Sparala grossa Sam!!!!!
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Sparala grossa Sam!!!!!
Mancano 34 giorni al voto europeo è le sparate stanno lievitando di ora in ora.
Come sempre la povera Europa per i tricolori non c'entra assolutamente niente.
Lo scontro è sempre e soltanto interno alla politica italiana. La posta in gioco è ovviamente alta.
Il tripolarismo ha esordito nel febbraio del 2013. Questo è il primo grande scontro da quella data.
Il Bomba vuole consolidare il suo premierato con un passaggio elettorale indiretto.
Grillo si è piccato di vincere le elezioni ed anche di un sol punto considerare sconfitto il Bomba.
Il Caimano tenta il tutto per tutto per uscire dal Sunset Boulevard imboccato nei mesi scorsi.
1) Il Prof. D'Alimonte ha tenuto a far saper qualche giorno fa che non è corretto considerare un confronto a due ad un eventuale ballottaggio alle politiche tra il Bomba e Grillo, perché in realtà vanno considerate le coalizioni.
Ma non è solo D'Alimonte a ragionare in questo modo. Lo stanno facendo tutti i sondaggisti.
E' un punto di vista discutibile, anche se la casta politica ha una forte propensione ad essere parte attiva delle case di tolleranza.
Qualche mese fa una corrente di pensiero sosteneva che l'NCD era solo l'ennesimo trucco del Caimano per ingrossare le fila. Viaggiare divisi per colpire uniti.
A qualche mese di distanza non mi sembra che questa teoria sia ancora sostenibile.
Tira aria grama nelle due formazioni di Cd, con possibilità di ulteriori scissioni e frantumazioni.
Angelino senza quid mira a risucchiare tutti coloro che intendono lasciare il Caimano.
Le cannonate tra FI e NCD sono all'ordine del giorno.
Pensare che si possano mettere insieme alle prossime elezioni politiche destano grandi perplessità.
Poi rimane sempre l'incognita di cosa potrà ottenere Berlusconi tra 35 giorni. Saprà ancora una volta essere l'artefice di una grande rimonta?
I suoi dicono di sì ma è un pò dubbio.
Se dovesse risultare terzo alle prossime elezioni potrebbero verificarsi ulteriori mutamenti.
2) La guerra de Il Giornale verso Alfano - 1
Alfano bugiardo
Ncd smentisce la lettera dei senatori contro il leader, ma il documento esiste e lo pubblichiamo
Alessandro Sallusti - Dom, 20/04/2014 - 19:54
Alfano dice di non aver ricevuto alcuna lettera di dissenso da parte dei suoi senatori. Strano, visto che nessuno degli interessati ha smentito di averla scritta e noi ne abbiamo copia che oggi pubblichiamo.
Come dire: caro Alfano, il postino suona sempre due volte (e le bugie hanno le gambe corte).
Da traditore a bugiardo, una carriera in ascesa. Mi chiedo quale sarà il prossimo passo dell'uomo senza quid, da ieri anche per i suoi. Leader non ci si inventa né ci si autonomina, si nasce. E lui non lo nacque, per dirla alla Totò.
Piccolezze a parte, quello che sta succedendo dentro Ncd dimostra che il centrodestra o è uno o non c'è. E che piaccia o no, a tutt'oggi o è berlusconiano - così dicono i sondaggi - o è destinato a un ruolo assolutamente marginale sulla scena politica. Se alle europee gli alfaniani supereranno o no la soglia del quattro per cento indispensabile per eleggere parlamentari è solo un problema psicologico, di orgoglio e dignità degli scissionisti. Non certo fatto politico. I moderati di questo Paese, che sono la maggioranza, non saprebbero che farsene di un partitino del cinque o anche sei per cento totalmente irrilevante, al massimo utile a quei ricatti di bassa lega che sono il cancro della politica.
Alfano e amici ci hanno provato per capire se fosse maturo il tempo del post berlusconismo. I fatti dicono di no. Hanno perso comunque, anche nel caso in cui riescano a sopravvivere. I milioni di italiani non di sinistra non sanno che farsene della loro inutile sopravvivenza. Noi abbiamo diritto a lottare per battere il Pd di Renzi nelle urne, non a fargli eventualmente da stampella accontentandoci di briciole, tipo quelle che si buttano ai cani randagi per pietà.
Io non so se siamo ancora in tempo a fermare questa follia autodistruttiva. Riunire le forze è ancora possibile. Non dico per le europee (ormai è andata così), ma nella prospettiva non lontana di tornare a contarsi per il governo del Paese. E Cicchitto, che non è uomo stupido, la smetta col ritornello di «Forza Italia in mano agli estremisti». In Forza Italia non si muove foglia che Berlusconi non voglia.
Di estremo, in questa storia, c'è solo il bluff del bugiardo Alfano.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/1012618.html
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La lettera di Totò e Peppino
http://www.youtube.com/watch?v=SzrEfkjdzgw&hd=1
Caos Ncd, Alfano bugiardo: ecco la lettera dei dissidenti
Il leader nega il documento di protesta, ma Dagospia lo inchioda pubblicandolo. Anche Giovanardi contro il leader: "Non c'è democrazia, contano solo i ministri"
Francesco Cramer - Dom, 20/04/2014 - 15:52
Roma - Poca democrazia, poca autonomia rispetto alla politica del governo, troppa sovraesposizione dei ministri, troppi dubbi sui candidati alle Europee.
Il partito di Alfano è una polveriera e qualcuno sussurra pure di una scissione con la creazione di un gruppo autonomo. Circola pure il nome: «Unione di movimenti popolari». La frustrazione di alcuni pezzi del Nuovo centrodestra viene messa nero su bianco e spedita al leader in persona. Il quale, ovvio, non approva affatto. Formigoni, uno dei firmatari, fa dietrofront e predica unità dicendo che la lettera non doveva finire sui giornali. Ma la frittata è fatta. Alfano cerca di minimizzare ma il j'accuse è una scudisciata ed è paradossale la chiusura del recinto quando i buoi sono scappati. Solo alle 18 di sera di ieri arriva una tardiva smentita: «Non c'è nessuna lettera né alcun malumore nell'Ncd». Invece c'è tanto che il sito Dagospia la mette on line.
