Il debito pubblico è un problema di interessi
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Il debito pubblico è un problema di interessi
DA http://www.estense.com/?p=363668
24 febbraio 2014, 0:04
Il debito pubblico è un problema di interessi
L’immagine che ognuno di noi ha dell’Italia è di un paese in cui “non ci sono soldi” e la spiegazione che ci viene fornita è che i governi da decenni spendono di più di quello che incassano per cui l’accumulo dei deficit pubblici cronici ha creato un enorme debito rendendo necessaria l’austerità.
In realtà, la causa dell’elevato debito pubblico, attualmente di 2.100 miliardi, sta nel fatto che negli ultimi trenta anni lo Stato italiano ha pagato più di 3.000 miliardi di interessi. La soluzione del problema è quindi ridurre il costo degli interessi sul debito.
Il problema del debito pubblico non è, quindi, un problema di deficit eccessivi, ma di interessi eccessivi: ce lo dicono i dati.
Se guardiamo i numeri nella tabella successiva vediamo che il debito pubblico italiano è esploso di colpo tra il 1982 al 1993, quando la spesa per interessi passò da 35 a 156 miliardi (traslando le lire di allora in euro di oggi). Si può quindi sostenere che, a parità (presumibilmente) di sprechi e corruzione, il debito pubblico è raddoppiato in percentuale del PIL a causa della spesa per interessi.
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Come si vede nell’ultima colonna della tabella (in valori attualizzati e traslati in euro di oggi la spesa per interessi è raddoppiata in quattro anni, dai 35 miliardi del 1980 ai 69,8 miliardi del 1984 e di nuovo è raddoppiata a 142 miliardi nel 1991 per toccare un picco a 157 miliardi nel 1992.
La ragione di questa esplosione di spesa per interessi è che nel 1981 è caduto l’obbligo della Banca d’Italia di comprare debito pubblico calmierandone gli interessi
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La “Troika” (UE, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario) e i governi Monti, Letta e ora Renzi, non menzionano mai, però, questo semplice fatto, che il debito pubblico si è cumulato a causa del fatto che lo stato è Stato costretto a finanziarsi sul mercato e quindi pagare interessi reali elevati, mentre prima usufruiva del finanziamento di Banca d’Italia che ne riduceva il costo ad un livello pari o inferiori all’inflazione e quindi il debito non si accumulava (in percentuale sul PIL
Detto in parole semplici, lo Stato italiano è stato obbligato a farsi prestare denaro a costi di interessi dettati dalle banche estere (diciamo dal mercato finanziario estero), quando invece avrebbe potuto continuare a farsi finanziare a costo zero dalla Banca d’Italia.
La soluzione
Lo Stato italiano può però invertire questo meccanismo e da subito. In apparenza non sembra possibile farlo senza uscire dall’Euro e rompere i trattati europei perché l’Unione Europea ha vietato alla Banca Centrale Europea di finanziare l’acquisto diretto di titoli di stato1 e l’unica azione che la BCE può fare è quella di creare denaro per prestarlo alle Banche.
La BCE da quando è iniziata la crisi finanziaria nel 2008 ha creato (“dal niente” e senza costi) circa 2,800 miliardi di euro e ha di recente fornito alle banche più di 1,000 miliardi ad un costo vicino a zero, usati da queste per comprare titoli di stato a lunga durata come i BTP. In pratica le banche italiane hanno ricevuto prestiti ad un costo inferiore allo 0,5% con cui hanno comprato BTP che rendevano più del 4%.
E’ evidente che se lo Stato potesse prendere a prestito dalla BCE lo stesso denaro che ha fornito alle banche a questo tasso, risparmierebbe decine di miliardi, ma come sappiamo questa strada sembra sbarrata, oltre che dall’opposizione dei quattro paesi nordici, dai trattati europei che l’Italia ha firmato.
In realtà il comma 2 dello stesso articolo 123 offre una scappatoia agli Stati dell’Eurozona2, perché prevede che gli enti creditizi di proprietà pubblica possano anche loro ricevere finanziamenti dalla BCE. E poi niente impedisce che girino questi soldi allo stato.
Uno stato della UE che controlli enti creditizi potrebbe farsi finanziare da loro i deficit, pagando un interesse vicino a quello che la BCE offre, cioè vicino allo zero e comunque non superiore all’inflazione.
