E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

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iospero
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

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L’estate referendaria di Possibile è già iniziata. In molte città sono iniziate le raccolte firme con i banchetti e da ieri è attivo il sito Internet http://referendum.possibile.com dove reperire tutte le informazioni utili con i materiali e la modulistica necessaria per smaltire le procedure burocratiche.
iospero
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FARE SUBITO CIO’ CHE SI DEVE FARE


di Argiris Panagopoulos, Marco Revelli – 28 luglio 2015 -

Mai come oggi la situa­zione — nazio­nale e inter­na­zio­nale – è stata così gra­vida di peri­coli e in così rapido muta­mento. Mai come oggi sen­tiamo la paura di per­dere del tutto il “nostro mondo”. Al tempo stesso, le evi­denti con­trad­di­zioni aprono straor­di­na­rie oppor­tu­nità di cam­bia­mento, se solo la sini­stra sapesse ritro­vare il senso del pro­prio esi­stere, come ha invi­tato a fare mar­tedì Norma Ran­geri sul mani­fe­sto del 28 luglio.

Lo sce­na­rio euro­peo in par­ti­co­lare – dal quale dipen­dono buona parte dei nostri destini e che non può non costi­tuire il rife­ri­mento prin­ci­pale del nostro agire – va rive­lando dram­ma­tici punti di caduta che met­tono in discus­sione la soprav­vi­venza dell’idea stessa di Europa. E che comun­que rive­lano che così com’è essa non può soprav­vi­vere. Che l’Europa o cam­bia o muore.

L’iniziativa poli­tica corag­giosa del governo greco e del suo popolo ha avuto il grande merito di mostrarlo a tutti, con­fer­mando la por­tata dav­vero sto­rica dello scon­tro che si sta svol­gendo nello spa­zio euro­peo. Il fatto che in que­sti giorni cru­ciali la Gre­cia sia rima­sta sola, denun­cia tutto il ritardo e l’inadeguatezza della sini­stra euro­pea a svol­gere il pro­prio ruolo in que­sto nuovo spa­zio poli­tico e sociale.

Il mer­can­ti­li­smo libe­ri­sta dei Trat­tati, defi­niti a misura dell’interesse nazio­nale tede­sco, è inso­ste­ni­bile. Porta l’eurozona al nau­fra­gio. E d’altra parte, non pos­siamo nascon­der­celo, è debole oggi il con­senso, non solo al livello dei governi, per la radi­cale cor­re­zione di rotta neces­sa­ria alla soprav­vi­venza eco­no­mica e demo­cra­tica dell’eurozona. L’ostacolo immenso lungo la strada non è solo la debo­lezza delle lea­der­ship poli­ti­che ma il defi­cit, morale e cul­tu­rale, dei popoli pri­gio­nieri dei diver­genti inte­ressi nazio­nali. Dob­biamo con urgenza defi­nire insieme come uscire da una trap­pola che svuota di senso sto­rico e poli­tico la sinistra.

Non sono, que­sti, gli unici segnali deva­stanti che ci arri­vano da Bru­xel­les, Fran­co­forte e Berlino.

Vi si aggiunge l’ostentazione di “disu­ma­nità sovrana” mostrata nella que­stione dei migranti, la vera emer­genza uma­ni­ta­ria del nostro tempo affron­tata come fasti­diosa que­stione di sicurezza.

La crisi delle cul­ture poli­ti­che demo­cra­ti­che tra­di­zio­nali, a comin­ciare da quella socia­li­sta, tra­volta dalla subal­ter­nità cul­tu­rale al libe­ri­smo delle social-democrazie occi­den­tali, e il sim­me­trico rie­mer­gere di popu­li­smi xeno­fobi e raz­zi­sti, non dis­si­mili da quelli che carat­te­riz­za­rono la cata­strofe euro­pea degli anni trenta.

