Il "nuovo" governo Renzi

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camillobenso
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

Mille giorni, Centinaio (LN): “Renzi cerca l’appoggio di Forza Italia con il garantismo”

Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/09/ ... ia/296759/


“Con i gelati in mano abbiamo ricordato a Renzi come lo vedono in Europa e cosa pensano di lui gli organi di informazione internazionali”. Così, dopo una nuova protesta in Senato durante il dibattito sui ‘Mille giorni‘ presentato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, il capogruppo della Lega Nord, Gian Marco Centinaio, ne spiega il senso. Per Centinaio, “il premier è abituato a prendere in giro gli italiani, con le sue trovate anche un po’ ridicole“. E sulle parole garantiste pronunciate da Renzi, Centinaio è sicuro che si tratti di un messaggio per Silvio Berlusconi: “Cerca la sponda di Forza Italia, perchè i dati parlano chiaro: durante il dibattito sulle riforme costituzionali e sulle richieste di fiducia, senza Forza Italia, il governo non avrebbe mai avuto i numeri. Quindi – conclude Centinaio – a differenza di quello che dicono i colleghi di Forza Italia, il ‘Patto del Nazareno‘ è a 360 gradi”

di Manolo Lanaro
lucfig
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

Messaggio da lucfig »

Ieri, ascoltando il discorso di Renzi alle Camere, trovavo difficile scovare la differenza con quelli precedenti di Berlusconi o di Monti.

Si può riassumere in queste parole:
"La colpa di tutto è nell'Articolo 18"

Cose da Pazzi!
_____________________
«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
_____________________
Maucat
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

Messaggio da Maucat »

E' la follia dilagante che ormai attraversa questo povero paese da oltre 20 anni...
La colpa non è di imprenditori incapaci di prevedere gli effetti della globalizzazione sulle produzioni a basso valore aggiunto, gli effetti della moneta unica non svalutabile a piacere, gli effetti di una domanda interna depressa da anni di politiche salariali e fiscali folli...
La colpa non è dei politici che da sempre non capiscono come dovrebbe funzionare uno stato civile e sono in mano a poteri forti e/o criminali...
La colpa non è di sindacati antiquati che per anni hanno difeso (e continuano a farlo come nei casi Alitalia) rendite di posizione indifendibili invece che pensare a chi il lavoro lo perdeva veramente o non lo trovava proprio...
La colpa non è di economisti e giuslavoristi da strapazzo che non ne hanno indovinata una nemmeno per sbaglio (smentendo così tutte le leggi statistiche) e dovrebbero restituire le loro lauree e dedicarsi all'ippica...

La colpa è solo dell'art.18 che non consente di cacciare via chi costa troppo, chi sta antipatico al padrone, chi fa veramente sindacato, chi non si piega ai voleri e desideri del padrone... che difende tutti i lavoratori dal ritorno al Medioevo e alla schiavitù...
camillobenso
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

