Mosca. Nemtsov, leader opposizione, ucciso in un agguato.

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iafran
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Mosca. Nemtsov, leader opposizione, ucciso in un agguato.

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Un messaggio ai democratici russi.

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http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... v/1463214/

Mosca, ucciso in un agguato leader opposizione ed ex vicepremier Nemtsov di Leonardo Coen

Il fondatore del partito liberale Parnas, ex ministro di Eltsin, freddato a colpi di pistola in pieno centro a Mosca. Nei giorni scorsi l'intervista in cui esprimeva timori per la propria vita, legati al suo attivismo contro il Cremlino. Il primo marzo avrebbe dovuto guidare la marcia di Primavera contro la guerra in Ucraina.

Ilia Yashin è tra i primi ad accorrere. La polizia ha già isolato il grande ponte di pietra Zamoskvoretsk, nel cuore di Mosca. E’ quasi mezzanotte di venerdì 27 febbraio. Da quest’anno, è il giorno in cui si festeggiano i servizi segreti: strana coincidenza. A metà del ponte, s’intravede la sagoma di un corpo riverso sul marciapiede, il maglione sollevato sin quasi al collo, a scoprire il torace dove sono evidenti i fori dei proiettili; un paio di agenti della Scientifica arrivati dal commissariato centrale della Petrovka esaminano la scena dell’agguato, culminato con un’esecuzione che Putin stesso definirà più tardi “un brutale assassinio”. Roba da killer professionisti: rapidi e precisi. Hanno abbattuto l’obiettivo, senza effetti collaterali. Cioè non hanno fatto altre vittime, nemmeno chi era con lui.
L’uomo senza vita è Boris Nemtsov, fondatore del partito liberaleParnas, un tenace liberale fiero oppositore di Putin, figlio ribelle della nomenklatura sovietica al tempo della perestrojka, ex vicepremier (con delega all’Economia) e ministro dell’Energia dal 1997 al 1998 nel governo di Viktor Chermiadyne, quando il presidente della Russia era Boris Eltsin.
Nemtsov era nato a Soci il 9 ottobre del 1959, si era laureato in fisica. Ci fu un momento in cui Eltsin pensò a quel giovane brillante come suo potenziale delfino. Invece, gli intrighi del clan che faceva capo alla “Famiglia” – le figlie di Eltsin e l’ambizioso oligarca Berezovskij – lo costrinsero alle dimissioni. Rimase in politica partecipando al progetto dell’Unione delle Forze di Destra, però ben presto la coalizione si sciolse per attriti tra i leader, tra chi voleva collaborare con Putin e chi, come Nemtsov, vedeva in quell’ex spia del Kgb un qualcosa di opaco, un nascente autoritarismo che mal si conciliava con la libertà politica. Allora, insieme al grande scacchista Garry Kasparov, fu tra i promotori di Solidarnost, il movimento di opposizione antiputiniano. Divenne così una delle voci democratiche più conosciute e apprezzate della Russia. Domenica primo marzo avrebbe dovuto guidare la “Marcia di Primavera”, la manifestazione organizzata dalle opposizioni contro la guerra in Ucraina e contro la crisi economica da essa provocata.
La pioggia fredda sferza l’asfalto a tratti. Sullo sfondo, le cupole coloratissime di san Basilio. Di fronte, il Cremlino, la cittadella del potere putiniano. Quasi una location cinematografica, se non fosse che tutto è dannatamente vero, atroce, tragico. Yashin era uno dei più stretti collaboratori di Boris Nemtsov, nelle ultime manifestazioni di protesta gli stava sempre al fianco. I russi lo conoscono anche per la sua love story con la bella e vulcanica Ksenija Sobciak, la figlia del primo sindaco non sovietico di Pietroburgo nonché capo di Putin, quando il futuro presidente russo era solo un funzionario municipale, all’inizio della carriera. Vorrebbe avvicinarsi, ma l’area è isolata dalla polizia. Che sa di avere addosso gli occhi del mondo: pronto a scannerizzare il tenebroso omicidio politico all’ombra del Cremlino.
Anche perché è una morte annunciata: il 10 febbraio, al settimanale Sobesednik che lo aveva intervistato, Nemtsov aveva confessato che temeva d’essere fatto fuori, che sapeva chi lo voleva morto ai piani alti del potere, e poi, per sdrammatizzare, aveva aggiunto che aveva paura più per sua madre che non per se stesso. Col senno di poi, l’agguato sul ponte di pietra poteva essere benissimo il frutto della demonizzazione di cui era stato oggetto da un anno a questa parte. Più di Alexej Navalny, popolare e populista oppositore, il Cremlino temeva questo confezionatore di documentatissimi pamphlet che denudavano gli intrallazzi del regime.