La pra­tica costante di chie­dere ai governi mem­bri – a comin­ciare dal nostro, e da quelli spa­gnolo, por­to­ghese e irlan­dese oltre che, natu­ral­mente, a quello greco — di “far male” ai pro­pri popoli, impo­nendo loro sacri­fici dan­nosi e par­ti­co­lar­mente dolo­rosi per gli strati più deboli, come prova di fedeltà a un patto mai siglato da quei popoli e dive­nuto insop­por­ta­bile eco­no­mi­ca­mente, social­mente e moralmente.

In que­sto qua­dro il governo ita­liano è total­mente subal­terno a quella impo­si­zione e a quei dogmi, non solo inca­pace di modi­fi­carne quan­to­meno gli aspetti più pena­liz­zanti ma, anzi, impe­gnato a por­tare a com­pi­mento con zelo il man­dato rice­vuto dall’oligarchia che dirige l’Europa.

Vanno in que­sta dire­zione la mano­mis­sione del nostro ordi­na­mento demo­cra­tico costi­tu­zio­nale; la ten­den­ziale liqui­da­zione della nostra demo­cra­zia rap­pre­sen­ta­tiva in nome di una forma di governo bru­tal­mente sbi­lan­ciata sul potere ese­cu­tivo (una “demo­cra­zia ese­cu­tiva” o “ese­cu­to­ria”); l’imposizione di una legge-truffa desti­nata a defor­mare gra­ve­mente le volontà dell’elettorato e di con­se­gnare al dema­gogo di turno un potere senza più con­trap­pesi né anti­corpi; la volontà di can­cel­lare le rap­pre­sen­tanze sociali (in primo luogo quelle sin­da­cali) e l’umiliazione del mondo del lavoro con la can­cel­la­zione dei suoi diritti; l’aggressione vol­gare al mondo della cul­tura e della scuola, con l’umiliazione del sapere in nome di cri­teri gerar­chici azien­dali; la ridu­zione a merce di ciò che rimane del nostro patri­mo­nio ter­ri­to­riale e dei nostri beni comuni…

Quella che si con­fi­gura con il governo Renzi è una vera “emer­genza demo­cra­tica”. L’azione svolta finora e quella che si pre­para a por­tare a com­pi­mento defi­ni­scono il pro­filo di un muta­mento di sistema che richiede, per essere con­tra­stato, un’innovazione poli­tica e orga­niz­za­tiva all’altezza della sfida.

Come mostra la vicenda greca in tutta la sua dram­ma­ti­cità, oltre al con­flitto tra Stati e inte­ressi nazio­nali , si pro­fila all’orizzonte un con­flitto poli­tico e sociale di tipo nuovo, tra demo­cra­zia e oli­gar­chie finan­zia­rie e buro­cra­ti­che trans­na­zio­nali; tra domi­nio tota­liz­zante della forma denaro e affer­ma­zione dei prin­ci­pii fon­da­men­tali di giu­sti­zia sociale, egua­glianza e soli­da­rietà; tra governo dall’alto di società sem­pre più ingiu­ste e par­te­ci­pa­zione con­sa­pe­vole e dif­fusa alle scelte col­let­tive, com­bat­tuto non più solo nell’angusto spa­zio nazio­nale ma in campo euro­peo, in cui sarà fon­da­men­tale la capa­cità di dar vita a for­ma­zioni di grandi dimen­sioni, cre­di­bili, forti, auto­re­voli, capaci di supe­rare le distin­zioni di nazio­na­lità e le altret­tanto asfit­ti­che fram­men­ta­zioni identitarie.

