Crisi-Lavoro e retribuzioni
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Crisi-Lavoro e retribuzioni
La magra busta paga di marzo
Ancora non ci siamo ripresi dal malcontento per la busta paga di febbraio, alleggerita dall’aumento dello 0,33% dell’addizionale regionale dell’Irpef ovvero l’acconto del 30% per il 2012, che ecco arrivare un altro considerevole prelievo dalla busta paga di marzo.
Questo mese il salasso sarà dovuto al pagamento del conguaglio dell’addizionale regionale per il 2011 (previsto dal decreto Salva Italia)e dell’acconto dell’addizionale comunale del 30% per l’anno in corso.
Anche in questo caso, l’aliquota base dell’addizionale regionale è cresciuta dello 0,33% (76 Euro) e passa così dallo 0,9% all’1,23%, aumentabile dai governatori fino al 1,73%. Calabria, Campania e Molise poi, a causa dei conti sballati legati alla sanità, potranno innalzarla fino al 2,03%. La sorpresa poco piacevole sta nel fatto che tale aliquota non sarà associata alla detrazione sul reddito, ma verrà calcolata sull’imponibile pieno. Secondo la Uil le addizionali regionali dell’Irpef sottrarranno in media alle famiglie italiane 370 Euro.
Il tetto massimo dell’aliquota dell’addizionale comunale è invece fissato allo 0,8% ma i Comuni che sono al di sotto di tale soglia potranno incrementare l’aliquota di 2 punti percentuali entro il 30 giugno 2012 e di ulteriori 2 punti nel 2013. Chieti, Agrigento, Catanzaro, Brescia, Teramo, Ferrara e Viterbo, insieme ad altre 301 città, hanno già provveduto all’aumento. L’imposta comunale corrisponderà invece ad una detrazione in busta paga di una cifra compresa tra i 129 e 177 Euro.
Accanto all’aumento delle tasse, a peggiorare la condizione economica delle famiglie italiane interverranno anche l’imminente versamento dell’Imu a giugno e il probabile aumento dell’Iva in autunno al 23%. Se a ciò aggiungiamo il rincaro dei consumi, delle tariffe del gas e dell’elettricità, della tassa per lo smaltimento dei rifiuti e dei ticket sanitari è facile comprendere il dato allarmante reso noto dall’associazione consumatori: il costo annuo per una famiglia tipo nel 2012 raggiungerà i 4 mila Euro.
http://tuttosullavoro.libero.it/gallery ... -di-marzo/
Fonti: Investireoggi.it e Corriere.it
Ancora non ci siamo ripresi dal malcontento per la busta paga di febbraio, alleggerita dall’aumento dello 0,33% dell’addizionale regionale dell’Irpef ovvero l’acconto del 30% per il 2012, che ecco arrivare un altro considerevole prelievo dalla busta paga di marzo.
Questo mese il salasso sarà dovuto al pagamento del conguaglio dell’addizionale regionale per il 2011 (previsto dal decreto Salva Italia)e dell’acconto dell’addizionale comunale del 30% per l’anno in corso.
Anche in questo caso, l’aliquota base dell’addizionale regionale è cresciuta dello 0,33% (76 Euro) e passa così dallo 0,9% all’1,23%, aumentabile dai governatori fino al 1,73%. Calabria, Campania e Molise poi, a causa dei conti sballati legati alla sanità, potranno innalzarla fino al 2,03%. La sorpresa poco piacevole sta nel fatto che tale aliquota non sarà associata alla detrazione sul reddito, ma verrà calcolata sull’imponibile pieno. Secondo la Uil le addizionali regionali dell’Irpef sottrarranno in media alle famiglie italiane 370 Euro.
Il tetto massimo dell’aliquota dell’addizionale comunale è invece fissato allo 0,8% ma i Comuni che sono al di sotto di tale soglia potranno incrementare l’aliquota di 2 punti percentuali entro il 30 giugno 2012 e di ulteriori 2 punti nel 2013. Chieti, Agrigento, Catanzaro, Brescia, Teramo, Ferrara e Viterbo, insieme ad altre 301 città, hanno già provveduto all’aumento. L’imposta comunale corrisponderà invece ad una detrazione in busta paga di una cifra compresa tra i 129 e 177 Euro.
