Pagina 67 di 148
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Inviato: 30/11/2014, 17:14
da iospero
Rizzo boccia Human Factor di Vendola: “Fuffa. L’altra faccia della medaglia di Renzi. Casarini parla come i padroni”
«Perché sostanzialmente evitano di affrontare il problema principale: da una parte il conflitto tra capitale e lavoro, ovvero tra ricchi e poveri; dall’altra parte, non vanno al nodo della questione che è la proprietà dei mezzi di produzione e cioè chi decide cosa produrre, quando, come e dove produrre. Sono questi i temi fondamentali; tutto il resto è fuffa.
A Rizzo vorrei dire che se da una parte può anche avere ragione, alla fine con quelle idee non vai lontano , e ormai passato quasi un secolo e i risultati si vedono. Oggi se vuoi cambiare il mondo devi dare risposte concrete e possibili.
Il conflitto tra capitale e lavoro va armonizzato ed è compito della politica farlo, è controproducente per tutti esasperarlo.
Secondo le stime del Global Wealth Report di Credit Suisse, quasi metà della ricchezza mondiale (48%) appartiene all'1% più ricco del globo, mentre al 10% più ricco fa capo ben l'87% degli asset globali.
Però per far parte della metà più ricca della popolazione del pianeta sono sufficienti 3.650 dollari; con 77 mila si è nel 10% più benestante, mentre per essere nel gotha, quell'1% degli stra-ricchi. servono 798 mila dollari.
Sono cifre che possono sorprenderci, pensa un po' quanti di noi possedendo più di $ 3650 = € 2.920 e fanno parte della metà più ricca degli abitanti del pianeta.
Compito della politica deve essere invertire queste tendenze.
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Inviato: 30/11/2014, 18:19
da camillobenso
Rizzo boccia Human Factor di Vendola: “Fuffa. L’altra faccia della medaglia di Renzi.
Quale Rizzo?
Quello che ha fondato l'ennesimo microcosmo comunista o Sergio Rizzo del Corriere della Sera?
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Inviato: 30/11/2014, 18:31
da iospero
camillobenso ha scritto:Rizzo boccia Human Factor di Vendola: “Fuffa. L’altra faccia della medaglia di Renzi.
Quale Rizzo?
Quello che ha fondato l'ennesimo microcosmo comunista o Sergio Rizzo del Corriere della Sera?
MARCO, Quello che ha fondato l'ennesimo microcosmo comunista
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Inviato: 30/11/2014, 18:57
da camillobenso
iospero ha scritto:camillobenso ha scritto:Rizzo boccia Human Factor di Vendola: “Fuffa. L’altra faccia della medaglia di Renzi.
Quale Rizzo?
Quello che ha fondato l'ennesimo microcosmo comunista o Sergio Rizzo del Corriere della Sera?
MARCO, Quello che ha fondato l'ennesimo microcosmo comunista
Ettepareva?
«Perché sostanzialmente evitano di affrontare il problema principale: da una parte il conflitto tra capitale e lavoro, ovvero tra ricchi e poveri; dall’altra parte, non vanno al nodo della questione che è la proprietà dei mezzi di produzione e cioè chi decide cosa produrre, quando, come e dove produrre. Sono questi i temi fondamentali; tutto il resto è fuffa.
Ecco perché la sinistra è divisa.
Bisogna alla fine finire sempre in un linguaggio volgare dei vecchi milanesi per capire come funziona l'ambaradan. Me ne scuso anticipatamente
Dal Dialetto milanese...
Cent co, cent crap;
cent cu, dusent ciap,
ma cent qualità de merda
Ovvero...
Cento menti, cento teste; cento culi, duecento chiappe, ma cento diversi tipi di merda
Cento persone che pensano nella stessa maniera fanno cento belle idee,
Cento persone che pensano tutte in maniera diversa faranno anche duecento idee, ma nessuna accettabile per andare d'accordo tutti.