La scintilla che provoca l'incendio sono le liste dei candidati alle Europee. Specie quelle del Sud. Candidature che non hanno convinto il coordinatore nazionale del partito, Gaetano Quagliariello, secondo cui si poteva fare decisamente meglio. Quagliariello ha cercato fino all'ultimo di fare pressioni su Alfano sponsorizzando l'uscente Erminia Mazzoni ma non c'è stato verso. Due nomi non vanno proprio giù: il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, appena condannato in primo grado con l'accusa di aver falsificato i bilanci del capoluogo reggino; e il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, indagato nelle scorse settimane per finanziamento illecito nell'ambito dell'inchiesta sui fondi neri di Finmeccanica. Ma non è solo una «questione morale».
È soprattutto una «questione di metodo», come dice al Giornale Carlo Giovanardi. Il senatore, uno dei firmatari della lettera, ammette: «Metodo che diventa sostanza. In un partito democratico le candidature si discutono e poi si approvano. Invece noi non abbiamo riunito alcun organo di partito. Comandano solo i ministri». E ancora: «Non ho aderito a Forza Italia perché non mi piace il partito del un uomo solo al comando e l'ho pure detto all'amico Berlusconi. Ecco, voglio evitare che il Ncd commetta gli stessi errori di FI». Quindi parte la lettera ad Alfano. Una pagina durissima in calce alla quale le firme vanno e vengono: inizialmente si parlava di 17 senatori, poi di 7. Sta di fatto che il malumore serpeggia nell'Ncd. Altra accusa: «Siamo troppo appiattiti su palazzo Chigi». Sempre Giovanardi spiega quello che non va: «D'accordo l'impegno forte al governo; ma dev'essere altrettanto forte l'impegno del partito nei gruppi parlamentari». Giovanardi, cui non fa difetto la chiarezza, riempie il suo ragionamento di contenuti: «Io un inasprimento delle pene sul reato di omofobia non lo voto; idem la depenalizzazione delle droghe o i matrimoni gay; e che dire sulla riforma del lavoro? Su alcune materia economiche dobbiamo alzare la voce. Siamo al governo per fare le riforme ma non possiamo ammainare le nostre bandiere sui temi economici».
Anche il senatore Luigi Compagna arriccia il naso: «Nel partito c'è delusione». E sul Jobs Act sintetizza così: «Siamo il partito di Sacconi, non il partito di Damiano». E spiega: «Dal governo è uscito un testo soddisfacente, ora è stato tutto emendato e addirittura si vuole porre la fiducia. Non si può smontare la legge Fornero e poi rimontarla».
http://www.ilgiornale.it/news/interni/c ... 12611.html
Come sempre la povera Europa per i tricolori non c'entra assolutamente niente.
Lo scontro è sempre e soltanto interno alla politica italiana. La posta in gioco è ovviamente alta.
Il tripolarismo ha esordito nel febbraio del 2013. Questo è il primo grande scontro da quella data.
Il Bomba vuole consolidare il suo premierato con un passaggio elettorale indiretto.
Grillo si è piccato di vincere le elezioni ed anche di un sol punto considerare sconfitto il Bomba.
Il Caimano tenta il tutto per tutto per uscire dal Sunset Boulevard imboccato nei mesi scorsi.
1) Il Prof. D'Alimonte ha tenuto a far saper qualche giorno fa che non è corretto considerare un confronto a due ad un eventuale ballottaggio alle politiche tra il Bomba e Grillo, perché in realtà vanno considerate le coalizioni.
Ma non è solo D'Alimonte a ragionare in questo modo. Lo stanno facendo tutti i sondaggisti.
E' un punto di vista discutibile, anche se la casta politica ha una forte propensione ad essere parte attiva delle case di tolleranza.
Qualche mese fa una corrente di pensiero sosteneva che l'NCD era solo l'ennesimo trucco del Caimano per ingrossare le fila. Viaggiare divisi per colpire uniti.
A qualche mese di distanza non mi sembra che questa teoria sia ancora sostenibile.
Tira aria grama nelle due formazioni di Cd, con possibilità di ulteriori scissioni e frantumazioni.
Angelino senza quid mira a risucchiare tutti coloro che intendono lasciare il Caimano.
Le cannonate tra FI e NCD sono all'ordine del giorno.
Pensare che si possano mettere insieme alle prossime elezioni politiche destano grandi perplessità.
Poi rimane sempre l'incognita di cosa potrà ottenere Berlusconi tra 35 giorni. Saprà ancora una volta essere l'artefice di una grande rimonta?
I suoi dicono di sì ma è un pò dubbio.
Se dovesse risultare terzo alle prossime elezioni potrebbero verificarsi ulteriori mutamenti.
2) La guerra de Il Giornale verso Alfano - 1
Alfano bugiardo
Ncd smentisce la lettera dei senatori contro il leader, ma il documento esiste e lo pubblichiamo
Alessandro Sallusti - Dom, 20/04/2014 - 19:54
Alfano dice di non aver ricevuto alcuna lettera di dissenso da parte dei suoi senatori. Strano, visto che nessuno degli interessati ha smentito di averla scritta e noi ne abbiamo copia che oggi pubblichiamo.
Come dire: caro Alfano, il postino suona sempre due volte (e le bugie hanno le gambe corte).
Da traditore a bugiardo, una carriera in ascesa. Mi chiedo quale sarà il prossimo passo dell'uomo senza quid, da ieri anche per i suoi. Leader non ci si inventa né ci si autonomina, si nasce. E lui non lo nacque, per dirla alla Totò.
