QUALE LEGGE ELETTORALE

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: QUALE LEGGE ELETTORALE

Messaggio da camillobenso »

Il cane porta sempre il gregge di PECORE dove vuole il pastore - 1
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Perché questo Paese è completamente sfinito e FINITO?

Perché nell'era del MARKKETTING, ti fanno ingoiare come e quando vogliono di tutto e di più.

E io bevo....
http://www.youtube.com/watch?v=JfQo52M08qA



“Si deve arrivare al 40%, così la Costituzione è lontana”
(LIANA MILELLA).
30/01/2014 di triskel182


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ECCHISSENEFREGRA DELLA COSTITUZIONE !!!!!!!!!!!!!!!!

ECCHISSENEFREGRA DELLA CORTE !!!!!!!!!!!!!!!!


Alessandro Pace boccia la riforma: “Se non ci si accorda su un livello più alto si passi ad un altro sistema. E una preferenza è indispensabile”.


ECCHISSENEFREGRA DI ALESSANDRO PACE !!!!!!!!!!!!!!!!
L'IMPORTANTE E' RAGGIUNGERE I PROPRI OBIETTIVI. SE GLI ITALIANI SONO PECORE,.......SONO AFFARI LORO



ROMA— Metterebbe un timbro di costituzionalità sull’Italicum di Renzi e Berlusconi? «Proprio no». Il costituzionalista Alessandro Pace risponde così a Repubblica.
Siamo dentro o fuori la Costituzione?
«Siamo molto fuori».
La principale anomalia?
«La soglia prevista per beneficiare del premio di maggioranza è troppo lontana dal 50,1% per potersi chiamare così».
La correzione necessaria?
«Un premio di maggioranza degno di tal nome dovrebbe spettare solo al partito o alla coalizione che superasse il 45. Data l’attuale situazione politica una soglia “ragionevole” potrebbe essere, a tutto concedere, anche quella del 40. Ma, a stretto rigore, anche questa sarebbe criticabile».
Un consiglio ai parlamentari?
«Se non ci si accorda su una soglia superiore al 40, si deve passare a un altro sistema. Preferibilmente all’uninominale a doppio turno, che garantisce la governabilità senza creare diseguaglianze nel voto. Il ballottaggio dovrebbe essere tra candidati singoli, non tra liste o, peggio, tra coalizioni».
La Consulta ha fissato paletti su premio e preferenze. Può scattare un nuovo ricorso?
«Il tetto al 37% è sicuramente in contrasto con la Corte, e mi meraviglia che il segretario del Pd non se ne sia reso conto. Un premio pari a quasi la metà dei voti ottenuti in sede elettorale non fa che reiterare la violazione del principio d’eguaglianza già censurata dalla Corte nel Porcellum. Anche la mancanza delle preferenze solleva gravi problemi di costituzionalità».
È positivo che un partito non possa superare il 55%?
«Posto che la Carta prevede 630 deputati, il premio di 31 seggi alla coalizione di maggioranza è francamente eccessivo: garantirebbe la governabilità a troppo caro prezzo “per la rappresentatività dell’assemblea
parlamentare”. E cito la Corte».
Le preferenze restano un punto chiave. Averle escluse viola il diritto di voto dei cittadini?
«Certamente sì. La Corte ha bocciato il Porcellum per questo e per l’eccessivo premio di maggioranza. Però, nel referendum del ‘91, gli italiani hanno votato per la preferenza unica, essendo note le irregolarità sottese alle preferenze multiple. Ma tuttora non è assicurata la segretezza del voto nelle circoscrizioni estere, come risultò nel caso Di Girolamo. Né le cose sono cambiate. Quindi, sia in Italia che all’estero, preferenza unica è garanzia della libertà del voto e della sua assoluta segretezza ».
Le liste corte non bastano?
«Certo che no».
Le primarie possono sostituire le preferenze?
«Sì. Non si può dimenticare però che i partiti sono associazioni private. Bisognerebbe prima dettare regole sulla democrazia interna. Pertanto, campa cavallo…».
Piccoli partiti. È accettabile lo sbarramento al 4,5%?
«È eccessivo, soprattutto senza il finanziamento pubblico. Che dovrebbe essere legislativamente previsto, ma la cui spettanza va condizionata all’effettiva esistenza di un’organizzazione interna democratica».

