Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
Un nuovo partito per la sinistra spagnola: il manifesto di Izquierda Abierta
E per non farci mancare niente, in questi giorni di confusione socialista, accentuati dall'ultimo sondaggio del CIS (Centro de Investigaciones Sociológicas), che, all'inizio della campagna elettorale, da il PP prossimo alla maggioranza assoluta nell'Andalusia (avrebbe 54-55 seggi contro i 44-45 del PSOE, che ne ha attualmente 56, con la maggioranza assoluta fissata a 55), a sinistra nasce un nuovo partito. Riusciremo mai, a sinistra, a evitare l'idea di "una testa, un partito"?
Per ora no. Il nuovo partito si chiama Izquierda Abierta (Iab) e nasce nel seno di Izquierda Unida, la piattaforma che riunisce varie formazioni post-comuniste e che tenta invano di far concorrenza al PSOE, vista la legge elettorale che favorisce i due grandi partiti. Ovviamente Iab nasce per unire e non per dividere, anzi, come dice la sua portavoce, Montse Muñoz, vuole "sommare, non opporsi".
Alla sua presentazione ai media, qualche giorno fa, anche il deputato di IU Gaspar Llamazares, che ha conquistato il suo seggio nelle Asturie (regione anch'essa prossima alle elezioni, come l'Andalusia, solo che lì il PSOE è dato vincente, dopo la brevissima e disastrosa esperienza di Governo di francisco Alvarez Cascos, ex ministro del PP e ora con formazione propria). Il manifesto del nuovo partito circola già da tempo su Internet (qui lo trovate in spagnolo) e lo ha scritto il poeta Luis García Montero. Vale la pena leggerlo in italiano.
Eccolo.
Essere di sinistra suppone allo stesso tempo un impegno intellettuale e una disposizione d'animo. Impegno intellettuale per osservare e capire le trasformazioni della realtà.
Disposizione d'animo per affrontare queste realtà e dare loro una risposta politica di carattere emancipatorio, democratico e sociale. Qualunque tentazione di accomodamento o di possibilismo tattico, diventa di fatto una rinuncia a partecipare nella radice vitale dei dibattiti generati dalla società.
Quando la sinistra esclude il pensiero critico della realtà o la realtà del pensiero critico, sbocca in una burocrazia senza orizzonte.
L'avanzamento elettorale della destra spagnola è solo un sintomo ulteriore delle profonde trasformazioni culturali che sta soffrendo il nostro Paese nelle correnti liberiste che dominano l'Europa.
Anni di esaltazione senza scrupoli dei guadagni imprenditoriali, dell'efficacia delle privatizzazioni, del discredito dello stato e della necessità dei tagli sociali e dei diritti del lavoro sono entrati nel modo di pensare della popolazione che si sente rappresentata dal bipartitismo elettorale del PP e del PSOE.
Questa inerzia non solo è servita per favorire la centralità paradossale di un pensiero conservatore sempre più radicale, ma anche per disarticolare nei suoi margini le possibili reazioni della sinistra, facilitando gelosie, frammentazioni, mancanza di comprensione interna, astensionismo o voto in bianco.
Il 15-M ha reso visibile la ribellione di un abito civico che si rifiuta di assumere il pensiero del capitalismo neoliberale. Abbiamo protestato e preso posizione davanti ai danni ecologici, le disuguaglianze di genere, la logica della speculazione, la mancanza di orizzonte per i giovani, l'impoverimento dei lavoratori e la precarietà delle condizioni del lavoro.
Adesso è il momento della politica, la sfida di dare una risposta politica alla ribellione.
Pensiamo che sia imprescindibile la formazione di un fronte ampio, un polo sociale e politico in cui confluiscano tutti gli sforzi e le diverse senisbilità della sinitsra. Bisogna articolare in una spinta comune le diverse prospettive ideologiche e territoriali.
Per riuscirci è necessaria, da una parte, fermezza critica davanti ai partiti che rappresentano il pensiero neoliberale, e dall'altra la coltivazione, in modo deciso, del dialogo, del negoziato,m della convergenza di progrmami, del consenso e dell'accordo di tutte le opzioni politiche della ribellione e della indignazione.
Pensiamo che la formazione di questo fronte ampio sia il miglior cammino per dare una direzione politica ad alcune iniziative sociali urgenti: il rifiuto dei tagli e delle privatizzazioni, la nuova regolazione dei procedimenti speculativi e bancari ingiusti, la riforma della legge elettorale e il sollievo di una democrazia rigenerata, trasparente e partecipativa.
Siamo convinti che sia possibile un nuovo modo di fare poltiica.
Troviamo le ragioni della nostra convinzione negli stessi risultati di Izquierda Unida. Laddove ha saputo integrare, ampliare le basi, accentuare il carattere democratico delle assemblee, dialogare con altre opzioni e connettere con i cittadini, superando il catenaccio degli interessi settari, abbiamo ottenuto risultati positivi, in una situazione generale molto difficile per la sinistra.
Izquierda Abierta si costituisce come partito politico per favorire questa volontà di dialogo nella vita interna di Izquierda Unida e per tendere ponti con altre opzioni critiche, anch'esse imprescindibili nella realtà sociale spagnola. La nostra costituzione come processo aperto suppone un impegno intellettuale e uno stato d'animo.
Scritto il 09/03/2012 alle 12:30
http://rottasudovest.typepad.com/rotta_ ... ierta.html
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Tutta la sinista Europea e non solo europea(magari sotto altre diciture)e' in movimento.
Un movimento che sara' difficile fermare sopratutto in questi momenti di crisi .
Potranno fallire come spesso puo' succedere ma altri subito ne nasceranno. Importante e' che sia sempre vivo questo spirito che ha sempre contraddistinto la sinistra, a parte questi ultimi anni.
Nascera' sicuramente in Italia come pure in Spagna ma altri credo che seguiranno queste orme.
E' un processo iniziato.
Ora, deve essere anche compito nostro guardare con attenzione queste movimenti politici e se occorre dare loro tutto lo spazio che gli serve.
Se non a loro, a chi darlo? e...senza paura di apparire di sinistra!
Un salutone da Juan
E per non farci mancare niente, in questi giorni di confusione socialista, accentuati dall'ultimo sondaggio del CIS (Centro de Investigaciones Sociológicas), che, all'inizio della campagna elettorale, da il PP prossimo alla maggioranza assoluta nell'Andalusia (avrebbe 54-55 seggi contro i 44-45 del PSOE, che ne ha attualmente 56, con la maggioranza assoluta fissata a 55), a sinistra nasce un nuovo partito. Riusciremo mai, a sinistra, a evitare l'idea di "una testa, un partito"?
Per ora no. Il nuovo partito si chiama Izquierda Abierta (Iab) e nasce nel seno di Izquierda Unida, la piattaforma che riunisce varie formazioni post-comuniste e che tenta invano di far concorrenza al PSOE, vista la legge elettorale che favorisce i due grandi partiti. Ovviamente Iab nasce per unire e non per dividere, anzi, come dice la sua portavoce, Montse Muñoz, vuole "sommare, non opporsi".
Alla sua presentazione ai media, qualche giorno fa, anche il deputato di IU Gaspar Llamazares, che ha conquistato il suo seggio nelle Asturie (regione anch'essa prossima alle elezioni, come l'Andalusia, solo che lì il PSOE è dato vincente, dopo la brevissima e disastrosa esperienza di Governo di francisco Alvarez Cascos, ex ministro del PP e ora con formazione propria). Il manifesto del nuovo partito circola già da tempo su Internet (qui lo trovate in spagnolo) e lo ha scritto il poeta Luis García Montero. Vale la pena leggerlo in italiano.
Eccolo.
Essere di sinistra suppone allo stesso tempo un impegno intellettuale e una disposizione d'animo. Impegno intellettuale per osservare e capire le trasformazioni della realtà.
Disposizione d'animo per affrontare queste realtà e dare loro una risposta politica di carattere emancipatorio, democratico e sociale. Qualunque tentazione di accomodamento o di possibilismo tattico, diventa di fatto una rinuncia a partecipare nella radice vitale dei dibattiti generati dalla società.
Quando la sinistra esclude il pensiero critico della realtà o la realtà del pensiero critico, sbocca in una burocrazia senza orizzonte.
L'avanzamento elettorale della destra spagnola è solo un sintomo ulteriore delle profonde trasformazioni culturali che sta soffrendo il nostro Paese nelle correnti liberiste che dominano l'Europa.
Anni di esaltazione senza scrupoli dei guadagni imprenditoriali, dell'efficacia delle privatizzazioni, del discredito dello stato e della necessità dei tagli sociali e dei diritti del lavoro sono entrati nel modo di pensare della popolazione che si sente rappresentata dal bipartitismo elettorale del PP e del PSOE.
Questa inerzia non solo è servita per favorire la centralità paradossale di un pensiero conservatore sempre più radicale, ma anche per disarticolare nei suoi margini le possibili reazioni della sinistra, facilitando gelosie, frammentazioni, mancanza di comprensione interna, astensionismo o voto in bianco.
