Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Segnatevi questa data sul calendario.
La sinistra è stata fecondata. Lo spermatozoo Civati si stacca dal partito mamma ormai morto da tempo.
Prima era Psi.
Poi Pci, Pds, Ds, Ulivo, Pd.
Come lo chiamiamo il Royal baby della sinistra??????????????
Partito Laburista Italiano????????????????????
La sinistra è stata fecondata. Lo spermatozoo Civati si stacca dal partito mamma ormai morto da tempo.
Prima era Psi.
Poi Pci, Pds, Ds, Ulivo, Pd.
Come lo chiamiamo il Royal baby della sinistra??????????????
Partito Laburista Italiano????????????????????
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Civati interviene su Scanzi (che sorride) sottolineando che quest'ultimo anno il giornalista del Fatto è stato un pò "stronzo" nei suoi confronti. Alla francese ha subito corretto la Gruber. Oramai in televisione si parla così.
Scanzi si dimostra divertito a quella etichetta. Altri l'avrebbero messa in rissa.
Scanzi ha fatto più che bene a massacrare Civati per un anno e forse più.
Altrimenti Pippo non si sarebbe mai deciso.
Questa sera Scanzi é soddisfatto.
Scanzi si dimostra divertito a quella etichetta. Altri l'avrebbero messa in rissa.
Scanzi ha fatto più che bene a massacrare Civati per un anno e forse più.
Altrimenti Pippo non si sarebbe mai deciso.
Questa sera Scanzi é soddisfatto.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Piovono Rane
di Alessandro Gilioli
07 mag Dieci mattonelle, adesso
Con Simone Oggionni
Congratulazioni a Pippo Civati che è uscito dal Pd. Il segno che con un po’ di coraggio e coerenza ce la si può fare. Lo sappiamo: il Pd è non solo l’erede del Pci. È stato anche progetto di un grande partito che stesse dalla parte dei più deboli. Per questo è così difficile, per tante persone in ottima fede, accettare l’idea che quel progetto non è andato oltre le intenzioni dichiarate. Non ci è andato prima di Renzi, ancor meno dopo. Ma questa è ormai storia. Ora, se possiamo, suggeriamo (non richiesti) una decina di cose da fare e da non fare, perché adesso bisogna partire sul serio.
(continua...)
http://gilioli.blogautore.espresso.repu ... le-adesso/
di Alessandro Gilioli
07 mag Dieci mattonelle, adesso
Con Simone Oggionni
Congratulazioni a Pippo Civati che è uscito dal Pd. Il segno che con un po’ di coraggio e coerenza ce la si può fare. Lo sappiamo: il Pd è non solo l’erede del Pci. È stato anche progetto di un grande partito che stesse dalla parte dei più deboli. Per questo è così difficile, per tante persone in ottima fede, accettare l’idea che quel progetto non è andato oltre le intenzioni dichiarate. Non ci è andato prima di Renzi, ancor meno dopo. Ma questa è ormai storia. Ora, se possiamo, suggeriamo (non richiesti) una decina di cose da fare e da non fare, perché adesso bisogna partire sul serio.
(continua...)
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Pippo Civati lascia il Pd: «Adesso il mio piano per unire la sinistra»
l deputato esce dal partito e dice: «Per ora vado nel gruppo misto, che poi sarà un po’ come stare nel Pd, dove ormai si candidano tutti, anche i fascisti». Questa mattina l’incontro con Landini
DI LUCA SAPPINO
06 maggio 2015
Pippo Civati lascia il Pd: «Adesso il mio piano per unire la sinistra»
Un pranzo con Maurizio Landini, seduti a ristorante e via, non c'è più dubbio. Pippo Civati lascia il partito democratico, nei prossimi giorni approderà al gruppo misto e, dice, «poi si tratterà di fare la sinistra». La decisione era presa da giorni, confessata nero su bianco negli sms inviati ad amici e collaboratori. Anche con i giornalisti Civati si mostrava deciso: «Questa volta esco». Siccome il tira e molla va però avanti da mesi, non poteva mancare la solita suspense civatiana sui tempi dell’addio.
Negli ultimi giorni si sono susseguite molte versioni, tutte originali: «Non prima delle regionali», «dopo», «tra poco saprete». Questa mattina, infine, «nelle prossime ore l’annuncio». Ed eccolo: «Se mai mi fossero servite conferme ho avuto quelle dei tanti professori e degli studenti che ho incontrato martedì in piazza. Molti erano elettori del Pd, e mi dicevano che non lo avrebbero più votato. Ecco io non credo che si siano spostati loro, e non ho certo deciso io di trasformare il Pd in questa cosa qui, dove ormai ci sono dentro tutti, anche i fascisti, che si allea con Alfano, sistematicamente, e che pratica la filosofia dell’Italicum ormai da tempo, al suo interno, dove decide tutto il capo».
E poi: «Io non ho più fiducia in questo governo, e mi chiedo come si faccia a rimanere in questo gruppo».