La Stampa 17.9.14
Riforme o voto
Il premier prova l’azzardo

di Marcello Sorgi

Matteo Renzi si è molto dispiaciuto che il programma dei mille giorni presentato ieri nei dettagli sia stato interpretato come un preannuncio o una minaccia di elezioni anticipate. Ed in effetti, stando al senso letterale delle sue parole, se uno spiega che vuole governare per almeno tre anni perché li considera il tempo minimo per realizzare le riforme, non si capisce per quale ragione tutti corrano a pensare il contrario. Solo nel caso in cui il Parlamento si riveli incapace di prendere decisioni e metta il governo in condizione di non poter realizzare il programma, lo scioglimento delle Camere sarebbe inevitabile.
Fin qui, il filo del ragionamento del premier, che ha posto come prima scadenza il varo del Jobs Act, la riforma delle leggi sul lavoro, entro la fine di ottobre. Perché allora tutti continuano a ritenere che al novanta per cento la prossima primavera si voterà? Ne è convinto, tra gli altri, Berlusconi, che in questi giorni continua a rinviare il previsto nuovo incontro con il premier e a valutare la possibilità di un ripensamento sul patto del Nazareno, come gli chiede la base parlamentare del suo partito, desiderosa di tornare all’opposizione dura.
La spiegazione delle tante inquietudini che attraversano i giorni complicati della ripresa autunnale, gravata da dati economici in continuo peggioramento, è abbastanza semplice. Su tutti i punti controversi, a cominciare dal lavoro e dalla legge di stabilità, che contiene una manovra da venti miliardi che da qualche parte occorrerà trovare, Renzi finora si è tenuto sul vago. La delega al governo sul Jobs Act, ad esempio, ha avuto un iter abbastanza regolare, anche se la minoranza del Pd continua a minacciare sfracelli se il governo dovesse decidere di procedere sul famigerato articolo 18, cioè di cancellare il diritto (già piuttosto ridimensionato dalla riforma Fornero e dal decreto Poletti) per il lavoratore di ottenere dalla magistratura la reintegra nel posto di lavoro, sostituendola con un indennizzo in denaro. Se Renzi si pronuncia sul punto contestato, si discuterà e si andrà al voto delle Camere. I voti mancanti dal centrosinistra potrebbero anche in questa occasione essere sostituiti da quelli del centrodestra.
Se invece il premier continua a lamentarsi della scarsa produttività del Parlamento, immagina in alternativa di fare le riforme per decreto, anticipando anche il voto sulla legge elettorale, l’impressione che si diffonde è che sia questo, e non altro, ciò a cui vuole arrivare. Di qui i timori, che serpeggiano, di un’accelerata verso lo scioglimento. Che comporterebbe, è bene ricordarlo, il rinvio di tutto il processo riformatore. E troverebbe contrario, per non dire contrarissimo, il presidente Napolitano. Anche di questo Renzi dovrebbe tener conto.
camillobenso
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

17 SETTEMBRE 2014
Scalfari a Floris: "Renzi è l'erede di Berlusconi ma non fa bunga bunga"
Renzi "è come Berlusconi, sono due bravissimi seduttori, Berlusconi l'ha detto: se non fossimo contrapposti, sarebbe il mio figlio minore" afferma il fondatore di repubblica, Eugenio Scalfari, nell'intervista conclusiva di diMartedì


http://video.repubblica.it/politica/sca ... ef=HREC1-3
iospero
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

Messaggio da iospero »

da Il Manifesto
La radicalità di Renzi è una buona occasione



—  Alberto Burgio, 15.9.2014

Raccogliere la sfida del premier per un confronto tra le diverse anime del partito verso un sommovimento benefico nel frazionato campo della sinistra italiana

La si può rac­con­tare come si vuole, ma quello mosso da Renzi nel comi­zio finale della Festa del Pd è stato un attacco con­tro i dis­si­denti e i recal­ci­tranti del suo par­tito. Un’invettiva det­tata dalla volontà di neu­tra­liz­zare ogni oppo­si­zione interna che nes­suna vischiosa prof­ferta uni­ta­ria può dis­si­mu­lare. Chi ha tra­dotto senza abbel­li­menti quel discorso ha evo­cato a ragione una pul­sione sterminatrice.

Che cosa abbia indotto il presidente-segretario ad affon­dare il colpo alla vigi­lia di un autunno a dir poco pro­ble­ma­tico non è chiaro. Può avere inciso la nota voca­zione auto­ri­ta­ria, forse all’origine del primo dra­stico calo di popo­la­rità che i son­daggi docu­men­tano. Può essersi trat­tato di un riflesso imme­diato della più com­ples­siva ten­denza in atto alla con­cen­tra­zione del potere nelle mani del lea­der mas­simo. Pos­sono aver pesato anche le cre­scenti dif­fi­coltà in cui si muove il governo, in mezzo al guado in tutte le ini­zia­tive sin qui assunte men­tre gli indi­ca­tori della crisi sociale vol­gono al peg­gio e la situa­zione eco­no­mica si fa sem­pli­ce­mente allarmante.

