Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Inviato: 08/11/2015, 4:21
da camillobenso
Qui dobbiamo essere molto chiari!!
Se un nuovo partito deve nascere, questo per forza dovra' poi confrontarsi col PD e il suo peso, all'interno di questo, sarà in rapporto ai voti che del suo elettorato'.
Ecchè si dovrebbe fare?
pancho
Cosa intendi per:
“per forza dovra' poi confrontarsi col PD e il suo peso”???
Il PD spurghi, renziano, è un partito smaccatamente di destra, altrimenti Verdini (P2-P3) non si sarebbe mai avvicinato.
Né Fabrizio Cicchitto, tessera 2232 della P2 che ha ancora il dente avvelenato per il dopo Craxi e che non vedeva l’ora dell’eliminazione dei ”comunisti” passati indenni nel filtro del passaggio tra la Prima e la Seconda Repubblica, mentre il Psi è stato fatto fuori, raso al suolo, non avrebbe mai detto come ha fatto dieci giorni fa:
“Chiudiamo l’NCD e andiamo con Renzi”
Solo un partito delle poltrone può fare accordi con Renzi.
La richiesta che viene dal basso è quella di un ritorno al passato dopo l’orgia poltronifera dell’ultimo ventennio.
Basta vedere anche la posizione assunta dal nuovo punto di riferimento della sinistra socialista, Francesco, ieri, che si è proposto come sindacalista.
VATICANO
Bergoglio: lavoro nero è vergogna
«Diritto alla pensione e ai riposi»
L’anatema del Papa contro la precarietà nel suo incontro a San Pietro con i dipendenti Inps: «Vanno tutelate le donne e il loro diritto alla maternità. No al meccanismo perverso che macina risorse per ottenere profitti» di Ester Palma
http://roma.corriere.it/notizie/cronaca ... 1544.shtml
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Inviato: 08/11/2015, 12:50
da iospero
l consigliere economico dei gruppi parlamentari sarà il premio Nobel Joseph .
Non credo sia la solita sinistra. E’ appena ripartita ma è già divisa.
Per momento non si è ancora espresso Landini, tutti gli altri ci sono, c'è un diverso approccio alla formazione di questo Nuovo Soggetto Politico di Sinistra ( NSPS) , Possibile si distingue per non fare calare dall'alto tutta l'operazione, ma partendo dai Comitati di base, alla fine credo tutti convergeranno sul fatto che è giusto partire dal basso anche per eleggere i futuri rappresentanti.
Non mi sembra cosa da poco che il nobel Stiglitz, apprezzato dal M5S, diventi consigliere economico del movimento.
Oggi mi sembra che le varie formazioni di sinistra europee possano convenire sulla giustezza delle proposte dei labouristi fatta da Corbyn, che per la prima volta rimprovera la sinistra di aver paura di se stessa e.anche quando è al potere, continua con una politica liberista.
Dovendo fare delle proposte per lo Statuto VI chiedo un consiglio
Mi sembra importante inserire nello Statuto quanto già presente in quello del PD ( art. 28) relativo
al referendum degli iscritti e simpatizzanti , articolo mai messo in atto che avrebbe potuto cambiare la storia del partito.
Credo altresì che sia necessario aggiungere che sugli argomenti fondanti dell SINISTRA il referendum tra gli iscritti debba essere obbligatorio, e vanno aggiornate le tecniche utilizzando tutte le nuove tecnologie per rendere i referendum più veloci e più semplici.
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Inviato: 09/11/2015, 16:04
da camillobenso
LA SINISTRA CHE FA' RIDERE I POLLI.
SI SONO MAI CHIESTI PERCHE' GRAMSCI HA VOLUTO CHIAMARE IL SUO GIORNALE
"L'UNITA'".