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Inviato: 30/11/2014, 19:01
da iospero
NON BASTA UNA SINISTRA DEI NUOVI, SERVE UNA SINISTRA NUOVA
di Claudio Riccio, 26 novembre 2014
La sinistra e la questione giovanile. La questione generazionale è la manifestazione di una lotta di classe dall’alto contro i poveri. I giovani sono i primi ad essere investiti da una ristrutturazione neoliberista che colpisce tutti. Oggi bisogna fare politica con chi in basso ci vive, contro chi in alto ci sfrutta
Fino a poco tempo fa l’immagine consolidata dell’Italia era quella di un paese vecchio e polveroso, con classi dirigenti vecchie e polverose. In tale immaginario il problema delle giovani generazioni era direttamente connesso ai “dinosauri da sconfiggere”, per citare La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana: governanti fuori dal tempo, figli di un’epoca precedente alla rivoluzione informatica, impedivano l’emergere di una straordinaria generazione che potrebbe invece riscattare le sorti del paese. Questa era la vulgata, l’opinione diffusa, il sentire comune. Il problema era ed è un altro. E, ovviamente, è andata diversamente, sta andando diversamente.
Il Movimento 5 Stelle prima e i renziani subito dopo hanno cambiato la percezione e la sostanza della composizione dei gruppi dirigenti di questo paese, ma non accennano affatto a cambiare verso della condizione delle giovani generazioni e il segno delle politiche che hanno causato tali condizioni.
In Italia, infatti, abbiamo al contempo il premier più giovane della storia della Repubblica e il tasso di disoccupazione giovanile più elevato della storia della Repubblica. Tracciare un nesso causale tra questi due dati di fatto potrebbe forse essere arbitrario, ma la simbologia resta potente.
Nel nostro paese la questione generazionale è stata risolta da Renzi dal punto di vista del potere inteso come sostantivo, come presa del potere, ma non del potere come verbo: poter programmare la propria vita, poter perseguire i propri obiettivi, poter acquistare una casa, poter valorizzare le proprie competenze anche fuori dal quadro ipercompetitivo del tutti contro tutti, poter vivere con dignità con salari equi e un welfare universale, poter scegliere di restare nella propria terra. Poter scegliere, autodeterminarsi appunto. Un concetto che per un’intera generazione rimane ancora una chimera.
Chi dovrebbe occuparsi di risolvere davvero questa enorme questione sociale è la sinistra, ridotta ad essere un’entità sparigliata, sfibrata e indebolita da anni di errori e sconfitte, colma di insuperabili rancori personali e schiava di un dibattito spesso autoreferenziale.
Nel frattempo però il conflitto sociale riemerge: come spesso è successo in questi anni, i protagonisti sono i precari e gli studenti, così come gli operai. Le piazze tornano a riempirsi, ma sono orfane di rappresentanza politica e a volte anche di rappresentanza sindacale.
Se da un lato la piazza sindacale del 25 ottobre era orfana, ma consapevole di esserlo le migliaia di ragazzi scesi in piazza con lo sciopero sociale (miei coetanei precari, ma anche tanti studenti ben più giovani) sono orfani inconsapevoli e in larga parte disinteressati (a voler usare un eufemismo) all’ipotesi di avere una sponda politica nelle istituzioni e nel terreno politico. La generazione precaria non ha mai conosciuto una sinistra di cui avere nostalgia e, ci piaccia o meno, non ha ansia di costruirla, è disillusa, stanca di essere usata dal dibattito politico come semplice esercizio retorico o come manovalanza nelle campagne elettorali, comprensibilmente distante dalla sinistra conosciuta.
A chi non è disilluso e sente l’urgenza di una sinistra politica non resta che cercare di sorprendere questa generazione, recuperarne l’entusiasmo con un processo nuovo, non assimilabile ai precedenti, un percorso che sia insolito e davvero in grado di cambiare la vita delle persone.
Troppo spesso la questione generazionale come questione sociale viene sbandierata in modo strumentale: un problema politico cui viene data una risposta politicista. Per chi non fa politica per vivere, ma per cambiare la propria vita, per chi fa politica per il potere come verbo e non come sostantivo – il ricambio generazionale non è l’obiettivo di un processo politico, ma semplicemente quel che accade nel momento in cui si aprono porte e finestre e si afferma finalmente che i soggetti politici non sono il fine da preservare, ma lo strumento da utilizzare nella battaglia da perseguire.
Perché, nonostante ci siano oggi giovani ministri e giovani esponenti dell’opposizione, nulla cambia per i giovani cittadini? Perché non è l’età anagrafica a dare la cifra del cambiamento, e dire “largo ai giovani” non basta.
