IL COMMENTO
I nemici di «Charlie Hebdo»
e della nostra libertà
Gli attentatori che hanno fatto una strage nella sede del settimanale
non ne sopportano la libertà e il suo non piegarsi a nessuna autorità
di Pierluigi Battista
«Charlie Hebdo» non è solo la testata di un giornale, ma quello di un’istituzione del giornalismo irriverente e anticonformista, del tempio della satira politica. Le sue vignette fanno male. Sono caustiche, beffarde, senza timori reverenziali per nessuno. Gli attentatori che hanno fatto una strage nella sua sede non ne avranno sopportato lo spirito di libertà, il suo non piegarsi a nessuna autorità. Sono entrati massacrando persone inermi nel giornale che era stato indicato ai bigotti dell’integralismo islamista come un covo di infedeli che osavano irridere tutto e tutti.
I politici francesi non hanno mai amato «Charlie Hebdo», anche se a farne le spese erano gli avversari: sapevano che sarebbe arrivato presto il loro turno. Ma gli assassini che hanno compiuto la carneficina considerano la satira un’arma demoniaca, l’emanazione di un Male da sradicare con ogni mezzo, anche con raffiche di kalashnikov. Le prime rivendicazioni parlano di «vendicare il Profeta». Possono essere smentite, o costituire un depistaggio. Occorre prudenza. Ma la mano degli stragisti si è mossa animata dal fondamentalismo fanatico, dall’oltranzismo religioso, da chi non sopporta la laicità, la critica, le opinioni diverse, l’ironia. Sono nemici delle nostre libertà. Le libertà che hanno dato vita a «Charlie Hebdo», un suo pilastro che i nemici vogliono demolire, e affogare nel sangue degli innocenti.
7 gennaio 2015 | 13:02
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