Sinistra Italiana, Fassina: “Pronti a sostenere candidati M5s”. Orfini: “Va con Grillo”. I Cinque Stelle: “Mai ammucchiate”
Il fondatore del nuovo partito: "Noi alternativi a Renzi non perché ci sta antipatico, ma perché siamo in competizione". Il presidente del Pd: "Appoggia la destra populista dei Cinque Stelle"
di F. Q. | 9 novembre 2015
Sinistra Italiana pronta a sostenere il Movimento Cinque Stelle alle Comunali. Altro che alleanza con il Pd, come aveva subito offerto Ettore Rosato, capogruppo renziano alla Camera. Stefano Fassina, tra i fondatori del nuovo partito a sinistra del Partito democratico, ad Agorà spiega: “Col Pd di Renzi siamo alternativi. Ma non perché ci sta antipatico Renzi, con loro c’è un confronto ma c’è anche una competizione. E non precludo neanche la possibilità di sostenere un candidato del Movimento 5 Stelle se sul piano programmatico è più compatibile con la nostra idea di sviluppo di una città. Vogliamo stare sui programmi”. Così il presidente del Pd Matteo Orfini commenta già su Twitter: “Dopo il vibrante attacco a Fonzie, la cosiddetta sinistra italiana si dice pronta a sostenere a Roma la destra populista di Grillo”.
orfini
@orfini
Dopo il vibrante attacco a Fonzie, la cosiddetta sinistra italiana si dice pronta a sostenere a Roma la destra populista di Grillo.
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Ma non è evidentemente solo una questione di merito. E’ anche un problema di strategia: un movimento appena nato rischia di finire male alle Comunali tra 6 mesi. A proposito di una sua candidatura a sinistra ha aggiunto: “Sceglieremo insieme quale è la figura migliore”. “Insieme a tanti altri stiamo lavorando affinché possa esserci un programma adeguato e a tempo debito parleremo anche delle candidature”. E però ricorda che non è stato “nominato: a Roma ho fatto le primarie e col Pd ho preso quasi 12mila preferenze”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11 ... o/2202490/
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Inviato: 10/11/2015, 12:39
da pancho
Pippo Civati: “Vi spiego perché non sono nella Cosa Rossa di Fassina e Fratoianni”
Parla il fondatore del movimento 'Possibile': "La Sinistra Italiana? sembra una cosa decisa tra pochi. Io avevo proposto il percorso inverso." "I referendum? Certo che li appoggeremo, in alcuni casi sono identici ai nostri, noi siamo coerenti". "Perché non siamo entrati nel nuovo gruppo? Perché mi piacerebbe sapere come si può pensare di fare un partito insieme mentre non si trova unione sui nomi dei prossimi candidati sindaco". E poi chiarisce: "Si tranquillizzino pure, io posso anche non candidarmi. Voglio solo costruire un partito che voterei. Altrimenti smetto."
Una partecipata assemblea al Teatro Quirino Roma ha sancito la nascita del Gruppo Parlamentare "Sinistra Italiana": 31 deputati alla Camera (25 di SEL e 6 fuoriusciti dal PD) e un gruppo al Senato che nascerà presto con lo stesso nome tenendo insieme i sette senatori di Sinistra Ecologia e Libertà e Mineo e due ex M5S. Un gruppo parlamentare che è solo l'inizio di un percorso che dovrebbe portare poi alla nascita di una formazione che punta ad unire le diverse anime a sinistra dal PD. Manca però l'adesione di Pippo Civati e del suo movimento ‘Possibile'. Il "signor no", come bisbigliano a microfoni spenti. Abbiamo voluto chiedergli il perché.
Civati, nasce il gruppo parlamentare "Sinistra Italiana" che Fratoianni, coordinatore di SEL, ha indicato come primo passo verso la costruzione di un partito. Ad oggi ‘Possibile' sembra non aderire. Che succede?
Va chiarita subito una cosa: al di là delle decisioni tra segreterie e dirigenti di partito noi con "Possibile" il 21 novembre a Napoli avremo un'assemblea in cui si discuterà tutti di tutto e quindi anche della posizione da assumere. E anche se è già abbastanza chiara la nostra posizione trovo giusto che sia un'assemblea che faccia esprimere tutte le voci e non certo solo i parlamentari. Io avevo chiesto da mesi che non nascesse un gruppo di leader che solo dopo a cascata costruisse qualcosa ma che fosse un processo partecipato.
Ma sulla prospettiva di unità?
Bisogna naturalmente capire prima un po' di cose. Non so più come dirlo: ma se ci presentiamo alle prossime amministrative con candidati sindaci diversi come possiamo fingere di essere uniti? Pisapia e Vendola mi deridono ma intanto oggi SEL ha firmato le primarie del PD a Milano mentre Fassina ha dichiarato che non sosterrà Sala. Io non riesco più a seguirli, davvero.
