Le Banche hanno ricevuto i soldi dalla BCE per comprare i titoli di Stato (la BCE non è come la FED e Draghi si è inventato questo escamotage...) e hanno messo in giro la voce del credito come specchietto per le allodole... Più titoli Italiani (o spagnoli per la Spagna...) le banche nostrane comprano più titoli italiani danno via le banche teutoniche (e francesi) diminuendo così la loro esposizione verso di noi così pensano di non rimanere incastrate come con la Grecia...shiloh ha scritto:peanuts ha scritto:Finché non si comprenderà che bisogna ripensare la produzione, non se ne esce.
Ma ripensarla non fa comodo agli amici di monti, fornero eccetera
l'economia ,in italia si "rilancerebbe" in quattro mosse:
1-lasciando una parte importante dell'IMU agli enti locali in modo che possano pagare le imprese che aspettano i soldi delle opere pubbliche .
2-allentamento del patto di stabilità almeno per i comuni "virtuosi" in modo che possano appaltare altre opere.
3-un piano di edilizia pubblica a partire dalla messa in sicurezza delle scuole e della dotazione di tutti gli edifici pubblici di pannelli solari.
4- le banche italiane hanno ricevuto dalla BCE 200 miliardi di euro al tasso dell'1% :
obbligarle ad investire sull'economia reale anzichè sull'economia di carta.
obbligarle quindi a concedere sia credito alle piccole e medie imprese e che quel credito sia a tassi bassissimi.
ma da questo governo di ciofeche bancarie,
non vedo arrivare anche un solo singolo impulso sonar che ci faccia capire che ci sia almeno l'intenzione di attuare uno dei 4 punti elencati.
che vadano al diavolo codesti tecnici...poscia...che vadano a casa.
ITALIA-EMERGENZA LAVORO
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Re: ITALIA-EMERGENZA LAVORO
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Re: ITALIA-EMERGENZA LAVORO
@mau,
d'accordo.
ma questa cura farà morire l'ammalato,nel senso che l'economia di carta ,non sostenuta dall'economia reale,collasserà pure lei.
lo farà senz'altro dopo l'economia reale,ma lo farà.
e io mica ho detto di investire tutti i 200 miliardi della BCE sulle imprese,
ma ritengo che usarne almeno 50 per ridare ossigeno al credito,alla concessione di mutui per acquisto prima casa ecc...ecc...sarebbe quantomeno intelligente.
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Re: ITALIA-EMERGENZA LAVORO
Non solo sarebbe intelligente ma doveroso... ma non sarà così e il sistema alla fine crollerà...shiloh ha scritto:
@mau,
d'accordo.
ma questa cura farà morire l'ammalato,nel senso che l'economia di carta ,non sostenuta dall'economia reale,collasserà pure lei.
lo farà senz'altro dopo l'economia reale,ma lo farà.
e io mica ho detto di investire tutti i 200 miliardi della BCE sulle imprese,
ma ritengo che usarne almeno 50 per ridare ossigeno al credito,alla concessione di mutui per acquisto prima casa ecc...ecc...sarebbe quantomeno intelligente.
Wall street trascinerà Main street nel baratro come un novello Titanic...
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Re: ITALIA-EMERGENZA LAVORO
....Un boccone a me, un boccone a te,....un boccone al cane ....Un boccone a me, un boccone a te,....un boccone al cane...............Un boccone a me, un boccone a te,....un boccone al cane ...
Si stava meglio quando si stava peggio,....oggi l'egoismo è totale......
Mi sembra più che ragionevole destinare 50 miliardi (un quarto dell'importo) alle imprese e quindi al tamponamento della crisi economica..
Ma non è così,........siamo ancora a tempi delle caverne. Noi abbiamo cacciato l'orso e ce lo mangiamo noi, gli altri possono tranquillamente morire di fame (o suicidarsi che è meglio, così si risparmia sulle pensioni)
Si stava meglio quando si stava peggio,....oggi l'egoismo è totale......
Mi sembra più che ragionevole destinare 50 miliardi (un quarto dell'importo) alle imprese e quindi al tamponamento della crisi economica..