Il 15-M ha reso visibile la ribellione di un abito civico che si rifiuta di assumere il pensiero del capitalismo neoliberale. Abbiamo protestato e preso posizione davanti ai danni ecologici, le disuguaglianze di genere, la logica della speculazione, la mancanza di orizzonte per i giovani, l'impoverimento dei lavoratori e la precarietà delle condizioni del lavoro.
Adesso è il momento della politica, la sfida di dare una risposta politica alla ribellione.
Pensiamo che sia imprescindibile la formazione di un fronte ampio, un polo sociale e politico in cui confluiscano tutti gli sforzi e le diverse senisbilità della sinitsra. Bisogna articolare in una spinta comune le diverse prospettive ideologiche e territoriali.
Per riuscirci è necessaria, da una parte, fermezza critica davanti ai partiti che rappresentano il pensiero neoliberale, e dall'altra la coltivazione, in modo deciso, del dialogo, del negoziato,m della convergenza di progrmami, del consenso e dell'accordo di tutte le opzioni politiche della ribellione e della indignazione.
Pensiamo che la formazione di questo fronte ampio sia il miglior cammino per dare una direzione politica ad alcune iniziative sociali urgenti: il rifiuto dei tagli e delle privatizzazioni, la nuova regolazione dei procedimenti speculativi e bancari ingiusti, la riforma della legge elettorale e il sollievo di una democrazia rigenerata, trasparente e partecipativa.
Siamo convinti che sia possibile un nuovo modo di fare poltiica.
Troviamo le ragioni della nostra convinzione negli stessi risultati di Izquierda Unida. Laddove ha saputo integrare, ampliare le basi, accentuare il carattere democratico delle assemblee, dialogare con altre opzioni e connettere con i cittadini, superando il catenaccio degli interessi settari, abbiamo ottenuto risultati positivi, in una situazione generale molto difficile per la sinistra.
Izquierda Abierta si costituisce come partito politico per favorire questa volontà di dialogo nella vita interna di Izquierda Unida e per tendere ponti con altre opzioni critiche, anch'esse imprescindibili nella realtà sociale spagnola. La nostra costituzione come processo aperto suppone un impegno intellettuale e uno stato d'animo.
Scritto il 09/03/2012 alle 12:30
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Tutta la sinista Europea e non solo europea(magari sotto altre diciture)e' in movimento.
Un movimento che sara' difficile fermare sopratutto in questi momenti di crisi .
Potranno fallire come spesso puo' succedere ma altri subito ne nasceranno. Importante e' che sia sempre vivo questo spirito che ha sempre contraddistinto la sinistra, a parte questi ultimi anni.
Nascera' sicuramente in Italia come pure in Spagna ma altri credo che seguiranno queste orme.
E' un processo iniziato.
Ora, deve essere anche compito nostro guardare con attenzione queste movimenti politici e se occorre dare loro tutto lo spazio che gli serve.
Se non a loro, a chi darlo? e...senza paura di apparire di sinistra!
Un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
Io sinceramente più leggo questi documenti e più mi demoralizzo.
Eccone un altro esempio: qualunque persona ragionevole si aspetterebbe da parte della sinistra spagnola una critica anche spietata dell'esperienza del governo Zapatero. Un'analisi puntuale di cosa andava fatto per fronteggiare la crisi e non è stato fatto e viceversa di cosa non andava fatto ed invece è stato fatto.
Nulla di tutto questo. L'unica indicazione è "la creazione di un fronte ampio". Su quali basi e per fare cosa non è dato saperlo.
Cari compagni, continuiamo pure così e le destre rimarranno al governo per l'eternità!
Eccone un altro esempio: qualunque persona ragionevole si aspetterebbe da parte della sinistra spagnola una critica anche spietata dell'esperienza del governo Zapatero. Un'analisi puntuale di cosa andava fatto per fronteggiare la crisi e non è stato fatto e viceversa di cosa non andava fatto ed invece è stato fatto.
Nulla di tutto questo. L'unica indicazione è "la creazione di un fronte ampio". Su quali basi e per fare cosa non è dato saperlo.
Cari compagni, continuiamo pure così e le destre rimarranno al governo per l'eternità!
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
Dopo sei mesi di frequentazione sul vecchio forum, dieci anni fa, chiesi se fosse possibile la collaborazione specializzata di almeno un sociologo e uno psicologo per poter comprendere nel profondo i meccanismi che presiedono alla divisione della sinistra.
A mio avviso l’Ulivo era l’unica proposta rivoluzionaria di fine secolo che tendeva a unire la sinistra e non doveva essere sprecata.
Ma sappiamo tutti come è andata a finire.
Da apprendista stregone posso solo individuare che nel Dna degli italiani esiste una grande propensione alla divisione, sia a destra, sia a sinistra.
La vecchia balena bianca amava definirsi centrista ma al suo interno registrava la presenza della sinistra e della destra. La frantumazione era più evidente che in tutti gli altri partiti perché era organizzata in correnti.
La più grande crisi del dopo guerra dovrebbe essere una grande occasione per unire, perché il grado di evoluzione attuale spinge gli uomini all’unione davanti a condizioni di malessere o di quello che viene individuato come il potere costituito.
A scuola tendenzialmente gli alunni tendono a coalizzarsi contro gli insegnanti. Ai tempi in cui esisteva l’obbligo del servizio militare i giovani si coalizzavano contro il potere costituito dei superiori.
Nelle aziende lo si fa quando ci sono condizioni di abuso da parte della direzione oppure la fabbrica decide di ridurre il personale o addirittura chiudere l’azienda.
In quei casi scatta il meccanismo che unisce.
In tutti i casi cessato il pericolo o superato il periodo di malessere, l’uomo si dimentica e mette in evidenza tutti i suoi egoismi e le sue individualità.
Forse è una questione culturale ed anche religiosa. Faceva notare di recente chi si è occupato del successo della Corea del Sud in campo economico, che anche il confucianesimo ha contribuito a creare quell’unità nazionale che oggi da i suoi frutti.
A mio avviso l’Ulivo era l’unica proposta rivoluzionaria di fine secolo che tendeva a unire la sinistra e non doveva essere sprecata.
Ma sappiamo tutti come è andata a finire.
Da apprendista stregone posso solo individuare che nel Dna degli italiani esiste una grande propensione alla divisione, sia a destra, sia a sinistra.
La vecchia balena bianca amava definirsi centrista ma al suo interno registrava la presenza della sinistra e della destra. La frantumazione era più evidente che in tutti gli altri partiti perché era organizzata in correnti.
La più grande crisi del dopo guerra dovrebbe essere una grande occasione per unire, perché il grado di evoluzione attuale spinge gli uomini all’unione davanti a condizioni di malessere o di quello che viene individuato come il potere costituito.
A scuola tendenzialmente gli alunni tendono a coalizzarsi contro gli insegnanti. Ai tempi in cui esisteva l’obbligo del servizio militare i giovani si coalizzavano contro il potere costituito dei superiori.
Nelle aziende lo si fa quando ci sono condizioni di abuso da parte della direzione oppure la fabbrica decide di ridurre il personale o addirittura chiudere l’azienda.
In quei casi scatta il meccanismo che unisce.
In tutti i casi cessato il pericolo o superato il periodo di malessere, l’uomo si dimentica e mette in evidenza tutti i suoi egoismi e le sue individualità.
Forse è una questione culturale ed anche religiosa. Faceva notare di recente chi si è occupato del successo della Corea del Sud in campo economico, che anche il confucianesimo ha contribuito a creare quell’unità nazionale che oggi da i suoi frutti.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
Chi l’altra sera ha potuto assistere alla puntata di Robinson su Rai3, si sarà reso conto delle difficoltà oggettive di Livia Turco nei confronti sia dei temi che delle obiezioni di Zamparini.
Immagino sia possibile rivedere la puntata sul sito della Rai.
In questo modo ci si rende conto che la sinistra del Pd sta vendendo un prodotto a cui non crede più nessuno.
Quella della Turco è stata una difesa di casta spacciata per una grande azione popolare.
<<Noi – dichiarato La Turco – siamo impegnati tutti i giorni nei comizi>>
Ecchevordì?
Siamo in campagna elettorale e tutti cercano di salvare il salvabile. Anche Angelino senza quid venerdì scorso era a SSG, nella tana del lupo.
Una difesa troppo debole e inopportuna a fronte delle osservazioni di Zamparini in cui sosteneva che i partiti sono fortemente distaccati dalla gente, dal suo elettorato.
La sinistra ha esaurito la sua spinta propulsiva, si è fatta casta e non è più in grado di comunicare.
Per di più si fanno male da soli quando raccontano palle che fanno acqua da tutte le parti, convinti come sempre, che avendo fottuto i merli con le loro palle in precedenza è possibile continuare nello stesso modo.
Ad esempio:
D’Alema, Bersani & Co che giustificano la loro adesione al governo Monti come un grande sacrificio del cs in favore del “bene del Paese”.
Balle,……avevano sulla carta i numeri per vincere le elezioni, ma non avevano né una coalizione, né gli uomini adatti a governare la crisi.
Altrimenti non sarebbe stato necessario chiamare i Professori.
*
Bindi che sostiene che se non arrivano i soldi dell’ultima tranche del finanziamento pubblico saltano le elezioni amministrative.