Accanto all’aumento delle tasse, a peggiorare la condizione economica delle famiglie italiane interverranno anche l’imminente versamento dell’Imu a giugno e il probabile aumento dell’Iva in autunno al 23%. Se a ciò aggiungiamo il rincaro dei consumi, delle tariffe del gas e dell’elettricità, della tassa per lo smaltimento dei rifiuti e dei ticket sanitari è facile comprendere il dato allarmante reso noto dall’associazione consumatori: il costo annuo per una famiglia tipo nel 2012 raggiungerà i 4 mila Euro.
http://tuttosullavoro.libero.it/gallery ... -di-marzo/
Fonti: Investireoggi.it e Corriere.it
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Crisi-Lavoro e retribuzioni
Caro gi.bo.
L'aumento dell'IVA al 24% non è "probabile" ma sicuro, indicazione già contenuta nella manovra "salva-italia".
Torno un attimo sia sull'addizionale regionale e comunale dell'IRPEF.
Questo prelievo e non da ora è anticostituzionale, perché è un'aliquota fissa per tutti gli scaglioni di reddito.
Infatti l'art. 53 della Costituzione recita quanto segue:
"Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività".
Non capisco cosa ci stiano a fare i nostri deputati e senatori del PD che eletti e campati a nostre spese siedono sugli scranni delle aule parlamentari?
Forse scaldano le poltrone oppure pensano ad un piatto di "spaghetti al caviale" pagato 180 euro (equivalenti a 180 kili di pasta, cioè circa 1800 primi piatti di persone normali) da Lusi con i soldi dei contribuenti?
Facciamo sentire a questi parlamentari il nostro fiato sul loro collo!!
Un saluto
L'aumento dell'IVA al 24% non è "probabile" ma sicuro, indicazione già contenuta nella manovra "salva-italia".
Torno un attimo sia sull'addizionale regionale e comunale dell'IRPEF.
Questo prelievo e non da ora è anticostituzionale, perché è un'aliquota fissa per tutti gli scaglioni di reddito.
Infatti l'art. 53 della Costituzione recita quanto segue:
"Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività".
Non capisco cosa ci stiano a fare i nostri deputati e senatori del PD che eletti e campati a nostre spese siedono sugli scranni delle aule parlamentari?
Forse scaldano le poltrone oppure pensano ad un piatto di "spaghetti al caviale" pagato 180 euro (equivalenti a 180 kili di pasta, cioè circa 1800 primi piatti di persone normali) da Lusi con i soldi dei contribuenti?
Facciamo sentire a questi parlamentari il nostro fiato sul loro collo!!
Un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: Crisi-Lavoro e retribuzioni
Me lo sto' chiedendo da un pezzo che stanno a fare su quegli scranni!!Joblack ha scritto:Caro gi.bo.
L'aumento dell'IVA al 24% non è "probabile" ma sicuro, indicazione già contenuta nella manovra "salva-italia".
Torno un attimo sia sull'addizionale regionale e comunale dell'IRPEF.
Questo prelievo e non da ora è anticostituzionale, perché è un'aliquota fissa per tutti gli scaglioni di reddito.
Infatti l'art. 53 della Costituzione recita quanto segue:
"Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività".
Non capisco cosa ci stiano a fare i nostri deputati e senatori del PD che eletti e campati a nostre spese siedono sugli scranni delle aule parlamentari?
Forse scaldano le poltrone oppure pensano ad un piatto di "spaghetti al caviale" pagato 180 euro (equivalenti a 180 kili di pasta, cioè circa 1800 primi piatti di persone normali) da Lusi con i soldi dei contribuenti?
Facciamo sentire a questi parlamentari il nostro fiato sul loro collo!!
Un saluto
Se per questo spread dobbiamo accettare anche questo io comincio ad avere le tasche piene. Anche la mia pazienza ha dei limiti.