Ecco, appunto, facciamo chiarezza…
Subito: credo che sia diverso il metodo, la prospettiva e non credo che noi parlamentari possiamo credere di esaurire le esigenze di un mondo, quello del centrosinistra, che è molto più ampio là fuori. A me non piace una discussione che si risolve in una cerchia ristretta di persone. Io non ce l'ho con loro, voglio chiarire questa cosa e non ho nemmeno spirito di competizione. Per me se le cose non si fanno a modo io posso anche lasciare il passo. Non mi sono mai candidato a guidare la sinistra in nessuna forma, ho solo chiesto di fare passaggi di un certo tipo che purtroppo SEL si è rifiutata di fare.
Tipo i referendum?
Appunto. Oggi ho scoperto che hanno presentato alcuni quesiti che sono praticamente uguali ai nostri, penso ad esempio al referendum sulle trivelle. Noi dobbiamo costruire una sinistra che viva nella società, non nelle stanze della politica. Se dovevamo fare qualcosa di preconfezionato allora sarebbe andata bene SEL, senza bisogno di scioglierla.
Al momento attuale qual è il tema di maggiore distanza tra voi di ‘Possibile' e ‘Sinistra Italiana'?
Sicuramente il rapporto con il Partito Democratico. E poi il valore del dibattito interno. Per come abbiamo concepito ‘Possibile' quello che penso io potrebbe benissimo anche essere minoranza. Mi accusano di fare la prima donna però io ho fatto una proposta dal basso, parliamo di 5000 persone già iscritte a Possibile e saranno loro a dare la linea. Il processo di costruzione del nostro movimento lo finiremo a gennaio e credo che sia difficile che poi si faccia un nuovo partito.
Dicono che ‘Possibile' è il partitino di Pippo Civati…
Queste polemiche mi spiacciono. Facciamo finta che Civati non esista: non mi candiderò, rimarrò a casa se serve a tranquillizzarli però sappiano che io voglio votare un partito organizzato in modo diverso. Perché la pluralità non è determinata dalle stesse persone nella stessa corrente prima nel Pd o in SEL e ora in Sinistra Italiana. C'è un mondo di persone che vorrebbero delle risposte. Cerchiamo di capirlo. E i linguaggi non sono tutti uguali e nemmeno le tradizioni.
‘
Possibile' appoggerà i referendum proposti da Fassina e Sinistra Italiana?
Certo. Anche se non mi sembra che ci abbiano dato molto tempo per discuterne. Comunque noi ci siamo, anche perché molti quesiti sono identici ai nostri e quindi saremo coerenti con noi stessi.
Parliamo di Milano. Sembra che Sala sia il "modello Milano", si dice addirittura benedetto anche da Pisapia…
Appunto. Per questo dico che c'è molto da fare. Io sapevo che sarebbe finita così e già sei mesi fa dicevo che bisognava muoversi. Oggi a Milano siamo lontani anni luce da quello schema del 2011 e lo dico con grande dispiacere perché altrimenti io non sarei uscito da un centrosinistra che si è inevitabilmente rotto. Se Pisapia si fosse ricandidato sarebbe stata una bellissima notizia per Milano e anche per me. Intanto segnalo che abbiamo perso sei mesi esatti da quando Pisapia ha dichiarato di non volersi ricandidare.
Roma?
La bella notizia sarebbe stata la candidatura di Walter Tocci ma so che ha già smentito. Dovremo trovare la modalità più larga possibile per trovare un candidato. Magari le primarie le faremo noi, visto che non le farà il PD.
Ma non fa sorridere che a Roma PD e Forza Italia stiano cercando di convincere a candidarsi con loro la stessa persona, Alfio Marchini?
Il partito della nazione c'è. É già successo per la maggioranza in Parlamento. Mi sembra ovvio. Già il governo Letta portava ad esiti di un certo tipo.
Cagliari?
Sono molto più preoccupato di Milano ma non ne parlo perché SEL Sardegna mi ha detto che non posso parlarne perché sono di Monza (ride nda). Alternativa, autonomia, libertà di pensiero e pluralità: queste sono le cose che inseguo fin dalla mia uscita dal Partito Democratico. Se questa discussione l'avessimo fatta insieme il nuovo soggetto politico sarebbe già nato sei mesi fa. Onestamente se devo dirti come vedo la prospettiva secondo me ci sono i partiti che c'erano prima (e che non credo si scioglieranno, penso a Rifondazione Comunista) e sicuramente si potrà andare insieme in alcune elezioni se ci sarà unità di intenti e di programma.