Piccolezze a parte, quello che sta succedendo dentro Ncd dimostra che il centrodestra o è uno o non c'è. E che piaccia o no, a tutt'oggi o è berlusconiano - così dicono i sondaggi - o è destinato a un ruolo assolutamente marginale sulla scena politica. Se alle europee gli alfaniani supereranno o no la soglia del quattro per cento indispensabile per eleggere parlamentari è solo un problema psicologico, di orgoglio e dignità degli scissionisti. Non certo fatto politico. I moderati di questo Paese, che sono la maggioranza, non saprebbero che farsene di un partitino del cinque o anche sei per cento totalmente irrilevante, al massimo utile a quei ricatti di bassa lega che sono il cancro della politica.
Alfano e amici ci hanno provato per capire se fosse maturo il tempo del post berlusconismo. I fatti dicono di no. Hanno perso comunque, anche nel caso in cui riescano a sopravvivere. I milioni di italiani non di sinistra non sanno che farsene della loro inutile sopravvivenza. Noi abbiamo diritto a lottare per battere il Pd di Renzi nelle urne, non a fargli eventualmente da stampella accontentandoci di briciole, tipo quelle che si buttano ai cani randagi per pietà.
Io non so se siamo ancora in tempo a fermare questa follia autodistruttiva. Riunire le forze è ancora possibile. Non dico per le europee (ormai è andata così), ma nella prospettiva non lontana di tornare a contarsi per il governo del Paese. E Cicchitto, che non è uomo stupido, la smetta col ritornello di «Forza Italia in mano agli estremisti». In Forza Italia non si muove foglia che Berlusconi non voglia.
Di estremo, in questa storia, c'è solo il bluff del bugiardo Alfano.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/1012618.html
^^^^^^^^
La lettera di Totò e Peppino
http://www.youtube.com/watch?v=SzrEfkjdzgw&hd=1
Caos Ncd, Alfano bugiardo: ecco la lettera dei dissidenti
Il leader nega il documento di protesta, ma Dagospia lo inchioda pubblicandolo. Anche Giovanardi contro il leader: "Non c'è democrazia, contano solo i ministri"
Francesco Cramer - Dom, 20/04/2014 - 15:52
Roma - Poca democrazia, poca autonomia rispetto alla politica del governo, troppa sovraesposizione dei ministri, troppi dubbi sui candidati alle Europee.
Il partito di Alfano è una polveriera e qualcuno sussurra pure di una scissione con la creazione di un gruppo autonomo. Circola pure il nome: «Unione di movimenti popolari». La frustrazione di alcuni pezzi del Nuovo centrodestra viene messa nero su bianco e spedita al leader in persona. Il quale, ovvio, non approva affatto. Formigoni, uno dei firmatari, fa dietrofront e predica unità dicendo che la lettera non doveva finire sui giornali. Ma la frittata è fatta. Alfano cerca di minimizzare ma il j'accuse è una scudisciata ed è paradossale la chiusura del recinto quando i buoi sono scappati. Solo alle 18 di sera di ieri arriva una tardiva smentita: «Non c'è nessuna lettera né alcun malumore nell'Ncd». Invece c'è tanto che il sito Dagospia la mette on line.
La scintilla che provoca l'incendio sono le liste dei candidati alle Europee. Specie quelle del Sud. Candidature che non hanno convinto il coordinatore nazionale del partito, Gaetano Quagliariello, secondo cui si poteva fare decisamente meglio. Quagliariello ha cercato fino all'ultimo di fare pressioni su Alfano sponsorizzando l'uscente Erminia Mazzoni ma non c'è stato verso. Due nomi non vanno proprio giù: il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, appena condannato in primo grado con l'accusa di aver falsificato i bilanci del capoluogo reggino; e il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, indagato nelle scorse settimane per finanziamento illecito nell'ambito dell'inchiesta sui fondi neri di Finmeccanica. Ma non è solo una «questione morale».
È soprattutto una «questione di metodo», come dice al Giornale Carlo Giovanardi. Il senatore, uno dei firmatari della lettera, ammette: «Metodo che diventa sostanza. In un partito democratico le candidature si discutono e poi si approvano. Invece noi non abbiamo riunito alcun organo di partito. Comandano solo i ministri». E ancora: «Non ho aderito a Forza Italia perché non mi piace il partito del un uomo solo al comando e l'ho pure detto all'amico Berlusconi. Ecco, voglio evitare che il Ncd commetta gli stessi errori di FI». Quindi parte la lettera ad Alfano. Una pagina durissima in calce alla quale le firme vanno e vengono: inizialmente si parlava di 17 senatori, poi di 7. Sta di fatto che il malumore serpeggia nell'Ncd. Altra accusa: «Siamo troppo appiattiti su palazzo Chigi». Sempre Giovanardi spiega quello che non va: «D'accordo l'impegno forte al governo; ma dev'essere altrettanto forte l'impegno del partito nei gruppi parlamentari». Giovanardi, cui non fa difetto la chiarezza, riempie il suo ragionamento di contenuti: «Io un inasprimento delle pene sul reato di omofobia non lo voto; idem la depenalizzazione delle droghe o i matrimoni gay; e che dire sulla riforma del lavoro? Su alcune materia economiche dobbiamo alzare la voce. Siamo al governo per fare le riforme ma non possiamo ammainare le nostre bandiere sui temi economici».
Anche il senatore Luigi Compagna arriccia il naso: «Nel partito c'è delusione». E sul Jobs Act sintetizza così: «Siamo il partito di Sacconi, non il partito di Damiano». E spiega: «Dal governo è uscito un testo soddisfacente, ora è stato tutto emendato e addirittura si vuole porre la fiducia. Non si può smontare la legge Fornero e poi rimontarla».
http://www.ilgiornale.it/news/interni/c ... 12611.html
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Re: Sparala grossa Sam!!!!!
3) Bubusettete (Crozza) - 1
Il grande piazzista é sempre all'opera. Molto probabilmente oggi FI è scesa intorno a 7 milioni di elettori. Se come sostiene Silvietto, ogni testa di legno convince un indeciso, lui fa di nuovo il pieno senza fare tanta fatica.
Berlusconi e il precetto pasquale:«Convincete almeno un indeciso»
Su Twitter e Facebook il leader di Forza Italia invita i propri elettori a convincere almeno un indeciso a votare per il partito.