Su un debito pubblico italiano attuale di circa 2.000 miliardi questo significa arrivare a pagare interessi per ad esempio 10-20 miliardi annui invece che gli oltre 80 miliardi attuali.
Le cifre che indichiamo sono esemplificative e l’analisi può essere fatta in modo più dettagliato, ma la sostanza è che se il debito pubblico venisse man mano rifinanziato tramite prestiti diretti di banche pubbliche (che hanno accesso al finanziamento della BCE), il suo costo non verrebbe più determinato dal mercato finanziario. Si tornerebbe cioè alla situazione pre-1981, quando il costo del debito pubblico non era un problema perché era costantemente pari o inferiore all’inflazione.
Va sottolineato che non ci sarebbe alcun rischio per le banche pubbliche, perché lo Stato italiano, al netto degli interessi, è un ottimo “pagatore”, come si evince dai dati della tabella precedente.
Uno scambio di email con la Banca Centrale Europea
Esiste quindi la strada per lo Stato italiano per arrivare a risparmiare anche 70 miliardi di euro di interessi all’anno. Abbiamo voluto verificare questa possibilità, (applicata in Germania e Francia tramite due enti pubblici, rispettivamente KfW e Bpi), contattando gli uffici dell’Unione europea circa la fattibilità dell’utilizzo di banche pubbliche per finanziare lo stato.
La risposta ricevuta per email (a nome della BCE) è stata affermativa: “il divieto di scoperto bancario e di altre forme di facilitazione creditizia in favore dei governi non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell’offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati”. Inoltre, in riferimento a banche pubbliche: “gli istituti di credito possono liberamente prestare i soldi ai governi o comprare i loro titoli di stato, nonché prestare soldi a qualsiasi cliente”
E’ quindi possibile per lo Stato italiano nazionalizzare una Banca, la quale acceda alla liquidità della BCE e finanzi il suo debito ad un tasso di interesse appena superiore a quello applicato dalla BCE stessa e in ogni caso sempre molto inferiore a quello di mercato, che va ricordato è attualmente superiore del 3% all’inflazione.
Stiamo parlando qui di come “trovare” non due o tre miliardi con l’IMU o qualche privatizzazione o risparmiando sulla sanità, le scuole, le infrastrutture, ma risparmiando sugli interessi, sulla rendita che da decenni lo Stato italiano paga a investitori esteri, banche e anche a investitori italiani.
Si tratta alla fine di scegliere tra rendita finanziaria favorendo il lavoro e le imprese. La rendita finanziaria ha incassato in trenta anni dallo Stato, lo ricordiamo ancora, più di 3mila miliardi di euro di interessi, mentre le imprese e i lavoratori italiani venivano schiacciati da una tassazione soffocante, giustificata con il peso del debito pubblico di 2mila miliardi, creato dall’accumularsi di questi interessi.
Gli italiani devono rendersi conto che non è vero che “non si può fare niente” contro il peso del debito pubblico e delle tasse a causa dei trattati firmati e delle posizioni degli altri governi all’interno delle istituzioni europee. In realtà, un governo italiano competente e che abbia a cuore gli interessi degli italiani invece che del “mercato finanziario” può muoversi anche all’interno dei trattati europei.
Il nostro, oltre che un articolo, è anche un appello ai cittadini italiani che trovino convincenti i fatti che abbiamo esposto e diffondano, ovunque possano, questa soluzione pratica al problema del debito, allo scopo di mettere la parola fine alle politiche di austerità che stanno soffocando l’economia italiana.
Giovanni Zibordi e Claudio Bertoni
Se quanto sopra è vero i nostri politici o sono degli sprovveduti o peggio ancora dei collusi con la grande finanza. Quanto sopra questa mattina è stato sostenuto anche da l'on .Ferrero nella trasmissione " Omnibus" su La7
24 febbraio 2014, 0:04
Il debito pubblico è un problema di interessi
L’immagine che ognuno di noi ha dell’Italia è di un paese in cui “non ci sono soldi” e la spiegazione che ci viene fornita è che i governi da decenni spendono di più di quello che incassano per cui l’accumulo dei deficit pubblici cronici ha creato un enorme debito rendendo necessaria l’austerità.
