quo vadis PD ????

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
Rispondi
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

shiloh ha scritto:
soloo42000 ha scritto:

C'e` da dire una cosa.
Il PD per "dimensioni" puo` anche permettersi 10 mummie delle quali parecchie inclini al tradimento.
Non puo` invece permettersi di INQUINARE le liste ancora con personaggi estranei al CSX.
Mi preoccupa piu` il listino del 10% di nominati da Bersani (piu` i capilista...).

tra camera e senato il Pd dovrebbe eleggere circa 400 parlamentari.

se su quel numero ,40 li sceglie Bersande e il resto il popolo di sinistra,direi che è un compromesso accettabile.
ripeto che l'importante è candidare al senato gente sicura.

che si evitino quindi le "cimici" che il vaticano ha piazzato nel PD.
In realtà ne sceglie un centinaio, cioè circa il 25%. Qui sta il trucco, perché il 10% (oltre, a quanto pare, i capilista) è sul numero dei candidati, ma in posizioni "sicure" e quindi ben di più in termini di eletti.

Sono curioso di vedere cosa farà Sel, dove un 10% di "prescelti" avrebbe un impatto sul numero degli eletti (sensibilmente inferiore a quello del PD) ben maggiore.
shiloh
Messaggi: 3973
Iscritto il: 21/02/2012, 17:56

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da shiloh »


Bersani: "Deroghe per meno del 3%
Mai così tante donne in Parlamento"
Il segretario del Pd:
"Non chiedetecelo più. Andate da qualcun altro".
Con Monti nulla è cambiato .
"Il nostro statuto parla di un 10% di deroghe a chi ha più di tre mandati e ieri si è discusso di qualcosa che non è neanche il 3% di deroghe".
il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, interviene sullo spinoso problema delle deroghe.
Liquida come "inaccettabile" la rappresentazione di un Pd che ieri in direzione ha concesso deroghe solo ai soliti noti.
"Perché ne parlate solo per il Pd ? - chiede Bersani - .
Siamo gli unici in Italia e in Europa con il meccanismo di deroghe più stringente.
Per favore, non chiedetecelo più e andate da qualcun altro. Si è superato il segno".

Tra le novità decise dalla direzione, anche la quota del 33% di candidature sicure per le donne.
"Abbiamo inserito tante novità, quella che mi piace di più è la certezza di un numero di donne in Parlamento, che non c'è mai stato in un gruppo politico", commenta Bersani.

segue al link:
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HRER2-1
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

Alla fine i nominati dovrebbero essere 115-120.


Primarie Pd: da Franco Marini a Rosy Bindi, ecco le dieci deroghe decise per i parlamentari storici

L'Huffingtonpost | Di Marco Esposito
Pubblicato: 17/12/2012 21:37 CET | Aggiornato: 17/12/2012 21:56 CET

Una direzione distesa. Senza grandi problemi e svoltasi in un clima definito "tranquillo" Bersani supera un altro tornante impegnativo, riuscendo a far approvare sia il regolamento per le primarie sia il le deroghe per quei parlamentari che hanno alle spalle già tre mandati. Iniziamo proprio da qui. Quello che alla vigilia era considerato uno dei punto più spinosi all'ordine del giorno.

Le deroghe vengono votate in blocco, con solo tre voti contrari e tre astenuti. I derogati sono solo dieci, meno di quanto lo statuto permetterebbe (fino a 30). Tra questi Franco Marini (78 anni), Rosy Bindi, Giancarlo Bressa, Mauro Agostini, Giorgio Merlo, Maria Pia Garavaglia, Giuseppe Fioroni, Giuseppe Lumia, Cesare Marini, Anna Finocchiaro.

La seconda questione spinosa all’ordine del giorno era quella riguardante la dimensione del cosiddetto listino del segretario, ovvero quella quota di candidati che non affronteranno le primarie, ma saranno inseriti direttamente nella lista del Porcellum.
Poiché il regolamento stabilisce che il 90% dei posti sarà sottoposto a primarie, il restante, 95 candidati, saranno inseriti direttamente in lista. Oltre a questi dovrebbero aggiungersi altre 20-25 persone - cioè i capilista - che sono sempre nella disponibilità della segreteria. Il totale di “catapultati” è quindi di circa 115-120.

