...se Scalfari vuole gli posso dare gli orari così, mentre passeggiamo, parliamo di politica, futuro, finanza, etc.. mi sentirei veramente gratificato in questo modo....farei 2 servizi in uno.....
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Mark Renton • 23 minuti fa
E' fortunato, costui, alla veneranda età di 90 anni, ad essere ancora nel pieno possesso delle sue facoltà mentali.
anche se sono chiaramente viziate da malafede e cecità assoluta.
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Alcor • 24 minuti fa
Caro Scalfari, vergogna per un giornalista che si è sempre definito libero da ogni potere. Vergogna!
Non per niente Montanelli non lo sopportava, ricordiamolo!
Ricordiamoci anche De Benedetti, editore di Repubblica, proprietario di Sorgenia, tessera n.1 del PD, e così capiamo tante cose.
Possibile che la gente creda ancora a costoro?
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Sergio • 24 minuti fa
Scalfari io comincerei a considerare la pensione come una prospettiva migliore di queste dichiarazioni palesemente in malafede e si ricordi che il "bello non è altro che il tremendo al suo inizio"cit.
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MiRiprendo LaLiberta • 25 minuti fa
Se ci troviamo in queste condizioni è anche per colpa di certi giornalisti...Scalfari, hai la possibilità di toglierti la soddisfazione della vita, vai a farti cambiare il pannolone da Silvio e lascia ai giovani il loro futuro, quel futuro che voi con i vostri consigli avete distrutto!
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ariapulita • 26 minuti fa
Votare per Renzi e Schultz ? E si che sono idiota a votare 2 cartoni animati !
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aldo delli carri ariapulita • 9 minuti fa
grandeeeeeeeeeeeeeee
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mustaioni • 26 minuti fa
Scalfari:"bisogna votare per Renzi e per Schultz".Signor Schultz stia attento, si guardi bene le spalle da questi personaggi italiani .Sono peggio di quelli del Burkina Faso.
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wurzelhammer • 27 minuti fa
ecco, dopo le parole di Renzi e quelle di B., aspettavo giusto Scalfari per non avere dubbi su cosa votero' : 5s
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fabrizio d'ippolito • 27 minuti fa
Appena 10 ore fa scrivevo questo commento su un altro articolo.
Mi fa piacere leggere che, forse, è proprio vero che questo paese sta oltrepassando ogni limite di buon gusto e misura.
"Andatevi a leggere l'editoriale di oggi su repubblica della penna di e. scalfari e capirete che cultura si è instillata negli italiani da 30 anni e oltre. non lo commento perché mi piacerebbe che lo leggeste tutti per farvi un'idea. l'unica cosa che mi sento di dire è che la differenza (in negativo, molto negativo) in questo paese la fa proprio la dissoluzione anche del più timido pensiero che possa avere una connotazione precisa e netta di sinistra. E dobbiamo ringraziare di questo anche chi, elevandosi a informatore, pian piano la destrutturava per ricomporla (anche nei salotti buoni) in un ibrido concetto racchiuso tutto in questo passaggio dell'editoriale "Pd dovrà essere un perno centrale tra una destra moderata ed uropeista e la sinistra di Vendola ma anche, con gli opportuni distinguo, dei Zagrebelsky e dei Rodotà.". Questo è quella cultura di cui dicevo prima."
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
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marione • 41 minuti fa
Che fasullo cambia casacca che è quel piccolo uomo di scalfari, fino a qualche mese fa ne diceva peste e corna del democristiano di firenze, ora invece come tutti i trasformisti del Pd cambia l'ennesima maglietta e sale sul carro del presunto vincitore di turno....
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Derapage marione • 25 minuti fa
Lui ne parlava male ma la linea editoriale è sempre stata filo renziana.
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Francesco D • 44 minuti fa
Ma almeno lo avete letto l'articolo? Non sapete di cosa state parlando...
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wurzelhammer Francesco D • 23 minuti fa
l'ho letto anch'io
fossi in fuffolo mi toccherei le parti intime
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Marino Francesco D • 31 minuti fa
Sì l'ho letto, è da una vita che leggo le "omelie" di Scalfari della domenica. Ormai gli unici articoli che leggo su Repubblica, è indecente e concordo con quanto detto da altri, è il bacio della morte per Renzi. Se pensava di fargli un favore, forse sta sortendo l'effetto contrario, basta vedere i commenti in calce all'articolo su repubblica.it
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Derapage Marino • 24 minuti fa
Consulto Repubblica solo per le previsioni meteo.
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J.S.cecita • un'ora fa
Caro Scalfari,io voterò Renzi ad una sola condizione,che venga lei a prelevarmi a casa minacciandomi con un'arma.
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Mario Caporali • un'ora fa
Cito testualmente l'articolo del sommo giornalista laddove, nella parte iniziale di una lenzuolata senza grande senso, decanta le lodi della statista fiorentino : "... Renzi stesso, che è persona di indubbia intelligenza anche se finora la sua sola e breve esperienza politica è stata quella di sindaco ... voleva quel posto (Primo Ministro) subito e perciò ha detto il contrario della verità e il suo partito gli ha creduto". Incredibile!! Questi furbi spacciano una menzogna, che in politica, normalmente, significherebbe l'oblio in altri paesi, per "dire il contrario della verità". In effetti suona meglio, ma è proprio questo che spaventa questa classe dirigente. L'arrivo di qualcuno che chiamerà le cose per quello che sono (chi ruba è un ladro e deve essere allontanata dalla gestione della cosa pubblica) e le leggi, oltre ad essere irrigidite laddove devono essere irrigidite, le applicheranno invece che interpretarle.
