Non poteva essere + chiaro da subiro???
Unioni civili, il Pd: “Niente stralci, il ddl Cirinnà resta così”. Il M5s aggiusta il tiro: “Noi siamo per il sì alla legge”
Il Pd non cambia linea: l’adozione del figlio del partner resta all’interno del disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili. Lo dicono i capigruppo di Camera e Senato Ettore Rosato e Luigi Zanda, lo ribadisce la vicesegretaria Debora Serracchiani, lo vuole il presidente del Consiglio Matteo Renzi. I democratici vanno a dritto, vogliono discutere e votare la legge così com’è, compresa la cosiddetta stepchild adoption. E ora possono provare, come dicono tutti gli esponenti in prima linea, a trovare una maggioranza su tutto il provvedimento. In questa maggioranza ci sarà probabilmente anche il Movimento Cinque Stelle.
Dopo la decisione di lasciare libertà di coscienza, infatti, oggi sul blog di Beppe Grillo è arrivata una precisazione, decisiva: il M5S voterà sì al provvedimento sulle unioni civili, come stabilito nella votazione online del 28 ottobre 2014. Tuttavia, siccome il quesito della consultazione non conteneva domande sulla stepchild adoption, “in via del tutto straordinaria Grillo e Casaleggio, in qualità di garanti del Movimento, si sono assunti la responsabilità di rinunciare a un’ulteriore voto sul blog e di lasciare ai portavoce la libertà di decidere sulla stepchild adoption secondo coscienza, sulla base di principi personali”. Un cambio di rotta, una puntualizzazione (determinante), che arriva dopo le critiche, anche interne allo stesso M5s (dalla base, ma anche dai parlamentari).
Sarà, in definitiva, la stessa linea assunta dal Pd alcune settimane fa: Renzi ha detto che il partito sostiene il testo così com’è, ma lascia libertà di coscienza ai senatori cattolici democratici nello scrutinio per l’articolo sull’adozione del figliastro. La presa di posizione di Grillo e Casaleggio svuota di nuovo le richieste degli oppositori della legge Cirinnà, in prima battuta del Nuovo Centrodestra che dopo il primo annuncio del M5s aveva esultato e che ancora oggi, con il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ha chiesto lo stralcio dell’articolo 5, quello che prevede appunto l’adozione del figlio acquisito.
Il Partito democratico non cede alle richieste degli alleati di governo, come conferma il capogruppo di Montecitorio Ettore Rosato, che con Zanda, ha partecipato alla consueta riunione con Renzi e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi a Palazzo Chigi che si tiene all’inizio di ogni settimana per fare il punto sui lavori parlamentari. “Nessuna mediazione sui diritti delle persone” dice Micaela Campana, responsabile Diritti del Pd dopo l’incontro. Nel Pd, sottolinea Rosato, “nessuna confusione. La proposta di legge del Pd, che si chiama ddl Cirinnà, dal nome di una nostra senatrice, è stata approvata da tutti i senatori del Pd. Dopo di che, la libertà di coscienza sui temi etici l’abbiamo sempre garantita. Ciò non toglie che la nostra linea sia il sì alle unioni civili”. Una posizione che in queste ore era stata confermata anche dalla vicesegretaria Serracchiani che in un’intervista a Repubblica aveva ribadito il no ad Angelino Alfano sull’eventuale stralcio della stepchild adoption dalla legge: “Quello è il testo che appoggiamo e che vorremmo fosse appoggiato da una larga parte del Parlamento”.
Il punto, poi, è che tutte queste decisioni, compresa quella di Grillo e Casaleggio, hanno il loro terminale nella battaglia parlamentare che sta per iniziare al Senato. Si registra per esempio l’appello di 16 senatori della corrente dei Giovani Turchi (quella di Orfini e Orlando) per evitare il più possibile il ricorso al voto segreto. Resta incerto per esempio il quadro degli emendamenti perché la Lega Nord non ha ancora sciolto la riserva su quali ritirerà e quali invece lascerà sul tavolo. Il patto poggiava sul ritiro da parte del Carroccio di circa 4500 emendamenti dei 5mila depositati e dall’altra parte sull’eliminazione dei cosiddetti “emendamenti canguro” che fanno saltare tutte le proposte di modifiche simili tra loro. Ma l’accordo è rimasto solo nelle parole degli esponenti leghisti, dicono dal Pd. Di conseguenza, si osserva, al momento non è possibile ipotizzare ancora quanti siano con esattezza i voti segreti, anche se si spera che non siano più di una decina.
E infatti l’appello che parte dai 16 senatori della corrente che tempo fa si sarebbe chiamata dei Giovani Turchi (quella di Orfini e Orlando) è di evitare il più possibile il ricorso al voto segreto. “Chiediamo, perciò, che il confronto tra le differenti posizioni espresse in discussione generale sia mantenuto trasparente e palese anche al momento del voto” scrivono in una nota Albano, Angioni, Borioli, Capacchione, Cardinali, Esposito, Fabbri, Ferrara, Fissore, Maturani, Rossi, Silvestro, Tomaselli, Vaccari, Verducci e Zanoni. “La decisione del gruppo Pd di non chiedere voti segreti è stata importante. Ora occorre che si traduca in un’iniziativa volta a far assumere lo stesso impegno a tutti i gruppi. A cominciare da quelli, come il M5s, che hanno lasciato libertà di coscienza, senza dire se ci sia, e quale sia, la posizione del Movimento”.
Ci credeil sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, eletto con Scelta Civica, ma ex radicale: “L’impegno di un’ampia parte dei gruppi del Pd e del M5s (oltre che di un certo numero di senatori indipendenti, come il sottoscritto) lascia aperta la possibilità di un successo pieno”. Tuttavia, conclude Della Vedova, “in questo passaggio è mancata una presenza parlamentare come tale identificabile, non culturalmente o politicamente subalterna al moderatismo, di laici e liberali, che in Italia sono sempre stati protagonisti delle battaglie di progresso civile, in nome della libertà e della responsabilità personali. E la discussione ne ha risentito negativamente”.
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