terremoto in Emilia:la ricostruzione

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
shiloh
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione

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.

i vv.ff. facendo turni di lavoro di 12 ore,
hanno 1 giorno di riposo ogni 3 giorni.
.
per intervenire al meglio e mettere i sicurezza gli edifici,
i vv.ff. dei distaccamenti di Modena e Reggio,
volontariamente,
mettono a disposizione il giorno di riposo per formare squadre,
libere dal servizio ordinario,
per intervenire nei paese terremotati ed accellerare quindi il ritorno alla normalità e il rientro nelle loro abitazioni di quelli che ancora dormono nelle tendopoli.

questo servizio,viene pagato come lavoro straordinario...
solo che quei vv.ff. riceveranno il compenso tra un anno...
se va bene...
e intanto c'è un idiota in FIAT che riceve un compenso di circa 33 milioni di euro ,
regolarmente ,
tutti i mesi...
e mica rischia la vita legato ad una gru...
shiloh
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione

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Terremoto, imprenditrice si autodenuncia
“Una normativa assurda ci obbliga a lavorare nell’illegalità”


CORREGGIO.
«Sono un’imprenditrice illegale.

La mia aziende non è danneggiata e sotto la mia responsabilità ho deciso di continuare l’attività».
È un’autodenuncia che fa rumore, quella risuonata ieri mattina nell’etere su Radio24, durante l’intervista rilasciata a Oscar Giannino da Barbara Franchini, 39 anni, amministratore delegato della Fm di Correggio, ditta specializzata nelle produzioni plastiche che conta con una trentina dipendenti, al lavoro nonostante l’azienda non rispetti le nuove disposizioni antisismiche.

Non si tratta di un colpo di matto, ma del risultato di una serie di paradossi burocratici che stanno ponendo fuori dal perimetro della legalità decine di imprenditori reggiani dopo l’avvento del sisma.

«Siamo alle comiche, soprattutto per le aziende come la Fm che non hanno subito danni - spiega la manager - Nel decreto post terremoto firmato da Gabrielli parlano di “favorire una veloce ripresa delle attività produttive”.

Si chiede però alle aziende un certificato di agibilità sismica senza il quale non potremo lavorare, senza specificare cosa questo dovrebbe prevedere.

Pertanto, se uno vuole lavorare, deve farlo per forza illegalmente.

Io sono infatti un’imprenditrice illegale.

Siamo stati chiusi due giorni, i clienti iniziavano ad annullare gli ordini, i miei dipendenti mi hanno chiesto di poter entrare, gente che in alcuni casi ha perso tutto con il sisma e quindi hanno bisogno di lavorare.

Io mi sono fatta rilasciare una certificazione post sisma da un ingegnere strutturale, che ci ha dato il pieno via libera.

Per questo siamo andati avanti».

La decisione non è però delle più leggere, viste le pene previste ora per decreto.

«Intanto non abbiamo nessuna copertura assicurativa, che non è poco in caso di infortuni - avverte Franchini - Se poi arrivasse una scossa e qualche dipendente dovesse restare sotto le macerie, noi saremo denunciati per omicidio volontario».

Questo perché nel nuovo regolamento è stato fatto espresso riferimento al decreto legge 81, quello sulla sicurezza sul lavoro, che non lascia spazio a dubbi.

«Dall’oggi al domani ci siamo ritrovati una responsabilità che non è certo semplice da gestire.
Dopo il sisma avevamo messo gli uffici fuori dai capannoni, sostenendo spese, spostando reparti, chiedendo alle persone di fare attenzione fino all’esasperazione.
Però non si può lavorare così.
Dall’alto non ci danno conforto, tanto dicono che
“gli emiliani sono brave persone, che lavorano senza fiatare”.
Qui infatti non si sono fermati nemmeno coloro ai quali sono crollati i capannoni.

Lo Stato si è assicurato così gettito e lavoro, trovando qualcuno a cui dare la colpa se dovesse succedere qualcosa».
La catena dei paradossi, secondo l’imprenditrice, non si ferma però qui.
Nel nuovo decreto è stata inserita in seconda battuta la possibilità di avere una certificazione provvisoria - della durata di pochi mesi - se i capannoni rispettano tre parametri.

