Gli Sprechi della Casta continuano imperterriti
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Gli Sprechi della Casta continuano imperterriti
Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Il senato si appresta ad acquistare 23.000 agendine in pelle di vario formato per una spesa complessiva di 1 milione di euro + IVA.
Essendo i senatori 315 ad ognuno toccheranno 73 agendine a testa. Sembra che, ma non è stato confermato, poi i senatori ne faranno regalo ai giornalisti, chi agli amici e parenti, chi ai portaborse.
Tutto a carico di paga le tasse.
A ruota seguirà la Camera per una spesa di 1,2 milioni di euro + IVA.
Questo è quanto si apprende da un'autorevole articolo disponibile sul Il Fatto Quotidiano:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... ri/205961/
un saluto
Il senato si appresta ad acquistare 23.000 agendine in pelle di vario formato per una spesa complessiva di 1 milione di euro + IVA.
Essendo i senatori 315 ad ognuno toccheranno 73 agendine a testa. Sembra che, ma non è stato confermato, poi i senatori ne faranno regalo ai giornalisti, chi agli amici e parenti, chi ai portaborse.
Tutto a carico di paga le tasse.
A ruota seguirà la Camera per una spesa di 1,2 milioni di euro + IVA.
Questo è quanto si apprende da un'autorevole articolo disponibile sul Il Fatto Quotidiano:
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Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: Gli Sprechi della Casta continuano imperterriti
Agendine in pelle utilissime nell'era dello smartphone !!!
ma forse sono in pelle umana e quindi è più per status symbol .
ma forse sono in pelle umana e quindi è più per status symbol .
Re: Gli Sprechi della Casta continuano imperterriti
Monti compra 400 auto blu
di Mauro Munafò
Il bando è stato già emesso dal ministero dell'economia: lo Stato vuole acquistare nuove 'berline' per una spesa di dieci milioni di euro. Indispensabili: in giro ce ne sono già 60 mila (e altre 800 giacciono inutilizzate nei garage)(25 aprile 2012)A quanto pare alla pubblica amministrazione sessantamila vetture ancora non bastano. Non si potrebbe spiegare altrimenti la necessità di comprare quattrocento nuove auto blu alla modica cifra di circa dieci milioni di euro. E poco importa se nel parco auto di proprietà statale ci sono centinaia di vetture inutilizzate.
(25 aprile 2012)
Un bando di gara pubblicato lo scorso gennaio sul sito del Ministero dell'Economia prevede infatti l'acquisto di un massimo di 400 "berline medie" di cilindrata fino a 1.600 cc, per un limite di spesa di poco meno di 10 milioni di euro.
L'annuncio in questione è stato nei giorni scorsi anche oggetto di un'interrogazione parlamentare da parte del deputato dell'Italia dei Valori Antonio Borghesi, che ha chiesto spiegazioni sulla spesa al viceministro dell'economia Vittorio Grilli.
"Chiediamo come sia giustificabile un'asta di questo tipo, quando con provvedimenti successivi è stata prevista la riduzione di vetture: sia con decreti del 2010 entrati in vigore nel 2011, sia con un decreto del 2011 che ha ulteriormente previsto la riduzione dell'uso di auto blu, sia con due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri ", si legge nel testo dell'interrogazione, "Ma come è compatibile una spesa di 10 milioni di euro per acquistare nuove auto blu quando se ne devono dismettere migliaia?".
La spiegazione da parte del governo non è però arrivata, dato che il viceministro si è limitato a illustrare il funzionamento di un bando pubblico e i suoi riferimenti normativi senza spendere una parola sull'opportunità politica di questo investimento in un momento in cui agli italiani sono chiesti importanti sacrifici.
Ma la spesa di dieci milioni di euro per le nuove auto blu risulta ancora più incredibile alla luce di due elementi.