Ma non è così,........siamo ancora a tempi delle caverne. Noi abbiamo cacciato l'orso e ce lo mangiamo noi, gli altri possono tranquillamente morire di fame (o suicidarsi che è meglio, così si risparmia sulle pensioni)
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Re: ITALIA-EMERGENZA LAVORO
La scoperta dell'acqua calda. Hanno tolto l'acqua dove nuotavano i pesci e adesso pretendono che sopravvivano. Se devono sopravvivere di certo non ci pensano ad acquistare un'automobile.
Questo era tutto prevedibile. Ora però ci dobbiamo chiedere cosa succederà se il trend continua. Ci si deve chiedere quali scelte farà Marpionne. E se questa situazione gli dovesse fare comodo per scelte poco ortodosse?
AUTOMOTIVE
Immatricolazioni auto, nuovo crollo ad aprile: -17,9% rispetto allo stesso mese del 2011
Scende ancora il mercato auto nel mese di aprile
dopo il profondo rosso del mese di marzo (-26,5%)
MILANO - Dopo il profondo rosso di marzo (-26,5%), crolla ancora il mercato delle auto: ad aprile le immatricolazioni hanno subito un calo del 17,9% rispetto ad aprile di un anno fa, registrando 129.663 nuove immatricolazioni contro le 158.113 di aprile 2011. Lo annuncia il ministero dei Trasporti.
I MARCHI - A livello di marchi, il segno meno - risultato sul quale ha inciso anche lo sciopero delle bisarche - domina naturalmente per quasi tutte le case, con Fiat che registra 28.215 immatricolazioni (-12,5% sullo stesso mese del 2011) con una quota di mercato in crescita dal 20,39% al 21,76%. Al secondo posto per vendite, Volkswagen che vede però le immatricolazioni scendere del 19,78% a 10.550 unità e una quota in calo all'8,14%. Nel gruppo Fiat segno meno anche per Alfa Romeo (-19,52% e 4.440 unità vendute), Chrysler/Jeep/Dodge (-30,92%), mentre è più o meno in parità il bilancio di Lancia (-0,94% e 7.499 unitá immatricolate).
PERDITE - Se le perdite sono generalizzate (anche per le case premium tedesche, Audi - 22,98%, Bmw -10,94%, Mercedes -18,19%) Citroen chiude in leggerissima crescita (+0,19%) mentre Kia segna UN +66,27% (e 2.080 unità). Chevrolet chiude il mese con +44,05% a quota 4.660 auto vendute. Bene anche Dacia: la low-cost del gruppo Renault archivia aprile con +37,22% e 2.529 auto vendute. Sempre negativo, invece, il bilancio delle case giapponesi (Toyota -39,33%, Nissan -35,36%, Honda -24,40%, Mazda -48,53%). Si conferma infine il crollo del costruttore molisano Dr, che dovrebbe prendere in gestione la fabbrica di Termini Imerese: ad aprile ha immatricolato solo 42 unità con un calo dell'81,58%.
Redazione Online
2 maggio 2012 | 18:42
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Questo era tutto prevedibile. Ora però ci dobbiamo chiedere cosa succederà se il trend continua. Ci si deve chiedere quali scelte farà Marpionne. E se questa situazione gli dovesse fare comodo per scelte poco ortodosse?
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Immatricolazioni auto, nuovo crollo ad aprile: -17,9% rispetto allo stesso mese del 2011
Scende ancora il mercato auto nel mese di aprile
dopo il profondo rosso del mese di marzo (-26,5%)
MILANO - Dopo il profondo rosso di marzo (-26,5%), crolla ancora il mercato delle auto: ad aprile le immatricolazioni hanno subito un calo del 17,9% rispetto ad aprile di un anno fa, registrando 129.663 nuove immatricolazioni contro le 158.113 di aprile 2011. Lo annuncia il ministero dei Trasporti.
I MARCHI - A livello di marchi, il segno meno - risultato sul quale ha inciso anche lo sciopero delle bisarche - domina naturalmente per quasi tutte le case, con Fiat che registra 28.215 immatricolazioni (-12,5% sullo stesso mese del 2011) con una quota di mercato in crescita dal 20,39% al 21,76%. Al secondo posto per vendite, Volkswagen che vede però le immatricolazioni scendere del 19,78% a 10.550 unità e una quota in calo all'8,14%. Nel gruppo Fiat segno meno anche per Alfa Romeo (-19,52% e 4.440 unità vendute), Chrysler/Jeep/Dodge (-30,92%), mentre è più o meno in parità il bilancio di Lancia (-0,94% e 7.499 unitá immatricolate).