Soddisfazione da parte del segretario Pier Luigi Bersani e dei suoi collaboratori. “Avremo un meccanismo che ci permetterà di eleggere molte donne - ha detto il segretario abbandonando il Nazareno - saremo il partito in Europa con la maggior presenza femminile in Parlamento.
shiloh
Messaggi: 3973
Iscritto il: 21/02/2012, 17:56

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da shiloh »

mariok ha scritto:Alla fine i nominati dovrebbero essere 115-120.



.

si tratta ora di discernere se si consideri il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.

una cosa però è certa:

sempre mezzo è...

:?

ma gli altri fanno peggio,perciò...
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

E' senza dubbio vero: il bicchiere è mezzo pieno.

Ma è la presa per i fondelli che da fastidio.

Personalmente, gente come Bindi, Finocchiaro, Fioroni, Garavaglia, faccio fatica a digerirli e soprattutto accettarli come "leader storici".
shiloh
Messaggi: 3973
Iscritto il: 21/02/2012, 17:56

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da shiloh »


A due mesi dalle elezioni
Cesare Damiano


Data: 2012-12-18

Dalle elezioni ci separano solo due mesi.
Berlusconi, con le sue disperate piroette, è tornato a conquistare le prime pagine dei giornali e cerca di legare, ai propri, i destini di Mario Monti.

Adesso, dopo le primarie del PD, l’attenzione si concentra sulle candidature degli altri partiti.
E sul taglio che prenderà l’imminente campagna elettorale.
La strategia del centrodestra sarà quella dell’attacco frontale all’azione di un governo che lo stesso Pdl fino all’altro giorno aveva sostenuto o sarà incentrata su una difficile ricucitura con il Professore?

E cosa faranno lo stesso Monti e Casini e Montezemolo e La Russa o la Lega?

Quello che è evidente è che, se già prima se ne parlava poco, di programmi e di cose da fare in queste settimane non si parla affatto.
Mentre il centrosinistra sembra essere stato parcheggiato in una sorta di limbo.

Io credo che sia necessario invertire subito questa rotta.

Indicando Bersani come candidato premier, gli elettori del centrosinistra hanno già fatto alcune scelte precise:
hanno detto no alla proposta Ichino sul mercato del lavoro e hanno rifiutato l’idea che la riforma delle pensioni del ministro Fornero sia da considerarsi intoccabile.
Sono due punti importanti.


Adesso dobbiamo concentrarci sulle emergenze del paese e fare in modo che le proposte per la loro soluzione diventino il fulcro del nostro programma di governo.

I recenti dati dell’Istat sull’occupazione dipingono una situazione sempre più cupa, anche dal punto di vista qualitativo.
I numeri già di per sé sono molto preoccupanti:
il tasso di disoccupazione generale ha superato l’11 per cento, mentre quella giovanile si avvicina ormai al 37 per cento.
Se questi sono i numeri è però dentro questi numeri che si deve guardare.
Aumentano infatti i lavoratori precari e il lavoro part-time.
Questo significa che nella composizione della forza lavoro è in corso una ulteriore trasformazione che aumenta il livello di precarietà delle persone e abbassa la qualità della prestazione.

Il ricorso abnorme al lavoro a termine è una delle cause dell’abbassamento della produttività del sistema.
Se il numero dei lavoratori rimane invariato (o diminuisce) e cresce l’utilizzo del tempo parziale, vuol dire che diminuisce il monte-ore lavorate.
Cioè si lavora in meno e di meno.

A questo va aggiunto l’aumento delle ore di cassa integrazione.
L’anno dell’inizio della crisi, il 2008, totalizzò 228 milioni di ore di cassa integrazione ordinaria, straordinaria ed in deroga.
Nel 2010 toccarono quota un miliardo e 198 milioni.
Quest’anno siamo tornati a superare il miliardo, precisamente un miliardo e quattro milioni a fine novembre, con 520mila lavoratori in cassa integrazione a zero ore.

E’ dunque necessario che la “cassa” venga adeguatamente rifinanziata sino alla fine della crisi (le Regioni hanno denunciato che le risorse per la cassa in deroga non bastano per arrivare alla fine dell’anno e non c’è il rifinanziamento per il 2013) e che lo stesso si faccia per i contratti di solidarietà.

Senza quest’intervento molti lavoratori si troveranno senza occupazione e senza reddito. Ma ciò, ovviamente, serve solo per affrontare l’emergenza. La vera sfida è quella dello sviluppo.

