Re: VERSO QUALE FUTURO?
Inviato: 12/12/2016, 21:18
LA REPUBBLICA DEI BROCCHI-ULTIMO ATTO
'a schifezza 'ra schifezza 'ra schiefezza 'ra schifezza 'e l'uommn.
Governo Gentiloni: lista ministri. Alfano Esteri, Minniti Interni, Lotti Sport, Fedeli Istruzione. Boschi sottosegretario
Politica
Tra le conferme: Delrio, Franceschini, Calenda e Orlando. Le novità: la vicepresidente del Senato all'Istruzione e la ministra per le Riforme che non abbandona la politica come annunciato ma resta a Palazzo Chigi. I verdiniani fuori dall'esecutivo. Il presidente del Consiglio: "Subito al lavoro"
di F. Q. | 12 dicembre 2016
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Angelino Alfano agli Esteri, Marco Minniti al suo posto agli Interni e Valeria Fedeli all’Istruzione. Ma soprattutto i verdiniani fuori dal governo e Maria Elena Boschi promossa sottosegretaria a Palazzo Chigi. Luca Lotti prende la delega allo Sport, ma non ai Servizi segreti come avrebbe voluto. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha sciolto la riserva e alle 17.30 ha incontrato Sergio Mattarella per accettare l’incarico e presentare la lista dei suoi ministri. Il giuramento del nuovo esecutivo è già fissato per stasera alle 20. Martedì e mercoledì chiederà la fiducia alle Camere.
Questa la lista completa dei ministri con portafoglio: Interni Marco Minniti, Esteri Angelino Alfano, Giustizia Andrea Orlando, Difesa Roberta Pinotti, Economia Piercarlo Padoan, Sviluppo Carlo Calenda, Agricoltura Maurizio Martina, Ambiente Gian Luca Galletti, Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio, Lavoro Giuliano Poletti, Istruzione e Università Valeria Fedeli, Cultura Dario Franceschini, Salute Beatrice Lorenzin. Senza portafoglio: Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro, Semplificazione e Pubblica Amministrazione Marianna Madia, Affari Regionali Enrico Costa, Coesione territoriale e Mezzogiorno Claudio De Vincenti, Sport Luca Lotti. Sottosegretario con funzioni di segretario al consiglio dei ministri: Maria Elena Boschi.
Gentiloni dopo aver letto la lista della nuova squadra ha dichiarato: “Non vi nascondo le difficoltà politiche che derivano dall’esito del referendum. Il governo si metterà immediatamente a lavoro con tutte le sue forze”. E ha poi aggiunto di aver fatto il proprio meglio “per formare il governo nel più breve tempo possibile. E credo nell’interesse della stabilità delle nostre istituzioni alle quale guardano le italiane e gli italiani”. Tra le nomine più discusse c’è quella di Maria Elena Boschi. L’ex ministra era il volto delle riforme bocciate dal referendum costituzionale il 4 dicembre scorso e in un primo momento era dato per scontato il suo ritiro. Il 22 maggio scorso a In mezz’ora aveva detto: “Se il referendum dovesse andare male non continueremmo il nostro progetto politico. Il nostro piano B è che verranno altri e noi andremo via. Anche io lascio se Renzi se ne va: ci assumiamo insieme la responsabilità. Abbiamo creduto e lavorato insieme ad uno stesso progetto politico”.
La Boschi era presente al Quirinale per il giuramento, ma ha scelto di assistere dalla zona riservata ai parenti dei ministri. Una ventina di persone, defilate rispetto a giornalisti e fotografi. Boschi è entrata nella sala da sola, pochi secondi prima dell’ingresso dei nuovi ministri e ha seguito tutta la cerimonia sorridendo più volte. Alla fine ha lasciato la sala sempre in mezzo ai familiari dei ministri.
Interni – La poltrona del Viminale passa dalle mani di Angelino Alfano a quella di Marco Minniti. Lo storico palazzo dell’Interno per lui non è una novità: dal 2006 al 2008 è stato infatti viceministro ai tempo del secondo governo Prodi. Il sessantenne calabrese di Reggio, laureato in filosofia, arriva nella politica nazionale a metà anni ’90 dalla Calabria con il Pds, all’ombra di Massimo D’Alema. Proprio con il Governo del ‘lider maximo’ viene nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio (1998-2000) e, in seguito, con il governo di Giuliano Amato, sottosegretario alla Difesa (2000-2001). Nel 2006, Prodi torna a Palazzo Chigi e Minniti approda al Viminale da viceministro restandovi due anni. Nel frattempo diventa responsabile Sicurezza del Pd e nel 2009. Nel 2013, governo Letta, diventa sottosegretario con delega all’Intelligence, confermato poi da Renzi.