Evidentemente sono alla disperazione per uscire con queste affermazioni a cui non crede più nessuno.
Immagino sia possibile rivedere la puntata sul sito della Rai.
In questo modo ci si rende conto che la sinistra del Pd sta vendendo un prodotto a cui non crede più nessuno.
Quella della Turco è stata una difesa di casta spacciata per una grande azione popolare.
<<Noi – dichiarato La Turco – siamo impegnati tutti i giorni nei comizi>>
Ecchevordì?
Siamo in campagna elettorale e tutti cercano di salvare il salvabile. Anche Angelino senza quid venerdì scorso era a SSG, nella tana del lupo.
Una difesa troppo debole e inopportuna a fronte delle osservazioni di Zamparini in cui sosteneva che i partiti sono fortemente distaccati dalla gente, dal suo elettorato.
La sinistra ha esaurito la sua spinta propulsiva, si è fatta casta e non è più in grado di comunicare.
Per di più si fanno male da soli quando raccontano palle che fanno acqua da tutte le parti, convinti come sempre, che avendo fottuto i merli con le loro palle in precedenza è possibile continuare nello stesso modo.
Ad esempio:
D’Alema, Bersani & Co che giustificano la loro adesione al governo Monti come un grande sacrificio del cs in favore del “bene del Paese”.
Balle,……avevano sulla carta i numeri per vincere le elezioni, ma non avevano né una coalizione, né gli uomini adatti a governare la crisi.
Altrimenti non sarebbe stato necessario chiamare i Professori.
*
Bindi che sostiene che se non arrivano i soldi dell’ultima tranche del finanziamento pubblico saltano le elezioni amministrative.
Evidentemente sono alla disperazione per uscire con queste affermazioni a cui non crede più nessuno.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
@ Camillobenso.
Con tutte queste tue critiche, che in parte condivido, dove vuoi arrivare?
Credou che tu intenda rivolgeri ad nuovo centrosinistra ma con quelle basi poilitiche? Con quelli obiettivi? Quelle del vecchio governo Prodi o rivoluzinando un po' tutto il vecchio sistema.
Certo, i partiti attuale sono vuoti e per tale motivo non possono darti piu' di tanto ma allora che ci resta se non rifarne degli altri?
E' su questo senso che ho postato queti 2 articoli ma non vedo altro che critiche(a cui mi associo pure io, ma nulla di piu' Quali sono le ns, proposte?
Inutile continuare a criticare se non usciamo con ns. proposte, sbagliate anche. ma che danno in segno che bisogna canmbiare per ricominciare a credere nelle politica e nei partiti,
un salutone da Juan
Con tutte queste tue critiche, che in parte condivido, dove vuoi arrivare?
Credou che tu intenda rivolgeri ad nuovo centrosinistra ma con quelle basi poilitiche? Con quelli obiettivi? Quelle del vecchio governo Prodi o rivoluzinando un po' tutto il vecchio sistema.
Certo, i partiti attuale sono vuoti e per tale motivo non possono darti piu' di tanto ma allora che ci resta se non rifarne degli altri?
E' su questo senso che ho postato queti 2 articoli ma non vedo altro che critiche(a cui mi associo pure io, ma nulla di piu' Quali sono le ns, proposte?
Inutile continuare a criticare se non usciamo con ns. proposte, sbagliate anche. ma che danno in segno che bisogna canmbiare per ricominciare a credere nelle politica e nei partiti,
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
13 motivi per abolire il quorum dai referendum
Quorum, cos’è e perché va abolito
5.1. Cos’è il quorum di partecipazione?
Numero di partecipanti necessario perché una votazione sia considerata legalmente valida.
5.2. A cosa si applica il quorum?
Noi italiani siamo abituati ad abbinare il quorum ai referendum, ma non è necessariamente così. In Serbia ad esempio, esso esiste anche per le elezioni del presidente della Repubblica. L’attuale presidente serbo Boris Tadic, fu eletto nel giugno 2004 dopo ben due elezioni presidenziali invalidate per mancato raggiungimento del quorum: nell’ottobre 2002 (in cui l’affluenza fu del 45,5%) e nel dicembre 2002 (in cui l’affluenza fu del 45,1%). Un altro esempio è la Macedonia che prevede per le elezioni presidenziali un quorum del 40%. Questa soglia, nelle ultime elezioni presidenziali del 2009, fu superata di un soffio: l’attuale presidente Gjorge Ivanov, fu eletto con un’affluenza del 42,6%.
5.3. Quanto è il quorum?
Visto che il referendum abrogativo italiano richiede il quorum del 50%, per nostra esperienza diretta, siamo portati a pensare che questo sia il valore del quorum. Invece esso può variare dallo 0% al 70%.
5.4. Quorum a livello nazionale
Nei referendum abrogativi il quorum è fissato dalla Costituzione ed è pari al 50% degli aventi diritto al voto.
Nei referendum confermativi, che riguardano le modifiche costituzionali, la Costituzione pone il quorum a zero. Quindi qualunque sia l’affluenza, i referendum confermativi delle modifiche costituzionali non sono mai invalidati. Riassumendo, i valori del quorum nei referendum nazionali è rispettivamente del 50% e dello 0%.
5.5. Quorum a livello regionale
I referendum regionali hanno un quorum del 50% degli aventi diritto al voto, quasi ovunque. Uniche eccezioni sono la Valle D’Aosta dove è del 45%, la Sardegna dove pari a un terzo degli aventi diritto al voto (33,3%) e, infine, la regione Toscana dove la percentuale è variabile in quanto fissata al 50% del numero dei votanti dell’ultima elezione regionale.
Nel 2010, ad esempio, alle elezioni regionali toscane l’affluenza è stata del 60,7 %. Questo significa che fino al 2015 il referendum regionale avrà un quorum del 30,4%. Quindi a livello regionale il quorum varia dal 50%, al 45%, al 33,3%, per finire al 30,4%.
5.6. Quorum a livello provinciale
Quasi tutte le province stabiliscono un quorum pari al 50% degli aventi diritto al voto, con l’eccezione della Provincia di Bolzano che fissa il quorum al 40%. Quindi a livello provinciale la variabilità è più limitata, dal 50% al 40%.
5.7. Quorum a livello comunale
Pochi comuni in Italia hanno i referendum propositivi e abrogativi; una notevole eccezione è rappresentata da quelli appartenenti alle regioni a statuto speciale. Quasi tutti gli altri hanno invece solo il referendum consultivo, che è molto debole perché l’esito non comporta nessun obbligo per chi amministra. Questa è la ragione per cui non si richiede il quorum che, di fatto, rappresenta un ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo referendario. La debolezza del referendum consultivo si è mostrata ad esempio a Vicenza, comune che non prevede quorum nel referendum consultivo. Nel 2006 fu effettuato un referendum consultivo per tentare di introdurre il referendum propositivo e abrogativo con quorum del 10%. Andò a votare il 13,26% degli aventi diritto; il referendum non fu invalidato, non esistendo il quorum, ma il quesito non fu neppure preso in considerazione dal Consiglio Comunale rendendo vano tutto il lavoro del comitato referendario, il voto dei 10.600 cittadini e la notevole spesa sostenuta dai contribuenti per la consultazione.
Il comune di Ferrara e quello di Bressanone hanno stabilito un quorum pari al 40%. Poi ci sono 11 comuni all’avanguardia in Italia, perché hanno gli strumenti dei referendum propositivi e abrogativi con quorum molto basso (15%) oppure zero. Dieci di essi si trovano nella provincia di Bolzano e uno nella provincia di Trento.
Il primo comune a togliere il quorum è stato Voeran – Verano (BZ) già nel 2005. A seguire Wengen – La Valle (BZ) e St.Ulrich – Ortisei (BZ) e Voels – Fiè (BZ) che nel 2006 hanno tolto il quorum. Poi Kurtatsch – Cortaccia (BZ) che nel 2009 ha abbassato il quorum al 15%. Villa Lagarina (TN) nel 2009 ha eliminato il quorum e infine San Candido – Innichen (BZ) nel 2010 ha abbassato il quorum al 15%.
Ad essi si sono aggiunti recentemente Lana (quorum 0%), Varna – Vahrn (quorum 0%), Dobbiaco -Toblach (quorum 0%), Terento – Terent (quorum 0%).
Riassumendo, i comuni in Italia hanno referendum con quorum che varia dal 50% allo 0%. C’è una eccezione, che è così bizzarra, antidemocratica ed esagerata, da meritare di essere citata: il comune di Sover (TN) con 900 abitanti, ha il quorum del 70%.
5.8. Dove esiste il quorum?
Per quanto possa apparire strano a noi italiani, la presenza del quorum non è così diffusa: in Europa ad esempio, esiste un quorum del 50% in Slovenia, Ungheria, Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia e quasi tutte le repubbliche dell’ex blocco comunista. Esiste inoltre il quorum del 40% in Danimarca.
5.9. Dove NON esiste il quorum?
I referendum non prevedono il quorum in paesi con lunga storia democratica: Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Paesi Bassi, Islanda, Spagna, Malta, Lussemburgo, Finlandia, Austria, oltre che ovviamente nella patria dei referendum, la Svizzera (dove è richiesta la maggioranza dei votanti e dei cantoni) e il Lichtenstein.
