Ritorna o non e' mai sparita la Lotta di Classe?
Inviato: 29/02/2012, 0:21
Ritorna o non e’ mai sparita la Lotta di Classe?
Lotta di classe
di Alceste Celestini
Chi ha detto che il tempo è denaro? Un filosofo, un banchiere o un orologiaio?
Se ne vanno a rotta di collo le giornate di Marinella e Salvatore, di Nicola e della signorina Patrizia. Le giornate di chi fa dieci lavori tutti precari e ha l'impressione di vivere a mezz'aria, "pisciando in corsa come i ciclisti al Giro d'Italia".
Perché se è vero che il tempo è denaro, il loro tempo dev'essere denaro di qualcun altro.
Vivono tutti in un condominio fuori dal Raccordo Anulare, cinque piani di vite arrangiate fra il centro commerciale e il gigantesco call center. Dietro alle spalle ci stanno i padri, con i loro ricordi di guerra e le loro sicurezze appiccicate alla poltrona, "la perseveranza del mondo contadino dentro allo stupro urbanistico palazzinaro".
E nel presente c'è l'insensatezza di un tempo bloccato, apparecchiato e inutile come la casetta di Barbie. Nelle quattro storie che s'intersecano dentro questo libro se ne raccolgono un'infinità di altre, per raccontare l'energia, la delusione e la rabbia di una generazione, ma anche la fantasia e la passione, la voglia di cambiare.
Di ribellarsi.
Di riposarsi.
Di ricominciare.
"Mi spogliavo e mi sentivo leggera.
Avrei continuato a spogliarmi, se fosse stato possibile. Mi sarei sfilata la pelle come un cappotto e l'avrei appesa a una stampella."
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Credo sia un bell'inizio per cominciare una discussione da molti anni caduta nell'oblio generale.
un salutone
Lotta di classe
di Alceste Celestini
Chi ha detto che il tempo è denaro? Un filosofo, un banchiere o un orologiaio?
Se ne vanno a rotta di collo le giornate di Marinella e Salvatore, di Nicola e della signorina Patrizia. Le giornate di chi fa dieci lavori tutti precari e ha l'impressione di vivere a mezz'aria, "pisciando in corsa come i ciclisti al Giro d'Italia".
Perché se è vero che il tempo è denaro, il loro tempo dev'essere denaro di qualcun altro.
Vivono tutti in un condominio fuori dal Raccordo Anulare, cinque piani di vite arrangiate fra il centro commerciale e il gigantesco call center. Dietro alle spalle ci stanno i padri, con i loro ricordi di guerra e le loro sicurezze appiccicate alla poltrona, "la perseveranza del mondo contadino dentro allo stupro urbanistico palazzinaro".
E nel presente c'è l'insensatezza di un tempo bloccato, apparecchiato e inutile come la casetta di Barbie. Nelle quattro storie che s'intersecano dentro questo libro se ne raccolgono un'infinità di altre, per raccontare l'energia, la delusione e la rabbia di una generazione, ma anche la fantasia e la passione, la voglia di cambiare.
Di ribellarsi.
Di riposarsi.
Di ricominciare.
"Mi spogliavo e mi sentivo leggera.
Avrei continuato a spogliarmi, se fosse stato possibile. Mi sarei sfilata la pelle come un cappotto e l'avrei appesa a una stampella."
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Credo sia un bell'inizio per cominciare una discussione da molti anni caduta nell'oblio generale.
un salutone