Re: QUALE LEGGE ELETTORALE
Inviato: 13/03/2014, 18:45
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Italicum, ecco perché non funziona la nuova legge elettorale
di ROCCO VAZZANA
Italicum, ecco perché non funziona la nuova legge elettorale. Effetti collaterali: se voti un piccolo partito scegli sempre Renzi o Berlusconi. Vittime: Sel, Lega, Fratelli d’Italia. Mentre il M5s resta imbrigliato nella propria autarchia.
Sei milioni e mezzo di cittadini senza rappresentanza parlamentare. Se alle ultime Politiche ci fosse stato l’Italicum, quasi il 19 per cento degli elettori – il quarto partito politico italiano – avrebbe sprecato il proprio voto. Merito delle altissime soglie di sbarramento imposte dal triumvirato Renzi-Berlusconi-Alfano: 12 per cento per le coalizioni, 8 per cento per le liste non coalizzate, 4,5 per cento per i singoli partiti all’interno di uno schieramento più ampio. Nessuno però, alle elezioni del febbraio 2013, avrebbe vinto al primo turno. Per le disposizioni della nuova legge sarebbe stato necessario il ballottaggio, visto che nessuna coalizione aveva raggiunto quota 37 per cento, il livello minimo per accedere al premio di maggioranza (almeno 320 seggi). In questo scenario, a contendersi il governo del Paese al secondo turno sarebbero stati Pd e Pdl (oggi diviso in Fi e Ncd), lasciando fuori dai giochi il Movimento 5 stelle, primo partito sul territorio nazionale con 8 milioni e 691mila preferenze. Miracolo dell’efficienza stile Italicum, che esclude i piccoli partiti dalla rappresentanza, ma “regala” i loro voti ai grandi. Un esempio? Prendiamo Sel e la Lega, rispettivamente il 3,2 e il 4 per cento dei voti. Con la nuova legge elettorale nessuno dei rappresentanti delle due forze politiche sarebbe entrato in Parlamento. Ma i loro elettori sarebbero serviti a portare acqua al mulino dei due partiti con cui erano alleati. Così, il 25,4 per cento del Pd sarebbe diventato automaticamente un bel 28,6 per cento grazie ai vendoliani. Il 21,5 del Pdl, invece, si sarebbe trasformato in un bel 25,5 per cento grazie ai padani duri e puri. Senza contare le altre mini liste che si erano presentate al fianco dei due partiti maggiori e che con i loro “zero virgola” avrebbero contribuito alla causa.
«Questa è una riforma brutta e sbagliata», dice il politologo Gianfranco Pasquino. «Per accedere al Parlamento sono state fissate tre soglie. Sarebbe stato più limpido scegliere un solo sbarramento, come esiste in altri Paesi europei». In Germania, ad esempio, la soglia è al 5 per cento, in Svezia al 4 e in Spagna al 3. A prescindere dalle alleanze. «Bisogna smettere di fare questi giochetti indirizzati a eliminare i partiti piccoli, utilizzandone però i voti. È solo una furbata», sbotta il politologo. Ma per Pasquino le soglie di sbarramento sono solo una delle bizzarrie di questa riforma elettorale. L’Italicum, sostiene il professore, presenta gli stessi elementi di incostituzionalità per cui la Corte ha “condannato” il Porcellum: liste bloccate – e poco importa che siano più “corte” -, premio di maggioranza cospicuo e candidature multiple (lo stesso cittadino si può candidare in 8 circoscrizioni). «Insomma, l’elettore continua a essere turlupinato», spiega Pasquino. «Mi aspetto che qualcuno intervenga. Spero che sia il Presidente della Repubblica per primo a fare sapere che ci sono delle cose che non vanno. È lui che deve promulgare la legge. Ma forse sarebbe il caso che lo facesse sapere in corso d’opera, in via riservata. O ha paura di essere accusato di interferire?», ironizza il politologo.