«L’ingegnere ci ha detto che il nostro capannone va bene così com’è e che se dovessimo legare le strutture come richiesto lo indeboliremo, perché si creerebbero delle tensioni.
Un caos terribile.
E qui in zona stanno accadendo cose spiacevoli.
Si vedono interventi frettolosi, staffe di ferro che sembrano toppe.
Per seguire queste norme hanno cominciato a legare i capannoni senza sapere se sia una mossa davvero giusta.
Paradossi incredibili.
Per questo ho scelto l’illegalità preservando sul serio i miei dipendenti e la mia azienda».

http://gazzettadireggio.gelocal.it/cron ... -1.5414702

:shock:
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione

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Viaggio nell'Emilia che resiste:
ci riprenderemo ogni pezzo perso.

Se volete scoprire dove la politica non è morta e in prima linea c’è l'anti-casta; se volete verificare che non è vero che sono tutti uguali, che c'è governo e governo, amministrazione e amministrazione; se volete consolarvi con la capacità di noi italiani e del nostro malandato Paese di riscoprire e dare il meglio di sé nei momenti più difficili, dovete farvi un giro in questi giorni nei paesi del terremoto in Emilia.

Oggi sono trascorsi due mesi dalla prima terribile scossa di magnitudo 5.9 nella pianura tra Bologna, Ferrara e Modena, considerata fino ad allora a rischio sismico pressochè nullo. Era la notte del 20 maggio. Nove giorni dopo, il 29, alle 9 di mattina, con gli studenti a scuola e gli adulti al lavoro, un'altra botta micidiale, magnitudo 5.8 ma più in superfice, quindi più devastante. Bilancio complessivo, 26 morti, centinaia di feriti, 17mila sfollati, capannoni industriali non costruiti per resistere ai terremoti crollati sulla testa degli operai, interi centri storici gravemente lesionati.

Oggi, lungo l'itinerario della distruzione che va da Crevalcore nel bolognese, a Cento, Sant'Agostino e Bondeno nel ferrarese, da Finale Emilia a Mirandola e Novi passando per San Felice sul Panaro e Cavezzo nel modenese, si vedono ancora i mucchi di macerie delle antiche rocche, delle case più vecchie, delle chiese e dei campanili crollati (90 le richieste di smaltimento solo nel modenese), le “zone rosse” dei centri storici transennati, la devastazione sparsa nelle campagne dove sono venuti giù i capannoni agricoli e quelli industriali.

Soltanto in questi ultimi, nelle fabbriche della ceramica e del biomedicale, le gru e gli operai sono al lavoro per ricostruire i tetti e “legarli” ai travi a cui prima erano solo appoggiati, tanto che con le scosse si sono aperti come fossero costruzioni dei Lego facendo precipitare le coperture e causando il maggior numero di vittime. I cantieri della ricostruzione delle case, delle scuole e dei palazzi pubblici, invece, ancora non ci sono.

«È questo che manca - dice Fernando Ferioli, giovane sindaco di Finale, uno dei centri più devastati dal sisma –: Regione e Protezione civile hanno fatto i salti mortali, il governo ha risposto, il commissario straordinario Vasco Errani si sta muovendo molto bene, è una “belva”, ma le cose non vanno veloci come dovrebbero. Qui è venuto giù tutto: scuole, palestre, l'ospedale, il municipio, le case, i monumenti. È tutto da ricostruire, c'è un lavoro enorme da fare. Per questo vorrei che tutti i cantieri fossero già aperti. Ma i soldi ancora non si vedono. E ancora non c'è la certezza dei contributi per chi ha avuto i danni. E senza quella certezza i privati non cominciano i lavori».

L'ufficio di Ferioli da due mesi è sotto la chioma di un tiglio, all'interno della zona sportiva: un gazebo, qualche sedia, il tavolo e il cellulare che squilla in continuazione. Il telefono, così come l’auto, è personale, non del Comune. Cioè paga lui di tasca sua. Il Municipio si è spostato lì, accanto ai presìdi della Protezione civile e alla tendopoli degli sfollati. Un Comune sotto i gazebo e i tigli dove però c'è e funziona tutto, dalla polizia municipale all'anagrafe.