Dicono che voi siete quelli del "no".
Certo. Del resto c'è già Renzi che è l'uomo del sì a tutti i costi. Ma di Renzi non parlo. Noi siamo già fuori da quella storia.
continua su:
http://www.fanpage.it/pippo-civati-vi-s ... ratoianni/
http://www.fanpage.it/
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Questo ragazzo mi sembra il più sensato rispetto a quelli nuovo della Sinistra Italiana.
Pone delle realta sulle quali bisogna discutere seriamente prima di affrettarsi a costituire una cosa nuova.
E' proprio su questi temi che pongo i mie dubbi su questa nuova "compagine" a sinistra.
Sembra quasi abbia voluto rispondere al mio post sopra.
un salutone
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Inviato: 10/11/2015, 18:37
da iospero
A pancho
stavo per inviarti quanto sopra.
Ad ogni modo riporto quanto già scritto , e cioè tutti ,manca per adesso Landini, hanno sottoscritto un documento unitario in attesa di costituire entro fine2016 questo NSPS(nuovo soggetto politico di sinistra)
Il documento è stato elaborato e condiviso da Act!, Altra europa con Tsipras, Futuro a Sinistra, Partito della Rifondazione Comunista, Possibile, Sinistra Ecologia Libertà. Alle riunioni del tavolo hanno partecipato Sergio Cofferati e Andrea Ranieri
Se hai letto il " Patto repubblicano" che si sottoscrive per entrare nell'associazione Possibile credo che non pochi di quelli che oggi votano M5S , appena potranno conoscerlo e vederlo al lavoro, domani potranno
far parte della nuova sinistra.
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Inviato: 11/11/2015, 7:45
da camillobenso
SMS per pancho e iospero in relazione ai due ultimi due post che precedono questo.
In un’intervista, rilasciata all’inizio del mese di novembre Alfredo Reichlin, tra l’altro, ha affermato:
E chi comanda?
Il mio slogan sull’oggi è: i mercati governano, i tecnici amministrano, i politici vanno in televisione ad assolvere la funzione della gestione mediata e del simbolico.
Forse esagero, ma le grandi decisioni non vengono più prese dalla politica, oramai messa in mora dall’economia.
Quello che Reichlin chiama mercati, in realtà è il primo livello dominante. Cioè la finanza speculativa e la massoneria internazionale.
Nella massoneria da un po’ di anni fa parte anche la Mafia.
Il secondo livello è composto dai tecnici che amministrano, i politici vanno in televisione.
Ma in questo secondo livello ci dobbiamo inserire quel mondo di mezzo di Mafia capitale.
Nel terzo livello ci stiamo tutti noi che non fanno parte dei due livelli precedenti e che costituiscono il grosso dei sudditi. Quello che un tempo si definiva massa.
Ora, dovendo ripartire, bisogna tenere presente questa struttura del potere dominante che non è più quella di fine ottocento quando è nato il Partito Socialista. E’ molto più potente e complessa e non si può affrontare con leggerezza.
^^
Crisi senza fine? La previde vent’anni fa il “profeta” Craxi
Scritto il 10/11/15 • LIBRE nella Categoria: segnalazioni
Col suo libro esplosivo sulle 36 super-logge segrete del massimo potere mondiale (“Massoni, società a responsabilità illimitata”, edito da Chiarelettere), il massone Gioele Magaldi, fondatore del Grande Oriente Democratico in aperta polemica con la massoneria ufficiale italiana, «ha completamente riscritto la storia degli ultimi non so quanti anni», scrive Vincenzo Bellisario sul sito del “Movimento Roosevelt”, nato su impulso dello stesso Magaldi per squarciare il velo sulla politica italiana dominata dall’élite internazionale e contribuire a democratizzare il sistema, in un percorso di ripristino della perduta sovranità. Ma a fare un’anologa denuncia, ricorda Bellisario, fu il vituperato Bettino Craxi, dal suo esilio di Hammamet, nella seconda metà degli anni ‘90.
Memoriale uscito nel 2014, col titolo “Io parlo, e continuerò a parlare” (Mondadori). Altro libro utilissimo, dice Bellisario, «per comprendere in “altri termini” cos’è accaduto e accade in Italia, in Europa e nel mondo», ovvero: nomi e cognomi di chi ci ha inguaiato davvero, precipitandoci in questa crisi infinita.