Da La Repubblica del 30/01/2014.
camillobenso
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Re: QUALE LEGGE ELETTORALE

Messaggio da camillobenso »

Il cane porta sempre il gregge di PECORE dove vuole il pastore - 2

http://www.youtube.com/watch?v=gvflllnNHV8



Gli italiani si aspettano un cambiamento socio politico adeguato agli anni 2000.

Invece siamo sempre fermi ai tempi di Carlo Cudega, al Rococò, al Barocco.
http://www.youtube.com/watch?v=-GHrQ4P7hWY

Uno sveglio, uno che non è intenzionato a FOTTERE di brutto gli italiani, si attiva per sapere dai costituzionalisti se quel disegno di legge è costituzionale.

In un passaggio delicatissimo del Paese, solleciterebbe la Corte Costituzionale ad un parere preventivo.

Questo perché la situazione non è drammatica, ma è tragica.

Ma essendoci di mezzo il Caimano e il Macellaio, dopo il dentista bergamasco del Porcellum, possiamo immaginare quanto possa essere costituzionale.

Il nuovo è rappresentato dal rispetto dei cittadini.

SILVIO HA FATTO FESSI GLI ITALIANI PER LA SUA CONVENIENZA PER 8 ANNI CON IL PORCELLUM.

Un minimo di decenza nei confronti di 47 milioni di italiani adulti vorrebbe che si sapesse subito se quel testo è costituzionale. E’ il minimo per essere credibili dopo 20 anni di truffe.

L’antropologa Signorelli quando ha sentito parlare di regole, a Ballarò, da parte di Berlusconi è scoppiata a ridere.

Il nuovo è smettere di FOTTERE gli italiani. E quindi dovremmo vedere il massimo impegno da parte di Renzusconi.

Invece il piazzista gigliato pretende che gli credano sulla parola.

Bastano lui e Berlusconi come garanzia.

I nuovi Fratelli Galbani non convincono nessuno. A meno degli integralisti renzian belusconiani disposti a cambiare le carte in tavola pur di ottenere una vittoria.

Non è importante la qualità della legge elettorale per la premiata Salumeria Renzusconi. L’importante è che si faccia presto e si dimostri efficientismo. TANTO GLI ITALIANI SONO FESSI.

Che questo sia un Paese destinato a finire male è un passaggio obbligato.

***


Renzi: “Riforma del Senato, entro il 15 febbraio testo condiviso”
Ospite a La Telefonata di Belpietro su Canale 5, il segretario Pd spiega che, una volta chiuso il capitolo Italicum, il prossimo tema da affrontare è quello sul titolo quinto. E sulla legge elettorale assicura che non esiste il "rischio" di incostituzionalità
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 30 gennaio 2014
Commenti (213)


L’obiettivo è di arrivare “entro il 15 febbraio a un testo condiviso per superare il Senato e ridefinire i poteri delle Regioni, anche per mettere fine a questo indecoroso ping pong” di competenze.

Matteo Renzi, ospite a La Telefonata di Maurizio Belpietro su Canale 5, parla dell’iter delle riforme che vuole mettere in campo, inclusa la legge elettorale.

E garantisce che “non esiste” il rischio di incostituzionalità per la parte che prevede il premio di maggioranza. “Chi sostienequesta tesi vorrebbe una legge come nella prima Repubblica, cioè il proporzionale come c’è stata fino al 1992.

Con Berlusconi abbiamo scritto le regola insieme per non governare più insieme”. ( ma quanti sono i merli in Italia? Esiste una statistica? Berlusconi deciso a farsi fottere? Ma quando mai? – ndt)

Una volta chiuso il capitolo Italicum, il prossimo tema da affrontare è quello sul titoloquinto.

Renzi poi rivendica il suo impegno per cercare di chiudere sul patto con Silvio Berlusconi: “In un mese dalle primarie si è fatto un accordo vero, che riguarda la legge elettorale, il superamento del Senato.

Insomma si è fatto un bel pacchettino di riforme”.

E torna a sottolineare l’aspetto migliore dell’Italicum: “Tutti speriamo che chi viene eletto poi possa rispondere agli impegni che ha preso con gli italiani.

Questa legge elettorale, – continua – mettendo una soglia per il premio e uno sbarramento ai piccoli, garantisce che uno vinca e non succeda più che tutti i politici possano affacciarsi in tv e dire ‘abbiamo vinto noi’ oppure ‘abbiamo non perso’. Uno solo vincerà e gli altri perderanno”.
“E’ normale che i piccoli partiti non la apprezzino, ma agli italiani interessa che le cose si facciano, non se i partiti, piccoli ma anche grandi, hanno una poltrona in più o in meno”. Il segretario dice di non essere preoccupato da eventuali ostacoli in Parlamento sulla legge elettorale (Certo quando vedo quanto accaduto ieri in Aula penso ci sia bisogno che i parlamentare diano prova di saper decidere“, piega) e si dice “tranquillo e sereno” sul dibattito interno al Pd, dove “si discute e si decide”.