PERDITE - Se le perdite sono generalizzate (anche per le case premium tedesche, Audi - 22,98%, Bmw -10,94%, Mercedes -18,19%) Citroen chiude in leggerissima crescita (+0,19%) mentre Kia segna UN +66,27% (e 2.080 unità). Chevrolet chiude il mese con +44,05% a quota 4.660 auto vendute. Bene anche Dacia: la low-cost del gruppo Renault archivia aprile con +37,22% e 2.529 auto vendute. Sempre negativo, invece, il bilancio delle case giapponesi (Toyota -39,33%, Nissan -35,36%, Honda -24,40%, Mazda -48,53%). Si conferma infine il crollo del costruttore molisano Dr, che dovrebbe prendere in gestione la fabbrica di Termini Imerese: ad aprile ha immatricolato solo 42 unità con un calo dell'81,58%.
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Re: ITALIA-EMERGENZA LAVORO
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: ITALIA-EMERGENZA LAVORO
Monti e non solo invocano investimenti in Italia,.......senza mai riflettere.
LAVORO
Nokia Siemens Italia taglia 580 posti
La Fiom: "Inaccettabile, intervenga Passera"
Per la joint venture finnico-tedesca gli esuberi equivalgono a più della metà dei dipendenti. I sindacati chiedono l'apertura di un tavolo al ministero dello Sviluppo economico in cui discutere della crisi del settore delle telecomunicazioni
MILANO - Nokia Siemens Network Italia ha annunciato ai sindacati che intende porre in esubero 580 lavoratori su 1.100 dei suoi dipendenti. Sergio Bellavita, segretario nazionale della Fiom-Cgil, ha affermato che "la cifra deriva, tra l'altro, dal fallimento della esternalizzazione delle attività di ricerca alla canadese DragonWave, un'operazione che sin dall'inizio avevamo considerato spregiudicata e tesa esclusivamente al progressivo disimpegno della multinazionale dall'Italia".
Bellavita definisce "inaccettabile" la decisione del gruppo finnico-tedesco delle tlc. "Contrasteremo con ogni mezzo questa scelta sciagurata e sollecitiamo quindi il ministro dello Sviluppo economico, Passera, a convocare con estrema urgenza il tavolo di settore delle telecomunicazioni, tavolo che dovrà affrontare le situazioni di aziende quali Alcatel Lucent, Nsn, Italtel, Jabil, Sirti e altre", ha proseguito Bellavita, per il quale "il governo non può assistere impassibile allo stillicidio quotidiano di notizie relative alla perdita di posti di lavoro, competenze e professionalità, tecnologie".
La Repubblica
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Nokia Siemens Italia taglia 580 posti
La Fiom: "Inaccettabile, intervenga Passera"
Per la joint venture finnico-tedesca gli esuberi equivalgono a più della metà dei dipendenti. I sindacati chiedono l'apertura di un tavolo al ministero dello Sviluppo economico in cui discutere della crisi del settore delle telecomunicazioni
MILANO - Nokia Siemens Network Italia ha annunciato ai sindacati che intende porre in esubero 580 lavoratori su 1.100 dei suoi dipendenti. Sergio Bellavita, segretario nazionale della Fiom-Cgil, ha affermato che "la cifra deriva, tra l'altro, dal fallimento della esternalizzazione delle attività di ricerca alla canadese DragonWave, un'operazione che sin dall'inizio avevamo considerato spregiudicata e tesa esclusivamente al progressivo disimpegno della multinazionale dall'Italia".
Bellavita definisce "inaccettabile" la decisione del gruppo finnico-tedesco delle tlc. "Contrasteremo con ogni mezzo questa scelta sciagurata e sollecitiamo quindi il ministro dello Sviluppo economico, Passera, a convocare con estrema urgenza il tavolo di settore delle telecomunicazioni, tavolo che dovrà affrontare le situazioni di aziende quali Alcatel Lucent, Nsn, Italtel, Jabil, Sirti e altre", ha proseguito Bellavita, per il quale "il governo non può assistere impassibile allo stillicidio quotidiano di notizie relative alla perdita di posti di lavoro, competenze e professionalità, tecnologie".
