Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
Il problema quindi e' di non demonnizzare qualsiasi movimento che si presenta. Dovessero essere cento o mille va bene purche poi assiame si trovi una sintesi sul come raggiungere gli obiettivi.
pancho
La parola giusta è sintesi,..........................ma poi bisogna trovare un luogo dove questa sintesi si possa formare.........
Se si crede nella democrazia........occorre tenere presente che la democrazia si esercita attraverso il convincimento.
Per questa ragione io non ho nessunissima preclusione verso nessun movimento......alla condizione però che non si senta offeso quando si sollevano obiezioni o critiche........perché, appunto bisogna sapere convincere.
pancho
La parola giusta è sintesi,..........................ma poi bisogna trovare un luogo dove questa sintesi si possa formare.........
Se si crede nella democrazia........occorre tenere presente che la democrazia si esercita attraverso il convincimento.
Per questa ragione io non ho nessunissima preclusione verso nessun movimento......alla condizione però che non si senta offeso quando si sollevano obiezioni o critiche........perché, appunto bisogna sapere convincere.
Ultima modifica di camillobenso il 22/04/2012, 20:30, modificato 1 volta in totale.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
Cominciamo allora scendere nelle piazze non solo per manifestare il ns. sdegno ma per parlare con tutti coloro che come noi non sanno dove sbattere la testa per trovare un modo da coalizzarsi. Questo intendevo quando mi riferivo ad alzarzi dalle ns, comode poltrone.
Questa è una fase delicatissima in cui lo sgomento per lo stato dell’arte e l’incertezza del futuro generano paura.
Se vuoi dare certezza e speranza lo devi fare su base solide,…..e per adesso alla prova del fuoco si tratterebbe di spacciare il partito che non c’è, oltre agli uomini che non ci sono.
E’ in pratica l’osservazione che Montezuma fa a Pierazzurro, sta vendendo un partito che non c’è.
Questa è una fase delicatissima in cui lo sgomento per lo stato dell’arte e l’incertezza del futuro generano paura.
Se vuoi dare certezza e speranza lo devi fare su base solide,…..e per adesso alla prova del fuoco si tratterebbe di spacciare il partito che non c’è, oltre agli uomini che non ci sono.
E’ in pratica l’osservazione che Montezuma fa a Pierazzurro, sta vendendo un partito che non c’è.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
Non basta caro Conte non avere nessuna preclusione. Bisogna entrarci dentro per capire e per poi cercare una sintesi. Dal di fuori non si fa niente.camillobenso ha scritto:Il problema quindi e' di non demonnizzare qualsiasi movimento che si presenta. Dovessero essere cento o mille va bene purche poi assiame si trovi una sintesi sul come raggiungere gli obiettivi.
pancho
La parola giusta è sintesi,..........................ma poi bisogna trovare un luogo dove questa sintesi si possa formare.........
Se si crede nella democrazia........occorre tenere presente che la democrazia si esercita attraverso il convincimento.
Per questa ragione io non nessunissima preclusione verso nessun movimento......alla condizione però che non si senta offeso quando si sollevano obiezioni o critiche........perché, appunto bisogna sapere convincere.
La tua esperienza se viene data solo in questo forum o simili, e' parzialmente sprecata.
Devo uscire a confrontarti. E' qui che la gente ti(ci) aspetta. Ora piu' che mai.
Ora finisco qui poiche io ho gia' cominciato a fare quello che chiedo a te e ad altri. Devo ritornare ad una festa di giovani e non solo giovani in cui sicuramente si discuteranno di queste tematiche visto che sono molto impegnati politicamente. Se rimanessi qui sarebbe una contraddizione con quello che ho appena detto.
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
A SSG la candidata sindaco Chittò una ventina di giorni fa veniva data per vincente al 70 %.
A 15 giorni dal voto la situazione è mutata, esistono problemi di ballottaggio che potrebbero mettere in forse la vittoria del Cs classico.
