Voto Si, voto NO, è ripartito il tormentone.
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Voto Si, voto NO, è ripartito il tormentone.
ALLEANZE
Renzi e la "voglia matta" di andare a votare
Accordandosi con i Cinque stelle, il premier comincia il cammino verso le elezioni anticipate. Anche senza Italicum. E, magari, con un nuovo presidente della Repubblica. Anche se Napolitano sembra aver cambiato orientamento sulla sua permanenza al Colle
DI SUSANNA TURCO
07 novembre 2014
“Renzi ha una voglia matta di andare a votare”. Col suo piglio feroce, il senatore di Fi Augusto Minzolini la fa più breve degli altri, ma il coro, da Luigi Di Maio a Pippo Civati, è ormai piuttosto nutrito e pressoché unanime. Del resto, giusto per citare l’ultima, quando un ministro plenipotenziario come Maria Elena Boschi tira addosso a Berlusconi quella che per lui è la più grave delle offese (“il patto è fermo perché in Forza Italia litigano”), è chiaro che il premier del patto del Nazareno è pronto a fare carta straccia, se mai di carta s’è trattato.
E così, mentre dal Quirinale s’alza il sopracciglio, anche i dettagli dicono quel che nella minoranza Pd si va predicando da tempo: “Renzi cerca l’incidente perché vuol portarci alle elezioni”. E se non gli è riuscito tendendo lo scontro interno con la sinistra dem fino all’orlo della scissione, adesso – complice anche, a quanto dicono, un impercettibile mutamento sul Colle più alto – il premier ha cambiato fronte, accendendo miccette sotto la sedia dell’ex Cavaliere. “Il patto del Nazareno scricchiola, eccome se scricchiola”, è tornato a dire oggi, calcando ancora la mano sull’ultimo incontro con Berlusconi, che nelle sue parole sembra ormai essere andato male ancor di più di quanto non sia andato in realtà.
Il Patto del Nazareno scricchiola, o così vuolsi che sia detto, e nel volgere di quarantotto ore il premier ha fatto ben baluginare la sua alternativa. Nel voto congiunto coi Cinque stelle, che ha permesso l’elezione della Sciarra a giudice della Consulta e di Zaccaria al Csm, s’è infine concretizzata quella larga maggioranza che il povero Bersani a suo tempo invano inseguì, e che invece Renzi mai degnò di uno sguardo. Ma adesso è tutto diverso. Perché? Perché l’incidente è necessario, e l’unico alleato possibile per provocarlo sono proprio i grillini. Soprattutto perché nel Colle più alto qualcosa sarebbe cambiato.
Rimbomba da giorni, nelle stanze che contano, un sussurro: da qualche settimana Giorgio Napolitano, che da più parti si dava ufficiosamente come inclinante a lasciare il Quirinale in gennaio, avrebbe sul punto cambiato orientamento, rinviando il trasloco a data da destinarsi.
Come si sa, e come è sempre stato, il presidente della Repubblica non ama chi gioca al voto anticipato, considerandolo sostanzialmente un danno per il Paese, soprattutto in tempi di crisi: è in nome di questo convincimento che infatti Napolitano si adoperò a suo tempo per una soluzione al governo Berlusconi (Monti) e per uno sbocco allo stallo post elezioni 2013 (Letta). L’uomo non la vede diversamente, nemmeno nel caso di Renzi. Ma sa che un cambio al Quirinale, di questi tempi, potrebbe favorire lo sciogliete le righe del parlamento.
Il tassello del Quirinale, sarebbe dunque un ulteriore inciampo, nella strada di Renzi verso le elezioni; in aggiunta a quello rappresentato dall’alleato del Patto del Nazareno, Berlusconi, che pure il voto nel 2015 lo vede come la peste. All’uno e all’altro inciampo Renzi mostra così dunque oggi non il caos (al quale il presidente della Repubblica non potrebbe restare indifferente) ma già un’altra maggioranza, e sembra dire: coi Cinque stelle possiamo fare tutto, possiamo sbloccare l’elezione dei giudici costituzionali e perfino eleggere un nuovo presidente della Repubblica.