Il precetto pasquale per Silvio Berlusconi? Convertire-pardon-convincere almeno un indeciso a votare per Forza Italia così da «trasformare la maggioranza dei moderati da maggioranza sociale in una consapevole e organizzata maggioranza politica».Ha un tono ecumenico il messaggio di auguri di buona Pasqua del leader di Forza Italia, che su Twitter e Facebook, i social network più diffusi, approfitta della festività per captare consensi. E ricordare a tutti i suoi «fedeli» che «è dovere di tutti gli italiani che amano la libertà e vogliono continuare a vivere in Italia darsi da fare personalmente». Il modo? È lo stesso Berlusconi a indicarlo: «Convincendo qualcuno dei tuoi amici e dei tuoi conoscenti che sono tra i 24 milioni di indecisi che non intendono andare a votare, a votare per noi, per Forza Italia, per la libertà. Ci conto!», conclude Berlusconi .
http://www.corriere.it/politica/14_apri ... b809.shtml
Il grande piazzista é sempre all'opera. Molto probabilmente oggi FI è scesa intorno a 7 milioni di elettori. Se come sostiene Silvietto, ogni testa di legno convince un indeciso, lui fa di nuovo il pieno senza fare tanta fatica.
Berlusconi e il precetto pasquale:«Convincete almeno un indeciso»
Su Twitter e Facebook il leader di Forza Italia invita i propri elettori a convincere almeno un indeciso a votare per il partito.
Il precetto pasquale per Silvio Berlusconi? Convertire-pardon-convincere almeno un indeciso a votare per Forza Italia così da «trasformare la maggioranza dei moderati da maggioranza sociale in una consapevole e organizzata maggioranza politica».Ha un tono ecumenico il messaggio di auguri di buona Pasqua del leader di Forza Italia, che su Twitter e Facebook, i social network più diffusi, approfitta della festività per captare consensi. E ricordare a tutti i suoi «fedeli» che «è dovere di tutti gli italiani che amano la libertà e vogliono continuare a vivere in Italia darsi da fare personalmente». Il modo? È lo stesso Berlusconi a indicarlo: «Convincendo qualcuno dei tuoi amici e dei tuoi conoscenti che sono tra i 24 milioni di indecisi che non intendono andare a votare, a votare per noi, per Forza Italia, per la libertà. Ci conto!», conclude Berlusconi .
http://www.corriere.it/politica/14_apri ... b809.shtml
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Re: Sparala grossa Sam!!!!!
4) Dagospia verso Il Bomba
21 APR 2014 18:25
LE BALLE DI PITTIBIMBO - GLI 80 EURO IN BUSTA PAGA SONO FINANZIATI CON IL DEBITO MA AL TEORICO DELLA ‘RUOTA DELLA FORTUNA’ BASTA SUPERARE INDENNE LE ELEZIONI EUROPEE
Renzi dovrebbe concentrarsi sui dati della Cassaintegrazione che ha toccato nuovi record e prelude ad una disoccupazione superiore al 14% nel 2015, Non ha ancora capito che la vera prova del 9 ci sara’ alle prossime elezioni politiche - Pittibimbo ha posto solide basi per la rapida scomparsa del PD….
Superbonus per Dagospia
I gufi stiano zitti, parla il Quaquaraqua', un misto di ignoranza superficialita' e televendite, questo e' il premier italiano con i giornaloni in ginocchio ad applaudirlo.
Ignoranza: non e' stato possibile tagliare gli stipendi dei dirigenti pubblici nel 2011 e dei magistrati a causa di una sentenza della corte costituzionale (Vedi http://www.huffingtonpost.it/2012/10/11 ... 958198.htm.), la stessa Repubblica che gioiva allo smacco subito da Tremonti pubblica la balla di Pittibimbo senza rimandarlo a studiare.
Superficialita': 80 euro in busta paga a conti fatti sono finanziati con il debito se e' vero come e' vero che l'Italia ha chiesto alla Commissione Europea di poter sforare i pararametri di bilancio nel 2014, e per stessa ammissione di Padoan non servono alla crescita visto che sarà "ancora debole nel 2014".
Televendita, dall'inizio alla fine i provvedimenti del Governo annunciati, sono scritti sulla sabbia, anzi su twitter, pronti a scomparire alla prima difficolta' finanziaria od ad essere finanziati con tagli ancor piu' pesanti.
Pittibimbo dovrebbe concentrarsi sui dati della Cassaintegrazione che ha toccato nuovi record e prelude ad una disoccupazione superiore al 14% nel 2015, ma a lui teorico della ‘Ruota della Fortuna' basta superare indenne le elezioni europee. Non ha ancora capito che la vera prova del 9 ci sara' alle prossime elezioni politiche e Pittibimbo ha posto solide basi per la rapida scomparsa del PD.
21 APR 2014 18:25
LE BALLE DI PITTIBIMBO - GLI 80 EURO IN BUSTA PAGA SONO FINANZIATI CON IL DEBITO MA AL TEORICO DELLA ‘RUOTA DELLA FORTUNA’ BASTA SUPERARE INDENNE LE ELEZIONI EUROPEE
Renzi dovrebbe concentrarsi sui dati della Cassaintegrazione che ha toccato nuovi record e prelude ad una disoccupazione superiore al 14% nel 2015, Non ha ancora capito che la vera prova del 9 ci sara’ alle prossime elezioni politiche - Pittibimbo ha posto solide basi per la rapida scomparsa del PD….
Superbonus per Dagospia
I gufi stiano zitti, parla il Quaquaraqua', un misto di ignoranza superficialita' e televendite, questo e' il premier italiano con i giornaloni in ginocchio ad applaudirlo.
Ignoranza: non e' stato possibile tagliare gli stipendi dei dirigenti pubblici nel 2011 e dei magistrati a causa di una sentenza della corte costituzionale (Vedi http://www.huffingtonpost.it/2012/10/11 ... 958198.htm.), la stessa Repubblica che gioiva allo smacco subito da Tremonti pubblica la balla di Pittibimbo senza rimandarlo a studiare.