Ad un amico che è in contatto con la candidata sindaco, ho fatto presente che quando ci si trova in condizioni come queste, dove il discredito verso la politica nazionale induce 6 italiani su 10 a non sapere per chi votare (sono tutti ladri, è la giustificazione dominante) ho fatto presente che bisogna abbandonare i tradizionali canoni di una campagna elettorale, e bisogna convocare i cittadini per ascoltare quali sono le loro esigenze.
Naturalmente il suggerimento è entrato da un orecchio ed è uscito dall’altro. Dovranno toccare con mano per capire.
I politici devono starsene zitti ed ascoltare i problemi degli elettori, sapendo poi rispondere se sono in grado o no di realizzare quanto si chiede.
La credibilità della politica si recupera dando voce ai cittadini e non attraverso il solito “io t’imparo” di quei stramaledetti volantini e cartelloni piene di inutili promesse tutte uguali che tutti sanno che non verranno mai mantenuti.
La parola deve andare agli elettori, i politici devono avere la capacità di capire che solo attraverso l’umiltà e l’impegno serrato a risolvere i problemi possono riacquistare credibilità.
A 15 giorni dal voto la situazione è mutata, esistono problemi di ballottaggio che potrebbero mettere in forse la vittoria del Cs classico.
Ad un amico che è in contatto con la candidata sindaco, ho fatto presente che quando ci si trova in condizioni come queste, dove il discredito verso la politica nazionale induce 6 italiani su 10 a non sapere per chi votare (sono tutti ladri, è la giustificazione dominante) ho fatto presente che bisogna abbandonare i tradizionali canoni di una campagna elettorale, e bisogna convocare i cittadini per ascoltare quali sono le loro esigenze.
Naturalmente il suggerimento è entrato da un orecchio ed è uscito dall’altro. Dovranno toccare con mano per capire.
I politici devono starsene zitti ed ascoltare i problemi degli elettori, sapendo poi rispondere se sono in grado o no di realizzare quanto si chiede.
La credibilità della politica si recupera dando voce ai cittadini e non attraverso il solito “io t’imparo” di quei stramaledetti volantini e cartelloni piene di inutili promesse tutte uguali che tutti sanno che non verranno mai mantenuti.
La parola deve andare agli elettori, i politici devono avere la capacità di capire che solo attraverso l’umiltà e l’impegno serrato a risolvere i problemi possono riacquistare credibilità.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
camillobenso ha scritto:A SSG la candidata sindaco Chittò una ventina di giorni fa veniva data per vincente al 70 %.
A 15 giorni dal voto la situazione è mutata, esistono problemi di ballottaggio che potrebbero mettere in forse la vittoria del Cs classico.
Ad un amico che è in contatto con la candidata sindaco, ho fatto presente che quando ci si trova in condizioni come queste, dove il discredito verso la politica nazionale induce 6 italiani su 10 a non sapere per chi votare (sono tutti ladri, è la giustificazione dominante) ho fatto presente che bisogna abbandonare i tradizionali canoni di una campagna elettorale, e bisogna convocare i cittadini per ascoltare quali sono le loro esigenze.
Naturalmente il suggerimento è entrato da un orecchio ed è uscito dall’altro. Dovranno toccare con mano per capire.
I politici devono starsene zitti ed ascoltare i problemi degli elettori, sapendo poi rispondere se sono in grado o no di realizzare quanto si chiede.
La credibilità della politica si recupera dando voce ai cittadini e non attraverso il solito “io t’imparo” di quei stramaledetti volantini e cartelloni piene di inutili promesse tutte uguali che tutti sanno che non verranno mai mantenuti.
La parola deve andare agli elettori, i politici devono avere la capacità di capire che solo attraverso l’umiltà e l’impegno serrato a risolvere i problemi possono riacquistare credibilità.
Certamente ma nel frattempo devono trovarsi una casa comune altrimenti che fanno? Si astengono? Se fosse cosi farebbero come ha fatto quel fesso di marito per far un dispetto alla moglie.La parola deve andare agli elettori, i politici devono avere la capacità di capire che solo attraverso l’umiltà e l’impegno serrato a risolvere i problemi possono riacquistare credibilità.
Caro amico Camillobenso, dobbiamo trovarci una casa comune e se ora non ce l'abbiamo dobbiamo fare presto a costruircela altrimenti siamo fottuti.