In realtà, la causa dell’elevato debito pubblico, attualmente di 2.100 miliardi, sta nel fatto che negli ultimi trenta anni lo Stato italiano ha pagato più di 3.000 miliardi di interessi. La soluzione del problema è quindi ridurre il costo degli interessi sul debito.
Il problema del debito pubblico non è, quindi, un problema di deficit eccessivi, ma di interessi eccessivi: ce lo dicono i dati.
Se guardiamo i numeri nella tabella successiva vediamo che il debito pubblico italiano è esploso di colpo tra il 1982 al 1993, quando la spesa per interessi passò da 35 a 156 miliardi (traslando le lire di allora in euro di oggi). Si può quindi sostenere che, a parità (presumibilmente) di sprechi e corruzione, il debito pubblico è raddoppiato in percentuale del PIL a causa della spesa per interessi.
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Come si vede nell’ultima colonna della tabella (in valori attualizzati e traslati in euro di oggi la spesa per interessi è raddoppiata in quattro anni, dai 35 miliardi del 1980 ai 69,8 miliardi del 1984 e di nuovo è raddoppiata a 142 miliardi nel 1991 per toccare un picco a 157 miliardi nel 1992.
La ragione di questa esplosione di spesa per interessi è che nel 1981 è caduto l’obbligo della Banca d’Italia di comprare debito pubblico calmierandone gli interessi
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La “Troika” (UE, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario) e i governi Monti, Letta e ora Renzi, non menzionano mai, però, questo semplice fatto, che il debito pubblico si è cumulato a causa del fatto che lo stato è Stato costretto a finanziarsi sul mercato e quindi pagare interessi reali elevati, mentre prima usufruiva del finanziamento di Banca d’Italia che ne riduceva il costo ad un livello pari o inferiori all’inflazione e quindi il debito non si accumulava (in percentuale sul PIL
Detto in parole semplici, lo Stato italiano è stato obbligato a farsi prestare denaro a costi di interessi dettati dalle banche estere (diciamo dal mercato finanziario estero), quando invece avrebbe potuto continuare a farsi finanziare a costo zero dalla Banca d’Italia.
La soluzione
Lo Stato italiano può però invertire questo meccanismo e da subito. In apparenza non sembra possibile farlo senza uscire dall’Euro e rompere i trattati europei perché l’Unione Europea ha vietato alla Banca Centrale Europea di finanziare l’acquisto diretto di titoli di stato1 e l’unica azione che la BCE può fare è quella di creare denaro per prestarlo alle Banche.
La BCE da quando è iniziata la crisi finanziaria nel 2008 ha creato (“dal niente” e senza costi) circa 2,800 miliardi di euro e ha di recente fornito alle banche più di 1,000 miliardi ad un costo vicino a zero, usati da queste per comprare titoli di stato a lunga durata come i BTP. In pratica le banche italiane hanno ricevuto prestiti ad un costo inferiore allo 0,5% con cui hanno comprato BTP che rendevano più del 4%.
E’ evidente che se lo Stato potesse prendere a prestito dalla BCE lo stesso denaro che ha fornito alle banche a questo tasso, risparmierebbe decine di miliardi, ma come sappiamo questa strada sembra sbarrata, oltre che dall’opposizione dei quattro paesi nordici, dai trattati europei che l’Italia ha firmato.
In realtà il comma 2 dello stesso articolo 123 offre una scappatoia agli Stati dell’Eurozona2, perché prevede che gli enti creditizi di proprietà pubblica possano anche loro ricevere finanziamenti dalla BCE. E poi niente impedisce che girino questi soldi allo stato.
Uno stato della UE che controlli enti creditizi potrebbe farsi finanziare da loro i deficit, pagando un interesse vicino a quello che la BCE offre, cioè vicino allo zero e comunque non superiore all’inflazione.
Su un debito pubblico italiano attuale di circa 2.000 miliardi questo significa arrivare a pagare interessi per ad esempio 10-20 miliardi annui invece che gli oltre 80 miliardi attuali.
Le cifre che indichiamo sono esemplificative e l’analisi può essere fatta in modo più dettagliato, ma la sostanza è che se il debito pubblico venisse man mano rifinanziato tramite prestiti diretti di banche pubbliche (che hanno accesso al finanziamento della BCE), il suo costo non verrebbe più determinato dal mercato finanziario. Si tornerebbe cioè alla situazione pre-1981, quando il costo del debito pubblico non era un problema perché era costantemente pari o inferiore all’inflazione.