Non a caso, puntualissimo, il potente grillino Luigi Di Maio, oggi sul Corriere della Sera gli viene incontro, dando il benvenuto ad eventuali elezioni (“se il patto del Nazareno crollasse esulterei davvero perché si aprirebbe la strada verso il voto”) e a un accordo per eleggere il prossimo presidente della Repubblica: “Se nel Pd c’è buon senso in futuro noi ci saremo. Anche per il Quirinale”. Né potrebbero, del resto, i cinque stelle farsi sfuggire l’occasione d’oro di mostrarsi capaci di qualcosa di diverso dal solo “no”.
Dunque, a ben guardare, lo scenario di un qualche accordo tra Pd e Cinque stelle non è uno scenario di alleanza, o tanto meno di governo. E’ uno scenario che conduce al voto. Rispetto al quale, il concretizzarsi di una nuova legge elettorale conta fino a un certo punto. Sia per Renzi che per Grillo: allo stato, infatti, nei sondaggi Pd e Cinque stelle si ritrovano ad essere primo e secondo partito; e il Consultellum, che è una legge proporzionale, non farebbe ombra né all’uno né all’altro.
E allora: se il premier riesce a incassare l’Italicum col patto del Nazareno, o con qualche accordo coi grillini (il cui modello è il Democratellum), avrebbe come risultato un voto imminente, come dice la storia e come conferma il fatto che il Parlamento attuale è stato eletto con una legge giudicata poi incostituzionale.
Se il premier invece non riesce a cambiare la legge elettorale, avrà la prova fumante che le riforme non si possono fare e che dunque bisogna andare al voto. Ma l’una o l’altra ipotesi Renzi deve verificarle subito, entro fine anno. Così da poter capitalizzare il proprio, attualmente enorme, consenso, il prima possibile. Magari anche in primavera. Magari anche dopo aver scelto un nuovo capo dello Stato: una maggioranza per eleggerlo, a quanto pare, ci sarebbe.
© Riproduzione riservata 07 novembre 2014
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
Renzi e la "voglia matta" di andare a votare
Accordandosi con i Cinque stelle, il premier comincia il cammino verso le elezioni anticipate. Anche senza Italicum. E, magari, con un nuovo presidente della Repubblica. Anche se Napolitano sembra aver cambiato orientamento sulla sua permanenza al Colle
DI SUSANNA TURCO
07 novembre 2014
“Renzi ha una voglia matta di andare a votare”. Col suo piglio feroce, il senatore di Fi Augusto Minzolini la fa più breve degli altri, ma il coro, da Luigi Di Maio a Pippo Civati, è ormai piuttosto nutrito e pressoché unanime. Del resto, giusto per citare l’ultima, quando un ministro plenipotenziario come Maria Elena Boschi tira addosso a Berlusconi quella che per lui è la più grave delle offese (“il patto è fermo perché in Forza Italia litigano”), è chiaro che il premier del patto del Nazareno è pronto a fare carta straccia, se mai di carta s’è trattato.
E così, mentre dal Quirinale s’alza il sopracciglio, anche i dettagli dicono quel che nella minoranza Pd si va predicando da tempo: “Renzi cerca l’incidente perché vuol portarci alle elezioni”. E se non gli è riuscito tendendo lo scontro interno con la sinistra dem fino all’orlo della scissione, adesso – complice anche, a quanto dicono, un impercettibile mutamento sul Colle più alto – il premier ha cambiato fronte, accendendo miccette sotto la sedia dell’ex Cavaliere. “Il patto del Nazareno scricchiola, eccome se scricchiola”, è tornato a dire oggi, calcando ancora la mano sull’ultimo incontro con Berlusconi, che nelle sue parole sembra ormai essere andato male ancor di più di quanto non sia andato in realtà.
