La crisi e le mafie
La crisi e le mafie
L'EVENTO
Saviano e il "romanzo della crisi"
"Governo faccia di più contro capitali mafiosi"
Due ore di intervento dello scrittore davanti a centinaia di persone dentro e fuori l'Arena del Sole: standing ovation prima del monologo. Con Favino cita passi di un libro sulla crisi del '29 e avverte: "La storia si ripete, la Grecia se la stanno mangiando le mafie del mondo". L'Italia può giocare un ruolo importante: "Nessuno ha il nostro know how per capire e contrastare le organizzazioni criminali: è un bene che possiamo esportare"
di LAURA PERTICI
BOLOGNA - Il romanzo della crisi è un romanzo criminale. Roberto Saviano spinge lo sguardo indietro per riuscire poi a piazzare l'affondo nel presente. "Il governo faccia di più contro i capitali mafiosi". Si deve. Si può. E' la premessa per ricominciare. Questo il suo messaggio postato dalla Repubblica delle idee, l'appello che chiude due ore passate in teatro, 800 persone dentro e una moltitudine rimasta fuori dall'Arena del Sole, via Indipendenza, Bologna, città decisa a ragionare sul futuro dell'Italia con una passione che trabocca da ogni evento per tutta la giornata, invadendo le strade arroventate.
IL VIDEO INTEGRALE http://video.repubblica.it/dossier/repu ... 8630/97012
Così, quando alle 21 Saviano si affaccia sul palco, la sala è già carica. Ed è subito standing ovation, addirittura prima che lui cominci a parlare. Tutti in piedi per un applauso pieno e avvolgente, lungo. Energia pura con la quale avviare il motore. "E' complesso quello che ho scelto di spiegare, il romanzo della crisi. Ma posso farlo perché ho pensato di raccontarvi delle storie". Torniamo allora al 1929, l'anno che fa più paura. Torniamo ad una mattina nebbiosa di New York, quella di giovedì 24 ottobre. "Un vecchio giornalista come Ugo Pettenghi, maestro di generazioni di cronisti, ha descritto quella giornata in un libro - "La grande crisi del 29, una storia che si ripete", ndr - e fu davvero un giovedì nero, nel quale vennero venduti 12 milioni di azioni". Le conseguenze, il panico che ne seguì, li lascia a Pierfrancesco Favino, uno dei compagni dell'ultima avventura televisiva, "Quello che (non) ho". Picchio arriva dopo venti minuti e sino alla fine accompagna Saviano con discrezione. Leggendo Pettenghi nella contabilità dei suicidi veri o presunti, delle vittime inconsapevoli e di quelle ignorate, nel caos generale di allora. "Insomma - riprende Saviano - a un certo punto il charleston finì. E dall'America si passò alla Germania, con 6 milioni di disoccupati. All'Italia di Mussolini".
Chi non si fece sorprendere? Le organizzazioni criminali. "Al Capone si mette a finanziare le mense per i poveri, dà stipendi più alti degli altri, diffonde il gioco d'azzardo, entra nel sistema e lo trasforma". Oggi la storia si ripete. "Perché la Grecia se la stanno mangiando le mafie del mondo, i cartelli criminali che comprendono Cosa Nostra e 'Ndrangheta. Loro acquistano tutto, dalle villette alle aziende che producono olio. Le pagano niente e immettono nel sistema finanziario 'pulito' una gran liquidità". Quindi "tutto si sta inquinando anche oggi, i capitali criminali sono sempre pronti e viaggiano nella finanza con grandissima rapidità. Anche perché in tempi di crisi le organizzazioni garantiscono ordine, stabilità", aggrappate come sono a regole ferree e riti ancestrali. Economicamente blindate, grazie alla droga.
"Guardare al passato - conclude Saviano - può essere fondamentale per sopportare il sacrificio di questi tempi. Io non so offrire consigli ma l'officina di Bologna mi dà coraggio e mi permette di essere imprudente". Cinque minuti, gli ultimi, bastano dunque per tirare le fila. E dire quel che bisogna dire d'un fiato, con un'urgenza che spinge tutto fuori. "Questo governo deve mettere mano a nuovi strumenti per aggredire i capitali criminali. Nessuno ha un know how come il nostro, una tale capacità di capire la mafia e contrastarla, costruita sul dolore e sulla sofferenza. E' un bene che possiamo esportare e ha fatto male fino ad ora questo governo a non sentire la priorità di avviare dei processi per bloccare i capitali mafiosi". Fine, applauso, autografi, flash. Nella testa rimangono le idee per il futuro. Che, sarà perché è scesa la notte, sembra essere già qui. Ora.