Lui, il primo cittadino, arriva alle 6 e mezzo del mattino, comincia i primi incontri e le prime riunioni un'ora dopo e va avanti così fino a notte, sabati e domeniche comprese. Per 1.900 euro al mese e 12 mensilità. Come lui fanno gli altri sindaci dei centri colpiti. Tutti ora hanno due emergenze in comune: come riaprire le scuole e dove sistemare gli sfollati. Per il Piano scuola si è già alla fase esecutiva. Entro Ferragosto dovrebbero aprire i cantieri per allestire a tempo di record i moduli e i prefabbricati che assicureranno la regolare apertura dell'anno scolastico ai 18mila studenti che hanno la scuola inagibile.

La corsa contro il tempo è cominciata anche per le scuole meno danneggiate. Comuni e Province dovranno riparare direttamente 165 edifici entro metà settembre. Per quelli mediamente lesionati che riapriranno soltanto nel 2013, verrano presi in affitto dei moduli scolastici provvisori per 9 mesi, con un bando che prevede il montaggio e lo smontaggio delle strutture. Per la casa la situazione è più complicata.

Le tendopoli della Protezione civile dovrebbero chiudere a settembre-ottobre. Ora si stanno lentamente svuotando. Ieri in Emilia-Romagna nelle tende c’erano ancora 6.974 persone, le più disperate: immigrati e famiglie disagiate soprattutto. Altre 2.500 sono ancora ospitate negli alberghi e nelle strutture coperte. Domani scadono le convenzioni e non è chiaro se e come verranno rinnovate. L'obiettivo è riportare i cittadini nelle loro case. «Non abbandoneremo nessuno per strada, ma niente soluzioni provvisorie che diventano definitive», dice la Regione. Ma i due terzi delle case lesionate sono inagibili. Dove andranno i terremotati?

A giorni Errani presenterà ai sindaci il Piano casa. La parola d'ordine è «ricostruzione subito». L'obiettivo del commissario è ottenere entro l'estate dal governo il riconoscimento dei danni e la garanzia dei contributi per chi li ha subiti, consentendo così ai privati, alle imprese e ai Comuni medesimi di aprire i cantieri. Nel frattempo si cercherà di incentivare le sistemazioni degli sfollati nelle case sfitte, anche requisendole se non si troverà l’accordo con i proprietari. Sicuramente verrà esteso il contributo all’autonoma sistemazione, 100 euro a persona per un massimo di 600 al mese per le famiglie che hanno la casa inagibile.

Finale Emilia è oggi una città che vive nei container, nella tendopoli e nelle tende private. Nei primi trovi la Posta, la Banca, gli uffici. Nelle seconde gli sfollati assistiti. Nelle ultime, disseminate nei parchi e nei giardini, chi ancora non dorme a casa perché ha paura della terra che continua a tremare. Le persone fuori casa sono ancora 4.000, le case inagibili circa 1.500. Il sindaco di Cento, Piero Lodi, invece, ne ha 1.800 di sfollati da sistemare.

«Molti per ora si sono arrangiati da soli, da amici e parenti, senza chiedere aiuti pubblici – dice - ma una risposta andrà trovata anche per loro. Finora abbiamo definito cosa bisogna fare. Adesso bisogna passare al concreto, dalla teoria alla pratica». Stessi problemi per Alberto Silvestri, sindaco di San Felice sul Panaro dove le case inagibili sono poco meno di mille e le persone da sistemare circa 3.000. A Cavezzo il primo cittadino, Stefano Draghetti, deve dare una risposta abitativa a 1500-2000 persone. Problemi enormi. Ma nessuno si arrende.

«Il nostro centro storico chiuso non lo chiamiamo più zona rossa ma zona di recupero», aggiunge il sindaco di Crevalcore, Claudio Broglia, «perchè vogliamo riprenderci ogni pezzettino di ciò che il terremoto ci ha rubato».

http://www.unita.it/italia/viaggio-nell ... o-1.431227
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione

Messaggio da shiloh »


ITALIA LOVES EMILIA, LA MUSICA BATTE IL TERREMOTO.

Al Campovolo 150mila persone in delirio per il megaconcerto in favore delle popolazioni terremotate. Raccolti quasi quattro milioni di euro.