Il Patto del Nazareno scricchiola, o così vuolsi che sia detto, e nel volgere di quarantotto ore il premier ha fatto ben baluginare la sua alternativa. Nel voto congiunto coi Cinque stelle, che ha permesso l’elezione della Sciarra a giudice della Consulta e di Zaccaria al Csm, s’è infine concretizzata quella larga maggioranza che il povero Bersani a suo tempo invano inseguì, e che invece Renzi mai degnò di uno sguardo. Ma adesso è tutto diverso. Perché? Perché l’incidente è necessario, e l’unico alleato possibile per provocarlo sono proprio i grillini. Soprattutto perché nel Colle più alto qualcosa sarebbe cambiato.
Rimbomba da giorni, nelle stanze che contano, un sussurro: da qualche settimana Giorgio Napolitano, che da più parti si dava ufficiosamente come inclinante a lasciare il Quirinale in gennaio, avrebbe sul punto cambiato orientamento, rinviando il trasloco a data da destinarsi.
Come si sa, e come è sempre stato, il presidente della Repubblica non ama chi gioca al voto anticipato, considerandolo sostanzialmente un danno per il Paese, soprattutto in tempi di crisi: è in nome di questo convincimento che infatti Napolitano si adoperò a suo tempo per una soluzione al governo Berlusconi (Monti) e per uno sbocco allo stallo post elezioni 2013 (Letta). L’uomo non la vede diversamente, nemmeno nel caso di Renzi. Ma sa che un cambio al Quirinale, di questi tempi, potrebbe favorire lo sciogliete le righe del parlamento.
Il tassello del Quirinale, sarebbe dunque un ulteriore inciampo, nella strada di Renzi verso le elezioni; in aggiunta a quello rappresentato dall’alleato del Patto del Nazareno, Berlusconi, che pure il voto nel 2015 lo vede come la peste. All’uno e all’altro inciampo Renzi mostra così dunque oggi non il caos (al quale il presidente della Repubblica non potrebbe restare indifferente) ma già un’altra maggioranza, e sembra dire: coi Cinque stelle possiamo fare tutto, possiamo sbloccare l’elezione dei giudici costituzionali e perfino eleggere un nuovo presidente della Repubblica.
Non a caso, puntualissimo, il potente grillino Luigi Di Maio, oggi sul Corriere della Sera gli viene incontro, dando il benvenuto ad eventuali elezioni (“se il patto del Nazareno crollasse esulterei davvero perché si aprirebbe la strada verso il voto”) e a un accordo per eleggere il prossimo presidente della Repubblica: “Se nel Pd c’è buon senso in futuro noi ci saremo. Anche per il Quirinale”. Né potrebbero, del resto, i cinque stelle farsi sfuggire l’occasione d’oro di mostrarsi capaci di qualcosa di diverso dal solo “no”.
Dunque, a ben guardare, lo scenario di un qualche accordo tra Pd e Cinque stelle non è uno scenario di alleanza, o tanto meno di governo. E’ uno scenario che conduce al voto. Rispetto al quale, il concretizzarsi di una nuova legge elettorale conta fino a un certo punto. Sia per Renzi che per Grillo: allo stato, infatti, nei sondaggi Pd e Cinque stelle si ritrovano ad essere primo e secondo partito; e il Consultellum, che è una legge proporzionale, non farebbe ombra né all’uno né all’altro.
E allora: se il premier riesce a incassare l’Italicum col patto del Nazareno, o con qualche accordo coi grillini (il cui modello è il Democratellum), avrebbe come risultato un voto imminente, come dice la storia e come conferma il fatto che il Parlamento attuale è stato eletto con una legge giudicata poi incostituzionale.
Se il premier invece non riesce a cambiare la legge elettorale, avrà la prova fumante che le riforme non si possono fare e che dunque bisogna andare al voto. Ma l’una o l’altra ipotesi Renzi deve verificarle subito, entro fine anno. Così da poter capitalizzare il proprio, attualmente enorme, consenso, il prima possibile. Magari anche in primavera. Magari anche dopo aver scelto un nuovo capo dello Stato: una maggioranza per eleggerlo, a quanto pare, ci sarebbe.
