La crisi dell'Europa

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camillobenso
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Re: La crisi dell'Europa

Messaggio da camillobenso »

pancho ha scritto:Non e' che io tifi le Le Pen o i Repubblicani ma questa mossa di Valls non risolve alcun problema qualora fermasse le due Le Pen.

Le cose rimarranno come stanno ora e tutto ricomincerà come prima.

Ora, invece, c'e' assolutamente bisogno di un cambio radicale delle due politiche sia quella repubblicana che quella socialista se ancora si puo definire cosi.

Questo spauracchio non fa bene ne alla Francia e neppure a noi poiche come loro anche noi abbiamo assolutamente bisogno di una mossa forte per dare inizio ad un cambiamento e dia la giusta fisionomia a i partiti che ora in funzione governativa nel tentativo di prendere voti hanno messo da parte i loro ideali per cui erano nati.


un salutone

Questo spauracchio non fa bene ne alla Francia e neppure a noi poiche come loro anche noi abbiamo assolutamente bisogno di una mossa forte per dare inizio ad un cambiamento e dia la giusta fisionomia a i partiti che ora in funzione




Il problema è come?????
camillobenso
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Re: La crisi dell'Europa

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Dal Corriere.it

Ballottaggio in Francia, affluenza record
«Nessuna Regione a Le Pen»|Liveblog


Alle 17 ha votato più del 50% degli elettori. Seggi chiusi alle 20. Il quotidiano belga Le Soir cita i primi dati non ancora diffusi: il partito della destra al primo turno era avanti in 6 regioni su 13 ma non ne vincerebbe alcuna
camillobenso
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Re: La crisi dell'Europa

Messaggio da camillobenso »

Francia, primi exit poll: "Nessuna regione al FN"

Il secondo turno delle regionali. Le due Le Pen in bilico. Cruciale l'affluenza alle urne: ecco i risultati
Mario Valenza - Dom, 13/12/2015 - 20:14
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Nessuna regione per il Front National. Lo riferisce Bmftv nelle prime stime a chiusura dei seggi per il ballottaggio nelle elezioni regionali.

l momento, gli exit poll confermano la vittoria del centrodestra, con il 57,70%, nella regione Nord-pas-de-Calais-Picardie, dove era candidata la stessa leader del Front National, Marine Le Pen, ferma al 42%, secondo Bmftv. Cinque regioni sarebbero andate ai Republicains di Nicolas Sarkozy.

Al primo turno il Fn ha conquistato la palma di partito più votato, sfiorando il 28 per cento, con i Républicains di Nicolas Sarkozy al 27 e i socialisti al 23 per cento. Il partito di Marine Le Pen è in testa in 6 delle 13 macroregioni create dalla riforma voluta da François Hollande. E il Ps ha chiesto ai propri elettori di votare per la destra di Sarkozy lì dove non ha alcuna possibilità di vittoria. Una scelta accompagnata da molte polemiche che però si è rivelata decisiva lì dove le due Le Pen - Marie e Marion - erano in testa. Rispettivamente il Nord-Pas de Calais-Picardie, nel Nord del Paese, e in Provence-Alpes-Cote d'Azur, al sud.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 03852.html
pancho
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Re: La crisi dell'Europa

Messaggio da pancho »

camillobenso ha scritto:Dal Corriere.it

Ballottaggio in Francia, affluenza record
«Nessuna Regione a Le Pen»|Liveblog


Alle 17 ha votato più del 50% degli elettori. Seggi chiusi alle 20. Il quotidiano belga Le Soir cita i primi dati non ancora diffusi: il partito della destra al primo turno era avanti in 6 regioni su 13 ma non ne vincerebbe alcuna
Da quello che sento ora dai Tg sembra che le due Le Pen non abbiano preso alcuna regione. Ora la situazione riprenderà come prima ma se qualora si fossero aggiudicate qualche regione credo che sicuramente questi due partiti se la sarebbero fatta addosso e probabilmente avrebbero capito l'antifona prima delle prossime presidenziali.

Un salutonei
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
camillobenso
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Re: La crisi dell'Europa

Messaggio da camillobenso »

Ore 20,30 - Tg7

Il FN non ha vinto in nessuna delle macro regioni.


Ha ragione pancho quando sopra sostiene che non cambia nulla. E' stata fermata solo marine Li Pen, ma se non si sanno una mossa le cose possono cambiare.

Chi vive in Francia, come hanno sostenuto Corrado Augias ed altri, la crisi francese è peggio della nostra.

Nel turno di domenica scorsa nelle regioni e nelle concentrazioni operaie la sinistra ha ceduto il posto al FN.

Molto probabilmente volevano dare un avvertimento.

Ma Valss e Hollande saranno in grado di capirlo e porre rimedio?

E se si, per quale motivo hanno ceduto voti non risolvendo i problemi?

