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Petrolio, la Cassazione 'boccia' Renzi: ammesso il referendum sulle trivellazioni in mare
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Petrolio, la Cassazione 'boccia' Renzi: ammesso il referendum sulle trivellazioni in mare
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Re: ULTIMISSIME
Era stato scritto solo 2 giorni fa:
Trivelle, Matteo fa il furbo: “Permessi solo sospesi”
(Virginia Della Sala)
07/01/2016 di triskel182
I comitati: la legge di Stabilità esclude la ricerca di petrolio entro 12 miglia dalla costa, ma il ministero ha prorogato la concessione a Ombrina Mare.
Il copione è lo stesso: il governo si muove in una direzione e poi, scavando un po’, va in un’altra. Stavolta tocca alle trivellazioni in mare per la ricerca di idrocarburi, prima previste con il decreto Sblocca Italia, poi vietate entro le 12 miglia dalla costa con la legge di Stabilità entrata in vigore il 1° gennaio. Una notizia, quest’ultima, che sarebbe positiva se i comitati No Triv non si fossero accorti, nei giorni scorsi, di due incongruenze che sollevano dubbi sulle reali intenzioni del governo e del ministero dello Sviluppo economico.
È il 31 dicembre quando sul sito del Mise è pubblicato il “Bollettino Idrocarburi 2015” in cui, oltre a essere annunciata la sospensione dei permessi di ricerca nel Mare Adriatico, appare la seguente frase: “La sospensione del decorso temporale del permesso di ricerca di cui è titolare la società Rockhopper Italia S.p.a. è prorogata a decorrere dal 1 gennaio 2016 e fino alla data dell’eventuale conferimento della concessione di coltivazione di idrocarburi a mare di cui all’istanza e in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2016”.
Tradotto: l’esaurimento del permesso di ricerca di idrocarburi per il progetto petrolifero di Ombrina Mare (entro le 12 miglia dalle coste abbruzzesi), che scadeva il 31 dicembre, è sospeso per un anno. Anno durante il quale la piattaforma, nonostante non possa fare per legge più nulla, continuerà a esistere. Anche “in attesa di una eventuale concessione di coltivazione”. Contattato dal Fatto, il Mise ha risposto che, “non si è fatto in tempo a chiudere l’istruttoria e che la proroga era un atto comunque dovuto entro dicembre 2015 perché finalizzato a mantenere in sicurezza gli impianti esistenti”. Una sospensione da tempo richiesta dalla società “per continuare a garantire le operazioni di manutenzione della piccola piattaforma temporanea in mare”.
Dinamiche che, secondo il coordinamento No Triv, servirebbero ad aggirare il referendum contro le trivelle, voluto da dieci consigli regionali e su cui si esprimerà la Corte Costituzionale la prossima settimana. Non a caso ieri i deputati Marco Baldassarre (Alternativa Libera) e Pippo Civati (Possibile) hanno sollecitato i presidenti delle Regioni a impugnare la legge di stabilità. “Questa sospensione non ha senso – spiega Enzo Di Salvatore, coordinatore nazionale No Triv e costituzionalista che ha elaborato i quesiti referendari -. Sarebbe bastato un mese, il tempo di far entrare in vigore la legge di Stabilità, e poi rigettare la domanda. Invece aspettano che passino elezioni, referendum, riforma costituzionale e che al governo torni il potere di decidere in materia energetica per riprendere tutto dal punto in cui era stato lasciato”.
Ricorso storico: nel 2010 (era ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo), era stato esteso da 5 a 12 il limite di miglia dalla costa e le concessioni in atto rimasero in sospeso. Fino al 2012, quando il decreto Sviluppo del governo Monti, pur confermando il limite, fece salvi tutti i procedimenti già avviati che ripresero il loro corso dal punto in cui erano rimasti due anni prima. “Oggi, per ottenere la concessione di sfruttamento degli idrocarburi deve essere ancora vigente il titolo di ricerca ecco perché non lo revocano e, anzi, lo prolungano”.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 06/01/2016.
Trivelle, Matteo fa il furbo: “Permessi solo sospesi”
(Virginia Della Sala)
07/01/2016 di triskel182
I comitati: la legge di Stabilità esclude la ricerca di petrolio entro 12 miglia dalla costa, ma il ministero ha prorogato la concessione a Ombrina Mare.
Il copione è lo stesso: il governo si muove in una direzione e poi, scavando un po’, va in un’altra. Stavolta tocca alle trivellazioni in mare per la ricerca di idrocarburi, prima previste con il decreto Sblocca Italia, poi vietate entro le 12 miglia dalla costa con la legge di Stabilità entrata in vigore il 1° gennaio. Una notizia, quest’ultima, che sarebbe positiva se i comitati No Triv non si fossero accorti, nei giorni scorsi, di due incongruenze che sollevano dubbi sulle reali intenzioni del governo e del ministero dello Sviluppo economico.
È il 31 dicembre quando sul sito del Mise è pubblicato il “Bollettino Idrocarburi 2015” in cui, oltre a essere annunciata la sospensione dei permessi di ricerca nel Mare Adriatico, appare la seguente frase: “La sospensione del decorso temporale del permesso di ricerca di cui è titolare la società Rockhopper Italia S.p.a. è prorogata a decorrere dal 1 gennaio 2016 e fino alla data dell’eventuale conferimento della concessione di coltivazione di idrocarburi a mare di cui all’istanza e in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2016”.
Tradotto: l’esaurimento del permesso di ricerca di idrocarburi per il progetto petrolifero di Ombrina Mare (entro le 12 miglia dalle coste abbruzzesi), che scadeva il 31 dicembre, è sospeso per un anno. Anno durante il quale la piattaforma, nonostante non possa fare per legge più nulla, continuerà a esistere. Anche “in attesa di una eventuale concessione di coltivazione”. Contattato dal Fatto, il Mise ha risposto che, “non si è fatto in tempo a chiudere l’istruttoria e che la proroga era un atto comunque dovuto entro dicembre 2015 perché finalizzato a mantenere in sicurezza gli impianti esistenti”. Una sospensione da tempo richiesta dalla società “per continuare a garantire le operazioni di manutenzione della piccola piattaforma temporanea in mare”.
Dinamiche che, secondo il coordinamento No Triv, servirebbero ad aggirare il referendum contro le trivelle, voluto da dieci consigli regionali e su cui si esprimerà la Corte Costituzionale la prossima settimana. Non a caso ieri i deputati Marco Baldassarre (Alternativa Libera) e Pippo Civati (Possibile) hanno sollecitato i presidenti delle Regioni a impugnare la legge di stabilità. “Questa sospensione non ha senso – spiega Enzo Di Salvatore, coordinatore nazionale No Triv e costituzionalista che ha elaborato i quesiti referendari -. Sarebbe bastato un mese, il tempo di far entrare in vigore la legge di Stabilità, e poi rigettare la domanda. Invece aspettano che passino elezioni, referendum, riforma costituzionale e che al governo torni il potere di decidere in materia energetica per riprendere tutto dal punto in cui era stato lasciato”.