© Riproduzione riservata 07 novembre 2014
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Re: Voto Si, voto NO, è ripartito il tormentone.
Basta colloqui privati.Tutto in streaming come fà il M5S i cittadini devono sentire quello che avviene.
Ciao
Paolo11
Ciao
Paolo11
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Re: Voto Si, voto NO, è ripartito il tormentone.
In linea di principio sono d'accordo anch'io. Certo che i cittadini devono sapere. Perché questa è una delle basi della democrazia. Soprattutto oggi che ci sono i mezzi tecnologici per ripristinare le vecchie agorà elleniche su tutto il territorio nazionale. E non solo, in tutto il mondo in tempo reale.paolo11 ha scritto:Basta colloqui privati.Tutto in streaming come fà il M5S i cittadini devono sentire quello che avviene.
Ciao
Paolo11
Solo che vedi, caro paolo, avendo quasi completato il viaggio su questo pianeta non mi fido per niente dell'essere umano per come l'ho conosciuto. Tanto è vero che gli italioti hanno forgiato questo detto : "Fatta la legge, trovato l'inganno".
Questi si metterebbero d'accordo prima su quale parte recitare nella commedia durante lo streaming.
Già 50 anni fa, le cronache dell'epoca riportavano che gli schieramenti litigavano di giorno in Parlamento e poi di sera uscivano a cena insieme.
Vent'anni fa Silvio inventa i talk in modo che si possa fare una campagna elettorale continua. Durante i talk i politici fanno finta di litigare perché gli accordi sono già stati presi altrove. Però ai merli bisogna pur far credere qualche cosa.
Se adesso passiamo allo streaming, mi sbaglierò, ma i politici si accordano prima su cosa dire.
Finché ci sono merli c'è speranza. E' il loro motto.
Troppo pessimista?????
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Re: Voto Si, voto NO, è ripartito il tormentone.
TUTTI PAZZI PER IL PATTO DEL NAZARENO
Rottura o gioco delle parti? Le versioni opposte
Giornali in libertà: “Premier vuole urne”. “Esclude il voto”. “Vendetta sul Quirinale”. “Nodo Italicum”
M5S, ESPOSTO IN PROCURA SULL’ACCORDO RENZI-BERLUSCONI: “VERIFICARE ESISTENZA E LEGITTIMITA
Politica & Palazzo
Quali sono i rapporti tra Renzi e Berlusconi? Si va verso la rottura dell’accordo come scrive La Repubblica o è già pronta una nuova intesa come riporta La Stampa? Le correnti interne ai partiti parlano e raccontano cose diverse, lasciando emergere quello che somiglia a un gioco delle parti. Il Corriere sta nel mezzo: “Il premier esclude il voto e il Cavaliere dirà di sì”. C’è poi la partita Quirinale. Dove Renzi farebbe – secondo le ricostruzioni – la voce grossa: “Se B. si sfila il successore di Napolitano sarà a lui sgradito”
di Marco Pasciuti
http://www.ilfattoquotidiano.it/
^^^^^^^^^
Patto Nazareno, è rottura o gioco delle parti? Le versioni (opposte) dei quotidiani
Politica & Palazzo
"Renzi vuole rompere". "No, c'è una nuova intesa". I giornali descrivono con versioni agli antipodi i rapporti tra il premier, che accelera sull'Italicum, e Silvio Berlusconi, che frena. E sul tavolo c'è anche l'elezione del capo dello Stato. Che alla luce delle ultime ricostruzioni era compresa negli accordi fin dal primo giorno
di Marco Pasciuti | 10 novembre 2014 COMMENTI
Più informazioni su: Giorgio Napolitano, Italicum, Legge Elettorale, Matteo Renzi, Silvio Berlusconi
Avete presente il calciomercato? Quella tradizionale liturgia giornalistica in virtù della quale ad agosto e gennaio le pagine dei quotidiani traboccano di nomi, elaborate trattative e ricostruzioni da retroscena delle ultime contrattazioni? Qualcosa del genere accade sulle maggiori testate italiane sul tema del patto del Nazareno. Quali sono i rapporti tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi? Si va verso la rottura dell’accordo come scrive La Repubblica o è già pronta una nuova intesa come riporta La Stampa? Le varie correnti interne ai partiti parlano e raccontano cose diverse, lasciando emergere quello che somiglia a un gioco delle parti: se a Renzi, da un lato, morde il freno perché non vuole dare l’impressione di andare d’amore e d’accordo con B., quest’ultimo tergiversa perché è alle prese con malumori interni ad un partito diviso tra alcuni (pochi) che chiedono di rispettare il patto e altri (sempre più numerosi) che premono per far saltare il banco (domani è previsto un nuovo vertice a palazzo Grazioli). La causa delle ultime fibrillazioni è l’accelerazione annunciata dal premier sulla legge elettorale, ma sul tavolo c’è anche il tema dell’elezione del futuro presidente della Repubblica, argomento che alla luce delle ultime ricostruzioni era compreso negli accordi stretti negli uffici del Nazareno fin dal primo giorno.
