Quante Possibilità ha Civati?

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lucfig
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Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da lucfig »

paolo11 ha scritto:Ormai sinceramente sono schifato dai 2 partiti tradizionali.Con questi non cambierà mai niente.Hanno troppi interessi da difendere a partire dai loro stipendi ecc..........
M5S ha dato l'esempio con gli stipendi.Quelli che si dicono di sinistra, se li tengono ben stretti gli stipendi e pensioni.
Qui bisogna azzerare tutto per poi ripartire di nuovo, con altri concetti di fare politica.Non vedo altre soluzioni.
Ciao
Paolo11
Caro Paolo lo stipendio è nulla rispetto al resto!

Personalmente pagherei anche 100.000 euro al mese se questi rendessero alla colletività almeno il doppio .... la questione dello stipendio personalmente la trovo ridicola, solo un retraggio di un'invidia sociale.

I danni che questi signori sono ampiamente maggiori rispetto gli stipendi e finanziamenti statali.

E questo il vero problema che il M5S non comprende, guarda gli scontrini mentre fuori ci sta una vera e propria rapina!
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camillobenso
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Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da camillobenso »

Le riflessioni su Civati

1) La prima riflessione che Civati dovrebbe fare ( ma non solo lui, tutti quanti), è chiedersi:

“IO SONO DEMOCRISTIANO?”

Se la risposta è SI, allora vada pure avanti, è nel posto giusto.

Se NO, allora deve riflettere sul da farsi.

In tempi oscuri e di caos completo come questi, corre l’obbligo di essere chiari. Molto chiari.


2) Prendere atto che qualcuno nel Pd abbia fatto una cosa intelligente, è un fatto molto raro.

Lo ha fatto Fabrizio Barca, che tra l’altro ha un curriculum di tutto rispetto.

Biografia [modifica]
Fabrizio Barca è figlio di Luciano Barca, economista, ex partigiano, deputato e poi senatore della Repubblica Italiana, iscritto al Partito Comunista Italiano nonché direttore de l'Unità.
Si è laureato a Roma in Scienze statistiche e demografiche e ha proseguito gli studi conseguendo il Master of Philosophy in economia all’Università di Cambridge.
Economista, esperto di politiche di sviluppo territoriale, è stato presidente del Comitato per le politiche territoriali dell'OCSE dal 1999 al 2006 e nel2009 ha realizzato per la Commissione Europea il rapporto indipendente sulle politiche di coesione “An Agenda for a reformed cohesion policy”[2].
Nel 2005, l'Università di Parma gli ha conferito la laurea honoris causa in Economia Politica per i suoi meriti nel campo dell'analisi e interpretazione dello sviluppo economico italiano e dell'evoluzione della struttura produttiva, e per avere contribuito a concepire e creare il sistema istituzionale e operativo delle politiche di sviluppo territoriali in Italia.
Ha insegnato Politica economica, Finanza aziendale e Storia dell'economia presso le Università Bocconi di Milano, Modena, Parigi (Sciences Po), Siena, Roma, Parma e Urbino. È stato quindi visiting professor con incarichi di ricerca presso il Massachusetts Institute of Technology diBoston e la Stanford University. Ha pubblicato numerosi saggi sulla teoria d'impresa, sulle piccole e medie imprese, sullacorporate governance, sulla storia del capitalismo italiano e sulle politiche regionali.
Ha ricoperto gli incarichi di capo della Divisione ricerca della Banca d'Italia, di capo del Dipartimento delle Politiche di Sviluppo presso il ministero del Tesoro, e direttore generale del Ministero dell'Economia e delle Finanze. Il 16 novembre 2011 è nominato ministro senza portafoglio con delega per la coesione territoriale del governo Monti.


Ma nello stesso tempo Fabrizio Barca rimane un’enigma.

A 59 anni decide di mettersi in politica.

Lo fa aderendo al Pd l'11 aprile 2013.

E qui emerge la prima stranezza. Perché proprio al Pd???

Da ministro tecnico di Monti gli è stata chiesta la sua area politica di riferimento.

E lui ha sempre risposto senza entrare nel dettaglio: <<Ho sempre votato a sinistra del Pd>>.