Per que­sta ragione noi oggi rite­niamo non più rin­via­bile l’impegno di tutte le forze che si pon­gono in alter­na­tiva a que­sto qua­dro dram­ma­tico e che ancora si richia­mano ai valori di egua­glianza, auto­no­mia e libertà che furono della migliore sini­stra a porre in campo anche in Ita­lia, nei tempi brevi impo­sti dalla gra­vità della situa­zione, una forza uni­ta­ria, inno­va­tiva nello stile poli­tico e cre­di­bile nel pro­prio pro­gramma, non mino­ri­ta­ria né chiusa in ste­rili pra­ti­che testi­mo­niali ma capace, come già è avve­nuto in Gre­cia e in Spa­gna, di costi­tuire un’alternativa di governo e di para­digma allo stato di cose pre­sente. Un sog­getto poli­tico dichia­ra­ta­mente anti­li­be­ri­sta, dotato della forza per com­pe­tere per il governo del paese in con­cor­renza con gli altri poli politici.

Tutte le ultime tor­nate elet­to­rali hanno rive­lato che senza un pro­getto uni­ta­rio a sini­stra, capace di supe­rare l’attuale fram­men­ta­zione, non c’è spe­ranza di soprav­vi­venza per nes­suno. Non pos­siamo con­ti­nuare a ripe­tere che il tempo è ora. Biso­gna dare, da subito, un segnale chiaro. Che si è pronti. E che c’è biso­gno di tutte e tutti. Non solo di chi, in que­sti mesi, nell’area poli­tica alla sini­stra del PD, ha avviato un fitto dia­logo in vista dell’apertura di un “pro­cesso costi­tuente”, ma soprat­tutto degli altri, che nei “luo­ghi della vita” con­ti­nuano a tes­sere resi­stenza, soli­da­rietà, azioni civili, coe­sione sociale. A com­bat­tere l’imbarbarimento e a spe­ri­men­tare il bien vivir. Quelli che aspet­tano che qual­cosa si muova, e che sia cre­di­bile, nuovo, diverso, forte.

Dovranno essere soprat­tutto loro i pro­ta­go­ni­sti della grande “casa comune” che di deve ini­ziare a costruire.

Fac­ciamo sì che sia da subito un “per­corso del fare”. Indi­vi­duiamo fin d’ora nell’iniziativa refe­ren­da­ria sui temi più vicini alla vita delle per­sone un ter­reno su cui impe­gnarsi qui ed ora. Impe­gnia­moci a costruire su ogni tema la più larga rete di sog­getti, che già ci sono, e già sono attivi.

Si lanci, ancor prima della pausa estiva, un mes­sag­gio chiaro e forte: che ci siamo. Che par­tiamo. Che pos­siamo far­cela. Lo dob­biamo ai tanti che aspet­tano da troppo tempo.

Ci si impegni a incontrarci a breve, entro la settimana, tutti quelli che sentono questa urgenza, per avviare il processo e preparare per ottobre un grande appuntamento unitario.



( pubblicato su Il manifesto del 28 luglio 2015)
iospero
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

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LA PARTITA PER LIBERARE IL FUTURO
di Stefano Fassina – 4 agosto 2015

Il deca­logo di Norma Ran­geri pro­pone sce­nari fer­tili per la discus­sione e l’iniziativa poli­tica. Sì, c’è vita a sini­stra. Sono vive le donne e gli uomini spiag­giati dalla «cul­tura e dall’economia dello scarto» denun­ciata da Papa Fran­ce­sco, col­piti, da ultimo, dalle “riforme” del mer­cato del lavoro, della scuola, delle regole della demo­cra­zia o affo­gati dall’egoismo ottuso dei bene­stanti e dalla paura dispe­rata dei penul­timi. Così come sono vive le donne e gli uomini, soprat­tutto i più gio­vani e più qua­li­fi­cati, costretti a sven­dere i loro talenti o a emigrare.

