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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX? - Pagina 94
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Inviato: 04/10/2015, 17:26
da iospero
Scrive Camillobenso
il forum diventa il mezzo migliore per comunicare.
E' una gran verità, però dipende con quante persone hai la possibilità di comunicare e poi se si diventa una moltitudine di persone diventa DIFFICILE la discussione e altrettanto difficile trarre delle conclusioni, invece il metodo che utilizzano i Pirati , cioè il liquid feedback, permette di aprire una discussione e arrivare a delle conclusioni a maggioranza.

Come dice pancho All'interno dei partiti, circoli, sezioni, quartieri, dobbiamo farci sempre sentire

Personalmente io propongo ai diversi comitati locali di "Possibile", di "L'Altra Europa con Tsipras", di SEL e altri che gravitano nell'area a sinistra del PD di partire dal basso per fare dei Comitati unitari della sinistra.
Non so se si arriverà a fare dei passi avanti, ma visto che dai vertici non si riesce a partire in questa direzione , forse vale fare questo tentativo.

Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Inviato: 04/10/2015, 18:09
da pancho
Vendola, il vitalizio e la leadership oggi


Il tema è scivoloso, per noi di sinistra. E il rischio di lasciar parlare la pancia invece della testa, altissimo. Ad esempio, è sciocco accusare Vendola di "aver abolito i vitalizi solo agli altri": è noto che l'unico modo di convincere un consiglio regionale a togliersi dei privilegi è far partire l'abolizione dalla legislatura successiva, altrimenti i tagli non verranno mai approvati. Altrettanto strumentale è attaccare Vendola in particolare - cioè più degli altri - mentre migliaia di ex governatori, ex consiglieri regionali ed ex parlamentari di tutti i partiti fanno la stessa cosa, essendo questa la legge. Anche Ingrao prendeva il vitalizio che gli spettava, ma nessuna persona sana di mente ne ha messo in dubbio l'integrità morale.

Però però.

Però c'è una cosa in più, in questo caso, da dire. Di testa e non di pancia.

Ed è una cosa da dire partendo da lontano: magari da Pepe Mujica, l'ex presidente umanista e di sinistra dell'Urugay che ha mosso le coscienze del suo Paese e del mondo grazie allo stile di vita semplicissimo e sobrio che ha tenuto tutta la vita, rifiutando anche di andare a vivere nel palazzo presidenziale.

Oppure partendo da Alexis Tsipras, che ha saputo ricostruire la sinistra greca conquistando consenso molto oltre i suoi confini anche perché da leader politico ha continuato a vivere come aveva sempre fatto: stessa casa, stesso quartiere popolare e multietnico, stessa vecchia Skoda.

Oppure, se volete, pensate a Pablo Iglesias, il fondatore di Podemos: che pure continua a stare nello stesso appartamento in affitto - quartiere popolare di Vallecas, Madrid - dove abitava mentre iniziava a insegnare Scienze politiche alla Complutense.

Ultimo caso, non dissimile, il nuovo leader del Labour Jeremy Corbin, che è entrato nel cuore dei ceti non privilegiati anche perché da non privilegiato vive, nella sua normalissima casa di Islington North, l'orto coltivato con gli amici, il rifiuto di mandare i figli alle scuole private, la bicicletta usata ogni giorno per davvero e non in favore di fotografi, i vestiti marroni che sembrano usciti da un saldo Oviesse.

Ecco, questi sono i leader di sinistra che possono giocarsi la partita oggi. Quelli che con le proprie pratiche personali dimostrano di non appartenere alle élite. Quelli che vivono come le persone di cui portano avanti le ragioni. Senza un privilegio e un orpello in più. Per capirci, quelli che fanno esattamente l'opposto di ciò che da noi ha rappresentato Bertinotti, con tutte le sue frequentazioni vipparole e le serate esclusive nel salotto di Guya Sospisio.

Tutto qui, insomma, ciò che ho da dire a Vendola. Nessun attacco personale, né alcuna accusa moralista: Nichi vada in pensione con ciò che la legge gli consente di percepire per il lavoro che ha svolto nelle istituzioni. Ma in pensione, appunto. La politica attiva che vuole rappresentare i non privilegiati ha bisogno, oggi, di persone che non godono di privilegi.



http://gilioli.blogautore.espresso.repu ... =HEF_RULLO

Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Inviato: 06/10/2015, 19:22
da iospero
Nasce la sinistra a sinistra del Pd: entro ottobre i gruppi parlamentari. Ma già si divide
Gabriella Cerami, L'Huffingtonpost

Adesso una data c'è. Entro fine ottobre nascerà, alla Camera, il nuovo gruppo parlamentare della sinistra-sinistra. Ma ancora prima di nascere, il nuovo gruppo perde pezzi. La fusione, annunciata mesi fa, avverrà tra Sinistra ecologia e libertà, i fuoriusciti dal Pd tra cui Stefano Fassina e gli ex grillini. La presenza dei parlamentari vicini a "Possibile", al movimento cioè di Pippo Civati, per ora è esclusa.