Domanda :

Ma gli italiani sono veramente così tanto tanto fessi?
camillobenso
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Re: QUALE LEGGE ELETTORALE

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Il cane porta sempre il gregge di PECORE dove vuole il pastore - 3


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30 GEN 2014 16:47
1. IL CAPOSTAZIONE NAPOLITANO RIMETTE SUI BINARI L’ITALICUM RENZUSCONI CHE RISCHIAVA DI DERAGLIARE PRIMA ANCORA DI ARRIVARE A UN VOTO NELL’AULA DI MONTECITORIO -

2. DOPO AVER LANCIATO ULTIMATUM (A VUOTO: PRENDERE O ELEZIONI ANTICIPATE) ANCHE RENZI SI PIEGA ALLA “MORAL SUASION” MESSA IN ATTO DAL QUIRINALE E AUSPICATA DA RODOTA’ SU “LA REPUBBLICA” ORMAI TORNATA NELLE GRAZIE DI RE GIORGIO -

3. LA RETROMARCIA DEI GIORNALONI SU UNA LEGGE ELETTORALE ANCORA A RISCHIO D’INCOSTITUZIONALITA’ (LISTINI BLOCCATI E PREFERENZE), BOLLATA DA EU-GENIO SCALFARI COME UN “IMBROGLIO” E RIBATTEZZATA DA GIOVANNI SARTORI “BASTARDELLUM” - 4. RIUSCIRA’ LA DITTA D’INGEGNERI ISTITUZIONALI RENZI & BERLUSCONI A NON FINIRE TRAVOLTA NEL CANTIERE DELLE RIFORME COM’E’ AVVENUTO IN PASSATO? AH, SAPERLO…
-



di Tina A. Commotrix per Dagospia

Da Gelli ad Agnelli passando per il leader referendario Mariotto Segni e per il tecnocrate Bruno Visentini l'Italia non è soltanto un bel paese di santi, poeti e navigatori, ma - a quanto pare -, anche di addetti all'ingegneria costituzionale.

Un'attività progettuale che oggi vede all'opera anche due arzilli geometri di generazioni assai diverse ma entrambi determinati nel rimettere mano addirittura a quelle che sono considerate le sacre fondamenta dello Stato.

Il Patto Renzusconi siglato nella sede romana del Pd, infatti, è figlio "bastardo" secondo il professor Sartori, del giovane Superbone Matteo Renzi e della Volpe finita nella pellicceria di Arcore, Silvio Berlusconi.

Riuscirà l'inedita coppia di capomastro del Pd e di Forza Italia che della loro idea di riforma, sbagliando, ne hanno fatto un dogma, nell'impresa in cui negli ultimi quarant'anni hanno fallito le migliori teste d'uovo della prima Repubblica?
Ah saperlo!

La lista di quanti sono rimasti feriti sotto le macerie del cantiere Grandi Riforme sta lì a dimostrare che il suo cammino parlamentare e assai accidentato: dal liberale con il pizzetto, Aldo Bozzi, al costituzionalista Leopoldo Elia; dall'ex presidente "rossa" della Camera, Nilde Jotti, all'ex segretario della Dc Ciriaco De Mita. Senza dimenticarsi di Massimo D'Alema, anche lui finito schiacciato nella fabbrica (parlamentare) in cui andavano riscritte le regole del gioco.

E pochi ricordano che all'inizio degli anni Ottanta anche due personaggi "extraparlamentari" assai diversi ma del calibro di Licio Gelli e dell'Avvocato, si mossero quasi in sintonia per dare una rinfrescatina alle pagine - a sentir loro un tantino ingiallite -, della magna carta scritta e approvata a stragrande maggioranza a Montecitorio da un'assemblea costituente (22 dicembre 1947).
Due tentativi anch'essi abortiti sul nascere.

Il "Piano di rinascita democratica" messo a punto dal maestro venerabile della loggia P2 travolse Gelli e il suo seguito di affiliati provocando pure la caduta del governo Forlani, l'arrivo per la prima volta a palazzo Chigi di un non democristiano, Giovanni Spadolini, la messa al bando di parlamentari e boiardi. Nonché il crac del Banco Ambrosiano e della Rizzoli.