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
Re: Crisi-Lavoro e retribuzioni
18/03/2012 - IL CASO
Il debito record dell'Italia
32.000 euro per cittadino
Le associazioni dei consumatori:
nell'ultimo anno + 59 miliardi
ROMA
Una macchina di grossa cilindrata, una cucina di design, forse l’anticipo per un piccolo appartamento: se ogni italiano potesse spendere il debito pubblico che grava sulle proprie spalle potrebbe realizzare almeno uno di questi sogni, visto che ormai l’Italia è arrivata alla cifra-monstre di oltre 1.935 miliardi euro, vale a dire 32.300 euro per ciascuno, neonati compresi.
A fare i conti sono Adusbef e Federconsumatori, che assegnano al governo Monti il record dell’esecutivo che, negli ultimi 15 anni, ha registrato la più consistente crescita mensile del debito pubblico, pari a 15,4 miliardi. Da febbraio 2011 a gennaio 2012, spiegano le due associazioni, il debito pubblico è passato da 1.875,917 a 1.935,829 euro, con un aumento di 59,912 miliardi. Pertanto, solo nell’ultimo anno, l’aumento del carico per ciascuno dei 60 milioni di residenti, neonati compresi, è stato pari a 998 euro (a 32.300 euro), mentre per ciascuna famiglia l’onere è cresciuto di 2.723 euro a circa 88mila euro.
Dal 1996 in poi, sottolineano ancora Adusbef e Federconsumatori, gli incrementi del debito pubblico sono andati crescendo di volume: il primo governo di centro sinistra (1996-2001) ha proceduto a colpi di 2,7 miliardi di euro al mese. Col successivo governo Berlusconi (2001-2006) siamo arrivati ad oltre 3,8 miliardi al mese. Il nuovo governo Prodi (2006-2008) ha ritoccato le emissioni portandole a 3,9 miliardi al mese. Con l’ultimo governo Berlusconi (2008-2011) l’incremento si impenna fino a superare i 6 miliardi al mese. Ma sotto il governo Monti la cifra è addirittura raddoppiata arrivando a quasi 15,5 miliardi di euro al mese e «raggiungendo un record difficilmente superabile».
Oltre a fare i conti, le due associazioni ricordano anche la loro ricetta per ridurre il debito pubblico, ripetuta negli ultimi 10 anni: la soluzione, dicono, «passa per la vendita dell’oro e delle riserve di Bankitalia, non più necessarie a garantire la circolazione monetaria, la lotta agli sprechi ed alla corruzione, i tagli dei privilegi ovunque siano annidati, il tetto agli stipendi dei manager pubblici, la sostituzione delle auto blu in tutti i settori (nessuno escluso) con l’abbonamento ai servizi pubblici di trasporto locale e nazionale, la riduzione dei finanziamenti pubblici ai partiti». Per rilanciare l’economia in recessione, infine, «occorre finalizzare almeno il 50% dei prestiti triennali di 251 miliardi di euro, che le banche hanno ricevuto dalla Bce al tasso dell’1%, costituendo un fondo straordinario per ridare ossigeno alle famiglie ed alle imprese strangolate, ad un tasso non eccedente il triplo, introdurre l’accisa mobile sui carburanti per impedire un surplus fiscale (ben 4 miliardi di euro negli ultimi anni incassati dallo Stato), congelare l’aumento dell’Iva previsto dal 1 ottobre dal 21 al 23% ed i rincari dell’Iva intermedia che vanno a gravare sui beni di prima necessità».
http://www3.lastampa.it/economia/sezion ... tp/446860/
Il debito record dell'Italia
32.000 euro per cittadino
Le associazioni dei consumatori:
nell'ultimo anno + 59 miliardi
ROMA
Una macchina di grossa cilindrata, una cucina di design, forse l’anticipo per un piccolo appartamento: se ogni italiano potesse spendere il debito pubblico che grava sulle proprie spalle potrebbe realizzare almeno uno di questi sogni, visto che ormai l’Italia è arrivata alla cifra-monstre di oltre 1.935 miliardi euro, vale a dire 32.300 euro per ciascuno, neonati compresi.