Innanzitutto l'ultimo monitoraggio del Formez sul parco auto della Pubblica Amministrazione, pubblicato lo scorso febbraio ha indicato la presenza di circa 800 vetture non utilizzate, su un numero complessivo di diecimila auto blu (quelle per ministri e alti dirigenti) e altre cinquantamila auto di servizio che costano complessivamente quasi due miliardi di euro l'anno al contribuente. Lo stesso monitoraggio del Formez indicava poi tra i fattori problematici del parco auto statale l'eccessivo numero di vetture di proprietà della pubblica amministrazione. "Il parco auto della PA", si legge nel documento, "risulta ancora eccessivamente sbilanciato sulle auto di proprietà (79%), seguito dal noleggio senza conducente (19%), mentre leasing e comodato sono all'1%". Secondo una stima del Formez a parità di chilometraggio le auto noleggiate garantirebbero infatti un risparmio di spesa tra il 15 e il 18%.
Non è quindi un caso che anche il ministro per la Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi, in un'audizione al Senato dello scorso 25 gennaio, abbia dichiarato l'intenzione di privilegiare in futuro il noleggio a lungo termine per le auto blu. E visto che le promesse non sono retroattive, o forse per un'incredibile coincidenza, il bando per l'acquisto delle vetture è stato pubblicato il 24 gennaio: appena un giorno prima di queste dichiarazioni.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... lu/2179240
di Mauro Munafò
Il bando è stato già emesso dal ministero dell'economia: lo Stato vuole acquistare nuove 'berline' per una spesa di dieci milioni di euro. Indispensabili: in giro ce ne sono già 60 mila (e altre 800 giacciono inutilizzate nei garage)(25 aprile 2012)A quanto pare alla pubblica amministrazione sessantamila vetture ancora non bastano. Non si potrebbe spiegare altrimenti la necessità di comprare quattrocento nuove auto blu alla modica cifra di circa dieci milioni di euro. E poco importa se nel parco auto di proprietà statale ci sono centinaia di vetture inutilizzate.
(25 aprile 2012)
Un bando di gara pubblicato lo scorso gennaio sul sito del Ministero dell'Economia prevede infatti l'acquisto di un massimo di 400 "berline medie" di cilindrata fino a 1.600 cc, per un limite di spesa di poco meno di 10 milioni di euro.
L'annuncio in questione è stato nei giorni scorsi anche oggetto di un'interrogazione parlamentare da parte del deputato dell'Italia dei Valori Antonio Borghesi, che ha chiesto spiegazioni sulla spesa al viceministro dell'economia Vittorio Grilli.
"Chiediamo come sia giustificabile un'asta di questo tipo, quando con provvedimenti successivi è stata prevista la riduzione di vetture: sia con decreti del 2010 entrati in vigore nel 2011, sia con un decreto del 2011 che ha ulteriormente previsto la riduzione dell'uso di auto blu, sia con due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri ", si legge nel testo dell'interrogazione, "Ma come è compatibile una spesa di 10 milioni di euro per acquistare nuove auto blu quando se ne devono dismettere migliaia?".
La spiegazione da parte del governo non è però arrivata, dato che il viceministro si è limitato a illustrare il funzionamento di un bando pubblico e i suoi riferimenti normativi senza spendere una parola sull'opportunità politica di questo investimento in un momento in cui agli italiani sono chiesti importanti sacrifici.
Ma la spesa di dieci milioni di euro per le nuove auto blu risulta ancora più incredibile alla luce di due elementi.
Innanzitutto l'ultimo monitoraggio del Formez sul parco auto della Pubblica Amministrazione, pubblicato lo scorso febbraio ha indicato la presenza di circa 800 vetture non utilizzate, su un numero complessivo di diecimila auto blu (quelle per ministri e alti dirigenti) e altre cinquantamila auto di servizio che costano complessivamente quasi due miliardi di euro l'anno al contribuente. Lo stesso monitoraggio del Formez indicava poi tra i fattori problematici del parco auto statale l'eccessivo numero di vetture di proprietà della pubblica amministrazione. "Il parco auto della PA", si legge nel documento, "risulta ancora eccessivamente sbilanciato sulle auto di proprietà (79%), seguito dal noleggio senza conducente (19%), mentre leasing e comodato sono all'1%". Secondo una stima del Formez a parità di chilometraggio le auto noleggiate garantirebbero infatti un risparmio di spesa tra il 15 e il 18%.
