Il partito di Barca

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
pancho
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Iscritto il: 21/02/2012, 19:25

Re: Il partito di Barca

Messaggio da pancho »

mariok ha scritto:Al riguardo la pensiamo diversamente.

Volevo solo osservare che è incomprensibile che uno si iscriva a un partito ed immediatamente dopo opera per la sua scissione.

Che sia un infiltrato?
Sul perche di questa sua decisione, dovremmo chiederlo a lui. Avra' avuto le sue ragioni, penso.

Comunque la pensiate continuo ad insistere che sarebbe molto opportuno continuare questa duscussione se sia utile o no una rottura in questo PD.
Rottura che non vuol dire rottamare ma far in modo che ognuno trovi definitivamente la sua posizione e che questa riesca a poi ringiovanire il partito(non e' un problema anagrafico).

Contrariamente ne non faccio un dramma! E' solo un punto importante su cui spesso se ne parla e non se ne viena mai a capo.

Per quanto riguarda la tua affermazione sulla probabilita' che sia un'infiltrato, la prendo come un'ironia di poca importanza.
Che ti devo rispondere? Indaga.


un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
mariok

Re: Il partito di Barca

Messaggio da mariok »

Ma il modello Barca è vecchio

di Sofia Ventura

Il ritorno al partito di massa (con tanto di sezioni e funzionari). Che faccia da raccordo tra società e istituzioni. E' quello che ha in mente il ministro. E nell'era di Internet, no: non può funzionare più(22 aprile 2013)Fabrizio BarcaIl documento del ministro Barca, "Un partito nuovo per un buon governo", dedicato a immaginare il futuro partito della sinistra, rappresenta una sfida seria, poiché molte delle tesi esposte indicano un deciso allontanamento dal modello originario del Partito democratico, oltre che dalle principali tendenze in atto nelle grandi democrazie.

Il "partito nuovo" è un attore cruciale nel processo di formazione delle domande e delle opinioni che si articolano nella società, nella veste di promotore e guida di diffusi processi deliberativi, nonché luogo principe della partecipazione pubblica. Avendo forse in mente alcuni tipi di decisione piuttosto che altri - e forse non ponendo sufficiente attenzione a quelli più rilevanti per società complesse che operano in un contesto globale incerto e imprevedibile - il ministro privilegia modalità lunghe e articolate di elaborazione delle decisioni a scapito di altre, che ad esempio attribuiscono un ruolo rilevante alla discrezionalità dei leader (non "uomini soli al comando", ma leader che si avvalgono di complesse strutture di sostegno e che sono responsabili davanti ai loro cittadini) nell'assumere decisioni che richiedono tempi brevi e spesso scelte impopolari, nonché la capacità di rappresentare interessi diffusi non organizzati.

D'altro canto, in controtendenza rispetto a quanto accade nei grandi partiti occidentali, nel documento si fornisce un'immagine sostanzialmente negativa della leadership, sino ad arrivare a considerare una conquista importante del Pd, ovvero l'adozione di forme di democrazia diretta (primarie) al suo interno, come uno strumento che può legittimare forme di "cesarismo".

Inoltre, questo partito radicato e diffuso nella società, struttura di raccordo tra istituzioni e società stessa, contrasta con la complessità e la fluidità contemporanee e dunque con le forme d'interazione, aggregazione e partecipazione esistenti, condizionate dallo sviluppo tecnologico, dei mezzi di comunicazione e dal venire meno delle identità tradizionali. E' difficile immaginare come possa essere riprodotta una forma partito che ancora si basi su alcuni dei pilastri del partito di massa, sorto in un momento storico radicalmente diverso da quello attuale: la sezione territoriale, il funzionario stipendiato, un alto numero d'iscritti - fonte principale del finanziamento - un'intensa partecipazione. E al tempo stesso è lecito chiedersi perché una nuova forma di penetrazione del partito nella società dovrebbe essere auspicabile: abbiamo ancora bisogna di avanguardie?

Il "partito nuovo", infine, prevede lo spostamento del baricentro della produzione di idee e risposte di governo dalle istituzioni e dal partito nelle istituzioni, verso il partito nel territorio. Partito degli eletti, partito di governo e istituzioni paiono più ricettori che produttori di soluzioni. Vi è un paradosso nell'approccio di Barca. Da un lato denuncia la degenerazione del partito Stato-centrico. Dall'altro immagina un partito che fornisce alle istituzioni la direzione. Almeno così pare.

In questo modo, la netta separazione tra partito e Stato (attraverso il ridimensionamento del finanziamento pubblico, la separazione tra quadri e funzionari ed eletti e nominati negli organi di governo, regole per evitare l'influenza del partito sulle nomine degli enti) si trova a convivere con il forte condizionamento del partito come luogo di elaborazione politica sulle istituzioni pubbliche. Se così è, la visione che il ministro Barca ci propone è quella di un sistema politico dove il partito si rafforza a scapito dell'autonomia e della forza delle istituzioni; dove, come ha paventato Salvatore Vassallo (europaquotidiano.it), funzionari e quadri "dettano la linea" a eletti e nominati, trasformati in diretti rappresentanti di una forza "esterna" all'istituzione.

In conclusione, la lettura della memoria, intellettualmente stimolante, costringe, un po' stupefatti, a porsi un interrogativo: perché mai dovremmo costruire una nuova "partitocrazia", ancorché scevra dalle degenerazioni del passato?

http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... io/2205393
mariok

Re: Il partito di Barca

Messaggio da mariok »

23 APRILE 2013
Barca: ''Scissione Pd è follia. Renzi non è un avversario''
"Una scissione sarebbe una follia e Renzi non è un nemico". Queste le dichiarazioni del ministro Barca di fronte alla storica sezione del PCI ora PD di via dei Giubbonari. Il ministro commenta positivamente anche le elezioni in Friuli Venezia Giulia

(video di Luca Ferrari)

http://video.repubblica.it/politica/bar ... ef=HRER1-1
mariok

Re: Il partito di Barca

Messaggio da mariok »

"Il partito di Barca": un altro partito che non c'è.