Rivelazioni che «spiegano con parole mirate e incisive i fatti degli ultimi anni ed odierni, ancora oggi tristemente e quotidianamente sotto gli occhi del tutto ignari della quasi totalità» del pubblico, che magari vota Renzi e ha di Craxi un pessimo ricordo.
Un libro, quello dell’ex leader del Psi, definito (oggi) da diversi giornalisti “profetico”, “sorprendente”, “agghiacciante”, “al limite della preveggenza”.
Lo Stato è a pezzi, così come l’idea di nazione?
«La pace si organizza con la cooperazione, la collaborazione, il negoziato, e non con la spericolata globalizzazione forzata», scrive Craxi.
«Ogni nazione ha una sua identità, una sua storia, un ruolo geopolitico cui non può rinunciare.
Più nazioni possono associarsi, mediante trattati per perseguire fini comuni, economici, sociali, culturali, politici, ambientali».
Al contrario, «cancellare il ruolo delle nazioni significa offendere un diritto dei popoli e creare le basi per lo svuotamento, la disintegrazione, secondo processi imprevedibili, delle più ampie unità che si vogliono costruire». E attenti: «Dietro la longa manus della cosiddetta globalizzazione si avverte il respiro di nuovi imperialismi, sofisticati e violenti, di natura essenzialmente finanziaria e militare».
Da Mani Pulite, Craxi fu liquidato come “capo di una banda di ladri” per via del finanziamento illecito ai partiti, compreso il suo?
«I partiti dipinti come congreghe parassitarie divoratrici del danaro pubblico – scrive l’ex leader socialista – sono una caricatura falsa e spregevole di chi ha della democrazia un’idea tutta sua, fatta di sé, del suo clan, dei suoi interessi e della sua ideologia illiberale.
Fa meraviglia, invece, come negli anni più recenti ci siano state grandi ruberie sulle quali nessuno ha indagato.
Basti pensare che solo in occasione di una svalutazione della lira, dopo una dissennata difesa del livello di cambio compiuta con uno sperpero di risorse enorme ed assurdo dalle autorità competenti, gruppi finanziari collegati alla finanza internazionale, diversi gruppi, speculando sulla lira, evidentemente sulla base di informazioni certe, che un’indagine tempestiva e penetrante avrebbe potuto facilmente individuare, hanno guadagnato in pochi giorni un numero di miliardi pari alle entrate straordinarie della politica di alcuni anni. Per non dire di tante inchieste finite letteralmente nel nulla».
Possibile che sul finanziamento illecito non avesse niente da dichiarare il Pci?
«D’Alema ha detto che con la caduta del Muro di Berlino si aprirono le porte ad un nuovo sistema politico», scriveva Craxi. «Noi non abbiamo la memoria corta. Nell’anno della caduta del Muro, nel 1989, venne varata dal Parlamento italiano una amnistia con la quale si cancellavano i reati di finanziamento illegale commessi sino ad allora.
La legge venne approvata in tutta fretta e alla chetichella. Non fu neppure richiesta la discussione in aula. Le commissioni, in sede legislativa, evidentemente senza opposizioni o comunque senza opposizioni rumorose, diedero vita, maggioranza e comunisti d’amore e d’accordo, a un vero e proprio colpo di spugna. La caduta del Muro di Berlino aveva posto l’esigenza di un urgente “colpo di spugna”».
E’ storia, ormai: «Sul sistema di finanziamento illegale dei partiti e delle attività politiche, in funzione dal dopoguerra e adottato da tutti, anche in violazione della legge sul finanziamento dei partiti entrata in vigore nel 1974, veniva posto un coperchio».
“Serviva”, quel coperchio, per legittimare una “nuova” classe dirigente europeista, usa obbedir tacendo. «Il regime avanza inesorabilmente: lo fa passo dopo passo, facendosi precedere dalle spedizioni militari del braccio armato», scriveva Craxi quasi vent’anni or sono.
«La giustizia politica è sopra ogni altra l’arma preferita. Il resto è affidato all’informazione, in gran parte controllata e condizionata, alla tattica ed alla conquista di aree di influenza».
Il regime, continua Craxi, «avanza con la conquista sistematica di cariche, sottocariche, minicariche, e con una invasione nel mondo della informazione, dello spettacolo, della cultura e della sottocultura che è ormai straripante».