La questione generazionale in termini di lotta alla precarietà, alla disoccupazione giovanile, alla dispersione scolastica, per il diritto allo studio e un nuovo welfare, per l’innovazione e la buona e nuova occupazione, può essere risolta solo se la si considera come la punta di un iceberg, di una lotta di classe, una guerra condotta dall’alto che è sempre contro i poveri, mai contro la povertà. I giovani risultano i più colpiti dalla crisi non perché i poteri forti sono agé e colmi di invidia per le vigorose energie giovanili, ma perché sono i primi ad essere investiti dalla nuova fase di ristrutturazione neoliberista che, nella periferizzazione dell’Europa, importa in Occidente un modello di sfruttamento intensivo ad alta ricattabilità e bassi salari: la precarietà come strumento di competizione al ribasso e redistribuzione delle ricchezze verso l’alto.
Di fronte a questa incontrollata escalation, la politica ha il dovere di non restare a guardare, di invertire la tendenza e fissare quei limiti che economia e finanza non sanno e non vogliono darsi. Un tempo i partiti di sinistra erano una parte di società che si organizzava e ambiva a cambiare il tutto, oggi ambiscono a essere il tutto (partito piglia-tutto, partito della nazione) per far sì che nulla cambi.
In un contesto così complesso non servirebbe a molto un semplice, pur se inevitabile e urgente, rinnovamento delle classi dirigenti della sinistra politica e sociale, serve che la discontinuità sia vera e evidente. Serve edificare una sinistra che sappia fronteggiare in maniera credibile la sfida di cambiare i rapporti di forza, reinventare le parole, organizzare la parte società che in basso subisce e si impoverisce, contro chi in alto decide e si arricchisce.
Non basta una sinistra dei nuovi, serve una sinistra nuova.
Se vogliamo aggregare e organizzare in una nuova sinistra quella parte di società che ambisce a “cambiare il tutto”, giovani e non, dovremo scegliere saldamente dove schierarci: guardare alle posizioni e non solo al posizionamento, alle strategie e non alle tattiche, superare rancori e presunzioni. Avviare finalmente un percorso credibile, in grado di risvegliare energie e conquistare consensi, che ottenga risultati concreti e non si limiti a una lotta di testimonianza, importante, ma di cui tanti non sentono il bisogno.
Se vogliamo costruire davvero una nuova sinistra, non abbiamo bisogno di rottamare: fin troppe sono le macerie che abbiamo accumulato negli anni. È tempo di costruire, di rimettersi in piedi sin dalle fondamenta, dal basso, con chi in basso ci vive, contro chi in alto ci sfrutta.
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Inviato: 30/11/2014, 19:08
da iospero
A proposito del nuovo soggetto politico human factor..
Fin d'ora sarebbe opportuno mettere in chiaro quale sarà e come si esprimerà la base di questo futuro soggetto politico che al di là del laeder cerca di essere l'espressione democratica della maggioranza dei cittadini.
Contrariamente a quanto fatto da Renzi i referendum senza quorum di iscritti e simpatizzanti nonché una piattaforma LiquidFeedback dovrebbero essere gli strumenti indispensabili per i rapporti tra base e vertici .
DAL forum L'ALTRA..
Sarebbe auspicabile una partecipazione a questo Forum(L'ALTRA ITALIA..) o ad altri simili (
http://forumisti.mondoforum.com/viewforum.php?f=2)
dei principali protagonisti di questo nuovo soggetto politico per un utile confronto ( pur comprendendo i mille impegni ).
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Inviato: 09/12/2014, 23:27
da aaaa42
questa e la relazione introduttiva al convegno human factor.
e stata molto criticata .
fa molto discutere.
come relazione programmatica e pessima.
ma per fortuna non e una relazione programmatica.
quindi le critiche al programma sono manifestamente infondate, per mancanza del soggetto.
cosa e ? e un indicatore di ....sentieri......si andiamo da quella parte vagamente si ...uno a sinistra.
chiamale emozioni.
e difficile ma anche sbagliato dare un giudizio alle ....emozioni.
un piccolo consiglio a nostro nichi, e bene che si faccia consigliare dagli economisti.
che non sono economicisti, Carlo Marx inizio gli studi di giurisprudenza, cambio studi e si laureo in filosofia ,poi studio economia e divenne il più grande scienziato della
politica di tutti i tempi, divenne un politico perché studio l economia. altrimenti sarebbe stato un hegeliano. e Marx non avrebbe mai potuto dire io non sono un marxista.
