Prove di alleanza tra Pd e Terzo Polo. Ma gli elettori di Bersani stracciano le tessere
di Marco Zavagli | Comacchio (Ferrara) | 23 marzo 2012
Comacchio era una sorta di esperimento. Andato male, perché molti militanti del Pd hanno platealmente protestato. Casini sta a guardare e al Fattoquotidiano.it dice: "Se sono rose fioriranno". Ferrero (Rifondazione): "Quello accaduto nel Ferrarese dimostra che son già fiorite. Noi con l'Idv, Bersani al centro"
Non sarà indicativa, e nemmeno ha dato i frutti migliori. Ma sulle rive di Comacchio il Pd e il Terzo Polo si misurano in quella che sarà una prova d’alleanza. Gli iscritti del partito di Bersani non è che l’abbiano presa benissimo, ma Pierferdinando Casini, raggiunto al telefono dal fattoquotidiano.it dice senza mezzi termini che “se sono rose fioriranno”. In realtà, e questa volta è il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero a parlare al fatto.it, sono già fiorite: “Come avverrà a Comacchio a maggio, la stessa cosa avverrà per le politiche: noi saremo gli alleati della sinistra che da da Sel al Pdci e dell’Idv, il Pd andrà insieme a Casini, Fini e Rutelli”.
Che a Comacchio, paese di 25mila abitanti in provincia di Ferrara, si facciano delle prove per il futuro non c’è dubbio. E Bersani però sa bene che dovrà fare i conti con quello che è accaduto: singoli tesserati del Pd hanno approfittato delle primarie del centrosinistra (Prc, Pdci, Sel e Idv) per manifestare nel modo più spontaneo ed eclatante la propria contrarietà alla possibile deriva centrista dei bersaniani.
Gli scrutatori delle primarie raccontano infatti di aver assistito in diverse occasioni a persone che si sono presentate con la tessera del Pd in mano. “Prima di votare le hanno stracciate – confermano –. Ci hanno detto che si erano tesserati dietro la precisa rassicurazione da parte della federazione comunale di non andare mai con il terzo polo”.
E invece qualcosa è cambiato. Oggi a Comacchio, domani chissà. Per quanto riguarda il comune comacchiese atteso al voto amministrativo di maggio (commissariato dopo le dimissioni di massa di più della metà dei consiglieri della passata legislatura di targa Pdl) il centrosinistra di memoria ulivista sarà solo un ricordo. Il Pd, memore della sconfitta del 2010, non si vuole lasciar scappare l’ago della bilancia che deciderà con ogni probabilità gli esiti delle urne, Alessandro Pierotti. Lui, già sindaco ed ex assessore provinciale al Turismo fatto fuori proprio dal Pd per ragioni di equilibrio “territoriale” del partito, è a capo della lista L’Onda. E con essa si candida a risalire sullo scranno più alto del municipio lagunare. Il Pd, nonostante le dichiarazioni di indipendenza della prima ora, ha sposato il suo programma e la sua corsa per non rischiare di farselo scippare dal Pdl.
Ora l’appoggio a Pierotti si fonda non solo sul consenso dell’Onda e del Pd, ma anche di Udc, Fli e Api. Insomma il Terzo Polo al gran completo. Il Pdl correrà da solo, con la Lega Nord che punta sul vicesindaco uscente. Dall’altra parte dell’emiciclo Sel, Rifondazione, Comunisti italiani e Italia dei valori si sono uniti per provare a giocare la carta di terzo incomodo.
Il 18 marzo si sono tenute le prime primarie in assoluto in Italia di questa nuova forma di alleanza. Ne è uscito vincitore Fabio Cavallari, 31 anni, già consigliere comunale della precedente amministrazione per il Prc. A lui è andato il 71% delle preferenze provenienti dal 5% dell’elettorato attivo. Con la ciliegina sulla torta di aver conquistato parte degli scontenti del Partito democratico.
Ma il rumore di quelle tessere andate in frantumi potrebbe andare bel al di là dei confini ferraresi. Ne è sicuro Paolo Ferrero, che vede nel caso comacchiese un paradigma di quanto potrebbe avvenire di qui a breve a livello nazionale. E questo sulla base di una “semplice riflessione: gli accordi con il terzo polo snaturano qualsiasi profilo progressista. Di questo evidentemente se ne sono accorti molti elettori del Pd”. Comacchio diventerebbe un “caso sintomatico della scelta che Bersani e i suoi sono chiamati a compiere: sostenere il governo Monti insieme a Casini, Fini o Rutelli oppure guardare a sinistra, dove le battaglie sono ancora quelle della gente: pensioni, articolo 18, rifiuto di liberalizzazioni e privatizzazioni brutali”.
In fondo il segretario del Prc la sua scelta l’ha già in mente, con o senza Bersani: “una sinistra che si mette insieme all’Idv per proporre una alternativa”. Non un partito, “sarebbe follia”, ma “un polo politico che si opponga alle visioni neoliberiste che stanno devastando il Paese. Vogliamo evitare di far indossare il loden a tutta l’Italia”.
Non entra nel caso specifico di Comacchio ma allarga il discorso a livello nazionale Giuseppe Civati, che individua “il problema vero nel chiarire subito qual è la coalizione che il Pd intende scegliere e dire agli elettori che non ci saranno più equivoci”. Ossia “dire chiaramente se si vuole andare con il terzo polo oppure con la sinistra e in questo caso con quale parte di sinistra”. Non ultimo, per evitare altre tessere in frantumi, “rispettare il risultato delle primarie se si vogliono fare le primarie, altrimenti si finisce solo per recitare a soggetto. E su questo l’insegnamento di Palermo deve far riflettere”.
E il terzo polo? “Non voglio entrare nelle questioni della sinistra”, mette le mani avanti Casini, che trova comunque “singolare che si facciano delle primarie per poi non rispettare il loro esito se non gradito”. Quanto alla possibilità ventilata da Ferrero, invece, il leader Udc non nega che “come terzo polo collaboriamo con il Pd anche in molte realtà locali e collaboriamo bene; e non nascondo che su molte materie abbiamo trovato convergenze”.
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