Esteri – Angelino Alfano è la conferma con la “c” maiuscola, il volto che incassa l’ennesima poltrona e pure tra le più prestigiose. Il leader del Nuovo centrodestra lascia il Viminale e approda al ministero degli Esteri al posto del nuovo presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Nato ad Agrigento, classe 1970, sposato con due figli, Alfano vanta una già lunga esperienza di governo, iniziata come il più giovane ministro della Giustizia della storia della Repubblica. Chiamato alla guida del Pdl nel 2011 da Silvio Berlusconi – che ne apprezzava l’eloquio, l’energia e la determinazione salvo poi imputargli la famosa “mancanza di quid” – ha attraversato mesi difficili per il centrodestra fino alla caduta del governo e la nascita dell’esecutivo Monti. Con l’arrivo a Palazzo Chigi di Enrico Letta, con cui Alfano è in sintonia per età e storia politica, viene nominato ministro degli Interni e vicepremier. Ma la condanna definitiva in Cassazione di Berlusconi per frode fiscale fa precipitare la situazione. Il Pdl esce dal governo, Alfano invece resta nell’esecutivo e molla il suo mentore per fondare il Nuovo centrodestra (Ncd) insieme agli altri ministri ex Pdl. Nei primi dieci mesi al Viminale scoppia il caso Shalabayeva, la moglie del banchiere dissidente kazako Ablyazov espulsa e poi rientrata in Italia. Durante il governo Renzi è stato ministro dell’Interno, ma ha perso la carica di vicepresidente del Consiglio.
Giustizia – Andrea Orlando è una delle conferme del governo Paolo Gentiloni. Nei giorni scorsi si era ipotizzato un suo allontanamento, ma la poltrona è stata poi confermata. Il ministro dem ha sul tavolo una delle partite più complesse: il pacchetto giustizia bloccato prima del referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre. Nato a La Spezia nel 1969, Orlando è il leader di riferimento dell’area dei Giovani Turchi. Già ministro con Letta, parlamentare del Partito democratico dal 2006, eletto nella Circoscrizione Liguria, ha fatto parte delle Commissioni bilancio, politiche dell’Unione Europea, giustizia e della Commissione parlamentare Antimafia. La sua attività politica inizia nel 1990 nel consiglio comunale della Spezia con il Pci; rieletto con il Pds nella successiva consiliatura, è stato capogruppo e poi chiamato in giunta come assessore. Nel 2003 è diventato vice responsabile nazionale dell’organizzazione dei Democratici di Sinistra e, in seguito, entrando nella segreteria nazionale, responsabile degli Enti Locali. Tra i fondatori del Partito Democratico, nel 2007 ne è diventato il primo responsabile dell’Organizzazione. Dal 2009 presiede il Forum Giustizia del partito.
Difesa – Confermata anche la senatrice Pd Roberta Pinotti. E’ stata la prima ministra italiana alla Difesa e resterà alla guida del dicastero di Palazzo Baracchini. Nata il 20 maggio 1961 a Genova, è sposata e ha due figlie. Nel governo Letta ha ricoperto l’incarico di sottosegretario alla Difesa, poi con Matteo Renzi la promozione. Laureata in Lettere, insegnante negli istituti superiori, ha iniziato il suo percorso politico negli anni Novanta. Dopo l’esordio avvenuto con l’elezione a consigliere nella circoscrizione genovese di Sampierdarena, ha conciliato l’attività nel partito con quella di amministratrice. Dal 1993 al 1997 ha ricoperto l’incarico di assessora provinciale alla Scuola e alle Politiche Giovanili e Sociali della Provincia di Genova e dal 1997 al 1999 è stata assessore alle Istituzioni scolastiche del Comune. Nel frattempo ha continuato la sua militanza nei Ds, fino a diventare segretaria provinciale, dal 1999 al 2001. Sostenitrice dell’Ulivo, Pinotti entra in Parlamento nel maggio 2001, eletta alla Camera. Rieletta nelle liste dell’Ulivo nell’aprile 2006, diviene presidente della commissione Difesa a Montecitorio, prima donna italiana a ricoprire questo ruolo. Nel Partito democratico è stata prima responsabile nazionale per la sicurezza, poi ministro ombra della Difesa e infine capo del dipartimento Difesa. Rieletta in Senato nel 2008, è stata eletta nel 2010 vicepresidente della commissione Difesa del Senato. E’ stata promotrice di molteplici atti parlamentari tra cui la riforma del codice penale militare e la messa al bando delle bombe a grappolo.