Negli USA non esiste il referendum a livello federale, ma i 27 stati USA che lo prevedono, hanno quorum zero. Anche in Nuova Zelanda, altra nazione che ricorre frequentemente alla consultazione referendaria, non è previsto quorum, lo stesso accade in Australia dove è richiesta la maggioranza dei votanti e degli stati.
5.10. Alcune ragioni per togliere il quorum.
5.10.1. I sostenitori del NO vincono facilmente
Un referendum che prevede il quorum, dal punto di vista pratico, ai sostenitori del NO offre due strade: fare una campagna a favore del NO che però richiede soldi, tempo, energie, oppure invitare i cittadini all’astensione, boicottando il referendum senza doversi impegnare in alcuna campagna.
Questa seconda strategia è preferita perché oltre a far risparmiare fatica e mezzi, fa vincere più facilmente. Dal punto di vista pratico si ottiene lo stesso risultato sia che un referendum venga invalidato per mancato raggiungimento del quorum, sia che vinca il NO a quorum raggiunto.
Equiparare gli astenuti a coloro che votano per il NO non è corretto. Chi si astiene da un voto referendario può avere mille ragione personali: essere lontano da casa, non interessato, deluso dalla politica, ammalato, aver cose più importanti da fare, essere indeciso, avere poca conoscenza dell’argomento.
Nelle elezioni per la nomina degli amministratori, gli astenuti non contano: vince chi ottiene più preferenze. Nei referendum con quorum è come se si giocasse una schedina di totocalcio con 1X2, dove una parte, i SI, vincono se esce 1, mentre l’altra parte, i NO, vincono se esce X o 2. È un gioco sbilanciato in favore del NO e quindi non soddisfa il requisito di uguaglianza tra le parti che sta alla base della democrazia.
5.10. 2. I sostenitori del SI partono già svantaggiati
I referendum vengono proposti dai cittadini quando l’amministrazione non ascolta le loro richieste. Quindi “i sostenitori del SI” rappresentano quasi sempre i cittadini mentre “i sostenitori del NO” le amministrazioni, che rispetto ai cittadini hanno maggiori possibilità in termini di soldi, tempo, interessi, capacità ed attenzioni mediatiche. L’imposizione del quorum regala ai sostenitori del NO un ulteriore e ingiusto vantaggio grazie alla facile possibilità di boicottare il referendum attraverso l’invito all’astensione (vedi paragrafo precedente).
5.10.3. Bastone tra le ruote della democrazia
Dietro l’apparenza di una regola che sembra preservare il senso della democrazia, con il quorum in realtà viene messo un bastone tra le ruote all’unico strumento con cui i cittadini possono intervenire nella gestione del potere.
Il quorum è il metodo con cui chi ha il potere cerca il più possibile di tutelarsi dal controllo dei cittadini, salvando le apparenze democratiche. Infatti viene dato lo strumento del referendum in mano ai cittadini, ma poi viene molto limitato nel suo potere effettivo con l’introduzione del quorum che fa sì che venga sempre, o quasi sempre, invalidato.
5.10.4. Meno dibattito e meno informazione
Finché ci sarà il quorum nei referendum, la campagna elettorale sarà svolta solo dai promotori del SI che si focalizzeranno solo sullo spingere i cittadini a partecipare al voto per superare il quorum.
Dove non c’è il quorum, entrambe le campagne per il NO e per il SI possono invece concentrarsi solo sulle loro argomentazioni pro e contro, aumentando la conoscenza dell’argomento nei cittadini e il loro impegno civico.
5.10.5. Premio a chi non partecipa
Il quorum premia chi invita all’astensione e chi accetta il boicottaggio rimanendo a casa, cioè chi non vuole impegnarsi direttamente o preferisce scorciatoie scorrette pur di far vincere la sua posizione. Chi si informa e chi va a votare, viene punito. Ciò crea una sempre maggiore delusione e distacco dei cittadini dalla politica attiva.
5.10.6. Non c’è più il segreto del voto
Negli ultimi anni, a causa degli inviti al boicottaggio attraverso l’astensione, chi va a votare mostra indirettamente la sua intenzione di esprimersi a favore del referendum. Infatti i referendum che vengono invalidati per mancato raggiungimento del quorum di solito hanno percentuali di SI vicine al 90%, perché in questi casi chi è contrario resta a casa. Quindi chiunque veda una persona che si reca alle urne ha una probabilità vicina al 90% di indovinare la sua preferenza (SI). La segretezza del voto, garantita dalla Costituzione, non è più, nei fatti reali, rispettata.
Quorum, cos’è e perché va abolito
5.1. Cos’è il quorum di partecipazione?
Numero di partecipanti necessario perché una votazione sia considerata legalmente valida.
5.2. A cosa si applica il quorum?
Noi italiani siamo abituati ad abbinare il quorum ai referendum, ma non è necessariamente così. In Serbia ad esempio, esso esiste anche per le elezioni del presidente della Repubblica. L’attuale presidente serbo Boris Tadic, fu eletto nel giugno 2004 dopo ben due elezioni presidenziali invalidate per mancato raggiungimento del quorum: nell’ottobre 2002 (in cui l’affluenza fu del 45,5%) e nel dicembre 2002 (in cui l’affluenza fu del 45,1%). Un altro esempio è la Macedonia che prevede per le elezioni presidenziali un quorum del 40%. Questa soglia, nelle ultime elezioni presidenziali del 2009, fu superata di un soffio: l’attuale presidente Gjorge Ivanov, fu eletto con un’affluenza del 42,6%.
5.3. Quanto è il quorum?
Visto che il referendum abrogativo italiano richiede il quorum del 50%, per nostra esperienza diretta, siamo portati a pensare che questo sia il valore del quorum. Invece esso può variare dallo 0% al 70%.
5.4. Quorum a livello nazionale
Nei referendum abrogativi il quorum è fissato dalla Costituzione ed è pari al 50% degli aventi diritto al voto.
Nei referendum confermativi, che riguardano le modifiche costituzionali, la Costituzione pone il quorum a zero. Quindi qualunque sia l’affluenza, i referendum confermativi delle modifiche costituzionali non sono mai invalidati. Riassumendo, i valori del quorum nei referendum nazionali è rispettivamente del 50% e dello 0%.
5.5. Quorum a livello regionale
I referendum regionali hanno un quorum del 50% degli aventi diritto al voto, quasi ovunque. Uniche eccezioni sono la Valle D’Aosta dove è del 45%, la Sardegna dove pari a un terzo degli aventi diritto al voto (33,3%) e, infine, la regione Toscana dove la percentuale è variabile in quanto fissata al 50% del numero dei votanti dell’ultima elezione regionale.
Nel 2010, ad esempio, alle elezioni regionali toscane l’affluenza è stata del 60,7 %. Questo significa che fino al 2015 il referendum regionale avrà un quorum del 30,4%. Quindi a livello regionale il quorum varia dal 50%, al 45%, al 33,3%, per finire al 30,4%.
5.6. Quorum a livello provinciale
Quasi tutte le province stabiliscono un quorum pari al 50% degli aventi diritto al voto, con l’eccezione della Provincia di Bolzano che fissa il quorum al 40%. Quindi a livello provinciale la variabilità è più limitata, dal 50% al 40%.
5.7. Quorum a livello comunale
Pochi comuni in Italia hanno i referendum propositivi e abrogativi; una notevole eccezione è rappresentata da quelli appartenenti alle regioni a statuto speciale. Quasi tutti gli altri hanno invece solo il referendum consultivo, che è molto debole perché l’esito non comporta nessun obbligo per chi amministra. Questa è la ragione per cui non si richiede il quorum che, di fatto, rappresenta un ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo referendario. La debolezza del referendum consultivo si è mostrata ad esempio a Vicenza, comune che non prevede quorum nel referendum consultivo. Nel 2006 fu effettuato un referendum consultivo per tentare di introdurre il referendum propositivo e abrogativo con quorum del 10%. Andò a votare il 13,26% degli aventi diritto; il referendum non fu invalidato, non esistendo il quorum, ma il quesito non fu neppure preso in considerazione dal Consiglio Comunale rendendo vano tutto il lavoro del comitato referendario, il voto dei 10.600 cittadini e la notevole spesa sostenuta dai contribuenti per la consultazione.
Il comune di Ferrara e quello di Bressanone hanno stabilito un quorum pari al 40%. Poi ci sono 11 comuni all’avanguardia in Italia, perché hanno gli strumenti dei referendum propositivi e abrogativi con quorum molto basso (15%) oppure zero. Dieci di essi si trovano nella provincia di Bolzano e uno nella provincia di Trento.
Il primo comune a togliere il quorum è stato Voeran – Verano (BZ) già nel 2005. A seguire Wengen – La Valle (BZ) e St.Ulrich – Ortisei (BZ) e Voels – Fiè (BZ) che nel 2006 hanno tolto il quorum. Poi Kurtatsch – Cortaccia (BZ) che nel 2009 ha abbassato il quorum al 15%. Villa Lagarina (TN) nel 2009 ha eliminato il quorum e infine San Candido – Innichen (BZ) nel 2010 ha abbassato il quorum al 15%.