«La musica come collante» ha detto Claudio Maioli, il padre di Italia loves Emilia, al popolo del Campovolo. La musica come emozione che toglie il fiato, come antidoto, cura. E la musica sopra tutto, anche al terremoto. Capace di diventare calce nelle crepe che proprio il terremoto ha aperto nei paesi feriti dal sisma, capace di trasformarsi in coperta avvolgente sulle paure che una calamità così devastante ha risvegliato nei cuori degli emiliani.

Ma anche l’unica voce dei 150mila del Campovolo, che ieri per ore hanno atteso l’inizio del concerto, era musica. Alle 20 precise, la melodia l’hanno fatta i fans accorsi da tutta Italia con un vibrante conto alla rovescia. E un’invocazione gridata con tutte le forze: «Cuore alto».

Quello di ieri non è stato un concerto come gli altri, e non solo per le proporzioni: sul prato dell’aeroporto di Reggio si è creata una comunità senza confini, per dividersi il peso di quello che è successo quattro mesi fa e, per un po’, portarlo avanti tutti insieme. Dentro a una grande, strepitosa festa.

E’ toccato a Zucchero l’onore di aprire. Ma già dal primo brano corale – “Madre dolcissima” con Fiorella Mannoia, Elisa e Jeff Beck – si è capito subito che la musica sarebbe stata la vera protagonista: un veicolo strardinario per abbracciare i 150mila del Campovolo. A giocare con le canzoni, a trasformarle in qualcosa di nuovo e magico si sono divertiti uno dopo l’altro tutti i tredici artisti. Pronti a sperimentare, inventare e contaminarsi reciprocamente.

I Nomadi sono stati i secondi a salire sull’imponente palco, poi è toccato alla voce straordinaria di Giorgia, bellissima e sfavillante: intensa la sua “Di sole e d’azzurro” e divertente con Jovanotti in "Tu mi porti su".

Niente duetti per Tiziano Ferro, “orfano” di Laura Pausini assente giustificata per il prossimo arrivo della figlioletta.

Ma in “Sere nere” il duetto lo hanno fatto i fans, che hanno cantato con lui ogni parola. Poi, è stata la volta di Fiorella Mannoia. Straordinaria, emozionate, viva, l’interpretazione di “Anna e Marco” con l’inconfondibile voce di Giuliano dei Negramaro: omaggio intimo all'indimenticabile Dalla.

La maratona è proseguita con Renato Zero, Negramaro, Elisa, Baglioni, Litfiba in un gioco di sovrapposizioni e mescolamenti che hanno fatto tornare e ritornare sul palco anche gli altri artisti. Come Jovanotti, che sebbene il suo set fosse il penultimo da scaletta, non ha mai smesso di far ballare il pubblico. E le mani dei 150mila sono stati uno sventolare e battere il tempo senza fine.

Il secondo brano corale è stato “Il mio nome è mai più”: con oltre agli originali Ligabue, Litfiba, Jovanotti anche Fiorella Mannoia e Claudio Baglioni.

Omaggio speciale ai terremotati è arrivato da Biagio Antonacci, che sulle note di “Liberatemi” ha voluto sul palco Elisa Debbi, 17enne di Mirandola (Modena) conosciuta durante la sua visita nelle terre colpite dal sisma: la giovane ha letto la poesia che ha scritto in questi giorni di paura.

Strepitoso, come sempre, Jovanotti con “La notte dei desideri” e “Il più grande spettacolo”. Speciale il duetto di “Amico” con Renato Zero.

E’ toccato al “padrone di casa” Luciano Ligabue l’ultimo set. Attesissimo dalla sua Reggio e da fans arrivati, come sempre, da ogni dove, ha regalato “Marlon Brando è sempre lui”, “Non è tempo per noi” in versione speciale con Zucchero e “Il meglio deve ancora venire”.

Infatti, doveva ancora venire un finale da pelle d’oca: tutti gli artisti sul palco con un brano speciale. Per salutare i 150mila di “Italia loves Emilia” hanno scelto “A muso duro” di Pierangelo Bertoli (presente anche il figlio dell'artista sassolese). Perché nonostante il terremoto... «canterò le mie canzoni per la strada e affronterò la vita a muso duro».

http://gazzettadireggio.gelocal.it/cron ... -1.5741309
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grazie a tutti.