Ricorso storico: nel 2010 (era ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo), era stato esteso da 5 a 12 il limite di miglia dalla costa e le concessioni in atto rimasero in sospeso. Fino al 2012, quando il decreto Sviluppo del governo Monti, pur confermando il limite, fece salvi tutti i procedimenti già avviati che ripresero il loro corso dal punto in cui erano rimasti due anni prima. “Oggi, per ottenere la concessione di sfruttamento degli idrocarburi deve essere ancora vigente il titolo di ricerca ecco perché non lo revocano e, anzi, lo prolungano”.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 06/01/2016.
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Re: ULTIMISSIME
Sanità, in Italia si muore come in guerra: che fa il governo?
DA Il Fatto Q
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Re: ULTIMISSIME
Trivelle, la Consulta dice sì al referendum sulla durata delle concessioni
Ambiente & Veleni
La sentenza della Consulta sarà ora notificata alla presidenza del consiglio dei ministri. Verrà indicata una data tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi per consentire che si svolga il referendum. Che a quel punto sarà indetto con un decreto del Presidente della Repubblica. Nel frattempo, però, non è da escludersi che il governo tenterà di modificare la norma per evitare che si arrivi alla consultazione popolare
di Luisiana Gaita | 19 gennaio 2016
Commenti (164)
Gli italiani decideranno con un referendum sulla durata delle attività petrolifere. La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il sesto quesito, quello sulle attività petrolifere entro le 12 miglia marine, che si concentra sull’attuale previsione che i titoli abilitativi già rilasciati debbano essere fatti salvi “per la durata di vita utile del giacimento”. Per i promotori del referendum, infatti, l’emendamento introdotto dal Governo alla Legge di Stabilità permette che i titoli già rilasciati “restino validi in attesa di tempi migliori”. Per conoscere le motivazioni bisognerà attendere ancora (la pubblicazione è prevista per il 10 febbraio), ma di fatto la Consulta segue la strada intrapresa dai giudici della Cassazione.
IL SESTO QUESITO - Lo scorso 8 gennaio, infatti, la Suprema Corte ha trasferito sulla nuova normativa entrata in vigore il 1 gennaio con la Legge di Stabilità il sesto quesito ritenendo che la legge soddisfacesse tutte le altre richieste. Il Parlamento, del resto, aveva accettato di modificare la norma del codice dell’ambiente che consentiva la conclusione dei procedimenti in corso, prevedendo però che i permessi e le concessioni già rilasciati non avessero più scadenza. Non si chiariva, inoltre, che i procedimenti in corso dovessero ritenersi definitivamente chiusi e non solo sospesi. La Cassazione ha ritenuto che la modifica del Parlamento non recepisse completamente la richiesta referendaria e ha dichiarato il sesto quesito ammissibile, rinviandolo alla Corte Costituzionale.
Pubblicità
COSA POTREBBE CAMBIARE - Il referendum è stato promosso da 9 Regioni: Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise. L’Abruzzo, invece, ha fatto dietrofront. Cosa cambierà se Regioni promotrici e i movimenti anti-trivelle vincessero la loro battaglia? Dall’abrogazione referendaria deriverà un vincolo per il legislatore che non potrà rimuovere il divieto di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia e l’obbligo per il ministero dello Sviluppo economico di chiudere definitivamente i procedimenti in corso, finalizzati al rilascio dei permessi e delle concessioni.
VERSO IL REFERENDUM - La sentenza della Consulta sarà ora notificata alla presidenza del consiglio dei ministri. Verrà indicata una data tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi per consentire che si svolga il referendum. Che a quel punto sarà indetto con un decreto del Presidente della Repubblica. Nel frattempo, però, non è da escludersi che il governo tenterà di modificare la norma per evitare che si arrivi alla consultazione popolare. Come è già accaduto. La sentenza della Corte Costituzionale e le relative motivazioni saranno pubblicate entro il 10 febbraio.
LA DELIBERA IN VENETO - Intanto il Consiglio regionale del Veneto ha approvato all’unanimità la proposta dell’Ufficio di presidenza di ricorrere alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione sul caso delle previsioni normative, comprese le autorizzazioni concesse dallo Stato, sulle trivellazioni e la ricerca di pozzi petroliferi o giacimenti di gas naturale. “Voto compatto e unanime” ha detto il presidente Roberto Ciambetti. Sono sei le Regioni promotrici del referendum pronte a sollevare il conflitto di attribuzione con il Parlamento: si tratta di Basilicata, Sardegna, Veneto, Liguria, Puglia e Campania. Lo scopo è anche quello di non abbandonare la battaglia su altri due referendum non dichiarati ammissibili dalla Cassazione, sulle proroghe dei titoli già concessi e sul piano estrazioni.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01 ... i/2388106/
Ambiente & Veleni
La sentenza della Consulta sarà ora notificata alla presidenza del consiglio dei ministri. Verrà indicata una data tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi per consentire che si svolga il referendum. Che a quel punto sarà indetto con un decreto del Presidente della Repubblica. Nel frattempo, però, non è da escludersi che il governo tenterà di modificare la norma per evitare che si arrivi alla consultazione popolare
di Luisiana Gaita | 19 gennaio 2016
Commenti (164)
Gli italiani decideranno con un referendum sulla durata delle attività petrolifere. La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il sesto quesito, quello sulle attività petrolifere entro le 12 miglia marine, che si concentra sull’attuale previsione che i titoli abilitativi già rilasciati debbano essere fatti salvi “per la durata di vita utile del giacimento”. Per i promotori del referendum, infatti, l’emendamento introdotto dal Governo alla Legge di Stabilità permette che i titoli già rilasciati “restino validi in attesa di tempi migliori”. Per conoscere le motivazioni bisognerà attendere ancora (la pubblicazione è prevista per il 10 febbraio), ma di fatto la Consulta segue la strada intrapresa dai giudici della Cassazione.
IL SESTO QUESITO - Lo scorso 8 gennaio, infatti, la Suprema Corte ha trasferito sulla nuova normativa entrata in vigore il 1 gennaio con la Legge di Stabilità il sesto quesito ritenendo che la legge soddisfacesse tutte le altre richieste. Il Parlamento, del resto, aveva accettato di modificare la norma del codice dell’ambiente che consentiva la conclusione dei procedimenti in corso, prevedendo però che i permessi e le concessioni già rilasciati non avessero più scadenza. Non si chiariva, inoltre, che i procedimenti in corso dovessero ritenersi definitivamente chiusi e non solo sospesi. La Cassazione ha ritenuto che la modifica del Parlamento non recepisse completamente la richiesta referendaria e ha dichiarato il sesto quesito ammissibile, rinviandolo alla Corte Costituzionale.
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COSA POTREBBE CAMBIARE - Il referendum è stato promosso da 9 Regioni: Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise. L’Abruzzo, invece, ha fatto dietrofront. Cosa cambierà se Regioni promotrici e i movimenti anti-trivelle vincessero la loro battaglia? Dall’abrogazione referendaria deriverà un vincolo per il legislatore che non potrà rimuovere il divieto di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia e l’obbligo per il ministero dello Sviluppo economico di chiudere definitivamente i procedimenti in corso, finalizzati al rilascio dei permessi e delle concessioni.