Con il Cavaliere che di nuove regole per il voto non vuole nemmeno sentir parlare perché teme che l’alleato democratico sia tentato dalle elezioni anticipate, La Repubblica è tranchant: “Colle e legge elettorale – titola il quotidiano romano a pagina 2 – Renzi avverte Berlusconi: ‘Se si sfila dalle riforme è fuori da ogni partita'”. La dead line? In serata è in calendario un vertice di maggioranza sulle riforme e c’è tempo fino a stasera alle 9, continua Repubblica , “poi sarà Matteo Renzi a rompere il patto del Nazareno annunciando alcune modifiche finora maledette da Forza Italia”. E la rottura si rifletterebbe anche sull’elezione del futuro presidente della Repubblica, argomento che domina la discussione politica degli ultimi giorni dopo le indiscrezioni che vorrebbero Giorgio Napolitano pronto a rassegnare le dimissioni entro la fine dell’anno. “Se Berlusconi non rimane seduto al tavolo delle riforme – sono le dichiarazioni attribuite dal quotidiano di via Cristoforo Colombo al premier – possiamo eleggere un presidente contro di lui. Gli conviene? E’ sufficiente scegliere il più antiberlusconiano dei papabili e aprire ai 5 Stelle“. Tradotto: se B. scende a patti eleggiamo un capo dello Stato che gli piace, cioè che ad esempio potrebbe concedergli la tanto sospirata grazia, altrimenti al Colle mandiamo uno che questo favore non glielo fa. Ragionamento che conferma in pieno che fin dall’inizio il perdono di tutti i peccati del Cav. è sempre stato sul piatto del patto del Nazareno
"Renzi: “Se Berlusconi non rimane al tavolo, eleggiamo un presidente contro di lui. Basta scegliere il più antiberlusconiano dei papabili e aprire ai 5 Stelle”
Di grado intermedio è la versione fornita dal Corriere della Sera. “Renzi esclude il voto anticipato – il titolo del quotidiano milanese – “Alla fine il Cavaliere dirà sì“. “Matteo Renzi non appare spiazzato da uno scenario che già conosceva, l’uscita di scena di Napoletano a fine anno. Resta convinto che sia questione di ore, o di giorni, ma alla fine si riuscirà ad incardinare la legge elettorale al Senato in modo da avere un voto prima della fine dell’anno”. Un premier non più sulle spine e voglioso di far saltare il banco come lo dipinge Repubblica, quindi, ma addirittura fiducioso che “alla fine il Cavaliere sarà della partita, e che riuscirà persino a trovare una sintesi tra il Nuovo centrodestra di Alfano e le richieste di Forza Italia”.
