La domanda che a questo punto dovremmo porci è la seguente:
Cosa pensa di fare la sinistra (o quel che resta di essa) di fronte a questo scenario? Si illudono di risolvere il problema accodandosi a Grillo e Casaleggio?
Cosa hanno da dire questi grandi leader sconfitti, come Vendola, De Magistris, Ingroia ecc.?
Ho letto un articolo di Marco Revelli, che definisce il successo di Grilli come una liberazione. Con quale prospettiva, come al solito, non è chiaro.
mariok
Immagino che per chi è o sia stato in passato di sinistra, constatare il decesso della sinistra rappresentativa sia un fatto alquanto doloroso come lo è la perdita del padre o della madre, che nel bene o nel male rappresentano comunque un punto di riferimento fin da quando si viene al mondo.
Però, ad oggi, 3 marzo 2013, dobbiamo accettare, piaccia o non piaccia, l’atto di morte della sinistra stilato dopo le elezioni della scorsa settimana.
Finisce così il ciclo della sinistra italiana tornata alla luce dopo l’8 settembre del 1943. Un ciclo durato poco meno di 70 anni (solo per pochi mesi).
Il ciclo della vita e della morte rappresentabile su piano cartesiano in modo similare ad una parabola con il fuoco all’interno del piano +y, +x, con origine 0,0, è una legge naturale di questo pianeta che vale per tutti gli essere viventi e alle azioni ad essi legate.
La sinistra radicale ha tentato di sopravvivere all’interno di Rivoluzione civile, ma il responso della storia è stato uno stop secco.
Ma anche l’ultimo rimasuglio di sinistra, il Sel del poeta narratore Vendola ha subito uno stop non di uno scherzo. La crocerossina è stata vampirizzata da calcoli sbagliati di alleanza con i democristiani del Piddì.
Ha dimezzato i consensi in una battaglia inutile persa in partenza facilmente prevedibile se non si è accecati dal tifo da stadio.
Nel Piddì a trazione democristiana, esistono ancora lievi e pallide tracce di singoli globuli rossi riscontrabili però solo con microscopio elettronico. Globuli insignificanti di nessun peso nel contesto democristiano.
Il cardinal Carlo Maria Martini, che giganteggiava in mezzo ad una clero ed a una Chiesa cattolica morente, usava dire che la Chiesa cattolica è in ritardo di 200 anni.
Lo stesso dicasi per il ritardo della sinistra rappresentativa, anche se la sua nascita è di un tempo decisamente minore. Meno di 150 anni.
Il 25 di febbraio 2013, segna quindi l’atto di morte della sinistra rappresentativa italiana.
Non possiamo far altro che dedicargli la Messa da requiem di Verdi.
http://www.youtube.com/watch?v=Cnc1JFa0GWw
http://www.youtube.com/watch?v=8Mxt308Tbm0
Ha dichiarato più di una volta Fausto Bertinotti:
“La sinistra esisterà sempre finché nella società esisteranno le diseguaglianze”
Ignoro se è una frase riportata o è farina del suo sacco.
Sta di fatto però, che al di là del controverso personaggio della sinistra, questa rimane una verità universale senza tempo, perché fa parte della storia dell’umanità. Perché il pianeta Terra non è di certo il Paradiso terrestre, ma l’Inferno.
E’ morta quindi la sinistra rappresentativa sotto il peso dei fatti e misfatti dei suoi rappresentanti, ma non è morta la sinistra in sé, quella popolare e intellettuale.
Si tratta solo di aspettare chi saprà raccogliere la bandiera della sinistra, oggi a terra e immersa nel fango, che possa dargli una ripulita, per ricominciare la nuova esperienza negli anni a venire.
Noi oggi siamo involontari testimoni di questo notevole fatto storico.
Ho letto un articolo di Marco Revelli, che definisce il successo di Grilli come una liberazione. Con quale prospettiva, come al solito, non è chiaro.
Se noi puntiamo i riflettori solo su Grillo, il Masaniello degli anni 2000, e trascuriamo chi stava in Piazza San Giovanni, l’altro venerdì, commettiamo un errore non da poco.
Infatti, la sempre attenta Concita De Gregorio, ha sottolineato che a Piazza San Giovanni un giornalista non doveva guardare il palco con il Grillo parlante, mezzo profeta, mezzo guru, mezzo attore comico che non ha mai dimenticato la professione e gli sberleffi che hanno caratterizzato la sua fortuna professionale. Doveva voltare le spalle a Grillo e guardare in faccia alle migliaia di persone che reagivano alla sua performance.
E’ li che si poteva intuire perché quella Piazza era gremita come quella della sinistra di un tempo. Non a caso Grillo ha scelto la Piazza della sinistra.
Occorre capire cosa rappresentavano quelle migliaia di persone dentro la piazza e cosa rappresentano gli 8 milioni che lo hanno votato.
Gente di sinistra, gente di destra, gente senza una particolare convinzione politica.
Perché stavano lì tutti insieme?