http://www.repubblica.it/speciali/repub ... -37361300/
Saviano e il "romanzo della crisi"
"Governo faccia di più contro capitali mafiosi"
Due ore di intervento dello scrittore davanti a centinaia di persone dentro e fuori l'Arena del Sole: standing ovation prima del monologo. Con Favino cita passi di un libro sulla crisi del '29 e avverte: "La storia si ripete, la Grecia se la stanno mangiando le mafie del mondo". L'Italia può giocare un ruolo importante: "Nessuno ha il nostro know how per capire e contrastare le organizzazioni criminali: è un bene che possiamo esportare"
di LAURA PERTICI
BOLOGNA - Il romanzo della crisi è un romanzo criminale. Roberto Saviano spinge lo sguardo indietro per riuscire poi a piazzare l'affondo nel presente. "Il governo faccia di più contro i capitali mafiosi". Si deve. Si può. E' la premessa per ricominciare. Questo il suo messaggio postato dalla Repubblica delle idee, l'appello che chiude due ore passate in teatro, 800 persone dentro e una moltitudine rimasta fuori dall'Arena del Sole, via Indipendenza, Bologna, città decisa a ragionare sul futuro dell'Italia con una passione che trabocca da ogni evento per tutta la giornata, invadendo le strade arroventate.
IL VIDEO INTEGRALE http://video.repubblica.it/dossier/repu ... 8630/97012
Così, quando alle 21 Saviano si affaccia sul palco, la sala è già carica. Ed è subito standing ovation, addirittura prima che lui cominci a parlare. Tutti in piedi per un applauso pieno e avvolgente, lungo. Energia pura con la quale avviare il motore. "E' complesso quello che ho scelto di spiegare, il romanzo della crisi. Ma posso farlo perché ho pensato di raccontarvi delle storie". Torniamo allora al 1929, l'anno che fa più paura. Torniamo ad una mattina nebbiosa di New York, quella di giovedì 24 ottobre. "Un vecchio giornalista come Ugo Pettenghi, maestro di generazioni di cronisti, ha descritto quella giornata in un libro - "La grande crisi del 29, una storia che si ripete", ndr - e fu davvero un giovedì nero, nel quale vennero venduti 12 milioni di azioni". Le conseguenze, il panico che ne seguì, li lascia a Pierfrancesco Favino, uno dei compagni dell'ultima avventura televisiva, "Quello che (non) ho". Picchio arriva dopo venti minuti e sino alla fine accompagna Saviano con discrezione. Leggendo Pettenghi nella contabilità dei suicidi veri o presunti, delle vittime inconsapevoli e di quelle ignorate, nel caos generale di allora. "Insomma - riprende Saviano - a un certo punto il charleston finì. E dall'America si passò alla Germania, con 6 milioni di disoccupati. All'Italia di Mussolini".
Chi non si fece sorprendere? Le organizzazioni criminali. "Al Capone si mette a finanziare le mense per i poveri, dà stipendi più alti degli altri, diffonde il gioco d'azzardo, entra nel sistema e lo trasforma". Oggi la storia si ripete. "Perché la Grecia se la stanno mangiando le mafie del mondo, i cartelli criminali che comprendono Cosa Nostra e 'Ndrangheta. Loro acquistano tutto, dalle villette alle aziende che producono olio. Le pagano niente e immettono nel sistema finanziario 'pulito' una gran liquidità". Quindi "tutto si sta inquinando anche oggi, i capitali criminali sono sempre pronti e viaggiano nella finanza con grandissima rapidità. Anche perché in tempi di crisi le organizzazioni garantiscono ordine, stabilità", aggrappate come sono a regole ferree e riti ancestrali. Economicamente blindate, grazie alla droga.
"Guardare al passato - conclude Saviano - può essere fondamentale per sopportare il sacrificio di questi tempi. Io non so offrire consigli ma l'officina di Bologna mi dà coraggio e mi permette di essere imprudente". Cinque minuti, gli ultimi, bastano dunque per tirare le fila. E dire quel che bisogna dire d'un fiato, con un'urgenza che spinge tutto fuori. "Questo governo deve mettere mano a nuovi strumenti per aggredire i capitali criminali. Nessuno ha un know how come il nostro, una tale capacità di capire la mafia e contrastarla, costruita sul dolore e sulla sofferenza. E' un bene che possiamo esportare e ha fatto male fino ad ora questo governo a non sentire la priorità di avviare dei processi per bloccare i capitali mafiosi". Fine, applauso, autografi, flash. Nella testa rimangono le idee per il futuro. Che, sarà perché è scesa la notte, sembra essere già qui. Ora.
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