VERSO IL REFERENDUM - La sentenza della Consulta sarà ora notificata alla presidenza del consiglio dei ministri. Verrà indicata una data tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi per consentire che si svolga il referendum. Che a quel punto sarà indetto con un decreto del Presidente della Repubblica. Nel frattempo, però, non è da escludersi che il governo tenterà di modificare la norma per evitare che si arrivi alla consultazione popolare. Come è già accaduto. La sentenza della Corte Costituzionale e le relative motivazioni saranno pubblicate entro il 10 febbraio.
LA DELIBERA IN VENETO - Intanto il Consiglio regionale del Veneto ha approvato all’unanimità la proposta dell’Ufficio di presidenza di ricorrere alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione sul caso delle previsioni normative, comprese le autorizzazioni concesse dallo Stato, sulle trivellazioni e la ricerca di pozzi petroliferi o giacimenti di gas naturale. “Voto compatto e unanime” ha detto il presidente Roberto Ciambetti. Sono sei le Regioni promotrici del referendum pronte a sollevare il conflitto di attribuzione con il Parlamento: si tratta di Basilicata, Sardegna, Veneto, Liguria, Puglia e Campania. Lo scopo è anche quello di non abbandonare la battaglia su altri due referendum non dichiarati ammissibili dalla Cassazione, sulle proroghe dei titoli già concessi e sul piano estrazioni.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01 ... i/2388106/
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Re: ULTIMISSIME
da L' espresso
Nucleare
Ecco la nuova bomba H che arriverà in Italia
Gli Stati Uniti hanno deciso di imbarcarsi in un programma di ammodernamento delle armi nucleari, che si stima costerà mille miliardi di dollari nei prossimi trenta anni. Il programma riguarderà anche l'Italia: verranno rimpiazzate le settanta bombe atomiche di Aviano e Ghedi
di Stefania Maurizi
20 gennaio 2016
Maurizi
20 gennaio 2016
Ecco la nuova bomba H che arriverà in Italia
E' precisa e devastante. Può penetrare completamente nel suolo per distruggere i tunnel e le costruzioni sotterranee più resistenti. E' la nuova bomba all'idrogeno “B61-12”, l'ordigno con cui gli Stati Uniti rimpiazzeranno le vecchie armi nucleari americane presenti in Europa e quindi anche quelle che si trovano in Italia.
A rivelare che gli Usa hanno testato una “finta” copia della nuova bomba all'idrogeno (o bomba H) B61-12 è stato una settimana fa il New York Times , che ha pubblicato un video della simulazione e l'allarme lanciato dagli esperti, che denunciano come l'ambizioso piano di ammodernamento degli arsenali nucleari americani - di cui la nuova B61-12 è il prodotto - costerà la folle cifra di circa mille miliardi di dollari nei prossimi trenta anni, innescherà una nuova corsa agli armamenti e rischia di sdoganare, per la prima volta dopo Hiroshima e Nagasaki, l'uso delle armi nucleari in combattimento.
filmato
DAL DESERTO ALL'ITALIA
Il test che si vede nel video è stato condotto nel deserto del Nevada, ma non si tratta di un test nucleare: gli Usa non hanno fatto esplodere una B61-12 dotata di carica nucleare, semplicemente perché dal 1992 gli Stati Uniti aderiscono alla moratoria dei test atomici. Ma la “finta” B61-12 usata nella simulazione si rivela molto precisa e in grado di sparire completamente nel sottosuolo, due caratteristiche importanti, perché ad oggi gli ordigni nucleari non sono mai stati concepiti per essere precisi, essendo armi di distruzione di massa costruite per sterminare intere popolazioni, e la capacità di penetrare in profondità nel sottosuolo è una delle ossessioni del Pentagono, che dall'Iraq, all'Iran alla Corea del Nord, è alla ricerca di sistemi efficaci per distruggere i bunker sotterranei dove “gli stati canaglia” nascondono le strutture militari più delicate per proteggerle dai bombardamenti.
E' praticamente certo che la B61-12 arriverà anche in Italia, per sostituire i vecchi ordigni nucleari americani che si trovano nelle basi di Aviano e Ghedi e per andare in dotazione agli F-35, che il nostro Paese ha deciso di acquistare tra mille polemiche . «Dichiarazioni ufficiali [sull'Italia, ndr] non ce ne sono, ma il piano è di mandare le B61-12 negli stessi posti in cui oggi sono schierate le vecchie B61», spiega a l'Espresso Hans Kristensen della “Federation of American Scientists” di Washington, autorità in materia di armi nucleari Usa in Europa e autore di una rigorosa analisi sulla nuova B61-12 .
Due anni fa, Kristensen ha aiutato il nostro giornale a rivelare come l'Italia sia diventata la nazione che schiera il maggior numero di ordigni nucleari Usa presenti sul suolo europeo: settanta bombe del tipo B61-3 e B61-4 su un totale di centottanta armi nucleari .«La nuova B61-12», spiega Kristensen, «avrà la stessa testata della vecchia B61-4: una testata termonucleare con una potenza massima di 50 kiloton».
Se la testata della nuova B61-12 è la stessa delle vecchie B61-4 stoccate in Italia, le caratteristiche del nuovo ordigno, però, sono considerate di grande importanza dai militari. Ad oggi, infatti, distruggere strutture militari nemiche estremamente resistenti e nascoste in profondità nel sottosuolo richiede armi nucleari così potenti che è inimmaginabile pensare di usarle in situazioni di combattimento reale, perché il “danno collaterale” che ne risulterebbe sarebbe così devastante da essere politicamente insostenibile. Se però questo “danno collaterale” si potesse ridurre, mettendo a punto ordigni “piccoli”, precisi e in grado di distruggere le installazioni militari sotterranee, allora la situazione potrebbe cambiare.
E' in questa direzione che sembra andare la nuova bomba B61-12, un ordigno che sarà disponibile in quattro “versioni”: da 0,3 kiloton, ovvero 50 volte meno potente dell'atomica che distrusse Hiroshima (che era di circa 15 kiloton), da 1,5, da 10 e infine da 50 kiloton. «La combinazione di precisione e capacità di penetrazione nel terreno, unita alla possibilità di avere B61-12 di diversa potenza, offre capacità uniche», scrive Kristensen nel suo rapporto tecnico, aggiungendo che, mentre le vecchie armi nucleari capaci di distruggere i bunker sotterranei possono essere sganciate solo dal bombardiere B-2, la nuova bomba B61-12 avrà una caratteristica molto desiderabile per i militari: la flessibilità. L'ordigno sarà compatibile con praticamente tutti i bombardieri nucleari Usa e Nato: dal B-2 all'F-35A, dall'F-16 ai Tornado PA-200.
IL TABU' NUCLEARE IN PERICOLO
Sono tutte queste caratteristiche, secondo Kristensen e secondo anche altri esperti americani di armamenti, a rendere estremamente pericolosa la B61-12: la precisione, la capacità di penetrazione nel sottosuolo, la flessibilità in tema di sistemi di lancio e di distruttività, ne fanno un'arma nucleare non più pensata per essere solo un deterrente, ma costruita per immaginare di poterla usare in situazione di combattimento reale. Un rischio che chiuderebbe un'epoca: dal 1945, infatti, con il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, si è creato un vero e proprio tabù intorno all'uso delle armi nucleari in combattimento e di fatto non sono mai state più usate, nonostante la tentazione di farlo in guerre come il Vietnam o la Corea.