L’austerità, necessaria per mettere in sicurezza i conti, ha tolto ossigeno al paese.
Ha tagliato il potere d’acquisto delle famiglie, ha fatto crollare i consumi, ha tolto alle imprese la possibilità di fare investimenti.
E il lavoro si crea se si fanno investimenti.

L’azione del governo Monti è stata inadeguata proprio sul terreno del sostegno alla crescita e questa mancanza contribuisce a prolungare la crisi nella quale ci dibattiamo.

Adesso bisogna voltare pagina.

Si deve dire chiaro al paese che nessuno verrà lasciato solo in balia della crisi:
chi è rimasto senza reddito, a causa di riforme sbagliate come quella delle pensioni, dovrà trovare ascolto concreto;
la nuova Aspi, quando andrà a regime, dovrà essere adeguata nei tempi per tutelare i lavoratori di fronte ad una crisi che si prolunga.

Ma soprattutto si dovrà mettere mano a un pacchetto di misure, concreto ed efficace, per rimettere in moto la macchina dell’economia.
L’Italia, secondo paese manifatturiero d’Europa, non può permettersi di rimanere fermo ancora a lungo.

Questo dovrà essere il fulcro del programma elettorale del centrosinistra.

E questo dovrebbe diventare il tema al centro del dibattito politico delle prossime settimane.
Che Berlusconi scenda o meno in campo non deve avere, da questo punto di vista, nessuna rilevanza.


http://lavoro-2-0.com.unita.it/politica ... -elezioni/
chapeau..ora i fatti.
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

Elezioni, con le primarie per i parlamentari si consuma lo spoils system Pd

Mentre l'attenzione si concentra sulle regole per partecipare alle consultazioni del prossimo 29 e 30 dicembre, nel partito si regolano i conti. Dentro Epifani, Gotor e Galli, insieme ai derogati Finocchiaro, Marini e Bindi. La presidente del partito ottiene la testa di Paola Concia. Restano fuori i renziani Ceccanti e Giachetti

di Sara Nicoli | 18 dicembre 2012

Chi dissente è fuori. Semplicemente depennato dal listino bloccato degli “eletti” della prossima legislatura. Nessuno avverte. Si scopre dalle liste di essere stati fatti fuori. Succede nel Pd, non nell’M5S di Grillo. Attorno alla lista dei circa 150 “nominati” direttamente dalla segreteria (una quota oscillante intorno al 20% degli eletti possibili, ossia 400 deputati circa) si sta consumando un vero e proprio spoil system che in altri tempi, sempre nei lidi della sinistra, sarebbe stato chiamato in ben altro modo. Ci si limita, oggi, a fotografare che nella prossima lista di candidati sicuri al Parlamento entreranno personaggi come Guglielmo Epifani, Miguel Gotor e il politilogo Carlo Galli, tutti bersaniani di ferro e fondamentali spin doctor durante le primarie per la leadership a cui Bersani deve senz’altro molto.

A fronte di questi ingressi, però, perderanno la poltrona personaggi di indubbia competenza parlamentare come il costituzionalista Stefano Ceccanti e il mago dei regolamenti di Montecitorio Stefano Giachetti, noto alle cronache recenti per aver fatto uno sciopero della fame lungo 80 giorni per protestare contro la mancata modifica della legge elettorale. Una battaglia “in stile pannelliano” che non è piaciuta allo stretto entourage di Bersani che l’ha considerata “di eccessivo impatto mediatico” rispetto a quelli che erano le intenzioni del partito sul tema.

Ma c’è un’altra colpa, evidentemente più vistosa, che i due “uomini macchina” del Pd avrebbero commesso; essere entrambi “renziani”. Ovvero aver continuato a sostenere Renzi anche al secondo turno delle primarie quando alcuni più avveduti di loro, come il senatore Giorgio Tonini, all’ultimo tuffo si sono redenti e hanno dato il loro appoggio a Bersani. Guadagnandoci, non a caso, la ricandidatura.

Insomma, Bersani punta a blindare il prossimo congresso del partito inserendo persone di stretta osservanza tra i “sicuri” del nuovo Parlamento. Scelta, per altro, legittima, visto che è lui il “comandante in capo” del Pd e a lui sono affidate queste scelte di nomina diretta. Singolare, però, che un uomo come Bersani che si è fatto un vanto di primarie “ad alto tasso democratico” poi finisca per scivolare sulla non ricandidatura di Roberto Della Seta, parlamentare ambientalista di primo piano che con Ermete Realacci ha contribuito in modo molto diretto alla battaglia condotta dal partito sull’Ilva di Taranto. Nessuno dei due verrà ricandidato. In particolare, su Della Seta pende anche un’accusa grave, legata alla triste storia del denaro dato da Riva a Bersani in tempi non sospetti e al centro dell’inchiesta della magistratura tarantina. Della Seta è quel parlamentare di cui parla Riva in una lettera del 2010 a Bersani chiedendogli di fermarlo. Obiettivo raggiunto?