Qualcuno sostiene a causa della politica europea della Merkel.

Comunque i due Bibì & Bibò franzosi sono avvertiti.


Cosa che non sanno fare da noi.
camillobenso
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Re: La crisi dell'Europa

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Elezioni Francia,la grande Sconfitta di Le Pen, nessuna regione a Fn. Cinque a testa tra a Sarkozy e socialisti. Tre in bilico

Seggi chiusi, a sorpresa la Francia dice no all'ultradestra, nessuna regione a Le Pen, 5 a Sarkozy e 5 ai socialisti. "Nostri elettori intimiditi", accusa lei. In bilico tre regioni. Valls: "Non abbiamo ceduto niente, ma non dimenticare il primo turno"
di F. Q. | 13 dicembre 2015


I primi exit poll confermano i primi risultati dei ballottaggi delle regionali: a sorpresa il Front National non avrebbe ottenuto alcuna regione. Vittoria in 5 regioni per i socialisti, 5 per i Republicains di Sarkozy, testa a testa nelle altre 3 regioni. Nella Picardie-Nord-Pas de Calais vince il repubblicano Xavier Bertrand che ottiene il 57,7% dei voti, oltre 15 punti di distacco rispetto a mentre Marine Le Pen che si ferma al 42,3%. “È la vittoria della gente del Nord – ha detto Betrand – abbiamo fermato l’ascesa del Front National, questa è la nostra ultima possibilità”. Marine Le Pen ha commentato la sconfitta parlando così ai suoi simpatizzanti: “Voglio esprimere la mia gratitudine ai più di 6 milioni di francesi che hanno votato Fn e “hanno saputo rifiutare le intimidazioni e le manipolazioni”. Ha poi aggiunto, lenendo la sconfitta e rivendicando in qualche modo una vittoria morale: “Il Front National è la prima forza di opposizione nei municipi francesi”.

Le risponde a stretto giro il primo ministro socialista, Manuel Valls: “In un momento grave, non abbiamo ceduto niente”. “Questa sera – ha aggiunto – non faremo nessun messaggio di vittoria, perché non è eliminato il messaggio pericoloso della destra, non dimentichiamo il risultato del primo turno”. Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy. “Questa mobilitazione di elettori non deve essere usata come pretesto per dimenticare l’avvertimento dato dai francesi al primo turno. L’unità nel partito, l’unione con il centro e il rifiuto di ogni compromesso con l’estrema destra ha permesso questo risultato – ha aggiunto – per questo, questi principi devono restare nostri anche in futuro”.

La sconfitta tocca anche la nipote Marion Le Pen: nella Provence-Alpes-Côte d’Azur, il sindaco di Nizza, il repubblicano Christian Estrorsi al 53,3%, 7 punti in più della Le Pen, ferma al 46,5%. Nel Rhone-Alpes-Auvergne vittoria per il repubblicano Laurent Wauquiez con il 40%, fermo al 23% il candidato di Front National Christophe Boudot. Nella Champagne-Ardenne vittoria per il repubblicano Philippe Richert con il 47,6% dei voti, 36,6% per Florian Philippot di FN. In Languedoc-Roussillon-Midi-Pyrénées vittoria per i socialisti, 44,8% per Carole Delga. Trionfo socialista in Bretagna, con Jean-Yves Le Drian al 50%, e inAquitaine-Limousin-Poitou-Charente con Alain Rousset al 44%. In Corsica invece vittoria di Gilles Simeoni di «Per a Corsica» con il 37% delle preferenze.

Dialogo a distanza sui risultati tra Matteo Salvini e la sconfitta. “Continua, continua a combattere!”, così Marine Le Pen risponde a chi gli chiedeva cosa consigliare al leader della Lega, alla luce del risultato elettorale del Front National. E il segretario del carroccio risponde: “Hanno dovuto fare un’ammucchiata, tutti insieme, sinistra e finta destra, socialisti e repubblicani, banchieri e giornali, contro la Le Pen. Ma ormai la riscossa delle persone perbene non la ferma più nessuno, potranno rallentarla ma non bloccarla: grazie Marine!”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... n/2300875/
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Re: La crisi dell'Europa

Messaggio da camillobenso »

Fn sconfitto da ‘patto repubblicano’ e affluenza
Le Pen non conquista nemmeno una regione

ELEZIONI REGIONALI FRANCESI – A sorpresa l’elettorato d’Oltralpe dice no alla destra estrema.
La leader: “Intimidazioni contro nostri elettori”. Ai repubblicani sette collegi, sei invece ai socialisti