Non è quindi un caso che anche il ministro per la Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi, in un'audizione al Senato dello scorso 25 gennaio, abbia dichiarato l'intenzione di privilegiare in futuro il noleggio a lungo termine per le auto blu. E visto che le promesse non sono retroattive, o forse per un'incredibile coincidenza, il bando per l'acquisto delle vetture è stato pubblicato il 24 gennaio: appena un giorno prima di queste dichiarazioni.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... lu/2179240
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Re: Gli Sprechi della Casta continuano imperterriti
Ma Catricalà non aveva detto che quando sono arrivati loro le casse erano vuote?
E adesso sprecano i soldi in questo modo?
E adesso sprecano i soldi in questo modo?
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Re: Gli Sprechi della Casta continuano imperterriti
E per fortuna Monti è un cattolico, con un governo di cattolici e sostenuto in Parlamento in prevalenza da cattolici.............le 400 auto blu si e gli handiccappati...... no?
Cristo si è proprio fermato ad Empoli.
Governo boccia il fondo "dopo di noi"
per i disabili. "Tutto grava sulle famiglie"
Il sottosegretario alle Politiche sociali Cecilia Guerra ha dato parere negativo a "dopo di noi", l'accantonamento di 150 milioni per strutture di accoglienza da utilizzare per i portatori di handicap rimasti senza genitori o senza tutele. Così l'assistenza rimane sulle spalle dei parenti
Cristo si è proprio fermato ad Empoli.
Governo boccia il fondo "dopo di noi"
per i disabili. "Tutto grava sulle famiglie"
Il sottosegretario alle Politiche sociali Cecilia Guerra ha dato parere negativo a "dopo di noi", l'accantonamento di 150 milioni per strutture di accoglienza da utilizzare per i portatori di handicap rimasti senza genitori o senza tutele. Così l'assistenza rimane sulle spalle dei parenti
le auto blu
Il tg di canale 5 lo ha messo nei titoli della sigla , La7 non ne ha fatto neanche menzione.
sarebbe opportuna una precisazione ( e una retromarcia immediata ) da parte del governo.
sarebbe opportuna una precisazione ( e una retromarcia immediata ) da parte del governo.
Re: Gli Sprechi della Casta continuano imperterriti
I COSTI DELLA POLITICA
Privilegi, sprechi e bilanci colabrodo
Tutte le (folli) spese delle Regioni
Uscite lievitate del 75% in 10 anni. In nome dell’«autonomia»
«Ben 454 mila euro per la Zelkova!». Letta la notizia, i siciliani hanno pensato: «Deve essere una slava del giro delle Olgettine». Macché: è una pianta rara che la Regione vuol tutelare iniziando con l’assumere («appurata l’esiguità di personale in organico»: sic) un consulente da 150 mila euro. Fulgido esempio di come le Regioni, in nome dell’autonomia, siano spesso sorde agli appelli a stringere la cinghia. Scrive Raffaele Lombardo sul suo blog che quella varata giorni fa «è una finanziaria di straordinario rigore». Sarà... Ma certo gli stessi giornali isolani denunciano da settimane come l’andazzo sia sempre lo stesso.
Ed ecco la decisione di salvare il Cefop (uno dei carrozzoni della «formazione professionale» che da decenni ingoiano da 250 a 400 milioni l’anno dando lavoro a circa ottomila formatori pari al 46% del totale nazionale) seguendo il modello Alitalia con la creazione d’una «bad company» su cui caricare i debiti pari a 82 milioni per dare vita a una nuova società «vergine » da sfamare subito con altri 29 milioni e mezzo. Ecco la scelta di chiedere al governo di usare 269 milioni di fondi Fas (destinati alle aree sottosviluppate) per tappare una parte della voragine sanitaria. Ecco l’idea di accendere un nuovo mutuo da 500 milioni. Ecco la delibera che autorizza i Comuni, nel caso siano in grado di farsene carico (aria fritta elettorale: le casse comunali sono vuote) ad assumere 22 mila precari in deroga ai divieti nazionali. E via così.