Va sottolineato che non ci sarebbe alcun rischio per le banche pubbliche, perché lo Stato italiano, al netto degli interessi, è un ottimo “pagatore”, come si evince dai dati della tabella precedente.
Uno scambio di email con la Banca Centrale Europea
Esiste quindi la strada per lo Stato italiano per arrivare a risparmiare anche 70 miliardi di euro di interessi all’anno. Abbiamo voluto verificare questa possibilità, (applicata in Germania e Francia tramite due enti pubblici, rispettivamente KfW e Bpi), contattando gli uffici dell’Unione europea circa la fattibilità dell’utilizzo di banche pubbliche per finanziare lo stato.
La risposta ricevuta per email (a nome della BCE) è stata affermativa: “il divieto di scoperto bancario e di altre forme di facilitazione creditizia in favore dei governi non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell’offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati”. Inoltre, in riferimento a banche pubbliche: “gli istituti di credito possono liberamente prestare i soldi ai governi o comprare i loro titoli di stato, nonché prestare soldi a qualsiasi cliente”
E’ quindi possibile per lo Stato italiano nazionalizzare una Banca, la quale acceda alla liquidità della BCE e finanzi il suo debito ad un tasso di interesse appena superiore a quello applicato dalla BCE stessa e in ogni caso sempre molto inferiore a quello di mercato, che va ricordato è attualmente superiore del 3% all’inflazione.
Stiamo parlando qui di come “trovare” non due o tre miliardi con l’IMU o qualche privatizzazione o risparmiando sulla sanità, le scuole, le infrastrutture, ma risparmiando sugli interessi, sulla rendita che da decenni lo Stato italiano paga a investitori esteri, banche e anche a investitori italiani.
Si tratta alla fine di scegliere tra rendita finanziaria favorendo il lavoro e le imprese. La rendita finanziaria ha incassato in trenta anni dallo Stato, lo ricordiamo ancora, più di 3mila miliardi di euro di interessi, mentre le imprese e i lavoratori italiani venivano schiacciati da una tassazione soffocante, giustificata con il peso del debito pubblico di 2mila miliardi, creato dall’accumularsi di questi interessi.
Gli italiani devono rendersi conto che non è vero che “non si può fare niente” contro il peso del debito pubblico e delle tasse a causa dei trattati firmati e delle posizioni degli altri governi all’interno delle istituzioni europee. In realtà, un governo italiano competente e che abbia a cuore gli interessi degli italiani invece che del “mercato finanziario” può muoversi anche all’interno dei trattati europei.
Il nostro, oltre che un articolo, è anche un appello ai cittadini italiani che trovino convincenti i fatti che abbiamo esposto e diffondano, ovunque possano, questa soluzione pratica al problema del debito, allo scopo di mettere la parola fine alle politiche di austerità che stanno soffocando l’economia italiana.
Giovanni Zibordi e Claudio Bertoni
Se quanto sopra è vero i nostri politici o sono degli sprovveduti o peggio ancora dei collusi con la grande finanza. Quanto sopra questa mattina è stato sostenuto anche da l'on .Ferrero nella trasmissione " Omnibus" su La7
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- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: Il debito pubblico è un problema di interessi
Possiamo far ripartire l’economia risparmiando fino a 70 miliardi di euro l’anno.
La soluzione è scritta nell’articolo 123 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. Il governo può creare una banca di proprietà statale che lo finanzi.
Il sistema è semplice: la Bce crea il denaro e lo presta alla banca pubblica allo 0,25% e la banca pubblica lo presta allo Stato a tassi di interesse nettamente inferiori all’attuale 4%.
Lo abbiamo chiesto all’Unione Europea e il 14 gennaio 2014 abbiamo ricevuto la risposta. Si può fare.
La soluzione è scritta nell’articolo 123 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. Il governo può creare una banca di proprietà statale che lo finanzi.
Il sistema è semplice: la Bce crea il denaro e lo presta alla banca pubblica allo 0,25% e la banca pubblica lo presta allo Stato a tassi di interesse nettamente inferiori all’attuale 4%.
Lo abbiamo chiesto all’Unione Europea e il 14 gennaio 2014 abbiamo ricevuto la risposta. Si può fare.
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- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: Il debito pubblico è un problema di interessi
La domanda allora è
Perché NON SI FA ?