Yashin è sconvolto: ripensa alle profetiche dichiarazioni di Boris, alle minacce quotidiane che negli ultimi tempi avevano intimidito l’attività dell’opposizione, alle difficoltà crescenti di fare politica: permessi negati per manifestare in centro, tentativi di boicottare la Marcia della Primavera frantumandola in undici (11!) mini eventi, la concessione di manifestare in un remoto sobborgo, quello di Marijno mentre ai comunisti, patriotticamente schierati con Putin, lo stesso primo marzo, avevano ottenuto una piazza centralissima… ed ecco che quelli di Ria Novosti, l’agenzia governativa, lo chiamano al cellulare. Lui risponde: “Sfortunatamente, posso vedere coi miei occhi il corpo di Nemstov sul ponte. Vedo il cadavere e vedo tanta polizia”. Intanto, arrivano alla spicciolata altri noti oppositori. Come l’ex premier Mikhail Kasyanov: “Chi ha ucciso Nemtsov dovrà pagare un duro prezzo”, dichiara senza accusare nessuno di preciso, ma tutti capiscono a chi sono rivolte le sue rabbiose parole. Più politico Alexej Kudrin, economista liberale ed ex ministro delle Finanze che aveva lavorato per Putin e ora è passato dall’altra parte: “E’ una tragedia per la Russia”, stigmatizza. Per un Paese che si sta avvitando in una spirale di odio e di isolamento. C’è anche Vladimir Ryzhkov, fondatore del partito liberale con Nemtsov. Non usa mezzi termini: “Responsabile dell’omicidio è il clima fascista che il potere ha scatenato contro l’opposizione con la sua Quinta Colonna, il nuovo movimento russo dichiaratamente anti-Majdan”.
I dettagli dell’agguato arrivano col contagocce. Nemtsov lo hanno ammazzato alle 23 e 20, mentre passeggiava insieme ad una giovane amica di 24 anni, forse non si è nemmeno accorto dell’auto bianca che lo ha affiancato, dei tipi armati che sono scesi e gli hanno sparato quattro colpi alla schiena: “Quattro, uno per ciascun figlio che aveva”, scriverà qualche minuto più tardi l’amico e “collega d’opposizione” Garry Kasparov, in un dolente tweet, “sono devastato dal sentire del brutale omicidio”… Non è affatto casuale che Kasparov sottolinei la coincidenza. Un messaggio. Più o meno questo: sappiamo tutto di tutti i nemici della Russia, e li elimineremo. Appunto, “i nemici della Russia” come Nemtsov che denunciava la politica aggressiva di Putin, che dichiarava “illegittima” (ancora ieri, su Facebook) l’annessione della Crimea, che puntigliosamente smascherava gli intrallazzi dell’amministrazione e dei ministeri, che aveva spiattellato gli imbrogli legati ai Giochi Olimpici di Soci del febbraio 2014: “Nella Russia di Putin il soggetto è tabù e la discussione impossibile”. Appunto. L’impietoso rapporto sulla corruzione olimpica aveva fatto infuriare Putin, già bersaglio di un altro pamphlet, (“Putin, bilancio dopo 10 anni”, uscito nel 2010) in cui raccontava come l’uomo d’affari Ghennadi Timtchenko, che operava nel mercato energetico, avesse conosciuto Putin prima che pigliasse il potere e avesse sfruttato la sua amicizia per arricchirsi in modo spropositato. Timtchenko querelò Nemtsov, il tribunale dette ragione all’oligarca ed impose la pubblicazione di una smentita. Che non corrispose alle indicazioni del giudice, secondo quel che scrisse il Kommersant.
Stavolta, tuttavia, Putin piglia in mano la situazione. Non rilascia dichiarazioni ciniche come quelle dopo l’esecuzione della povera giornalista Anna Politkoskaja, ammazzata davanti all’ascensore di casa, il 7 ottobre del 2006 (giorno del compleanno di Putin). Fa subito sapere che secondo lui, la meccanica dell’agguato “ha tutto l’aspetto di un assassinio su commissione e tutto l’aspetto di unaprovocazione”. Il fido portavoce Dmitri Peskov riferisce che il presidente ha tenuto un consulto coi vertici della sicurazza nazionale e ha sollecitato il Comitato d’Inchiesta, il ministero dell’Interno e l’Fsb (ex Kgb) a “indagare su questa tragedia”. Anzi, sarà il capo del Cremlino a coordinare le indagini che saranno sotto il suo “diretto controllo”. Ma l’implacabile Kasparov, che ieri ha lanciato una raffica di polemici tweet, è diffidente, peggio, è sicuro che “al solito il Cremlino incolperà l’opposizione o la Cia”. Se non addirittura spargere sospetti addosso all’Ucraina, “molti nemici di Putin sono morti. Ora ha bisogno di nuovi capri espiatori”. E un’idea su chi possa avere sparato, Kasparov ce l’ha e non la nasconde: “Nell’atmosfera di odio e di violenza di Putin, all’estero e in Russia, lo spargimento di sangue è il pre-requisito per dimostrare lealtà, cioè che sei parte della squadra”.
Era il grande timore di Nemtsov. La sua morte costituisce un fattore aggiunto di instabilità e adombra inquietanti incognite nel panorama politico russo in cui le forze nazionaliste e conservatrici si sono consolidate appoggiando incondizionatamente la leadership e la politica aggressiva di Putin. Per questo, l’ossessione di Nemtsov era quella di contrastare le derive putiniane (dittatoriali, secondo Kasparov) con un movimento d’opposizione unito e compatto, e aveva rivolto un accorato appello poche ore prima d’essere ucciso sulla sua pagina di Facebook: “Se siete per la fine della guerra russa con l’Ucraina, se sostenete la fine dell’aggressione di Putin, venite tutti alla Marcia di Primavera”. Credeva Nemtsov – racconta Kasparov – che la Russia potesse cambiare dall’interno senza violenza, e che in Russia si dovesse vivere a lungo prima di vedere un cambiamento. Lui non lo vedrà: non gli hanno permesso di vivere abbastanza.
lucameni1
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Re: Mosca. Nemtsov, leader opposizione, ucciso in un agguat