Fino alle storie più stupefacenti, come quella di Zorro, il vecchio cavallo donato dal governatore a Villa delle Ginestre, dove curano i pazienti con lesioni spinali, perché sia usato per l’ippoterapia e messo a pensione a 2.335 euro al mese (il doppio di quanto costa il trattamento di un purosangue compresa la fisioterapia in piscina…) senza che ancora sia stata comprata, per i malati, manco la sella. Passi lo Stretto risalendo verso nord e leggi sul Corriere di Calabria che Pietro Giamborino, dopo una sola legislatura da consigliere regionale, è appena andato in pensione a 55 anni (rinunciando al 5% del vitalizio), dopo che milioni di italiani hanno visto allontanarsi il giorno dell’agognato ritiro dal lavoro fino a 67 anni. O che per le «spese di rappresentanza» del presidente dell’assemblea regionale Francesco Talarico sono stati stanziati per il 2012 la bellezza di 185 mila euro. Più del doppio di quanto costò ai tedeschi nel 2006, sotto quella voce, il presidente della Repubblica Horst Köhler.
Risali ancora verso nord e scopri che la maggioranza di destra che governa la Campania si è appena liberata dell’ingombro di dover trovare i soldi prima di fare una legge. C’erano voluti 9 anni per mettere dei vincoli seri. Nel 2002, ai tempi del primo Bassolino, era stata fatta una norma che imponeva di verificare, prima di ogni atto, la copertura finanziaria. Ma non era mai diventata operativa. Finalmente, nel marzo 2011, era stata votata l’istituzione presso la giunta regionale di un ufficio delegato a controllare la copertura finanziaria delle proposte arrivate in Consiglio. L’unico argine possibile ai deliri clientelari ed elettoralistici. Giorni fa, a dispetto della crisi e dei moniti del governo, ecco la retromarcia: grazie al voto di 24 consiglieri, le proposte di legge regionale non dovranno più avere il «visto di conformità» della struttura dedicata a fare le verifiche finanziarie. Per avviare l’iter di una legge, magari spendacciona, basterà una «relazione tecnica » degli «uffici della giunta regionale competenti in materia di finanze e bilancio». Tutta un’altra faccenda.
Gli autori del blitz? Gli stessi sostenitori, come dicevamo, del governatore Stefano Caldoro che proprio su quel filtro abolito contava per arginare gli incontenibili rivoli di spesa. Caldoro, preoccupato per i conti, è passato al contrattacco con la proposta di introdurre anche nello statuto regionale il principio del pareggio di bilancio appena entrato nella Costituzione. Ce la farà? Mah… Assomiglia tanto a una lotta contro i mulini a vento.
«Autonomia!», insorgono in coro i governatori tutte le volte che lo Stato centrale prova a sfiorare le loro prerogative. E sulla Consulta piovono valanghe di cause, quasi sempre coronate da successo. Ricorsi contro il limite di cilindrata delle auto blu. Contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Contro i pedaggi sulle strade dell’Anas. Contro l’Imu. Per non dire delle sollevazioni contro i tagli ai Consigli regionali: sono addirittura undici le Regioni che hanno contestato davanti alla Corte Costituzionale l’articolo 14 della manovra dello scorso agosto, l’ultima firmata da Giulio Tremonti, che imporrebbe alle loro assemblee, dalle prossime elezioni, una cura dimagrante di 343 poltrone. Undici. Motivazione? «È assolutamente necessario contrastare l’ondata di provvedimenti indirizzati contro le nostre prerogative», ha spiegato il governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci. Il guaio è che, rivendicando stizzite questa autonomia («tocca semmai a noi tagliare le Province, tocca semmai a noi tagliare le indennità, tocca semmai a noi tagliare le poltrone…») tutte e venti le Regioni si sono trasformate in zone franche, dove la spesa pubblica va alla deriva.