Economia – Confermato all’Economia Pier Carlo Padoan. Sul tavolo, ha tutti i dossier più caldi: dal caso Mps all’attuazione di una manovra, frettolosamente approvata al Senato con lo stesso testo della Camera, che dovrà essere corretta con una serie di decreti ad hoc. Alla scrivania di Quintino Sella, il titolare di via XX settembre è arrivato dall’Ocse, passando, ma senza mai metterci piede, dall’Istat. Per il suo incarico di governo Padoan ha lasciato l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, di cui è stato dal giugno 2007 vice segretario generale e dal dicembre 2009 anche Capo Economista. Per l’Ocse ha ricoperto anche l’incarico di rappresentante al G20 Finanza ed è stato a capo della Risposta Strategica e della Green Growth and Innovation Initiative. In precedenza è stato docente di Economia all’Università La Sapienza di Roma e direttore della Fondazione Italianieuropei, il think-tank politico che fa capo a Massimo D’Alema e che ha avuto Giuliano Amato nell’Advisory Board. Due esponenti di cui Padoan è stato consigliere economico dal 1998 al 2001, durante la loro esperienza a Palazzo Chigi. Negli stessi anni ha ricoperto l’incarico di responsabile delle politiche economiche internazionali presso la presidenza del Consiglio. Dal 2001 al 2005, è stato il Direttore Esecutivo italiano presso il Fondo Monetario Internazionale, responsabile per Grecia, Portogallo, San Marino, Albania e Timor Est. Fra gli altri incarichi Padoan ha rivestito anche quello di consulente della Banca Mondiale, della Commissione Europea e della Banca Centrale Europea mentre dal 1992 al 2001 è stato professore al College of Europe e visiting professor in Italia, Argentina, Giappone, Polonia e Belgio.
Sviluppo – Resta alla guida del ministero dello Sviluppo economico (è stato nominato solo il 10 maggio scorso) Carlo Calenda – romano, 43 anni, figlio dell’economista Fabio Calenda e della regista Cristina Comencini – è considerato un ‘veterano’ del Mise visto che ne è stato viceministro dal maggio 2013 con il Governo Letta che gli attribuì la delega sulle politiche per l’internazionalizzazione e il commercio internazionale. L’ex premier Matteo Renzi lo ha confermato viceministro nel febbraio 2014 insieme alla responsabilità per l’attrazione degli investimenti esteri. Dal 18 marzo al 10 maggio 2016 è stato Rappresentante Permanente d’Italia presso l’Unione Europea, a Bruxelles, poi la chiamata a ricoprire il ruolo di ministro dopo le dimissioni di Federica Guidi.
Agricoltura – Maurizio Martina è un’altra delle conferme dell’esecutivo Gentiloni. Dopo un 2015 passato sotto i riflettori dell’Expo, Martina ha avuto un 2016 scandito dal confronto con Bruxelles su una serie di dossier, dal latte alla xylella, dalla pesca alle etichette. Il giovane ministro (classe 1978) è arrivato con Renzi alla carica più importante dopo essere stato sottosegretario uscente al ministero delle Politiche agricole nel governo Letta. Nato a Calcinate, in provincia di Bergano Martina, sposato con due figli, ha conseguito la laurea in Scienze Politiche. La sua carriera politica inizia nel 1999 quando viene eletto consigliere comunale, carica che ricopre fino al 2004. Nelle stesso anno, dopo una militanza nell’organizzazione giovanile dei Democratici di Sinistra, viene eletto segretario della Provincia di Bergamo. Nel 2006 assume la carica di segretario regionale dei Democratici di Sinistra in Lombardia. Nel 2007 è tra i fondatori del Partito democratico. Nello stesso anno, a seguito delle primarie, è eletto primo Segretario del Partito Democratico della Lombardia, poi riconfermato nel 2009. Nel 2010 è eletto Consigliere della Regione Lombardia, incarico riconfermato nelle consultazioni popolari del febbraio 2013.
Ambiente – Confermato anche il centrista in quota Casini Gian Luca Galletti alla guida del ministero dell’Ambiente. Nel pomeriggio era stata avanzata l’ipotesi che al suo posto potesse andare Ermete Realacci, ma l’ipotesi è poi tramontata in serata. Galletti riesce a tenere la poltrona, dopo mille giorni scanditi da battaglie come quella sugli OGM e sulle buste monouso, ma anche da polemiche come quella sulla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) sulla compatibilità ambientale del progetto TAP (Gasdotto Trans-Adriatico), nonostante l’avversione di provincia di Lecce, Regione Puglia e ministero Beni Culturali. Nato a Bologna il 15 luglio del 1961, sposato con 4 figli, ha esordito in politica come consigliere comunale a Bologna, dove è rimasto dal 1990 al 2009, ricoprendo anche la carica di assessore al Bilancio, dal luglio 1999 al giugno 2004. Nel 2006 viene eletto deputato e riconfermato nelle successive legislature. Al governo esordisce a maggio 2013, nominato sottosegretario all’Istruzione nell’esecutivo presieduto da Enrico Letta.