Ci sono ora i tempi tecnici. Qualche giorno per formalizzare il passaggio al gruppo misto («Vado nel gruppo misto che tanto non sarà più misto del Pd» è la battuta con cui scarica la tensione, ripetuta più volte: «Passerò al gruppo misto. Del resto il Pd è già un gruppo misto» dice nella sede del settimanale Left , «quindi non credo che per me sarà uno shock»).
Poi si lavora per tentare l’impresa, notoriamente impossibile, di unire la sinistra. Ha anche un piano, Civati, che nei prossimi giorni continuerà una girandola di incontri, compreso uno con il segretario della Cgil Susanna Camusso. «Lo so Arturo, mi piace stupirvi», è invece l’attacco di una telefonata avuta nel primo pomeriggio con Arturo Scotto, capogruppo alla Camera di Sel, che evidentemente non si aspetta l’annuncio imminente. «Sapevamo che la decisione era matura» dice Scotto all’Espresso raccontando come i contatti con il partito di Nichi Vendola vadano avanti da tempo, ma senza mai esser entrati troppo nei dettagli di un’eventuale unione. E se Nichi Vendola, anche ieri dal corteo degli insegnanti in sciopero contro la buona scuola di Matteo Renzi, si dice pronto «a mettere in discussione Sel, a condizione che nasca un soggetto nuovo più grande», Civati pensa a un appuntamento a giugno.
Prima girerà un logo («Ci sarà un uguale che mi pare un bel simbolo, no?») e ovviamente un hashtag tanto per invadere il terreno prediletto di Matteo Renzi: «#raggiungopastorino è la sintesi migliore» spiega Civati. Già, perché, libero dagli obblighi previsti dallo statuto del Pd, ora Civati potrà dichiaratamente sostenere il candidato della lista unitaria della sinistra, alle regionali in Liguria. «Ma è evidente» spiega, «che non si devono preoccupare gli amici che sono candidati nelle liste del Pd, perché il mio sostegno non mancherà».
Ancora Arturo Scotto, commenta la decisione di Civati di aderire al gruppo misto e non direttamente a quello di Sel: «Non c’è bisogno, non dobbiamo avere fretta» dice, «c’è bisogno di una soggettività larga e popolare e di governo, dobbiamo costruire nel merito, con Civati e con altri, che sono sicuro lo seguiranno».
In realtà Civati non svela i nomi di chi potrebbe seguirlo (dice solo: «Al Senato qualcuno farà lo stesso»). Ma lì il gruppo autonomo, di cui si ventilava nei giorni scorsi, potrebbe però esser lontano. Ma non è importante, almeno per Civati, che a Renzi tira l’ultima stoccata («Che ne sarà della maggioranza di governo al Senato? Arriverà Verdini?») e a Landini, e ai vari partiti della sinistra, sta spiegando che l'unico modo per farcela è partire dai giovani.
Volti nuovi, sì, non renziani, ma quarantenni: «Non c’è ne calcolo né politicismo, non valgono formule del passato». spiega ancora Civati, «Bisogna rappresentare i biancosi di Saramago, quelli che votano scheda bianca o non votano più. Maurizio Landini sta facendo un percorso parallelo a quello che io faccio da più di un anno: ci sono molti pezzi di società da unire, e molti altri che ancora non conosciamo».
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
l deputato esce dal partito e dice: «Per ora vado nel gruppo misto, che poi sarà un po’ come stare nel Pd, dove ormai si candidano tutti, anche i fascisti». Questa mattina l’incontro con Landini
DI LUCA SAPPINO
06 maggio 2015
Pippo Civati lascia il Pd: «Adesso il mio piano per unire la sinistra»
Un pranzo con Maurizio Landini, seduti a ristorante e via, non c'è più dubbio. Pippo Civati lascia il partito democratico, nei prossimi giorni approderà al gruppo misto e, dice, «poi si tratterà di fare la sinistra». La decisione era presa da giorni, confessata nero su bianco negli sms inviati ad amici e collaboratori. Anche con i giornalisti Civati si mostrava deciso: «Questa volta esco». Siccome il tira e molla va però avanti da mesi, non poteva mancare la solita suspense civatiana sui tempi dell’addio.
Negli ultimi giorni si sono susseguite molte versioni, tutte originali: «Non prima delle regionali», «dopo», «tra poco saprete». Questa mattina, infine, «nelle prossime ore l’annuncio». Ed eccolo: «Se mai mi fossero servite conferme ho avuto quelle dei tanti professori e degli studenti che ho incontrato martedì in piazza. Molti erano elettori del Pd, e mi dicevano che non lo avrebbero più votato. Ecco io non credo che si siano spostati loro, e non ho certo deciso io di trasformare il Pd in questa cosa qui, dove ormai ci sono dentro tutti, anche i fascisti, che si allea con Alfano, sistematicamente, e che pratica la filosofia dell’Italicum ormai da tempo, al suo interno, dove decide tutto il capo».