La prova? Fra 2000 e 2009, mentre il Pil pro capite restava fermo per poi addirittura arretrare di cinque punti, le uscite delle Regioni italiane sono lievitate da 119 a 209 miliardi di euro. Ormai rappresentano più di un quarto di tutta la nostra spesa pubblica. La crescita, dice la Cgia di Mestre, è stata del 75,1%: un aumento in termini reali, contata l’inflazione, del 53%. Oltre il doppio del pur astronomico incremento reale (25%) registrato nello stesso periodo dalla spesa pubblica complessiva, passata al netto degli interessi sul debito da 581 a 727 miliardi. Parliamo di 89,7 miliardi «in più» ogni anno, di cui appena la metà, ovvero 45,9 miliardi, addebitabili a quella sanità che rappresenta la voce più problematica dei bilanci regionali. In testa tra gli enti che più hanno accelerato c’è l’Umbria, dove le spese sono salite del 143%, seguono l’Emilia-Romagna (+125%), la Sicilia (+125,7%), la Basilicata (115,2%), il Piemonte (+91,8%) e la Toscana (+84,6%). Fosse aumentata così anche la nostra ricchezza, saremmo a posto. Il diritto (giusto) all’autonomia può giustificare certi bilanci colabrodo? È accettabile che la spesa sanitaria, dal 1978 di competenza regionale, presenti qua e là differenze abissali? O che ogni lombardo sborsi per il personale regionale 21 euro l’anno contro i 70 della Campania, i 173 del Molise o i 353 della Sicilia tanto che se tutte le Regioni si allineassero ai livelli lombardi risparmieremmo 785 milioni l’anno? Possiamo ancora permetterci le cosiddette «leggi mancia» che ad esempio hanno visto il Lazio spendere con 250 delibere a pioggia (tutte finite, dice l’Espresso, nel mirino della Corte dei Conti) qualcosa come 8,6 milioni di euro per iniziative che andavano dalla Rievocazione storica della battaglia di Lepanto a Sermoneta alla Sagra del carciofo di Sezze? Per non dire dei progetti faraonici, delle società miste nate a volte solo per distribuir poltrone, delle megalomanie. Venti Regioni, ventuno sedi di rappresentanza a Bruxelles: solo quella del Veneto è costata 3,6 milioni di euro. Venti Regioni, 157 piccole «ambasciate» all’estero, dagli Stati Uniti alla Tunisia. Venti Regioni, centinaia di sedi e immobili sparsi per tutta Italia.
Spese inenarrabili. Un caso? Denunciano quelli di Sel che oltre alle sedi istituzionali la Regione Lazio dispone di 13 fabbricati a uso residenziale e 367 appartamenti.Malgrado ciò, spende ogni anno 20 milioni per affittare altri immobili. E ha deciso di dare il via a lavori di ampliamento della sede della Pisana, con la costruzione di due nuove palazzine. Costo previsto: dieci milioni. Una spesa indispensabile? Ed era indispensabile, di questi tempi, investire 16,3 milioni di euro come ha fatto il Consiglio regionale del Piemonte per rilevare e ristrutturare la ex sede torinese del Banco di Sicilia? O stanziare 87 milioni per la nuova sede del Consiglio regionale della Puglia, appaltata nello scorso mese di agosto? O spenderne addirittura 570 per la nuova sede della Regione Lombardia, una reggia con tanto di eliporto e di foresteria per il governatore costata 127 mila euro di soli arredamenti?
Sergio Rizzo
Gian Antonio Stella
26 aprile 2012 | 8:54
http://www.corriere.it/politica/12_apri ... 349a.shtml
Quando c'è un cancro si interviene col bisturi. Poi si passa alla terapia.
L'eliminazione delle regioni è secondo me la prima riforma costituzionale da fare. Altro che ridurre qualche centinaio di parlamentari.
Privilegi, sprechi e bilanci colabrodo
Tutte le (folli) spese delle Regioni
Uscite lievitate del 75% in 10 anni. In nome dell’«autonomia»
«Ben 454 mila euro per la Zelkova!». Letta la notizia, i siciliani hanno pensato: «Deve essere una slava del giro delle Olgettine». Macché: è una pianta rara che la Regione vuol tutelare iniziando con l’assumere («appurata l’esiguità di personale in organico»: sic) un consulente da 150 mila euro. Fulgido esempio di come le Regioni, in nome dell’autonomia, siano spesso sorde agli appelli a stringere la cinghia. Scrive Raffaele Lombardo sul suo blog che quella varata giorni fa «è una finanziaria di straordinario rigore». Sarà... Ma certo gli stessi giornali isolani denunciano da settimane come l’andazzo sia sempre lo stesso.