Può darsi che, alle strette, il gio­ca­tore d’azzardo bluffi e rilanci. Sta di fatto che è evi­dente l’intenzione di zit­tire bru­sca­mente i cri­tici — per­lo­più ricon­du­ci­bili alla com­po­nente post-comunista del Pd — se non di sba­raz­zar­sene una volta per tutte. Se que­sto è vero, sarà deci­siva la rispo­sta che la sini­stra demo­cra­tica darà a que­sta offen­siva. Deci­siva non sol­tanto per le vicende interne del Pd e per le sorti del governo, ma per il paese. Ne va della resi­dua pos­si­bi­lità di porre final­mente le pre­messe di un’inversione di rotta rispetto a quanto è acca­duto in que­sti sette anni di crisi e già nel corso del tren­ten­nio neoliberista.

Tutto dipen­derà, per così dire, dall’ordine del discorso. Sarà diri­mente la pro­spet­tiva nella quale ci si disporrà nella replica. Se si ragio­nerà (come sem­pre sin qui) in ter­mini imme­dia­ta­mente (ridut­ti­va­mente) poli­tici, o invece in chiave politico-storica: in un’ottica occa­sio­nale oppure epo­cale. Il che, a sua volta, rive­lerà la con­ce­zione di sé che la sini­stra del Pd è in grado di mobi­li­tare. Se, cioè, essa si vive essen­zial­mente — se non sol­tanto — come un set­tore del ceto poli­tico, pre­oc­cu­pato soprat­tutto della pro­pria per­si­stenza, oppure ha l’ambizione di con­ce­pirsi come un sog­getto poli­tico respon­sa­bile, in campo in una deli­ca­tis­sima fase di tra­sfor­ma­zione degli assetti di comando della società che vede in discus­sione le stesse sorti della demo­cra­zia in Ita­lia e in Europa.

Per rispetto della verità e di noi stessi, dob­biamo ammet­tere che l’esperienza scon­si­glia di nutrire sover­chie spe­ranze al riguardo. Ma non pos­siamo nem­meno esclu­dere che qual­cosa di nuovo accada, inter­rom­pendo una lunga sequenza di arre­tra­menti e di com­pro­mis­sione. Renzi ha il merito – se vogliamo – della bru­ta­lità. Nes­suno può nascon­dersi la radi­ca­lità del suo dise­gno, e ciò dovrebbe aiu­tare a capire che que­sto è uno di quei casi in cui la cau­tela mas­si­mizza i peri­coli. Se i suoi oppo­si­tori accet­tas­sero l’invito a col­la­bo­rare alla gestione della linea del segre­ta­rio, si con­se­gne­reb­bero in vin­coli al suo potere, fir­mando così la pro­pria estin­zione poli­tica di fatto. Al con­tra­rio, optare per l’autonomia, guar­dare in fac­cia la natura dello scon­tro, rac­co­gliere la sfida e lavo­rare per un pro­getto alter­na­tivo, tutto ciò sarebbe di certo molto rischioso. Ma potrebbe rive­larsi l’unica strada per sal­varsi, quindi la meno avventurosa.

Ma c’è un ma. Sce­gliere l’autonomia e il con­flitto implica un com­pito che il gruppo diri­gente post-comunista ha sin qui accu­ra­ta­mente evi­tato, e che appare oggi indif­fe­ri­bile. Non è pos­si­bile porsi come sog­getto alter­na­tivo al pro­getto restau­ra­tore del pre­si­dente del Con­si­glio senza fare un bilan­cio delle scelte poli­ti­che e cul­tu­rali com­piute a par­tire dai primi anni Ottanta, quando si abbatté sul paese la prima onda d’urto del rea­ga­ni­smo. E quando in tutta Europa le forze socia­li­ste avvia­rono — per ini­zia­tiva, appunto, dei pro­pri gruppi diri­genti — una muta­zione gene­tica che le avrebbe di lì a poco poste alla testa della «moder­niz­za­zione neo­li­be­ri­sta». Della rivin­cita del pri­vato sul pub­blico. Del capi­tale sul lavoro. Delle éli­tes sui corpi sociali. E dell’imperialismo mili­tare dell’Occidente sui prin­cipi di pace scritti nelle Costi­tu­zioni demo­cra­ti­che e antifasciste.