Niente di tutto ciò, secondo la Stampa: Renzi non ha alcun motivo per rompere il patto stretto con Forza Italia sulle riforme, né è convinto che un nuovo accordo con Berlusconi sia questione di ore. Perché? Perché la nuova intesa con l’alleato/avversario il premier l’ha già raggiunta. “Renzi rilancia con Berlusconi – il titolo che il quotidiano piemontese dedica all’argomento a pagina 3 – ‘Italicum rinviato a primavera'”. L’incipit dell’articolo traccia uno scenario diametralmente opposto a quello del concorrente romano: “A dispetto delle ultime turbolenze Matteo Renzi non ha cambiato idea: Silvio Berlusconi resta l’alleato giusto per fare le riforme istituzionali”, scrivo a Torino citando “gli sherpa di Forza Italia“. Anche se il presidente del Consiglio si era detto convinto del fatto che “entro Natale dobbiamo portare la riforma elettorale in aula”, ora “prenderebbe atto che la legge elettorale può prendere la luce nelle prime settimane della primavera del 2015“.
Una versione accreditata anche dal Giornale (che in prima pagina traccia scenari geopolitici di altissimo livello e rilancia i rapporti tra Roma e il Cremlino, ospitando un’intervista in cui Al Bano rivela al mondo: “Ho ritrovato Romina grazie a Putin“): “Quirinale, Berlusconi decisivo – titola il quotidiano della famiglia Berlusconi – Confermato il patto del Nazareno”. “L’intesa con Renzi reggerà – si legge nel catenaccio – e avrà un seguito nell’elezione del dopo Napolitano”. Tema sul quale il quotidiano milanese fornisce l’ennesima ricostruzione: se nei giorni scorsi in molti avevano tracciato il ritratto di un capo dello Stato stanco e amareggiato per il lento progredire delle riforme, il giornale diretto da Alessandro Sallusti va oltre: “Napolitano molla Renzi – è il titolo a pagina 3 – non sarò complice del flop”. E ancora: “Re Giorgio ha deciso: vuol mettere il premier davanti alle sue responsabilità”.
E’ un po’ il tipo di confusione che regna tra gli stessi contraenti, incapaci di fornire una versione univoca sul patto del Nazareno. “Non esiste alcun documento scritto“, è la rivelazione che Berlusconi ha affidato all’ultimo libro di Bruno Vespa Italiani voltagabbana, uscito il 6 novembre. Al giornalista che gli fa sommessamente presente che Giovanni Toti sostiene di averlo visto, l’ex Cavaliere replica che il consigliere politico di FI ha visto un appunto redatto da Denis Verdini come suo promemoria. Eppure gli altri firmatari, quelli del Partito democratico, dicono l’esatto contrario: il documento scritto “esiste – dichiarava il 3 settembre Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, secondo il quotidiano di Lodi Il cittadino citato in un articolo dell’Espresso - l’ha scritto Matteo con un pennarello verde“. E cosa contiene? “Si parla di legge elettorale, premio di maggioranza, della garanzia di chi vince e chi perde, della riforma del Senato e del superamento del bicameralismo, della riduzione del numero dei parlamentari”. “Niente di più”, assicurava Guerini. Sarà, ma allora perché non tirarlo fuori e mostrarne il contenuto una volta per tutte?