A fare i conti sono Adusbef e Federconsumatori, che assegnano al governo Monti il record dell’esecutivo che, negli ultimi 15 anni, ha registrato la più consistente crescita mensile del debito pubblico, pari a 15,4 miliardi. Da febbraio 2011 a gennaio 2012, spiegano le due associazioni, il debito pubblico è passato da 1.875,917 a 1.935,829 euro, con un aumento di 59,912 miliardi. Pertanto, solo nell’ultimo anno, l’aumento del carico per ciascuno dei 60 milioni di residenti, neonati compresi, è stato pari a 998 euro (a 32.300 euro), mentre per ciascuna famiglia l’onere è cresciuto di 2.723 euro a circa 88mila euro.
Dal 1996 in poi, sottolineano ancora Adusbef e Federconsumatori, gli incrementi del debito pubblico sono andati crescendo di volume: il primo governo di centro sinistra (1996-2001) ha proceduto a colpi di 2,7 miliardi di euro al mese. Col successivo governo Berlusconi (2001-2006) siamo arrivati ad oltre 3,8 miliardi al mese. Il nuovo governo Prodi (2006-2008) ha ritoccato le emissioni portandole a 3,9 miliardi al mese. Con l’ultimo governo Berlusconi (2008-2011) l’incremento si impenna fino a superare i 6 miliardi al mese. Ma sotto il governo Monti la cifra è addirittura raddoppiata arrivando a quasi 15,5 miliardi di euro al mese e «raggiungendo un record difficilmente superabile».
Oltre a fare i conti, le due associazioni ricordano anche la loro ricetta per ridurre il debito pubblico, ripetuta negli ultimi 10 anni: la soluzione, dicono, «passa per la vendita dell’oro e delle riserve di Bankitalia, non più necessarie a garantire la circolazione monetaria, la lotta agli sprechi ed alla corruzione, i tagli dei privilegi ovunque siano annidati, il tetto agli stipendi dei manager pubblici, la sostituzione delle auto blu in tutti i settori (nessuno escluso) con l’abbonamento ai servizi pubblici di trasporto locale e nazionale, la riduzione dei finanziamenti pubblici ai partiti». Per rilanciare l’economia in recessione, infine, «occorre finalizzare almeno il 50% dei prestiti triennali di 251 miliardi di euro, che le banche hanno ricevuto dalla Bce al tasso dell’1%, costituendo un fondo straordinario per ridare ossigeno alle famiglie ed alle imprese strangolate, ad un tasso non eccedente il triplo, introdurre l’accisa mobile sui carburanti per impedire un surplus fiscale (ben 4 miliardi di euro negli ultimi anni incassati dallo Stato), congelare l’aumento dell’Iva previsto dal 1 ottobre dal 21 al 23% ed i rincari dell’Iva intermedia che vanno a gravare sui beni di prima necessità».
http://www3.lastampa.it/economia/sezion ... tp/446860/
Re: Crisi-Lavoro e retribuzioni
IL VIAGGIO FENOMENO D'OLTREFRONTIERA: GLI ABITANTI SONO 4.000 E I FRONTALIERI 4.800
Il paese del boom industriale
(cento metri fuori dall'Italia)
Stabio, Svizzera: solo 40 giorni per aprire e tasse al 25%
Il Comune riceve una domanda a settimana dall'Italia
Dal nostro inviato CLAUDIO DEL FRATE
STABIO (SVIZZERA) - Di spazio per costruire nuovi capannoni non ce n'è quasi più; chi vuole aprire un'azienda da queste parti deve contendersi terreni a 450 euro il metro quadro, il triplo rispetto alla media del mercato. E la disoccupazione? Sparita dal vocabolario. Il paese del nuovo boom industriale si trova ad appena 50 chilometri da Milano; solo che giunti al quarantanovesimo chilometro e novecento metri vi si para davanti il confine italo-svizzero. Benvenuti a Stabio, primo comune appena attraversata la frontiera tra Lombardia e Ticino: quattromila sono i residenti, 4 mila e 800 gli addetti delle aziende che arrivano ogni giorno dall'Italia.