Un vero terremoto politico-istituzionale
A Gianni Agnelli, tutto sommato, andò meglio.
Nel presentare al capo dello Stato dell'epoca, Sandro Pertini, la sua riforma dello stato elaborata con il solito professor Visentini si è sentito ribattere dal rude presidente-partigiano che certe faccende andavano lasciate alle forze parlamentari. E "franchezza per franchezza" Pertini fece osservare a Gianni Agnelli che lui non si sarebbe mai permesso di esibire un piano industriale per la Fiat. Essì, che l'azienda automobilistica di Torino (in crisi) in quegli anni ne aveva bisogno.

Dunque, dopo l'euforia iniziale anche l'impresa ingegneristica della ditta Renzi&Berlusconi oggi appare - com'era del resto facilmente prevedibile -, tutta in salita. E carica d'insidie nei due rami del Parlamento.

Di qui, appunto, i primi interrogativi: ce la farà l'insolita coppia a coronare l'ardita impresa? O faranno, invece, la fine (triste) dei falliti riformatori del passato?

E quanto da giorni si chiedono pure i giornaloni dei Poteri marci e i loro editorialisti (e costituzionalisti) "a la carte". I professori che, con rare eccezioni - Sartori e Amis sul "Corriere della Sera"; Rodotà su "la Repubblica" -, si azzuffano per sostenere le loro tesi spesso contraddittorie e bislacche.

Mostrandosi disponibili, alcuni, a fare strame degli stessi principi della Carta (e delle ultime sentenze della Corte) al solo scopo di servire l'ultima causa (più o meno ignobile) in nome della politica e non della scienza giuridica.

Immaginando, alcuni, per oltre vent'anni (vedi Panebianco&C sul Corrierone), un bipolarismo senza bipartitismo solo "pe' tigna", come si dice a Roma. Non volendo mai ammettere che la politologia non è una scienza esatta da servire su un piatto d'argento ai falsi editori che gli pagano lo stipendio. E che nessun sistema elettorale è capace di assicurare la governabilità di un Paese il giorno dopo l'apertura delle urne.

Il che la dice lunga sullo stato di salute di un'Accademia che scende dalla cattedra per mettersi al servizio dell'ultimo Ras politico che si affaccia alla ribalta della cosiddetta seconda Repubblica dopo averne annunciato la morte (presunta) della prima a mezzo stampa. L'ultimo caso è quello del pur bravo Roberto D'Alimonte che insegna alla Luiss e ispira il sindaco di Firenze.

Tant'è.
Nel giro di pochi giorni il giornale di riferimento di Matteo Renzi, "la Repubblica" di Ezio Mauro, ha ospitato ben tre pesanti articoli (Scalfari, Messina e Rodotà) su quello che il sommo fondatore Eugenio ha bollato come un "imbroglio", peggiore della legge truffa suggerita dalla Dc negli anni Cinquanta.

E l'altro giorno un altro collaboratore del quotidiano di Carlo De Benedetti, e ascoltato "consigliore" (alla pari di Scalfari) di Re Giorgio Napolitano, nel segnalare che la nuova legge all'esame della Camera "non rispetta la più importante delle indicazioni" contenute nella sentenza della Corte che ha bocciato il Porcellum (forzature maggioritarie attraverso liste bloccate e assenza delle preferenze) si domanda - allarmato - cosa accadrebbe se le nuove norme fossero nuovamente impugnate presso l'Alta corte o se - aggiunge - il capo dello Stato non firmasse il provvedimento rinviandolo alle Camere.

Di qui la "moral suasion" dell'inquilino del Colle più alto sulle parti in causa, auspicata dallo stesso Rodotà, che nelle ultime ore è riuscito a rimettere sui binari parlamentari l'Italicum che rischiava di finire su un binario morto ancor prima di arrivare al voto dell'aula.

Ps.
Sull'annosa questione delle preferenze come ha ricordato puntualmente il prof.Sartori sul Corriere, si assiste a uno strano balletto (istituzionale) tra chi le vorrebbe reintrodurre e quanti sono fermamente contrari a una soluzione adombrata nella stessa sentenza della Corte Costituzionale che ha cassato il Porcellum. Una disputa, purtroppo, tra bari.

Con il referendum Segni del 1991, sponsorizzato dai poteri forti (Agnelli e Cuccia in testa), più che colpire l'eventualità (reale) che il voto fosse manipolato - soprattutto dalla mafia al Sud -, s'intendeva dare una spallata forte al sistema della partitocrazia.