Ed ecco la decisione di salvare il Cefop (uno dei carrozzoni della «formazione professionale» che da decenni ingoiano da 250 a 400 milioni l’anno dando lavoro a circa ottomila formatori pari al 46% del totale nazionale) seguendo il modello Alitalia con la creazione d’una «bad company» su cui caricare i debiti pari a 82 milioni per dare vita a una nuova società «vergine » da sfamare subito con altri 29 milioni e mezzo. Ecco la scelta di chiedere al governo di usare 269 milioni di fondi Fas (destinati alle aree sottosviluppate) per tappare una parte della voragine sanitaria. Ecco l’idea di accendere un nuovo mutuo da 500 milioni. Ecco la delibera che autorizza i Comuni, nel caso siano in grado di farsene carico (aria fritta elettorale: le casse comunali sono vuote) ad assumere 22 mila precari in deroga ai divieti nazionali. E via così.
Fino alle storie più stupefacenti, come quella di Zorro, il vecchio cavallo donato dal governatore a Villa delle Ginestre, dove curano i pazienti con lesioni spinali, perché sia usato per l’ippoterapia e messo a pensione a 2.335 euro al mese (il doppio di quanto costa il trattamento di un purosangue compresa la fisioterapia in piscina…) senza che ancora sia stata comprata, per i malati, manco la sella. Passi lo Stretto risalendo verso nord e leggi sul Corriere di Calabria che Pietro Giamborino, dopo una sola legislatura da consigliere regionale, è appena andato in pensione a 55 anni (rinunciando al 5% del vitalizio), dopo che milioni di italiani hanno visto allontanarsi il giorno dell’agognato ritiro dal lavoro fino a 67 anni. O che per le «spese di rappresentanza» del presidente dell’assemblea regionale Francesco Talarico sono stati stanziati per il 2012 la bellezza di 185 mila euro. Più del doppio di quanto costò ai tedeschi nel 2006, sotto quella voce, il presidente della Repubblica Horst Köhler.
Risali ancora verso nord e scopri che la maggioranza di destra che governa la Campania si è appena liberata dell’ingombro di dover trovare i soldi prima di fare una legge. C’erano voluti 9 anni per mettere dei vincoli seri. Nel 2002, ai tempi del primo Bassolino, era stata fatta una norma che imponeva di verificare, prima di ogni atto, la copertura finanziaria. Ma non era mai diventata operativa. Finalmente, nel marzo 2011, era stata votata l’istituzione presso la giunta regionale di un ufficio delegato a controllare la copertura finanziaria delle proposte arrivate in Consiglio. L’unico argine possibile ai deliri clientelari ed elettoralistici. Giorni fa, a dispetto della crisi e dei moniti del governo, ecco la retromarcia: grazie al voto di 24 consiglieri, le proposte di legge regionale non dovranno più avere il «visto di conformità» della struttura dedicata a fare le verifiche finanziarie. Per avviare l’iter di una legge, magari spendacciona, basterà una «relazione tecnica » degli «uffici della giunta regionale competenti in materia di finanze e bilancio». Tutta un’altra faccenda.
Gli autori del blitz? Gli stessi sostenitori, come dicevamo, del governatore Stefano Caldoro che proprio su quel filtro abolito contava per arginare gli incontenibili rivoli di spesa. Caldoro, preoccupato per i conti, è passato al contrattacco con la proposta di introdurre anche nello statuto regionale il principio del pareggio di bilancio appena entrato nella Costituzione. Ce la farà? Mah… Assomiglia tanto a una lotta contro i mulini a vento.
«Autonomia!», insorgono in coro i governatori tutte le volte che lo Stato centrale prova a sfiorare le loro prerogative. E sulla Consulta piovono valanghe di cause, quasi sempre coronate da successo. Ricorsi contro il limite di cilindrata delle auto blu. Contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Contro i pedaggi sulle strade dell’Anas. Contro l’Imu. Per non dire delle sollevazioni contro i tagli ai Consigli regionali: sono addirittura undici le Regioni che hanno contestato davanti alla Corte Costituzionale l’articolo 14 della manovra dello scorso agosto, l’ultima firmata da Giulio Tremonti, che imporrebbe alle loro assemblee, dalle prossime elezioni, una cura dimagrante di 343 poltrone. Undici. Motivazione? «È assolutamente necessario contrastare l’ondata di provvedimenti indirizzati contro le nostre prerogative», ha spiegato il governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci. Il guaio è che, rivendicando stizzite questa autonomia («tocca semmai a noi tagliare le Province, tocca semmai a noi tagliare le indennità, tocca semmai a noi tagliare le poltrone…») tutte e venti le Regioni si sono trasformate in zone franche, dove la spesa pubblica va alla deriva.