Trasporti – Non si tocca neppure Graziano Delrio, che rimane in sella al ministero dei Trasporti mentre nei giorni scorsi si era ipotizzato un suo incarico come presidente del Consiglio. L’esponente Pd e, almeno in passato tra i fedelissimi di Matteo Renzi, è diventato responsabile del dicastero dal 2 aprile 2015, appena dopo le dimissioni di Maurizio Lupi. Prima di questa esperienza è stato (dal febbraio 2014) sottosegretario alla presidenza del Consiglio sempre con Renzi e prima ministro per gli Affari regionali con Letta. Nato a Reggio Emilia nel 1960, Delrio è medico specializzato in endocrinologia e padre di nove figli. È in politica dalla fine degli anni Novanta, passando dagli inizio come consigliere della Regione Emilia Romagna, per poi diventare sindaco di Reggio Emilia per due mandati e presidente dell’Anci dal 2011 al 2013. Per i prossimi mesi lo aspettano diversi dossier caldi: dalla situazione di Alitalia, alla fusione tra Fs e Anas; ci sono poi da completare le nomine nelle Autorità di Sistema dei porti; il rinnovo del parco mezzi regionali e linee regionali previsti con le due leggi di stabilità; l’inaugurazione della Salerno-Reggio Calabria; la riforma del tpl; il Piano per gli intercity; il correttivo per il codice degli appalti; il piano metropolitane. Tra le incognite c’è anche quella del Ponte sullo Stretto, progetto di cui si è tornati a parlare negli scorsi mesi e su cui bisogna aspettare l’opinione del governo Gentiloni.
Scuola – Valeria Fedeli è la novità dell’esecutivo Gentiloni. Il capitolo dell’Istruzione è uno dei più delicati e nelle scorse ore si era valutata anche la candidatura di Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera. La scelta, dicono, è stata dettata anche dalla necessità di rimediare allo strappo con i sindacati. Esponente del Pd, vice presidente del Senato, dopo essere stata candidata come capolista in Toscana ed eletta senatrice per la prima volta alle elezioni del 24 e 25 febbraio 2013. Di lei dice: “Sono femminista, riformista, di sinistra. Sono sposata”. Nata a Treviglio (Bg) il 29 luglio 1949, è laureata in Scienze Sociali, presso Unsas. Ha contribuito con Bersani, ministro dello Sviluppo economico, alla definizione delle linee guida di politica industriale per la competitività e l’internazionalizzazione del Sistema produttivo della moda italiana. Ha partecipato al Tavolo per lo sviluppo del Made in Italy dello stesso Ministero. Ha fatto parte della delegazione per il negoziato sulle nuove regole del commercio internazionale, il Doha Round nel 2003.
Crisi risolta in 5 giorni, ma non è record
Dal 7 dicembre alle 19 al 12 dicembre alle 17.30. E’ durata in tutto 5 giorni la crisi che ha portato alla nascita del governo Gentiloni. Una crisi lampo, ma non la più rapida nella storia della Repubblica. Il record (tre giorni) appartiene ex aequo a Silvio Berlusconi e a Mario Monti. Nel caso di Berlusconi si trattava della nascita del suo terzo governo: il Cavaliere si dimise il 20 aprile 2005 on seguito alla sconfitta alle elezioni regionali che convinse An a ritirare la propria delegazione. Alle 12,50 del 23 aprile successivo sciolse la riserva e presentato la lista dei ministri del suo nuovo governo. Altrettanto rapido Monti, che dopo essere stato nominato senatore a vita, ricevette da Napolitano l’incarico di formare il governo il 13 novembre 2011 e sciolse la riserva il 16, subentrando così al governo Berlusconi, travolto dalla crisi economica e dall’aumento dello spread. In 4 giorni Matteo Renzi ha fatto nascere il governo che la scorsa settimana è stato messo in crisi dall’esito del referendum sulla riforma della Costituzione: era il 17 febbraio del 2014 quando Renzi ricevette l’incarico, lo scioglimento della riserva e la lista dei ministri arrivarono il 21 febbraio. Anche Enrico Letta risolse la pratica in quattro giorni: il predecessore di Renzi ottenne l’incarico il 24 aprile 2013 e sciolse la riserva il 28. Quattro giorni anche per Massimo D’Alema: l’ex premier era già a Palazzo Chigi e si dimise il 18 dicembre 1999 in seguito all’uscita di Cossiga dalla maggioranza. Ricevette il nuovo incarico il 20 dicembre e sciolse la riserva il 22 dicembre dando vita a un nuovo esecutivo. Nella lontana Prima Repubblica le crisi di governo erano di solito lunghe e macchinose. Il record di velocità fu registrato nel passaggio tra il governo Tambroni, che si era dimesso il 19 luglio 1960, e il terzo governo Fanfani. Quest’ultimo, ricevuto l’incarico il 22 luglio riuscì a formare il governo il 27, dopo cinque giorni.