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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione

Messaggio da shiloh »

Sisma, ecco il recupero Irpef.

prime buste paga azzerate.
Brutta sorpresa per i lavoratori di 34 comuni terremotati del mantovano:
stipendio basso a causa del recupero in un'unica soluzione dell'addizionale regionale arretrata,
non versata dopo il terremoto perché sospesa.
La denuncia della Cgil.

http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... ef=HREC2-4

***********************
maremmassassina...ma è possibile una cosa del genere ???
è possibile essere così,così... serpenti a sonagli ???
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione

Messaggio da shiloh »

Emilia, capannoni e lavoro.
Di Rinaldo Gianola
30 settembre 2012


«Adesso è dura.
Arriva il freddo, tanta gente vive ancora nelle tende, dobbiamo trovare un’assistenza per le persone anziane.
Però noi non ci arrendiamo, abbiamo le spalle larghe.
Teniamo botta.
Scrivilo, mi raccomando».
Certo che lo scriviamo.
Teniamo botta è un fior di programma, uno slogan efficace.
Andrebbe bene non solo per l’Emilia Romagna colpita, offesa dal terremoto, ma anche per la nostra Italia debole, impaurita, incerta sul futuro.
Potremmo prenderlo in prestito da Barbara Anconelli, dipendente della multinazionale delle vernici Cps, una coraggiosa striscia viola nei capelli e una maglietta assai british punk , che nel salone al piano di sotto della Camera del lavoro di Mirandola racconta i giorni difficili della ricostruzione e della ripresa di una grande comunità di persone, di famiglie, di imprese e di lavoro.
Il sisma ha colpito il nostro cuore industriale, l’Emilia Romagna dei distretti produttivi, quel modello di sviluppo che tanto ha dato al Paese e che è stato ammirato e studiato in tutto il mondo, con i giapponesi che mandavano i loro migliori professori universitari per cercare di carpirne la formula miracolosa.
E Romano Prodi, da prof e da politico, ci ha campato una vita a spiegarne segreti, limiti e vantaggi.

La lunga fascia di terra tra le province di Modena, Reggio Emilia, Mantova, più colpita e danneggiata dal terremoto è abitata da oltre 100mila abitanti, la forza lavoro è circa la metà e viene impiegata nel polo biomedicale di Mirandola, nel tessile-moda di Carpi e dintorni, nella meccanica di varia natura e specializzazione sull’intero territorio.
Qui, da queste centinaia di imprese di diversa dimensione e origine, dalla multinazionale al laboratorio familiare, nasce l’1,7% del Pil italiano.
Accanto troviamo le ceramiche di Sassuolo e la Ferrari di Maranello.
Più su inizia la food valley.
Siamo nel territorio dell’eccellenza industriale nazionale.
E lavoratori, sindacati, amministrazioni sono in prima fila per salvare e rilanciare lavoro e imprese dopo il trauma.

Le scosse del 20 e poi quella tremenda del 29 maggio sono piombate su un territorio dove, a macchia di leopardo, era possibile individuare zone di grande salute economica e altre colpite dalla recessione.
Il distretto biomedicale, ad esempio, è un gioiello di industria, ricerca e innovazione.
Fu il farmacista Veronesi di Mirandola, geniale gentiluomo con la passione della ricerca, a gettare le basi di questo miracolo negli anni Sessanta.
Andava in giro per il mondo, in America, studiava e inventava.
Tornava a casa creava un’azienda, la vendeva.
E poi ne fondava un’altra.
Così il suo esempio e le sue conoscenze hanno fatto germogliare altre aziende, altri innovatori. Le imprese e i lavoratori, pur colpiti gravemente, tanti operai hanno perso la vita, hanno cercato di non perdere nemmeno un giorno, nemmeno una commessa.
Massimo Furgori lavora da 23 anni alla Sorin, 800 dipendenti, un nome importante, una volta era controllata la Fiat attraverso la Snia Bpd, poi siccome era un’azienda con un bel futuro, che faceva profitti e ricerca, è stata ceduta a un pool di fondi di investimento.

Racconta:
«Sono nel reparto dei semilavorati.
Noi siamo specializzati in prodotti ad alta tecnologia per cuore, polmone, ossigenazione del sangue, autotrasfusione.
I nostri prodotti sono venduti per il 95% all’estero.
Abbiamo patito danni importanti dal terremoto, ma l’azienda ci ha chiesto di poter mantenere comunque la produzione e di recuperare quello che avevamo perso.
I sindacati e i lavoratori hanno accettato, in questo mercato se perdi una posizione sei morto.
Ci sono concorrenti che aspettano solo di poter prendere il nostro posto.
Così ci siamo organizzati per lavorare sul ciclo completo, tutto il giorno, tre turni da otto ore.
Un gruppo di quaranta persone è stato trasferito a produrre a Nogare, vicino a Verona.
Vanno e vengono con i pullman dell’azienda».