Le riunioni si susseguono. I nodi da sciogliere sono tanti e non mancano i primi distinguo, che annunciano un percorso in salita il cui approdo sarà la presentazione di una lista alle elezioni amministrative. O forse no. Su Milano potrebbe venir fuori già il primo psicodramma. Ma anche a Cagliari, Napoli e Roma. E l'ostacolo è proprio questo. Ovvero, il nuovo soggetto politico deve ancora decidere come si comporterà sui territori e quale sarà il suo rapporto con il Pd.

A domanda precisa, se entrerà o meno a far parte del nuovo gruppo parlamentare, Civati all'Huffington post risponde così: "Per ora faccio parte di Possibile. Per me i gruppi politici nascono se c'è una ragione politica anche fuori dal Palazzo. Per esempio sarei interessato a capire se questo nuovo gruppo si allea con il Pd o no. Io no!". Parole che lasciano capire tutta la complessità dell'operazione.

A Milano, per esempio, non sanno chi candidare. O meglio: partecipare oppure no alle primarie del centrosinistra? E nel caso vincesse il candidato renziano Emanuele Fiano: sostenerlo oppure no? Nel caso questa aggregazione nascesse in "opposizione vera" al Pd, come chiede Civati, potrebbe essere proprio il leader di Possibile il candidato per palazzo Marino. "Ma mi sembra assai improbabile - attacca Civati - che gli altri vogliano uscire realmente dal solco del Pd. Il problema non è fare un partito di sinistra a sinistra del Pd, ma un partito di governo. È questo che non capiscano".

Intanto, un'altra discussione aperta è quella sulla scelta del nome da dare a questa nuova componente politica che da novembre dovrebbe avviare un percorso costituente per trasformarsi in partito. C'è chi vuole la parola "sinistra", chi quella "lavoro", chi tutte e due e chi né l'una né l'altra. Per qualcuno, il nuovo soggetto politico dovrebbe essere un partito neo laburista che già nel nome deve esprime il concetto del "lavoro, che in Italia non c'è". Altri invece, come Nicola Fratoianni, coordinatore di Sel, dicono che non è affatto scontato che nel nome ci siano le parole "sinistra" e "lavoro", perché invece si potrebbe andare oltre.

La road map comunque è stata tracciata. Il nuovo gruppo dovrà essere presente in Aula quando approderà la legge di stabilità. Sarà questo il banco di prova, anche se già i deputati alleati, come fa notare Fassina, lavorano insieme da tempo firmando emendamenti e proposte comuni. A Palazzo Madama invece non è detto che si raggiunga il numero necessario per formare un nuovo gruppo parlamentare. Ai senatori di Sel dovrebbero aggiungersi Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino, entrambi ex 5Stelle, ma non si arriverebbe al numero di dieci. E se non ci sarà la possibilità di far nascere un gruppo autonomo, si creerà una componente comune che resterà nel gruppo Misto.

A novembre, invece, se tutto va bene, si butteranno le basi per un partito unico. La sinistra-sinistra, quella che ha battagliato contro il Giglio magico fiorentino scegliendo alla fine un'altra strada, a questo punto dovrebbe decidere cosa fare alle amministrative. Se candidarsi e in che modo nel 2016, a quali elettori guardare e a come affermarsi sui territori. "Ma neanche questo è detto che avvenga. Intanto pensiamo alle battaglie in Parlamento. Per il resto dobbiamo ancora vedere in quali città essere presenti", osserva Fratoianni. A riprova che vale sempre, quando c'è di mezzo la sinistra, il motto di Mao: "Grande è la confusione sotto il cielo". Dunque, "la situazione è eccellente"?

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mI ripeto :
Personalmente io propongo ai diversi comitati locali di "Possibile", di "L'Altra Europa con Tsipras", di SEL e altri che gravitano nell'area a sinistra del PD di partire dal basso per fare dei Comitati unitari della sinistra.
Non so se si arriverà a fare dei passi avanti, ma visto che dai vertici non si riesce a partire in questa direzione , forse vale fare questo tentativo.
Credo che in queste occasioni si possa mettere le basi programmatiche e decidere di essere alternativi al PD di Renzi,
non ci interessano le poltrone , bisogna mettere in chiaro che gli stili di vita di chi ha la responsabilità di gestire la politica valgono più delle parole.

Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Inviato: 06/10/2015, 19:38
da iospero
La conoscete questa :

Due uomini per dirimere una contesa sono andati da un uomo ritenuto saggio e autorevole.
Ascoltato il primo il saggio disse " Ha ragione" , l'altro non si arrese e volle essere ascoltato anche lui .
Il saggio lo ascoltò e alla fine disse " Hai ragione anche tu".
Allora la moglie del saggio, che aveva orecchiato dalla stanza vicina, esclamò : " Ma non possono avere ragione entrambi", e il saggio , dopo aver pensato, annuì e concluse : " Anche tu hai ragione ".

Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Inviato: 06/10/2015, 21:29
da camillobenso
Infrango una regola che mi sono dato da qualche tempo, intesa ad intervenire nei dibattiti sul forum solo dopo qualche ora che sia apparso un nuovo post con un nick diverso da camillobenso, per non fare in modo che questo sembri o diventi IL BLOG DI CAMOMILLO.

Vedere nella colonna di destra Ultimo messaggio una sfilza di:

camillobenso
camillobenso
camillobenso
camillobenso

infastidisce per primo il sottoscritto.

Me ne scuso pertanto con iospero, ma quel titolo di Gabriella Cerami, sull’Huffingtonpost :

Nasce la sinistra a sinistra del Pd: entro ottobre i gruppi parlamentari. Ma già si divide


mi preoccupa non poco in questi tempi bui di grande confusione, da nuova Torre di Babele.

I termini che usiamo sono importanti e se vogliamo ripartire dobbiamo essere non chiari, ma chiarissimi per infondere sicurezza e certezza.

Il termine “sinistra-sinistra” è stato usato nel mondo politico-giornalistico dai tempi del disfacimento del Pci, ma in questo ultimo quarto di secolo, la sinistra è morta. Kaput.

Definire pertanto che deve sorgere alla sinistra del PD un nuovo soggetto di sinistra, è un'eresia, e per niente storicamente corretta.

Il PD renziano non è affatto un partito di sinistra. Che sia presente la ex sinistra comunista denominata “sinistra dem”, non vuole affatto dire che sia un partito di sinistra.

La Qualunque non è di sinistra, non lo è mai stato e non lo sarà mai.

E’ solo un’imbroglioncello avventurista e qualunquista, disposto a tutto pur di soddisfare la sua malattia di poter essere un gestore del potere, osannato ed acclamato e selfato ovunque come una star.

Prima di lui c’è stato il socialista, direttore dell’Avanti, Amilcare, Andrea, Benito Mussolini.

Poi è stata la volta di Becchino Craxi, l’affossatore dello storico PSI, la genesi indiscutibile della sinistra italiana.

Ma anche lui non è stato un socialista ma solo un avventuriero pro domo sua come ce ne sono tanti.

L’ignoranza è una gran brutta cosa perché produce danni all’infinito.

La Federazione di Milano si era già accorta ai tempi che Bettino era troppo di destra.

Per punizione e per cercare di correggerlo gli affidarono la guida della sezione PSI di Via Cesare da Sesto, nella città più rossa d’Italia. La ex Stalingrado d’Italia, che annoverava ai tempi del primato mondiale di Città più industrializzata del Pianeta, in rapporto al numero di aziende, molte delle quali di livello mondiale, rispetto alla superficie cittadina, con 40.000 ingressi giornalieri di lavoratori da tutta la Lombardia. Senza contare gli indigeni occupati nelle fabbriche cittadine.

Ma non è servito a niente, perché Bettino aveva la stessa vocazione di Benito.

Chi ha voluto accantonare Occhetto, si è venduto ai poteri forti e alla Mafia pur di godere della soddisfazione personale di sedere nella stanza dei bottoni. Portando di fatto la sinistra al fallimento totale.

E’ un vecchio disegno dei poteri forti quello di cancellare la sinistra in Europa ma soprattutto in Italia che per mezzo secolo ha avuto in casa il più forte Partito Comunista d’Europa. Dando del filo da torcere a tutto il mondo falso liberista.

La borghesia speculativa – finanziaria da anni si è pertanto prefissa di cancellare ovunque focolai di sinistra in tutta Europa.

E ci è riuscita. La Rottamazione di La Qualunque nascondeva questa mission.

