ROMA - Il chiarimento su quello che sarà o non sarà possibile fare per restituire «l'agibilità politica» di Berlusconi richiesta, quasi pretesa, da tutto il Pdl, arriverà entro Ferragosto.
Oggi o domani infatti Giorgio Napolitano diffonderà una sua dichiarazione, che sta mettendo a punto in queste ore, per dare risposta ai molti interrogativi che il caso della condanna dell'ex premier ha suscitato. Un lavoro, quello di studio della situazione e di chiarimento dei punti focali della vicenda, che il capo dello Stato aveva già annunciato nel suo incontro con i vertici di Pdl prima e di Pd poi, e che va avanti da diversi giorni. Il caso è stato esaminato in tutte le sue sfaccettature, tenendo conto della casistica giuridica esistente e assieme della situazione politica delicatissima e tesa che si è venuta creare in questo particolare momento della vita del Paese.
Napolitano, per mettere a punto la sua analisi, ha lavorato a stretto contatto con il suo consigliere per gli Affari dell'Amministrazione della Giustizia, Ernesto Lupo, ex presidente di Cassazione. E che un suo pronunciamento sia imminente deve essere noto anche all'entourage di Berlusconi, ai suoi consiglieri più fidati che, a partire da Gianni Letta, mantengono rapporti e consultazioni molto strette con il Quirinale in queste ore difficili.
Tanto è vero che proprio ieri ad Arcore, ormai quartier generale stabile di Berlusconi che al momento non intende affatto godersi qualche giorno di relax in Sardegna, si è tenuto un lungo summit fra lo stesso ex premier, Gianni Letta e gli avvocati Longo e Ghedini. L'argomento sul tavolo è sempre lo stesso: come muoversi per ottenere la migliore condizione possibile per un leader politico che, come ripetono i suoi «rappresenta dieci milioni di italiani» ma da ottobre potrebbe essere costretto agli arresti domiciliari e all'esclusione, con decadenza dalla carica di senatore, da qualunque atto pubblico e politico?
Raccontano che soprattutto da Letta e Coppi sia stata ribadita a Berlusconi la necessità di non alzare i toni, ma anzi di favorire con il suo comportamento - magari anche con le dimissioni da senatore o comunque con la «presa d'atto della condanna» - ( ce lo vedete ? io proprio no ) un percorso che porti alla grazia presidenziale. Servirebbe sangue freddo, pazienza, la richiesta esplicita di grazia e dunque il silenziatore per i falchi o comunque l'esclusione della linea che porta alla minaccia del voto un giorno sì e l'altro pure. Un provvedimento di clemenza, grazia o commutazione della pena, a Berlusconi servirebbe anche per evitare guai futuri, gli ha consigliato soprattutto Coppi, e questo perché se nei prossimi mesi arrivassero altre condanne, almeno non si sommerebbero a quella già esistente.
E però, Berlusconi è parso piuttosto scettico, se non decisamente contrario all'ipotesi di chinare «ancora una volta la testa, dopo averlo fatto tante volte senza alcun risultato, l'ultimo permettendo la nascita del governo». E questo perché, è stata l'analisi che pure si è fatta nel vertice, non è detto che l'eventuale «aiuto» che potrebbe fornire Napolitano a Berlusconi con un suo atto di clemenza porti davvero alla «agibilità politica» pretesa dal leader del Pdl. Infatti, è stata una delle ipotesi prese in considerazione nell'entourage di Berlusconi, il presidente potrebbe eventualmente concedere la grazia o commutare la pena in sanzione pecuniaria, ma magari lasciando intatte le pene accessorie che pure prima o poi saranno decise dalla Corte d'appello di Milano. Oppure, è ancora il ragionamento che si fa ad Arcore, potrebbe appunto concedere la libertà personale al Cavaliere ma lasciando che la legge Cancellieri-Severino - che prevede decadenza e incandidabilità per pene sopravvenute -, faccia il suo corso. Il risultato? «Per avere uno sconto di pena di 9 mesi, che tanti in realtà dovrà scontarne effettivamente Berlusconi, rischiamo di legittimare con il nostro sì la sua uscita definitiva dalla politica...», dice uno dei fedelissimi che ha parlato ieri con Berlusconi.
Per questo, in attesa delle parole di Napolitano, Berlusconi continua ad essere amareggiato, nervoso, arrabbiato e - dicono - più vicino alle posizioni dei falchi che a quella delle colombe. Certo, anche lui sa che «ottenere le elezioni sarà difficilissimo», e continua a dire che «non voglio che mia figlia Marina si candidi, non voglio che la massacrino come hanno fatto con me». E però la tentazione di rompere resta forte.
A Napolitano tocca ora il delicatissimo compito di fornire risposte che difficilmente, anche se «equilibrate» come si prevede, metteranno d'accordo tutti.
13 agosto 2013 | 8:21
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secondo me la pdl non otterrà nulla per il boss, nessun favore, carezza, grazia , clemenza , baratto...non capisco questi toni possibilistici della stampa.