Come dare voce all’universo degli invi­si­bili abban­do­nati e dei pio­nieri senza oppor­tu­nità? Per rispon­dere, vogliamo costruire, ambi­zio­sa­mente, un par­tito per la sfida del governo. L’ambizione deve pog­giare, innan­zi­tutto, su un’analisi con­di­visa del tor­nante sto­rico nel quale siamo. Su que­ste pagine Revelli e Pana­go­pou­los, Fer­rero, Mar­tone e Piz­zuti con­fer­mano una larga sin­to­nia tra di noi. Vediamo il trionfo inso­ste­ni­bile del capi­tale sul lavoro e l’euro-zona sulla rotta del Tita­nic. Inol­tre, dopo la dram­ma­tica caduta delle spe­ranze corag­gio­sa­mente ali­men­tate da Syriza e dal Governo Tsi­pras, è anche diven­tato evi­dente a tutti che, nel qua­dro del mer­can­ti­li­smo libe­ri­sta, la sini­stra è senza spa­zio di mano­vra. Nell’area della moneta unica, la demo­cra­zia e la poli­tica sono pri­gio­nieri di Tina: «There is no alter­na­tive». Pen­siero unico e agenda unica. Oppure, l’apocalisse.

È, invece, oggetto di discus­sione la strada da per­cor­rere per libe­rare il futuro. Da una parte, chi indica la strada della radi­cale cor­re­zione dei Trat­tati affin­ché l’euro, da fat­tore regres­sivo, diventi fat­tore pro­gres­sivo. Dall’altra, chi, come il sot­to­scritto, ritiene che non vi siano le con­di­zioni poli­ti­che per ribal­tare i Trat­tati e indi­vi­dua il supe­ra­mento con­cor­dato dell’euro come pas­sag­gio obbli­gato per sal­vare l’Unione euro­pea e ria­prire la par­tita della demo­cra­zia fon­data sul lavoro.
Per avviare la costru­zione di una forza poli­tica ambi­ziosa, una comune carta di valori è insuf­fi­ciente. Vanno fatti i conti con “l’europeismo reale”, come li abbiamo fatti, chi prima chi dopo, con il “socia­li­smo reale”. Sta­volta, non pos­siamo aspet­tare le schegge del Muro di Ber­lino. L’euro è stato un errore di pro­spet­tiva poli­tica: nato per argi­nare lo svuo­ta­mento della sovra­nità nazio­nale e la sva­lu­ta­zione del lavoro deter­mi­nati dai mer­cati glo­bali de-regolati, è diven­tato potente fat­tore di aggra­va­mento dello squi­li­brio nei rap­porti di forza tra capi­tale e lavoro.

Il dilemma «euro si/euro no» è la punta dell’iceberg. È da riscri­vere l’intero impianto di mar­gi­na­liz­za­zione della poli­tica con­te­nuto nei Trat­tati, fun­zio­nali all’interesse nazio­nale tede­sco. Ma invo­care il corag­gio delle élite per arri­vare agli Stati Uniti d’Europa è reto­rica auto­con­so­la­to­ria. Le con­di­zioni poli­ti­che per le cor­re­zioni neces­sa­rie alla “costi­tu­zione” dell’euro-zona sono assenti per ragioni pro­fonde: i carat­teri morali e cul­tu­rali dei popoli, gli inte­ressi degli Stati nazio­nali e i rap­porti di forza. La Ger­ma­nia lo inco­min­cia a rico­no­scere: pur nel qua­dro di un approc­cio puni­tivo verso la Gre­cia, ha rotto il tabù dell’irreversibilità dell’euro. Il Mini­stro Schäu­ble, con il con­senso della Can­cel­liera Mer­kel, all’Euro-summit del 12 Luglio scorso, pro­pone una «Gre­xit assi­stita». Il Ger­man Coun­cil of the Eco­no­mic Experts, qual­che giorno fa, pre­senta l’euro-exit come solu­zione siste­mica in un rap­porto uffi­ciale al governo di Berlino.

Per arri­vare al supe­ra­mento con­cor­dato dell’euro e nego­ziare con­di­zioni di atter­rag­gio soste­ni­bili e, così, porre le basi per sal­vare l’Unione euro­pea e, con essa, le demo­cra­zie delle classi medie va costruita un’alleanza tra fronti nazio­nali gui­dati da forze pro­gres­si­ste, aperti alla destra costi­tu­zio­nale e “sovra­ni­sta”, come rea­liz­zato da Syriza in Gre­cia con Anel.