Pure alla Wam, 600 dipendenti, azienda di materiali e macchinari per l’edilizia, i lavoratori hanno concordato nuove condizioni organizzative per mantenere la produzione.
Francesca Corcione spiega:
«Il terremoto ci ha fatto molti danni.
Sono stati danneggiati cinque capannoni su otto, ci sono stati i controlli.
Due capannoni sono stati messi in sicurezza, ma probabilmente quattro o cinque dovranno essere abbattuti e ricostruiti.
L’azienda ha spostato fuori, nei comuni vicini, alcuni uffici, alcune lavorazioni.
Un gruppo di lavoratori ha accettato di andare a lavorare in un impianto in Romania, è andata bene ad alcuni nostri colleghi romeni, così sono tornati a casa.
Abbiamo fatto un accordo sindacale per lavorare sei giorni su sette.
Su 600 dipendenti c’è stato solo un voto contrario.
Insomma, ci siamo detti, se dobbiamo ripartire bisogna tirarsi su le maniche».
http://www.unita.it/italia/sisma-quei-c ... a-1.450991
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione

Messaggio da shiloh »

Ue, cinque paesi bloccano i fondi per il sisma in Emilia.

Germania, Olanda, Finlandia, Svezia e Gran Bretagna, lo riferiscono fonti a margine dell'Ecofin.
A metà settembre quando fu presentata la proposta di sostegno il commissario Johannes Hahn aveva parlato di "disastro epocale":
"Dobbiamo aiutare questa Regione altamente produttiva a rimettersi in piedi"

I cinque paesi non vogliono pagare i 670 milioni di euro del Fondo di solidarietà Ue proposti per compensare i danni subiti dall'Italia, benché tutti i 27 stati che compongono l'Unione europe hanno riconosciuto che l'Italia ha diritto ai finanziamenti del Fondo di solidarietà Ue, e hanno negli scorsi giorni formalmente approvato la decisione.



http://bologna.repubblica.it/cronaca/20 ... ref=HREA-1

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stronzi...emeriti stronzi che ce l'hanno ancora con i comunisti e pensano che noi si abbia avuto quello che ci meritiamo.

ma gli emiliani ce la faranno anche senza quei soldi.
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione

Messaggio da shiloh »


Sisma, Schulz bacchetta l'Ue.

"Vergognosi giochi politici"

Dura condanna dal presidente del Parlamento europeo
che ieri aveva avuto un colloquio telefonico con il premier Mario Monti.
E definisce il blocco dei fondi per la ricostruzione da parte di Germania, Gran Bretagna, Olanda, Svezia e Finlandia "cinica esitazione".

http://bologna.repubblica.it/cronaca/20 ... f=HREC1-11
camillobenso
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione

Messaggio da camillobenso »

Ettepareva che dove girano i soldi non arrivasse la piovra????


Terremoto Emilia, la ricostruzione per ora non c’è. “Ma la mafia è già arrivata”
L'allarme lanciato dal presidente della commissiona parlamentare Antimafia ed ex ministro dell'Interno, Beppe Pisanu nel corso di una serie di vertici con i magistrati e i prefetti delle città emiliane colpite dal sisma. "La criminalità ha messo le mani anche sulla sanità privata"

di David Marceddu | 13 novembre 2012Commenti (1)



Le mafie hanno già messo gli occhi sulla ricostruzione in Emilia. O meglio, di più. La criminalità organizzata ha già provato concretamente a entrare nei pochissimi cantieri post-sisma. A lanciare l’allarme è il presidente della Commissione parlamentare antimafia ed ex ministro dell’Interno, Beppe Pisanu. “Qualche tentativo di infiltrazione negli appalti per la ricostruzione c’è stato. Tuttavia, con gli strumenti messi in piedi, con l’intreccio dei dati tra le prefetture locali e quelle dei territori d’origine delle cosche, il tentativo è stato sventato”. Poi l’ex capo del Viminale precisa: “Per ora”.