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Re: ITALIA-EMERGENZA LAVORO
IL FENOMENO
La crisi dei manager
100 mila posti in fumo in 3 anni
Secondo i dati Istat il numero di dirigenti è passato da 500 mila a 396 mila
MILANO- Più di 100 mila dirigenti hanno perso il posto negli ultimi tre anni. La crisi colpisce duramente anche le figure professionali più specializzate, come dimostrano i dati Istat dal 2008 al 2011. In Italia il numero di dirigenti è passato da 500 a 396 mila e sono sempre di più quelli che fanno fatica a ricollocarsi sul mercato del lavoro.
NON MANTENGONO LA QUALIFICA-Secondo Federmanager, l'associazione di categoria dei dirigenti, la conferma non è solo nei dati ma nella tipologia di contratti applicati. «Solo una parte limitata di dirigenti - afferma il presidente Giorgio Ambrogion presidente di Federmanageri - riesce a collocarsi mantenendo la stessa qualifica.Alcuni sono costretti ad accettare il ritorno alla posizione di quadro. Sono ancora di più quelli che diventano manager atipici, ovvero una sorta di co.co.pro o partita Iva».
Redazione Online
6 maggio 2012 | 14:31
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La crisi dei manager
100 mila posti in fumo in 3 anni
Secondo i dati Istat il numero di dirigenti è passato da 500 mila a 396 mila
MILANO- Più di 100 mila dirigenti hanno perso il posto negli ultimi tre anni. La crisi colpisce duramente anche le figure professionali più specializzate, come dimostrano i dati Istat dal 2008 al 2011. In Italia il numero di dirigenti è passato da 500 a 396 mila e sono sempre di più quelli che fanno fatica a ricollocarsi sul mercato del lavoro.
NON MANTENGONO LA QUALIFICA-Secondo Federmanager, l'associazione di categoria dei dirigenti, la conferma non è solo nei dati ma nella tipologia di contratti applicati. «Solo una parte limitata di dirigenti - afferma il presidente Giorgio Ambrogion presidente di Federmanageri - riesce a collocarsi mantenendo la stessa qualifica.Alcuni sono costretti ad accettare il ritorno alla posizione di quadro. Sono ancora di più quelli che diventano manager atipici, ovvero una sorta di co.co.pro o partita Iva».
Redazione Online
6 maggio 2012 | 14:31
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Re: ITALIA-EMERGENZA LAVORO
LA RECESSIONE
La crisi brucia posti di lavoro
Persi 21,3 milioni di occupati
Il bilancio prodotto dal dissesto finanziario globale dal 2008 a oggi. E' quanto emerge dal rapporto congiunto Ilo-Ocse preparato per il Summit del G20 al via in Messico: 109 milioni i disoccupati alla fine del 2011. In Italia l'aumento peggiore: i senza lavoro aumentano del 23%
Lo leggo dopo
MILANO - La crisi finanziaria dal 2008 ad oggi ha bruciato 21,3 milioni di posti di lavoro nei Paesi del G20. A dirlo sono l'Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) e l'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) in un rapporto sul mercato del lavoro preparato per il G20 dei ministri del Lavoro, che si apre oggi in Messico.
Maglia nera è l'Italia: nell'ultimo anno i disoccupati sono aumentati del 23%. La relazione presentata in Messico riprende i dati sull'occupazione di marzo forniti dall'Istat il 2 maggio scorso: in Italia il numero totale dei disoccupati, pari a 2 milioni 506 mila, risulta aumentato del 23,4 per cento rispetto ai livelli del marzo di un anno prima. Si tratta dell'incremento più forte tra i paesi del G20, seguito dal più 15,6% della Spagna, e dal più 5,9% della Gran Bretagna. Per l'insieme dell'Ue il numero di disoccupati, a 24,772 milioni è aumentato del 9,4%. All'opposto il calo più forte si è registrato in Turchia, con un meno 12% di disoccupati.