Le reazioni al test della nuova B61-12 non si sono fatte attendere: come racconta il New York Times, la Russia ha subito bollato il test come “irresponsabile” e “apertamente provocatorio”, la Cina non ha gradito e la Corea del Nord ha difeso la sua determinazione a ottenere la bomba H, considerando la “sempre crescente minaccia nucleare” dagli Usa.
STATUS QUO
Ma perché gli Stati Uniti hanno deciso di imbarcarsi in un programma dal costo pazzesco per rinnovare gli armamenti nucleari, considerando che a ventisette anni dalla fine della guerra fredda gli arsenali nucleari sono ancora immensi, con Stati Uniti e Russia che possiedono rispettivamente 7.100 e 7.500 ordigni perfettamente funzionanti? «Perché le B61-3 e B61-4 stanno invecchiando e perché gli Usa hanno deciso di rimpiazzare tutte le B61 con un unico tipo di bomba. Avrebbero potuto semplicemente riadattare le bombe che già esistono, ma hanno deciso di no», spiega Hans Kristensen a l'Espresso, aggiungendo: «La Nato ha deciso che l'attuale policy sulle armi nucleari in Europa è quello che serve, e quindi per rimuoverle avrebbero dovuto cambiare idea sulla presenze di queste bombe in Italia, oppure il governo italiano avrebbe dovuto decidere di terminare l'accordo bilaterale sulle armi nucleari che ha con gli Stati Uniti. Sono tutte scelte fattibili, ma il punto è che nessuno vuole farle in questo momento a causa della Russia e comunque il governo italiano non vuole rimuovere le armi nucleari americane presenti sul suo territorio».
Paolo Cotta Ramusino, segretario generale della più importante e prestigiosa organizzazione internazionale per il disarmo nucleare, le “ Pugwash Conferences ”, ritiene che i nostri militari non siano «particolarmente interessati a queste bombe B61-12, ma il fatto che la Nato ne discuta l'utilizzo dà la possibilità a Lituani, Lettoni, Estonia, Polonia e in genere a tutti i Paesi Nato dello spazio ex sovietico di fare pressioni contro il loro ritiro. Dopo la vicenda della Crimea e dell'Ucraina, l'ostilità verso la Russia e' cresciuta».
Poco dopo la sua elezione, il presidente Obama aveva dichiarato ufficialmente: «Gli Stati Uniti non svilupperanno nuove armi nucleari né cercheranno nuove forme di utilizzo o nuove capacità per le armi nucleari». E invece la B61-12 rischia di innescare una nuova devastante corsa agli armamenti, al punto che anche tra i sostenitori e i funzionari di Obama i dubbi sono molti: «Spendiamo miliardi di dollari per uno “status quo” che non ci rende affatto più sicuri», ha dichiarato al New York Times l'ex sottosegretario di Stato al controllo degli armamenti, Ellen O. Tauscher, nominata proprio da Barack Obama, raccontando la frustrazione di molti che avevano sperato nella nuova amministrazione per un drastico taglio degli arsenali.
Nucleare
Ecco la nuova bomba H che arriverà in Italia
Gli Stati Uniti hanno deciso di imbarcarsi in un programma di ammodernamento delle armi nucleari, che si stima costerà mille miliardi di dollari nei prossimi trenta anni. Il programma riguarderà anche l'Italia: verranno rimpiazzate le settanta bombe atomiche di Aviano e Ghedi
di Stefania Maurizi
20 gennaio 2016
Maurizi
20 gennaio 2016
Ecco la nuova bomba H che arriverà in Italia
E' precisa e devastante. Può penetrare completamente nel suolo per distruggere i tunnel e le costruzioni sotterranee più resistenti. E' la nuova bomba all'idrogeno “B61-12”, l'ordigno con cui gli Stati Uniti rimpiazzeranno le vecchie armi nucleari americane presenti in Europa e quindi anche quelle che si trovano in Italia.
A rivelare che gli Usa hanno testato una “finta” copia della nuova bomba all'idrogeno (o bomba H) B61-12 è stato una settimana fa il New York Times , che ha pubblicato un video della simulazione e l'allarme lanciato dagli esperti, che denunciano come l'ambizioso piano di ammodernamento degli arsenali nucleari americani - di cui la nuova B61-12 è il prodotto - costerà la folle cifra di circa mille miliardi di dollari nei prossimi trenta anni, innescherà una nuova corsa agli armamenti e rischia di sdoganare, per la prima volta dopo Hiroshima e Nagasaki, l'uso delle armi nucleari in combattimento.
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DAL DESERTO ALL'ITALIA
Il test che si vede nel video è stato condotto nel deserto del Nevada, ma non si tratta di un test nucleare: gli Usa non hanno fatto esplodere una B61-12 dotata di carica nucleare, semplicemente perché dal 1992 gli Stati Uniti aderiscono alla moratoria dei test atomici. Ma la “finta” B61-12 usata nella simulazione si rivela molto precisa e in grado di sparire completamente nel sottosuolo, due caratteristiche importanti, perché ad oggi gli ordigni nucleari non sono mai stati concepiti per essere precisi, essendo armi di distruzione di massa costruite per sterminare intere popolazioni, e la capacità di penetrare in profondità nel sottosuolo è una delle ossessioni del Pentagono, che dall'Iraq, all'Iran alla Corea del Nord, è alla ricerca di sistemi efficaci per distruggere i bunker sotterranei dove “gli stati canaglia” nascondono le strutture militari più delicate per proteggerle dai bombardamenti.
E' praticamente certo che la B61-12 arriverà anche in Italia, per sostituire i vecchi ordigni nucleari americani che si trovano nelle basi di Aviano e Ghedi e per andare in dotazione agli F-35, che il nostro Paese ha deciso di acquistare tra mille polemiche . «Dichiarazioni ufficiali [sull'Italia, ndr] non ce ne sono, ma il piano è di mandare le B61-12 negli stessi posti in cui oggi sono schierate le vecchie B61», spiega a l'Espresso Hans Kristensen della “Federation of American Scientists” di Washington, autorità in materia di armi nucleari Usa in Europa e autore di una rigorosa analisi sulla nuova B61-12 .
Due anni fa, Kristensen ha aiutato il nostro giornale a rivelare come l'Italia sia diventata la nazione che schiera il maggior numero di ordigni nucleari Usa presenti sul suolo europeo: settanta bombe del tipo B61-3 e B61-4 su un totale di centottanta armi nucleari .«La nuova B61-12», spiega Kristensen, «avrà la stessa testata della vecchia B61-4: una testata termonucleare con una potenza massima di 50 kiloton».
Se la testata della nuova B61-12 è la stessa delle vecchie B61-4 stoccate in Italia, le caratteristiche del nuovo ordigno, però, sono considerate di grande importanza dai militari. Ad oggi, infatti, distruggere strutture militari nemiche estremamente resistenti e nascoste in profondità nel sottosuolo richiede armi nucleari così potenti che è inimmaginabile pensare di usarle in situazioni di combattimento reale, perché il “danno collaterale” che ne risulterebbe sarebbe così devastante da essere politicamente insostenibile. Se però questo “danno collaterale” si potesse ridurre, mettendo a punto ordigni “piccoli”, precisi e in grado di distruggere le installazioni militari sotterranee, allora la situazione potrebbe cambiare.