In tutto il comi­zio di Renzi a Bolo­gna c’è un ele­mento di verità, ed è l’attacco agli esperti e ai tec­nici che in que­sti vent’anni non hanno visto – o hanno finto di non vedere – che cosa stava acca­dendo. Lui, benin­teso, la regres­sione al nuovo regime oli­gar­chico sta facendo di tutto per acce­le­rarla. Come osser­vava Clau­dio Gne­sutta nel penul­timo inserto di Sbi­lancia­moci! pub­bli­cato dal mani­fe­sto, siamo nel pieno di una tran­si­zione orga­nica verso una società di mer­cato. Que­sto è l’obiettivo stra­te­gico della poli­tica eco­no­mica del governo, pra­ti­cata d’intesa con la buro-tecnocrazia comu­ni­ta­ria. Ma ciò non toglie che anche chi in que­sti vent’anni ha pre­ce­duto Renzi alla guida del centro-sinistra e in posti-chiave nel governo del paese ha lavo­rato in que­sta direzione.

Basti un esem­pio. Pier Carlo Padoan non è sol­tanto il mini­stro dell’Economia di Renzi, che chiede a gran voce altri tagli alla spesa e «riforme strut­tu­rali»: ridu­zioni del wel­fare, com­pres­sione dei salari e pri­va­tiz­za­zioni. È anche colui che ieri (l’anno scorso), da capo-economista dell’Ocse, recla­mava il taglio dei salari ita­liani, già tra i più bassi d’Europa. E che l’altroieri pre­stava i suoi ser­vigi come con­si­gliere eco­no­mico dei pre­si­denti del Con­si­glio Amato e D’Alema. Del resto, negli anni Novanta la muta­zione gene­tica della social­de­mo­cra­zia — o la sua eclisse — non è stata certo un’anomalia ita­liana. Se oggi il Regno Unito rischia di per­dere pezzi, ciò si deve in gran parte agli effetti social­mente deva­stanti del blai­ri­smo, a una con­ce­zione dell’efficienza e del pre­sunto merito che ha siste­ma­ti­ca­mente sacri­fi­cato i diritti sociali ai pri­vi­legi delle oli­gar­chie. Il che per con­tro non signi­fica che alli­nearsi alla ten­denza fosse ine­vi­ta­bile, quasi che un incoer­ci­bile destino impo­nesse di inna­mo­rarsi del neoliberismo.

Ripren­dere in mano la sto­ria di que­sti ultimi decenni è neces­sa­rio per­ché sol­tanto ponen­dosi sul ter­reno sto­rico è pos­si­bile com­pren­dere la por­tata del con­flitto che oggi attra­versa il Pd ren­ziano e, in gene­rale, le forze di quello che un tempo era il cen­tro­si­ni­stra. Di sicuro ripen­sare cri­ti­ca­mente alle scelte com­piute e agli errori com­messi è un tra­va­glio. Ma potrebbe essere anche un cimento libe­ra­to­rio, capace di dar vita a un’impresa di ben più vasta por­tata e per la quale var­rebbe dav­vero la pena d’impegnarsi.

Rac­co­gliere in tutte le sue impli­ca­zioni la sfida lan­ciata da Renzi non darebbe vita sol­tanto a un con­fronto tra le diverse anime del par­tito, indi­spen­sa­bile per resti­tuire dignità e cre­dito alle com­po­nenti che l’attuale lea­der­ship intende met­tere sotto tutela. Ne deri­ve­rebbe anche la ripresa del discorso inter­rot­tosi, oltre vent’anni fa, con lo scia­gu­rato sman­tel­la­mento del Pci. Che — quali che fos­sero le inten­zioni dei suoi arte­fici — ha inne­ga­bil­mente com­por­tato l’estinguersi di qual­siasi rap­pre­sen­tanza poli­tica del lavoro. E ne discen­de­rebbe altresì, con ogni pro­ba­bi­lità, un bene­fico som­mo­vi­mento dell’intero campo della sini­stra ita­liana, oggi fran­tu­mato in un arci­pe­lago di pic­cole orga­niz­za­zioni (pic­cole, benin­teso, e per­ciò inin­fluenti, anche per loro diretta responsabilità).