E poi: «Io non ho più fiducia in questo governo, e mi chiedo come si faccia a rimanere in questo gruppo».
Ci sono ora i tempi tecnici. Qualche giorno per formalizzare il passaggio al gruppo misto («Vado nel gruppo misto che tanto non sarà più misto del Pd» è la battuta con cui scarica la tensione, ripetuta più volte: «Passerò al gruppo misto. Del resto il Pd è già un gruppo misto» dice nella sede del settimanale Left , «quindi non credo che per me sarà uno shock»).
Poi si lavora per tentare l’impresa, notoriamente impossibile, di unire la sinistra. Ha anche un piano, Civati, che nei prossimi giorni continuerà una girandola di incontri, compreso uno con il segretario della Cgil Susanna Camusso. «Lo so Arturo, mi piace stupirvi», è invece l’attacco di una telefonata avuta nel primo pomeriggio con Arturo Scotto, capogruppo alla Camera di Sel, che evidentemente non si aspetta l’annuncio imminente. «Sapevamo che la decisione era matura» dice Scotto all’Espresso raccontando come i contatti con il partito di Nichi Vendola vadano avanti da tempo, ma senza mai esser entrati troppo nei dettagli di un’eventuale unione. E se Nichi Vendola, anche ieri dal corteo degli insegnanti in sciopero contro la buona scuola di Matteo Renzi, si dice pronto «a mettere in discussione Sel, a condizione che nasca un soggetto nuovo più grande», Civati pensa a un appuntamento a giugno.
Prima girerà un logo («Ci sarà un uguale che mi pare un bel simbolo, no?») e ovviamente un hashtag tanto per invadere il terreno prediletto di Matteo Renzi: «#raggiungopastorino è la sintesi migliore» spiega Civati. Già, perché, libero dagli obblighi previsti dallo statuto del Pd, ora Civati potrà dichiaratamente sostenere il candidato della lista unitaria della sinistra, alle regionali in Liguria. «Ma è evidente» spiega, «che non si devono preoccupare gli amici che sono candidati nelle liste del Pd, perché il mio sostegno non mancherà».
Ancora Arturo Scotto, commenta la decisione di Civati di aderire al gruppo misto e non direttamente a quello di Sel: «Non c’è bisogno, non dobbiamo avere fretta» dice, «c’è bisogno di una soggettività larga e popolare e di governo, dobbiamo costruire nel merito, con Civati e con altri, che sono sicuro lo seguiranno».
In realtà Civati non svela i nomi di chi potrebbe seguirlo (dice solo: «Al Senato qualcuno farà lo stesso»). Ma lì il gruppo autonomo, di cui si ventilava nei giorni scorsi, potrebbe però esser lontano. Ma non è importante, almeno per Civati, che a Renzi tira l’ultima stoccata («Che ne sarà della maggioranza di governo al Senato? Arriverà Verdini?») e a Landini, e ai vari partiti della sinistra, sta spiegando che l'unico modo per farcela è partire dai giovani.
Volti nuovi, sì, non renziani, ma quarantenni: «Non c’è ne calcolo né politicismo, non valgono formule del passato». spiega ancora Civati, «Bisogna rappresentare i biancosi di Saramago, quelli che votano scheda bianca o non votano più. Maurizio Landini sta facendo un percorso parallelo a quello che io faccio da più di un anno: ci sono molti pezzi di società da unire, e molti altri che ancora non conosciamo».
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
POLITICA
Renzi fa la destra, noi dobbiamo fare la sinistra
di Paolo Ferrero | 6 maggio 2015 COMMENTI
Matteo Renzi alla Festa dell'UnitàRenzi con il Jobs Act, la legge elettorale, la riforma costituzionale e la riforma della scuola, ha messo in campo un organico disegno politico di destra, antidemocratico e confindustriale. Parallelamente, i passaggi parlamentari – ed in particolare l’approvazione della legge elettorale – oltre al loro valore politico generale hanno anche trasformato nei fatti il Pd in Partito della Nazione, in un partito di destra liberale. Sia l’arroganza espressa nei confronti degli insegnanti e degli studenti in sciopero che la composizione delle liste e la scelta delle alleanze per le elezioni regionali, confermano questo indirizzo.
Ovviamente le ricette di Renzi sono fallimentari e solo una propaganda mediatica degna di un regime può cercare di nascondere i disastri di una politica economica in cui la disoccupazione di massa degli under 40 è diventato un fatto stabile, strutturale, normale ed è previsto che così sia anche negli anni a venire.
A questo punto – a sinistra – dovrebbe essere chiaro che non ha alcun senso lamentarsi di Renzi, il quale procede con chiarezza e determinazione degna di miglior causa. L’unico quesito sensato da porsi a sinistra riguarda il quando e il come costruire una alternativa politica, culturale e sociale a Renzi, al suo governo e al suo partito.