Ilo ed Ocse sottolineano, quindi, che per tornare al tasso di occupazione pre-crisi dovrebbe essere necessario creare circa 21 milioni di posti di lavoro nel 2012. Ma, evidenziano allo stesso tempo le due organizzazioni, se l'occupazione continua a crescere al tasso corrente dell'1,5%, sarà "impossibile" colmare il gap accumulato nei Paesi del G20 a partire dalla crisi cominciata nel 2008.
Il rapporto sottolinea, inoltre, quanto pesante sia la disoccupazione giovanile (15/16-24 anni) il cui tasso risulta in tutti i Paesi del G20 più alto di quello degli adulti: i giovani senza lavoro sono 37 milioni. "Chiediamo ai ministri di fare di più per aiutare i giovani", dichiarano in una nota il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria, e il direttore generale dell'Ilo, Juan Somavia, "oltre che con misure per stimolare l'occupazione, l'accesso dei giovani al mercato del lavoro può essere agevolato attraverso interventi per migliorare la loro preparazione tramite un largo accesso all'educazione di base e alla formazione lavorativa".
I due economisti chiedono "rinnovata enfasi su politiche occupazionali" che aiutino le economie ad accelerare e sostenere la crescita, far crescere i posti di lavoro dignitosi e uscire dalla trappola del debito. "La creazione di posti di lavoro resta debole in molti paesi e troppo bassa per riassorbire la massa di disoccupati e sottoccupati", proseguono Gurria e Somavia, "i tassi di disoccupazione sono ancora prossimi al picco raggiunto durante la recessione in numerosi paesi; a fine 2011 circa 109 milioni di persone sono risultate senza lavoro nei paesi del G20, senza contare gli scoraggiati". Il rapporto sottolinea come le criticità del mercato del lavoro varino da paese a paese: "Alcuni hanno la necessità immediata di abbassare livelli di disoccupazione inaccettabilmente alti, altri devono soprattutto promuovere la transizione tra il lavoro precario a quello tutelato".
(17 maggio 2012)
LA REPUBBLICA
La crisi brucia posti di lavoro
Persi 21,3 milioni di occupati
Il bilancio prodotto dal dissesto finanziario globale dal 2008 a oggi. E' quanto emerge dal rapporto congiunto Ilo-Ocse preparato per il Summit del G20 al via in Messico: 109 milioni i disoccupati alla fine del 2011. In Italia l'aumento peggiore: i senza lavoro aumentano del 23%
Lo leggo dopo
MILANO - La crisi finanziaria dal 2008 ad oggi ha bruciato 21,3 milioni di posti di lavoro nei Paesi del G20. A dirlo sono l'Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) e l'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) in un rapporto sul mercato del lavoro preparato per il G20 dei ministri del Lavoro, che si apre oggi in Messico.
Maglia nera è l'Italia: nell'ultimo anno i disoccupati sono aumentati del 23%. La relazione presentata in Messico riprende i dati sull'occupazione di marzo forniti dall'Istat il 2 maggio scorso: in Italia il numero totale dei disoccupati, pari a 2 milioni 506 mila, risulta aumentato del 23,4 per cento rispetto ai livelli del marzo di un anno prima. Si tratta dell'incremento più forte tra i paesi del G20, seguito dal più 15,6% della Spagna, e dal più 5,9% della Gran Bretagna. Per l'insieme dell'Ue il numero di disoccupati, a 24,772 milioni è aumentato del 9,4%. All'opposto il calo più forte si è registrato in Turchia, con un meno 12% di disoccupati.
Ilo ed Ocse sottolineano, quindi, che per tornare al tasso di occupazione pre-crisi dovrebbe essere necessario creare circa 21 milioni di posti di lavoro nel 2012. Ma, evidenziano allo stesso tempo le due organizzazioni, se l'occupazione continua a crescere al tasso corrente dell'1,5%, sarà "impossibile" colmare il gap accumulato nei Paesi del G20 a partire dalla crisi cominciata nel 2008.