Che vadano avanti quei professori col loro progetto, se hanno queste capacita', ma e nello stesso tempo anche noi non dobbiamo star fermi.
Se ci muoviamo qualcosa di positivo puo' accadere. Il tempo pero' e' poco e non vedo alcun segnale per il momento. Le elezioni anticipate non lavorerebbero per noi.
Abbiamo bisogno di piu' tempo ma se questo non ci sara' concesso poiche molti politici fanno pure questi conti e non ci sara' alcuna proposta alternativa, beh allora non mi resterebbe che dare il mio voto a SeL con qualche critica .
Che altra alternativa avremmo?
Di Pietro?
Grillo?
Beh, Di Pietro sarebbe un'altra alternativa pero' con molti piu' dubbi ma cqm ci sarebbe.
Quindi, per il momento, solo alternative in attesa di qualcosa di nuovo esca se ci riusciamo.
Speriamo che qualcosa possa maturare nel frattempo ma questo potra' dipendere' solo dalla ns. disponibilita'.
Tutto il resto son altro che "ciacoe" da bar sport, ma non solo.
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
mercoledì 28 marzo 2012
Appello per rifondare un Nuovo Partito Socialista Italiano
Un nuovo Partito Socialista Italiano per tutti gli indignados e incazzati italiani
I Socialisti Autonomisti Sandro Pertini dell’empolese e Valdelsa, provincia di Firenze, invitano i dirigenti nazionali socialisti a riunirsi per rifondare un nuovo grande Partito Socialista Italiano. Il momento è quello giusto. Siamo vicino alle elezioni e c’è un buon 40% dell’elettorato che non andrà a votare. Basta fare una ricerca sul Web per vedere la miriade e le decine di movimenti socialisti presenti che probabilmente hanno solo necessità di trovare una spinta connettiva che li unifichi.
C’è esigenza di una forza socialista unitaria, in un momento in cui il governo Monti mostra di essere la governance che i tecnocrati del Parlamento Europeo e le banche e i gruppi finanziari (plutocrazie), che tengono in scacco l’Europa controllando i tecnocrati di Bruxelles, vogliono imporre come struttura futura per far passare i loro interessi a discapito di quelli dei cittadini (il 99% di Occupy Wallstreet).
Ora è’ il momento giusto per un nuovo Partito Socialista Italiano: per riportare l’Individuo, i valori umani e il rispetto della Persona al centro della Democrazia e delle scelte politiche, che devono venire dal basso, dalla base (solo così si avrà un ritorno all’umanesimo delle democrazie), per rispecchiare i veri bisogni dei popoli europei.
Il nuovo Partito Socialista Italiano si deve far carico di porre il rispetto della Persona al centro della politica affinché l’Individuo non sia più e solo Soggetto di tasse per lo Stato e Soggetto di depauperamento e di sfruttamento delle banche e delle plutocrazie, veri nemici ormai della Democrazia orizzontale, distrutta in primo luogo da una classe politica vecchia, cotta, senza idee, aliena a rinnovarsi, predona e capace di generare solo antipolitica e distruzione del tessuto sociale.
Il nuovo Partito Socialista deve puntare da subito al rilancio dell’economia, mirando all’innovazione tecnologica, alla green economy, al prodotto di qualità e a sostenere e rilanciare i modi produttivi tradizionali per cui tutto il mondo ci apprezza: la moda, la cucina, il vino, il design, l’arte, la cultura e l’istruzione umanistica.
Il nuovo Partito Socialista Italiano deve lottare per abolire i corporativismi e i privilegi di Casta (politici e funzionari – questi ultimi spesso meglio pagati dei politici) un Leviatano che divora soldi in modo insaziabile (negli ultimi dieci anni la spesa pubblica è passata da circa 600 miliardi a 750 miliardi).
Il nuovo Partito Socialista Italiano deve lottare per la flessibilità e per la creatività dando spazio alla flessibilità e creatività dei giovani ai quali questo governo e quelli precedenti e i tecnocrati europei e le plutocrazie hanno negato e negano un futuro perché non li riconoscono come Soggetti che hanno diritto all’esistenza. dal momento che non hanno diritto al lavoro.