Ci sono poi tre personaggi che hanno richiesto la deroga solo su promessa di Bersani di non fargli passare per le primarie. Si tratta di Anna Finocchiaro, Franco Marini e Rosy Bindi. Nessuno dei tre, “per meriti raggiunti” aveva voglia di misurarsi direttamente con il popolo, consci – probabilmente – di non riuscire ad ottenere che un risultato deludente. E siccome Bersani ha in mente per loro incarichi di primo piano nella prossima legislatura, meglio non sottoporre la loro immagine ad inutili umiliazioni. E dunque, via con un salvataggio davvero fenomenale: una ricandidatura “di rigore”, con elezione certa, per chi non sono non ha più bacino elettorale. E forse non l’ha neppure mai avuto. Rosy Bindi, in particolare, oltre alla propria salvezza in deroga, avrebbe anche ottenuto la testa di Paola Concia, deputata gay in prima linea sul fronte dei diritti civili e in particolare delle unioni civili in stile europeo. Sta di fatto che tra deroghe di serie A e di serie B e incoronazioni di nuove “stelle” del firmamento politico, queste primarie per i parlamentari sembrano svuotarsi del loro significato più importante. Sul territorio, infatti, saranno i capi delle sezioni ad indicare chi inserire nelle liste e chi no.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12 ... pd/449549/
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Le premesse della Terza Repubbica

Sta nascendo la Terza Repubblica e nasce male, molto male, ancora peggio della Seconda. Abbiamo toccato con mano cosa significa edificare una casa con materiale scadente e in alcuni casi marcio. Il crollo della Terza Repubblica è già assicurato in partenza ancor prima di cominciare.

Con l’inizio della Seconda Repubblica a destra la Mafia SpA esce allo scoperto e alla luce del sole fonda un suo partito, Forza Italia.

Da Wikipedia
Forza Italia! Associazione per il buon governo viene costituita, presso lo studio del notaio Roveda a Milano, il 29 giugno 1993 da alcuni noti professionisti, alcuni inseriti nelle aziende controllate da Fininvest, altri comunque vicini al fondatore e proprietario di quest'ultima Silvio Berlusconi, tra i quali Marcello Dell'Utri, Antonio Martino, Gianfranco Ciaurro, Mario Valducci, Antonio Tajani, Cesare Previti e Giuliano Urbani

Quindi, soci fondatori Marcello Dell’Utri “il cucchiaio delle cosche” il mandatario della Mafia SpA al Nord e la futura mummia cinese di Hardcore, che con la Mafia SpA ha potuto costruire la sua fortuna, il suo impero.

Il pentito Grado: Dell’Utri “cucchiaio” di tutte le famiglie di Cosa nostra
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ni/371580/

Un impero iniziato grazie al padre della mummia cinese, direttore delle Banca Rasini, la banca di riferimento delle cosche mafiose al Nord.

Banca Rasini
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La Banca Rasini era una piccola banca milanese, nata negli anni cinquanta ed inglobata nella Banca Popolare di Lodi nel 1992. Il motivo principale della sua fama è che tra i suoi clienti principali si annoveravano i criminali Pippo Calò, Totò Riina, Bernardo Provenzano (al tempo, uomini guida della Mafia) e l'imprenditore e uomo politico Silvio Berlusconi, il cui padre Luigi Berlusconi vi lavorava come funzionario. Le dichiarazioni di Michele Sindona sulla Banca Rasini la fanno citare più volte da Nick Tosches, un giornalista del The New York Times, nel suo libro I misteri di Sindona, e l'hanno resa nota tra gli studiosi internazionali che si occupano della storia della Mafia italiana.

La fonte di Wikipedia è stata confermata per altra via da chi ha fatto il portinaio a Milano 2 circa 20 anni fa.