E' in questa direzione che sembra andare la nuova bomba B61-12, un ordigno che sarà disponibile in quattro “versioni”: da 0,3 kiloton, ovvero 50 volte meno potente dell'atomica che distrusse Hiroshima (che era di circa 15 kiloton), da 1,5, da 10 e infine da 50 kiloton. «La combinazione di precisione e capacità di penetrazione nel terreno, unita alla possibilità di avere B61-12 di diversa potenza, offre capacità uniche», scrive Kristensen nel suo rapporto tecnico, aggiungendo che, mentre le vecchie armi nucleari capaci di distruggere i bunker sotterranei possono essere sganciate solo dal bombardiere B-2, la nuova bomba B61-12 avrà una caratteristica molto desiderabile per i militari: la flessibilità. L'ordigno sarà compatibile con praticamente tutti i bombardieri nucleari Usa e Nato: dal B-2 all'F-35A, dall'F-16 ai Tornado PA-200.
IL TABU' NUCLEARE IN PERICOLO
Sono tutte queste caratteristiche, secondo Kristensen e secondo anche altri esperti americani di armamenti, a rendere estremamente pericolosa la B61-12: la precisione, la capacità di penetrazione nel sottosuolo, la flessibilità in tema di sistemi di lancio e di distruttività, ne fanno un'arma nucleare non più pensata per essere solo un deterrente, ma costruita per immaginare di poterla usare in situazione di combattimento reale. Un rischio che chiuderebbe un'epoca: dal 1945, infatti, con il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, si è creato un vero e proprio tabù intorno all'uso delle armi nucleari in combattimento e di fatto non sono mai state più usate, nonostante la tentazione di farlo in guerre come il Vietnam o la Corea.
Le reazioni al test della nuova B61-12 non si sono fatte attendere: come racconta il New York Times, la Russia ha subito bollato il test come “irresponsabile” e “apertamente provocatorio”, la Cina non ha gradito e la Corea del Nord ha difeso la sua determinazione a ottenere la bomba H, considerando la “sempre crescente minaccia nucleare” dagli Usa.
STATUS QUO
Ma perché gli Stati Uniti hanno deciso di imbarcarsi in un programma dal costo pazzesco per rinnovare gli armamenti nucleari, considerando che a ventisette anni dalla fine della guerra fredda gli arsenali nucleari sono ancora immensi, con Stati Uniti e Russia che possiedono rispettivamente 7.100 e 7.500 ordigni perfettamente funzionanti? «Perché le B61-3 e B61-4 stanno invecchiando e perché gli Usa hanno deciso di rimpiazzare tutte le B61 con un unico tipo di bomba. Avrebbero potuto semplicemente riadattare le bombe che già esistono, ma hanno deciso di no», spiega Hans Kristensen a l'Espresso, aggiungendo: «La Nato ha deciso che l'attuale policy sulle armi nucleari in Europa è quello che serve, e quindi per rimuoverle avrebbero dovuto cambiare idea sulla presenze di queste bombe in Italia, oppure il governo italiano avrebbe dovuto decidere di terminare l'accordo bilaterale sulle armi nucleari che ha con gli Stati Uniti. Sono tutte scelte fattibili, ma il punto è che nessuno vuole farle in questo momento a causa della Russia e comunque il governo italiano non vuole rimuovere le armi nucleari americane presenti sul suo territorio».
Paolo Cotta Ramusino, segretario generale della più importante e prestigiosa organizzazione internazionale per il disarmo nucleare, le “ Pugwash Conferences ”, ritiene che i nostri militari non siano «particolarmente interessati a queste bombe B61-12, ma il fatto che la Nato ne discuta l'utilizzo dà la possibilità a Lituani, Lettoni, Estonia, Polonia e in genere a tutti i Paesi Nato dello spazio ex sovietico di fare pressioni contro il loro ritiro. Dopo la vicenda della Crimea e dell'Ucraina, l'ostilità verso la Russia e' cresciuta».
Poco dopo la sua elezione, il presidente Obama aveva dichiarato ufficialmente: «Gli Stati Uniti non svilupperanno nuove armi nucleari né cercheranno nuove forme di utilizzo o nuove capacità per le armi nucleari». E invece la B61-12 rischia di innescare una nuova devastante corsa agli armamenti, al punto che anche tra i sostenitori e i funzionari di Obama i dubbi sono molti: «Spendiamo miliardi di dollari per uno “status quo” che non ci rende affatto più sicuri», ha dichiarato al New York Times l'ex sottosegretario di Stato al controllo degli armamenti, Ellen O. Tauscher, nominata proprio da Barack Obama, raccontando la frustrazione di molti che avevano sperato nella nuova amministrazione per un drastico taglio degli arsenali.
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Re: ULTIMISSIME
iospero ha scritto:da L' espresso
Nucleare
Ecco la nuova bomba H che arriverà in Italia
Gli Stati Uniti hanno deciso di imbarcarsi in un programma di ammodernamento delle armi nucleari, che si stima costerà mille miliardi di dollari nei prossimi trenta anni. Il programma riguarderà anche l'Italia: verranno rimpiazzate le settanta bombe atomiche di Aviano e Ghedi
di Stefania Maurizi
20 gennaio 2016
Maurizi
20 gennaio 2016
Ecco la nuova bomba H che arriverà in Italia
E' precisa e devastante. Può penetrare completamente nel suolo per distruggere i tunnel e le costruzioni sotterranee più resistenti. E' la nuova bomba all'idrogeno “B61-12”, l'ordigno con cui gli Stati Uniti rimpiazzeranno le vecchie armi nucleari americane presenti in Europa e quindi anche quelle che si trovano in Italia.
A rivelare che gli Usa hanno testato una “finta” copia della nuova bomba all'idrogeno (o bomba H) B61-12 è stato una settimana fa il New York Times , che ha pubblicato un video della simulazione e l'allarme lanciato dagli esperti, che denunciano come l'ambizioso piano di ammodernamento degli arsenali nucleari americani - di cui la nuova B61-12 è il prodotto - costerà la folle cifra di circa mille miliardi di dollari nei prossimi trenta anni, innescherà una nuova corsa agli armamenti e rischia di sdoganare, per la prima volta dopo Hiroshima e Nagasaki, l'uso delle armi nucleari in combattimento.
filmato
DAL DESERTO ALL'ITALIA
Il test che si vede nel video è stato condotto nel deserto del Nevada, ma non si tratta di un test nucleare: gli Usa non hanno fatto esplodere una B61-12 dotata di carica nucleare, semplicemente perché dal 1992 gli Stati Uniti aderiscono alla moratoria dei test atomici. Ma la “finta” B61-12 usata nella simulazione si rivela molto precisa e in grado di sparire completamente nel sottosuolo, due caratteristiche importanti, perché ad oggi gli ordigni nucleari non sono mai stati concepiti per essere precisi, essendo armi di distruzione di massa costruite per sterminare intere popolazioni, e la capacità di penetrare in profondità nel sottosuolo è una delle ossessioni del Pentagono, che dall'Iraq, all'Iran alla Corea del Nord, è alla ricerca di sistemi efficaci per distruggere i bunker sotterranei dove “gli stati canaglia” nascondono le strutture militari più delicate per proteggerle dai bombardamenti.