Mondo

Il Front National non ottiene alcuna regione ed esce dalla competizione a mani vuote dopo l’illusione del primo turno (leggi). Vittoria in sei collegi per i socialisti, sette per i Republicains di Sarkozy che conquistano anche l’Ile-De-France, la circoscrizione di Parigi. Affluenza record: ha votato il 60 per cento degli aventi diritto. A Marine non rimane che rivendicare la vittoria morale: “Noi prima forza di opposizione nei municipi” di Leonardo Martinelli

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Elezioni francesi, “patto repubblicano” e affluenza sconfiggono il Front National

Mondo
Nemmeno una regione ai candidati della Le Pen che al turno precedente si erano piazzati al primo posto in numerose circoscrizioni. Vince la strategia dei socialisti che hanno deciso di ritirare i propri candidati nelle regioni in cui erano arrivati terzi
di Leonardo Martinelli | 13 dicembre 2015


Alla fine è andata male al duetto formato da Marine Le Pen e dalla nipote Marion Maréchal Le Pen: in pole position una settimana fa, al primo turno delle regionali francesi, rispettivamente come candidate presidenti del Nord (Nord-Pas-de-Calais e Picardia) e del Sud-Est (Provenza, Alpi e Costa Azzurra), sono arrivate oggi seconde al ballottaggio.

Niente da fare neanche per gli altri candidati del Front National, nonostante che in sei regioni su tredici le liste del Fn si fossero piazzate al primo posto una settimana fa. La formazione di estrema destra, che il 6 dicembre era balzata oltre il 30 per cento dei voti, diventando primo partito di Francia, non è riuscita a conquistare nessuna regione.

Più votanti uguale più voti anti-Fn
Ale 19 aveva votato il 58,5 per cento degli aventi diritto, contro il 51,5 alla stessa ora nelle regionali del 2010 e in forte progressione anche rispetto al primo turno di una settimana fa. Molti elettori, soprattutto della sinistra, erano rimasti a casa il 6 dicembre, ormai sfiduciati nei confronti dei partiti tradizionali. Ma una parte di loro, stavolta, ha deciso di andare a votare. Da una settimana a questa parte, i leader del Partito socialista (Ps) avevano usato anche toni allarmistici in funzione anti-Fn (il premier Manuel Valls ha evocato “il rischio di una guerra civile, se vincerà il Front National”).


Nicolas Sarkozy, invece, alla guida dei Repubblicani, aveva perseguito nella sua politica di “corteggiamento” nei confronti degli elettori del Front, assicurando che “votare per il Fn non è immorale” (e scatenando non poche polemiche nel suo partito).

Nord e Sud-Est: ha funzionato il “fronte repubblicano”
In queste due regioni, per frenare le debordanti Le Pen (entrambe avevano superato la soglia del 40 per cento al primo turno), i socialisti avevano deciso di ritirarsi dalla corsa al secondo turno, invocando quello che viene definito in Francia il “fronte repubblicano”: insomma, tutti contro il Fn. Hanno invitato gli elettori di sinistra a votare per il candidato dei Repubblicani, arrivato in entrambe le regioni secondo al primo turno. Il successo di questa strategia non era sicuro, tanto più che i due candidati, Xavier Bertrand nel Nord e soprattutto Christian Estrosi nel Sud-Est, si piazzano ideologicamente alla destra del loro partito. Invece, alla fine, ce l’hanno fatta. Secondo i primi risultati, resi noti dopo le 20, nel Nord Bertrand vince con il 58,1% (la Le Pen si è fermata al 41,9%) ed Estrosi si impone con il 55,8% (contro il 44,2% della Maréchal- Le Pen).

Anche Philippot e Aliot a bocca asciutta
Il Fn nutriva qualche speranza per l’Est (Alsazia-Champagne-Ardenne-Lorena), dove aveva come candidato Florian Philippot, vicepresidente del partito, uno dei fautori dello “sdoganamento” del Fn versione Marine Le Pen. Tanto più che anche qui i socialisti hanno chiesto al loro candidato di mettersi da parte ma Jean-Pierre Masseret si è rifiutato. Lì, quindi, si affrontavano tre candidati e quello del Fn avrebbe avuto più possibilità di imporsi. Ma, secondo i primi dati, avrebbe vinto il candidato della destra “classica”, con il 47,6 per cento dei voti contro il 36,6 di Philippot.


In tutto i Repubblicani hanno conquistato cinque regioni e altrettante sarebbero andate alla sinistra (tra cui la Bretagna). Non si conoscono ancora i risultati nella regione più importante, quella di Parigi. La strategia di Sarkozy è stata fino alla fine quella del “né il fronte repubblicano, né il Front national”, in contrasto però con una parte dei Repubblicani.