E’ infatti del tutto evidente che oggi a sinistra esistono vari partiti, organizzazioni, comitati, ma non esiste nemmeno lontanamente una proposta politica credibile che sia un grado di delineare una alternativa, che sia in grado di intercettare l’enorme disagio sociale presente nel paese e che si esprime in ogni manifestazione, come ha positivamente e gioiosamente sottolineato anche l’ultima enorme mobilitazione del popolo della scuola.
In assenza di una chiara proposta alternativa che contenda il governo a Renzi da sinistra, il paese è destinato ad imbarbarirsi e ad essere fagocitato da un teatrino politico quasi interamente occupato da Renzi e da Salvini: le due destre.
A me pare che sarebbe criminale non prendere atto di questa situazione e continuare nel solito tran tran. Criminale per il paese e criminale per i destini della sinistra nel nostro paese. Come ci mostra l’esperienza di Syriza, l’unico modo per contrastare le politiche neoliberiste e sconfiggere le forze politiche che le sostengono, l’unico modo per sconfiggere le destre razziste e fascistoidi, è quello di costruire una alternativa popolare e di sinistra.
Per questo credo che sia necessario dare vita in tempi brevissimi ad una costituente della sinistra che abbia l’obiettivo esplicito di dar vita ad un nuova soggetto politico della sinistra antiliberista, che delinei una strada di uscita dalla crisi.
Il tempo è ora non solo perché i problemi del paese non possono aspettare. Il tempo è ora perché ora Renzi ha abusato fino in fondo del suo potere e questo abuso deve essere rovesciato – ora – in una capacità di reazione e di costruzione alternativa. Se non si risponde ora, dell’abuso di Renzi resterà solo il senso di impotenza nella società e l’aurea di onnipotenza per vincitore. Il sovrano va sfidato nel momento della sua vittoria perché il servo è tale solo se non ha il coraggio di guardare negli occhi il signore.
E’ necessario oggi aprire il processo costituente di un nuovo soggetto politico unitario della sinistra antiliberista. Un processo unitario e partecipato, uno spazio pubblico di sinistra, che permetta a tutti e tutte coloro che in mille modi diversi oggi si stanno battendo contro la rivoluzione conservatrice di Renzi, di esserne soci fondatori e protagonisti. Dobbiamo costruire uno spazio di partecipazione a sinistra in cui non vi siano ospiti o soluzioni già predefinite.
Affinché un processo costituente sia tale è necessario che sia unitario. A tal fine l’unità di intenti di tutti e tutte coloro che si collocano a sinistra del Pd, a partire dall’esperienza dell’Altra Europa per Tispras, dai compagni e dalle compagne che non si riconoscono più nel Pd, a Sel, a Rifondazione Comunista, è condizione necessaria per dar vita a questo processo. Necessaria ma non sufficiente. L’unità della sinistra “reale” non è il fine ma il presupposto della costruzione di un processo costituente della sinistra di cui possano essere protagonisti quelle centinaia di migliaia di persone che sono di sinistra, che lottano, ma che non fanno parte di alcuna organizzazione politica. L’unità come strumento del processo costituente della sinistra antiliberista, intrecciando critica dell’economia politica e critica della politica, come ci hanno insegnato Syriza e Podemos.
Questo mi pare è necessario oggi. Non proseguo oltre perché i processi unitari o si fanno insieme o non si fanno e oggi servono i fatti, non altre parole.
Se non ora quando?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05 ... a/1656877/
Renzi fa la destra, noi dobbiamo fare la sinistra
di Paolo Ferrero | 6 maggio 2015 COMMENTI
Matteo Renzi alla Festa dell'UnitàRenzi con il Jobs Act, la legge elettorale, la riforma costituzionale e la riforma della scuola, ha messo in campo un organico disegno politico di destra, antidemocratico e confindustriale. Parallelamente, i passaggi parlamentari – ed in particolare l’approvazione della legge elettorale – oltre al loro valore politico generale hanno anche trasformato nei fatti il Pd in Partito della Nazione, in un partito di destra liberale. Sia l’arroganza espressa nei confronti degli insegnanti e degli studenti in sciopero che la composizione delle liste e la scelta delle alleanze per le elezioni regionali, confermano questo indirizzo.
Ovviamente le ricette di Renzi sono fallimentari e solo una propaganda mediatica degna di un regime può cercare di nascondere i disastri di una politica economica in cui la disoccupazione di massa degli under 40 è diventato un fatto stabile, strutturale, normale ed è previsto che così sia anche negli anni a venire.
A questo punto – a sinistra – dovrebbe essere chiaro che non ha alcun senso lamentarsi di Renzi, il quale procede con chiarezza e determinazione degna di miglior causa. L’unico quesito sensato da porsi a sinistra riguarda il quando e il come costruire una alternativa politica, culturale e sociale a Renzi, al suo governo e al suo partito.
E’ infatti del tutto evidente che oggi a sinistra esistono vari partiti, organizzazioni, comitati, ma non esiste nemmeno lontanamente una proposta politica credibile che sia un grado di delineare una alternativa, che sia in grado di intercettare l’enorme disagio sociale presente nel paese e che si esprime in ogni manifestazione, come ha positivamente e gioiosamente sottolineato anche l’ultima enorme mobilitazione del popolo della scuola.