E' praticamente certo che la B61-12 arriverà anche in Italia, per sostituire i vecchi ordigni nucleari americani che si trovano nelle basi di Aviano e Ghedi e per andare in dotazione agli F-35, che il nostro Paese ha deciso di acquistare tra mille polemiche . «Dichiarazioni ufficiali [sull'Italia, ndr] non ce ne sono, ma il piano è di mandare le B61-12 negli stessi posti in cui oggi sono schierate le vecchie B61», spiega a l'Espresso Hans Kristensen della “Federation of American Scientists” di Washington, autorità in materia di armi nucleari Usa in Europa e autore di una rigorosa analisi sulla nuova B61-12 .
Due anni fa, Kristensen ha aiutato il nostro giornale a rivelare come l'Italia sia diventata la nazione che schiera il maggior numero di ordigni nucleari Usa presenti sul suolo europeo: settanta bombe del tipo B61-3 e B61-4 su un totale di centottanta armi nucleari .«La nuova B61-12», spiega Kristensen, «avrà la stessa testata della vecchia B61-4: una testata termonucleare con una potenza massima di 50 kiloton».
Se la testata della nuova B61-12 è la stessa delle vecchie B61-4 stoccate in Italia, le caratteristiche del nuovo ordigno, però, sono considerate di grande importanza dai militari. Ad oggi, infatti, distruggere strutture militari nemiche estremamente resistenti e nascoste in profondità nel sottosuolo richiede armi nucleari così potenti che è inimmaginabile pensare di usarle in situazioni di combattimento reale, perché il “danno collaterale” che ne risulterebbe sarebbe così devastante da essere politicamente insostenibile. Se però questo “danno collaterale” si potesse ridurre, mettendo a punto ordigni “piccoli”, precisi e in grado di distruggere le installazioni militari sotterranee, allora la situazione potrebbe cambiare.
E' in questa direzione che sembra andare la nuova bomba B61-12, un ordigno che sarà disponibile in quattro “versioni”: da 0,3 kiloton, ovvero 50 volte meno potente dell'atomica che distrusse Hiroshima (che era di circa 15 kiloton), da 1,5, da 10 e infine da 50 kiloton. «La combinazione di precisione e capacità di penetrazione nel terreno, unita alla possibilità di avere B61-12 di diversa potenza, offre capacità uniche», scrive Kristensen nel suo rapporto tecnico, aggiungendo che, mentre le vecchie armi nucleari capaci di distruggere i bunker sotterranei possono essere sganciate solo dal bombardiere B-2, la nuova bomba B61-12 avrà una caratteristica molto desiderabile per i militari: la flessibilità. L'ordigno sarà compatibile con praticamente tutti i bombardieri nucleari Usa e Nato: dal B-2 all'F-35A, dall'F-16 ai Tornado PA-200.
IL TABU' NUCLEARE IN PERICOLO
Sono tutte queste caratteristiche, secondo Kristensen e secondo anche altri esperti americani di armamenti, a rendere estremamente pericolosa la B61-12: la precisione, la capacità di penetrazione nel sottosuolo, la flessibilità in tema di sistemi di lancio e di distruttività, ne fanno un'arma nucleare non più pensata per essere solo un deterrente, ma costruita per immaginare di poterla usare in situazione di combattimento reale. Un rischio che chiuderebbe un'epoca: dal 1945, infatti, con il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, si è creato un vero e proprio tabù intorno all'uso delle armi nucleari in combattimento e di fatto non sono mai state più usate, nonostante la tentazione di farlo in guerre come il Vietnam o la Corea.
Le reazioni al test della nuova B61-12 non si sono fatte attendere: come racconta il New York Times, la Russia ha subito bollato il test come “irresponsabile” e “apertamente provocatorio”, la Cina non ha gradito e la Corea del Nord ha difeso la sua determinazione a ottenere la bomba H, considerando la “sempre crescente minaccia nucleare” dagli Usa.
STATUS QUO
Ma perché gli Stati Uniti hanno deciso di imbarcarsi in un programma dal costo pazzesco per rinnovare gli armamenti nucleari, considerando che a ventisette anni dalla fine della guerra fredda gli arsenali nucleari sono ancora immensi, con Stati Uniti e Russia che possiedono rispettivamente 7.100 e 7.500 ordigni perfettamente funzionanti? «Perché le B61-3 e B61-4 stanno invecchiando e perché gli Usa hanno deciso di rimpiazzare tutte le B61 con un unico tipo di bomba. Avrebbero potuto semplicemente riadattare le bombe che già esistono, ma hanno deciso di no», spiega Hans Kristensen a l'Espresso, aggiungendo: «La Nato ha deciso che l'attuale policy sulle armi nucleari in Europa è quello che serve, e quindi per rimuoverle avrebbero dovuto cambiare idea sulla presenze di queste bombe in Italia, oppure il governo italiano avrebbe dovuto decidere di terminare l'accordo bilaterale sulle armi nucleari che ha con gli Stati Uniti. Sono tutte scelte fattibili, ma il punto è che nessuno vuole farle in questo momento a causa della Russia e comunque il governo italiano non vuole rimuovere le armi nucleari americane presenti sul suo territorio».
Paolo Cotta Ramusino, segretario generale della più importante e prestigiosa organizzazione internazionale per il disarmo nucleare, le “ Pugwash Conferences ”, ritiene che i nostri militari non siano «particolarmente interessati a queste bombe B61-12, ma il fatto che la Nato ne discuta l'utilizzo dà la possibilità a Lituani, Lettoni, Estonia, Polonia e in genere a tutti i Paesi Nato dello spazio ex sovietico di fare pressioni contro il loro ritiro. Dopo la vicenda della Crimea e dell'Ucraina, l'ostilità verso la Russia e' cresciuta».
Poco dopo la sua elezione, il presidente Obama aveva dichiarato ufficialmente: «Gli Stati Uniti non svilupperanno nuove armi nucleari né cercheranno nuove forme di utilizzo o nuove capacità per le armi nucleari». E invece la B61-12 rischia di innescare una nuova devastante corsa agli armamenti, al punto che anche tra i sostenitori e i funzionari di Obama i dubbi sono molti: «Spendiamo miliardi di dollari per uno “status quo” che non ci rende affatto più sicuri», ha dichiarato al New York Times l'ex sottosegretario di Stato al controllo degli armamenti, Ellen O. Tauscher, nominata proprio da Barack Obama, raccontando la frustrazione di molti che avevano sperato nella nuova amministrazione per un drastico taglio degli arsenali.
Qualcuno si chiede:
Ma tu ti senti sicuro se vince Trump, che si porta appresso la valigetta dei comandi nucleari???