Messaggio da lucameni1 »

Nei social e nei forum italiani i filoputiniani già adombrano il fatto che sia stata la Cia. Non c'era da aspettarsi altra reazione da parte di pacifisti che apprezzano il pacifista Putin.
Tant'è non posso non notare come gli oppositori dello Zar Vladimir siano tutti di salute molto cagionevole e che spesso le autorità ritengano che per loro la cura migliore sia un soggiorno in Siberia.
Ho l'impressione che lì la scienza medica persegua un'antica prassi.
camillobenso
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Re: Mosca. Nemtsov, leader opposizione, ucciso in un agguat

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lucameni1 ha scritto:Nei social e nei forum italiani i filoputiniani già adombrano il fatto che sia stata la Cia. Non c'era da aspettarsi altra reazione da parte di pacifisti che apprezzano il pacifista Putin.
Tant'è non posso non notare come gli oppositori dello Zar Vladimir siano tutti di salute molto cagionevole e che spesso le autorità ritengano che per loro la cura migliore sia un soggiorno in Siberia.
Ho l'impressione che lì la scienza medica persegua un'antica prassi.
Sono reazioni piuttosto ""normali""nel genere umano. "La colpa, è una bella donna che non vuole nessuno"
flaviomob
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Re: Mosca. Nemtsov, leader opposizione, ucciso in un agguat