Aderire di recente alla nuova Democrazia cristiana diventa quindi un fatto stupefacente in se.


Poi dichiara di voler rifondare il Pd. Ma nello stesso tempo rende pubblico un suo manifesto, “di sinistra” che niente ha a che fare con la nuova Dc.

Il sospetto che ne deriva è che non si sia accorto di essersi iscritto in un partito democristiano.

All’inizio Barca coltivava l’ambizione di correre per la segreteria.

E qui emerge l’intelligenza, associata alla maturità di un uomo di quasi 60 anni.

Non compra a scatola chiusa, e va a farsi un giro per l’Italia visitando sedi e circoli del Piddì.

Questo per verificare di persona lo stato dell’arte del Pd.

La conclusione al termine del giro d’Italia è questa:

“Siamo come un condominio, si odiano tutti”
Il Pd non è innovatore, perché lì non c'è conflitto ma zizzania, e come fosse un condominio dove ci si odia”.
L’amministratore lo faccia qualcun altro.



Non ci sarebbe bisogno di altro per nessuno.

Una quindicina di giorni più tardi, Marianna Madia aggiunge altri particolari in senso peggiorativo sulla reale conformazione del Pd.

Continua
camillobenso
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Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da camillobenso »

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Riflessioni su Civati

2)


****

Sostiene Barca a pagina 2 di Repubblica:

Barca : troppi dirigenti dorotei.

Si è accorto forse di essere in casa democristiana?
lucfig
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Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da lucfig »

interessante post di Civati che credo che ci può aiutare a capire ...

da www.ciwati.it
Due palle

Comunque la pensiate, i commenti dei grillini sono un genere letterario.

Il rimprovero oggi riguarda le #palle, grazie al solito Scanzi.

Ora, di palle ne ho due, come gli altri cittadini.

Una è dedicata proprio ai grillini, che pensano di essere purissimi, tanto che a furia di rifiutare occasioni di collaborazione con gli altri, si sono beccati il governissimo. Proprio come me, che ho passato due mesi a cercare di convincerli a fare un confronto con noi per varare un governo diverso. E ora in Parlamento contano poco, esattamente come me, che ho fatto scelte parecchio impopolari presso il gruppo del Pd e presso la compagine del governo Letta. Contenti loro.

L’altra è dedicata al mio ruolo nel Pd, in cui sono certamente in minoranza (ma va?) presso i gruppi dirigenti, proprio perché ho assunto posizioni diverse, che per altro non sono ancora state smentite dalla realtà dei fatti.

Ecco, le due palle. Poi mi dicono che non sono coraggioso, perché rimango nel Pd e invece dovrei andarmene, chissà dove: non mi pongo il problema della ‘coraggiosità’, faccio quello che penso, anche se non è maggioritario né presso il Pd, né presso il M5S. Perché penso sia giusto e che alla lunga si capirà.

Chissà cosa succederebbe se cadesse ora il governo. Né il Pd, né il M5S sarebbero in grado, ora come ora, e con questi toni, di mettere insieme alcunché e si tornerebbe banalmente a votare con il Porcellum, perché ce lo chiede Berlusconi. Contenti loro/2.

Forse l’accusa più corretta che mi si dovrebbe rivolgere è che sarei presuntuoso, facendo così, perché penso di convincere persone che hanno parecchie certezze, molto diverse dalle mie. E toni che più sono stentorei, meno sono concreti.

Due palle, appunto
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camillobenso
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Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da camillobenso »

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Riflessioni su Civati


3) Per chi si fosse scordato le dichiarazioni della Madia.



il Fatto 25.6.13

La fossa della Marianna: “Troppi delinquenti nel Pd”
Duro attacco della Madia alla gestione del partito: “Opacità

di David Perluigi e Nello Trocchia





Nel Pd a livello nazionale ho visto piccole e mediocri filiere di potere. A livello locale, e parlo di Roma, facendo le primarie dei parlamentari ho visto, non ho paura a dirlo, delle vere e proprie piccole associazioni a delinquere sul territorio”.

A pronunciare il pesante j’accuse ai quadri dirigenti del Pd e alle diramazioni territoriali del partito a Roma, non è una grillina, un’estremista di sinistra, ma Marianna Madia, giovane deputata Pd alla seconda legislatura. Veltroniana di ferro.