Cosa che accadrà, puntualmente, l'anno dopo con l'avvio cruento e devastante di Tangentopoli. Anche allora i giornali dei Poteri marci ignorarono (con rare eccezioni) che alle elezioni del 1987 (le ultime con le preferenze multiple) soltanto il 30% degli italiani esprimeva sulla scheda il nome dei propri candidati (vedi tabella allegata).

In questi ultimi vent'anni nell'indifferenza dei referendari alla Segni, il cosiddetto voto di scambio favorito dalle preferenze multiple, non è morto. Anzi, è resuscitato nelle assemblee parlamentari con la compravendita di senatori e deputati. Gli stessi parlamentari che già erano già stati nominati dai partiti con le liste bloccate e senza possibilità alcuna di scelta da parte da parte dei cittadini.

E non c'è ancora uno straccio d'ingegnere costituzionale che può mettere in dubbio che togliendo le preferenze non si sia spogliato pure l'elettore di poter votare per il proprio candidato (magari non mafioso).
iospero
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Re: QUALE LEGGE ELETTORALE

Messaggio da iospero »

mi sembra un po' presto per ritenere che i giochi siano chiusi, aspettiamo di vedere gli emendamenti la prossima settimana e poi c'è ancora il Senato.
Personalmente ritengo buona la prima mossa di Renzi di aver portato la legge elettorale alla Camera, dove il PD ha una larga maggioranza ( anche se un po' varia), ma ritengo sbagliato l'incontro con Berlusconi, non tanto perchè Berlusconi, ma soprattutto per non voler considerare la giusta leggittimità di dare prima la parola ai rappresentanti in Parlamento e alla sua maggioranza.
Se si fosse comportato in questo modo il mattarellum corretto , che aveva giià raccolto i favori di una maggioranza, avrebbe potuto benissimo essere approvato.
Detto questo ora è ancora tutto possibile.
shiloh
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Re: QUALE LEGGE ELETTORALE

Messaggio da shiloh »

Ormai la legge elettorale è in ballo, allora battiamoci
(e Renzi tiri fuori le palle e lo stile che usa di solito con i suoi compagni di partito) su alcuni punti:
innalzamento della soglia per andare al ballottaggio (meno del 40% è irragionevole)
abbassamento della soglia di sbarramento (al 4%) e nessuna norma salva Lega a meno che non se ne faccia una salva Sel (non sarà bello ma la guerra è guerra).
Poi, si renda conto che in Italia ci vogliono alleanze e al Pd serve un fianco destro e uno sinistro, quindi una mano a Sel per raccogliere un fronte del 4% e si costruisca un blocco moderato, centrista, democristiano, liberale, clientelare o come cappero volete chiamarlo che dreni tutto il possibile a destra del Pd.
Smetta di rompere le palle a Letta, gli dia una mano (mettendo qualcuno dei suoi al governo)
e si attribuisca i meriti di ciò che di buono farà il governo,
tanto le elezioni a breve non arrivano e i risultati del governo,
piaccia o no, saranno attribuiti al Pd, chiunque sia il segretario.
fa benissimo a massacrare Grillo, dimostrandone l'inutilità e cerchi di approfondire le divisioni nel campo della destra
(meno incontri con Verdini e più con Alfano).

p.s.

E meno male che al genio fiorentino qualcuno ha sussurato:
"Bischero, ma cosa stai combinando?"
sennò la soglia sarebbe al 35%...e vittoria dei bananas al primo turno.
iospero
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Re: QUALE LEGGE ELETTORALE

Messaggio da iospero »

dal Blog di Civati
Pertici: "Mezzo Italicum è peggio di uno intero"

Pasquino: "Una riforma da buttare"

Ainis: "Italicum incostituzionale e folle"

Ainis: "Avremo una camera contro l'altra"

Capotosti: "Scioglimento delle camere a rischio"

Giustamente commenta Civati, se volete fare una legge elettorale solo per la Camera , prima bisogna fare la riforma costituzionale che elimina il bicameralismo perfetto.