In assenza di una chiara proposta alternativa che contenda il governo a Renzi da sinistra, il paese è destinato ad imbarbarirsi e ad essere fagocitato da un teatrino politico quasi interamente occupato da Renzi e da Salvini: le due destre.
A me pare che sarebbe criminale non prendere atto di questa situazione e continuare nel solito tran tran. Criminale per il paese e criminale per i destini della sinistra nel nostro paese. Come ci mostra l’esperienza di Syriza, l’unico modo per contrastare le politiche neoliberiste e sconfiggere le forze politiche che le sostengono, l’unico modo per sconfiggere le destre razziste e fascistoidi, è quello di costruire una alternativa popolare e di sinistra.
Per questo credo che sia necessario dare vita in tempi brevissimi ad una costituente della sinistra che abbia l’obiettivo esplicito di dar vita ad un nuova soggetto politico della sinistra antiliberista, che delinei una strada di uscita dalla crisi.
Il tempo è ora non solo perché i problemi del paese non possono aspettare. Il tempo è ora perché ora Renzi ha abusato fino in fondo del suo potere e questo abuso deve essere rovesciato – ora – in una capacità di reazione e di costruzione alternativa. Se non si risponde ora, dell’abuso di Renzi resterà solo il senso di impotenza nella società e l’aurea di onnipotenza per vincitore. Il sovrano va sfidato nel momento della sua vittoria perché il servo è tale solo se non ha il coraggio di guardare negli occhi il signore.
E’ necessario oggi aprire il processo costituente di un nuovo soggetto politico unitario della sinistra antiliberista. Un processo unitario e partecipato, uno spazio pubblico di sinistra, che permetta a tutti e tutte coloro che in mille modi diversi oggi si stanno battendo contro la rivoluzione conservatrice di Renzi, di esserne soci fondatori e protagonisti. Dobbiamo costruire uno spazio di partecipazione a sinistra in cui non vi siano ospiti o soluzioni già predefinite.
Affinché un processo costituente sia tale è necessario che sia unitario. A tal fine l’unità di intenti di tutti e tutte coloro che si collocano a sinistra del Pd, a partire dall’esperienza dell’Altra Europa per Tispras, dai compagni e dalle compagne che non si riconoscono più nel Pd, a Sel, a Rifondazione Comunista, è condizione necessaria per dar vita a questo processo. Necessaria ma non sufficiente. L’unità della sinistra “reale” non è il fine ma il presupposto della costruzione di un processo costituente della sinistra di cui possano essere protagonisti quelle centinaia di migliaia di persone che sono di sinistra, che lottano, ma che non fanno parte di alcuna organizzazione politica. L’unità come strumento del processo costituente della sinistra antiliberista, intrecciando critica dell’economia politica e critica della politica, come ci hanno insegnato Syriza e Podemos.
Questo mi pare è necessario oggi. Non proseguo oltre perché i processi unitari o si fanno insieme o non si fanno e oggi servono i fatti, non altre parole.
Se non ora quando?
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
@jacopo_iacoboni
Civati esce dal Pd. Non fate ironie, sareste sciocchi
Civati è il cofondatore della Leopolda. La sua uscita è una grande sconfitta per Renzi
da Ciwati
Una risposta a Michele Serra, e a qualche altro milione di persone
amaca
Non posso far altro che ringraziare Michele Serra per il pensiero e promettergli che ce la metteremo tutta – l’idea in effetti è proprio quella – e costruiremo un partito che convinca lui e quelli come lui, i milioni che “preferiscono rassegnarsi in compagnia che ribellarsi da soli”. Per altro, inizia anche a esserci qualche altro milione che “era” come lui e non si riconosce più, non vota più, o chissà dove è finito, e sarebbe bello recuperare anche loro.
Anch’io avrei una domanda per Serra, però: lui che dice di preferire quelli come me – e lo ringrazio, specie per l’elenco di esempi che fa e che mi lusingano – ma poi il voto lo dà “per sicurezza, nel calderone più grande a disposizione, quello del partitone di massa”. E la domanda è: guardandosi indietro, col senno di poi, ha qualche rimpianto? Non lo chiedo tanto per fare una domanda retorica, è una questione che mi interessa davvero, e molto.
Ripensando a tutte le fasi che abbiamo attraversato, attraverso cui la sinistra italiana e non solo italiana è passata, a rinunciare sempre un pochino e sempre di più a noi stessi per adeguarci alla rassicurante massa, ci abbiamo guadagnato o ci abbiamo perso? E abbiamo guadagnato cosa, e perso cosa? Ne valeva la pena? E poi, proprio perché stiamo guardando una lunga storia, più lunga delle nostre stesse vite, non c’è un po' troppa differenza, per usare lo stesso termine usato da Serra, tra il calderone di Berlinguer e quello attuale?