Perché NON SI FA ?
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- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: Il debito pubblico è un problema di interessi
Vedo che a nessuno interessa il fatto di dover
pagare interessi per ad esempio 10-20 miliardi annui invece che gli oltre 80 miliardi attuali.
Con 60 miliardi si possono fare tante cose, ma il punto non è questo bensì perché non si fa come invece lo fanno gli altri ( vedi Germania e Francia tramite due enti pubblici, rispettivamente KfW e Bpi)
pagare interessi per ad esempio 10-20 miliardi annui invece che gli oltre 80 miliardi attuali.
Con 60 miliardi si possono fare tante cose, ma il punto non è questo bensì perché non si fa come invece lo fanno gli altri ( vedi Germania e Francia tramite due enti pubblici, rispettivamente KfW e Bpi)
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- Iscritto il: 18/03/2012, 10:43
Re: Il debito pubblico è un problema di interessi
Non può essere la Banca d'Italia?iospero ha scritto:Possiamo far ripartire l’economia risparmiando fino a 70 miliardi di euro l’anno.
La soluzione è scritta nell’articolo 123 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. Il governo può creare una banca di proprietà statale che lo finanzi.
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- Iscritto il: 19/04/2012, 12:04
Re: Il debito pubblico è un problema di interessi
No perché Bankit non è statale...
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- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: Il debito pubblico è un problema di interessi
Anche noi avevamo la Cassa Depositi e Prestiti come banca pubblica,ma poi è stata privatizzata e partecipata dallo StATO A CIRCA L' 80%. Ma guardiamo cosa ha fatto la Francia :
L a banca per aiutare finanziariamente le piccole e medie imprese rappresenta la prima delle 60 promesse elettorali mantenute dal presidente francese Francois Hollande. Destinata a costituire l’unico punto di riferimento pubblico per le aziende in cerca di denaro fresco finalizzato a nuove iniziative e allo sviluppo, la Banca pubblica d’investimento (Bpi) non avrà tra i suoi compiti quello di aiutare le imprese in difficoltà, a differenza della tedesca KfW (Kreditanstalt fur Wiederaufbau) Banken, di cui pure mutua il modello, e in sintonia piuttosto con quanto si sta studiando a Londra per costituire la Business Bank. Diversi governi dell’Eurozona, infatti, stanno prendendo atto che il deterioramento dell’accesso al credito delle piccole e medie imprese, emerso anche dall’ultimo rapporto della Banca centrale europea, è reale e penalizza un settore che, pure a livello occupazionale, è stata una risorsa per i Paesi dell’Ue. La francese Bpi raggruppa tre organismi già esistenti: la filiale “aziende” della Caisse des Depots, braccio operativo del Tesoro; Oséo, una banca per start up costituita dal precedente governo a guida Ump;
L a banca per aiutare finanziariamente le piccole e medie imprese rappresenta la prima delle 60 promesse elettorali mantenute dal presidente francese Francois Hollande. Destinata a costituire l’unico punto di riferimento pubblico per le aziende in cerca di denaro fresco finalizzato a nuove iniziative e allo sviluppo, la Banca pubblica d’investimento (Bpi) non avrà tra i suoi compiti quello di aiutare le imprese in difficoltà, a differenza della tedesca KfW (Kreditanstalt fur Wiederaufbau) Banken, di cui pure mutua il modello, e in sintonia piuttosto con quanto si sta studiando a Londra per costituire la Business Bank. Diversi governi dell’Eurozona, infatti, stanno prendendo atto che il deterioramento dell’accesso al credito delle piccole e medie imprese, emerso anche dall’ultimo rapporto della Banca centrale europea, è reale e penalizza un settore che, pure a livello occupazionale, è stata una risorsa per i Paesi dell’Ue. La francese Bpi raggruppa tre organismi già esistenti: la filiale “aziende” della Caisse des Depots, braccio operativo del Tesoro; Oséo, una banca per start up costituita dal precedente governo a guida Ump;
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- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: Il debito pubblico è un problema di interessi
A questo punto mi chiedo cosa aspettano i nostri politici a dare all'Italia una banca , ente pubblico, che possa aiutare finanziariamente le piccole e medie imprese e nello stesso tempo permettere allo Stato di pagare gli interessi sul debito pubblico a tassi tali da poter risparmiare circa 70miliardi ?
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