Silvio per gettare discredito a sinistra, malgrado gli accordi con gli esponenti ex Pci per spartirsi il potere nell’ultimo ventennio, chiamava in modo dispregiativo“i comunisti” la nuova sinistra del dopo PCI.

Lo stesso stanno facendo con Francesco, americani compresi, additandolo come comunista.

Così i merli ci cascano e pensano che anche il Papa è intenzionato a mangiare i bambini.

Ha voglia Francesco a cercare di far capire che lui si limita ad applicare, per quanto possibile, La Dottrina Sociale della Chiesa. Non certo quella Cattolica, ma quella Cristiana, perché i Cattolici non sono Cristiani.

Quindi facendo riferimento alla ripartenza della sinistra bisogna escludere che il PD, dal febbraio dello scorso anno, sia un partito di sinistra.

Ma è solo un partito avventurista-poltronista di destra, DISPOSTO A TUTTO PUR DI GESTIRE IL POTERE.

Ieri sera a Otto e mezzo ci è arrivato a capirlo anche uno di destra come Sgarbi, che siamo in una fase AVVENTURISTA guidata da un Narciso malato di potere.

Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Inviato: 09/10/2015, 19:43
da iospero
Un’agenda per la sinistra (e non solo per Corbyn)

di Mariana Mazzucato, da Repubblica, 8 ottobre 2015

Sette economisti (fra cui Joseph Stiglitz, Thomas Piketty e la sottoscritta) hanno accettato di fare da consulenti economici per Jeremy Corbyn, il nuovo leader del Partito laburista britannico. Mi auguro che il nostro scopo comune sia aiutare il Labour a creare una politica economica fondata sugli investimenti, inclusiva e sostenibile. Metteremo sul tavolo idee diverse, ma voglio proporvi le mie considerazioni riguardo alle politiche progressiste di cui il Regno Unito e il resto del mondo hanno bisogno oggi.

Quando il Partito laburista ha perso le elezioni, lo scorso maggio, in tanti, anche esponenti del Governo ombra, gli hanno contestato di non aver saputo interloquire con i «creatori di ricchezza», cioè la comunità imprenditoriale. Che le imprese creino ricchezza è evidente.

MA anche i lavoratori, le istituzioni pubbliche, le organizzazioni della società civile creano ricchezza, promuovendo crescita e produttività nel lungo termine. Un programma economico progressista deve partire necessariamente dal riconoscimento che la creazione di ricchezza è un processo collettivo e che gli esiti di mercato sono il risultato dell’interazione fra tutti questi «creatori di ricchezza». Dobbiamo abbandonare la falsa dicotomia “Stato contro mercato” e cominciare a ragionare più chiaramente su quali risultati vogliamo che il mercato produca. Investimenti pubblici “mission-oriented”, con un obiettivo chiaro, hanno molto da insegnarci. La politica economica dovrebbe impegnarsi attivamente per plasmare e creare mercati, non limitarsi a ripararli quando si guastano.

Le politiche tradizionalmente considerate “business friendly”, come i crediti di imposta e la riduzione delle aliquote, a lungo andare possono essere nocive per l’attività imprenditoriale. Allo stesso modo, è ora di superare il dibattito sull’austerity e discutere di come costruire collaborazioni intelligenti e reciprocamente vantaggiose fra pubblico e privato, in grado di alimentare la crescita per decenni.

Per cominciare dobbiamo investire in istruzione, capitale umano, tecnologia e ricerca. In molti settori gli imponenti progressi tecnologici e organizzativi hanno prodotto un aumento della produttività. Molte di queste innovazioni decisive affondano le loro radici in ricerche finanziate dallo Stato. Per garantire che ci siano progressi anche in futuro, ci sarà bisogno di interventi diretti e investimenti in innovazione lungo l’intera catena dell’innovazione: ricerca di base, ricerca applicata e finanziamenti alle imprese nelle fasi iniziali.

Oltre a questo c’è bisogno di una finanza paziente e a lungo termine. Gran parte della finanza attuale è troppo speculativa e troppo focalizzata sui risultati immediati. Per una rivoluzione tecnologica c’è bisogno della pazienza e della dedizione dei finanziamenti pubblici. In certi Paesi, come Germania e Cina, sono delle banche pubbliche a svolgere questo ruolo; in altri, il compito è affidato a organismi pubblici. Una cosa del genere significa anche definanziarizzare l’economia reale, troppo attenta al breve termine.