Quando le cosche intendono investire nell’edilizia, Milano 1, Milano 2, hanno bisogno naturalmente di un prestanome, e qui Luigi Berlusconi, alla richiesta delle cosche avanza la proposta del figlio Silvio. Accettata. E’ qui che inizia la fortuna di B. e la sfortuna nostra.

I legami di SB con Cosa nostra proseguono con la presenza di Vittorio Mangano, il capo mandamento di Porta Nuova a Palermo nella villa di Hardcore di SB. (1973 – 1975)

Vittorio Mangano
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Vittorio Mangano (Palermo, 18 agosto 1940 – Palermo, 23 luglio 2000) è stato un criminale italiano pluriomicida legato a Cosa Nostra conosciuto - attraverso le cronache giornalistiche che hanno seguito le vicende processuali che lo hanno visto coinvolto - con il soprannome de "lo stalliere di Arcore", data l'attività che svolgeva presso la villa brianzola di Silvio Berlusconi. Fu definito da Paolo Borsellino una delle "teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel Nord Italia"[1][2].

Sul fronte opposto la presunta “sinistra” si accorda con il partito nascente,….chissà perché?. Lo riferisce alla Camera l’ex presidente della Commissione Antimafia Luciano Violante nel febbraio 2003.

Da Wikipedia
Luciano Violante

Al vertice dell'Antimafia [modifica]
In Parlamento fece parte della commissione d'inchiesta sul caso Moro e, in seguito, fu presidente della Commissione parlamentare Antimafia dal 1992 al 1994. Fu lui a raccogliere le deposizioni choc di Tommaso Buscetta che rivelò l'esistenza del terzo livello della mafia, cioè il legame con il mondo politico

*
Ha suscitato scalpore sul web un suo discorso alla Camera dei Deputati risalente al 2003 in cui critica l'avvilimento del parlamento dovuto all'assenza di discontinuità tra governo e gruppi parlamentari. In tale discorso Violante difende il suo partito dall'accusa di totalitarismo ricordando che i Democratici di Sinistra non impedirono l'eleggibilità di Silvio Berlusconi (nonostante il conflitto d'interesse) né attuarono leggi contro Mediaset [11].

Dichiarazione integrale di Violante alla Camera sul conflitto di interessi 2
http://www.youtube.com/watch?v=sZaIgDBrrZk

Il Pds si accorda con l’appena nato partito della Mafia Spa, quando al vertice dell’Antimafia ci sta Luciano Violante. Potevano non sapere? Per il merlam merlorum pepponico di sempre, SI’, potevano non sapere.


Entra a far parte della coalizione della destra vincente nel 1994 il numero uno del trasformismo italiano vivente, il sempre vergine Pierazzurro Casini in Caltariccone. L’ometto che giurerà sull’innocenza assoluta dell’amico fraterno don Totò Cuffaro, detto vasa vasa, accusato a torto, secondo la vergine Pierazzurra, di favoreggiamento aggravato verso Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio.

Monsignor Casini ne è talmente convinto che è disposto al sacrificio estremo di sacrificare una mano emulando Muzio Scevola, “Ci metto la mano sul fuoco”. Imprudente come sempre in questi casi.

Ma quando la Corte di Cassazione il 22 gennaio 2011 emette sentenza definitiva nei confronti di don Totò vasa vasa, i file della memoria del computer cranico della sempre vergine bolognese subiscono un crash improvviso. Rimarranno delusi tutti coloro che si aspettavano lo spettacolo pubblico del sacrificio sul fuoco della mano di Pierazzurro. Ad eccezione del sottoscritto che conosce molto bene le lenze di quel tipo.
Molto bravi di lingua come i veri piazzisti di razza,..ma di zero fatti. Antonio Albanese nel suo ultimo film mostra molto bene questi personaggi. “Urbi et orbi……………..” http://www.leggilo.net/82519/antonio-al ... ailer.html
Vedere inizio filmato.

Io la democrazia parlamentare tanto decantata non l’ho mai vista. Per una ragione o per l’altra ho sempre visto oligarchie camuffate da democrazie. Allo stesso modo che il lupo mettendosi i vestiti della nonna si camuffa per mangiarsi Cappuccetto rosso. Qui da sempre sono gli oligarchi di qualsiasi colore che si mangiano i merli.
Un inganno infinito nel Paese dei merli.

Molto probabilmente morirò democristiano perché la sinistra rappresentativa è morta. I democristiani sono trionfanti persino sulla sinistra messa all’angolo. Diceva la generazione che mi precedeva che non voleva morire democristiana. Invece ci morirà come ci morirà la mia.