di Marco Pasciuti | 10 novembre 2014
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11 ... o/1201967/
Rottura o gioco delle parti? Le versioni opposte
Giornali in libertà: “Premier vuole urne”. “Esclude il voto”. “Vendetta sul Quirinale”. “Nodo Italicum”
M5S, ESPOSTO IN PROCURA SULL’ACCORDO RENZI-BERLUSCONI: “VERIFICARE ESISTENZA E LEGITTIMITA
Politica & Palazzo
Quali sono i rapporti tra Renzi e Berlusconi? Si va verso la rottura dell’accordo come scrive La Repubblica o è già pronta una nuova intesa come riporta La Stampa? Le correnti interne ai partiti parlano e raccontano cose diverse, lasciando emergere quello che somiglia a un gioco delle parti. Il Corriere sta nel mezzo: “Il premier esclude il voto e il Cavaliere dirà di sì”. C’è poi la partita Quirinale. Dove Renzi farebbe – secondo le ricostruzioni – la voce grossa: “Se B. si sfila il successore di Napolitano sarà a lui sgradito”
di Marco Pasciuti
http://www.ilfattoquotidiano.it/
^^^^^^^^^
Patto Nazareno, è rottura o gioco delle parti? Le versioni (opposte) dei quotidiani
Politica & Palazzo
"Renzi vuole rompere". "No, c'è una nuova intesa". I giornali descrivono con versioni agli antipodi i rapporti tra il premier, che accelera sull'Italicum, e Silvio Berlusconi, che frena. E sul tavolo c'è anche l'elezione del capo dello Stato. Che alla luce delle ultime ricostruzioni era compresa negli accordi fin dal primo giorno
di Marco Pasciuti | 10 novembre 2014 COMMENTI
Più informazioni su: Giorgio Napolitano, Italicum, Legge Elettorale, Matteo Renzi, Silvio Berlusconi
Avete presente il calciomercato? Quella tradizionale liturgia giornalistica in virtù della quale ad agosto e gennaio le pagine dei quotidiani traboccano di nomi, elaborate trattative e ricostruzioni da retroscena delle ultime contrattazioni? Qualcosa del genere accade sulle maggiori testate italiane sul tema del patto del Nazareno. Quali sono i rapporti tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi? Si va verso la rottura dell’accordo come scrive La Repubblica o è già pronta una nuova intesa come riporta La Stampa? Le varie correnti interne ai partiti parlano e raccontano cose diverse, lasciando emergere quello che somiglia a un gioco delle parti: se a Renzi, da un lato, morde il freno perché non vuole dare l’impressione di andare d’amore e d’accordo con B., quest’ultimo tergiversa perché è alle prese con malumori interni ad un partito diviso tra alcuni (pochi) che chiedono di rispettare il patto e altri (sempre più numerosi) che premono per far saltare il banco (domani è previsto un nuovo vertice a palazzo Grazioli). La causa delle ultime fibrillazioni è l’accelerazione annunciata dal premier sulla legge elettorale, ma sul tavolo c’è anche il tema dell’elezione del futuro presidente della Repubblica, argomento che alla luce delle ultime ricostruzioni era compreso negli accordi stretti negli uffici del Nazareno fin dal primo giorno.
Con il Cavaliere che di nuove regole per il voto non vuole nemmeno sentir parlare perché teme che l’alleato democratico sia tentato dalle elezioni anticipate, La Repubblica è tranchant: “Colle e legge elettorale – titola il quotidiano romano a pagina 2 – Renzi avverte Berlusconi: ‘Se si sfila dalle riforme è fuori da ogni partita'”. La dead line? In serata è in calendario un vertice di maggioranza sulle riforme e c’è tempo fino a stasera alle 9, continua Repubblica , “poi sarà Matteo Renzi a rompere il patto del Nazareno annunciando alcune modifiche finora maledette da Forza Italia”. E la rottura si rifletterebbe anche sull’elezione del futuro presidente della Repubblica, argomento che domina la discussione politica degli ultimi giorni dopo le indiscrezioni che vorrebbero Giorgio Napolitano pronto a rassegnare le dimissioni entro la fine dell’anno. “Se Berlusconi non rimane seduto al tavolo delle riforme – sono le dichiarazioni attribuite dal quotidiano di via Cristoforo Colombo al premier – possiamo eleggere un presidente contro di lui. Gli conviene? E’ sufficiente scegliere il più antiberlusconiano dei papabili e aprire ai 5 Stelle“. Tradotto: se B. scende a patti eleggiamo un capo dello Stato che gli piace, cioè che ad esempio potrebbe concedergli la tanto sospirata grazia, altrimenti al Colle mandiamo uno che questo favore non glielo fa. Ragionamento che conferma in pieno che fin dall’inizio il perdono di tutti i peccati del Cav. è sempre stato sul piatto del patto del Nazareno
"Renzi: “Se Berlusconi non rimane al tavolo, eleggiamo un presidente contro di lui. Basta scegliere il più antiberlusconiano dei papabili e aprire ai 5 Stelle”
Di grado intermedio è la versione fornita dal Corriere della Sera. “Renzi esclude il voto anticipato – il titolo del quotidiano milanese – “Alla fine il Cavaliere dirà sì“. “Matteo Renzi non appare spiazzato da uno scenario che già conosceva, l’uscita di scena di Napoletano a fine anno. Resta convinto che sia questione di ore, o di giorni, ma alla fine si riuscirà ad incardinare la legge elettorale al Senato in modo da avere un voto prima della fine dell’anno”. Un premier non più sulle spine e voglioso di far saltare il banco come lo dipinge Repubblica, quindi, ma addirittura fiducioso che “alla fine il Cavaliere sarà della partita, e che riuscirà persino a trovare una sintesi tra il Nuovo centrodestra di Alfano e le richieste di Forza Italia”.