Certamente Serra riconoscerà la formula di questa domanda: davvero il compito storico della sinistra è di adeguarsi, di cedere, di rinunciare a se stessa – non su qualcosa, ma sempre e su tutta la linea, colpevolizzandosi e facendosi colpevolizzare – e di portare i suoi voti dentro un calderone? Io ero e resto convinto di no, infatti quando abbiamo fondato il centrosinistra e il Pd questa clausola non era scritta da nessuna parte, nemmeno in piccolo. Insomma, caro Michele, non è che ti – e ci – stanno fregando?
Civati esce dal Pd. Non fate ironie, sareste sciocchi
Civati è il cofondatore della Leopolda. La sua uscita è una grande sconfitta per Renzi
da Ciwati
Una risposta a Michele Serra, e a qualche altro milione di persone
amaca
Non posso far altro che ringraziare Michele Serra per il pensiero e promettergli che ce la metteremo tutta – l’idea in effetti è proprio quella – e costruiremo un partito che convinca lui e quelli come lui, i milioni che “preferiscono rassegnarsi in compagnia che ribellarsi da soli”. Per altro, inizia anche a esserci qualche altro milione che “era” come lui e non si riconosce più, non vota più, o chissà dove è finito, e sarebbe bello recuperare anche loro.
Anch’io avrei una domanda per Serra, però: lui che dice di preferire quelli come me – e lo ringrazio, specie per l’elenco di esempi che fa e che mi lusingano – ma poi il voto lo dà “per sicurezza, nel calderone più grande a disposizione, quello del partitone di massa”. E la domanda è: guardandosi indietro, col senno di poi, ha qualche rimpianto? Non lo chiedo tanto per fare una domanda retorica, è una questione che mi interessa davvero, e molto.
Ripensando a tutte le fasi che abbiamo attraversato, attraverso cui la sinistra italiana e non solo italiana è passata, a rinunciare sempre un pochino e sempre di più a noi stessi per adeguarci alla rassicurante massa, ci abbiamo guadagnato o ci abbiamo perso? E abbiamo guadagnato cosa, e perso cosa? Ne valeva la pena? E poi, proprio perché stiamo guardando una lunga storia, più lunga delle nostre stesse vite, non c’è un po' troppa differenza, per usare lo stesso termine usato da Serra, tra il calderone di Berlinguer e quello attuale?
Certamente Serra riconoscerà la formula di questa domanda: davvero il compito storico della sinistra è di adeguarsi, di cedere, di rinunciare a se stessa – non su qualcosa, ma sempre e su tutta la linea, colpevolizzandosi e facendosi colpevolizzare – e di portare i suoi voti dentro un calderone? Io ero e resto convinto di no, infatti quando abbiamo fondato il centrosinistra e il Pd questa clausola non era scritta da nessuna parte, nemmeno in piccolo. Insomma, caro Michele, non è che ti – e ci – stanno fregando?
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
da Ciwati
CIAO
Il mio è un messaggio per gli elettori del Pd e del centrosinistra: mi dispiace, per me, per voi. Mi dispiace deludere alcuni di voi e condividere la delusione di chi deluso è già da molto tempo.
Come molti, non mi sento rappresentato da questa situazione. Lo ripeto da qualche giorno: non ho più fiducia in questo governo, nelle sue scelte, nei modi che ha scelto, negli obiettivi che si è dato.
Non ne ho avuta personalmente fin dall'inizio, quando si scelse di proseguire con le larghe intese: avevamo deciso che durassero solo due anni, che sarebbero scaduti già, mentre abbiamo deciso di andare avanti fino al 2018, cambiando premier – in quel modo sobrio e istituzionale che tutti ricorderete – ma senza cambiare il programma di governo. Senza nemmeno scriverlo, per altro, con i risultati che sappiamo. Votai quella fiducia solo per rimanere nel Pd, lo spiegai allora, solo perché mi ero appena candidato al Congresso e per rispetto degli elettori (che pure nella consultazione che avviammo si divisero esattamente a metà) .
Non ho più fiducia perché dopo la fiducia della scorsa settimana, non si può chiudere così, come se fosse solo una parentesi, come se questo non costituisse un precedente.
Per ragioni di coerenza passo al gruppo misto, nella considerazione che anche il gruppo del Pd lo sia diventato, avendo accolto parlamentari di tutte le provenienze.
Ciò comporta, come conseguenza, che io lasci il Pd, cosa che non avrei mai fatto, ma ormai il Pd è un partito nuovo e diverso, fondato sull'Italicum e sulla figura del suo segretario. Chi non è d'accordo, viene solo vissuto con fastidio.
C'è stato il Jobs Act, lo Sblocca Italia, un inquietante decreto sul fisco smentito solo un po', la riforma della scuola che ha unito tutti gli insegnanti che votavano il Pd (dall'altra parte).
Non lo faccio per aderire a un progetto politico esistente, ma per avviare un percorso nella società italiana, alla ricerca di quel progetto di cui parlai un anno fa, che ho sempre avuto nel cuore.