Una doppia lettura alla Camera e al Senmato con 3 mesi di intervallo , quindi in teoria entro fine marzo alla Camera ed entro fine aprile al Senato, poi , passati 3 mesi la seconda lettura alla Camera e poi la seconda lettura al Senato con una maggioranza assoluta, poi eventualmente c'è la possibilità della richiesta di referendum .
Vi sembra una cosa semplice ?
e nel frattempo si potrebbe andare al voto, ma con due leggi elettorali differenti e con risultati sempre da larghe intese.
camillobenso
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Re: QUALE LEGGE ELETTORALE

Messaggio da camillobenso »

il Fatto 5.3.14
Gianluigi Pellegrino
“È una legge scritta per impedire il voto. Il Colle intervenga”

di M. Pa.


La legge elettorale come viene fuori dall’accordo di ieri è incostituzionale, sequestra il diritto di voto degli italiani e il Quirinale dovrebbe fermarla. Il costituzionalista Gianluigi Pellegrino è durissimo: “Lo dico con la morte nel cuore, perché ho riposto grande fiducia in Renzi fino a perdonargli il modo in cui è arrivato al governo”.
E ora?
Si delinea un SuperPorcellum, una legge per cui è vietato votare.
Non è un po’ troppo?
L’agibilità democratica è garantita solo con una legge elettorale praticabile. Ogni giorno deve essere teoricamente possibile andare alle urne, è la leva del buon governo.
È sicuro di quel che dice?
Mi scusi, non si disse ai tempi del Porcellum che non si poteva votare con una legge incostituzionale? E questa lo è di più.
Come fa a dirlo?
La Consulta ha già sostenuto che, se è possibile avere due sistemi elettorali diversi tra Camera e Senato, non possono però essere opposti. Altrimenti non si può andare a votare.
Teoricamente si; con Italicum alla Camera e Consultellum al Senato.
Ma uno è fortemente maggioritario e l’altro proporzionale puro. Inoltre l’Italicum alla Camera giustifica la ferita alla rappresentanza col valore della governabilità che però è esclusa al Senato. Quel premio sarebbe allora clamorosamente illegittimo.
Quindi?
Decidono con legge che è vietato votare. L’avesse fatto D’Alema con Berlusconi saremmo tutti in piazza. Il capo dello Stato si faccia sentire.
Napolitano ha gli strumenti?
Certo, il Colle può intervenire per manifesta incostituzionalità e c’è già la sentenza della Consulta. Mi auguro anzi che trovi il modo di farlo subito, prima che approvino quest’indecenza.
Soluzioni?
Ne indico due. O si aspetta di abolire il Senato almeno in prima lettura dandosi un termine ultimo, se è vero che lo vogliono. Oppure per ora si applica l’Italicum anche al Senato prevedendo che il premio di maggioranza non si assegna in caso di esiti opposti; eventualità, comunque, remotissima avendo giustamente tolto i premi regionali.



il Fatto 5.3.14
Il costituzionalista Ainis
“Una Camera contro l’altra”


L’operazione sull’Italicum, con l’intesa per applicarlo solo alla Camera “è incostituzionale. Non perché non si possano avere sistemi diversi di voto per Camera e Senato, ma perché in questo caso avremmo due modelli del tutto incongruenti tra loro, col risultato di mettere una Camera contro l’altra. Questo è irragionevole. E quindi, incostituzionale. L’unica via costituzionalmente corretta per uscirne, secondo me, è scrivere la legge elettorale e poi se il Senato verrà abolito, cadrà anche la parte di legge che lo riguardava”. È l’opinione del costituzionalista Michele Ainis, interpellato ieri dall’Ansa. “In questa vicenda – osserva il giurista – c’è un problema politico che stanno trasformando in un danno giuridico. E, per dirla tutta, sembra di stare in una gabbia di matti. La filosofia che stanno seguendo è quella del ‘fare come se’. Fare come se il Senato non esistesse. Ma il Senato esiste, così come esiste un sistema bicamerale, con due Camere che danno la fiducia ai governi e timbrano le leggi”.
camillobenso
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Re: QUALE LEGGE ELETTORALE

Messaggio da camillobenso »

