Il partito di Barca

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
pancho
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Re: Il partito di Barca

Messaggio da pancho »

mariok ha scritto:Dopo aver dato una scorsa ai sette capitoli in cui si parla del partito nuovo e del suo rapporto con il "buon governo" (lettura impegnativa che mi riservo di approfondire), sono saltato all'Addendum, in cui sono elencati i "convincimenti comuni a un partito di sinistra".

Penso infatti che per costruire una casa, si debba partire dalle fondamenta e quindi i "convincimenti comuni" alla base di un partito di sinistra sono il necessario punto di partenza.

Pur tenendo conto dell'avvertenza che non si tratta di "un insieme anche solo incompiuto e preliminare di principi", ci sono alcune forti perplessità in particolare su un paio di punti fondamentali.

Il primo punto è quello riguardante il mercato e le condizioni dello sviluppo, là dove si afferma:

"Mercato aperto, libera iniziativa privata e concorrenza costituiscono condizione per lo sviluppo. Lo Stato deve impegnarsi a produrre i beni pubblici che sono necessari al funzionamento del mercato (prima di tutto la salvaguardia della proprietà, una giustizia efficiente e la tutela della concorrenza, tanto più forte quanto maggiori sono gli ostacoli all’entrata) e tutti quei beni per i quali il controllo privato delle risorse è insufficiente o relativamente inefficiente. Appropriate politiche devono promuovere la piena occupazione del lavoro e il contrasto da fluttuazioni economiche"

Non mi piace dare patenti di "liberismo" a nessuno, tanto meno a Barca, ma mi sembra obbiettivamente una visione riduttiva dei compiti dello Stato, che non tiene conto della crisi che ha investito in questi anni il sistema capitalistico e la sua finanziarizzazione.

Così come mi sembra insufficiente ritenere che basti la tutela normativa di "liberi sindacati (Cost. art. 39) e altre forme organizzative, come la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende per "promuovere le condizioni che rendano effettivo il diritto al lavoro (Cost. art.4) con particolare attenzione alle donne".

Altro punto che mi pare non condivisibile è quello relativo all'Europa. Appare insufficiente e semplicistico liquidare la profonda crisi del progetto europeo, che richiede una forte iniziativa politica per la conquista di istituzioni democratiche rappresentative da porre alla testa dell'Unione, unica via per sconfiggere lo strapotere delle banche, in una sorta di presa di distanza espresso dal punto 3:

"Le “limitazioni di sovranità” (Cost. art. 11) connesse al progresso del progetto di Unione Europea, necessario per la pace e la giustizia del continente, devono accrescersi a misura della crescita dei diritti e dei doveri che l’Unione Europea garantisce ai cittadini italiani e di ogni Stato membro in quanto cittadini europei"

Sono ovviamente impressioni "a caldo" conseguenti ad una lettura necessariamente frettolosa.
...e tutti quei beni per i quali il controllo privato delle risorse è insufficiente o relativamente inefficiente.
Mi sembra che sia gia' consolidato che il controllo dei privati sulle risorse non e' piu' sufficiente. Lo Stato deve essere parte integrante di questo processo vitale per un paese democratico
...come la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende per "promuovere le condizioni che rendano effettivo il diritto al lavoro (Cost. art.4) con particolare attenzione alle donne
Questo lo dicevano gia molti decenni fa noi che veniamo da lontano.

E' forse sbagliato voler far parte della gestione delle aziende? Mai come ora gli operai dimostrano di partecipare alla crisi assieme ai loro datori di lavoro e questi ultimi penso se ne siano accorti questa volta.

Sono cambiati gli operari o i datori di lavoro?
Questa e' una delle tante domande che dobbiamo ora porci con piu' serieta' rispetto al passato.

Io penso che ci siano state delle incomprensioni da ambo le parti, (cmq non tutte le realta sono uguali)comprensioni che ora debbono trovare un punto di aggregazione(sopratutto nelle piccole e media aziende), poiche' e' venuto il momento(probabilmente la situazione attuale lo ha messo piu' in evidenza) in cui i problemi di questa crisi hanno investito sia il datore di lavoro che lo stesso operaio.

La crisi li ha uniti e per entrambi ci saranno da fare ulteriori riflessioni sul come condurre le aziende. Non dovra' piu' essere come prima e questo se lo debbono mettere in mente entrambi.