Nessuna polemica con chi nel Pd rimane, solo l'auspicio di ritrovarsi un giorno, a fare cose diverse da quelle che si stanno facendo ora.
E certo mi dovrei dimettere da parlamentare, fare come ha fatto Walter Tocci (che fortunatamente è ancora senatore), ma faccio notare che mi dimetto volentieri se lo fanno anche tutti gli altri: se cioè si andasse a votare, anche subito, ciascuno con il suo programma, per darsi una vera legittimazione.
Non c'è calcolo, in questa scelta: ho rinunciato a una Ikea di poltrone, ho detto scherzando, proprio in ragione delle mie posizioni. Non è per il potere. Non è per fare danni.
Da sei mesi dico che la situazione non regge, che a primavera sarebbe arrivata l'inevitabile e forse cercata rottura, almeno per me, la goccia che fa traboccare il vaso. Molti ridevano, molti facevano spallucce. E invece.
Da tempo mi sento una particella di sodio, e penso che le 'minoranze' del Pd si siano mosse tardi, condividendo scelte sbagliate e attardandosi in tatticismi del tutto incomprensibili e controproducenti. Sono arrivati tardi e non sono stati decisivi.
A sinistra si dice non c'è niente, e invece tra i ceti popolari tra poco arriverà Grillo (che si è già insediato) e anche Salvini. E non è una battuta.
Si può essere critici senza essere volgari, si può coltivare la coerenza come voleva Gobetti (vero antidoto per lui al potere per il potere), si può banalmente fare quello in cui si crede, che si sente profondamente.
Di fronte al trasformismo di tutto e di tutti, personale e collettivo, sono rimasto fermo e noioso sulle mie posizioni, mentre tutto intorno a me cambiava, vertiginosamente.
Non avrei voluto fare questo disastro nel bel mezzo della campagna elettorale, ma non è colpa mia: è stato Renzi a voler aprire lo scontro proprio nelle settimane precedenti alle elezioni. Posso solo dirvi che i candidati che avrei sostenuto nel Pd, penso vadano sostenuti ancora e a maggior ragione: come Anna Rita Lemma e Elvira Tarsitano in Puglia e Milene Mucci in Toscana e Andrea Ragazzi e Roberto Fasoli in Veneto e Regina Milo in Campania.
Per la Liguria, come già per il gruppo misto, raggiungerò Luca Pastorino. Che ha anticipato con coraggio la scelta che ora tocca a me.
Rimango in Parlamento a fare le cose che ho sempre promesso di voler fare, prima, durante e dopo, che trovate qui.
Mentre in questi mesi si discuteva nel Pd, ho frequentato la sinistra e la società.
Per prima cosa mi dedicherò al partito degli astensionisti, il partito più grande, che vincerebbe le elezioni direttamente al primo turno per dare la risposta a Saramago e al Saggio sulla lucidità e a quelli che in quel romanzo si chiamano «biancosi».
Perché questa non è solo una fine, è anche un inizio.
CIAO
Il mio è un messaggio per gli elettori del Pd e del centrosinistra: mi dispiace, per me, per voi. Mi dispiace deludere alcuni di voi e condividere la delusione di chi deluso è già da molto tempo.
Come molti, non mi sento rappresentato da questa situazione. Lo ripeto da qualche giorno: non ho più fiducia in questo governo, nelle sue scelte, nei modi che ha scelto, negli obiettivi che si è dato.
Non ne ho avuta personalmente fin dall'inizio, quando si scelse di proseguire con le larghe intese: avevamo deciso che durassero solo due anni, che sarebbero scaduti già, mentre abbiamo deciso di andare avanti fino al 2018, cambiando premier – in quel modo sobrio e istituzionale che tutti ricorderete – ma senza cambiare il programma di governo. Senza nemmeno scriverlo, per altro, con i risultati che sappiamo. Votai quella fiducia solo per rimanere nel Pd, lo spiegai allora, solo perché mi ero appena candidato al Congresso e per rispetto degli elettori (che pure nella consultazione che avviammo si divisero esattamente a metà) .
Non ho più fiducia perché dopo la fiducia della scorsa settimana, non si può chiudere così, come se fosse solo una parentesi, come se questo non costituisse un precedente.
Per ragioni di coerenza passo al gruppo misto, nella considerazione che anche il gruppo del Pd lo sia diventato, avendo accolto parlamentari di tutte le provenienze.
Ciò comporta, come conseguenza, che io lasci il Pd, cosa che non avrei mai fatto, ma ormai il Pd è un partito nuovo e diverso, fondato sull'Italicum e sulla figura del suo segretario. Chi non è d'accordo, viene solo vissuto con fastidio.
C'è stato il Jobs Act, lo Sblocca Italia, un inquietante decreto sul fisco smentito solo un po', la riforma della scuola che ha unito tutti gli insegnanti che votavano il Pd (dall'altra parte).
Non lo faccio per aderire a un progetto politico esistente, ma per avviare un percorso nella società italiana, alla ricerca di quel progetto di cui parlai un anno fa, che ho sempre avuto nel cuore.