di F. Q. | 12 dicembre 2016
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Governo Gentiloni: lista ministri. Alfano Esteri, Minniti Interni, Lotti Sport, Fedeli Istruzione. Boschi sottosegretario
Politica
Tra le conferme: Delrio, Franceschini, Calenda e Orlando. Le novità: la vicepresidente del Senato all'Istruzione e la ministra per le Riforme che non abbandona la politica come annunciato ma resta a Palazzo Chigi. I verdiniani fuori dall'esecutivo. Il presidente del Consiglio: "Subito al lavoro"
di F. Q. | 12 dicembre 2016
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Angelino Alfano agli Esteri, Marco Minniti al suo posto agli Interni e Valeria Fedeli all’Istruzione. Ma soprattutto i verdiniani fuori dal governo e Maria Elena Boschi promossa sottosegretaria a Palazzo Chigi. Luca Lotti prende la delega allo Sport, ma non ai Servizi segreti come avrebbe voluto. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha sciolto la riserva e alle 17.30 ha incontrato Sergio Mattarella per accettare l’incarico e presentare la lista dei suoi ministri. Il giuramento del nuovo esecutivo è già fissato per stasera alle 20. Martedì e mercoledì chiederà la fiducia alle Camere.
Questa la lista completa dei ministri con portafoglio: Interni Marco Minniti, Esteri Angelino Alfano, Giustizia Andrea Orlando, Difesa Roberta Pinotti, Economia Piercarlo Padoan, Sviluppo Carlo Calenda, Agricoltura Maurizio Martina, Ambiente Gian Luca Galletti, Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio, Lavoro Giuliano Poletti, Istruzione e Università Valeria Fedeli, Cultura Dario Franceschini, Salute Beatrice Lorenzin. Senza portafoglio: Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro, Semplificazione e Pubblica Amministrazione Marianna Madia, Affari Regionali Enrico Costa, Coesione territoriale e Mezzogiorno Claudio De Vincenti, Sport Luca Lotti. Sottosegretario con funzioni di segretario al consiglio dei ministri: Maria Elena Boschi.
Gentiloni dopo aver letto la lista della nuova squadra ha dichiarato: “Non vi nascondo le difficoltà politiche che derivano dall’esito del referendum. Il governo si metterà immediatamente a lavoro con tutte le sue forze”. E ha poi aggiunto di aver fatto il proprio meglio “per formare il governo nel più breve tempo possibile. E credo nell’interesse della stabilità delle nostre istituzioni alle quale guardano le italiane e gli italiani”. Tra le nomine più discusse c’è quella di Maria Elena Boschi. L’ex ministra era il volto delle riforme bocciate dal referendum costituzionale il 4 dicembre scorso e in un primo momento era dato per scontato il suo ritiro. Il 22 maggio scorso a In mezz’ora aveva detto: “Se il referendum dovesse andare male non continueremmo il nostro progetto politico. Il nostro piano B è che verranno altri e noi andremo via. Anche io lascio se Renzi se ne va: ci assumiamo insieme la responsabilità. Abbiamo creduto e lavorato insieme ad uno stesso progetto politico”.
La Boschi era presente al Quirinale per il giuramento, ma ha scelto di assistere dalla zona riservata ai parenti dei ministri. Una ventina di persone, defilate rispetto a giornalisti e fotografi. Boschi è entrata nella sala da sola, pochi secondi prima dell’ingresso dei nuovi ministri e ha seguito tutta la cerimonia sorridendo più volte. Alla fine ha lasciato la sala sempre in mezzo ai familiari dei ministri.
Interni – La poltrona del Viminale passa dalle mani di Angelino Alfano a quella di Marco Minniti. Lo storico palazzo dell’Interno per lui non è una novità: dal 2006 al 2008 è stato infatti viceministro ai tempo del secondo governo Prodi. Il sessantenne calabrese di Reggio, laureato in filosofia, arriva nella politica nazionale a metà anni ’90 dalla Calabria con il Pds, all’ombra di Massimo D’Alema. Proprio con il Governo del ‘lider maximo’ viene nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio (1998-2000) e, in seguito, con il governo di Giuliano Amato, sottosegretario alla Difesa (2000-2001). Nel 2006, Prodi torna a Palazzo Chigi e Minniti approda al Viminale da viceministro restandovi due anni. Nel frattempo diventa responsabile Sicurezza del Pd e nel 2009. Nel 2013, governo Letta, diventa sottosegretario con delega all’Intelligence, confermato poi da Renzi.