Questo non vuol dire mettere allo stesso livello datore di lavoro e dipendente ma farli partecipare allo scelte dell'azienda. Il come lo dobbiamo decidere passo dopo passo.

Che male sarebbe se chi lavora fosse anche partecipe alla conduzione di tali strutture industriali e fosse preso con piu' considerazione quando propone delle innovazioni sul suo posto di lavoro. Olivetti docet?

Per gli altri punti, mi riservo di rileggere con piu' attenzione i quesiti posti da Barca e poi daro' il mio parere anche su questi.


un salutone da Juan
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mariok

Re: Il partito di Barca

Messaggio da mariok »

A me sembra un modo per trastullarsi mentre la casa brucia.

Partecipazione dei lavoratori all'impresa, salvaguardia della rappresentanza sindacale, generiche politiche per promuovere la piena occupazione, sono cose buone e giuste, ma oggi purtroppo l'agenda è diversa.

Per cause interne ed esterne, oggi è in gioco l'assetto industriale del paese. Per ogni azienda che chiude è un pezzo di mercato che si perde. E per riconquistarlo occorrono decenni e non è detto che ci si riesca.

Ha ragione per esempio Cacciari, quando dice che in questa situazione il reddito di cittadinanza è una "colossale puttanata".

Oggi la missione della sinistra è solo una: spostare più risorse possibili, per ridurre la pressione fiscale su lavoro e impresa, per rimettere in moto formazione, ricerca ed innovazione, per salvare il sistema industriale del paese, che oggi è ad alto rischio e senza il quale politiche redistributive e di protezione sociale sono impossibili.

iospero
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Re: Il partito di Barca

Messaggio da iospero »

Mi propongo di leggere l’intero documento che si intitola “Un partito nuovo per un buon governo, Memoria politica dopo 16 mesi di governo”.

http://www.gadlerner.it/wp-content/uplo ... litica.pdf

ma per quanto sentito fino adesso non mi sembra un gran passo avanti e credo rifletta la sua formazione e la sua carriera .
Io credo invece che bisognerebbe riflettere su quanto scritto nella Costituzione all'art.40
" Tutti i cittadini hanno diritto di associarsili beramente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale"
Credo che fino ad oggi i cittadini siano stati considerati solo per eleggere i loro rappresentanti in Parlamento e nelle Istituzioni e, a loro volta, i rappresentanti per approvare le decisionmi degli apparati di partito, quello che finora è stato trascurato (forse anche per difficoltà reali nei tempi passati, ma non più oggi nell'era di internet) è il cittadino che in effetti non ha possibilità di determinare con metodo democratico la politica nazionale.
Il cittadino fin dai primi anni di scuola deve essere educato a partecipare democraticamente alle scelte , deve avere la possibilità di arrivare per merito ai più alti gradi di studio, deve avere la possibilità di essere bene informato da una stampa libera, e alla fine deve anche partecipare in prima persona alle scelte più importanti per la nazione.
Per fare questo devono essere portati in primo piano tutti gli strumenti della democrazia diretta,
di cui il cittadino deve servirsene per essere responsabile della politica nazionale.
peanuts
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Re: Il partito di Barca

Messaggio da peanuts »

Barca ha fatto parte di un governo di destra sostenuto dal centrosinistra, dal centro e dalla destra, ha fatto politiche di destra e adesso vuol fare la sinistra

Mavaff...
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
paolo11
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Re: Il partito di Barca

Messaggio da paolo11 »

Mi sembra che Renzi si stia bruciando da solo.Giorni di polemica con i colleghi Ieri sera a teatro a Parma vicino a Silviolo.
Invece nei dibattiti del PD tempo addietro lui se ne esce prima.Ora ha un avversario e questo è Barca.
Ciao
Paolo11
pancho
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Re: Il partito di Barca

Messaggio da pancho »

Fabrizio Barca, poi Landini e Cofferati: nuovo partito a sinistra nato da un tweet?

di Antonio Sansonetti


ROMA – Un nuovo partito di sinistra potrebbe nascere con un tweet, questo: “Incomprensibile che il Pd non appoggi Stefano Rodotà(http://www.blitzquotidiano.it/politica- ... l-1537444/) o non proponga Emma Bonino”: lo ha scritto su Twitter il ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca, giusto prima dell’inizio della sesta votazione per l’elezione del presidente della Repubblica. Una scelta di rottura, dopo l’assemblea in cui il Pd, con solo quattro astenuti e un contrario fra i suoi grandi elettori, aveva approvato la decisione di ricandidare Napolitano.