Ad essi si sono aggiunti recentemente Lana (quorum 0%), Varna – Vahrn (quorum 0%), Dobbiaco -Toblach (quorum 0%), Terento – Terent (quorum 0%).
Riassumendo, i comuni in Italia hanno referendum con quorum che varia dal 50% allo 0%. C’è una eccezione, che è così bizzarra, antidemocratica ed esagerata, da meritare di essere citata: il comune di Sover (TN) con 900 abitanti, ha il quorum del 70%.
5.8. Dove esiste il quorum?
Per quanto possa apparire strano a noi italiani, la presenza del quorum non è così diffusa: in Europa ad esempio, esiste un quorum del 50% in Slovenia, Ungheria, Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia e quasi tutte le repubbliche dell’ex blocco comunista. Esiste inoltre il quorum del 40% in Danimarca.
5.9. Dove NON esiste il quorum?
I referendum non prevedono il quorum in paesi con lunga storia democratica: Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Paesi Bassi, Islanda, Spagna, Malta, Lussemburgo, Finlandia, Austria, oltre che ovviamente nella patria dei referendum, la Svizzera (dove è richiesta la maggioranza dei votanti e dei cantoni) e il Lichtenstein.
Negli USA non esiste il referendum a livello federale, ma i 27 stati USA che lo prevedono, hanno quorum zero. Anche in Nuova Zelanda, altra nazione che ricorre frequentemente alla consultazione referendaria, non è previsto quorum, lo stesso accade in Australia dove è richiesta la maggioranza dei votanti e degli stati.
5.10. Alcune ragioni per togliere il quorum.
5.10.1. I sostenitori del NO vincono facilmente
Un referendum che prevede il quorum, dal punto di vista pratico, ai sostenitori del NO offre due strade: fare una campagna a favore del NO che però richiede soldi, tempo, energie, oppure invitare i cittadini all’astensione, boicottando il referendum senza doversi impegnare in alcuna campagna.
Questa seconda strategia è preferita perché oltre a far risparmiare fatica e mezzi, fa vincere più facilmente. Dal punto di vista pratico si ottiene lo stesso risultato sia che un referendum venga invalidato per mancato raggiungimento del quorum, sia che vinca il NO a quorum raggiunto.
Equiparare gli astenuti a coloro che votano per il NO non è corretto. Chi si astiene da un voto referendario può avere mille ragione personali: essere lontano da casa, non interessato, deluso dalla politica, ammalato, aver cose più importanti da fare, essere indeciso, avere poca conoscenza dell’argomento.
Nelle elezioni per la nomina degli amministratori, gli astenuti non contano: vince chi ottiene più preferenze. Nei referendum con quorum è come se si giocasse una schedina di totocalcio con 1X2, dove una parte, i SI, vincono se esce 1, mentre l’altra parte, i NO, vincono se esce X o 2. È un gioco sbilanciato in favore del NO e quindi non soddisfa il requisito di uguaglianza tra le parti che sta alla base della democrazia.
5.10. 2. I sostenitori del SI partono già svantaggiati
I referendum vengono proposti dai cittadini quando l’amministrazione non ascolta le loro richieste. Quindi “i sostenitori del SI” rappresentano quasi sempre i cittadini mentre “i sostenitori del NO” le amministrazioni, che rispetto ai cittadini hanno maggiori possibilità in termini di soldi, tempo, interessi, capacità ed attenzioni mediatiche. L’imposizione del quorum regala ai sostenitori del NO un ulteriore e ingiusto vantaggio grazie alla facile possibilità di boicottare il referendum attraverso l’invito all’astensione (vedi paragrafo precedente).
5.10.3. Bastone tra le ruote della democrazia
Dietro l’apparenza di una regola che sembra preservare il senso della democrazia, con il quorum in realtà viene messo un bastone tra le ruote all’unico strumento con cui i cittadini possono intervenire nella gestione del potere.
Il quorum è il metodo con cui chi ha il potere cerca il più possibile di tutelarsi dal controllo dei cittadini, salvando le apparenze democratiche. Infatti viene dato lo strumento del referendum in mano ai cittadini, ma poi viene molto limitato nel suo potere effettivo con l’introduzione del quorum che fa sì che venga sempre, o quasi sempre, invalidato.
5.10.4. Meno dibattito e meno informazione
Finché ci sarà il quorum nei referendum, la campagna elettorale sarà svolta solo dai promotori del SI che si focalizzeranno solo sullo spingere i cittadini a partecipare al voto per superare il quorum.
Dove non c’è il quorum, entrambe le campagne per il NO e per il SI possono invece concentrarsi solo sulle loro argomentazioni pro e contro, aumentando la conoscenza dell’argomento nei cittadini e il loro impegno civico.
5.10.5. Premio a chi non partecipa
Il quorum premia chi invita all’astensione e chi accetta il boicottaggio rimanendo a casa, cioè chi non vuole impegnarsi direttamente o preferisce scorciatoie scorrette pur di far vincere la sua posizione. Chi si informa e chi va a votare, viene punito. Ciò crea una sempre maggiore delusione e distacco dei cittadini dalla politica attiva.
5.10.6. Non c’è più il segreto del voto
Negli ultimi anni, a causa degli inviti al boicottaggio attraverso l’astensione, chi va a votare mostra indirettamente la sua intenzione di esprimersi a favore del referendum. Infatti i referendum che vengono invalidati per mancato raggiungimento del quorum di solito hanno percentuali di SI vicine al 90%, perché in questi casi chi è contrario resta a casa. Quindi chiunque veda una persona che si reca alle urne ha una probabilità vicina al 90% di indovinare la sua preferenza (SI). La segretezza del voto, garantita dalla Costituzione, non è più, nei fatti reali, rispettata.
Ultima modifica di iospero il 22/04/2012, 12:40, modificato 1 volta in totale.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
continua
5.10.7. Allontanamento delle persone dal voto
Una dimostrazione che il quorum ammazza i referendum mentre l’assenza del quorum li rende partecipati si ha anche in Italia. La motivazione è ovvia. Quando non c’è il quorum le parti lottano con tutte le energie per assicurarsi il voto perché sanno che indipendentemente dall’affluenza, il risultato sarà comunque valido. Quindi tutte le parti fanno informazione in TV, nelle radio, con i volantini, l’invio di lettere, organizzazione di convegni, assemblee e manifestazioni. La gente così informata, discute dell’argomento e di conseguenza va a votare.
In Italia non è previsto il quorum nel referendum confermativo relativo alle leggi costituzionali. È interessante notare che negli ultimi referendum nazionali senza quorum, l’affluenza al voto è stata maggiore di quelli con il quorum: ad esempio il referendum confermativo (senza quorum) del 25-26 giugno 2006 ha visto un’affluenza del 52,3%, mentre il referendum abrogativo del 21 giugno 2009 (con quorum) ha visto un’affluenza del 23,3%.
Era dal referendum nazionale del 11 giugno 1995 che non si superava un’affluenza del 50%, infatti la media delle ultime 5 tornate di voto referendario con quorum dal 1997 al 2005 era stata del 32,78%.
Un importante esempio ci arriva dalla regione (laender) della Germania del Baden – Wuerttemberg. Essa prevede i referendum municipali fin dal 1956 (negli altri laender ciò fu introdotto negli anni ‘90), ma con molte restrizioni; una delle più gravose è quella che prevede che almeno il 30% degli elettori abbiano votato SI al quesito referendario, pena il suo invalidamento. L’effetto distorsivo di questo quorum si vede chiaramente in 3 votazioni sul medesimo argomento effettuato in 3 città vicine.
A. Nel 1986 fu proposto a Reutlingen un referendum contro una decisione della giunta al governo composta solo dalla CDU che aveva deciso la costruzione di un rifugio antiaereo. Il consiglio comunale e la CDU boicottarono il referendum non partecipando a nessun dibattito con sistematicità. L’ultima settimana prima del voto, improvvisamente, la CDU ruppe il silenzio con una pubblicità e un fascicolo allegato al giornale locale firmato tra gli altri anche dal sindaco. Esso diceva: “…le persone professionali e intelligenti, devono agire sensibilmente, non emozionalmente, con un comportamento elettorale intelligente. Così puoi stare a casa la prossima domenica; in fondo ti viene solo richiesto di votare contro la costruzione di un rifugio. Anche se non voti, esprimerai la tua approvazione della decisione presa dal consiglio comunale. Hai sempre dato la tua fiducia alla CDU per molti anni alle elezioni. Puoi darci fiducia su questa questione.” Il risultato fu che 16.784 su 69.932 elettori si recarono alle urne: il 24%. Di questi solo 2126 votarono a favore del rifugio e 14.658 contro. Il quorum del 30% a favore non fu raggiunto e il referendum venne invalidato.
B. A Nurtingen, una città vicina a Reutlingen, ci fu un referendum simile. Questa volta la CDU locale scelse di non boicottare: il risultato fu un’affluenza del 57% di cui il 90% votò contro il rifugio e il referendum ebbe successo.