Repubblica 5.3.14
Il giurista Luciani: più ombre che luci, così il premio di maggioranza alla Camera finisce per essere privo di ragionevolezza
“L’Italicum funziona solo se si riforma il Senato”

di Silvio Buzzanca


ROMA - «Il mio giudizio sul progetto di legge elettorale in discussione è più scuro che chiaro ». Massimo Luciani, costituzionalista sempre attento all’eterno dibattito italiano sulle riforme, guarda con preoccupazione alle ultima novità sull’Itali-cum.
Professore, cosa pensa dell’ultimo accordo sulla legge elettorale: vale solo per la Camera...
«Può funzionare soltanto a condizione che si proceda rapidamente alla riforma del Senato, nella sua trasformazione in una Camera ad elezione indiretta e priva del rapporto di fiducia con il governo. Dico questo perché la Consulta, nel dichiarare illegittimo il premio che la legge Calderoli assegnava al Senato, ha osservato che tradiva la sua stessa funzione».
Cioè?
«Voglio dire che un premio di maggioranza serve a ottenere una maggioranza o a consolidarla. Ma nella legge Calderoli il risultato, al Senato, era assolutamente casuale: mancando un premio nazionale e con l’assegnazione di 20 premi regionali si otteneva che la somma dei premi non dava una maggioranza. Ora, se io oggi assegno un premio di maggioranza alla Camera e non al Senato, la conseguenza evidente è che lo stesso premio di maggioranza alla Camera finisce per essere privo di ragionevolezza. E quindi cade nello stesso vizio che la Corte ha folgorato nella sua prima sentenza del 2014».
Ma i tempi possono diventare
molto lunghi.
«La riforma, invece, dovrebbe arrivare in tempi relativamente rapidi. Anche perché nella sentenza della Corte si ammette che i cittadini elettori possano proporre azioni di accertamento del loro diritto ad elezioni condotte sulla base di leggi costituzionalmente illegittime».
E questa è una grande novità...
«Questa è una novità straordinaria, perché permetterà a chiunque di contestare la nuova legge anche per questo profilo. Se nel frattempo il Senato non sarà stato riformato temo che la conseguenza sarà quella della incostituzionalità. La mia allora è un’approvazione parziale. L’accordo va bene solo come soluzione tampone».
Ma se si votasse con questo sistema che accadrebbe?
«Avremmo una maggioranza alla Camera. Ma non ci sarebbe al Senato eletto con un sistema proporzionale. Ci sarebbe così un problema di incoerenza politica tra le due maggioranze che ridonda in una illegittimità costituzionale».
Nella legge sono state segnalati tanti altri problemi...
«Il sistema presenta moltissimi aspetti discutibili. Uno è la soglia di accesso al premio evidentemente troppo bassa: una soglia accettabile sarebbe fra il 40 e il 45 per cento. Un secondo elemento critico è la molteplicità delle soglie di accesso per i partiti più piccoli: sono favoriti quelli che si coalizzano. E in questo modo si incentiva la formazione di coalizioni insincere. Il terzo problema è la parità di genere. E ancora ci sono le liste bloccate. Su questo la Corte non è stata chiarissima. Ma c'è un passaggio in cui si legge che le liste bloccate vanno bene, ma a condizione che non tutti i seggi vengano assegnati in questo modo. Infine c’è l’assegnazione dei seggi nel collegio unico nazionale. Dunque il voto nelle singole circoscrizioni non determina la scelta dei candidati. Tutti punti che sono problematici rispetto alla sentenza della Corte che è caratterizzata dalla valorizzazione della libertà di scelta dell’elettore ».
camillobenso
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Re: QUALE LEGGE ELETTORALE

Messaggio da camillobenso »

il Fatto 5.3.14
Povera Costituzione
Perché cancellando il Senato il governo vivrà fino al 2018