Met­tere al cen­tro della discus­sione e sot­to­porre a cri­tica un’idea di moder­nità che ha coin­ciso con l’abbandono del con­flitto sociale e di lavoro e col rein­stau­rarsi del potere pres­so­ché asso­luto del capi­tale pri­vato signi­fi­che­rebbe non sol­tanto riper­cor­rere i peg­giori anni della nostra vita ma anche ria­prire una pro­spet­tiva di lotta senza la quale è impen­sa­bile arre­stare la deriva post-democratica. Da qui oggi si può e si deve ripar­tire, sfrut­tando la radi­ca­lità dell’attacco ren­ziano. Per resti­tuire final­mente al paese una sini­stra poli­tica capace di stare in campo nel con­flitto in atto, ed evi­tare che a lucrare sui con­trac­colpi sociali della crisi sia, anche in Ita­lia, la destra neo­fa­sci­sta xeno­foba e razzista.
paolo11
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

Messaggio da paolo11 »

http://www.youtube.com/watch?v=Ho40cqn0 ... ploademail
La Costituzionale, la proposta M5S per Renzi e Berlusconi
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

Tanto il Jobs act non serve assolutamente niente con il tipo di crisi che stiamo attraversando. Serve solo ad incantare i merli o i citrulli che dopo mezzanotte si recano nei campi del Gatto & La Volpe per prendere gli zecchini d'oro promessi da messer Lo Renzi.



L'ex segretario Bersani: "Il governo chiarisca ciò che intende fare".
Il presidente del partito Orfini attacca via twitter: "I titoli sono convincenti, lo svolgimento meno. Servono modifiche importanti". M5S e Sel abbandonano la Commissione, ma il testo della legge delega è stato approvato

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 18 settembre 2014Commenti (615)


Non solo sindacati e opposizioni. La riforma del lavoro di Matteo Renzi spacca anche il Partito democratico. Il presidente del Consiglio l’ha detto al Parlamento durante la presentazione dei Millegiorni: “Pronti anche ai provvedimenti d’urgenza pur di far andare avanti il Jobs act“.

E mentre in commissione il testo ottiene il via libera (si astiene Forza Italia, abbandonano il voto M5S e Sel), a frenare ora sono i suoi: le correnti di sinistra, ma non solo. Parla su Twitter il presidente dem Matteo Orfini: “I titoli sono condivisibili. Lo svolgimento meno: ne discuteremo in direzione, ma servono correzioni importanti al testo”.

Più duro ancora l’ex segretario Pierluigi Bersani che parla di “intenzioni surreali“: “E’ assolutamente indispensabile che il governo dica al Parlamento cosa intende fare nel decreto delegato sul lavoro, perché si parla di cose serie”. Nel vertice di ieri sera, Berlusconi ha offerto il suo aiuto a Renzi anche sull’articolo 18.

Un’offerta che al premier pare sia piaciuta poco, convinto di essere appoggiato dal partito e deciso a non ricorrere al patto del Nazareno anche per i temi economici. La Fiom intanto annuncia che la mobilitazione prevista per il 25 ottobre potrebbe essere anticipata.

Le polemiche tra i democratici nascono dopo la presentazione in commissione Lavoro al Senato di un emendamento all’articolo 4 della legge delega sul mercato del lavoro. Il testo è stato approvato in queste ore e già la prossima settimana potrebbe finire al voto in Aula. M5S e Sel hanno abbandonato i lavori in segno di protesta, mentre Forza Italia si è astenuta. Di fatto nei contenuti si supera l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori (sui licenziamenti senza giusta causa): si prevede infatti, tra le altre cose, che i nuovi contratti a tempo indeterminato vengano fatti con tutele crescenti a seconda dell’anzianità.