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Re: ULTIMISSIME
Sblocca Italia bocciato dalla
Consulta: “Regioni ignorate”
Emiliano: “Notizia bomba”
Sblocca Italia, bocciatura Consulta su cantieri e opere. ‘Regioni non coinvolte’
Dà ragione alla Puglia la sentenza numero 7 depositata oggi con la quale la Corte Costituzionale ha accolto un’istanza presentata dall'allora governatore Nichi Vendola. Tra i provvedimenti bocciati per "scarso coivolgimento", anche le misure urgenti per gli aeroporti di interesse nazionale. Michele Emiliano: "Un'altra notizia bomba dopo l'ok al referendum sulle trivelle"
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Questo governo vuole fare tutto da solo ?
Consulta: “Regioni ignorate”
Emiliano: “Notizia bomba”
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Dà ragione alla Puglia la sentenza numero 7 depositata oggi con la quale la Corte Costituzionale ha accolto un’istanza presentata dall'allora governatore Nichi Vendola. Tra i provvedimenti bocciati per "scarso coivolgimento", anche le misure urgenti per gli aeroporti di interesse nazionale. Michele Emiliano: "Un'altra notizia bomba dopo l'ok al referendum sulle trivelle"
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Questo governo vuole fare tutto da solo ?
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Re: ULTIMISSIME
http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2016/ ... in-cui-si/
Le banche pignorano le case poi gli rimangono in corpo.
Ciao
Paolo11
Le banche pignorano le case poi gli rimangono in corpo.
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Re: ULTIMISSIME
Per fortuna non siamo ancora all'interno della Terza Guerra Mondiale dichiarata.
E' inaccettabile questa sequenza di decessi.
Soprattutto quando si tratta bambini.
Qualcuno mi può mostrare la sua tessera con il numero di obliterazioni di tutte le volte che è tornato su questa Terra???????
Passa già in un battibaleno quando si passa una vita normale.
Figuriamoci a 6 anni.
Ma che senso ha togliere la vita a una bambina di 6 anni????
Quando inizia a scoprire il mondo????
Macerata, madre e figlia di 6 anni uccise a colpi di arma da fuoco
di F. Q. | 13 febbraio 2016
Una donna e la figlia di sei anni sono state uccise a colpi di arma di fuoco in un capannone industriale a Sambucheto in provincia di Macerata. Non è ancora chiaro il contesto in cui sarebbe avvenuta la morte della donna e della figlioletta. Sembra peraltro che lei in passato avesse presentato una denuncia per stalking e che la sua auto fosse stata data alle fiamme. Sul luogo, polizia, carabinieri e 118.
Completamente diversa la ricostruzione fornita dall’agenzia di stampa Ap, che cita fonti di polizia: non si sarebbe trattato di un omicidio, bensì di un omicidio-suicidio, con la 33enne che prima ha sparato alla figlioletta e poi ha rivolto l’arma contro se stessa e si è tolta la vita.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... o/2462380/
E' inaccettabile questa sequenza di decessi.
Soprattutto quando si tratta bambini.
Qualcuno mi può mostrare la sua tessera con il numero di obliterazioni di tutte le volte che è tornato su questa Terra???????
Passa già in un battibaleno quando si passa una vita normale.
Figuriamoci a 6 anni.
Ma che senso ha togliere la vita a una bambina di 6 anni????
Quando inizia a scoprire il mondo????
Macerata, madre e figlia di 6 anni uccise a colpi di arma da fuoco
di F. Q. | 13 febbraio 2016
Una donna e la figlia di sei anni sono state uccise a colpi di arma di fuoco in un capannone industriale a Sambucheto in provincia di Macerata. Non è ancora chiaro il contesto in cui sarebbe avvenuta la morte della donna e della figlioletta. Sembra peraltro che lei in passato avesse presentato una denuncia per stalking e che la sua auto fosse stata data alle fiamme. Sul luogo, polizia, carabinieri e 118.
Completamente diversa la ricostruzione fornita dall’agenzia di stampa Ap, che cita fonti di polizia: non si sarebbe trattato di un omicidio, bensì di un omicidio-suicidio, con la 33enne che prima ha sparato alla figlioletta e poi ha rivolto l’arma contro se stessa e si è tolta la vita.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... o/2462380/
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Re: ULTIMISSIME
Lo annuncia Mentana in un servizio.
L’articolo sarà pubblicato domani sul nuovo numero in edicola
Esclusivo
Noi, i ragazzi dello zoo di Roma
Alla stazione Termini si aggirano pedofili a caccia di minorenni. Piccoli immigrati senza famiglia, costretti a vivere nei cunicoli sottoterra e a prostituirsi per mangiare. Reportage dalle viscere della Capitale
di Floriana Bulfon
18 febbraio 2016
Decine di immigrati minorenni vivono nel sottosuolo o accampati in aree attorno alla stazione Termini, nel cuore di Roma. Sono ragazzini senza famiglia, che rientrano fra i seimila minorenni non accompagnati arrivati in Italia e scomparsi. E per non morire di fame si vendono e sono vittime di pedofili senza scrupoli, uno dei quali, un ingegnere americano arrivato a Roma da Chicago, arrestato nelle scorse settimane.
Il racconto di questi ragazzi, le loro immagini, i cunicoli sporchi e maleodoranti in cui vivono, sono contenuti in un reportage che l'Espresso pubblica nel numero in edicola venerdì 19 e online su Espresso Plus , in cui si mette in evidenza il girone infernale della Capitale. Si scoprono piccoli adolescenti che da un anno vivono sotto un albero, arrotolati in coperte sporche e bucate, che ne fanno fagotti buttati tra i sacchetti della spazzatura, con i topi che ogni notte provano a infilarsi nei loro pantaloni.
ESPRESSO+ LEGGI 'INCHIESTA ESCLUSIVA
Dove vivono questi minorenni è un tappeto di melma, l’odore stordisce. Fathi è uno di loro, abbassa la testa e scende giù nel buco. «Meglio dormire fuori». Abdul risale la scaletta e si stringe nella felpa per il freddo. «Io sto qui, sotto l’albero». La sua vita è in un metro quadrato fatto di un cartone, una coperta marrone e due sacchetti di plastica blu. «Fuori è meglio, perché tira vento e non c’è quella puzza», dice. Ma quella puzza, anche se tira vento, rimane impressa nelle narici. E non se ne vuole andare. Fathi ha 14 anni, vive qui da due anni ed è arrivato da solo da Gharbia, in Egitto. Abdul ne ha 16. Come lui Ibrahim e gli altri. Venti, trenta ragazzini che dormono per terra, rubano, si prostituiscono. Sono gli invisibili.
Il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, interpellato da l'Espresso , annuncia che per salvare questi ragazzini è stata avviata «un’unità di strada sperimentale dedicata proprio ad intercettarne il disagio, monitorando i loro luoghi di ritrovo e stazionamento, informandoli sui servizi di accoglienza ed individuando eventuali soggetti adulti che potrebbero sfruttarli in attività illecite. L’unità sarà attiva all’interno della stazione Termini e nelle aree limitrofe 6 giorni su 7, dalla mattina sino a tarda sera, avvalendosi di educatori e mediatori linguistico culturali esperti nell’approccio a utenti in situazioni di disagio».