Nell’ultimo decennio, le aziende del “Fortune 500” che operano in settori come l’informatica, la farmaceutica e l’energia hanno speso più di 3mila miliardi di dollari per riacquistare azioni proprie, allo scopo di gonfiare il prezzo del titolo, le stock options e i compensi dei dirigenti. Bisogna ricompensare quelle aziende che reinvestono i profitti in produzione, innovazione e formazione del capitale umano.

Il passo successivo è incrementare i salari e il tenore di vita. Fino agli anni 80, gli incrementi di produttività erano accompagnati da aumenti salariali. Il collegamento si è spezzato per effetto della riduzione del potere negoziale dei lavoratori e del crescente orientamento delle aziende verso la finanza. I sindacati sono un elemento chiave per un’efficace governance delle imprese e vanno coinvolti maggiormente nelle politiche per l’innovazione, spingendo per investimenti in istruzione e formazione, i motori a lungo termine dei salari.

Anche le istituzioni pubbliche devono essere rafforzate. Per poter prendere decisioni di politica economica audaci c’è bisogno di agenzie pubbliche e istituzioni che siano capaci di assumersi dei rischi. Creare una rete di agenzie e istituzioni decentralizzata e dotata di adeguati finanziamenti, che lavora in collaborazione con le imprese, renderebbe lo Stato più efficiente e maggiormente focalizzato in senso strategico.

Anche il sistema fiscale deve diventare più progressivo. Dobbiamo farla finita con l’abbassare le tasse alla cieca, creando scappatoie che consentono pratiche di elusione fiscale, e offrire crediti di imposta che hanno effetti limitati in investimenti e creazione di posti di lavoro.

Anche sul debito bisogna cambiare atteggiamento. Invece di focalizzarci sui deficit di bilancio, dovremmo puntare l’attenzione sul denominatore del rapporto debito-Pil. Se gli investimenti pubblici accrescono la produttività di lungo periodo, il rapporto rimane sotto controllo. Nell’Ocse, molti dei Paesi con un rapporto debito-Pil più elevato (per esempio Italia, Portogallo e Spagna) hanno un disavanzo relativamente contenuto, ma non investono efficacemente in istruzione, ricerca, formazione, o programmi di welfare disegnati in modo da facilitare l’aggiustamento economico.

La politica di bilancio e la politica monetaria sono importanti, ma solo se abbinate alla creazione di opportunità nell’economia reale. La creazione di moneta, attraverso il cosiddetto quantitative easing , non alimenterà l’economia reale se la nuova moneta finirà nei forzieri di banche che non prestano. E quando le imprese non vedono opportunità, i tassi di interesse non bastano a influenzare gli investimenti.

Infine, non dobbiamo aver paura di guidare la direzione dello sviluppo verso un’economia verde. Gli stimoli di bilancio dovrebbero sostenere progetti trasformativi, come quelli che hanno determinato i grandi progressi dell’informatica e delle telecomunicazioni, delle biotecnologie e delle nanotecnologie, tutte aree «prescelte» da un settore pubblico che ha lavorato al fianco delle imprese. Lo sviluppo verde è molto di più delle semplici energie rinnovabili: può diventare una direzione nuova per l’intera economia.

Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Inviato: 09/10/2015, 22:13
da aaaa42
questo forum erede conte di Camillo ha un futuro se diventa una piazza di comunicazione politica
ma tra chi ?
tra sinistra e il PD fantozziano di fonzi ?
oppure con il comico milionario ?
questo forum deve diventare una piazza aperta per il confronta tra sinistra on the road e i bambini del movimento 5 stelle.
noialtri di sinistra siamo fanciulli dobbiamo crescere insieme.
e evidente che oggi il forum e in difficoltà.
questa difficoltà e dovuto al fatto che i compagni preferiscono facebook
perché ?
perché e veloce e non deve produrre deve consumare.
caro erede conte Camillo il forum deve produrre e non consumare per questo tutti i forum sono in crisi questo forum e meno in crisi di altri ma comunque non e una bomba di produttività politica.
Paolo dice che il reddito minimo garantito e non la coglionata reddito di cittadinanza
deve sostituire la cassa integrazione.
si tratta di affermazioni da facebook.
in un forum dobbiamo approfondire .
che cosa e la cassa integrazione ordinaria quella straordinaria i contratti di solidarietà
e la mobilità.
che differenza c e tra disoccupazione ora naspi e reddito minimo garantito.
il problema forum e fare buona analisi politica e produrre e non consumare.

come già scritto il grande progetto politico di questo forum e la sinistra culinaria
essere di sinistra vuol dire essere grandi cuochi e costruire grandi ristoranti popolari per il popolo per la media borghesia.
i forumisti devono convertitisi alla sinistra culinaria
la produttività della politica si misura in quanti pasti riusciamo a distribuire al giorno non ai poveri ma ai ricchi i ricchi sono solo quelli che producono sono i produttori producono idee a mezzo di idee direbbe Marx con la dialettica circolare pancia testa testa pancia . dal materialismo storico al materialismo dialettico.

Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Inviato: 15/10/2015, 17:33
da camillobenso
Scrive oggi, tra l'altro, Wanda Marra, su IFQ nell'articolo:

Matteo & Re Giorgio contro Grillo


Facciamo le riforme costituzionali e poi parliamo dell’Italicum. E se c’è qualcosa da cambiare ci pensiamo”. Matteo Renzi nelle ultime settimane l’ha detto a molti dei suoi interlocutori. Da Angelino Alfano a Denis Verdini. E il messaggio l’ha fatto arrivare a Paolo Romani (Forza Italia) come a Pier Luigi Bersani. La modifica da mettere in campo è quella che vogliono praticamente tutti (a parte i Cinque Stelle): ovvero assegnare il premio di maggioranza previsto dalla nuova legge elettorale, non alla lista, ma alla coalizione. Tutti hanno qualcosa da guadagnare. Ncd e Ala ci vedono una possibilità di “contare”qualcosa,Forza Italia punta sull’alleanza con la Lega per avere qualche chance di vittoria, la composita (e indecisa a tutto) sinistra Pd vuole mantenere un rapporto con Sel.


I banditi del PD renziano, avevano approvato la nuova legge qualche mese addietro la nuova elettorale denominata Italicum.

Perchè serviva questa legge?

Serviva al Ducetto di Rignano, sorretto dal compare Denis Renzini, per mettere in pratica l'uno due, ai fantasmi della Repubblica italiana nata a suo tempo democratica, nel 1946.

Il combinato disposto della legge elettorale con il premio alla lista e l'affossamento del Senato, serviva al Ducetto per mettere le premesse per dominare la scena per i prossimi vent'anni, come aveva fatto in precedenza il suo padre politico, Sirvio Berlusconi, e prima di lui, nel celebre ventennio del novecento, suo nonno Amilcare, Andrea, Benito Mussolini da Predappio.

I calcoli di Denis Renzini, erano questi.

Solo che qualcosa è andato storto.

Dopo il successo delle Europee per un premier che non era e non è stato eletto, hanno imposto, come ha fatto il suo fido Carbone stamani a Omnibus, l'idea che il PD avesse il consenso del 40,8%.

E che quindi non ce sarebbe stata per nessuno.

Il ventennio prossimo venturo sarebbe trascorso sotto il tacco del PD, o del Partito della Nazione.

Quindi, per ufficializzare il golpe per via democratica, serviva farsi un Senato di nominati PD, e una legge elettore che mettesse fuori gioco gli avversari.

Il giochetto era stato già messo in atto da Mussolini nel 1923, tramite la legge Acerbo.

Con la vittoria del 1924, venne dichiarata la dittatura.

Solo perché oggi facciamo parte della Ue, non si possono ripetere gli eventi dell'epoca.

Allora bisogna ricorrere ad un regime camuffato. Praticare una pseudo democrazia per merli doc, all'interno di una dittatura camuffata.

E' questo il disegno che si sta portando a termine per gradi.

Solo che qualcosa è andato storto e i consensi al PD dopo le europee invece di aumentare sono diminuiti.

Forse, ma ripeto forse, perchè riprendere in mano l'Italicum dopo aver gridato ai quattro venti vittoria, ed aver messo a tacere fino a 10 giorni fa tutti coloro che suggerivano di passare al premio di maggioranza della coalizione, il ducetto, tutto d'un pezzo, ha sempre risposto "niet".

Ma le cose sono cambiate e stando ai fatti, il "Ghe pensi mì. 2.0" sembra aver preparato il terreno ai 5S.

Da qui la necessità di fare la faccia da cioccolataio e far buon viso a cattiva sorte.

L'aver lavorato per i grillini comporta porre rimedio.

Ma Sel può far parte della coalizione che sosterrà il futuro Partito della Nazione?

O anche loro si sono venduti fina a questo punto?

Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Inviato: 15/10/2015, 18:18
da Maucat
Io non ho fiducia in SEL e temo che si accoderà come sempre a chi comanda nel PD in cambio di qualche poltroncina.
La riforma elettorale, sia che rimanga così o venga modificata, creerà sempre un governo formato da un partito/coalizione che avrà preso circa il 15% dei voti degli aventi diritto alla faccia della democrazia.
L'unico sistema possibile era quello in vigore fino a quando Segni convinse gli italioti a cambiarlo: il proporzionale!
Sinceramente ogni giorno che passa vedo sempre più intorno a me una società che decade e si chiude nel proprio piccolo interesse egoistico facendo ritornare in voga il motto "Franza o Spagna purché se magna...", dove si lascia spazio solo all'arrivismo sfrenato spinto dal nepotismo/raccomandazione ormai perpetuati alla luce del sole, dove l'onestà è diventata una cosa obsoleta da rottamare, dove il merito e l'impegno vengono mortificati ogni giorno, dove non si riesce a formare una forza che possa riunire quella larga fascia della popolazione che negli ultimi 20 anni ha perso gran parte dei propri diritti... e allora un po' di pessimismo viene a galla... e si inizia a pensare che forse la situazione italiana è senza soluzione per mancanza di materia prima umana atta a risolverla.

Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Inviato: 16/10/2015, 20:47
da camillobenso
E' più facile che Maria Stella e Strisce Gelmini diventi di sinistra, che la ex sinistra si possa unire.




il manifesto 16.10.15
Vendola: «Sinistra, ecco l’unità possibile»
«Sull’Italicum per ora solo chiacchiere. A Civati dico di non usare la città di Milano come cavia per lotte simboliche: le amministrative le decidono le comunità locali. Alla ’cosa rossa’ dobbiamo arrivare tutti insieme»

intervista di Daniela Preziosi

«È saggio non commentare il chiacchiericcio ma quello che c’è. E quello che c’è è il combinato disposto fra Italicum e riforma costituzionale, un pesante disegno di mutamento regressivo della forma democratica nel nostro paese secondo le indicazioni profetiche o programmatiche che venivano da JP Morgan».
Nichi Vendola, presidente di Sel, non crede un granché all’ipotesi di modifica dell’Italicum che circola in questi giorni in parlamento, dopo le parole di Napolitano.

Se il premio di maggioranza fosse attribuito alla coalizione anziché al partito cambierebbe la vostra valutazione dell’Italicum?
Intanto immaginare che le regole del gioco si costruiscano in sartoria tagliandole, cucendole a seconda delle convenienze congiunturali è già grave e il segno di un degrado. Ma comunque vedremo: non siamo indifferenti, l’Italicum è talmente brutto che guarderemo con attenzione ogni eventuale proposta.

Ma si può dare un giudizio tanto severo su Renzi e poi mettere in conto un’alleanza con il Pd, a partire dalle città?
Qualunque sovrapposizione della dimensione nazionale alle vicende territoriali è un vicolo cieco. Oggi non si può non vedere che le città in tutta Europa sono i luoghi di un conflitto fra civiltà e barbarie. Dobbiamo costruire coalizioni di progresso che possano mettere in campo una sfida programmatica su elementi dirimenti: il diritto alla casa, la lotta contro il consumo di suolo, la mobilità sostenibile, l’accoglienza per profughi e migranti. Su questo canovaccio si costruiscono le coalizioni possibili territorio per territorio. Sel non è una corrente esterna del Pd. Una coalizione progressista la si può costruire con il Pd, senza il Pd e contro il Pd. La novità di oggi è che non c’è l’effetto trascinamento del centrosinistra come formula nazionale. Quindi a Milano puntiamo sulla continuità del laboratorio straordinario dell’amministrazione Pisapia. Non c’è nessun automatismo, ma neanche in senso contrario: quello di chi pensa che le città siano cavie da laboratorio per bisogni esterni a quelli dei cittadini. Non si fanno né disfano le alleanze per problemi simbolici o per dispetto. No alla subalternità ma no anche ai rinculi minoritari.

Civati dice: senza Pisapia, a Milano nessuna coalizione con il Pd. Troverete una quadra?
Con Civati la vedo difficile. Si comporta come un elefante in cristalleria. In ogni città in cui passa lascia una scia di polemiche e divisioni. Siamo tutti impegnati in una sfida gigantesca che non si può affrontare con le battute. Su una cosa invece Civati ha ragione: sul profilo di autonomia politico-culturale che deve avere la nuova sinistra. Ma l’autonomia non può essere interpretata come la propone l’ultimo che è uscito dal Pd e cioè una rottura generalizzata con il Pd senza guardare in faccia le situazioni specifiche. La posta in gioco è alta, è il destino di comunità importanti. Chi parla di condivisione dal basso non può considerare i territori come terminali muti di una politica fatta dai palazzi romani.