Il nuovo Partito Socialista Italiano deve puntare all’économie du bonheur, economia della felicità, e non dell’immiserimento.
Per tutti questi motivi i dirigenti socialisti nazionali che credono ancora nei valori della Democrazia orizzontale e della Persona devono riunirsi e rifondare il nuovo Partito Socialista Italiano perché ora è il momento. Ora è il momento di rifondare un’Italia che rischia di sparire dalla scena mondiale economica e culturale.
Ora o mai più!
Fabrizio Ulivieri
Coordinatore dei Socialisti Autonomisti
http://socialisti-autonomisti.blogspot. ... rtito.html
--------------------------------------------------------------------------------------------------------
Anche qui si possono fare delle obiezioni ma ora e' importate che molti che fanno onestamente politica si siano accorti delle situazione greve che sta' attraversando il mondo della politica. Anche questi stanno concretamente avanzando proposte che se messe tutte assieme e se siamo in grado di fare sintesi, sono passi importanti.
Il mondo della base sta' muovendosi anche contro i loro stessi partiti e' questo non e' un segno positivo?
Ho portato solo un esempio ma ce ne sarebbero a migliaia.
Tutti i partiti vengono attraversati da questo malumore. Basterebbe avere la possibilita' di farli aggregare in un progetto ben definito in cui possano riconoscersi.
Credo che la maggior parte di questi abbia i ns. stessi obiettivi e quindi non sarebbe cosi' difficile.
Dobbiamo comunque avere sempre in mente che tutto questo popolo e' un popolo fragile.Si' pieno di ardore e di idee ma molto fragile se se non lavoriamo in fretta potrebbe cadere nel qualuquismo piu' doisperato sempre che non intervengoqualche ometto che in modo furbesco non colga l'occasione per portarli verso scopi oscuri.
Ripeto per l'ennesima volta che dobbiamo sempre avere davanti a noi quanto e' successo a Weimar. Questo per non fare gli stessi errori.
un salutone da Juan
.
Appello per rifondare un Nuovo Partito Socialista Italiano
Un nuovo Partito Socialista Italiano per tutti gli indignados e incazzati italiani
I Socialisti Autonomisti Sandro Pertini dell’empolese e Valdelsa, provincia di Firenze, invitano i dirigenti nazionali socialisti a riunirsi per rifondare un nuovo grande Partito Socialista Italiano. Il momento è quello giusto. Siamo vicino alle elezioni e c’è un buon 40% dell’elettorato che non andrà a votare. Basta fare una ricerca sul Web per vedere la miriade e le decine di movimenti socialisti presenti che probabilmente hanno solo necessità di trovare una spinta connettiva che li unifichi.
C’è esigenza di una forza socialista unitaria, in un momento in cui il governo Monti mostra di essere la governance che i tecnocrati del Parlamento Europeo e le banche e i gruppi finanziari (plutocrazie), che tengono in scacco l’Europa controllando i tecnocrati di Bruxelles, vogliono imporre come struttura futura per far passare i loro interessi a discapito di quelli dei cittadini (il 99% di Occupy Wallstreet).
Ora è’ il momento giusto per un nuovo Partito Socialista Italiano: per riportare l’Individuo, i valori umani e il rispetto della Persona al centro della Democrazia e delle scelte politiche, che devono venire dal basso, dalla base (solo così si avrà un ritorno all’umanesimo delle democrazie), per rispecchiare i veri bisogni dei popoli europei.
Il nuovo Partito Socialista Italiano si deve far carico di porre il rispetto della Persona al centro della politica affinché l’Individuo non sia più e solo Soggetto di tasse per lo Stato e Soggetto di depauperamento e di sfruttamento delle banche e delle plutocrazie, veri nemici ormai della Democrazia orizzontale, distrutta in primo luogo da una classe politica vecchia, cotta, senza idee, aliena a rinnovarsi, predona e capace di generare solo antipolitica e distruzione del tessuto sociale.