Messaggio da flaviomob »

In Russia è in corso anche una strage oscura, nascosta, che non ha spazio sui media e che non ha portato al boicottaggio delle olimpiadi ne' a sanzioni internazionali. Violenze, abusi, diritti negati, carcere per responsabili di associazioni lgbt, fino ad una sorta di impunità per chi decide di uccidere un omosessuale.

http://www.repubblica.it/esteri/2015/02 ... f=HREC1-13
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
camillobenso
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Re: Mosca. Nemtsov, leader opposizione, ucciso in un agguat

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Corriere 2.3.15
Giusto deporre un fiore italiano Più importante spiegare perché
di Beppe Severgnini

Matteo Renzi mercoledì sarà a Mosca, dove incontrerà Vladimir Putin. Ieri, dopo che gli è stata ricordata pubblicamente l’opportunità del gesto, ha fatto sapere: deporrà un fiore sul luogo dell’omicidio di Boris Nemtsov. Meglio tardi che mai, vien da dire.
C’è una bella immagine che arriva dalla Russia. Gli ambasciatori del Regno Unito, della Francia e della Germania marciano insieme, sotto il cielo grigio, verso il luogo dove è stato assassinato l’avversario di Putin. Ognuno porta un mazzo di fiori.

L’ambasciatore d’Italia non c’è. Abbiamo mandato — la conferma ieri dalla Farnesina — «un funzionario di medio livello all’interno di una delegazione Ue».
Federica Mogherini? La guida (teorica) della politica estera europea s’è limitata a una dichiarazione di due paragrafi, dove esprime «indignazione» e «profonda tristezza» e si augura che «le autorità russe conducano una piena, rapida e trasparente indagine, portando i colpevoli di fronte alla giustizia». Rapida e trasparente indagine, nella città di Anna Politkovskaja? Giustizia, nel paese di Boris Berezovskij? Come Alto Rappresentante, bisogna dire, Mogherini tiene un profilo ben basso.


Ogni governo d’Europa vorrebbe una Russia pacifica, seria, affidabile. Tutti sanno quanto sarebbe importante averla accanto nella lotta ai fanatici dell’Isis. La grande maggioranza di noi sperava che dalle macerie del comunismo uscisse di meglio di questa rapace autocrazia. A Vladimir Putin non possiamo perdonare tutto in nome del quieto vivere. Come spiega oggi Angelo Panebianco, come dimostrano Crimea e Ucraina, non si vive quietamente accanto a personaggi così.


Matteo Renzi è giovane, ma non è ingenuo. Sa che nella vita, degli uomini e delle nazioni, bisogna scegliere. Anche Londra, Berlino e Parigi hanno importanti legami economici con la Russia; ma davanti all’aggressività e alla falsità non hanno esitato a dire al Cremlino ciò che merita. Non esiste una via di mezzo tra le democrazie dell’Unione Europea e le ambizioni di un uomo, la cui parabola sembra segnata. Putin governa un’economia al collasso e una moneta in caduta libera. Fino a quando l’eccitazione nazionalista farà dimenticare la pancia vuota? Per quanto tempo ancora la cleptocrazia che lo circonda, bloccata dalle sanzioni, rinuncerà a frequentare le proprie lussuose residenze in Europa, acquistate chissà come?

Boris Nemtsov è morto. È una buona cosa deporre quel fiore italiano. Ma è più importante spiegare perché.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Mosca. Nemtsov, leader opposizione, ucciso in un agguat

Messaggio da camillobenso »

Repubblica 2.3.15
Avviso all’Occidente
di Vittorio Zucconi

VENTIQUATTRO anni dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel dicembre del 1991 e la promessa di una nuova era di governo di leggi e non di oligarchie, mafie o gang di imbalsamati boiardi, è ancora mezzanotte a Mosca, buia come la sera d’inverno che ha inghiottito Boris Nemtsov.

Il suo assassinio, eseguito con lo stile del «contract killing», dell’esecuzione politica o mafiosa deliberatamente sotto le mura del Cremlino e all’ombra delle cupole di San Basilio, riporta la Russia di Putin nel suo mistero storico.