Sì, perché per Pisanu (che, con la Commissione, da ieri sta tenendo una serie di audizioni con magistrati e amministratori in prefettura a Bologna) l’Emilia Romagna è ancora una terra di frontiera. A dispetto di altre parti del nord Italia infatti, la regione rossa sarebbe ”terra di delocalizzazione e non ancora di colonizzazione da parte della criminalità organizzata”. Una terra, ha spiegato il senatore Pdl, in cui ‘ndrangheta, camorra e, in misura minore, Cosa nostra tendono “non solo a riciclare i propri capitali sporchi, ma anche ad accumulare fortune”.

I terreni di caccia delle mafie sulla via Emilia, Pisanu li enumera uno per uno: lo spaccio di droga, il movimento terra, i trasporti,lo smaltimento dei rifiuti e degli inerti. La novità anche in Emilia Romagna è la sanità: “Sappiamo che la criminalità organizzata ha già acquistato anche qui delle case di cura”.

Si sa poi che il passo dalla sanità alla politica è molto breve: “Rispetto ad altri territori, come la Liguria e il Piemonte, dove i consigli comunali vengono sciolti ormai ai ritmi della Calabria e della Campania, l’Emilia è ancora una terra felice. Ma attenzione a non illudersi”, ammonisce Pisanu. Poi prosegue: “Durante le nostre audizioni di questi giorni ci è stato segnalato, per esempio, il caso di una cena sospetta tra amministratori e persone non proprio specchiate”. Di più l’ex ministro dell’Interno non dice, ma poi per citare una vicenda più concreta porta quella di Serramazzoni, il comune del modenese commissariato a seguito di indagini sul sindaco e su funzionari e la pesante ombra sul paese dell’appennino della ‘ndrangheta sugli affari dell’edilizia.

Per tornare al terremoto, Pisanu spiega che la rete messa in piedi sta funzionando: “Magari si scopre che la ditta che vince l’appalto è pulita: ma poi i mezzi per il movimento terra che utilizza sono di una ditta in odor di mafia, oppure i conducenti dei mezzi di movimento terra vengono tutti dallo stesso paesino”. Su una cosa il presidente della Commissione antimafia sembra essere certo: “La sistemazione delle scuole nei pesi colpiti dal sisma è stata immune da infiltrazioni apprezzabili”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11 ... ta/412517/
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione

Messaggio da shiloh »

AGI) - Bologna, 13 dic. -

Buste paga ridotte a 300 euro per alcuni lavoratori nelle imprese sui territori colpiti dal sisma:

e' quanto denuncia la Cgil Emilia Romagna lamentando l'incapacita' del Governo di "individuare soluzioni adeguate" ai bisogni dei lavoratori residenti nell'area danneggiata dal terremoto.

"Lo scorso sei dicembre - spiega Antonio Mattioli, responsabile regionale politiche contrattuali - le circolari dell'Agenzia delle Entrate, dell'Inps, dell'Inail hanno stabilito che le trattenute fiscali e i contributi previdenziali siano sospesi ulteriormente da dicembre 2012 a giugno 2013 per i lavoratori danneggiati.

Pensavamo che il problema fosse risolto anche per quei lavoratori che hanno terminato il periodo di sospensione contributiva a novembre e che devono restituire il dovuto in forma rateale, non avendo avuto danni".

"In realta' - continua il rappresentante della Cgil - per ragioni legate alla libera interpretazione delle circolari e la mancanza di condizioni vincolanti per i soggetti che dovevano applicarle, si sono prodotte azioni irresponsabili che in diversi casi hanno comportato la riduzione della busta paga dei lavoratori fino alla vergogna di retribuzioni ridotte a 300 euro.

Addirittura, ci e' stato segnalato il caso di un' agenzia interinale, che ha comunicato al lavoratore che doveva arrangiarsi a pagare direttamente, con la modulistica che spetta alle imprese, versando in unica soluzione 1.200 euro".

http://www.agi.it/research-e-sviluppo/n ... ccettabile



Notizia confermata da TG regione ieri sera.
hanno a ddirittura mostrato buste paga con saldo negativo.
Ora ci manca solo il prelievo di sangue coatto.
Stronzi…mannari.
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