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SOD Mario Caporali • 40 minuti fa
...non ho parole.
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Ostro Goto • un'ora fa
La sottile linea che divide la saggezza dalla follia viene spesso trascurata da chi ha troppi anni e poca voglia di passare 5 minuti al giorno per sviluppare un sano senso critico.
Lei sta delirando sig. Scalfari. Vada in pensione e abbandoni l'interesse per la cosa pubblica.
AVETE DISTRUTTO QUESTO PAESE
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Rambaldo • un'ora fa
poero eugenio-agli-sgoccioli-ora-fulminato-dalla-fede, triste e penoso
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Francesco Caboni • un'ora fa
Repubblica un pessimo giornale di partito.
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Parvati • un'ora fa
mi hai convinto scalfari! Questa "esortazione" è per me un'ulteriore conferma di quanto faccio bene a votare per il M5S!!! #Vinciamonoi!
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Mulas Michele • un'ora fa
La Senilità di Scalfari non è più da dimostrare : gli italiani dovrebbero votare per un primo ministro che pensa di vivere in un paese immaginario e che bastano degli annunci per far andare tutto bene ed uno Schultz che è stato deputato da due legislazioni e presidente del parlamento europeo . . . che è riuscito a regalare l'Europa alla finanza . . . .
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Adriano • un'ora fa
E poi dicono che i giornalisti sono imparziali! ma fate veramente ridere!
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pakko79 • un'ora fa
Ma un giornalista che si definisce serio e libero, può scrivere queste cose? E poi ci si lamenta quando viene attaccata l'informazione in questo paese? Si devono attaccare certi giornalisti e attaccandoli non si limita la loro libertà, in quanto non ce l'hanno
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marione • 41 minuti fa
Che fasullo cambia casacca che è quel piccolo uomo di scalfari, fino a qualche mese fa ne diceva peste e corna del democristiano di firenze, ora invece come tutti i trasformisti del Pd cambia l'ennesima maglietta e sale sul carro del presunto vincitore di turno....
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Derapage marione • 25 minuti fa
Lui ne parlava male ma la linea editoriale è sempre stata filo renziana.
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Francesco D • 44 minuti fa
Ma almeno lo avete letto l'articolo? Non sapete di cosa state parlando...
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wurzelhammer Francesco D • 23 minuti fa
l'ho letto anch'io
fossi in fuffolo mi toccherei le parti intime
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Marino Francesco D • 31 minuti fa
Sì l'ho letto, è da una vita che leggo le "omelie" di Scalfari della domenica. Ormai gli unici articoli che leggo su Repubblica, è indecente e concordo con quanto detto da altri, è il bacio della morte per Renzi. Se pensava di fargli un favore, forse sta sortendo l'effetto contrario, basta vedere i commenti in calce all'articolo su repubblica.it
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Derapage Marino • 24 minuti fa
Consulto Repubblica solo per le previsioni meteo.
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J.S.cecita • un'ora fa
Caro Scalfari,io voterò Renzi ad una sola condizione,che venga lei a prelevarmi a casa minacciandomi con un'arma.
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Mario Caporali • un'ora fa
Cito testualmente l'articolo del sommo giornalista laddove, nella parte iniziale di una lenzuolata senza grande senso, decanta le lodi della statista fiorentino : "... Renzi stesso, che è persona di indubbia intelligenza anche se finora la sua sola e breve esperienza politica è stata quella di sindaco ... voleva quel posto (Primo Ministro) subito e perciò ha detto il contrario della verità e il suo partito gli ha creduto". Incredibile!! Questi furbi spacciano una menzogna, che in politica, normalmente, significherebbe l'oblio in altri paesi, per "dire il contrario della verità". In effetti suona meglio, ma è proprio questo che spaventa questa classe dirigente. L'arrivo di qualcuno che chiamerà le cose per quello che sono (chi ruba è un ladro e deve essere allontanata dalla gestione della cosa pubblica) e le leggi, oltre ad essere irrigidite laddove devono essere irrigidite, le applicheranno invece che interpretarle.
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SOD Mario Caporali • 40 minuti fa
...non ho parole.
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Ostro Goto • un'ora fa
La sottile linea che divide la saggezza dalla follia viene spesso trascurata da chi ha troppi anni e poca voglia di passare 5 minuti al giorno per sviluppare un sano senso critico.
Lei sta delirando sig. Scalfari. Vada in pensione e abbandoni l'interesse per la cosa pubblica.
AVETE DISTRUTTO QUESTO PAESE
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Rambaldo • un'ora fa
poero eugenio-agli-sgoccioli-ora-fulminato-dalla-fede, triste e penoso
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Francesco Caboni • un'ora fa
Repubblica un pessimo giornale di partito.
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Parvati • un'ora fa
mi hai convinto scalfari! Questa "esortazione" è per me un'ulteriore conferma di quanto faccio bene a votare per il M5S!!! #Vinciamonoi!
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Mulas Michele • un'ora fa
La Senilità di Scalfari non è più da dimostrare : gli italiani dovrebbero votare per un primo ministro che pensa di vivere in un paese immaginario e che bastano degli annunci per far andare tutto bene ed uno Schultz che è stato deputato da due legislazioni e presidente del parlamento europeo . . . che è riuscito a regalare l'Europa alla finanza . . . .
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Adriano • un'ora fa
E poi dicono che i giornalisti sono imparziali! ma fate veramente ridere!
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pakko79 • un'ora fa
Ma un giornalista che si definisce serio e libero, può scrivere queste cose? E poi ci si lamenta quando viene attaccata l'informazione in questo paese? Si devono attaccare certi giornalisti e attaccandoli non si limita la loro libertà, in quanto non ce l'hanno
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