ANATEMI che Madia lancia in occasione del tour di Fabrizio Barca, ex ministro della Coesione Territoriale nel governo Monti, che gira il Paese in vista del congresso del partito.

Su un barcone lungo il Tevere Barca incontra i cittadini in un evento organizzato dai militanti di Sel e Pd per affrontare il nodo del futuro della sinistra italiana.

L’ex ministro, nel centro culturale ‘Tevere democratico’, conclude il suo intervento e annota riflessioni, critiche e domande della platea.

Prima di dare spazio ai militanti, la parola passa a due esponenti parlamentari, uno di Sel, Giorgio Airaudo, e una del Pd, proprio, Marianna Madia.

L’onorevole piddina, nel suo intervento, cita Antonio Gramsci per richiamare tre forme di ipocrisia che garantisce: “Non le ritrovo nel documento di Fabrizio Barca e questo è già un passo avanti”.

Poi lancia una granata nel terreno amico: “C’è una quarta forma di ipocrisia possibile che mi fa paura – prosegue Madia - e parlo per il Partito democratico, per casa mia".

I presenti al convegno fanno una smorfia di sorpresa.

"Spero che questa ipocrisia non ci sia nel futuro congresso. L’ipocrisia è pensare di parlare di linea politica senza capire che abbiamo un grossissimo problema di costituzione materiale del partito”.

La parlamentare si scusa per aver ‘osato’ integrare il pensiero di Gramsci, ma la speculazione filosofica lascia presto il campo alla versione ‘cecchina’.

La deputata che Walter Veltroni lanciò nell’agone politico alle elezioni nazionali del 2008 impallina gli attuali vertici nazionali.

“Cosa ho visto nel Pd che ha gestito il gruppo parlamentare dall’inizio di questa legislatura?". Si chiede la Madia: "Ho visto ipocrisia, ho visto opacità, ho visto un sistema che non chiamerei neanche di correnti, ma di piccole e mediocri filiere di potere che sono attaccate così al potere e non vogliono cedere di un millimetro.

Ho visto veti incrociati per mantenere tutto questo.

Tutto questo - precisa - l’ho visto da chi oggi ancora ci dirige.

E questo è il livello nazionale”.

Madia poi affonda anche il Pd nelle sue diramazioni locali romane con l’esplicito riferimento alle “associazioni a delinquere”.

Testuale.

Per la deputata è l’ora delle scelte e del rinnovamento.

Ha lanciato la proposta di legge, insieme con il senatore Walter Tocci e il deputato Pippo Civati, che prevede l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, i cosiddetti rimborsi elettorali, e la riforma del sostegno ai movimenti politici.

Questa è la priorità insieme alla “costituzione materiale del partito”.


PAROLE pesanti quelle della deputata, una vera “orazione funebre” sui vertici nazionali, ma anche sulle diramazioni territoriali del Pd.

Una reprimenda che ilfattoquotidiano.it   pubblica oggi sul sito in versione integrale.

La platea ascolta, qualcuno strabuzza gli occhi, c’è chi si alza stizzito, ma molti apprezzano.

Subito dopo si torna agli interventi della platea, si torna a discutere intorno al documento dell’ex ministro.

Fabrizio Barca, chiudendo la serata, si mostra colpito dall’analisi spietata della Madia, riprende le sue parole e si sofferma sulla credibilità del partito, il bisogno di rappresentare una capacità di cambiamento.

“Essere un poco meglio per noi è un suicidio. Quello che racconta Marianna Madia – chiosa l’ex ministro - in Calabria, ad esempio, lo vedi benissimo, assume toni drammatici.

In quella terra il partito è diviso tra veri e propri capibastone che vengono dal passato e un 25% di partito straordinario.

Quello che ci hai detto in modo molto libero la gente lo vede.

Le persone a quel punto scelgono altri”.

Gli altri sono il Pdl con il quale oggi il Pd è al governo.

Il suicidio è servito.
camillobenso
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Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da camillobenso »

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Riflessioni su Civati


4) Preso poi atto del fattaccio dei 101, di cui non si sa nulla, in perfetto stile tricolore, come per :

1) Ustica
2) Delitto Moro
3) Piazza Fontana
4) Piazza della Loggia
5) Strage di Bologna
6) Delitti Falcone e Borsellino

ecc.,..ecc.