Nella stessa direzione un altra comunicazione congiunta su facebook di Maurizio Landini (segretario della Fiom) e Sergio Cofferati (ex segretario della Cgil): “Quello che sta accadendo segna il declino della politica. Bisogna cercare di invertire questa tendenza. Quella di Stefano Rodotà è una candidatura di alto profilo, in grado di rappresentare adeguatamente il Paese anche a livello europeo e internazionale. Il lavoro e i diritti che gli danno dignità, il valore della cittadinanza e i fondamenti della Costituzione sono da sempre parte rilevante della sua cultura. È ora di scegliere un Presidente in ragione del suo profilo e non come derivato da accordi politici o di schieramento”.

Tutto poco prima dell’inizio di una votazione che, per la prima volta in 60 anni di Repubblica, ha riconfermato un presidente in carica. Giorgio Napolitano aveva sulla carta 790 voti, gliene bastavano 504: ne ha presi 738.

Nella fronda pro-Rodotà, Barca (che però non vota) si somma a Vendola. Bisognava tenere d’occhio quindi i voti che avrebbe preso Stefano Rodotà: Grillo + Sel facevano 207. Un quarantina di voti in più avrebbero visto profilarsi un’anima “sinistra” del Pd pronta alla battaglia in vista del congresso. Un centinaio di voti in più avrebbero battezzato la nascita di un nuovo partito, inglobando anche Vendola. Qualcuno lo ha già chiamato “Rifondazione Democratica”. Ma alla fine i voti in più per Rodotà(http://www.blitzquotidiano.it/politica- ... s-1537601/) sono stati solo 10.

Quello che è certo dopo il terremoto politico nel quale sono state sbriciolate le candidature al Quirinale di Franco Marini e Romano Prodi, la segreteria di Bersani e i vertici del Pd, è che l’alleanza “Italia. Bene comune” si è dissolta. Ma si sta sciogliendo anche il Partito Democratico, forse un partito mai nato.(http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/ ... a-1537172/).A “sinistra” di Berlusconi si stanno coagulando due poli: uno intorno a Matteo Renzi, l’altro, forse, intorno a Barca e al suo corposo(http://www.blitzquotidiano.it/politica- ... i-1529605/) manifesto programmatico. A maggio ci saranno due congressi: quello del Pd (primi di maggio) e quello di Sel (8 maggio). Potrebbero diventare due funerali e un matrimonio.

http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/ ... t-1537474/
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
pancho
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Re: Il partito di Barca

Messaggio da pancho »

Pd, vertici azzerati. Barca evoca la scissione. Rottura a sinistra. Il rischio di spaccarsi in tre: patto Renzi-giovani turchi

ROMA Non c’è un giorno di riposo, per il Pd. Ieri, per dire. Neppure il sollievo di adoperarsi da facilitatori e promotori del Napolitano bis al Quirinale e già riscoppiano i guai. Le facce sono stanche, tirate. Il Pd ha i suoi vertici acefali e veleggia verso una (o più) scissioni. Partiamo dal caos vertici. Bersani si è dimesso (e, con lui, l’intera segreteria, di diretta emanazione del segretario), annuncia il vice Enrico Letta davanti alle tv. E aggiunge: «Nel Pd c’è da fare una grande pulizia». I lettiani garantiscono di essere stati leali e fedeli fino alla fine con il segretario dimissionario. Il guaio è che la stessa cosa dicono pure tutti gli altri, renziani esclusi. Chi guiderà il partito, in questa fase, considerando che Bersani prova a rassicurare («Non andrò all’estero»)? Lo stesso Letta, che deve la sua elezione all’Assemblea nazionale, la cui presidente Rosy Bindi si è dimessa a sua volta? E se Letta andasse al governo?