Nessuna polemica con chi nel Pd rimane, solo l'auspicio di ritrovarsi un giorno, a fare cose diverse da quelle che si stanno facendo ora.
E certo mi dovrei dimettere da parlamentare, fare come ha fatto Walter Tocci (che fortunatamente è ancora senatore), ma faccio notare che mi dimetto volentieri se lo fanno anche tutti gli altri: se cioè si andasse a votare, anche subito, ciascuno con il suo programma, per darsi una vera legittimazione.
Non c'è calcolo, in questa scelta: ho rinunciato a una Ikea di poltrone, ho detto scherzando, proprio in ragione delle mie posizioni. Non è per il potere. Non è per fare danni.
Da sei mesi dico che la situazione non regge, che a primavera sarebbe arrivata l'inevitabile e forse cercata rottura, almeno per me, la goccia che fa traboccare il vaso. Molti ridevano, molti facevano spallucce. E invece.
Da tempo mi sento una particella di sodio, e penso che le 'minoranze' del Pd si siano mosse tardi, condividendo scelte sbagliate e attardandosi in tatticismi del tutto incomprensibili e controproducenti. Sono arrivati tardi e non sono stati decisivi.
A sinistra si dice non c'è niente, e invece tra i ceti popolari tra poco arriverà Grillo (che si è già insediato) e anche Salvini. E non è una battuta.
Si può essere critici senza essere volgari, si può coltivare la coerenza come voleva Gobetti (vero antidoto per lui al potere per il potere), si può banalmente fare quello in cui si crede, che si sente profondamente.
Di fronte al trasformismo di tutto e di tutti, personale e collettivo, sono rimasto fermo e noioso sulle mie posizioni, mentre tutto intorno a me cambiava, vertiginosamente.
Non avrei voluto fare questo disastro nel bel mezzo della campagna elettorale, ma non è colpa mia: è stato Renzi a voler aprire lo scontro proprio nelle settimane precedenti alle elezioni. Posso solo dirvi che i candidati che avrei sostenuto nel Pd, penso vadano sostenuti ancora e a maggior ragione: come Anna Rita Lemma e Elvira Tarsitano in Puglia e Milene Mucci in Toscana e Andrea Ragazzi e Roberto Fasoli in Veneto e Regina Milo in Campania.
Per la Liguria, come già per il gruppo misto, raggiungerò Luca Pastorino. Che ha anticipato con coraggio la scelta che ora tocca a me.
Rimango in Parlamento a fare le cose che ho sempre promesso di voler fare, prima, durante e dopo, che trovate qui.
Mentre in questi mesi si discuteva nel Pd, ho frequentato la sinistra e la società.
Per prima cosa mi dedicherò al partito degli astensionisti, il partito più grande, che vincerebbe le elezioni direttamente al primo turno per dare la risposta a Saramago e al Saggio sulla lucidità e a quelli che in quel romanzo si chiamano «biancosi».
Perché questa non è solo una fine, è anche un inizio.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
OTTO E MEZZO
Civati: addio Renzi
http://www.la7.it/otto-e-mezzo/rivedila ... 015-154116
06/05/2015
Lilli Gruber ospita Giuseppe Civati (neo fuoriuscito dal Partito Democratico), Andrea Scanzi (Il Fatto Quotidiano) e Claudio Cerasa (Direttore Il Foglio)
Civati: addio Renzi
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
"Il Pd non è più un partito di sinistra, ma è un partito di centro", ha tuonato Eugenio Scalfari durante il faccia a faccia con Massimo Giannini a Ballarò. L'alternativa a Renzi, per il fondatore di Repubblica, è Giuliano Pisapia: "Può interpretare l'anima civica del Paese", ha spiegato l'editorialista. "Su certi argomenti Pisapia dice le stesse cose di Papa Francesco". L'intervista si conclude con un'amara constatazione: "Io ho sempre votato Pd. Se rimane Renzi voto scheda bianca".
Anche Scalfari è alla ricerca di un partito della sinistra
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Scalfari è un cretino.
Lo ricordo perfettamente quell'ottobre-novembre del 2011, quando cadeva Berlusconi.
Iniziò proprio lui a tuonare contro i sindacati del no.
Dovranno farsene una ragione, diceva.
Di cosa?
Di dover risanare la baracca disastrata da B a spese dei soliti noti.
Così nascono le larghe intese, Monti, Letta fino a Renzi.
Doveva pensarci prima, lo scienziato.
soloo42001
Lo ricordo perfettamente quell'ottobre-novembre del 2011, quando cadeva Berlusconi.
Iniziò proprio lui a tuonare contro i sindacati del no.
Dovranno farsene una ragione, diceva.
Di cosa?
Di dover risanare la baracca disastrata da B a spese dei soliti noti.
Così nascono le larghe intese, Monti, Letta fino a Renzi.
Doveva pensarci prima, lo scienziato.
soloo42001
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