In questo Paese non se ne viene mai a capo di niente.

Osservando poi cosa è accaduto in questi giorni, in cui per ogni singolo avvenimento i media riportano puntualmente:

Il Pd è diviso (Ma dove sta ora la notizia???? ....Il Pd è sempre diviso. la notizia sarebbe il suo contrario).

La domanda sorge spontanea:

MA PER QUALE MOTIVO UN CANDIDATO DOVREBBE PRENDERSI LA BRIGA DI GUIDARE UN PARTITO RIDOTTO IN QUESTO MODO, TRA L'ALTRO COMPOSTO DA 22 TRIBU' ???
camillobenso
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Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da camillobenso »

5) Leggendo la cronaca quotidiana è più che evidente che per un partito siffatto un segretario della tempra di Darix Togni, domatore di leoni e di tigri è del tutto superato.

Oggi solo un nipote di Baffone Stalin, con le stesse caratteristiche dello zio sarebbe in grado di raddrizzare un partito così conciato.

Civati è un bravo ragazzo, che non ci pensa neppure a trasformarsi in Baffone Stalin


Corriere 12.7.13
Insulti come «giudizi politici» L’addio alla disciplina del Pci
Orfini: sciacalli? Mi aiuta a esprimere un concetto
intervista di Fabrizio Roncone