SEGRETARIO PROVVISORIO
L’ipotesi, adombrata da Area dem, è quella di un segretario provvisorio che traghetti il partito al congresso come accadde con Dario Franceschini quando si dimise Walter Veltroni (2009). E’ evidente che il congresso del Pd, già previsto per ottobre, ci sarà, ma in teoria anticiparlo non si può proprio negli ultimi sei mesi: occorre chiudere il tesseramento, convocare i congressi di circolo, formalizzare le candidature, stabilire data e regole delle primarie, formare le liste, fare le primarie. Impossibile, anche volendo, prima di metà luglio. Un tempo quasi biblico: di mezzo ci sono le consultazioni e la nascita di un governo del Presidente che il Pd “deve” votare. Alle prime andranno i capigruppo di Camera e Senato, Speranza e Zanda, al secondo potrebbe andare Letta, appunto. E Bersani? «Formalmente è ancora segretario e se confermerà le dimissioni dovrà farlo davanti a un organismo del partito», specifica un fedelissimo, il deputato Nico Stumpo. L’organismo preposto è la Direzione nazionale e si riunirà con ogni probabilità venerdì prossimo.

LE TENSIONI
Sarà lì che scoppierà la grana: tra chi vorrà nominare un “direttorio”, cioè una reggenza collegiale con un rappresentante per area (cioè corrente), per un massimo di sette/otto persone, come chiedono soprattutto i Giovani turchi; chi pensa a un reggente unico (Area dem e veltroniani); e chi – sorpresa nelle sorprese – chiederà a Bersani di restare e di farsi garante della guida del partito fino al congresso, però con una segreteria «molto più collegiale» (Gero Grassi a nome degli ex-Ppi). Le incertezze e faide interne sono nulla, però, rispetto l’altro incubo, quello della (ennesima) scissione. Il ministro Fabrizio Barca, che poi preciserà e ritratterà in parte, e Sergio Cofferati lanciano un appello via Twitter per votare Rodotà (o Bonino). Nichi Vendola non sta nella pelle e, dopo aver gridato ai quattro venti il «votiamo Rodotà» di Sel, convoca una conferenza stampa per lanciare una «assemblea di popolo per un nuovo percorso di rifondazione della sinistra».
Parole vecchie, forse, ma otre nuovo: l’appuntamento è per l’8 o 12 maggio a Roma con movimenti, partiti, associazioni. Potrebbe arrivare per quella data, specie se il governissimo sarà già nato, un pezzo cospicuo di Pd: sinistra interna (Vita e altri, ma non i Giovani turchi), pezzi di Cgil (Cofferati, ma non Epifani), pezzi di bersaniani specie sui territori (Emilia, Piemonte, Toscana, con a capo il governatore Rossi). Con un partito che, invece, Matteo Renzi sarà costretto, pur senza volerlo troppo, a prendersi, correndo alle primarie per poi candidarsi a premier (ieri ha detto «Il Pd deve cambiare davvero. Ci proveremo»).
Resterà tutta l’area degli ex-Margherita (mentre gli ex-Popolari potrebbero andarsene via in un nuovo partito neo-cattolico), più veltroniani, liberal e tutti gli altri. Giovani turchi compresi, che lancerebbero contro Renzi un loro uomo.

Il rischio di spaccarsi in tre: patto Renzi-giovani turchi
Vecchia guardia rottamata, ora il governocon il Pdl.

ROMA E ora nel Pd litigano pure su chi dovrà salire al Quirinale per le consultazioni. «Mica possiamo ripresentarci con Bersani, Letta e Franceschini, dopo quello che è successo è impensabile lasciar fuori Renzi», attacca Matteo Orfini, il giovane turco più battagliero della compagnia. Il Pd uscito dalla campagna del Colle è un partito dilaniato, diviso, frantumato. E rischia di esserlo ancora di più al momento del voto di fiducia al governo di larghe intese, finora sempre aborrito, temuto, ripudiato. «Tutti quei parlamentari che hanno bocciato Marini e Prodi e hanno votato Rodotà, al momento di dire sì al governo con il Pdl usciranno di nuovo allo scoperto e saranno dolori», profetizza un deputato della ex maggioranza.

NUOVI TIMORI
E siccome la fiducia a un governo è la prova del nove sulla compattezza di un partito nonché la rivelazione se qualcuno ha altri propositi, già in tanti prevedono che il varo del governo Pd-Pdl possa provocare l’esplosione finale dei democrat con la formazione magari di tre gruppi parlamentari diversi e distinti: uno di sinistra sinistra che ha già fatto le prove generali con la secessione di Vendola; uno che dà la fiducia al governone; un terzo che non va a sinistra con Vendola ma che neanche è d’accordo con l’operazione Pd-Pdl. «Chi l’ha detto che il Pd è per fare un governo con il Pdl?», chiede polemicamente Orfini.
Spostato l’obiettivo su Renzi e renziani, il discorso non si presenta molto diverso. Avevano puntato su Prodi quasi fosse il loro candidato, ma gli è andata male, tanto che Matteo ne ha preso subito le distanze. Renzi, naturalmente, non ci sta a passare con sconfitto. «Anche se hanno cercato di farci passare per sconfitti o per affossatori di Prodi, in realtà noi renziani abbiamo fatto bingo: la sinistra se ne va, così abbiamo un problema in meno, ora si aprirà una sana competizione per la leadership all’insegna di un profondo ricambio generazionale», spiega Angelo Rughetti, renziano di prima fascia.