Non vedrò neppure la democrazia parlamentare e la politica democratica dei partiti grazie ai soliti piazzisti maestri della truffa e ai troppi merli che appoggiano la finta sinistra.

Non si riesce a capire perché gli italiani tricolori hanno una predilezione per le cose finte.

Il 90 % degli SCHICCIABOTTONI verrà eletto dal popolo che sarà contentissimo di essere partecipe “di una grande azione democratica”. Di nuovo “Urbi et orbi in……..” siempre.

Non bisogna di certo essere Nostradamus per prevedere che tutto andrà a finire male, molto male.

Leggere che il regolamento dei defunti prevede che il 90 % dei parlamentari deve essere eletto e che al segretario spetta una nomina del 10 % è la conferma che l’oligarchia continua con una normalissima operazione di gattopardismo.

La parte più drammatica è che ci sarà chi andrà a votare questa autentica porcata oligarchica spacciata per democrazia allo stesso modo che il piazzista di Hardcore ha spacciato per 18 anni le sue bufale certificate e continua imperterrito a farlo ancora in questi giorni.

Ma più drammatico ancora è il constatare cosa sia il popolo di quella che una volta era chiamato la sinistra alla soglia dell’anno domini 2013.

Siamo eternamente fermi al 1888 nella Napoli descritta da Eduardo Scarpetta, padre di Eduardo, Peppino e Titina De Filippo, oltre che di altri numerosissimi figli riconosciuti e non. Uno a cui Silvio in materia gli faceva un baffo.
http://www.youtube.com/watch?gl=IT&hl=it&v=8kqJb8RO7LQ

Io riesco a capire quell’Italia prevalentemente agricola del 1948 descritta nella prima pubblicazione di Guareschi.

Eravamo appena usciti dalla guerra, la scolarizzazione era bassa. Alla sinistra apparteneva il mondo del lavoro e il meglio degli intellettuali italiani del momento. Poi il mondo è cambiato i figli dei contadini come quelli degli operai sono andati all’Università. Nel 1954 è arrivata la televisione, che ha almeno il merito di aver unificato la lingua italiana. La tecnologia ha fatto passi da gigante, quasi in modo fantascientifico.

Eppure dobbiamo amaramente constatare oggi che l’apertura mentale nei confronti della politica e dei partiti politici è rimasta quella del ’46-’47 descritta da Guareschi nel ’48 e che in parte si rifà alla Napoli del 1888.

All’alba del 2013 la cultura politica e l’apertura mentale è rimasta quella di allora.

Ai Pepponi e non, oligarchi, sta tutto bene così.

Totò – Lei è ignorante?
Il cafone – Si.
Totò – Bene così. Viva l’ignoranza! Tutti così dovrebberlo essere. E se ha dei figliuoli non li faccia studiare, li faccia sguazzare nell’ignoranza.

Il livello di preparazione politica è rimasto questo, altrimenti gli oligarchi piazzisti non riuscirebbero a spacciare le loro bufale immonde.

Quando “meno male che Silvio c’è” è sceso in campo nel 1994, ai suoi scagnozzi ha raccomandato di rivolersi ai loro elettori come se fossero dei ragazzi della medie di 12- 13 anni. Era un dato oggettivo di come era riuscito a fare fessi i teledipendenti delle reti Fininvest. Dovevano continuare su questo campo arato. Dobbiamo ammettere che questa formula ha funzionato per 18 anni e sembra ancora di capire che funziona ancora oggi, se il primo impegno del nuovo partito è quello di togliere l’Imu (che aveva rimesso il IV governo Berlusconi negli ultimi tempi, tanto i merloni giganti non se lo ricordano più)

Non si rallegrino i defunti di questo deficit della destra, perché anche da loro funziona nello stesso modo.