Per i nuovi assunti inoltre, in caso di licenziamento l’indennizzo è proporzionale alla durata del contratto di lavoro. E’ poi introdotto per la prima volta il demansionamento di un dipendentenei “limiti alla modifica dell’inquadramento“, il compenso orario minimo nei rapporti subordinati di collaborazione e il divieto al controllo a distanza dei dipendenti con impianti audiovisivi. “Via libera”, dice il relatore del provvedimento Maurizio Sacconi (Ncd), “alla delega sul lavoro a novembre, per consentire al governo di approvare alcuni decreti delegati già entro l’anno. L’approvazione della delega, da parte della commissione Lavoro del Senato, commenta Sacconi, “è una vittoria per tutti i riformisti”.



E’ Bersani oggi a chiedere tempo e riflessioni a Renzi: “Io mi ritengo una persona di sinistra liberale, penso ci sia assoluta necessità di modernizzare le regole del lavoro dal lato dei contratti e dei servizi. Ma leggo oggi sui giornali, come attribuite al governo, delle intenzioni ai miei occhi surreali. In alcuni casi si descrive un’Italia come vista da Marte. E’ ora di poter discutere con precisione cosa intendiamo quando diciamo che bisogna superare il dualismo e l’apartheid nel mercato del lavoro, quando diciamo che bisogna estendere le tutele universalistiche, quando diciamo che bisogna tenere, nella crisi, in equilibrio i rapporti di forza tra capitale e lavoro. Sono cose basiche per un Paese”. A far discutere soprattutto è l’eliminazione del diritto al reintegro: “Io vorrei ricordare – aggiunge l’ex segretario del Pd – che in tutta Europa, in Inghilterra, in Francia, in Germania, esiste, ancorché non obbligatoria, la reintegra. Quindi non raccontiamoci cose che non esistono”. A chi gli ha domandato se il governo debba smentire l’intenzione di voler abolire l’articolo 18 per decreto, Bersani ha risposo: “L’esecutivo deve chiarire quali sono i contenuti precisi, perché l’emendamento che è stato presentato, sulla carta, lascia aperta qualsiasi interpretazione. Leggo oggi sui giornali come attribuite al governo delle interpretazioni che secondo me vanno chiarite. L’abolizione della reintegra è uno degli aspetti, non è il solo”.

Sulla riforma del lavoro è intervenuto anche il segretario generale della Fiom Maurizio Landini che ha fatto sapere che la manifestazione annunciata dalla Fiom per protestare contro le politiche del lavoro e fissata per il 25 ottobre potrebbe essere anticipata. ”In questi anni”, ha detto davanti al direttivo dello Spi-Cgil, “abbiamo sottovalutato i segnali su quello che stava succedendo, a partire dalla Fiat: dietro all’articolo 18 c’è un riassetto del sistema di relazioni sindacali e industriali: il demansionamento, il controllo a distanza dei lavoratori, la possibilità di licenziare, il superamento del contratto nazionale” cose, ha concluso, che si sono forse “sottovalutate all’origine, dal caso di Pomigliano”.

Ha poi aggiunto: ”Il licenziamento è sempre un dramma per il lavoratore, per l’imprenditore può essere un capriccio: il diritto al reintegro è un fatto di civiltà che deve essere esteso. Dobbiamo mettere in campo azioni e proposte e non dobbiamo avere paura delle parole forti. Di cosa abbiamo paura? Cosa deve succedere ancora per dire che queste cose ci stanno mettendo a rischio?”.

Intanto i più critici dentro il Partito democratico cercano di ricompattarsi. Massimo D’Alema, secondo quanto riporta da il Corriere della sera, ha organizzato una cena con numerosi esponenti della minoranza Pd. Un incontro conviviale, lunedì 15 settembre, in cui si sarebbe parlato “di come arginare il segretario nonché premier” Matteo Renzi. Tra i presenti ci sarebbero stati anche alcuni degli esponenti della minoranza dem che “formalmente hanno siglato la cosiddetta ‘pax renziana’, inclusi i “neo-componenti della segreteria ‘plurale e unitaria’, Enzo Amendola e Micaela Campana.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09 ... i/1125062/
camillobenso
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

La vox populi:


MiRiprendo LaLiberta • alcuni secondi fa
Persino i parlamentari di FI e PDL sembrano increduli di fronte a tanto...
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Qfwfq • 2 minuti fa
Cosa giusta ha detto Fassina richiamando il vitaiolo statista di Rignano al mandato elettorale che gli elettori del Pd hanno conferito loro, perché - a prescinedere dalle riforme costituzionali - una riforma del lavoro pensata in questo modo non era assolutamente nei piani né di Bersani né di Letta né di tutto il Pd.