ROMA — L’ultima polemica che divide il Pd è più ruvida del solito; a tratti, scivola nel turpiloquio.
Per ricostruirla occorre tornare a mercoledì pomeriggio, in Transatlantico.
Provate a immaginare: il colpo d’occhio è quello delle grandi occasioni. Lampadari accesi e nemmeno più un posto a sedere sui divanetti; gente che parla in piedi, gente che cammina. Deputati, portavoce, portaborse, funzionari, imbucati, cronisti, commessi. Solito circo.
Da pochi minuti è stata votata la decisione di interrompere i lavori per «una pausa di riflessione» chiesta dal Pdl (a favore Pdl, Pd e Scelta civica; contrari Sel, Lega e M5S). In realtà il Pdl, polemizzando con la Cassazione e per esprimere solidarietà a Silvio Berlusconi, aveva chiesto che il Parlamento restasse chiuso addirittura per tre giorni. La mediazione del ministro Dario Franceschini, capo delegazione del Pd al governo, ha ridotto i tre giorni in tre ore. Ma al momento del voto il Pd si è spaccato.
Esce dall’aula l’onorevole Matteo Orfini (ha 38 anni e una biografia scarna, lineare, solida: comincia a fare politica da ragazzo nel liceo Mamiani, a Roma, quartiere Prati; nello stesso quartiere diventa poi segretario della sezione Ds di piazza Mazzini, che è anche la sezione di Massimo D’Alema, dimostrazione plastica che la vita è fatta di passioni, e coincidenze. Orfini inizia così a collaborare con D’Alema, fino a diventarne un formidabile portavoce, capace di replicare toni e pause dell’eloquio, ma ancora molto diverso nell’abbigliamento: ai piedi, un paio di scarpe da riposo che D’Alema boccerebbe con mezzo sguardo).
Pochi passi e Orfini si ferma accanto a un gruppetto di cronisti. Chiacchiere, commenti al voto, alla spaccatura del Pd. La conta di quelli che si sono astenuti, di quelli che non hanno votato. Come Paolo Gentiloni.
Orfini: «Gentiloni è una merda».
I cronisti ascoltano, e c’è chi renderà il concetto meno aspro, chi eviterà di riferirlo; Maria Teresa Meli sul Corriere scriverà invece ciò che ha sentito. Appunto: «Gentiloni è una merda».
Orfini, a questo punto, si allontana e, interpellato dai cronisti delle agenzie di stampa, cambia registro. Gli chiedono: cosa pensa dei suoi colleghi che non hanno votato? Orfini, lapidario: «Sono sciacalli».
Il giorno dopo, ieri.
Tredici deputati del Pd scrivono una lettera al segretario Guglielmo Epifani e al capogruppo alla Camera Roberto Speranza. Succo della lettera: «Di fronte a veri e propri insulti rivolti da colleghi del Pd ad altri deputati del gruppo, crediamo sia opportuna una valutazione da parte vostra per capire se non siano stati superati i confini minimi della decenza».
I firmatari (tra cui Michele Anzaldi e Francesco Bonifazi) siedono quasi tutti tre file sotto a Orfini. Che li osserva gelido. Con uno sguardo, per capirci, simile a quello che metterebbe su D’Alema, tra il perplesso e il disgustato.
Orfini, non pensa di aver esagerato?
«No».
Quelle parole, così volgari...
«Io non ho mai detto a Gentiloni che è una merda. Mai. Ci siamo scambiati alcuni sms dopo aver letto i giornali. E lui, con lealtà, ha ammesso di non avermi mai sentito pronunciare una simile parola».
Infatti è davanti ai cronisti che lei ha definito Gentiloni in quel modo.
«Ripeto: io non ho mai detto che Gentiloni è una merda... mentre non ho problemi a confermare che molti miei colleghi sono degli sciacalli».
Nemmeno questo è un bel termine.
«Lo so: ma ha la forza di aiutarmi a esprimere un giudizio politico».
Continui.
«C’è poco da aggiungere: hanno avuto la faccia tosta, lo stomaco, di lucrare su una vicenda complessa come quella che abbiamo affrontato, trasformando un momento di vita parlamentare in un antipasto del congresso. Uno schifo».
Lei, onorevole, continua ad usare concetti molto forti.
«Hanno avuto tre ore per porre i loro problemi, ma i dubbi gli sono venuti solo al momento di votare... Sciacalli, Nient’altro che sciacalli».
Mentre Gentiloni replica via Twitter («Sono fiero di non aver votato ieri. A @orfini che mi dice: non sei una m. ma solo uno sciacallo rispondo: occhio agli amici del giaguaro»), Emanuele Macaluso, 89 anni, giornalista ed ex sindacalista ed esponente di rango del Partito comunista, sente questi discorsi, queste parole, e trasale.
«Che volgarità... Ma davvero sono volati simili insulti? Oh, se ripenso al genere di linguaggio che veniva utilizzato nella sinistra italiana, un tempo, al tempo del Pci... ».
I suoi ricordi...
«Nulla, nulla di lontanamente paragonabile a ciò che si sente dire a questi giovani signori. Certo, anche noi polemizzavamo, e con vigore, con tenacia... E poteva esserci uno come Pajetta che magari aveva un carattere un po’ ruvido... Ma ogni scontro era ben dentro certe regole dialettiche, di educazione e rispetto reciproco».
Quando Giorgio Amendola avvertiva qualche soffio di dissidenza poteva arrivare a parlare di «contrabbando revisionista»...
«Ma certo! Gli interlocutori potevano essere accusati al massimo di aver detto una sciocchezza, di pericoloso disfattismo... e anche se, in qualche rara circostanza, si arrivava ai toni più accesi, si restava sempre dentro una certa forma, cercando magari l’eleganza della metafora... E questo, mi creda, valeva per tutti».
Anche per Il Migliore.
Per dire: quando due partigiani comunisti reggiani come Aldo Cucchi e Valdo Magnani accusarono Botteghe Oscure di aver venduto anima e ideologia a Mosca e furono per questo espulsi dal Pci, Palmiro Togliatti spiegò che «due pidocchi erano finiti nella criniera di un cavallo da corsa». E quando poi dovette polemizzare con Giuseppe Prezzolini, disse: «È una meretrice vecchia, venduta su tutti i marciapiedi».
A scavare nella memoria della sinistra italiana, si rintracciano mille scontri, ma quasi sempre affrontati con toni misurati. Ci fu Achille Occhetto che definì «un giuda» Antonio Bassolino. E sempre Occhetto che, a sua volta, si sentì paragonare a «Pulcinella» da D’Alema (che poi, però, smentì).
Ecco, a proposito: cosa penserà D’Alema delle parole usate dal suo ex portavoce Matteo Orfini?


.
Amadeus

Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da Amadeus »

l'errore è sempre quello di considerare il pd un partito "di sinistra" discendente o consanguineo del "migliore" PCI.
camillobenso
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Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da camillobenso »

Amadeus ha scritto:l'errore è sempre quello di considerare il pd un partito "di sinistra" discendente o consanguineo del "migliore" PCI.