Esteri – Angelino Alfano è la conferma con la “c” maiuscola, il volto che incassa l’ennesima poltrona e pure tra le più prestigiose. Il leader del Nuovo centrodestra lascia il Viminale e approda al ministero degli Esteri al posto del nuovo presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Nato ad Agrigento, classe 1970, sposato con due figli, Alfano vanta una già lunga esperienza di governo, iniziata come il più giovane ministro della Giustizia della storia della Repubblica. Chiamato alla guida del Pdl nel 2011 da Silvio Berlusconi – che ne apprezzava l’eloquio, l’energia e la determinazione salvo poi imputargli la famosa “mancanza di quid” – ha attraversato mesi difficili per il centrodestra fino alla caduta del governo e la nascita dell’esecutivo Monti. Con l’arrivo a Palazzo Chigi di Enrico Letta, con cui Alfano è in sintonia per età e storia politica, viene nominato ministro degli Interni e vicepremier. Ma la condanna definitiva in Cassazione di Berlusconi per frode fiscale fa precipitare la situazione. Il Pdl esce dal governo, Alfano invece resta nell’esecutivo e molla il suo mentore per fondare il Nuovo centrodestra (Ncd) insieme agli altri ministri ex Pdl. Nei primi dieci mesi al Viminale scoppia il caso Shalabayeva, la moglie del banchiere dissidente kazako Ablyazov espulsa e poi rientrata in Italia. Durante il governo Renzi è stato ministro dell’Interno, ma ha perso la carica di vicepresidente del Consiglio.
Giustizia – Andrea Orlando è una delle conferme del governo Paolo Gentiloni. Nei giorni scorsi si era ipotizzato un suo allontanamento, ma la poltrona è stata poi confermata. Il ministro dem ha sul tavolo una delle partite più complesse: il pacchetto giustizia bloccato prima del referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre. Nato a La Spezia nel 1969, Orlando è il leader di riferimento dell’area dei Giovani Turchi. Già ministro con Letta, parlamentare del Partito democratico dal 2006, eletto nella Circoscrizione Liguria, ha fatto parte delle Commissioni bilancio, politiche dell’Unione Europea, giustizia e della Commissione parlamentare Antimafia. La sua attività politica inizia nel 1990 nel consiglio comunale della Spezia con il Pci; rieletto con il Pds nella successiva consiliatura, è stato capogruppo e poi chiamato in giunta come assessore. Nel 2003 è diventato vice responsabile nazionale dell’organizzazione dei Democratici di Sinistra e, in seguito, entrando nella segreteria nazionale, responsabile degli Enti Locali. Tra i fondatori del Partito Democratico, nel 2007 ne è diventato il primo responsabile dell’Organizzazione. Dal 2009 presiede il Forum Giustizia del partito.
Difesa – Confermata anche la senatrice Pd Roberta Pinotti. E’ stata la prima ministra italiana alla Difesa e resterà alla guida del dicastero di Palazzo Baracchini. Nata il 20 maggio 1961 a Genova, è sposata e ha due figlie. Nel governo Letta ha ricoperto l’incarico di sottosegretario alla Difesa, poi con Matteo Renzi la promozione. Laureata in Lettere, insegnante negli istituti superiori, ha iniziato il suo percorso politico negli anni Novanta. Dopo l’esordio avvenuto con l’elezione a consigliere nella circoscrizione genovese di Sampierdarena, ha conciliato l’attività nel partito con quella di amministratrice. Dal 1993 al 1997 ha ricoperto l’incarico di assessora provinciale alla Scuola e alle Politiche Giovanili e Sociali della Provincia di Genova e dal 1997 al 1999 è stata assessore alle Istituzioni scolastiche del Comune. Nel frattempo ha continuato la sua militanza nei Ds, fino a diventare segretaria provinciale, dal 1999 al 2001. Sostenitrice dell’Ulivo, Pinotti entra in Parlamento nel maggio 2001, eletta alla Camera. Rieletta nelle liste dell’Ulivo nell’aprile 2006, diviene presidente della commissione Difesa a Montecitorio, prima donna italiana a ricoprire questo ruolo. Nel Partito democratico è stata prima responsabile nazionale per la sicurezza, poi ministro ombra della Difesa e infine capo del dipartimento Difesa. Rieletta in Senato nel 2008, è stata eletta nel 2010 vicepresidente della commissione Difesa del Senato. E’ stata promotrice di molteplici atti parlamentari tra cui la riforma del codice penale militare e la messa al bando delle bombe a grappolo.