Su quali sog­getti sociali e inte­ressi eco­no­mici far leva? Su quanti sono sva­lu­tati per com­pe­tere nell’economia dell’export e su quanti subi­scono il defi­cit cro­nico di domanda interna: il lavoro subor­di­nato, dipen­dente pri­vato e pub­blico, o a Par­tita Iva, la micro impresa arti­giana e com­mer­ciale, l’arcipelago delle pro­fes­sioni pro­le­ta­riz­zate. Uniti, in un’alleanza sociale pro­gres­siva, con chi com­pete sull’innovazione e sulla qua­lità del lavoro.

La coa­li­zione della domanda interna per il lavoro di cit­ta­di­nanza è il com­pito dif­fi­cile del par­tito nazio­nale e popo­lare da costruire insieme.

da il manifesto del 4 agosto 2015
cielo 70
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

Messaggio da cielo 70 »

Ritengo che per fare questo si debba collaborare anche coi dissidenti del Pd. E ancora non ho capito in che modo possa esserci una destra, sia pure sociale, che collabora col nuovo soggetto. Com'è che non si definiscono di sinistra.
iospero
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

Messaggio da iospero »

cielo 70 ha scritto:Ritengo che per fare questo si debba collaborare anche coi dissidenti del Pd. E ancora non ho capito in che modo possa esserci una destra, sia pure sociale, che collabora col nuovo soggetto. Com'è che non si definiscono di sinistra.
Anche a destra non condividono per niente un'Europa germanocentrica, quindi, pur essendo distanti su tanti problemi, qualcosa in comune c'è e andrebbe sfruttato adeguatamente.
Maucat
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

Messaggio da Maucat »

Prendersela con l'EURO è sbagliato e la sua dissoluzione aumenterebbe solo i problemi.
Il problema è che l'UE
non ha un'unica politica fiscale
non ha un'unica politica economica
non ha un'unica politica sanitaria
non ha un'unica politica di sviluppo
non ha un'unica politica estera

e ha solo
un'unica Banca Centrale
un'unica moneta.

Il problema ancora più grande è che il mondo globalizzato degli ultimi 20 anni non consentirebbe più le svalutazioni competitive tipo 1992 della liretta, i costi di produzione in molte zone del mondo sono meno di 100 € mensili per lavoratore quindi come potrebbero competere i lavoratori europei occidentali?
Se non si riesce a elevare i costi nei paesi produttori extra Europa occidentale l'unica strada per salvaguardare il lavoro nella UE occidentale sarà rivedere le norme del WTO e forse abrogarlo.
Porre la "salute" della società collettiva davanti al "profitto" a tutti i costi del liberismo spinto altrimenti saremo perduti e la strada verso la III GM sarà spianata...
pancho
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

Messaggio da pancho »

Maucat ha scritto:Prendersela con l'EURO è sbagliato e la sua dissoluzione aumenterebbe solo i problemi.
Il problema è che l'UE
non ha un'unica politica fiscale
non ha un'unica politica economica
non ha un'unica politica sanitaria
non ha un'unica politica di sviluppo
non ha un'unica politica estera

e ha solo
un'unica Banca Centrale
un'unica moneta.

Il problema ancora più grande è che il mondo globalizzato degli ultimi 20 anni non consentirebbe più le svalutazioni competitive tipo 1992 della liretta, i costi di produzione in molte zone del mondo sono meno di 100 € mensili per lavoratore quindi come potrebbero competere i lavoratori europei occidentali?
Se non si riesce a elevare i costi nei paesi produttori extra Europa occidentale l'unica strada per salvaguardare il lavoro nella UE occidentale sarà rivedere le norme del WTO e forse abrogarlo.
Porre la "salute" della società collettiva davanti al "profitto" a tutti i costi del liberismo spinto altrimenti saremo perduti e la strada verso la III GM sarà spianata...
Quello che tu propone e che doveva essere gia implicito in questa europa unita purtroppo non funziona per volonta' degli stessi stati europei.