Superficialita': 80 euro in busta paga a conti fatti sono finanziati con il debito se e' vero come e' vero che l'Italia ha chiesto alla Commissione Europea di poter sforare i pararametri di bilancio nel 2014, e per stessa ammissione di Padoan non servono alla crescita visto che sarà "ancora debole nel 2014".
Televendita, dall'inizio alla fine i provvedimenti del Governo annunciati, sono scritti sulla sabbia, anzi su twitter, pronti a scomparire alla prima difficolta' finanziaria od ad essere finanziati con tagli ancor piu' pesanti.
Pittibimbo dovrebbe concentrarsi sui dati della Cassaintegrazione che ha toccato nuovi record e prelude ad una disoccupazione superiore al 14% nel 2015, ma a lui teorico della ‘Ruota della Fortuna' basta superare indenne le elezioni europee. Non ha ancora capito che la vera prova del 9 ci sara' alle prossime elezioni politiche e Pittibimbo ha posto solide basi per la rapida scomparsa del PD.
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Re: Sparala grossa Sam!!!!!
5) Il centrodestra
Le due anime inconciliabili
del centrodestra
di Giovanni Belardelli
«In Europa prima l’Italia»: lo slogan che campeggia sui manifesti del Nuovo centrodestra cattura involontariamente la fisionomia evanescente, la leggerezza verrebbe da dire, che attualmente caratterizzano non solo l’Ncd ma un po’ tutti gli eredi dello schieramento che, sotto la guida di Berlusconi, ha segnato per quasi un ventennio la politica italiana. Uno schieramento che oggi, nelle sue varie componenti interne ed esterne al governo, affronta le elezioni europee con slogan che, diciamo la verità, appaiono un po’ tutti uguali: da quello, appena citato, del partito di Alfano, al «più Italia in Europa» di FI, fino all’«Italia chiamò» di Fratelli d’Italia e alla stessa associazione creata da uno dei suoi leader, Alemanno, che si chiama - neanche a dirlo - Prima l’Italia. I messaggi politici debbono essere per forza semplici e immediati. Tuttavia colpisce come (esclusa ovviamente la Lega) i vari spezzoni del vecchio centrodestra si siano limitati a girare attorno alla parola Italia, forse nell’illusione di arginare in questo modo la concorrenza degli assai più aggressivi e (temo) efficaci messaggi antieuro del M5S.
«I vari spezzoni del centrodestra si sono limitati a girare attorno alla parola Italia»
Ma dietro lo scarso spessore politico di certi slogan c’è qualcosa che va oltre le prossime elezioni europee ed evidenzia piuttosto una contraddizione e un limite che hanno attraversato l’intera esperienza del centrodestra italiano dal momento in cui nacque, grazie a Berlusconi, nel 1994. Fin dall’inizio esso si trovava ad avere un’identità ancipite. Da una parte si presentava come una forza moderata, che era in grado di contrapporsi con successo alla sinistra postcomunista e si candidava a rappresentare e sostenere le posizioni della Chiesa su tutta una serie di temi etici. Dall’altra, soprattutto Forza Italia si proponeva come artefice di una «rivoluzione liberale» imperniata sulla riduzione delle tasse e più in generale della presenza eccessiva dello Stato nella vita dei cittadini. Ciascuna delle due identità presentava delle contraddizioni interne: ad esempio, la difesa dei valori cattolici era poco conciliabile con il modello individualistico-acquisitivo veicolato dalle tv berlusconiane; e d’altro canto la promessa riduzione della presenza oppressiva dello Stato trovava un ostacolo nella richiesta di protezione e benefici di tipo assistenzialistico ben presente anche fra gli elettori del centrodestra. In ogni caso (e soprattutto) presentarsi come l’alleanza dei moderati e insieme di chi propugnava la rivoluzione liberale dava origine a una contraddizione seria, con cui il centrodestra ha dovuto convivere per un ventennio. Lo ha potuto fare senza esserne troppo penalizzato (tanto da governare per vari anni) grazie al fatto che la leadership personale di Berlusconi copriva, e annullava nei suoi effetti potenzialmente negativi, la contraddizione anzidetta.
Considerati in un’ottica storica, il carisma di Berlusconi e la sua straordinaria capacità di comunicare direttamente con gli elettori senza bisogno della mediazione partitica, ci appaiono come una grande risorsa politica, ma anche come un non meno grande limite. Una risorsa perché hanno fatto sì che il fondatore di FI fosse per anni l’unico politico italiano in grado di muoversi agevolmente sul terreno della nuova «democrazia del pubblico» (secondo la definizione del politologo Bernard Manin). Ma anche un limite perché la crisi della leadership carismatica di Berlusconi - accelerata dalle sue vicende giudiziarie, certo, ma resa definitiva da un ovvio dato anagrafico - riconsegna agli ex alleati del centrodestra, pressoché intatta, quella contraddizione iniziale tra due anime poco o punto conciliabili. Senza che si veda all’orizzonte qualcuno che, dotato di un analogo carisma, possa svolgere la funzione di collante svolta per vent’anni da Berlusconi.
20 aprile 2014 | 17:37
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/editoriali/14_ap ... b809.shtml
Le due anime inconciliabili
del centrodestra
di Giovanni Belardelli
«In Europa prima l’Italia»: lo slogan che campeggia sui manifesti del Nuovo centrodestra cattura involontariamente la fisionomia evanescente, la leggerezza verrebbe da dire, che attualmente caratterizzano non solo l’Ncd ma un po’ tutti gli eredi dello schieramento che, sotto la guida di Berlusconi, ha segnato per quasi un ventennio la politica italiana. Uno schieramento che oggi, nelle sue varie componenti interne ed esterne al governo, affronta le elezioni europee con slogan che, diciamo la verità, appaiono un po’ tutti uguali: da quello, appena citato, del partito di Alfano, al «più Italia in Europa» di FI, fino all’«Italia chiamò» di Fratelli d’Italia e alla stessa associazione creata da uno dei suoi leader, Alemanno, che si chiama - neanche a dirlo - Prima l’Italia. I messaggi politici debbono essere per forza semplici e immediati. Tuttavia colpisce come (esclusa ovviamente la Lega) i vari spezzoni del vecchio centrodestra si siano limitati a girare attorno alla parola Italia, forse nell’illusione di arginare in questo modo la concorrenza degli assai più aggressivi e (temo) efficaci messaggi antieuro del M5S.