Il pensiero in questi casi corre inevitabilmente a quelle ragazze a quei ragazzi a quelle donne e uomini, morti per liberarci dal giogo nazifascista. Man mano che il tempo passa mi convinco sempre di più che sono morti inutilmente se i risultati persistenti dopo 67 anni sono questi. Potevano morire tranquillamente nel loro letto alla scadenza naturale della vita, se i risultati sono questi. Alcuni uomini non possono e non devono sacrificare la propria vita affinché altri facciano scempio della libertà in questo modo indecente.
paolo11
Messaggi: 3688
Iscritto il: 22/02/2012, 14:30

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da paolo11 »

E quelli che si sono assorbiti 2 guerre mondiali?
Per quello nella nostra costituzione L'Italia ripudia la guerra.
Ciao
Paolo11
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

La Stampa 18.12.12
Per i sondaggisti una lista del Professore pescherebbe a sinistra
Fino al 15% dei voti, poi dovrebbe allearsi
di Raffaello Masci

Per bene che gli vada, Mario Monti può aspirare ad essere un buon alleato, un forte gregario. Ma gli converrà cimentarsi nella pugna per un risultato di questo genere, quando è già senatore a vita e qualcuno gli ha fatto balenare fulgidi orizzonti? E comunque, se scendesse in campo, a temerlo dovrebbe essere soprattutto il centrosinistra, perché sarebbe quello il bacino principale da cui verrebbe il travaso.
«Una lista che si richiami a Monti, ma senza il Professore candidato dice Antonio Noto di Ipr Marketing -, non ha alcuna speranza di andare oltre il 4%. Con Monti leader, il caso sarebbe diverso e secondo le nostre rilevazioni può ambire ad un 11 per cento». Sarebbe comunque un terremoto, scombussolerebbe gli equilibri bipolari, potrebbe ambire ad un accorpamento con l’Udc, che l’Istituto dà oggi al 4,5%, ma mai potrebbe diventare una forza maggioritaria. «Ciò detto si tratterebbe di un forte rimescolamento all’interno dei due schieramenti maggiori - dice ancora Noto -, perché noi abbiamo calcolato che quell’11% sarebbe costituito da un grosso zoccolo del Pd, almeno il 7%, più un 3% di Pdl e un altro punto da recuperare da altre forze».
Ma che può fare Monti con una coalizione del 15%? Solo allearsi. Con tutti i rischi del caso. «Gli italiani hanno già individuato i loro leader di riferimento - argomenta Alessandra Paola Ghisleri di Euromedia Research e uno schieramento di Monti si troverebbe comunque tra l’incudine e il martello, con una capacità di incidere molto limitata. Vorrei inoltre sottolineare come la fiducia nella sua persona, pur ancora importante, sia scesa dai 60 punti percentuali dell’inizio del suo mandato, al 40. E’ alta, ma è in discesa».
Quanto ai voti che possa erodere, saranno soprattutto quelli del centrosinistra perché al di là del consenso che pure ha avuto a destra, nel Pdl è stato sempre percepito come l’alternativa al governo Berlusconi. «E comunque - conclude Ghisleri - potrà aspirare, al massimo, a fare da sostegno ad uno dei due schieramenti».
Nicola Piepoli fa un ragionamento che dice molto: «Si ricordi, il Professore, il verso del poeta latino Catullo “Odi et amo”. Anche lui è stato molto amato, per il suo rigore, per il suo stile di vita, perché ha indicato al fine del tunnel, perché ha restituito il Paese ad un prestigio internazionale. Ma è stato anche molto odiato, perché la fine di quel tunnel non si vede, le tasse sono aumentate e c’è stata anche l’Imu».
Questo fattore - dice Piepoli - è trasversale, e se è vero che la sua fiducia oggi è stimata da noi al 51%, gli giova e se è super partes, se - invece - scende in campo, una parte, anche consistente, la perde». Su questo mare fluttuante, dunque, Monti è un fattore che rischia di innescare un meccanismo capace di travolgere anche se stesso. Quanto al consenso che si porta in eredità non è automatico che si possa tradurre in voti.
«Neppure i sondaggi sono in grado, in questa fase, di fissare la mutevolezza del momento - spiega Renato Mannheimer -, tant’è che noi abbiamo rilevato due scenari opposti: Il primo, a elezioni ancora lontane, ci dice che Monti prenderebbe al massimo il 5% con una lista senza di lui, e il 15% se si presentasse come candidato premier».
Se il premier, invece, si mettesse a fare campagna elettorale? «Avremmo il secondo, imprevedibile scenario continua Mannheimer -: tutto potrebbe cambiare e Monti potrebbe saccheggiare consensi anche tra gli scontenti di entrambi gli schieramenti». E ottenere una maggioranza? «Questo mai - sentenzia il sociologo -, si potrebbe alleare, io credo, col Pd, ma a quel punto Monti diventerebbe per il Pd un vero problema, date le alleanze già sancite».
Rispondi

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Semrush [Bot] e 12 ospiti