Sono convinto che le priorità di questo paese siano il dilagare della corruzione, l'inefficienza della pubblica amministrazione, i costi eccessivi della cosiddetta politica (in senso lato, ben oltre lo stipendio o il numero dei parlamentari), un inestricabile sottobosco di enti, società pubbliche e soprattutto miste, centri di sottopotere.
Il costo di queste cose hanno, secondo me, raggiunto un tale livello che, senza la loro soluzione a qualunque costo, è completamente privo di senso qualunque discorso sulla giustizia sociale, sul lavoro, sui diritti, sullo stato sociale.
Queste sono le mie priorità. Se per Vendola ce ne sono altre, mi è consentito dire che è sbagliato, non per una questione di gusti personali, ma perché qualunque politica, pur la più meritoria nelle intenzioni, è destinata a fallire se non ha le gambe (leggi: istituzioni e PA) abbastanza solide da farla andare avanti?
Posso affermare, per esempio, che qualunque bel discorso sulla sanità pubblica e contro la sua privatizzazione, finisce con l'essere, al di là delle intenzioni, una presa per i fondelli se i manager delle ASL si continuano a nominare non si sa bene in base a quali criteri, se gli appalti (e i subappalti) vengono assegnati in modo a dir poco poco trasparente, se anche la nomina di un primario risponde a criteri di spartizione partitica?
Tutto questo e` lecito pensiero.
Ma ne esistono di altri.
Vendola non c'entra.
Ad esempio la seconda affermazione e` temeraria: riformare la PA richiedera` almeno 10 anni, cosa credi che si fa con la finanziaria di dicembre?
E allora affermare che: "è completamente privo di senso qualunque discorso sulla giustizia sociale, sul lavoro, sui diritti, sullo stato sociale" e` indice
di un modo superficiale e semplicistico di affrontare i problemi.
Se infatti ti poni come obiettivo un cambiamento radicale (della PA), non puoi pensare che nel frattempo per 10 anni stiamo tutti a fare
la fame senza lavoro, diritti, equita`, ...
A meno di non voler essere come la Cina.
Ora, poiche` c'e` gente convinta che il governo di un popolo di 60 milioni di persone possa e debba fare TANTE COSE IN PARALLELLO,
ad esempio risanare i conti MENTRE si rilancia la politica industriale, succedono due cose.
La prima e` che la tua preclusione semplicistica diviene ostacolo a una trattaiva. Perche` e` preclusione aprioristica, come del resto abbiamo
gia` sperimentato con certi falsi cattolici democratici ai tempi di Binetti sui temi etici: loro hanni i valori non negoziabili, tu invece no
quindi taci o vaiaffan...., quello e` l'approccio.
La seconda e` che se poi condisci pure la tua preclusione con epiteti tipo "conservatore", "privilegiati", "ipergarantiti", ...
salta non solo la possibilita` del confronto, ma anche ogni possibilita` d'intesa.
E questo prima ancora di essersi confrontati, parlati.
Ecco perche` condanno toni e modi di Monti.
Perche` preclude il confronto fra tesi diverse, essendo lui certo che la soluzione e` una.
Perche` dileggia le parti con cui deve confrontarsi, come ai tempi dell'articolo 18.
Monti, ma anche Fornero, Marchionne, Sacconi, la lista di gente che ha rinunciato a ogni possibilita`
di costruire in modo condiviso e` lunga.
E del resto non e` un caso se una volta, quando le riforme si FACEVANO, si parlava di "concertazione".
Oggi, invece, non si parla di nula: e infatti le riforme stanno a zero.
Ciao.
soloo42000