Il nuovo Partito Socialista deve puntare da subito al rilancio dell’economia, mirando all’innovazione tecnologica, alla green economy, al prodotto di qualità e a sostenere e rilanciare i modi produttivi tradizionali per cui tutto il mondo ci apprezza: la moda, la cucina, il vino, il design, l’arte, la cultura e l’istruzione umanistica.
Il nuovo Partito Socialista Italiano deve lottare per abolire i corporativismi e i privilegi di Casta (politici e funzionari – questi ultimi spesso meglio pagati dei politici) un Leviatano che divora soldi in modo insaziabile (negli ultimi dieci anni la spesa pubblica è passata da circa 600 miliardi a 750 miliardi).
Il nuovo Partito Socialista Italiano deve lottare per la flessibilità e per la creatività dando spazio alla flessibilità e creatività dei giovani ai quali questo governo e quelli precedenti e i tecnocrati europei e le plutocrazie hanno negato e negano un futuro perché non li riconoscono come Soggetti che hanno diritto all’esistenza. dal momento che non hanno diritto al lavoro.
Il nuovo Partito Socialista Italiano deve puntare all’économie du bonheur, economia della felicità, e non dell’immiserimento.
Per tutti questi motivi i dirigenti socialisti nazionali che credono ancora nei valori della Democrazia orizzontale e della Persona devono riunirsi e rifondare il nuovo Partito Socialista Italiano perché ora è il momento. Ora è il momento di rifondare un’Italia che rischia di sparire dalla scena mondiale economica e culturale.
Ora o mai più!
Fabrizio Ulivieri
Coordinatore dei Socialisti Autonomisti
http://socialisti-autonomisti.blogspot. ... rtito.html
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Anche qui si possono fare delle obiezioni ma ora e' importate che molti che fanno onestamente politica si siano accorti delle situazione greve che sta' attraversando il mondo della politica. Anche questi stanno concretamente avanzando proposte che se messe tutte assieme e se siamo in grado di fare sintesi, sono passi importanti.
Il mondo della base sta' muovendosi anche contro i loro stessi partiti e' questo non e' un segno positivo?
Ho portato solo un esempio ma ce ne sarebbero a migliaia.
Tutti i partiti vengono attraversati da questo malumore. Basterebbe avere la possibilita' di farli aggregare in un progetto ben definito in cui possano riconoscersi.
Credo che la maggior parte di questi abbia i ns. stessi obiettivi e quindi non sarebbe cosi' difficile.
Dobbiamo comunque avere sempre in mente che tutto questo popolo e' un popolo fragile.Si' pieno di ardore e di idee ma molto fragile se se non lavoriamo in fretta potrebbe cadere nel qualuquismo piu' doisperato sempre che non intervengoqualche ometto che in modo furbesco non colga l'occasione per portarli verso scopi oscuri.
Ripeto per l'ennesima volta che dobbiamo sempre avere davanti a noi quanto e' successo a Weimar. Questo per non fare gli stessi errori.
un salutone da Juan
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Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
Io sostengo da tempo la necessità che il pd si divida dalla parte "fioroni-ichino-eccetera" e che fondi una forza socialista (non alla craxi...) insieme alle altre forze che hanno vinto a Milano come a Napoli.
Molte istanze possono essere condivise: giustizia, libertà di scelta sui temi etici, lavoro, bene pubblico, interesse della collettività che supera quello individuale, ecologia.
Molte istanze possono essere condivise: giustizia, libertà di scelta sui temi etici, lavoro, bene pubblico, interesse della collettività che supera quello individuale, ecologia.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
Mah a me sembra che anche a sinistra ci sia la stessa sindrome gattopardesca del centrodestra.
Tutti parlano di nuove "case", nuovi contenitori, con la dichiarata volontà di unire, ma in realtà con l'effetto di dividere e frammentare ancora di più.
E soprattutto: sul fronte delle idee e delle facce niente di nuovo.
Tutti parlano di nuove "case", nuovi contenitori, con la dichiarata volontà di unire, ma in realtà con l'effetto di dividere e frammentare ancora di più.