Economia – Confermato all’Economia Pier Carlo Padoan. Sul tavolo, ha tutti i dossier più caldi: dal caso Mps all’attuazione di una manovra, frettolosamente approvata al Senato con lo stesso testo della Camera, che dovrà essere corretta con una serie di decreti ad hoc. Alla scrivania di Quintino Sella, il titolare di via XX settembre è arrivato dall’Ocse, passando, ma senza mai metterci piede, dall’Istat. Per il suo incarico di governo Padoan ha lasciato l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, di cui è stato dal giugno 2007 vice segretario generale e dal dicembre 2009 anche Capo Economista. Per l’Ocse ha ricoperto anche l’incarico di rappresentante al G20 Finanza ed è stato a capo della Risposta Strategica e della Green Growth and Innovation Initiative. In precedenza è stato docente di Economia all’Università La Sapienza di Roma e direttore della Fondazione Italianieuropei, il think-tank politico che fa capo a Massimo D’Alema e che ha avuto Giuliano Amato nell’Advisory Board. Due esponenti di cui Padoan è stato consigliere economico dal 1998 al 2001, durante la loro esperienza a Palazzo Chigi. Negli stessi anni ha ricoperto l’incarico di responsabile delle politiche economiche internazionali presso la presidenza del Consiglio. Dal 2001 al 2005, è stato il Direttore Esecutivo italiano presso il Fondo Monetario Internazionale, responsabile per Grecia, Portogallo, San Marino, Albania e Timor Est. Fra gli altri incarichi Padoan ha rivestito anche quello di consulente della Banca Mondiale, della Commissione Europea e della Banca Centrale Europea mentre dal 1992 al 2001 è stato professore al College of Europe e visiting professor in Italia, Argentina, Giappone, Polonia e Belgio.
Sviluppo – Resta alla guida del ministero dello Sviluppo economico (è stato nominato solo il 10 maggio scorso) Carlo Calenda – romano, 43 anni, figlio dell’economista Fabio Calenda e della regista Cristina Comencini – è considerato un ‘veterano’ del Mise visto che ne è stato viceministro dal maggio 2013 con il Governo Letta che gli attribuì la delega sulle politiche per l’internazionalizzazione e il commercio internazionale. L’ex premier Matteo Renzi lo ha confermato viceministro nel febbraio 2014 insieme alla responsabilità per l’attrazione degli investimenti esteri. Dal 18 marzo al 10 maggio 2016 è stato Rappresentante Permanente d’Italia presso l’Unione Europea, a Bruxelles, poi la chiamata a ricoprire il ruolo di ministro dopo le dimissioni di Federica Guidi.
Agricoltura – Maurizio Martina è un’altra delle conferme dell’esecutivo Gentiloni. Dopo un 2015 passato sotto i riflettori dell’Expo, Martina ha avuto un 2016 scandito dal confronto con Bruxelles su una serie di dossier, dal latte alla xylella, dalla pesca alle etichette. Il giovane ministro (classe 1978) è arrivato con Renzi alla carica più importante dopo essere stato sottosegretario uscente al ministero delle Politiche agricole nel governo Letta. Nato a Calcinate, in provincia di Bergano Martina, sposato con due figli, ha conseguito la laurea in Scienze Politiche. La sua carriera politica inizia nel 1999 quando viene eletto consigliere comunale, carica che ricopre fino al 2004. Nelle stesso anno, dopo una militanza nell’organizzazione giovanile dei Democratici di Sinistra, viene eletto segretario della Provincia di Bergamo. Nel 2006 assume la carica di segretario regionale dei Democratici di Sinistra in Lombardia. Nel 2007 è tra i fondatori del Partito democratico. Nello stesso anno, a seguito delle primarie, è eletto primo Segretario del Partito Democratico della Lombardia, poi riconfermato nel 2009. Nel 2010 è eletto Consigliere della Regione Lombardia, incarico riconfermato nelle consultazioni popolari del febbraio 2013.
Ambiente – Confermato anche il centrista in quota Casini Gian Luca Galletti alla guida del ministero dell’Ambiente. Nel pomeriggio era stata avanzata l’ipotesi che al suo posto potesse andare Ermete Realacci, ma l’ipotesi è poi tramontata in serata. Galletti riesce a tenere la poltrona, dopo mille giorni scanditi da battaglie come quella sugli OGM e sulle buste monouso, ma anche da polemiche come quella sulla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) sulla compatibilità ambientale del progetto TAP (Gasdotto Trans-Adriatico), nonostante l’avversione di provincia di Lecce, Regione Puglia e ministero Beni Culturali. Nato a Bologna il 15 luglio del 1961, sposato con 4 figli, ha esordito in politica come consigliere comunale a Bologna, dove è rimasto dal 1990 al 2009, ricoprendo anche la carica di assessore al Bilancio, dal luglio 1999 al giugno 2004. Nel 2006 viene eletto deputato e riconfermato nelle successive legislature. Al governo esordisce a maggio 2013, nominato sottosegretario all’Istruzione nell’esecutivo presieduto da Enrico Letta.