Gli stessi stati all'interno fanno politiche prettamente nazionali e protezionistiche. Tutto il contrario di quello che doveva essere questa benedetta nuova europa.

Arrivati a questo punto e visto le ultime mossa dell'inghilterra e della Francia riguardo queste grosse migrazioni anche sul loro territorio come si puo' ancora sostenere che questa europa possa cambiare visto anche il dramma imposto alla Grecia?

Continuare a sostenere all'infinito che cosi non va e che bisogna cambiare non credo sia una soluzione attendibile.

Penso che questo ci faccia perdere tempo facendoci adagiare sul concetto che senza euro sarebbe un dramma per tutti.

Prima bisognera sapere quali sono questi tutti poiche cred che il problema piu' grosso potrebbe essere a carico proprio di quei paesi che continuano ad ostinarsi sulle proprie convenienze interne(Deutschland docet).

Se un "grande" estimatore come me di un'Europa Unita e' arrivato a quesro, ci saranno pure della cause o no?

E poi, chi ha detto che senza euro staremo peggio?

Questa e' una domanda alla quale politologi ed economisti illustri si son spesso divisi quindi le ns. prese di posizione possono essere considerate per quello che possono valere e spesso seguendo le correnti maggioritarie di pensieri ci fanno sbattere sempre contro i muri e poi ti accorgi che nel frattempo coloro che te l'hanno messo in quel posto, sono stati i primi a spostare in altre valute i loro lucrosi "guadagni".

Mi si dimostri che e' al contrario ed io subito cambiero' il mio attuale giudizio.

Quindi, occhio anche su questo tema serissimo.



un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
iospero
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

Messaggio da iospero »

Caro pancho.
alla Germania e ad alcuni altri paesi del nord va bene questa Europa, anche se politici tedeschi come Gregor Gysi hanno bene espresso il loro parere contrario alle attuali politiche nella lettera alla presidenza (vedi Grecia), tutti gli altri devono svegliarsi a ritrattare pari a pari con la Germania nuove regole .
In Italia sia da destra che da sinistra si deve mettere Renzi con le spalle al muro , non si può continuare così, o è in grado di far fronte alla Merkel con gli altri stati Grecia, Spagna, Portogallo, Francia o vada a casa. Se l'Italia prendesse posizione in modo chiaro anche gli altri troverebbero conveniente far parte del gruppo.
iospero
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

Messaggio da iospero »

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C’E’ VITA A SINISTRA – STAVOLTA SPONTANEAMENTE NON NASCE NULLA (O TROPPO)
di Alfonso Gianni – 5 agosto 2015

L’editoriale di Norma Ran­geri «C’é vita a sini­stra», ha il pre­gio di andare al noc­ciolo della que­stione. In un con­te­sto ove il «benal­tri­smo» è assai dif­fuso ed è una delle facce dell’immobilismo, è una occa­sione da non sprecare.

In Ita­lia non esi­ste una sini­stra degna di que­sto nome per spes­sore di pen­siero, qua­lità di pro­po­sta, massa cri­tica. È una con­danna eterna, una sorta di legge del contrappasso?

No, ma è una con­di­zione reale che ha cause pro­fonde. Lasciamo per un attimo da parte, senza dimen­ti­carle mai, quelle più strut­tu­rali deri­vanti dalla deva­sta­zione ope­rata nel tes­suto sociale dai pro­cessi indotti dal moderno capi­ta­li­smo e dal suo man­tra neo­li­be­ri­sta. Limi­tia­moci agli aspetti più pro­pria­mente politici.