«I vari spezzoni del centrodestra si sono limitati a girare attorno alla parola Italia»
Ma dietro lo scarso spessore politico di certi slogan c’è qualcosa che va oltre le prossime elezioni europee ed evidenzia piuttosto una contraddizione e un limite che hanno attraversato l’intera esperienza del centrodestra italiano dal momento in cui nacque, grazie a Berlusconi, nel 1994. Fin dall’inizio esso si trovava ad avere un’identità ancipite. Da una parte si presentava come una forza moderata, che era in grado di contrapporsi con successo alla sinistra postcomunista e si candidava a rappresentare e sostenere le posizioni della Chiesa su tutta una serie di temi etici. Dall’altra, soprattutto Forza Italia si proponeva come artefice di una «rivoluzione liberale» imperniata sulla riduzione delle tasse e più in generale della presenza eccessiva dello Stato nella vita dei cittadini. Ciascuna delle due identità presentava delle contraddizioni interne: ad esempio, la difesa dei valori cattolici era poco conciliabile con il modello individualistico-acquisitivo veicolato dalle tv berlusconiane; e d’altro canto la promessa riduzione della presenza oppressiva dello Stato trovava un ostacolo nella richiesta di protezione e benefici di tipo assistenzialistico ben presente anche fra gli elettori del centrodestra. In ogni caso (e soprattutto) presentarsi come l’alleanza dei moderati e insieme di chi propugnava la rivoluzione liberale dava origine a una contraddizione seria, con cui il centrodestra ha dovuto convivere per un ventennio. Lo ha potuto fare senza esserne troppo penalizzato (tanto da governare per vari anni) grazie al fatto che la leadership personale di Berlusconi copriva, e annullava nei suoi effetti potenzialmente negativi, la contraddizione anzidetta.
Considerati in un’ottica storica, il carisma di Berlusconi e la sua straordinaria capacità di comunicare direttamente con gli elettori senza bisogno della mediazione partitica, ci appaiono come una grande risorsa politica, ma anche come un non meno grande limite. Una risorsa perché hanno fatto sì che il fondatore di FI fosse per anni l’unico politico italiano in grado di muoversi agevolmente sul terreno della nuova «democrazia del pubblico» (secondo la definizione del politologo Bernard Manin). Ma anche un limite perché la crisi della leadership carismatica di Berlusconi - accelerata dalle sue vicende giudiziarie, certo, ma resa definitiva da un ovvio dato anagrafico - riconsegna agli ex alleati del centrodestra, pressoché intatta, quella contraddizione iniziale tra due anime poco o punto conciliabili. Senza che si veda all’orizzonte qualcuno che, dotato di un analogo carisma, possa svolgere la funzione di collante svolta per vent’anni da Berlusconi.
20 aprile 2014 | 17:37
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http://www.corriere.it/editoriali/14_ap ... b809.shtml
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Re: Sparala grossa Sam!!!!!
6) La ripresa.........(per il c......)
MEDIA & REGIME
"Celebrare la ripresa" alla vigilia del voto
Il Corriere regala venti milioni di copie
Il Financial Times svela il piano dell'ad Scott Jovane per rilanciare il marchio Rcs: a fine maggio un'edizione speciale pagata dagli investitori pubblicitari sulla "ripartenza economica" dell'Italia
"Celebrare la ripresa" alla vigilia del voto Il Corriere regala venti milioni di copie
Un'edizione speciale del Corriere della Sera dedicata alla “ripresa” e distribuita gratuitamente in 20 milioni di copie alla vigilia delle Europee del 25 maggio. Ecco la “trovata di marketing” che Pietro Scott Jovane, ad di Rcs, ha deciso di mettere in campo per “celebrare il revival economico dell'Italia” e “promuovere il sito rinnovato del più noto quotidiano del paese”. Ad annunciarlo è il Financial Times che dedica un articolo e una benevola analisi ai piani di Jovane per “rivoltare” il gruppo
di Eleonora Lavaggi
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Il Financial Times svela il piano dell'ad Scott Jovane per rilanciare il marchio Rcs: a fine maggio un'edizione speciale pagata dagli investitori pubblicitari sulla "ripartenza economica" dell'Italia
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Un'edizione speciale del Corriere della Sera dedicata alla “ripresa” e distribuita gratuitamente in 20 milioni di copie alla vigilia delle Europee del 25 maggio. Ecco la “trovata di marketing” che Pietro Scott Jovane, ad di Rcs, ha deciso di mettere in campo per “celebrare il revival economico dell'Italia” e “promuovere il sito rinnovato del più noto quotidiano del paese”. Ad annunciarlo è il Financial Times che dedica un articolo e una benevola analisi ai piani di Jovane per “rivoltare” il gruppo
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Re: Sparala grossa Sam!!!!!
7) Il Giornale verso Renzi
La strana amicizia del premier con l'americano indesiderato
Nella cerchia di Renzi c'è Michael Ledeen, già collaboratore di Reagan e Bush, vicino alla Cia e tirato in ballo in molti misteri, dal caso Moro all'attentato a Giovanni Paolo II
Massimo Malpica - Mar, 22/04/2014 - 08:30
Nel «cerchio magico» di Matteo Renzi c'è un nome sorprendente e inquietante, certamente non «nuovo». È quello dell'americano Michael Ledeen, da più parti indicato tra i consulenti di politica estera del giovane premier italiano.