Trasporti – Non si tocca neppure Graziano Delrio, che rimane in sella al ministero dei Trasporti mentre nei giorni scorsi si era ipotizzato un suo incarico come presidente del Consiglio. L’esponente Pd e, almeno in passato tra i fedelissimi di Matteo Renzi, è diventato responsabile del dicastero dal 2 aprile 2015, appena dopo le dimissioni di Maurizio Lupi. Prima di questa esperienza è stato (dal febbraio 2014) sottosegretario alla presidenza del Consiglio sempre con Renzi e prima ministro per gli Affari regionali con Letta. Nato a Reggio Emilia nel 1960, Delrio è medico specializzato in endocrinologia e padre di nove figli. È in politica dalla fine degli anni Novanta, passando dagli inizio come consigliere della Regione Emilia Romagna, per poi diventare sindaco di Reggio Emilia per due mandati e presidente dell’Anci dal 2011 al 2013. Per i prossimi mesi lo aspettano diversi dossier caldi: dalla situazione di Alitalia, alla fusione tra Fs e Anas; ci sono poi da completare le nomine nelle Autorità di Sistema dei porti; il rinnovo del parco mezzi regionali e linee regionali previsti con le due leggi di stabilità; l’inaugurazione della Salerno-Reggio Calabria; la riforma del tpl; il Piano per gli intercity; il correttivo per il codice degli appalti; il piano metropolitane. Tra le incognite c’è anche quella del Ponte sullo Stretto, progetto di cui si è tornati a parlare negli scorsi mesi e su cui bisogna aspettare l’opinione del governo Gentiloni.
Scuola – Valeria Fedeli è la novità dell’esecutivo Gentiloni. Il capitolo dell’Istruzione è uno dei più delicati e nelle scorse ore si era valutata anche la candidatura di Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera. La scelta, dicono, è stata dettata anche dalla necessità di rimediare allo strappo con i sindacati. Esponente del Pd, vice presidente del Senato, dopo essere stata candidata come capolista in Toscana ed eletta senatrice per la prima volta alle elezioni del 24 e 25 febbraio 2013. Di lei dice: “Sono femminista, riformista, di sinistra. Sono sposata”. Nata a Treviglio (Bg) il 29 luglio 1949, è laureata in Scienze Sociali, presso Unsas. Ha contribuito con Bersani, ministro dello Sviluppo economico, alla definizione delle linee guida di politica industriale per la competitività e l’internazionalizzazione del Sistema produttivo della moda italiana. Ha partecipato al Tavolo per lo sviluppo del Made in Italy dello stesso Ministero. Ha fatto parte della delegazione per il negoziato sulle nuove regole del commercio internazionale, il Doha Round nel 2003.
Crisi risolta in 5 giorni, ma non è record
Dal 7 dicembre alle 19 al 12 dicembre alle 17.30. E’ durata in tutto 5 giorni la crisi che ha portato alla nascita del governo Gentiloni. Una crisi lampo, ma non la più rapida nella storia della Repubblica. Il record (tre giorni) appartiene ex aequo a Silvio Berlusconi e a Mario Monti. Nel caso di Berlusconi si trattava della nascita del suo terzo governo: il Cavaliere si dimise il 20 aprile 2005 on seguito alla sconfitta alle elezioni regionali che convinse An a ritirare la propria delegazione. Alle 12,50 del 23 aprile successivo sciolse la riserva e presentato la lista dei ministri del suo nuovo governo. Altrettanto rapido Monti, che dopo essere stato nominato senatore a vita, ricevette da Napolitano l’incarico di formare il governo il 13 novembre 2011 e sciolse la riserva il 16, subentrando così al governo Berlusconi, travolto dalla crisi economica e dall’aumento dello spread. In 4 giorni Matteo Renzi ha fatto nascere il governo che la scorsa settimana è stato messo in crisi dall’esito del referendum sulla riforma della Costituzione: era il 17 febbraio del 2014 quando Renzi ricevette l’incarico, lo scioglimento della riserva e la lista dei ministri arrivarono il 21 febbraio. Anche Enrico Letta risolse la pratica in quattro giorni: il predecessore di Renzi ottenne l’incarico il 24 aprile 2013 e sciolse la riserva il 28. Quattro giorni anche per Massimo D’Alema: l’ex premier era già a Palazzo Chigi e si dimise il 18 dicembre 1999 in seguito all’uscita di Cossiga dalla maggioranza. Ricevette il nuovo incarico il 20 dicembre e sciolse la riserva il 22 dicembre dando vita a un nuovo esecutivo. Nella lontana Prima Repubblica le crisi di governo erano di solito lunghe e macchinose. Il record di velocità fu registrato nel passaggio tra il governo Tambroni, che si era dimesso il 19 luglio 1960, e il terzo governo Fanfani. Quest’ultimo, ricevuto l’incarico il 22 luglio riuscì a formare il governo il 27, dopo cinque giorni.
di F. Q. | 12 dicembre 2016