di Marco Palombi


Alla fine c’è il nuovo accordicchio sulla legge elettorale. Renzi festeggia a bocca un po’ stretta, Alfano e la minoranza del Pd ridono felici con gli altri cespugli, Silvio Berlusconi si lamenta, ma accetta. La doppia maggioranza del premier equilibrista si perpetua grazie alla scappatoia tecnica, che in realtà è pura tattica e produce l’inghippo “salva-legislatura”. Vediamo perché.
Cosa prevede l’accordo di ieri?
La cosa in sé è semplice: viene stralciato l’articolo 2, quello che disciplinava l’applicazione dell’Italicum al Senato. Di Palazzo Madama, semplicemente, nella legge partorita da Renzi e Berlusconi non si parla proprio più.
E questo che implicazioni pratiche ha? Il Senato è stato abolito?
Qui c’è l’inghippo della faccenda. Il Parlamento, palazzo Madama compreso, si apprestano a votare una legge elettorale che si basa sul presupposto falso che il Senato non esiste più. Solo che la Camera Alta esiste ancora, anche se Pd, Forza Italia e gli altri si sono accordati per eliminarla con apposita legge costituzionale (nessuno l’ha ancora vista, però).
Qual è il problema?
Il problema è che, teoricamente, per andare al voto si dovrebbe adottare l’Italicum (maggioritario) alla Camera e il Consultellum (proporzionale) al Senato. Si dice teoricamente, intanto, perché nessun presidente della Repubblica consentirebbe di andare a votare in una situazione del genere, ovvero nell’impossibilità programmatica di formare una maggioranza. In secondo luogo c’è il forte sospetto (vedi il parere dell’avvocato costituzionalista Pellegrino nella pagina accanto) che il combinato disposto, tra la legge elettorale di Renzi e quella disegnata dalla Corte costituzionale con la bocciatura del Porcellum, sia incostituzionale.
Perché?
Sono due sistemi opposti. Il caso più evidente è quello del premio di maggioranza: si sottraggono seggi ad alcuni partiti per assegnarli ai vincitori in nome della governabilità, della possibilità di formare una maggioranza coesa. Eppure visto che il Senato sarebbe eletto su base proporzionale la cosa non avrebbe alcuna ragion d’essere: è evidente che il primo ricorso ad arrivare alla Consulta invaliderebbe le elezioni.
E allora a cosa serve l’accordo di ieri?
Alla Camera, in Transatlantico, lo chiamavano il “salva-legislatura”. Visto che è impossibile votare con una porcheria del genere in vigore, significa che finché non si fanno le riforme non si andrà alle urne ancora per molto, molto tempo, forse non prima della scadenza naturale della legislatura, nel 2018.
Ancora quattro anni senza poter votare?
Di sicuro non meno di 12-18 mesi. L’abolizione del Senato, infatti, non è solo una riforma costituzionale, dunque lunga per esplicita previsione della Carta, ma anche molto complessa: significa rimettere mano ai rapporti tra governo e Parlamento, alla platea che elegge il presidente della Repubblica, al ruolo dell’attuale seconda carica dello Stato (cioè il presidente del Senato, che esercita le funzioni di capo dello Stato “in ogni caso” in cui il titolare “non possa adempierle”).
A chi conviene una situazione così ingarbugliata?
A tutti quei partiti che vedevano il voto immediato come una sciagura, Nuovo centrodestra su tutti, che così continua a mantenere inalterato il suo potere di ricatto sul governo. Anche la minoranza Pd, che non a caso con i deputati cuperliani Lauricella e D’Attorre ha firmato l’emendamento cancella-Senato, festeggia: se si andasse alle elezioni, è il timore, Renzi spazzerebbe via quelli che lo hanno avversato al congresso.
Cos’altro cambia nell’Italicum depurato dall’articolo 2?
Ad esempio è stato stralciata la norma cosiddetta “Salva-Lega” voluta da Forza Italia per tenere legato il Carroccio. La soglia di sbarramento passa dal 5 al 4,5 per cento, quella per il premio di maggioranza è fissata al 37 per cento. Resta ancora aperta la questione della rappresentanza di genere: per ora l’Italicum non prevede “quote rosa”.
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: QUALE LEGGE ELETTORALE

Messaggio da camillobenso »

"E' del tutto incomprensibile l'agitazione dei non addetti ai lavori di tutti i tipi. La legge elettorale serve solo a piazzarsi agli addetti della casta. Sono almeno 50 anni che i cittadini elettori non c'entrano più nulla con il voto.
Eppure la casta continua a farli fessi nel peggiore dei modi
"




il Fatto 6.3.14
Parola di costituzionalisti
Uno scandalo al sole


L’Italicum ai costituzionalisti proprio non piace: alle critiche che si sono accumulate al suo impianto generale, ora si vanno ad aggiungere quelle riguardo a un sistema valido solo in una Camera

MICHELE AINIS: “Non si può decidere per un maggiorzionale, non si possono trattare le due Camere come se appartenessero a due Stati”

GIANFRANCO PASQUINO: “È un Porcellinum: va buttato. Le liste bloccate non vanno bene, le candidature multiple sono uno scandalo, la presenza di più di una soglia di sbarramento è inaccettabile”

ROBERTO D’ALIMONTE: “Votando con l’Italicum ci sarebbe un vincitore certo alla Camera e certamente nessun vincitore al Senato Cioè si riprodurrebbe la stessa elezione del febbraio 2013”

MASSIMO LUCIANI: “Avremmo una maggioranza alla Camera, ma non al Senato Con un problema di incoerenza politica tra le due maggioranze”

GIANLUIGI PELLEGRINO: “Decidono per legge che è vietato votare La Consulta dice che ci possono essere due sistemi diversi per Camera e Senato, ma non opposti”
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