Il 72enne Ledeen, oggi esponente dell'influente think tank neocon «American Enterprise Institute», già collaboratore delle amministrazioni Reagan e Bush, ha da sempre un rapporto stretto con l'Italia. Qui ha esordito come intellettuale nel lontano 1975 - mentre Renzi nasceva - come autore delle domande della celebre «Intervista sul fascismo» di Renzo De Felice. Qui, soprattutto, il suo nome è finito, di riffa o di raffa, in mezzo a gran parte dei misteri e dei gialli del Bel Paese. Dal sequestro Moro al rapimento Dozier, dalla strage di Bologna a Sigonella, dall'attentato al Papa al Nigergate. Lui talvolta si è chiamato fuori, negando ruoli riferiti da altri, spesso a colpi di querele. Soprattutto, è sempre rimasto in piedi. Tanto in piedi che ora il suo nome viene accostato al nuovo premier italiano. Il tramite sarebbe il consulente economico di Renzi, Marco Carrai, ma i rapporti sono diretti già da un po'. Nel 2007, il neocon dedicò un articolo allo chardonnay siculo, raccontando di averlo scoperto un paio d'anni prima a pranzo «col mio amico Matteo Renzi».
Un renziano della prima ora, Ledeen i cui rapporti con politici e intelligence nostrani sono ben più datati. Nel 1984 l'allora capo del Sismi Fulvio Martini raccontò ai membri del Copaco di aver detto all'ambasciatore americano a Roma, Maxwell Raab, che Ledeen «non deve più tornare in Italia», dandogli di fatto dell'«indesiderabile». Ledeen annunciò querele contro lo 007. Martini confermerà tutto 15 anni dopo di fronte alla commissione Stragi: «Avevo chiesto all'ambasciata americana di non far entrare Mike Ledeen in Italia: era un tizio che lavorava ai margini della Cia». E perché Ledeen non era gradito? Ancora Martini: «Intanto quando Ledeen veniva in Italia andava direttamente dal presidente della Repubblica, che aveva conosciuto quando era ministro dell'Interno. E la cosa non mi piaceva. Secondo, perché Ledeen aveva avuto da uno dei miei predecessori 100mila dollari per fare conferenze sul terrorismo, che erano assolutamente rubati. E poi lavorava a margine della Cia, e la cosa non mi piaceva».
Il presidente «amico» era Francesco Cossiga, che per la verità al Colle sarebbe arrivato solo nel 1985, un anno dopo lo «sgradimento» di Ledeen espresso da Martini. Ma durante il sequestro Moro, secondo il consulente di Cossiga nei giorni del rapimento, Stefano Silvestri, Ledeen, definito «un pataccaro d'alto bordo», propose «a Cossiga e ai servizi di effettuare simulazioni, usando materiali preparati dall'esperto di terrorismo Walter Laqueur». «Detti parere negativo - spiega Silvestri - ma seppi in seguito che era riuscito a piazzare qualcuno dei suoi giochi». Forse i corsi antiterrorismo organizzati per la nostra intelligence tra '80 e '81, per i quali Ledeen sostiene di non essere mai stato pagato. Secondo il faccendiere Francesco Pazienza, d'altra parte, Ledeen più che un consulente era organico al Sismi guidato da Giuseppe Santovito, e il suo nome in codice sarebbe stato «Z3», un dettaglio che l'interessato nega.
Di certo il neocon che ora sussurra consigli a Matteo (al Sole24Ore, Ledeen ha spiegato che a Renzi parla «delle cose che forse mi illudo di conoscere, Medio Oriente, Russia, chi sale e chi scende nella politica Usa»), negli anni '80 era in buoni rapporti anche con Craxi. La notte della crisi di Sigonella fu proprio lui a fare da interprete (manipolando qualche risposta, confesserà lui stesso nel 1994) al telefono tra Reagan alla Casa Bianca e il premier socialista all'Hotel Raphael, mentre i terroristi della Achille Lauro erano contesi tra Delta Force e carabinieri. Amicizia, quella con Bettino, che non impedirà a Ledeen di invitare negli Usa, nel 1995, proprio Antonio Di Pietro, per tenere un discorso all'«American Enterprise Institute»: «Venne a cena da me», confermò Ledeen al Corriere della Sera nel 2010. A metà anni 2000, Mike Ledeen è di nuovo nella bufera per il Nigergate. Lui nega tutto, e l'allora presidente del Copaco, Enzo Bianco, nega a sua volta rapporti dei servizi con il politologo americano, anche se a proposito dei suoi rapporti con politici italiani aggiunge: «Se fossi ministro, non lo inviterei a pranzo». Renzi, già da presidente della Provincia di Firenze, non ha seguito il consiglio.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/s ... 12850.html
La strana amicizia del premier con l'americano indesiderato
Nella cerchia di Renzi c'è Michael Ledeen, già collaboratore di Reagan e Bush, vicino alla Cia e tirato in ballo in molti misteri, dal caso Moro all'attentato a Giovanni Paolo II
Massimo Malpica - Mar, 22/04/2014 - 08:30
Nel «cerchio magico» di Matteo Renzi c'è un nome sorprendente e inquietante, certamente non «nuovo». È quello dell'americano Michael Ledeen, da più parti indicato tra i consulenti di politica estera del giovane premier italiano.
Il 72enne Ledeen, oggi esponente dell'influente think tank neocon «American Enterprise Institute», già collaboratore delle amministrazioni Reagan e Bush, ha da sempre un rapporto stretto con l'Italia. Qui ha esordito come intellettuale nel lontano 1975 - mentre Renzi nasceva - come autore delle domande della celebre «Intervista sul fascismo» di Renzo De Felice. Qui, soprattutto, il suo nome è finito, di riffa o di raffa, in mezzo a gran parte dei misteri e dei gialli del Bel Paese. Dal sequestro Moro al rapimento Dozier, dalla strage di Bologna a Sigonella, dall'attentato al Papa al Nigergate. Lui talvolta si è chiamato fuori, negando ruoli riferiti da altri, spesso a colpi di querele. Soprattutto, è sempre rimasto in piedi. Tanto in piedi che ora il suo nome viene accostato al nuovo premier italiano. Il tramite sarebbe il consulente economico di Renzi, Marco Carrai, ma i rapporti sono diretti già da un po'. Nel 2007, il neocon dedicò un articolo allo chardonnay siculo, raccontando di averlo scoperto un paio d'anni prima a pranzo «col mio amico Matteo Renzi».