Nel cuore di questo enigma c’è oggi Vladimir Putin.


Nessuno dei leader internazionali che hanno condannato questo omicidio, da Obama a Mattarella, ha osato, né avrebbe potuto, attribuire al piccolo Zar la responsabilità dell’omicidio.



Ma spetta a lui, che tutto può e dunque di tutto deve rispondere, sciogliere quel gomitolo sempre più tossico di incertezza, di dubbi, di oscurità, di avventurismo che avvolge l’ex colonnello del Kgb ormai di fatto o di nome padrone di tutte le Russie dal 1999, sotto diversi cappelli.


La folla di decine di migliaia di moscoviti che ieri hanno deposto fiori e icone sul luogo dove Nemtsov è stato abbattuto, che hanno sfilato nel centro della città proclamando «Io non ho paura» e «Je suis Boris», non aveva dubbi su chi fosse il mandante del «contratto » e sul perché fosse stato eseguito, per coprire le rivelazioni sull’intervento mascherato da irredentismo in Ucraina che il caduto aveva preannunciato.


Ma le certezze delle folle indignate, e insieme coraggiosissime in una nazione dove giornalisti, concorrenti economici, avversari politici hanno il difetto di finire in carcere o di essere uccisi, non sono certezza giudiziarie.


Sono soltanto il portato di quel clima velenoso di odio nazionalistico e di rancore panrusso che lo stesso Putin sta fomentando da mesi, per coprire con il collaudato trucco del patriottismo attorno alla «Rodina», alla patria minacciata e offesa, la difficoltà crescente della sua amministrazione, fra crisi finanziarie e cattivo governo.



Lo stesso Putin ha capito immediatamente, promettendo alla madre della vittima di scoprire gli autori e tentando, molto cinicamente, di spiegare che Boris Nemtsov ormai era un signor nessuno quasi a volere dire che neppure valeva la pena di farlo fuori, che c’è un’elementare verità in quella morte: che l’assassinio di un uomo politico è sempre un fatto politico e dunque va politicamente, non solo giudiziariamente, affrontato.


Una verità che anche le nazioni occidentali che vantano sistemi democratici meno rudimentali di quello russo post sovietico hanno sperimentato, quando il sangue di loro grandi esponenti e dirigenti politici, da Kennedy ad Aldo Moro, è stato sparso sulle strade.


Putin deve quindi una risposta politica alle nazioni dell’Europa Occidentale, dell’Asia, dove pure la Cina gli ha offerto qualche sponda, delle Americhe, ma soprattutto della sempre più inquieta Europa Orientale e Balcanica che tendono a tornare, istintivamente, al «default», alla condizione del timore storico di fronte all’espansionismo russo verso Ovest.


Il sempre infido e ingannevole esercizio del «cui prodest » indurrebbe a pensare che non sia stato il Presidente russo a ordinare la soppressione di un oppositore non particolarmente pericoloso e di farne quindi un martire più grande in morte di quanto fosse in vita, ma questo cambia ben poco.


È il fatto che un politico di opposizione, un avversario, possa essere freddato su un ponte all’ombra del simbolo massimo del suo potere, quello che richiede una spiegazione. È la persistenza di un clima di intimidazione, di censura violenta, quella che fa definire «inesistente» la libertà di stampa in Russia dai “Reporters sans frontières”, a imporre chiarezza, non bullismo o ricatti o prepotenze.


È ovvio che nessun rapporto potrebbe essere possibile con un capo di Stato che organizzasse l’omicidio a pagamento di un nemico politico, secondo lo stile dei Nazisti o della Ghepeù staliniana.



Il rischio del “putinismo” dopo Nemtsov sarebbe il ricorso a una stretta ancora più rigida della illibertà interna, secondo lo schema mussoliniano del dopo delitto Matteotti.



Ma per il resto del mondo, e per l’Europa in prima fila, il pericolo è forse ancora più acuto di quanto fosse decenni or sono nel tempo dello stalinismo o del breznevismo ed è la imprevedibilità delle azioni o reazioni.