Il resto dell’articolo è disponibile in edicola da sabato, con l’Unità, e tutta la settimana
left 10 - 15 marzo 2014
Italicum, ecco perché non funziona la nuova legge elettorale
di ROCCO VAZZANA
Italicum, ecco perché non funziona la nuova legge elettorale. Effetti collaterali: se voti un piccolo partito scegli sempre Renzi o Berlusconi. Vittime: Sel, Lega, Fratelli d’Italia. Mentre il M5s resta imbrigliato nella propria autarchia.
Sei milioni e mezzo di cittadini senza rappresentanza parlamentare. Se alle ultime Politiche ci fosse stato l’Italicum, quasi il 19 per cento degli elettori – il quarto partito politico italiano – avrebbe sprecato il proprio voto. Merito delle altissime soglie di sbarramento imposte dal triumvirato Renzi-Berlusconi-Alfano: 12 per cento per le coalizioni, 8 per cento per le liste non coalizzate, 4,5 per cento per i singoli partiti all’interno di uno schieramento più ampio. Nessuno però, alle elezioni del febbraio 2013, avrebbe vinto al primo turno. Per le disposizioni della nuova legge sarebbe stato necessario il ballottaggio, visto che nessuna coalizione aveva raggiunto quota 37 per cento, il livello minimo per accedere al premio di maggioranza (almeno 320 seggi). In questo scenario, a contendersi il governo del Paese al secondo turno sarebbero stati Pd e Pdl (oggi diviso in Fi e Ncd), lasciando fuori dai giochi il Movimento 5 stelle, primo partito sul territorio nazionale con 8 milioni e 691mila preferenze. Miracolo dell’efficienza stile Italicum, che esclude i piccoli partiti dalla rappresentanza, ma “regala” i loro voti ai grandi. Un esempio? Prendiamo Sel e la Lega, rispettivamente il 3,2 e il 4 per cento dei voti. Con la nuova legge elettorale nessuno dei rappresentanti delle due forze politiche sarebbe entrato in Parlamento. Ma i loro elettori sarebbero serviti a portare acqua al mulino dei due partiti con cui erano alleati. Così, il 25,4 per cento del Pd sarebbe diventato automaticamente un bel 28,6 per cento grazie ai vendoliani. Il 21,5 del Pdl, invece, si sarebbe trasformato in un bel 25,5 per cento grazie ai padani duri e puri. Senza contare le altre mini liste che si erano presentate al fianco dei due partiti maggiori e che con i loro “zero virgola” avrebbero contribuito alla causa.
«Questa è una riforma brutta e sbagliata», dice il politologo Gianfranco Pasquino. «Per accedere al Parlamento sono state fissate tre soglie. Sarebbe stato più limpido scegliere un solo sbarramento, come esiste in altri Paesi europei». In Germania, ad esempio, la soglia è al 5 per cento, in Svezia al 4 e in Spagna al 3. A prescindere dalle alleanze. «Bisogna smettere di fare questi giochetti indirizzati a eliminare i partiti piccoli, utilizzandone però i voti. È solo una furbata», sbotta il politologo. Ma per Pasquino le soglie di sbarramento sono solo una delle bizzarrie di questa riforma elettorale. L’Italicum, sostiene il professore, presenta gli stessi elementi di incostituzionalità per cui la Corte ha “condannato” il Porcellum: liste bloccate – e poco importa che siano più “corte” -, premio di maggioranza cospicuo e candidature multiple (lo stesso cittadino si può candidare in 8 circoscrizioni). «Insomma, l’elettore continua a essere turlupinato», spiega Pasquino. «Mi aspetto che qualcuno intervenga. Spero che sia il Presidente della Repubblica per primo a fare sapere che ci sono delle cose che non vanno. È lui che deve promulgare la legge. Ma forse sarebbe il caso che lo facesse sapere in corso d’opera, in via riservata. O ha paura di essere accusato di interferire?», ironizza il politologo.
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