E soprattutto: sul fronte delle idee e delle facce niente di nuovo.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
La lotta di classe al contrario
Per uscire dalla crisi sappiamo cosa fare: ridurre il debito, tagliare la spesa pubblica, rendere più competitivi i lavoratori, aumentare il ruolo dei privati nell’economia. Sappiamo tutte queste cose, ma non ci è chiarissimo perché le sappiamo. Anche gli economisti più assertivi, tipo Francesco Giavazzi e Alberto Alesina sul Corriere della Sera, faticano a dimostrare che queste sono le ricette migliori. Bisogna fare così e basta, perché lo dicono gli economisti più autorevoli, quelli ascoltati dai mercati. Cioè loro.
Luciano Gallino sostiene una spiegazione sorprendente nella sua semplicità: questo genere di misure non sono neutre e indiscutibilmente giuste, ma la traduzione in politica economica della “Lotta di classe dopo la lotta di classe”, come si intitola il nuovo libro del sociologo torinese pubblicato da Laterza (un’intervista a cura di un’altra sociologa, Paola Borgna). L’analisi di Gallino corrisponde al passo indietro che, in un museo, permette di vedere un quadro come un insieme invece che come somma di dettagli. La tesi è questa: nei primi 70 anni del Novecento la lotta di classe ha portato a una ridistribuzione verso il basso delle risorse: la costruzione dei sistemi di welfare ha protetto milioni di persone dalla povertà e dalle incertezze, la pressione dei sindacati ha ridotto la quantità di lavoro e ne ha migliorato la qualità, l’istruzione di massa ha permesso mobilità sociale.
La classe dei lavoratori ha vinto la battaglia. Ma la guerra è continuata, è iniziato un “contromovimento” come lo chiamava Karl Polanyi. I numeri di Gallino sono difficili da confutare: tra il 1976 e il 2006 crolla la percentuale dei redditi da lavoro sul Pil, misura di quanta parte della ricchezza nazionale finisce nelle tasche dei lavoratori. Tra il 1976 e il 2006, nei 15 Paesi più ricchi dell’area Ocse, si passa dal 68 al 58 per cento. In Italia i redditi da lavoro scendono addirittura al 53 per cento. Questo significa, ricorda Gallino, che i lavoratori dipendenti hanno perso 240 miliardi di euro all’anno. Ma pagano comunque moltissime tasse e tuttora in Italia l’aliquota più bassa dell’Irpef (23 per cento) è maggiore di quella sui proventi finanziari, passata nel 2012 dal 12, 5 al 20 per cento. Non è colpa della globalizzazione, sostiene Gallino. È la lotta di classe. Perché mentre i lavoratori dipendenti diventavano più poveri, altri si arricchivano. Una superclass globale, ma fortemente radicata anche all’interno delle singole nazioni, si appropriava di quella ricchezza sottratta ai lavoratori.
La teoria (neo) liberista, che secondo Gallino è una delle espressioni più compiute della lotta di classe, sostiene che se il Pil cresce tutti ci guadagnano, che rimuovere gli ostacoli alla crescita, rendere il lavoro più flessibile e i salari più competitivi, alla fine è nell’interesse di tutti. Il filosofo John Rawls affermava nei suoi principi di giustizia che una disuguaglianza è accettabile soltanto se migliora la condizione anche di chi ha meno. E Gallino dimostra che all’arricchimento di pochi, soprattutto nella finanza, ha corrisposto un impoverimento della base della piramide sociale, con la perdita della capacità di essere una classe “per se” (soggetto attivo, consapevole di avere interesse comuni).
Il libro di Gallino costringe a una perenne ginnastica mentale, perché a ognuno delle dimostrazioni della violenza della nuova lotta di classe al lettore scatta subito la risposta mainstream. I nostri lavori sono poco produttivi? Dobbiamo accettare meno diritti e più flessibilità, o la disoccupazione. Sbagliato, risponde Gallino: con un minimo di coscienza dell’essere classe anche i sindacati dovrebbero porsi il problema di far aumentare i salari dei lavoratori cinesi e indiani, denunciando le condizioni di sfruttamento, invece che rassegnarsi a veder scendere quelli italiani o americani.