La maggioranza continua ad abusare di leggi delega e fiduce (record assoluto http://blog.openpolis.it/2014/... mentre il fiorentino si riempie la bocca di partecipazione e democrazia, ormai svuotate di qualsiasi significato. Oggettivamente è un ossimoro, per non dire una presa per il c..o.

Mi domando dove sia il Capo dello Stato ora, lui che pochi mesi fa tuonava contro l'abuso del governo Letta nel legiferare imponendo al Parlamento voti di fiducia sull'esecutivo.
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Stefano Armanini • 6 minuti fa
Che schifo, 'sto PD.
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camillobenso
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

override • 14 minuti fa
Vedrete che stasera frottolo fará qualche apparizione mistica, dirá una delle sue esilaranti supercazzole, leccherá un altro gelato per sfottere tutti e con quel sorrisino demenziale fará spallucce. Tanto a lui cosa importa.
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Aless • 15 minuti fa
diritto del lavoro italiano: A) dipendenti pubblici inamovibili B) dipendenti privati tutelati dall'art. 18 C) precari e dipendenti privati di aziende piccole non tutelati dall'art 18 D) giovani non tutelati dall'art 18 che hanno come colleghi dipendenti privati tutelati dall'art. 18 ... ci rendiamo conto che è una FOLLIA?? e che esiste il principio di UGUAGLIANZA?? tutti i dipendenti, pubblici e privati che siano devono essere licenziabili ma solo laddove ciò avvenga nei limiti consentiti e se vi è discriminazione il reintegro deve essere sacrosanto per chiunque
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decoccio • 17 minuti fa
Che poi è sempre il metodo la cosa più imbarazzante. Dopo un compendio della retorica più populista, con totale autoreferenzialitá vengono poste le condizioni aut aut, un tanto per le precondizioni a interventi neo autoritari.
Nel frattempo, mi chiedo: non è che b. Ha fatto l'ambasciata agli sbirri (con relative promesse di privilegio- dopo che per 10 anni lui stesso ha tagliato fondi alle forze dell'ordine)per garantire supporto in caso di CASINI INEVITABILI il prossimo mese?
Perché scoppia un casino se frenzie cambia la normativa giuslavorisica nelle modalità espresse. Un tanto per le modalità ma principalmente perché NON HA LA MINIMA IDEA DI COSA STA PARLANDO.
Mi sa che si sta facendo curriculum pure lui per una carriera fuori dall'Italia, magari nelle istituzioni europee...e noi gli paghiamo la retta
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roberta baldrati • 18 minuti fa
svegliamoci e presto, anche. quante ne vogliamo ancora subire?
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aigor1 • 19 minuti fa
La riforma già funziona. Tutti i disoccupati di forza Italia potranno lavorare per il PD, tanto è lo stesso.
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Gianfranco Ceci • 26 minuti fa
Con l’ eliminazione delle preferenze la democrazia è
in agonia,la gabbia di acciaio di cui parlava Max Weber è compiuta,noi ci siamo
dentro come uccelli addomesticati in
cattività, e non c’è più niente da fare.


Coloro che sono complici in questo
misfatto hanno ancora il coraggio di definirsi di sinistra,sono soltanto dei
truffatori , dei pezzenti quaquaraqua che si sono venduti per una poltroncina con l’
assenso silente del Vaticano che raggiunge il suo scopo di annientare il
laicismo di questo Stato ridotto a brandelli dalla mafia,dagli evasori fiscali, dai ladri del denaro pubblico,dai
pregiudicati e da una giustizia che ha abdicato alla sua funzione. Buona notte

Roma !
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atreides67 • 29 minuti fa
e come volavasi dimostrare l'opposizione interna è tutta scena
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