https://medium.com/human-factor/human-f ... e1f49c2586
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Inviato: 14/12/2014, 15:59
da iospero
ALLE SCUDERIE DI BOLOGNA : " E' POS SI BILE "
Civati ha parlato anche di "un patto non del Nazareno. Se la legislatura proseguirà, noi abbiamo un programma e un progetto, ci si rivolge alle forze parlamentari senza guardare alla loro provenienza, chi è d’accordo sottoscrive il patto e si vota di conseguenza in Parlamento". In particolare, sottolinea Civati, «quando si tratta di Costituzione, non c’è una disciplina di partito. Non c’è neanche un programma elettorale né un programma di governo perché Renzi non ha mai scritto nulla, quindi ci sentiamo responsabilmente liberi". E in caso di elezioni anticipate: "Se il programma elettorale questa volta lo scriviamo e non sono considerate le nostre ragioni, è più serio dire 'andate avanti voi da un’altra parte, noi faremo qualcosa di diverso'. Non è una scissione -ha concluso- è una presa d’atto di una differenza".
DA CIWATI
Con tutto il rispetto per i titoli
Per i commenti dei giornali e per le polemiche che ne conseguono, ieri a Bologna si è parlato di un patto con i cittadini e di un progetto di governo da proporre a questo Parlamento (e al prossimo se le cose precipiteranno). Ne avevo parlato qui e se posso vi consiglierei di leggerlo. E di ascoltare gli interventi di ieri, per farvi un’idea più precisa.
Ridurre tutto alla polemica tra le correnti del Pd non solo non mi interessa, ma è stato puntualmente escluso da tutti quanti, ieri, me compreso (per ultimo, nella scaletta degli interventi).
Non è un calcolo, né una tattica, né una manovra, né un giochino: è una proposta. Se interesserà bene, altrimenti «ce ne faremo una ragione», come vuole la formula omerica oggi di gran moda.
P.S.: leggo che un esponente del governo dice che starei tradendo il mandato degli elettori. Il mondo alla rovescia, proprio.
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Inviato: 17/12/2014, 16:36
da iospero
UNO TSIPRAS PER L’ITALIA
di Luciano Gallino • 16 dicembre 2014 •
Nessuno ha mai sentito un solo politico che mostri di avere una conoscenza minimale dei trattati Ue, e ammetta che non sono scolpiti nel granito. In realtà si possono cambiare, ed è indispensabile farlo, a condizione di costruire una forza politica all’altezza del compito
Tra coloro che hanno partecipato alle dimostrazioni per lo sciopero di venerdì 12 dicembre si contano forse numerosi elettori potenziali per lo sviluppo di una nuova ampia formazione politica, in grado di opporsi alle catastrofiche politiche di austerità imposte da Bruxelles e supinamente applicate dal nostro governo. Non si tratta di fare un esercizio astratto sul futuro del nostro sistema politico. Se una simile forza di opposizione non si sviluppa, quello che ci attende è un ulteriore degrado dell’economia e del tessuto sociale, seguito da rivolte popolari dagli esiti imprevedibili. Il governo è seduto su un vulcano, e intanto gioca a far “riforme” che peggiorano la situazione.
Chi volesse porre mano alla costruzione della nuova formazione politica potrebbe trarre indicazioni utili da quanto accade in Grecia e in Spagna. Sono due casi diversi. Nel primo siamo dinanzi a una “Coalizione della Sinistra Radicale” (acronimo Syriza) nata dieci anni fa e guidata dal 2007 da Alexis Tsipras dopo il primo grande successo elettorale. Nel 2012 è diventata il secondo partito greco. Al presente i sondaggi lo danno come il probabile vincitore delle prossime elezioni, nel caso che il governo Samaras non riesca a eleggere il presidente della Repubblica.
Syriza non vuole affatto distruggere la Ue. Vuole cambiarla. Il suo successo è dipeso da una radicale opposizione ai provvedimenti imposti dalla troika con il Memorandum d’Intesa del 2011, che ha obbligato la Grecia a tagliare pesantemente salari, stipendi e pensioni; a distruggere la sanità pubblica; a vendere ai privati beni pubblici essenziali, facendo piombare l’intero Paese nella miseria e nella disperazione. Tra i punti principali del programma di Syriza, oltre ad annullare i provvedimenti che s’è detto, v’è la proposta di una conferenza internazionale sul debito pubblico, allo scopo di ottenere che gli interessi dei cittadini non siano perennemente subordinati, come avviene ora, agli interessi delle grandi banche. Si vuole altresì richiedere alla Ue di cambiare il ruolo della Bce in modo che finanzi direttamente investimenti pubblici, e di indire una serie di referendum su vari punti dei trattati dell’Unione e altri accordi con le istituzioni europee.