Alle scorse regionali la sinistra si è presentata divisa in molte regioni. Rifarlo alle prossime amministrative significherà che non è cambiato niente, e cioè che la ’cosa rossa’ non è nata?
È un problema che dobbiamo porci tutti mettendoci in un’ottica di ascolto e condivisione. Per me è fondamentale ascoltare i sindaci. Sento l’urgenza di far partire il processo unitario, voglio mettere il convoglio di Sel su un binario. Ma che non sia un binario morto. Noi ci siamo separati dalla sinistra dell’impotenza e della testimonianza. Non torneremo indietro. Né daremo una mano a Renzi per insediare nelle città il suo partito della nazione.
E se alle primarie di Milano vincesse un interprete del Pd renziano che farete?
Deciderà il territorio. Alle regionali liguri abbiamo fatto bene a non sottoscrivere un patto con il Pd e a sostenere Cofferati senza vincolarci alla coalizione. A Milano ci sono diverse possibilità. Ma a decidere saranno i milanesi.

E oggi la discriminante programmatica è mille volte più decisiva e condizionante di ieri.
Così farete anche a Roma?

A Roma cominciamo ora la discussione. E non dobbiamo iniziarla voltando pagina ma rileggendo le pagine precedenti. Mafia Capitale non può essere derubricata a un fatto processuale. Il Pd dai tempi della giunta Alemanno ha praticato un attivo consociativismo e ha condiviso scelte e malaffare.

Quello di oggi è un altro Pd, o è lo stesso di ieri?
Le rottamazioni veloci non fanno vedere le radici del male. Il fatto che si potesse essere consociativi con un manipolo di fascisti degli anni 70 è un grosso problema. E così il fatto che non ci si è accorti del ritorno dei criminali nei gangli delicati del governo capitolino. E così il fatto che le cooperative rosse potevano diventare un altro pezzo della trama politico-affaristico-criminale.

Qual è il suo giudizio sul sindaco dimissionario Marino?
Mi fa rabbia. Quei penosi scontrini producono lo stesso turbamento del romanzo criminale di Carminati e Buzzi. E questo ha consentito ai nostalgici di Mafia Capitale, e cioè ai poteri immobiliari e finanziari di Roma, di dare l’assalto all’esperienza di Marino che invece aveva elementi importanti di discontinuità. E che non a caso il Pd ha provato a normalizzare estromettendo Sel dalla giunta. Tutto questo entra nella valutazione che faremo nei prossimi mesi.
Appunto, il Pd vi aveva cacciati dalla giunta.

Crede che per il futuro possa ripensarci, e che la coalizione possa tornare agli equilibri della prima era Marino’?
Non lo so. Il Pd è un insieme di enclave, le une in lotta contro le altre. Quello che so è che ora a usare la foglia di fico degli scontrini è la destra romana sodale di quella doppia filiera criminale che iniziava con i fascisti della Banda della Magliana e finiva con i mafiosi.
Il giudice deciderà, ma quegli scontrini restano indigeribili.
Infatti sono molto arrabbiato. Per la sinistra non vale la parabola della pagliuzza e della trave. Una pagliuzza, un’incredibile superficialità come quella degli scontrini in una città scossa dagli scandali e da una crisi sociale profonda, ha lesionato il rapporto fra i cittadini e il loro sindaco.
I parlamentari della ’cosa rossa’ lavorano insieme da tempo. Alla camera, dove avete i numeri, farete un nuovo gruppo unitario?
Su questo sono fiducioso. Penso che intorno alla battaglia sulla legge di stabilità nascerà un gruppo più grande. Saranno le prove d’orchestra per una sinistra che non cerca la via dell’accrocchio ma le ragioni dell’unità possibile.

Prima delle vacanze era stato lanciato un appuntamento della ’cosa rossa. Si farà o salterà?
Spero che si faccia. Sarà importante che da parte di tutti ci sia un atteggiamento di generosità e un convincimento che la quadra la si trova sul terreno dell’innovazione e non su quello della restaurazione di vecchi schemi. Dobbiamo fare tutti un passo avanti. Se prevale la furbizia o il calcolo miope non ce la faremo. Sel, la mia comunità, non chiude una storia, non vuole dissiparla ma vuole fare un investimento. Per questo è importante che questa mia comunità abbia la certezza che di arrivarci tutta intera. Significa la certezza per tutti che non stiamo imboccando un vicolo cieco.