Si diceva che la dege­ne­ra­zione del Pd avrebbe aperto pra­te­rie a sini­stra. Sba­gliato. Ha lasciato un deserto dove spon­ta­nea­mente cre­sce solo il ran­core. Que­sto si può anche tra­mu­tare in popu­li­smo più o meno tele­gui­dato. Ma que­sto è in altre mani, in quelle di Renzi, nella ver­sione più clas­sica del popu­li­smo dall’alto, in quella di Grillo in una ver­sione più ibrida, attra­ver­sata anche da spunti con­trad­di­tori che andreb­bero disar­ti­co­lati, se esi­stesse una forza in grado di farlo. La strada del popu­li­smo di sini­stra, oltre che incon­grua per una sini­stra di pro­getto, è comun­que già abbon­dan­te­mente occupata.

Che fare allora? Modelli cui ispi­rarsi non ce ne sono. Equi­var­rebbe a cer­care la chiave sotto il lam­pione solo per­ché lì c’è la luce. Lo vediamo anche per le migliori espe­rienze in atto in Europa, nostro ter­reno pri­vi­le­giato di scon­tro. Tsi­pras stesso ha pro­nun­ciato parole fin troppo dure e auto­cri­ti­che rispetto alo stato della sua orga­niz­za­zione, soprat­tutto in rela­zione alle nuove respon­sa­bi­lità di governo. Pode­mos sta ragio­nando sulla straor­di­na­ria occa­sione che le pros­sime ele­zioni potreb­bero offrire. Ma qual­che nuvola si sta adden­sando, come l’eventuale rot­tura tra la for­ma­zione di Igle­sias e Izquierda Unida, che cur­ve­rebbe a destra l’asse di una nuova pos­si­bile coa­li­zione di governo.

Dob­biamo per­ciò fare da soli. La cosa più nociva è dare spa­zio alla con­trap­po­si­zione dall’alto/dal basso; dai (micro)partiti/dai movi­menti. La realtà è più acida.

Tra que­sti ultimi né gli uni né gli altri attra­ver­sano periodi di grande ful­gore. Con­trap­porli è un sui­ci­dio. D’altro canto chi decide cos’é l’alto e cos’è il basso? Ogni ambito ha il suo. Nella sfera della poli­tica, quanto entro i movi­menti. Chi li pra­tica sa bene come il lea­de­ri­smo alberga anche in que­sti ultimi.

Ad esem­pio se alcuni depu­tati si uni­scono per for­mare un nuovo gruppo che si richiama all’Altra Europa con Tsi­pras, pos­sono appa­rire l’alto, che so io, rispetto al movi­mento dell’occupazione delle case, ma sono il basso nel loro ambito, rispetto ai ver­tici e ceti poli­tici domi­nanti nella poli­tica poli­ti­cienne. Infine chi ha qual­che anno di vita poli­tica alle spalle sa che fre­quen­tando par­titi o movi­menti fini­sce spesso per incon­trarvi le stesse per­sone, anche se per for­tuna non tutte e solo le stesse.

La divi­sione è quindi spesso arti­fi­ciale o fun­zio­nale, antro­po­lo­gi­ca­mente inesistente.

È giu­sto allora chie­dere che ognuno fac­cia quello che deve e può nella sua sfera d’azione e di influenza. Al mas­simo delle pro­prie capa­cità, senza con­trap­porsi ad altri livelli. Que­sto è il pro­cesso costituente.

Se rie­sce ad affon­dare le pro­prie radici nel tes­suto sociale si può par­lare anche di qual­che cosa di più: di un potere costi­tuente che si con­trap­pone a quello costi­tuito delle eli­tes eco­no­mico finan­zia­rie, che alcuni chia­me­ranno capi­tale glo­bale, altri oli­gar­chie. Ma, ai giorni nostri, non sareb­bero dif­fe­renze seman­ti­che inconciliabili.

Per avviare que­sto pro­cesso c’è biso­gno che qual­cuno lo inizi. Spon­ta­nea­mente non nasce. O ne nascono troppi, in lotta tra loro con fal­li­mento incorporato.