C. In una terza città, Schramberg, ci fu un referendum simile. Anche questa volta la CDU scelse la via del boicottaggio. In questa occasione il comitato organizzatore venne a conoscenza per tempo del progetto della CDU e quindi riuscì a controbattere. Il giornale locale pubblicò critiche all’idea del boicottaggio. I risultati furono affluenza del 49,25% di cui l’88,5% votò contro il rifugio e quindi il quorum del 30% di voti a favore del referendum fu raggiunto e il referendum ebbe successo.
5.10.8. Se il quorum valesse anche nelle elezioni, molte sarebbero state invalidate
Se fosse previsto il quorum anche per le elezioni dei rappresentanti, nel 1996 Bill Clinton non sarebbe stato eletto presidente degli USA. Infatti quell’anno la percentuale dei votanti fu del 49,08% dei cittadini USA registrati al voto.
In Italia, nel voto elettorale comunale, provinciale, regionale, nazionale, europeo non è previsto il quorum. Solo chi vota decide.
Alcuni esempi di affluenze elettorali in Italia e nel mondo:
- elezioni provinciali 15-16 giugno 2008 Palermo 41,17%;
- elezioni provinciali 15-16 giugno 2008 Caltanissetta 49,79%;
- elezioni parlamentari americane del 2002 46%;
- elezioni legislative Messico 2003 affluenza 41,68%;
- elezioni parlamentari Svizzera 2003 affluenza 45,44%;
- in molte città americane i sindaci vengono eletti con percentuali a 1 sola cifra, come ad esempio del 5 % a Dallas o del 6% a Charlotte.
5.10.9. La Costituzione permette referendum locali senza quorum
Alcuni pensano che essendo previsto il quorum del 50% a livello nazionale per i referendum abrogativi, ciò sia un obbligo anche a livello locale. Invece, con sentenza del 2-12-2004 n.372 la Corte di cassazione ha stabilito che l’art.75 della Costituzione che prevede il quorum a livello nazionale non comporta l’obbligo del quorum per i referendum previsti negli statuti degli enti locali: quindi, a livello locale, l’applicazione del quorum, decisa dai rappresentanti locali, è una pura scelta politica. Tanto è vero che i comuni di Ferrara e Bressanone e la provincia di Bolzano hanno il quorum al 40%, 9 comuni italiani, già citati non hanno il quorum e la Regione Toscana ha il quorum fissato al 50% dell’affluenza elettorale nelle ultime elezioni regionali (attualmente circa il 30,4%).
5.10.10. I cittadini non vogliono il quorum
Quando sono i cittadini a chiedere l’introduzione degli strumenti referendari come in Svizzera nei primi anni del 1800 e in California e negli stati a ovest degli USA nei primi anni del 1900, il quorum non viene mai introdotto. Viceversa quando gli strumenti referendari sono introdotti dagli amministratori eletti, essi si premurano sempre di inserire il quorum come tutela al loro potere. Come in Italia.
L’ultimo esempio si è avuto in Baviera nel 1995 dove i cittadini riuscirono con un referendum a togliere il quorum a livello locale. Per 3 anni poterono indire referendum senza quorum, ma nel 1998 la Corte costituzionale bavarese, di nomina politica (si stima che l’80% dei giudici fosse simpatizzante o legato al partito che in Baviera aveva la maggioranza assoluta nel parlamento), reintrodusse il quorum, anche se in misura molto ridotta, dal 15% al 25% a seconda delle dimensioni delle città.
Qui infine alcuni punti tratti da una breve sintesi scritta da Emilio Piccoli in occasione della presentazione della proposta di abolire il quorum nei referendum nella provincia di Trento nel 2010.
5.10.11. Distruzione della fiducia dei cittadini nello strumento del referendum
Quanto più il quorum di partecipazione nelle consultazioni referendarie è elevato, tanto più è messa a repentaglio l’efficacia e la fiducia dei cittadini nei confronti del referendum stesso. Si può affermare ciò sulla scorta delle vicende referendarie nazionali che ci raccontano come l’ultimo referendum ad aver superato il quorum risalga al 1995 e grazie soprattutto a un’enorme campagna pubblicitaria del gruppo Fininvest coinvolto in tre quesiti sulle TV. Le sei tornate referendarie tenute negli anni successivi hanno registrato un progressivo abbandono delle urne da parte della gente. Ciò è evidenziato dai dati di affluenza alle urne: dal 58% del ‘95 si crolla al 30% del ‘97 per finire al 23% nel referendum del 2009. Stessa sorte, e forse anche peggio, è toccata a tutti i referendum tenuti a livello regionale nel corso di questi ultimi cinque anni. Il cittadino ha maturato così, in questo ultimo decennio, la consapevolezza che tanto più un referendum è ignorato dalla grande propaganda e dalla grande politica, tanto più è destinato al fallimento.
5.10.12. Potere sproporzionato di piccoli partiti
Nell’attuale clima di disaffezione per la politica è sempre più difficile per una votazione referendaria raggiungere un quorum del 50% anche se l’elettorato viene mobilitato da una cospicua parte dei media e dei partiti politici. Ne è prova il referendum del 1999 sulla legge elettorale che non ha superato il quorum, attestandosi al 49,6% di affluenza. In quel frangente bastò l’invito al boicottaggio soltanto dei piccoli partiti per annullare la consultazione e portare alla vittoria i NO che nelle urne avevano ottenuto solo l’8,5% dei voti.
5.10.13. Evoluzione verso una piena democrazia
L’abolizione del quorum di partecipazione è il primo passo indispensabile per consentire ai cittadini di concorrere attivamente al processo decisionale democratico. Con l’abolizione del quorum si avrebbe il sicuro effetto di vedere sbocciare la democrazia diretta accanto a quella rappresentativa determinando l’indispensabile evoluzione verso la democrazia integrale.
da “Vivere meglio con più democrazia” di Paolo Michelotto
5.10.7. Allontanamento delle persone dal voto
Una dimostrazione che il quorum ammazza i referendum mentre l’assenza del quorum li rende partecipati si ha anche in Italia. La motivazione è ovvia. Quando non c’è il quorum le parti lottano con tutte le energie per assicurarsi il voto perché sanno che indipendentemente dall’affluenza, il risultato sarà comunque valido. Quindi tutte le parti fanno informazione in TV, nelle radio, con i volantini, l’invio di lettere, organizzazione di convegni, assemblee e manifestazioni. La gente così informata, discute dell’argomento e di conseguenza va a votare.
In Italia non è previsto il quorum nel referendum confermativo relativo alle leggi costituzionali. È interessante notare che negli ultimi referendum nazionali senza quorum, l’affluenza al voto è stata maggiore di quelli con il quorum: ad esempio il referendum confermativo (senza quorum) del 25-26 giugno 2006 ha visto un’affluenza del 52,3%, mentre il referendum abrogativo del 21 giugno 2009 (con quorum) ha visto un’affluenza del 23,3%.
Era dal referendum nazionale del 11 giugno 1995 che non si superava un’affluenza del 50%, infatti la media delle ultime 5 tornate di voto referendario con quorum dal 1997 al 2005 era stata del 32,78%.
Un importante esempio ci arriva dalla regione (laender) della Germania del Baden – Wuerttemberg. Essa prevede i referendum municipali fin dal 1956 (negli altri laender ciò fu introdotto negli anni ‘90), ma con molte restrizioni; una delle più gravose è quella che prevede che almeno il 30% degli elettori abbiano votato SI al quesito referendario, pena il suo invalidamento. L’effetto distorsivo di questo quorum si vede chiaramente in 3 votazioni sul medesimo argomento effettuato in 3 città vicine.
A. Nel 1986 fu proposto a Reutlingen un referendum contro una decisione della giunta al governo composta solo dalla CDU che aveva deciso la costruzione di un rifugio antiaereo. Il consiglio comunale e la CDU boicottarono il referendum non partecipando a nessun dibattito con sistematicità. L’ultima settimana prima del voto, improvvisamente, la CDU ruppe il silenzio con una pubblicità e un fascicolo allegato al giornale locale firmato tra gli altri anche dal sindaco. Esso diceva: “…le persone professionali e intelligenti, devono agire sensibilmente, non emozionalmente, con un comportamento elettorale intelligente. Così puoi stare a casa la prossima domenica; in fondo ti viene solo richiesto di votare contro la costruzione di un rifugio. Anche se non voti, esprimerai la tua approvazione della decisione presa dal consiglio comunale. Hai sempre dato la tua fiducia alla CDU per molti anni alle elezioni. Puoi darci fiducia su questa questione.” Il risultato fu che 16.784 su 69.932 elettori si recarono alle urne: il 24%. Di questi solo 2126 votarono a favore del rifugio e 14.658 contro. Il quorum del 30% a favore non fu raggiunto e il referendum venne invalidato.
B. A Nurtingen, una città vicina a Reutlingen, ci fu un referendum simile. Questa volta la CDU locale scelse di non boicottare: il risultato fu un’affluenza del 57% di cui il 90% votò contro il rifugio e il referendum ebbe successo.
C. In una terza città, Schramberg, ci fu un referendum simile. Anche questa volta la CDU scelse la via del boicottaggio. In questa occasione il comitato organizzatore venne a conoscenza per tempo del progetto della CDU e quindi riuscì a controbattere. Il giornale locale pubblicò critiche all’idea del boicottaggio. I risultati furono affluenza del 49,25% di cui l’88,5% votò contro il rifugio e quindi il quorum del 30% di voti a favore del referendum fu raggiunto e il referendum ebbe successo.