A proposito di “sottocultura”, Bellisario ricorda il recentissimo attacco «violento, squallido e di bassissimo profilo» sferrato da Luciana Littizzetto contro il Movimento 5 Stelle nientemeno che dalla tribuna televisiva di Fabio Fazio, sulla Rai (in compenso, all’epoca, dalla televisione di Stato fu cacciato Beppe Grillo, colpevole di mettere alla berlina di socialisti “ladri”: anche di quello si occupava, Craxi, anziché esternare sui pericoli della globalizzazione privatizzatrice in arrivo).
«Sono oggi evidentissime le influenze determinanti di alcune lobbies economiche e finanziarie e di gruppi di potere oligarchici», scrisse più tardi, da Hammamet, il segretario del Psi.
«A ciò si aggiunga la presenza sempre più pressante della finanza internazionale, il pericolo della svendita del patrimonio pubblico, mentre peraltro continua la quotidiana, demagogica esaltazione della privatizzazione», che è sempre «presentata come una sorta di liberazione dal male, come un passaggio da una sfera infernale ad una sfera paradisiaca: una falsità che i fatti si sono già incaricati di illustrare, mettendo in luce il contrasto che talvolta si apre non solo con gli interessi del mondo del lavoro ma anche con i più generali interessi della collettività nazionale».
Parole sante, col senno del poi? Non si direbbe: la Grande Privatizzazione continua anche ora e più che mai, con Renzi, che mette all’asta persino un modello di impresa pubblica in super-attivo, Poste Italiane.
Facile dire che vedeva lungo, Craxi: «La “globalizzazione” non viene affrontata dall’Italia con la forza, la consapevolezza, l’autorità di una vera e grande nazione, ma piuttosto viene subìta in forma subalterna in un contesto di cui è sempre più difficile intravedere un avvenire, che non sia quello di un degrado continuo, di un impoverimento della società, di una sostanziale perdita di indipendenza».
Chissà cos’avrebbe detto, oggi, di fronte agli ultimi orrori, a comiciare dal Ttip, il Trattato Transatlantico Usa-Ue che rade al suolo ogni residua sovranità economica.
Per non parlare del Fiscal Compact e del pareggio di bilancio inserito addirittura in Costituzione, a certificare la morte clinica dello Stato come garante della comunità nazionale.
Ai tempi, quando i Prodi e i Ciampi magnificavano il dorato avvenire promesso da Bruxelles, Craxi scriveva: «I parametri di Maastricht non si compongono di regole divine. Non stanno scritti nella Bibbia. Non sono un’appendice ai dieci comandamenti».
E l’andamento di questi anni «non ha corrisposto alle previsioni dei sottoscrittori: la situazione odierna è diversa da quella sperata».
Ogni trattato, aggiungeva Craxi, può e deve essere rinegoziato, aggiornato, adattato alle condizioni reali e alle nuove esigenze: «Questa è la regola del buon senso, dell’equilibrio politico, della gestione concreta e pratica della realtà», lontano cioè dall’autismo dogmatico dei tecnocrati e dei loro cantori più o meno prezzolati, distribuiti in ogni paese. «Su di un altro piano stanno i declamatori retorici dell’Europa, il delirio europeistico che non tiene contro della realtà, la scelta della crisi, della stagnazione e della conseguente disoccupazione».
La “scelta della crisi”, dunque, da cui la “conseguente disoccupazione”. L’euro? No, grazie: «Affidare effetti taumaturgici e miracolose resurrezioni alla moneta unica europea, dopo aver provveduto a isterilire, rinunciare, accrescere i conflitti sociali, è una fantastica illusione che i fatti e le realtà economiche e finanziarie del mondo non tarderanno a mettere in chiaro».
Ed era solo la fine degli anni ‘90. L’Italia non era ancora finita nel girone infernale della Bce: recessione e crollo del Pil, super-tassazione, licenziamenti e fallimenti, erosione dei risparmi, disperazione sociale, rassegnazione al declassamento dell’Italia Così parlava il “profeta” Craxi.
Rileggerlo oggi? Scomodo, per troppi personaggi in pista già allora. Uomini che però, anziché ad Hammamet, sono fini alla Bce, al Fondo Monetario e all’Ocse, a Bankitalia, alla Goldman Sachs. E naturalmente a Palazzo Chigi, e al Quirinale.