La prova? Fra 2000 e 2009, mentre il Pil pro capite restava fermo per poi addirittura arretrare di cinque punti, le uscite delle Regioni italiane sono lievitate da 119 a 209 miliardi di euro. Ormai rappresentano più di un quarto di tutta la nostra spesa pubblica. La crescita, dice la Cgia di Mestre, è stata del 75,1%: un aumento in termini reali, contata l’inflazione, del 53%. Oltre il doppio del pur astronomico incremento reale (25%) registrato nello stesso periodo dalla spesa pubblica complessiva, passata al netto degli interessi sul debito da 581 a 727 miliardi. Parliamo di 89,7 miliardi «in più» ogni anno, di cui appena la metà, ovvero 45,9 miliardi, addebitabili a quella sanità che rappresenta la voce più problematica dei bilanci regionali. In testa tra gli enti che più hanno accelerato c’è l’Umbria, dove le spese sono salite del 143%, seguono l’Emilia-Romagna (+125%), la Sicilia (+125,7%), la Basilicata (115,2%), il Piemonte (+91,8%) e la Toscana (+84,6%). Fosse aumentata così anche la nostra ricchezza, saremmo a posto. Il diritto (giusto) all’autonomia può giustificare certi bilanci colabrodo? È accettabile che la spesa sanitaria, dal 1978 di competenza regionale, presenti qua e là differenze abissali? O che ogni lombardo sborsi per il personale regionale 21 euro l’anno contro i 70 della Campania, i 173 del Molise o i 353 della Sicilia tanto che se tutte le Regioni si allineassero ai livelli lombardi risparmieremmo 785 milioni l’anno? Possiamo ancora permetterci le cosiddette «leggi mancia» che ad esempio hanno visto il Lazio spendere con 250 delibere a pioggia (tutte finite, dice l’Espresso, nel mirino della Corte dei Conti) qualcosa come 8,6 milioni di euro per iniziative che andavano dalla Rievocazione storica della battaglia di Lepanto a Sermoneta alla Sagra del carciofo di Sezze? Per non dire dei progetti faraonici, delle società miste nate a volte solo per distribuir poltrone, delle megalomanie. Venti Regioni, ventuno sedi di rappresentanza a Bruxelles: solo quella del Veneto è costata 3,6 milioni di euro. Venti Regioni, 157 piccole «ambasciate» all’estero, dagli Stati Uniti alla Tunisia. Venti Regioni, centinaia di sedi e immobili sparsi per tutta Italia.
Spese inenarrabili. Un caso? Denunciano quelli di Sel che oltre alle sedi istituzionali la Regione Lazio dispone di 13 fabbricati a uso residenziale e 367 appartamenti.Malgrado ciò, spende ogni anno 20 milioni per affittare altri immobili. E ha deciso di dare il via a lavori di ampliamento della sede della Pisana, con la costruzione di due nuove palazzine. Costo previsto: dieci milioni. Una spesa indispensabile? Ed era indispensabile, di questi tempi, investire 16,3 milioni di euro come ha fatto il Consiglio regionale del Piemonte per rilevare e ristrutturare la ex sede torinese del Banco di Sicilia? O stanziare 87 milioni per la nuova sede del Consiglio regionale della Puglia, appaltata nello scorso mese di agosto? O spenderne addirittura 570 per la nuova sede della Regione Lombardia, una reggia con tanto di eliporto e di foresteria per il governatore costata 127 mila euro di soli arredamenti?
Sergio Rizzo
Gian Antonio Stella
26 aprile 2012 | 8:54
http://www.corriere.it/politica/12_apri ... 349a.shtml
Quando c'è un cancro si interviene col bisturi. Poi si passa alla terapia.