Il rapporto sottolinea, inoltre, quanto pesante sia la disoccupazione giovanile (15/16-24 anni) il cui tasso risulta in tutti i Paesi del G20 più alto di quello degli adulti: i giovani senza lavoro sono 37 milioni. "Chiediamo ai ministri di fare di più per aiutare i giovani", dichiarano in una nota il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria, e il direttore generale dell'Ilo, Juan Somavia, "oltre che con misure per stimolare l'occupazione, l'accesso dei giovani al mercato del lavoro può essere agevolato attraverso interventi per migliorare la loro preparazione tramite un largo accesso all'educazione di base e alla formazione lavorativa".
I due economisti chiedono "rinnovata enfasi su politiche occupazionali" che aiutino le economie ad accelerare e sostenere la crescita, far crescere i posti di lavoro dignitosi e uscire dalla trappola del debito. "La creazione di posti di lavoro resta debole in molti paesi e troppo bassa per riassorbire la massa di disoccupati e sottoccupati", proseguono Gurria e Somavia, "i tassi di disoccupazione sono ancora prossimi al picco raggiunto durante la recessione in numerosi paesi; a fine 2011 circa 109 milioni di persone sono risultate senza lavoro nei paesi del G20, senza contare gli scoraggiati". Il rapporto sottolinea come le criticità del mercato del lavoro varino da paese a paese: "Alcuni hanno la necessità immediata di abbassare livelli di disoccupazione inaccettabilmente alti, altri devono soprattutto promuovere la transizione tra il lavoro precario a quello tutelato".
(17 maggio 2012)
LA REPUBBLICA
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Re: ITALIA-EMERGENZA LAVORO
Na botta de niente!!!!!!
Dopo mesi che calano le vendite,.. ecco la risposta
Fiat, in cassa integrazione tutti i dipendenti degli Enti Centrali di Mirafiori
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 18 maggio 2012
Non era mai successo prima nella lunga storia del Lingotto di Torino: tutti i 5.400 dipendenti degli Enti Centrali di Mirafiori, la maggior parte impiegati, andranno per la prima volta in cassa integrazione ordinaria per sei giorni.
“E’ una pessima notizia: vuol dire che anche a livello della testa di Fiat ci sono forti problemi” ha commentato Edi Lazzi, responsabile V lega Fiom.
I giorni di cassa integrazione saranno sei: il 14, 15 e 21 giugno, il 12, 13 e 19 luglio. Queste date vanno ad aggiungersi a quelli già programmati per il 22 giugno e per il 20 luglio, in cui ci sarà la chiusura dello stabilimento utilizzando i permessi personali dei lavoratori. “I timori riguardo all’indebolimento dell’azienda e al suo disimpegno dal nostro Paese, dopo questa decisione – ha aggiunto Edi Lazzi – incominciano drammaticamente ad assumere una forma concreta. Ci auguriamo che, a fronte di questo ulteriore pesantissimo segnale, la città, le istituzioni e le forze sociali non voltino ancora una volta lo sguardo da altre parti minimizzando ciò che sta accadendo”.
Dopo mesi che calano le vendite,.. ecco la risposta
Fiat, in cassa integrazione tutti i dipendenti degli Enti Centrali di Mirafiori
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 18 maggio 2012
Non era mai successo prima nella lunga storia del Lingotto di Torino: tutti i 5.400 dipendenti degli Enti Centrali di Mirafiori, la maggior parte impiegati, andranno per la prima volta in cassa integrazione ordinaria per sei giorni.
“E’ una pessima notizia: vuol dire che anche a livello della testa di Fiat ci sono forti problemi” ha commentato Edi Lazzi, responsabile V lega Fiom.
I giorni di cassa integrazione saranno sei: il 14, 15 e 21 giugno, il 12, 13 e 19 luglio. Queste date vanno ad aggiungersi a quelli già programmati per il 22 giugno e per il 20 luglio, in cui ci sarà la chiusura dello stabilimento utilizzando i permessi personali dei lavoratori. “I timori riguardo all’indebolimento dell’azienda e al suo disimpegno dal nostro Paese, dopo questa decisione – ha aggiunto Edi Lazzi – incominciano drammaticamente ad assumere una forma concreta. Ci auguriamo che, a fronte di questo ulteriore pesantissimo segnale, la città, le istituzioni e le forze sociali non voltino ancora una volta lo sguardo da altre parti minimizzando ciò che sta accadendo”.
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