Un renziano della prima ora, Ledeen i cui rapporti con politici e intelligence nostrani sono ben più datati. Nel 1984 l'allora capo del Sismi Fulvio Martini raccontò ai membri del Copaco di aver detto all'ambasciatore americano a Roma, Maxwell Raab, che Ledeen «non deve più tornare in Italia», dandogli di fatto dell'«indesiderabile». Ledeen annunciò querele contro lo 007. Martini confermerà tutto 15 anni dopo di fronte alla commissione Stragi: «Avevo chiesto all'ambasciata americana di non far entrare Mike Ledeen in Italia: era un tizio che lavorava ai margini della Cia». E perché Ledeen non era gradito? Ancora Martini: «Intanto quando Ledeen veniva in Italia andava direttamente dal presidente della Repubblica, che aveva conosciuto quando era ministro dell'Interno. E la cosa non mi piaceva. Secondo, perché Ledeen aveva avuto da uno dei miei predecessori 100mila dollari per fare conferenze sul terrorismo, che erano assolutamente rubati. E poi lavorava a margine della Cia, e la cosa non mi piaceva».
Il presidente «amico» era Francesco Cossiga, che per la verità al Colle sarebbe arrivato solo nel 1985, un anno dopo lo «sgradimento» di Ledeen espresso da Martini. Ma durante il sequestro Moro, secondo il consulente di Cossiga nei giorni del rapimento, Stefano Silvestri, Ledeen, definito «un pataccaro d'alto bordo», propose «a Cossiga e ai servizi di effettuare simulazioni, usando materiali preparati dall'esperto di terrorismo Walter Laqueur». «Detti parere negativo - spiega Silvestri - ma seppi in seguito che era riuscito a piazzare qualcuno dei suoi giochi». Forse i corsi antiterrorismo organizzati per la nostra intelligence tra '80 e '81, per i quali Ledeen sostiene di non essere mai stato pagato. Secondo il faccendiere Francesco Pazienza, d'altra parte, Ledeen più che un consulente era organico al Sismi guidato da Giuseppe Santovito, e il suo nome in codice sarebbe stato «Z3», un dettaglio che l'interessato nega.
Di certo il neocon che ora sussurra consigli a Matteo (al Sole24Ore, Ledeen ha spiegato che a Renzi parla «delle cose che forse mi illudo di conoscere, Medio Oriente, Russia, chi sale e chi scende nella politica Usa»), negli anni '80 era in buoni rapporti anche con Craxi. La notte della crisi di Sigonella fu proprio lui a fare da interprete (manipolando qualche risposta, confesserà lui stesso nel 1994) al telefono tra Reagan alla Casa Bianca e il premier socialista all'Hotel Raphael, mentre i terroristi della Achille Lauro erano contesi tra Delta Force e carabinieri. Amicizia, quella con Bettino, che non impedirà a Ledeen di invitare negli Usa, nel 1995, proprio Antonio Di Pietro, per tenere un discorso all'«American Enterprise Institute»: «Venne a cena da me», confermò Ledeen al Corriere della Sera nel 2010. A metà anni 2000, Mike Ledeen è di nuovo nella bufera per il Nigergate. Lui nega tutto, e l'allora presidente del Copaco, Enzo Bianco, nega a sua volta rapporti dei servizi con il politologo americano, anche se a proposito dei suoi rapporti con politici italiani aggiunge: «Se fossi ministro, non lo inviterei a pranzo». Renzi, già da presidente della Provincia di Firenze, non ha seguito il consiglio.
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Re: Sparala grossa Sam!!!!!
19:45
01 Maggio
La ricetta di Berlusconi
contro la disoccupazione:
"Zero tasse per chi assume"
Luca Romano
La bordata del Cav al presidente del Consiglio; "Ha aumentato le tasse sulle case e sui risparmi"
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Re: Sparala grossa Sam!!!!!
Vi rendete conto.Renzi per dare quei 80 euro agli operai, li devono anticipare le aziende, poi verranno rinborsati.
A questo punto mi chiedo la cassa è vuota, se si ricorre a questo.Secondo il mio parere li vedranno solo questo anno.SE volevano fare una cosa seria dovevano ritoccare Irpef in busta paga.
Ci sono aziende che non riecono neppure a pagare gli operai.Si aggiunge pure il costo di anticipare gli 80 euro.
Ciao
Paolo11
A questo punto mi chiedo la cassa è vuota, se si ricorre a questo.Secondo il mio parere li vedranno solo questo anno.SE volevano fare una cosa seria dovevano ritoccare Irpef in busta paga.
Ci sono aziende che non riecono neppure a pagare gli operai.Si aggiunge pure il costo di anticipare gli 80 euro.
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Re: Sparala grossa Sam!!!!!
paolo11 ha scritto:Vi rendete conto.Renzi per dare quei 80 euro agli operai, li devono anticipare le aziende, poi verranno rinborsati.
A questo punto mi chiedo la cassa è vuota, se si ricorre a questo.Secondo il mio parere li vedranno solo questo anno.SE volevano fare una cosa seria dovevano ritoccare Irpef in busta paga.
Ci sono aziende che non riecono neppure a pagare gli operai.Si aggiunge pure il costo di anticipare gli 80 euro.
Ciao
Paolo11
Chissà chi sono gli economisti che gli hanno suggerito questa furbata elettorale?
Tra 10 giorni cesseranno le pubblicazioni dei sondaggi elettorali. Quindi non sapremo come funzionerà l'ambaradan.
Ma se tanto mi da tanto, non sembra che il contentino di 80 euro abbia sortito un effetto valanga nei consensi.
Che questi soldi verranno erogati, anche se sottoforma di aggravio iniziale delle imprese, mi sembra un dato certo.
Ma il ritorno elettorale alla Achille Lauro non sembra aver sortito l'effetto sperato.
Chi c’è in linea
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