Il Pd è figlio di D’Alema che sposando le teorie democristiane del potere, quando nel 2006, pur vincendo le elezioni grazie a Prodi, porta i Ds al minimo storico (17,2 %).

Un campanello d’allarme che lo spinge a SOMMARE i partiti per poter rimanere nella stanza dei bottoni e dei bottini.


Lo fa con quelli della Margherita, che hanno un disegno strategico a medio termine. Riunire la Dc, facendo fuori quello che restava della sinistra.

Quello che hanno raccontato in questi anni, tutti quanti i piddini del potere, è una grande nuova Treccani di balle.

Tutto è funzionale alla loro permanenza la potere.

Basta vedere come sta gestendo D’Alema questa fase. Tutti credevano che fosse stato rottamato e invece gestisce sempre lo stesso potere di sempre is pirando si ai cardinali Mazzarino e Richelieu.

L’aspetto altamente drammatico per una fase storica come questa, e che dovrebbe spingere alla riflessione, in profondità, è che è completamente inutile e risibile il fatto di dolersi che una parte del popolo della destra populista segue pedissequamente Silvio Berlusconi anche quando ne commette di ogni, lasciando strabiliate ed esterefatti gli antiberlusconiani, soprattutto se di sinistra.

Lo stesso identico fenomeno avviene nel Piddì, anche se molti fanno un’estrema fatica ad ammetterlo.

I signori della casta piddina sono riusciti a far bere di tutto e di più ai loro elettori nello stesso identico modo in cui il Caimano tiene legati i suoi elettori.

Basta vedere i tentativi di giustificazione che tentano di fare passare in questi giorni davanti ad autentici autogol clamorosi.

Tutte le vicende dal dopo 26 febbraio, dimostrano che la classe dirigente piddina può permettersi difare tutte le porcate che vuole che tanto il consenso sulle intenzioni gira intorno al 27 %.

Cosa analoga a quanto succede al partito dei Fratelli mussulmani dove le condanne di Berlusconi non solo non incidono negativamente sul consenso, ma tendono a incrementarlo.

Più porcate fai più hai consenso.

Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, recita un antico proverbio tricolore.

Solo che questo per due anni è stato l’operato delle classi dirigenti piddine.

Ora anche i suoi elettori si stanno piano piano adattando.

Questo succede nelle società decotte nella fase finale aspettando l’implosione. Perché nessuno ha più dei punti di riferimento solidi.

Le aziende chiudono a ritmi spaventosi, oppure passano di mano agli stranieri, e una classe politica imbelle pensa solo di galleggiare nel tentativo disperato di sopravvivere, pensando che un ipotetico stellone possa metterci rimedio.

E’ il popolo che crede ai miracoli.

Prendere atto che il Pd è la nuova Democrazia cristiana è un fatto doloroso per chi detiene comunque i valori della sinistra, perché sono valori millenari risalenti al primo cristianesimo.

Così profondamente validi da essere accettati tranquillamente anche dagli atei.

Lo stato dell’arte ci dice che una parte se ne è resa conto e lo ha dimostrato il 26 febbraio u.s.

Altri che sono devoti di St. Thomas, devono toccare obbligatoriamente con mano per credere.

L’ambaradan funziona così
pancho
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Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da pancho »

camillobenso ha scritto:
Amadeus ha scritto:l'errore è sempre quello di considerare il pd un partito "di sinistra" discendente o consanguineo del "migliore" PCI.
Il Pd è figlio di D’Alema che sposando le teorie democristiane del potere, quando nel 2006, pur vincendo le elezioni grazie a Prodi, porta i Ds al minimo storico (17,2 %).

Un campanello d’allarme che lo spinge a SOMMARE i partiti per poter rimanere nella stanza dei bottoni e dei bottini.


Lo fa con quelli della Margherita, che hanno un disegno strategico a medio termine. Riunire la Dc, facendo fuori quello che restava della sinistra.

Quello che hanno raccontato in questi anni, tutti quanti i piddini del potere, è una grande nuova Treccani di balle.

Tutto è funzionale alla loro permanenza la potere.