Riu­ni­fi­care ciò che c’è alla sini­stra del Pd e che si pone in alter­na­tiva ad esso, non è la solu­zione del pro­blema, ma può esserne una pre­con­di­zione. Un segnale di con­tro­ten­denza rispetto alla fram­men­ta­zione. Un’operazione pre­ven­tiva di igiene politica.

Il gram­sciano spi­rito di scis­sione va eser­ci­tato su ben altre que­stioni, quali quelle che sepa­rano il ren­zi­smo e la morente social­de­mo­cra­zia euro­pea da una sini­stra. Non ha senso chia­marlo in causa per indo­rare la pil­lola della pura soprav­vi­venza di misere ren­dite di posizione.

Certo, ripre­sen­tare gli stessi volti più volte puniti dalle «dure lezioni della sto­ria» non reg­ge­rebbe nep­pure per un’operazione mini­male. La costru­zione di un nuovo gruppo diri­gente è con­su­stan­ziale all’avvio del pro­cesso costi­tuente. Per sapere se ci sono le figure adatte biso­gna met­terle alla prova. Non cono­sco altro metodo.

pubblicato su il manifesto del 5 agosto 2015
pancho
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

Messaggio da pancho »

Per rispondere a Iospero sopra( http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 886#p40886 ) inserisco alcune polemiche fra Marx e Bakunin che ritengo molto attuali ed e' pèproprio per queste analisi di Bakunin che ho poca fiducia che si possa costruire veramente qualcosa di nuovo da contrapporre all'egoismo innato nelle persone. Solo la cultura potrebbe darci una mano ma anche qui userei il condizionale visto cosa ci insegna la storia anche del passato recente.

"Marx, sempre attivo nel polemizzare con Bakunin, lesse un suo opuscoletto ("Stato e anarchia"), e vi scrisse dei commenti. Eccone uno stralcio[11]:

Bakunin: «Il suffragio universale tramite il quale il popolo intero elegge i suoi rappresentanti e i governanti dello Stato - questa è l'ultima parola dei marxisti e della scuola democratica. Tutte queste sono menzogne che nascondono il dispotismo di una minoranza che detiene il governo, menzogne tanto più pericolose in quanto questa minoranza si presenta come espressione della cosiddetta volontà popolare»

Marx: «Con la collettivizzazione della proprietà, la cosiddetta volontà popolare scompare per lasciare spazio alla volontà reale dell'ente cooperativo»

Bakunin: «Risultato: il dominio esercitato sulla grande maggioranza del popolo da parte di una minoranza di privilegiati. Ma, dicono i marxisti, questa minoranza sarà costituita da lavoratori. Si, certo, ma da ex lavoratori che, una volta diventati rappresentanti o governanti del popolo, cessano di essere lavoratori»

Marx: «Non più di quanto un industriale oggi cessi di essere un capitalista quando diventa membro del consiglio comunale»

Bakunin: «E dall'alto dei vertici dello Stato cominciano a guardare con disprezzo il mondo comune dei lavoratori. Da quel punto in poi non rappresentano più il popolo, ma solo se stessi e le proprie pretese di governare il popolo. Chi mette in dubbio ciò dimostra di non conoscere per niente la natura umana»

Marx: «Se solo il signor Bakunin avesse la minima familiarità anche solo con la posizione di un dirigente di una cooperativa di lavoratori, butterebbe alle ortiche tutti i suoi incubi sull'autorità»

In realtà, riguardo alla realtà russa (dopo la rivoluzione d'ottobre del 1917), sarà Bakunin ad avere ragione"


Quanto sopra mi sembra di averlo gia' citato perche gira e rigira siamo costretti sempre a cadere sullo stesso punto.

Qualche tempo fa detti ragione a Bakunin e son costretto ancor oggi a dargli ragione poiche nulla e' cambiato da allora e da come stanno le "teste" di questo populino credo che non cambierò idea nemmeno domani.

Però voglio precisare che son sempre pronto a rimangiarmi tutto e lo farei con molto piacere qualora anche uno solo di voi fosse in grado di darmi delle alternative esaurienti:


un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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