L'eliminazione delle regioni è secondo me la prima riforma costituzionale da fare. Altro che ridurre qualche centinaio di parlamentari.
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Re: Gli Sprechi della Casta continuano imperterriti
Per me dovrebbero esistere soli i Comuni (sbaglio o Rosbespierre e Marat pensassero solo a questi?)
Niente Provincie e niente Regioni.
Sono solo forme parassitarie.
Riduciamo il costo della politica, ma non con i bisturi ma con l'Accetta.
Avete visto quanto hanno impiegato in parlamento ad introdurre "il pareggio di bilancio in Costituzione?"
Perchè non hanno fatto lo stesso con le Provincie?
Via, via questa classe politica dal parlamento .... tutti nessuno escluso!
Augh
Niente Provincie e niente Regioni.
Sono solo forme parassitarie.
Riduciamo il costo della politica, ma non con i bisturi ma con l'Accetta.
Avete visto quanto hanno impiegato in parlamento ad introdurre "il pareggio di bilancio in Costituzione?"
Perchè non hanno fatto lo stesso con le Provincie?
Via, via questa classe politica dal parlamento .... tutti nessuno escluso!
Augh
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
Re: Gli Sprechi della Casta continuano imperterriti
Quoto.Joblack ha scritto:Per me dovrebbero esistere soli i Comuni (sbaglio o Rosbespierre e Marat pensassero solo a questi?)
Niente Provincie e niente Regioni.
Sono solo forme parassitarie.
Riduciamo il costo della politica, ma non con i bisturi ma con l'Accetta.
Avete visto quanto hanno impiegato in parlamento ad introdurre "il pareggio di bilancio in Costituzione?"
Perchè non hanno fatto lo stesso con le Provincie?
Via, via questa classe politica dal parlamento .... tutti nessuno escluso!
Augh
La maggiore funzione delle regioni è quella della gestione del Servizio Sanitario Nazionale.
A parte la contraddizione in termini, di un servizio "nazionale" gestito da 20 istituzioni autonome, non si capisce perché dobbiamo avere 20 assessori ala sanità, che a loro volta "gestiscono" un centinaio di "Aziende" sanitarie, con altrettanti cda, manager e strutture varie "amministrative" (quelli che in termini manageriali si definiscono "overhead" cioé costi che si aggiungono a quelli diretti per l'erogazione delle prestazioni, leggi: medici, paramedici, strutture sanitarie).
La normale conseguenza di ciò è ovviamente una spesa fuori controllo che si racconta di voler rimettere sotto controllo con i "costi standard", meccanismo complicatissimo (si pensi a quante voci di costo diverse afferiscono alla sanità) che non vedrà mai la luce.
La cosa più semplice da fare sarebbe quella di dividere la sanità in due settori: rete ospedaliera gestita a livello nazionale; assistenza e prevenzione sul territorio affidata ai comuni. Via Asl, cda, manager ecc.
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Re: Gli Sprechi della Casta continuano imperterriti
Il Ministro La Russa ordina 19 Maserati blindate, mentre i Carabinieri restano a secco.
Non bastavano queste.Ma il nuovo governo deve fare anche lui la sua parte.Ne ordina altre 400 ma di cilindrata 1.6.
Le prime sopra hanno i sedili massaggianti.Se ci fossero state con L'idromassaggio avrebbero comperato pure quelle.
Fra poco un Camper Blu.
Qui bisognerebbe prendere una nave crociera che tenga sui 4000 passeggeri metterli tutti li Dentro, e poi al largo farla affondare.
L'unico modo per disfarsi tu tutta quella........
Ciao
Paolo11
Non bastavano queste.Ma il nuovo governo deve fare anche lui la sua parte.Ne ordina altre 400 ma di cilindrata 1.6.
Le prime sopra hanno i sedili massaggianti.Se ci fossero state con L'idromassaggio avrebbero comperato pure quelle.
Fra poco un Camper Blu.
Qui bisognerebbe prendere una nave crociera che tenga sui 4000 passeggeri metterli tutti li Dentro, e poi al largo farla affondare.
L'unico modo per disfarsi tu tutta quella........
Ciao
Paolo11
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