Il sindaco di Firenze si sente sempre più in corsa, solo che adesso non dovrà più scalare il vertice contrapposto a un granitico fronte rappresentato dalla componente ex diessina, ma dovrà più che altro raccogliere i cocci lasciati sul terreno, stando attento a che la ”ditta” non vada dispersa più di tanto. «Matteo rischia di ereditare terra bruciata», aveva profetizzato giorni fa un altro renziano. Lui, il rottamatore, non ha alcuna intenzione di lasciare il partito, anzi, «il marchio Pd è tuttora valido, è buono e ha il suo appeal», ha confidato Renzi ai suoi. Dunque?

L’ACCORDO
Si intravedono parecchi punti di contatto tra giovani turchi, la componente interna più dinamica del vecchio ceppo diessino, e giovani renziani. Al punto che quel famoso «patto generazionale» per far fuori la vecchia guardia e controllare poi il partito sembra già operante, nei discorsi e nei comportamenti. Non è sfuggito che durante e attraverso la campagna del Colle, turchi e renziani hanno di fatto dato vita a un piccolo Midas (dall’albergo romano che portò alla defenestrazione di De Martino e all’avvento di Craxi), facendo cadere uno a uno Marini, Prodi, e anche i possibili papabili Amato, D’Alema, Finocchiaro, Violante. «Dobbiamo azzerare il vertice che ha condotto il partito in questo stato, e procedere con uno svecchiamento totale e generale», l’indicazione di Andrea Orlando, leader dei giovani turchi.

E la vecchia guardia, come reagisce? Non certo deponendo le armi. L’idea è di farla finita con il Pd della «ruota che gira», delle primarie, «quel partito ha fallito», e tornare all’antico: «Ci vuole un partito con le sue brave correnti, il suo bravo caminetto, i suoi luoghi di compensazione, solo così ognuno potrà sentirsi a casa propria», spiega Beppe Fioroni per parte ex ppi. Una sorta di ”Pd rifondato” o di ”Rifondazione Pd”, per i quali i fautori hanno anche individuato il possibile leader da contrapporre a Renzi: Guglielmo Epifani, che in questi giorni è stato al fianco di Bersani, ha difeso la linea, «si è comportato insomma in maniera seria», dice Sergio D’Antoni, che poi attacca: «Io con Renzi non andrò mai, se prima lo guardavo con interesse, dopo quello che ha fatto a Marini c’è incompatibilità».

http://www.filtabruzzo.it/filt/_rassegn ... izie=43084
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mariok

Re: Il partito di Barca

Messaggio da mariok »

Alquanto strana questo Barca. Si è appena iscritto e già punta alla scissione. :roll:
pancho
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Re: Il partito di Barca

Messaggio da pancho »

mariok ha scritto:Alquanto strana questo Barca. Si è appena iscritto e già punta alla scissione. :roll:
Arrivati a questo punto non sarebbe ora di scoprire le carte e chiederci:
E' un bene o un male che avvenga la rottura? visto che il bi-polarismo/bi-partitismo e' morto e sepolto?

Potremmo aprire una bella discussione su questo. Sarebbe un po' troppo tardi ma...va bene lo stesso


un salutone da Juan
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mariok

Re: Il partito di Barca

Messaggio da mariok »

Al riguardo la pensiamo diversamente.

Volevo solo osservare che è incomprensibile che uno si iscriva a un partito ed immediatamente dopo opera per la sua scissione.

Che sia un infiltrato?

Per quanto riguardo la scissione, penso che è un vezzo della sinistra stare sempre a dividersi senza concludere mai nulla.

Ho scritto già prima delle elezioni che c'era un modo semplice per liberarsi di un po' di gente tipo Fioroni, ex popolari ex Dc ecc.

Applicare lo statuto sul numero dei mandati senza accordare deroghe e non fare 150 nomine al di fuori delle primarie..
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