Basta vedere come sta gestendo D’Alema questa fase. Tutti credevano che fosse stato rottamato e invece gestisce sempre lo stesso potere di sempre is pirando si ai cardinali Mazzarino e Richelieu.

L’aspetto altamente drammatico per una fase storica come questa, e che dovrebbe spingere alla riflessione, in profondità, è che è completamente inutile e risibile il fatto di dolersi che una parte del popolo della destra populista segue pedissequamente Silvio Berlusconi anche quando ne commette di ogni, lasciando strabiliate ed esterefatti gli antiberlusconiani, soprattutto se di sinistra.

Lo stesso identico fenomeno avviene nel Piddì, anche se molti fanno un’estrema fatica ad ammetterlo.

I signori della casta piddina sono riusciti a far bere di tutto e di più ai loro elettori nello stesso identico modo in cui il Caimano tiene legati i suoi elettori.

Basta vedere i tentativi di giustificazione che tentano di fare passare in questi giorni davanti ad autentici autogol clamorosi.

Tutte le vicende dal dopo 26 febbraio, dimostrano che la classe dirigente piddina può permettersi difare tutte le porcate che vuole che tanto il consenso sulle intenzioni gira intorno al 27 %.

Cosa analoga a quanto succede al partito dei Fratelli mussulmani dove le condanne di Berlusconi non solo non incidono negativamente sul consenso, ma tendono a incrementarlo.

Più porcate fai più hai consenso.

Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, recita un antico proverbio tricolore.

Solo che questo per due anni è stato l’operato delle classi dirigenti piddine.

Ora anche i suoi elettori si stanno piano piano adattando.

Questo succede nelle società decotte nella fase finale aspettando l’implosione. Perché nessuno ha più dei punti di riferimento solidi.

Le aziende chiudono a ritmi spaventosi, oppure passano di mano agli stranieri, e una classe politica imbelle pensa solo di galleggiare nel tentativo disperato di sopravvivere, pensando che un ipotetico stellone possa metterci rimedio.

E’ il popolo che crede ai miracoli.

Prendere atto che il Pd è la nuova Democrazia cristiana è un fatto doloroso per chi detiene comunque i valori della sinistra, perché sono valori millenari risalenti al primo cristianesimo.

Così profondamente validi da essere accettati tranquillamente anche dagli atei.

Lo stato dell’arte ci dice che una parte se ne è resa conto e lo ha dimostrato il 26 febbraio u.s.

Altri che sono devoti di St. Thomas, devono toccare obbligatoriamente con mano per credere.

L’ambaradan funziona così
caro amico CamilloBenso, questa e' l'analisi politica che condivido pienamente e che anch'io da parecchi anni cerco, con le mie piccole forze, di far capire anche qui dentro che votare il PD in asssenza di altri che ti convincano non e' la soluzione.

E' piu' di un decennio che anche qui molti sostengono questa teoria fallimentare.
E dove siamo ora con questa teoria?

Nel frattempo costoro che se ne sono stati tranquilli pensando che questo PD risolvesse qualche problema, non avrebbero potuto dare parte delle loro energie per ricercare qualcosa di nuovo e mettere fuori dalla porta questi politicanti senza fare troppe dietrologie anticomuniste?

Che mi dicono costoro ora?

Inutile, anche qui, prendersela con questi politici da 2 soldi se se ogni qualvolta si presenta la possibilita' di mandarli a casa continuano a votarli con la solita scusa che il mercato al momento non offre di meglio.
E' come dire : eleggo il ladrone minore in mancanza di un'onesto.

Tu, come io ed altri non la pensiamo cosi ma coloro, che continuano a perseverare e qui non sono in pochi, che hanno da dire "a loro discolpa"?

Che fare per invertire questo collasso che di conseguenza fa morire questo ns. Bel Paese?

E' una domanda che merita molta riflessione, lavoro e molto meno stare davanti al PC anche se alla ns. eta' avremmo voluto delegare ad altri questi "sacrifici". Purtroppo, noi, siamo costretti a continuare sperando di dare ancora una mano.

Pensando di avere risposte al piu' presto proprio da costoro per alzare l'asticella della qualita' del confronto, come al solito Vi mando ....


un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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