Niente di tutto ciò, secondo la Stampa: Renzi non ha alcun motivo per rompere il patto stretto con Forza Italia sulle riforme, né è convinto che un nuovo accordo con Berlusconi sia questione di ore. Perché? Perché la nuova intesa con l’alleato/avversario il premier l’ha già raggiunta. “Renzi rilancia con Berlusconi – il titolo che il quotidiano piemontese dedica all’argomento a pagina 3 – ‘Italicum rinviato a primavera'”. L’incipit dell’articolo traccia uno scenario diametralmente opposto a quello del concorrente romano: “A dispetto delle ultime turbolenze Matteo Renzi non ha cambiato idea: Silvio Berlusconi resta l’alleato giusto per fare le riforme istituzionali”, scrivo a Torino citando “gli sherpa di Forza Italia“. Anche se il presidente del Consiglio si era detto convinto del fatto che “entro Natale dobbiamo portare la riforma elettorale in aula”, ora “prenderebbe atto che la legge elettorale può prendere la luce nelle prime settimane della primavera del 2015“.
Una versione accreditata anche dal Giornale (che in prima pagina traccia scenari geopolitici di altissimo livello e rilancia i rapporti tra Roma e il Cremlino, ospitando un’intervista in cui Al Bano rivela al mondo: “Ho ritrovato Romina grazie a Putin“): “Quirinale, Berlusconi decisivo – titola il quotidiano della famiglia Berlusconi – Confermato il patto del Nazareno”. “L’intesa con Renzi reggerà – si legge nel catenaccio – e avrà un seguito nell’elezione del dopo Napolitano”. Tema sul quale il quotidiano milanese fornisce l’ennesima ricostruzione: se nei giorni scorsi in molti avevano tracciato il ritratto di un capo dello Stato stanco e amareggiato per il lento progredire delle riforme, il giornale diretto da Alessandro Sallusti va oltre: “Napolitano molla Renzi – è il titolo a pagina 3 – non sarò complice del flop”. E ancora: “Re Giorgio ha deciso: vuol mettere il premier davanti alle sue responsabilità”.
E’ un po’ il tipo di confusione che regna tra gli stessi contraenti, incapaci di fornire una versione univoca sul patto del Nazareno. “Non esiste alcun documento scritto“, è la rivelazione che Berlusconi ha affidato all’ultimo libro di Bruno Vespa Italiani voltagabbana, uscito il 6 novembre. Al giornalista che gli fa sommessamente presente che Giovanni Toti sostiene di averlo visto, l’ex Cavaliere replica che il consigliere politico di FI ha visto un appunto redatto da Denis Verdini come suo promemoria. Eppure gli altri firmatari, quelli del Partito democratico, dicono l’esatto contrario: il documento scritto “esiste – dichiarava il 3 settembre Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, secondo il quotidiano di Lodi Il cittadino citato in un articolo dell’Espresso - l’ha scritto Matteo con un pennarello verde“. E cosa contiene? “Si parla di legge elettorale, premio di maggioranza, della garanzia di chi vince e chi perde, della riforma del Senato e del superamento del bicameralismo, della riduzione del numero dei parlamentari”. “Niente di più”, assicurava Guerini. Sarà, ma allora perché non tirarlo fuori e mostrarne il contenuto una volta per tutte?
di Marco Pasciuti | 10 novembre 2014
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Chi c’è in linea
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