Nel gioco terribile della Guerra Fredda sul limitare dell’apocalisse nucleare, la sola garanzia era la prevedibiltà delle mosse e contromosse sulla scacchiera del mondo, scossa soltanto dall’avveturismo di Nikita Kruscev a Cuba, infatti prontamente defenestrato dai suoi stessi compagni.


Putin, così come coloro che in Occidente fossero tentati di stuzzicare l’Orso, di ignorare l’impossibilità di umiliare una Russia che non permetterà mai di essere umiliata o di approfittare della sua momentanea debolezza, devono pretendere dal Cremlino quello che offrono, la massima chiarezza delle intenzioni. In Ucraina come ovunque vi siano punti di contatto o di frizione.


L’omicidio di Nemtsov non dimostra che Putin sia un despota sanguinario, in attesa di verità giudiziarie che forse non arriveranno mai.


Dimostra qualche cosa di ancora peggiore: che nella Mosca della continua mezzanotte la vita di un uomo può essere buttata come una chip sul tavolo di vendette, ambizioni, fazioni, provocatori interni o esterni, servizi segreti, mafie, in balia di chiunque abbia una Makarov calibro 9 — l’arma classica dello «shpion» russo — e i soldi per affittare un sicario.
paolo11
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Re: Mosca. Nemtsov, leader opposizione, ucciso in un agguat

Messaggio da paolo11 »

http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2015/ ... crificale/
In questo video del 2012 Putin avvertiva sulla possibilità che forze straniere attuino delle provocazioni durante le manifestazioni delle opposizioni o creino delle vittime sacrali tra le personalità famose per poter accusare e possibilmente deporre il governo legittimo del paese. L’omicidio del politico Boris Nemzov il giorno prima che a Mosca si tenga una marcia dell’opposizione russa fa sicuramente sorgere non pochi dubbi.

In effetti le dichiarazioni dell’ex presidente dell’URSS Mikhail Gorbachev sembrano suggerire questa interpretazione: “L’assassinio di Boris Nemtsov è un tentativo di complicare la situazione nel paese, anche di destabilizzarlo, facendo aumentare le tensioni tra il governo e l’opposizione“, ha detto Gorbachev.
-------
Ciao
Paolo11
Maucat
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Iscritto il: 19/04/2012, 12:04

Re: Mosca. Nemtsov, leader opposizione, ucciso in un agguat

Messaggio da Maucat »

Prima di dare sentenze e riportare i giudizi dei Media nostrani che non brillano per indipendenza facciamoci la famosa domanda che i nostri progenitori latini usavano farsi per capire: "cui prodest?"
Analizzando si capisce che gli unici a trarre un vantaggio significativo da questo assassinio sono gli Occidentali (ovvero gli USA) quindi perché un leader furbo e calcolatore come Putin avrebbe dovuto fare un favore così grande ai suoi nemici?
flaviomob
Messaggi: 386
Iscritto il: 08/01/2015, 0:53

Re: Mosca. Nemtsov, leader opposizione, ucciso in un agguat

Messaggio da flaviomob »

In effetti Maucat bisognerebbe capire quanto il potere di Putin era consolidato in Russia e come era visto dall'opinione pubblica prima dell'omicidio del suo avversario. Anche a me pare che non possa trovarne giovamento, tuttavia non dimentichiamoci che oppositori e giornalisti indipendenti sono fortemente sotto pressione, a Mosca.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
paolo11
Messaggi: 3688
Iscritto il: 22/02/2012, 14:30

Re: Mosca. Nemtsov, leader opposizione, ucciso in un agguat

Messaggio da paolo11 »

Basta vedere dopo la caduta del muro di Berlino.Gli Usa hanno subito piantato basi USA e basi nato vicino ai confini Russi.
Gli Usa devono smettere di destabilizzare le nazioni.Afganistan,Iraq, Somalia Libia ecc....Dovrebbero pensare a far stare un po megglio i propri connazionali.E L'Italia doveva riconoscere lo stato Palestinese senza nessun MA,come hanno fatto altre Nazioni.
Ciao
paolo11
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