Il paesaggio dice già tutto: la strada che porta qui da Varese è affiancata da edifici industriali dismessi e con le scritte «vendesi» e «affittasi» in bella vista; ma appena attraversata la dogana ecco una fila ininterrotta di capannoni nuovi, nuovissimi o in costruzione. Il primo a scoprire questo eldorado fu negli anni 70 il gruppo tessile Zegna; ma la vera esplosione è molto più recente: hanno piantato qui le tende gli americani di VF (sempre settore moda), i tedeschi della Mes (macchine industriali), i lombardi della Cazzani (materie plastiche), i liguri della Iboco (logistica) tutti a colpi di 200-300 posti di lavoro alla volta. E appresso a loro una miriade di piccole aziende meccaniche, tessili, dei servizi che fanno di Stabio un piccolo fenomeno.
Solo chi è qui da tempo può spiegare il boom industriale a 100 metri dall'Italia. Michael Stumm, metà tedesco e metà milanese è amministratore delegato della Montanstahl, azienda di lavorazione dei metalli, una delle prime che si incontra venendo dall'Italia: «Qui è come essere in Italia e in Svizzera allo stesso tempo; ci sono il clima e la qualità della vita del Belpaese e c'è soprattutto la manodopera specializzata proveniente dal Varesotto, dal Comasco. Senza i frontalieri l'economia di questa zona non starebbe in piedi, non solo perché la manodopera italiana costa meno ma anche perché ha capacità che qui non si trovano. Poi ci sono la pace sociale e la stabilità politica della Svizzera: il diritto è una cosa certa, le controversie legali non durano dieci anni, la burocrazia non è nemica. E poi c'è la pressione fiscale».
Già, le tasse. In Ticino gli utili delle aziende sono tassati al 9%, a cui va aggiunta un'imposta comunale che a Stabio è il 65% di quel 9, una delle più basse delle zona e che ha contribuito senza ombra di dubbio a richiamare qui imprese e lavoro. «A conti fatti a Stabio la pressione fiscale non supera il 20- 25% - afferma Claudio Cavadini, sindaco del paese -, e grazie alla presenza delle aziende noi copriamo il 50% del nostro fabbisogno finanziario. Da parte nostra rispondiamo con la qualità dei servizi: massimo 40 giorni e chi vuole aprire un'attività qui si vede rilasciati tutti i permessi». E poi c'è il treno, che sta invogliando altre industrie ad arrivare a Stabio; da qui passerà la nuova linea da Lugano a Malpensa, e le aziende potranno caricare sui vagoni le loro merci e indirizzarle in tutta Europa. Passando da Chiasso e Lugano, però, perché per l'Italia quella linea può servire solo per il traffico passeggeri. Come dire che ciò che da questa parte della rete di confine è un'opportunità, fatti pochi metri diventa un intralcio.
In questa situazione succede che il municipio sta ricevendo una richiesta alla settimana da imprenditori che chiedono di trasferirsi a Stabio. Ma la vera febbre da lavoro la si misura negli uffici della Drima, agenzia di lavoro interinale che, fiutando le opportunità, ha aperto qui una sede da un anno: «In una mattina capita di esaminare anche 40 curricula - racconta Monica Giudici, impiegata della sede - e con la crisi che c'è in Italia arriva di tutto. Spesso anche chi non sa fare niente ma ormai vede nel Ticino l'unica speranza di lavoro».