Diversamente da Syriza, in Spagna “Podemos” sembra per così dire nato dal nulla. Fondato nel gennaio 2014 da una trentina di persone provenienti da diversi partiti, intellettuali, esponenti di movimenti, coordinate dal trentenne Pablo Iglesias Turrión, appena quattro mesi dopo raccoglie abbastanza voti da mandare a Strasburgo cinque eurodeputati. Al presente viene accreditato di oltre il 27 per cento dei voti, quasi due punti in più dei socialisti e ben 7 in più rispetto ai popolari. Ancor più di Syriza, il programma di Podemos è fortemente caratterizzato da proposte volte a modificare gli aspetti più deleteri del Trattato Ue. Tra i punti salienti del suo programma troviamo: la conversione della Bce in una istituzione democratica che abbia per scopo principale lo sviluppo economico degli stati membri (punto 1.3); la creazione di una agenzia pubblica europea di valutazione (1.4); una deroga dal Trattato di Lisbona.
Nell’insieme, i due programmi di Syriza e di Podemos appaiono essere più solidamente social-democratici, concreti e adeguati alla situazione attuale della Ue e alle sue cause di quanto qualsiasi altro partito europeo abbia finora saputo esprimere. Non per nulla i due partiti sono già oggetto di un furibondo bombardamento denigratorio da parte dei media, della troika, dei think tanks sovvenzionati dal mondo finanziario, e dei politici incapaci di pensare che al di là dell’Europa della finanza si potrebbe costruire un’Europa dei cittadini.
Va ricordato al riguardo che il Trattato Ue non è affatto immodificabile, come a volte si legge. L’art. 48, comma 1, prevede esplicitamente che «I trattati possono essere modificati conformemente a una procedura di revisione ordinaria». Il comma 2 precisa: «Il governo di qualsiasi Stato membro, il Parlamento europeo o la Commissione possono sottoporre al Consiglio progetti intesi a modificare i trattati ». Pertanto la questione, come si diceva una vita fa, è soprattutto politica. Ma nessuno ha mai sentito un solo politico che mostri di avere una conoscenza minimale dei trattati Ue, e ammetta che non sono scolpiti nel granito. In realtà si possono cambiare, ed è indispensabile farlo, a condizione di costruire una forza politica all’altezza del compito.
Al lume delle esperienze di Syriza e Podemos, come si presenta la situazione italiana? Sulle prime si potrebbe pensare che quanto rimane di Sel, di Rifondazione, dei Comunisti Italiani, insieme con qualche transfuga del Pd, potrebbe dar origine a una coalizione simile a quella di Syriza. Purtroppo la storia della nostra sinistra è costellata da una tal dose di litigiosità, e da un inesausto desiderio di procedere comunque a una scissione anche quando si è rimasti in quattro, da non fare bene sperare sul vigore e la durata della nuova formazione. Si può solo sperare che la drammaticità della situazione spinga in futuro a comportamenti meno miopi, ma per farlo bisogna davvero credere nell’impossibile. In ogni caso non si vede, al momento, da dove potrebbe arrivare la figura di un leader simile a Tsipras o a Turrión, colto, agguerrito sui temi europei, capace di farsi capire e convincere, esponendo al pubblico in modo accessibile dei temi complessi.
Qualcosa di analogo vale naturalmente per chi, scettico sulla possibilità di recuperare i frammenti delle vecchie sinistre, pensasse di costituire una formazione interamente nuova, come han fatto quelli di Podemos in Spagna. Che si sono dimostrati pure efficaci organizzatori, costituendo in pochi mesi centinaia di circoli di discussione in tutto il Paese. Un contributo potrebbe forse venire dalle esperienze di “Cambiare si può” o della stessa Lista Tsipras; non certo finite bene, ma che sono stati episodi di auto-organizzazione di una certa ampiezza. A fronte di un programma realistico, affine a quelli di Podemos e Syriza (con tutte le variazioni del caso), tali esperienze potrebbero trovare un baricentro che ai loro tempi non avevano. Il fatto è che il tempo urge, prima che il Paese caschi a pezzi. Una simile urgenza, che il popolo dello sciopero di venerdì scorso sentiva benissimo, insieme con l’attrattiva di un impegno realistico per ridare peso nella Ue a ideali come eguaglianza, solidarietà, partecipazione democratica, al posto della lugubre e distruttiva Ue della finanza, potrebbero contribuire a raccogliere molti più consensi di quanto oggi non si possa sperare.
da la Repubblica • 16 dicembre 2014
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Inviato: 17/12/2014, 21:04
da aaaa42