C’è un punto di fragilità nel libro di Gallino: l’ascesa della finanza, il trionfo del capitalismo a debito e la conseguente crisi di finanza pubblica non è soltanto un prodotto di questa lotta di classe. Ma anche, per dirla sempre con termini marxisti, l’epilogo di una crisi di sovrapproduzione: i poveracci americani ricorrevano a carte di credito e mutui subprime per avere uno stile di vita che non potevano permettersi e mantenere artificiosamente alto il livello dei consumi. In Europa le finanze allegre della Grecia hanno permesso ai greci di continuare a comprare prodotti tedeschi, e così via. La bolla della finanza, insomma, non ha contagiato l’economia reale, come sostiene Gallino, ma si fonda sulle sue debolezze. Dopo aver letto il libro di Gallino, quando si vedono Mario Monti ed Elsa Fornero accampare spiegazioni scivolose sulla necessità di ridurre le tutele al lavoro, viene da parafrasare Bill Clinton: “É la lotta di classe, stupido”.
Twitter @ stefanofeltri
Il Fatto Quotidiano, 22 Aprile 2012
Per uscire dalla crisi sappiamo cosa fare: ridurre il debito, tagliare la spesa pubblica, rendere più competitivi i lavoratori, aumentare il ruolo dei privati nell’economia. Sappiamo tutte queste cose, ma non ci è chiarissimo perché le sappiamo. Anche gli economisti più assertivi, tipo Francesco Giavazzi e Alberto Alesina sul Corriere della Sera, faticano a dimostrare che queste sono le ricette migliori. Bisogna fare così e basta, perché lo dicono gli economisti più autorevoli, quelli ascoltati dai mercati. Cioè loro.
Luciano Gallino sostiene una spiegazione sorprendente nella sua semplicità: questo genere di misure non sono neutre e indiscutibilmente giuste, ma la traduzione in politica economica della “Lotta di classe dopo la lotta di classe”, come si intitola il nuovo libro del sociologo torinese pubblicato da Laterza (un’intervista a cura di un’altra sociologa, Paola Borgna). L’analisi di Gallino corrisponde al passo indietro che, in un museo, permette di vedere un quadro come un insieme invece che come somma di dettagli. La tesi è questa: nei primi 70 anni del Novecento la lotta di classe ha portato a una ridistribuzione verso il basso delle risorse: la costruzione dei sistemi di welfare ha protetto milioni di persone dalla povertà e dalle incertezze, la pressione dei sindacati ha ridotto la quantità di lavoro e ne ha migliorato la qualità, l’istruzione di massa ha permesso mobilità sociale.
La classe dei lavoratori ha vinto la battaglia. Ma la guerra è continuata, è iniziato un “contromovimento” come lo chiamava Karl Polanyi. I numeri di Gallino sono difficili da confutare: tra il 1976 e il 2006 crolla la percentuale dei redditi da lavoro sul Pil, misura di quanta parte della ricchezza nazionale finisce nelle tasche dei lavoratori. Tra il 1976 e il 2006, nei 15 Paesi più ricchi dell’area Ocse, si passa dal 68 al 58 per cento. In Italia i redditi da lavoro scendono addirittura al 53 per cento. Questo significa, ricorda Gallino, che i lavoratori dipendenti hanno perso 240 miliardi di euro all’anno. Ma pagano comunque moltissime tasse e tuttora in Italia l’aliquota più bassa dell’Irpef (23 per cento) è maggiore di quella sui proventi finanziari, passata nel 2012 dal 12, 5 al 20 per cento. Non è colpa della globalizzazione, sostiene Gallino. È la lotta di classe. Perché mentre i lavoratori dipendenti diventavano più poveri, altri si arricchivano. Una superclass globale, ma fortemente radicata anche all’interno delle singole nazioni, si appropriava di quella ricchezza sottratta ai lavoratori.