28 aprile 2012 | 9:45
http://www.corriere.it/economia/12_apri ... 624b.shtml
Il paese del boom industriale
(cento metri fuori dall'Italia)
Stabio, Svizzera: solo 40 giorni per aprire e tasse al 25%
Il Comune riceve una domanda a settimana dall'Italia
Dal nostro inviato CLAUDIO DEL FRATE
STABIO (SVIZZERA) - Di spazio per costruire nuovi capannoni non ce n'è quasi più; chi vuole aprire un'azienda da queste parti deve contendersi terreni a 450 euro il metro quadro, il triplo rispetto alla media del mercato. E la disoccupazione? Sparita dal vocabolario. Il paese del nuovo boom industriale si trova ad appena 50 chilometri da Milano; solo che giunti al quarantanovesimo chilometro e novecento metri vi si para davanti il confine italo-svizzero. Benvenuti a Stabio, primo comune appena attraversata la frontiera tra Lombardia e Ticino: quattromila sono i residenti, 4 mila e 800 gli addetti delle aziende che arrivano ogni giorno dall'Italia.
Il paesaggio dice già tutto: la strada che porta qui da Varese è affiancata da edifici industriali dismessi e con le scritte «vendesi» e «affittasi» in bella vista; ma appena attraversata la dogana ecco una fila ininterrotta di capannoni nuovi, nuovissimi o in costruzione. Il primo a scoprire questo eldorado fu negli anni 70 il gruppo tessile Zegna; ma la vera esplosione è molto più recente: hanno piantato qui le tende gli americani di VF (sempre settore moda), i tedeschi della Mes (macchine industriali), i lombardi della Cazzani (materie plastiche), i liguri della Iboco (logistica) tutti a colpi di 200-300 posti di lavoro alla volta. E appresso a loro una miriade di piccole aziende meccaniche, tessili, dei servizi che fanno di Stabio un piccolo fenomeno.
Solo chi è qui da tempo può spiegare il boom industriale a 100 metri dall'Italia. Michael Stumm, metà tedesco e metà milanese è amministratore delegato della Montanstahl, azienda di lavorazione dei metalli, una delle prime che si incontra venendo dall'Italia: «Qui è come essere in Italia e in Svizzera allo stesso tempo; ci sono il clima e la qualità della vita del Belpaese e c'è soprattutto la manodopera specializzata proveniente dal Varesotto, dal Comasco. Senza i frontalieri l'economia di questa zona non starebbe in piedi, non solo perché la manodopera italiana costa meno ma anche perché ha capacità che qui non si trovano. Poi ci sono la pace sociale e la stabilità politica della Svizzera: il diritto è una cosa certa, le controversie legali non durano dieci anni, la burocrazia non è nemica. E poi c'è la pressione fiscale».
Già, le tasse. In Ticino gli utili delle aziende sono tassati al 9%, a cui va aggiunta un'imposta comunale che a Stabio è il 65% di quel 9, una delle più basse delle zona e che ha contribuito senza ombra di dubbio a richiamare qui imprese e lavoro. «A conti fatti a Stabio la pressione fiscale non supera il 20- 25% - afferma Claudio Cavadini, sindaco del paese -, e grazie alla presenza delle aziende noi copriamo il 50% del nostro fabbisogno finanziario. Da parte nostra rispondiamo con la qualità dei servizi: massimo 40 giorni e chi vuole aprire un'attività qui si vede rilasciati tutti i permessi». E poi c'è il treno, che sta invogliando altre industrie ad arrivare a Stabio; da qui passerà la nuova linea da Lugano a Malpensa, e le aziende potranno caricare sui vagoni le loro merci e indirizzarle in tutta Europa. Passando da Chiasso e Lugano, però, perché per l'Italia quella linea può servire solo per il traffico passeggeri. Come dire che ciò che da questa parte della rete di confine è un'opportunità, fatti pochi metri diventa un intralcio.
In questa situazione succede che il municipio sta ricevendo una richiesta alla settimana da imprenditori che chiedono di trasferirsi a Stabio. Ma la vera febbre da lavoro la si misura negli uffici della Drima, agenzia di lavoro interinale che, fiutando le opportunità, ha aperto qui una sede da un anno: «In una mattina capita di esaminare anche 40 curricula - racconta Monica Giudici, impiegata della sede - e con la crisi che c'è in Italia arriva di tutto. Spesso anche chi non sa fare niente ma ormai vede nel Ticino l'unica speranza di lavoro».
28 aprile 2012 | 9:45
http://www.corriere.it/economia/12_apri ... 624b.shtml
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