L'INTERVISTA
«Il governo frutto dell'insuccesso pd
Io e Renzi siamo complementari»


Barca: non penso di correre per la segreteria, il sindaco ha leadership. la bocciatura di Prodi un errore senza precedenti

Fabrizio Barca, come le pare il nuovo governo?
«Mi pare il risultato reso necessario dall'insuccesso del Pd. Nell'"atto eccezionale" della rielezione di Napolitano era implicito il riconoscimento che, pur essendo usciti dall'emergenza finanziaria, non siamo usciti dall'emergenza civile ed economica, sottolineata da un evento grave come l'attacco a Palazzo Chigi. Diciamo che il patto Pd-Pdl era nelle cose. Del resto, il Paese ha chiesto con urgenza un governo».
Ha colpito il tweet con cui lei, nelle ore della rielezione di Napolitano, ha giudicato incomprensibile la scelta del Pd di ignorare la candidatura Rodotà.
«Nel momento in cui la strada verso il governo di larghe intese appariva ormai inevitabile, ho creduto necessario richiamare il Pd all'enormità dell'errore commesso con la bocciatura di Prodi. Un errore di una gravità senza precedenti. Guardare oltre, al nuovo governo, non può essere per il Pd il modo per mettere da parte un problema che lo riguarda».

L'apertura ai Cinque Stelle era sincera? È mai stata presa davvero in considerazione la candidatura di Rodotà?
«Col senno del poi, mi sembra che non tutto il partito abbia esperito davvero il tentativo».

E Bersani?
«Bersani si è confermato uomo di straordinaria trasparenza. Nella sua coscienza si vede come in uno specchio».
Se lei fosse parlamentare, voterebbe la fiducia al governo Letta?
«Non farei mancare il mio contributo: in queste circostanze, o una coalizione è coesa, o non è. Ma nello stesso tempo richiamerei il partito alla terribile responsabilità assunta da chi ha affossato Prodi. Ed è incredibile che, a distanza di giorni, non uno dei 101 franchi tiratori sia venuto allo scoperto».

Pensa di candidarsi alle primarie per la segreteria del Pd, in autunno?
«Non penso proprio. Ci sono altri modi per contribuire a evitare in futuro altri errori, e per sostenere il partito in cui sono appena entrato nel doppio impegno che lo attende: le riforme istituzionali, a cominciare da una legge elettorale che restituisca ai cittadini la possibilità di esprimere una preferenza; e gli strumenti per fronteggiare una crisi gravissima delle imprese e del lavoro».

Qual è la sua opinione di Renzi?
«Un'opinione molto forte. Renzi è uomo di estrema correttezza. Quando fa una battaglia, tutti sanno che l'ha fatta. Non è uno che si trincera nel segreto».

A parte il metodo, come giudica la sostanza?
«Renzi ha capacità di leadership e di catalizzare coalizioni molto forti. Nel viso e nella parola mi ricorda lo spirito evocato da Saviano per spiegare come si è vinto il referendum in Cile: con il sorriso, senza retorica, guardando avanti, stimolando le energie di un Paese che crede di potercela ancora fare».

Renzi è l'uomo giusto per restituire all'Italia fiducia in se stessa?
«Io penso di sì: rompere le croste, liberare le potenzialità, sollecitare il cambiamento. Detto questo, non è facile superare le resistenze con cui si è scontrato anche il governo Monti. Abbiamo una macchina pubblica arcaica. Il blocco è a Roma, nell'amministrazione centrale».

Quindi lei e Renzi non siete alternativi ma complementari?
«Questa è la mia percezione, questo è il mio augurio».

Lei è stato ministro nel governo dei tecnici. Salutato dal Paese con sollievo all'inizio, ma poco rimpianto alla fine.
«È vero, si è passati da un eccesso di entusiasmo, da una luna di miele un po' cieca, a giudizi molto severi. La verità è che, rientrata con l'estate l'emergenza finanziaria, si è persa la spinta propulsiva, è finita la fase ascendente. Abbiamo smesso di normare e ci siamo limitati ad attuare. Ma il governo è durato sino all'ultimo giorno: abbiamo appena fatto la variazione di bilancio per portare mezzo miliardo all'Aquila, individuato il sito dove ricostruire la Città della scienza, rimosso il commissario che non ha prevenuto l'esondazione del Crati...».

Resta il fatto che un governo senza partiti non ha funzionato.
«Per questo, nella "Memoria" che ho appena pubblicato, ho parlato di partito-palestra. È evidente che oggi gli italiani vogliono sapere se c'è ancora la Cassa integrazione in deroga, se ci sono i fondi per l'infanzia e gli anziani non autosufficienti. Ma qualsiasi governo deve avere alle spalle un partito che non si ritrova ogni cinque anni per la campagna elettorale, ma che è al lavoro sempre, che sa scegliere le persone, che si occupa dell'inceneritore costruito male, dei nidi di infanzia cattivi, del sindaco che non ha strutturato bene l'Imu. I partiti dovrebbero essere il ponte tra lo Stato e la società. Oggi il ponte è crollato. Il triangolo è rotto. Sono entrato nel Pd per dare una mano a farne un partito-palestra. E per aiutare il leader che verrà».

Aldo Cazzullo
29 aprile 2013 | 8:36

http://www.corriere.it/politica/13_apri ... 3dce.shtml
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