Franco Gabrielli: "Ora per i minori stranieri sorveglianza continua"
Il prefetto di Roma vuole mettere in campo le misure per salvare dalla strada e dallo sfruttamento i giovani stranieri non accompagnati. «Con riferimento specifico ai ragazzi che stazionano nell’area di Termini, abbiamo avviato un’unità di strada sperimentale dedicata proprio ad intercettarne il disagio»
Per assonanza viene in mente Christiane F., il suo libro di fine Anni 70, “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, dove “Zoo” è il nome della stazione ferroviaria, luogo di disperazione e di prostituzione per minorenni a caccia di soldi per comprare l’eroina. All'epoca lo stupore fu un sentimento forte almeno quanto la commozione. C’erano i minorenni che si vendevano per procurarsi l'eroina, la droga del disagio nel già opulento Occidente. E c’erano adulti che ne approfittavano per sfruttarli sessualmente.
In un ideale giro d’Europa su rotaia, negli anni Novanta, il testimone passò a Bucarest, alla Romania del dopo Ceausescu. La “Gara de Nord”, la stazione, era il terreno di caccia per pedofili provenienti da ogni dove, richiamati dal sesso facile, impunito e a basso costo che offrivano bambini orfani del comunismo e di famiglie che se ne sbarazzavano perché non in grado di mantenerli nella nuova stagione del liberismo spinto dopo quella di un welfare straccione ma pur sempre welfare. Le autorità vedevano e tacevano: non potevano ammettere il precoce fallimento sociale del governo che aveva sostituito la dittatura.
Fu grazie a Miloud Oukili, un clown franco-algerino capitato per caso in Romania, che lo scandalo venne alla luce. Letteralmente. Scoprì che quegli adolescenti, talvolta persino bambini, maschi e femmine, vivevano nelle fogne della capitale. Si vendevano per non morire di fame, e poi dalle botole attorno alla stazione si inabissavano nelle viscere del sottosuolo.
Intanto questi ragazzi “dannati” di Roma continuano ad avere paura, ad essere oggetto di pedofili e a vivere sotto gli alberi o nel sottosuolo.
L’articolo sarà pubblicato domani sul nuovo numero in edicola
Esclusivo
Noi, i ragazzi dello zoo di Roma
Alla stazione Termini si aggirano pedofili a caccia di minorenni. Piccoli immigrati senza famiglia, costretti a vivere nei cunicoli sottoterra e a prostituirsi per mangiare. Reportage dalle viscere della Capitale
di Floriana Bulfon
18 febbraio 2016
Decine di immigrati minorenni vivono nel sottosuolo o accampati in aree attorno alla stazione Termini, nel cuore di Roma. Sono ragazzini senza famiglia, che rientrano fra i seimila minorenni non accompagnati arrivati in Italia e scomparsi. E per non morire di fame si vendono e sono vittime di pedofili senza scrupoli, uno dei quali, un ingegnere americano arrivato a Roma da Chicago, arrestato nelle scorse settimane.
Il racconto di questi ragazzi, le loro immagini, i cunicoli sporchi e maleodoranti in cui vivono, sono contenuti in un reportage che l'Espresso pubblica nel numero in edicola venerdì 19 e online su Espresso Plus , in cui si mette in evidenza il girone infernale della Capitale. Si scoprono piccoli adolescenti che da un anno vivono sotto un albero, arrotolati in coperte sporche e bucate, che ne fanno fagotti buttati tra i sacchetti della spazzatura, con i topi che ogni notte provano a infilarsi nei loro pantaloni.
ESPRESSO+ LEGGI 'INCHIESTA ESCLUSIVA
Dove vivono questi minorenni è un tappeto di melma, l’odore stordisce. Fathi è uno di loro, abbassa la testa e scende giù nel buco. «Meglio dormire fuori». Abdul risale la scaletta e si stringe nella felpa per il freddo. «Io sto qui, sotto l’albero». La sua vita è in un metro quadrato fatto di un cartone, una coperta marrone e due sacchetti di plastica blu. «Fuori è meglio, perché tira vento e non c’è quella puzza», dice. Ma quella puzza, anche se tira vento, rimane impressa nelle narici. E non se ne vuole andare. Fathi ha 14 anni, vive qui da due anni ed è arrivato da solo da Gharbia, in Egitto. Abdul ne ha 16. Come lui Ibrahim e gli altri. Venti, trenta ragazzini che dormono per terra, rubano, si prostituiscono. Sono gli invisibili.
Il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, interpellato da l'Espresso , annuncia che per salvare questi ragazzini è stata avviata «un’unità di strada sperimentale dedicata proprio ad intercettarne il disagio, monitorando i loro luoghi di ritrovo e stazionamento, informandoli sui servizi di accoglienza ed individuando eventuali soggetti adulti che potrebbero sfruttarli in attività illecite. L’unità sarà attiva all’interno della stazione Termini e nelle aree limitrofe 6 giorni su 7, dalla mattina sino a tarda sera, avvalendosi di educatori e mediatori linguistico culturali esperti nell’approccio a utenti in situazioni di disagio».
Franco Gabrielli: "Ora per i minori stranieri sorveglianza continua"
Il prefetto di Roma vuole mettere in campo le misure per salvare dalla strada e dallo sfruttamento i giovani stranieri non accompagnati. «Con riferimento specifico ai ragazzi che stazionano nell’area di Termini, abbiamo avviato un’unità di strada sperimentale dedicata proprio ad intercettarne il disagio»
Per assonanza viene in mente Christiane F., il suo libro di fine Anni 70, “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, dove “Zoo” è il nome della stazione ferroviaria, luogo di disperazione e di prostituzione per minorenni a caccia di soldi per comprare l’eroina. All'epoca lo stupore fu un sentimento forte almeno quanto la commozione. C’erano i minorenni che si vendevano per procurarsi l'eroina, la droga del disagio nel già opulento Occidente. E c’erano adulti che ne approfittavano per sfruttarli sessualmente.
In un ideale giro d’Europa su rotaia, negli anni Novanta, il testimone passò a Bucarest, alla Romania del dopo Ceausescu. La “Gara de Nord”, la stazione, era il terreno di caccia per pedofili provenienti da ogni dove, richiamati dal sesso facile, impunito e a basso costo che offrivano bambini orfani del comunismo e di famiglie che se ne sbarazzavano perché non in grado di mantenerli nella nuova stagione del liberismo spinto dopo quella di un welfare straccione ma pur sempre welfare. Le autorità vedevano e tacevano: non potevano ammettere il precoce fallimento sociale del governo che aveva sostituito la dittatura.
Fu grazie a Miloud Oukili, un clown franco-algerino capitato per caso in Romania, che lo scandalo venne alla luce. Letteralmente. Scoprì che quegli adolescenti, talvolta persino bambini, maschi e femmine, vivevano nelle fogne della capitale. Si vendevano per non morire di fame, e poi dalle botole attorno alla stazione si inabissavano nelle viscere del sottosuolo.
Intanto questi ragazzi “dannati” di Roma continuano ad avere paura, ad essere oggetto di pedofili e a vivere sotto gli alberi o nel sottosuolo.
Ultima modifica di camillobenso il 19/02/2016, 11:24, modificato 1 volta in totale.
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