La teoria (neo) liberista, che secondo Gallino è una delle espressioni più compiute della lotta di classe, sostiene che se il Pil cresce tutti ci guadagnano, che rimuovere gli ostacoli alla crescita, rendere il lavoro più flessibile e i salari più competitivi, alla fine è nell’interesse di tutti. Il filosofo John Rawls affermava nei suoi principi di giustizia che una disuguaglianza è accettabile soltanto se migliora la condizione anche di chi ha meno. E Gallino dimostra che all’arricchimento di pochi, soprattutto nella finanza, ha corrisposto un impoverimento della base della piramide sociale, con la perdita della capacità di essere una classe “per se” (soggetto attivo, consapevole di avere interesse comuni).
Il libro di Gallino costringe a una perenne ginnastica mentale, perché a ognuno delle dimostrazioni della violenza della nuova lotta di classe al lettore scatta subito la risposta mainstream. I nostri lavori sono poco produttivi? Dobbiamo accettare meno diritti e più flessibilità, o la disoccupazione. Sbagliato, risponde Gallino: con un minimo di coscienza dell’essere classe anche i sindacati dovrebbero porsi il problema di far aumentare i salari dei lavoratori cinesi e indiani, denunciando le condizioni di sfruttamento, invece che rassegnarsi a veder scendere quelli italiani o americani.
C’è un punto di fragilità nel libro di Gallino: l’ascesa della finanza, il trionfo del capitalismo a debito e la conseguente crisi di finanza pubblica non è soltanto un prodotto di questa lotta di classe. Ma anche, per dirla sempre con termini marxisti, l’epilogo di una crisi di sovrapproduzione: i poveracci americani ricorrevano a carte di credito e mutui subprime per avere uno stile di vita che non potevano permettersi e mantenere artificiosamente alto il livello dei consumi. In Europa le finanze allegre della Grecia hanno permesso ai greci di continuare a comprare prodotti tedeschi, e così via. La bolla della finanza, insomma, non ha contagiato l’economia reale, come sostiene Gallino, ma si fonda sulle sue debolezze. Dopo aver letto il libro di Gallino, quando si vedono Mario Monti ed Elsa Fornero accampare spiegazioni scivolose sulla necessità di ridurre le tutele al lavoro, viene da parafrasare Bill Clinton: “É la lotta di classe, stupido”.
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Il Fatto Quotidiano, 22 Aprile 2012
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito per S
@ camillobenso
Max Weber che Marxista non lo era veramente, e questo lo dovrebbero sapere un po’ tutti e anche molti maitre a penser purtroppo anche accademici, aveva previsto gia’ allora che un mercato senza vincoli e limiti sarebbe confluito in un "capitalismo estremamente individualistic o e di rapina".
Se lo diceva Marx non gli si poteva dar credito poiché da un pensatore materialista e perdipiu’ comunista non ci si poteva aspettar nulla di buono.
Come vedi, l’anticomunismo ha prodotto anche questo, purtroppo e ce lo porteremo avanti chissà per quanti anni ancora.
Ma siccome, come si puo’ constatare ora, il materialismo e il comunismo su tutto questo non c’entravano alcunché poiche’' era solo un’analisi sociologica politica, ora che si aspetta a dar loro ragione, magari facendo anche un po’ di autocritica, che pur essendo in antitesi fra di loro su questo problema erano stati entrambi lungimiranti.
un salutone da Juan
Max Weber che Marxista non lo era veramente, e questo lo dovrebbero sapere un po’ tutti e anche molti maitre a penser purtroppo anche accademici, aveva previsto gia’ allora che un mercato senza vincoli e limiti sarebbe confluito in un "capitalismo estremamente individualistic o e di rapina".
Se lo diceva Marx non gli si poteva dar credito poiché da un pensatore materialista e perdipiu’ comunista non ci si poteva aspettar nulla di buono.
Come vedi, l’anticomunismo ha prodotto anche questo, purtroppo e ce lo porteremo avanti chissà per quanti anni ancora.
Ma siccome, come si puo’ constatare ora, il materialismo e il comunismo su tutto questo non c’entravano alcunché poiche’' era solo un’analisi sociologica politica, ora che si aspetta a dar loro ragione, magari facendo anche un po’ di autocritica, che pur essendo in antitesi fra di loro su questo problema erano stati entrambi lungimiranti.
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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