5.10.8. Se il quorum valesse anche nelle elezioni, molte sarebbero state invalidate
Se fosse previsto il quorum anche per le elezioni dei rappresentanti, nel 1996 Bill Clinton non sarebbe stato eletto presidente degli USA. Infatti quell’anno la percentuale dei votanti fu del 49,08% dei cittadini USA registrati al voto.
In Italia, nel voto elettorale comunale, provinciale, regionale, nazionale, europeo non è previsto il quorum. Solo chi vota decide.
Alcuni esempi di affluenze elettorali in Italia e nel mondo:
- elezioni provinciali 15-16 giugno 2008 Palermo 41,17%;
- elezioni provinciali 15-16 giugno 2008 Caltanissetta 49,79%;
- elezioni parlamentari americane del 2002 46%;
- elezioni legislative Messico 2003 affluenza 41,68%;
- elezioni parlamentari Svizzera 2003 affluenza 45,44%;
- in molte città americane i sindaci vengono eletti con percentuali a 1 sola cifra, come ad esempio del 5 % a Dallas o del 6% a Charlotte.
5.10.9. La Costituzione permette referendum locali senza quorum
Alcuni pensano che essendo previsto il quorum del 50% a livello nazionale per i referendum abrogativi, ciò sia un obbligo anche a livello locale. Invece, con sentenza del 2-12-2004 n.372 la Corte di cassazione ha stabilito che l’art.75 della Costituzione che prevede il quorum a livello nazionale non comporta l’obbligo del quorum per i referendum previsti negli statuti degli enti locali: quindi, a livello locale, l’applicazione del quorum, decisa dai rappresentanti locali, è una pura scelta politica. Tanto è vero che i comuni di Ferrara e Bressanone e la provincia di Bolzano hanno il quorum al 40%, 9 comuni italiani, già citati non hanno il quorum e la Regione Toscana ha il quorum fissato al 50% dell’affluenza elettorale nelle ultime elezioni regionali (attualmente circa il 30,4%).
5.10.10. I cittadini non vogliono il quorum
Quando sono i cittadini a chiedere l’introduzione degli strumenti referendari come in Svizzera nei primi anni del 1800 e in California e negli stati a ovest degli USA nei primi anni del 1900, il quorum non viene mai introdotto. Viceversa quando gli strumenti referendari sono introdotti dagli amministratori eletti, essi si premurano sempre di inserire il quorum come tutela al loro potere. Come in Italia.
L’ultimo esempio si è avuto in Baviera nel 1995 dove i cittadini riuscirono con un referendum a togliere il quorum a livello locale. Per 3 anni poterono indire referendum senza quorum, ma nel 1998 la Corte costituzionale bavarese, di nomina politica (si stima che l’80% dei giudici fosse simpatizzante o legato al partito che in Baviera aveva la maggioranza assoluta nel parlamento), reintrodusse il quorum, anche se in misura molto ridotta, dal 15% al 25% a seconda delle dimensioni delle città.
Qui infine alcuni punti tratti da una breve sintesi scritta da Emilio Piccoli in occasione della presentazione della proposta di abolire il quorum nei referendum nella provincia di Trento nel 2010.
5.10.11. Distruzione della fiducia dei cittadini nello strumento del referendum
Quanto più il quorum di partecipazione nelle consultazioni referendarie è elevato, tanto più è messa a repentaglio l’efficacia e la fiducia dei cittadini nei confronti del referendum stesso. Si può affermare ciò sulla scorta delle vicende referendarie nazionali che ci raccontano come l’ultimo referendum ad aver superato il quorum risalga al 1995 e grazie soprattutto a un’enorme campagna pubblicitaria del gruppo Fininvest coinvolto in tre quesiti sulle TV. Le sei tornate referendarie tenute negli anni successivi hanno registrato un progressivo abbandono delle urne da parte della gente. Ciò è evidenziato dai dati di affluenza alle urne: dal 58% del ‘95 si crolla al 30% del ‘97 per finire al 23% nel referendum del 2009. Stessa sorte, e forse anche peggio, è toccata a tutti i referendum tenuti a livello regionale nel corso di questi ultimi cinque anni. Il cittadino ha maturato così, in questo ultimo decennio, la consapevolezza che tanto più un referendum è ignorato dalla grande propaganda e dalla grande politica, tanto più è destinato al fallimento.
5.10.12. Potere sproporzionato di piccoli partiti
Nell’attuale clima di disaffezione per la politica è sempre più difficile per una votazione referendaria raggiungere un quorum del 50% anche se l’elettorato viene mobilitato da una cospicua parte dei media e dei partiti politici. Ne è prova il referendum del 1999 sulla legge elettorale che non ha superato il quorum, attestandosi al 49,6% di affluenza. In quel frangente bastò l’invito al boicottaggio soltanto dei piccoli partiti per annullare la consultazione e portare alla vittoria i NO che nelle urne avevano ottenuto solo l’8,5% dei voti.
5.10.13. Evoluzione verso una piena democrazia
L’abolizione del quorum di partecipazione è il primo passo indispensabile per consentire ai cittadini di concorrere attivamente al processo decisionale democratico. Con l’abolizione del quorum si avrebbe il sicuro effetto di vedere sbocciare la democrazia diretta accanto a quella rappresentativa determinando l’indispensabile evoluzione verso la democrazia integrale.
da “Vivere meglio con più democrazia” di Paolo Michelotto
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- Iscritto il: 21/02/2012, 22:08
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
Nel mio caso sembra piuttosto chiara la mia posizione, ho votato Ulivo convinto, ho votato PD turandomi il naso .... adesso sono in cerca di "quello che non c'è" ma se mi stò fermo non troverò mai quest'approdo.camillobenso ha scritto:Chi l’altra sera ha potuto assistere alla puntata di Robinson su Rai3, si sarà reso conto delle difficoltà oggettive di Livia Turco nei confronti sia dei temi che delle obiezioni di Zamparini.
Immagino sia possibile rivedere la puntata sul sito della Rai.
In questo modo ci si rende conto che la sinistra del Pd sta vendendo un prodotto a cui non crede più nessuno.
Quella della Turco è stata una difesa di casta spacciata per una grande azione popolare.
<<Noi – dichiarato La Turco – siamo impegnati tutti i giorni nei comizi>>
Ecchevordì?
Siamo in campagna elettorale e tutti cercano di salvare il salvabile. Anche Angelino senza quid venerdì scorso era a SSG, nella tana del lupo.
Una difesa troppo debole e inopportuna a fronte delle osservazioni di Zamparini in cui sosteneva che i partiti sono fortemente distaccati dalla gente, dal suo elettorato.
La sinistra ha esaurito la sua spinta propulsiva, si è fatta casta e non è più in grado di comunicare.
Per di più si fanno male da soli quando raccontano palle che fanno acqua da tutte le parti, convinti come sempre, che avendo fottuto i merli con le loro palle in precedenza è possibile continuare nello stesso modo.
Ad esempio:
D’Alema, Bersani & Co che giustificano la loro adesione al governo Monti come un grande sacrificio del cs in favore del “bene del Paese”.
Balle,……avevano sulla carta i numeri per vincere le elezioni, ma non avevano né una coalizione, né gli uomini adatti a governare la crisi.
Altrimenti non sarebbe stato necessario chiamare i Professori.
*
Bindi che sostiene che se non arrivano i soldi dell’ultima tranche del finanziamento pubblico saltano le elezioni amministrative.
Evidentemente sono alla disperazione per uscire con queste affermazioni a cui non crede più nessuno.
Il passaggio congiunturale nel Mov5stars vale per le realtà locali da non estendere ovunque. Ovviamente, cmq ognuno è libero di fare quello che vuole.
Non disperiamoci .... tentiamo da questo forum di fare il possibile ad elaborare nuove idee.
Per quanto riguarda la posizione della sinistra spagnola riportata da pancho mi sembra ben più pregnante ed onesta del nulla assoluto del PD.
Camillobenso, lasciamoci alle spalle cose morte come PCI (hanno avuto 40 anni in parlamento e li hanno in parte sprecati) o il moribondo PD.
Pensiamo ad altro.
Intanto questo sistema europeo della stabilità monetaria ci sta ammazzando.
Se non reagiremo .... moriremo!
Vogliamo questo?
Io no?
un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
Con tutte queste tue critiche, che in parte condivido, dove vuoi arrivare?
A capire ed approfondire.
*
Credo che tu intenda rivolgerti ad nuovo centrosinistra ma con quelle basi politiche? Con quelli obiettivi? Quelle del vecchio governo Prodi o rivoluzionando un po' tutto il vecchio sistema.
Certo, i partiti attuale sono vuoti e per tale motivo non possono darti piu' di tanto ma allora che ci resta se non rifarne degli altri?
E' su questo senso che ho postato questi 2 articoli ma non vedo altro che critiche(a cui mi associo pure io, ma nulla di piu' Quali sono le ns, proposte?
Preso atto che siamo abituati a discutere, prima sull’altro forum, ora qui, l’unica strada da percorrere quando ci si ritrova in frangenti di questo genere, del tutto eccezionali, perché intorno a noi ci sono solo macerie, non possiamo fare altro che discernere le cose positive che possiamo concordare che esistono e portarle sulla barca che ci deve traghettare nella Terza Repubblica.
Mettere etichette ora su quello che ne verrà fuori è a mio avviso prematuro perché non è stato formulato nulla che trovi un consenso maggioritario sul forum.
Andando su cose concrete, proprio perché sarebbe utile approfondire su tutto:
Un partito di sinistra che faccia i conti con alcune questioni:
1) La storia del movimento operaio italiano, le sue radici, le sue contraddizioni, ricercando -appunto – sul terreno delle diversità accumulate nel tempo una sintesi superiore adeguata all’oggi, in tempo di complessità delle contraddizioni;
****
Io questo non l'ho capito
===========
Perché questa limitazione al movimento operaio?
Io ho una visione diversa del mondo del lavoro, non esiste solo il mondo operaio.
Esiste anche la commessa della Rinascente, l’infermiere, il portalettere e tutto il mondo che offre prestazioni di tipo intellettuale.
E’ pur vero che la disoccupazione giovanile è molto alta, vicino al 32 %, ma è altrettanto vero che in alcune attività cercano mano d’opera ma non la trovano.
Ad esempio : Nessuno vuole più fare il panettiere per via che bisogna lavorare di notte. In parte, soprattutto per i supermercati, il pane arriva semilavorato a tonnellate dalla Romania.
Sono anni che in Lombardia cercano falegnami, ma anche questa è un’attività destinata a scomparire.
Se un operaio che si è sacrificato per fare studiare il figlio fino alla laurea ti dice : <<Mio figlio ha studiato, si è sacrificato,…ed anche noi in famiglia ci siamo sacrificati, adesso è giusto che trovi un lavoro adatto al suo titolo di studio>>,... cosa puoi rispondere?
E se di lavoro non ce n’è che si fa?
Questi sono i risultati di una società menefreghista che non si è mai preoccupata delle conseguenze dello sviluppo e della crescita.
Questo tema l’ho affrontato quarant’anni fa perchè questa realtà era facilmente prevedibile.
Se ne sono sempre sbattuti quelli della mia generazione e di quelle due che mi stavano davanti.
Adesso siamo al dunque. Nulla è stato programmato e dal punto di vista sociale non è mai stato affrontato seriamente il problema di una società che cresce.
Si viaggia sempre alla Carlona, tanto poi qualcuno provvederà.
E’ la stessa mentalità (cultura) che osservavo quando la Tv attraverso i telegiornali annunciavano che il debito pubblico pro capite era di 18 milioni di lire.
Il commento più diffuso era: << E chi se ne frega, mica lo devo pagare io, qualcuno lo pagherà>>
A capire ed approfondire.
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Credo che tu intenda rivolgerti ad nuovo centrosinistra ma con quelle basi politiche? Con quelli obiettivi? Quelle del vecchio governo Prodi o rivoluzionando un po' tutto il vecchio sistema.
Certo, i partiti attuale sono vuoti e per tale motivo non possono darti piu' di tanto ma allora che ci resta se non rifarne degli altri?
E' su questo senso che ho postato questi 2 articoli ma non vedo altro che critiche(a cui mi associo pure io, ma nulla di piu' Quali sono le ns, proposte?
Preso atto che siamo abituati a discutere, prima sull’altro forum, ora qui, l’unica strada da percorrere quando ci si ritrova in frangenti di questo genere, del tutto eccezionali, perché intorno a noi ci sono solo macerie, non possiamo fare altro che discernere le cose positive che possiamo concordare che esistono e portarle sulla barca che ci deve traghettare nella Terza Repubblica.
Mettere etichette ora su quello che ne verrà fuori è a mio avviso prematuro perché non è stato formulato nulla che trovi un consenso maggioritario sul forum.
Andando su cose concrete, proprio perché sarebbe utile approfondire su tutto:
Un partito di sinistra che faccia i conti con alcune questioni:
1) La storia del movimento operaio italiano, le sue radici, le sue contraddizioni, ricercando -appunto – sul terreno delle diversità accumulate nel tempo una sintesi superiore adeguata all’oggi, in tempo di complessità delle contraddizioni;
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Io questo non l'ho capito
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Perché questa limitazione al movimento operaio?
Io ho una visione diversa del mondo del lavoro, non esiste solo il mondo operaio.
Esiste anche la commessa della Rinascente, l’infermiere, il portalettere e tutto il mondo che offre prestazioni di tipo intellettuale.
E’ pur vero che la disoccupazione giovanile è molto alta, vicino al 32 %, ma è altrettanto vero che in alcune attività cercano mano d’opera ma non la trovano.
Ad esempio : Nessuno vuole più fare il panettiere per via che bisogna lavorare di notte. In parte, soprattutto per i supermercati, il pane arriva semilavorato a tonnellate dalla Romania.
Sono anni che in Lombardia cercano falegnami, ma anche questa è un’attività destinata a scomparire.
Se un operaio che si è sacrificato per fare studiare il figlio fino alla laurea ti dice : <<Mio figlio ha studiato, si è sacrificato,…ed anche noi in famiglia ci siamo sacrificati, adesso è giusto che trovi un lavoro adatto al suo titolo di studio>>,... cosa puoi rispondere?
E se di lavoro non ce n’è che si fa?
Questi sono i risultati di una società menefreghista che non si è mai preoccupata delle conseguenze dello sviluppo e della crescita.
Questo tema l’ho affrontato quarant’anni fa perchè questa realtà era facilmente prevedibile.
Se ne sono sempre sbattuti quelli della mia generazione e di quelle due che mi stavano davanti.
Adesso siamo al dunque. Nulla è stato programmato e dal punto di vista sociale non è mai stato affrontato seriamente il problema di una società che cresce.
Si viaggia sempre alla Carlona, tanto poi qualcuno provvederà.
E’ la stessa mentalità (cultura) che osservavo quando la Tv attraverso i telegiornali annunciavano che il debito pubblico pro capite era di 18 milioni di lire.
Il commento più diffuso era: << E chi se ne frega, mica lo devo pagare io, qualcuno lo pagherà>>
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- Iscritto il: 21/02/2012, 19:25
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
@camillobensocamillobenso ha scritto:Con tutte queste tue critiche, che in parte condivido, dove vuoi arrivare?
A capire ed approfondire........omissis
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Non basta caro amico capire ed approfondire.Bisogna ora andare al concreto. Il tempo delle analisi e' finito e abbiamo avuto abbastanza tempo di fare tutto questo.
Ora dobbiamo decidere il che fare e non stare piu' nei salotti a raccontarcela o a contraddirci. E' una fase che dobbiamo superare e casomai dopo potramo riprenderla per aggiunstare quello che eventualmente avremo creato, se tutto va bene.
Quando si parla di mondo operaio e' chiaro che non si parla solo dell'operaio fiat' o di quant'altra fabbrica ma si parla del mondo del lavoro, dei salariati di qualsiasi professione e quando si parla di questi e' conseguente poi tutto il resto compreso i sopremi che assillano i piccolo imprenditori.
Quando tu parli di posti di lavoro che ci sono,quali panettieri, falegnami e quant'altro tu dici delle verita' ma non puoi fermarti solo su questo aspetto immediato. Bisogna andare in profondita' del problema.Hai mai visto che contratti ti offrono.
L'altro giorno leggevo su degli annunci che cercavano un'ingegnere par dargli la mansione di responsabile progetti ma lo richiedevano come stagista. Quale ingegnere potrebbe accettare tale situazione. Costoro piuttosto se ne vanno altrove e non restano qui. Qualòuno direbbe che in mancanza di niente potrebbe andar bene pure questo. Io per esempio non sono di questa idea. Tu non lo so'.
Quindi, per concludere, cerchiamo sopratutto ora di dare maggior contributo fuori da questo ns.guscio e indirizzare il ns. contributo verso una ricerca che possa cambiare questo modo di far politica e che possa inoltre dar avvio a qualcosa di nuovo che abbia degli obiettivi politici chiari. Prima di tutto pero' dobbiamo sapere noi cosa vogliamo veramente altrimenti continuiamo a fare quello che ora stiamo facendo criticando a destra e a sinistra stando seduti sulla ns. poltrona davanti al PC.
Si', e' e' vero, e' un chiodo fisso il mio dovuto all'esperianza di 10 ani ca nei forum nei quali si' ho maturato personalmente ma non ho spostato di una virgola questo asse politico mentre se fossi restato un po' piu' nella piazza e meno seduto in poltrona, probabilmente un piccolo contributo maggiore lo avrei potuto anche dare.
Triste mia considerazione dopo tutto questo tempo? Gia'...gia'..
Non posso permettermi di dire che alla mia eta, sui 60, ora il lavoro spetta ad altri e cioe' a quelli piu' giovani. Non lo posso per niente dire e quindi il mio messagiio va pure anche verso di loro perche' non ripetano il mio stesso errore. Non ci sono eta' per questi "lavori" . Quindi, amico Conte,"armiamoci" e partiamo, metafopricamente parlando, insieme ai giovani.
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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