Anche in Borgogna-Franca Contea e in Normandia, dove i candidati del Fn avevano possibilità di vincere, sono stati alla fine sconfitti, al pari di Louis Aliot, candidato in una vasta regione del Sud (Languedoc-Roussillon-Midi-Pyrénées). Compagno anche nella vita d Marine Le Pen, Aliot è stato uno dei primi a credere nella “dédiabolisation” del partito, dopo che la donna era diventata presidente del Fn nel 2011. Sperava questa volta di raccogliere anche personalmente i frutti di tale politica. Ma apparentemente non è ancora arrivato il suo momento.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... l/2301376/
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Re: La crisi dell'Europa

Messaggio da camillobenso »

Il giorno dopo la sconfitta del FN delle Le Pen e Le Plumes, è necessario leggere tutti i commenti in proposito, perché la storia non finisce qui.




Corriere 14.12.15
Gilles Kepel
«Il distacco dalla realtà di una classe politica genera gli estremismi»
Il politologo: così perdiamo la sfida culturale

intervista di Lorenzo Cremonesi



«Gli errori della classe politica francese, il suo essere sempre più distaccata dalla realtà, sono alla base di due gravi fenomeni speculari: la crescita della destra estrema legata al Front National e il radicamento degli jihadisti nella comunità musulmana».

Gilles Kepel racconta la genesi del terrorismo islamico in Francia all’ombra dei risultati elettorali.

Il celebre politologo ci ha dato in anteprima il suo nuovo libro che Gallimard pubblicherà mercoledì prossimo: «Terreur dans l’Hexagone, genèse du djihad français», un’opera importante, attesa, specie dopo gli attentati del 13 novembre .


Dove sta andando la Francia?

«Assistiamo ad un processo di radicalizzazione, cresciuto al tempo delle rivolte violente nelle banlieue dieci anni fa, ma esploso soprattutto dopo la vittoria dei socialisti di François Hollande alle presidenziali del 2012. L’affermazione ora del Front National, sebbene nettamente riequilibrata al secondo turno, è parte dello stesso fenomeno che ha scatenato l’islamismo radicale. Entrambi i casi rappresentano una sfida frontale al vecchio establishment politico. Il 40% degli elettori che scelgono
Le Pen al primo turno non sono tutti fascisti. Si tratta piuttosto di persone che manifestano sfiducia e rifiuto per la classe dirigente al potere.


E non importa che Sarkozy abbia ora in parte recuperato. Il messaggio è forte, inequivocabile»
.


Un voto dominato dalla paura, dalla richiesta di sicurezza?
«Certamente. Le simpatie per il Front National sono alimentate dalla mancanza di politiche chiare nei confronti dell’immigrazione del mondo arabo. Impera il timore che possa avvenire quello che i predicatori islamici radicali chiamano “la grande sostituzione della popolazione europea originale” con le masse di musulmani.
L’estrema destra, inoltre, raccoglie il malcontento dei tanti che accusano le autorità di non aver saputo prevenire gli attentati del 13 novembre. E intanto si dimentica che la Francia ha una lunga e profonda tradizione di studi islamici.
Grazie al nostro passato coloniale, al radicamento in Nord Africa, le nostre università hanno sempre avuto antenne e sensibilità attente. Abbiamo gli strumenti per capire e controbattere. Ma oggi questa tradizione viene ignorata, addirittura smantellata. La nostra debolezza mi ricorda da vicino quella italiana.
Stiamo perdendo la sfida con il radicalismo islamico, che è culturale prima che politica. Si combatte nelle scuole, prima che con le armi» .

Nel suo libro si sofferma ad esaminare la perdita di consenso per Hollande tra l’elettorato musulmano dopo il 2012. Come la spiega?
«Fu una caduta clamorosa. Circa l’80% dei musulmani lo aveva scelto. E tra loro anche quelli che definisco la terza generazione tra i figli di immigrati dall’Algeria dopo la decolonizzazione. La generazione da cui oggi vengono tanti terroristi.


Solo pochi mesi dopo, quegli stessi elettori ritirarono la loro fiducia per Hollande».
Le cause?

«Sono due. In primo luogo la crisi economica, la disoccupazione galoppante specie tra i musulmani e i nuovi immigrati, che genera rabbia, alienazione. Ma poi anche la scelta socialista di approvare il matrimonio tra omosessuali. Fu allora che gli imam nelle moschee cominciarono a denunciare quelli che definivano “i corrotti corruttori”. La loro campagna divenne culturale, sociale, ancora prima che religiosa. I giovani musulmani già marginalizzati si videro coinvolti in un braccio di ferro identitario sui fondamenti della convivenza civile, della tradizione, della famiglia, del rapporto donna-uomo, dove loro diventavano i paladini della nuova moralità. Il disincanto politico nei confronti dei socialisti e della sinistra laica, tradizionalmente roccaforti della comunità islamica contro il nazionalismo xenofobo, ha così dato spazio ai jihadisti salafiti» .


Quali le radici ideologiche dei nuovi jihadisti?
«Vengono specialmente dall’incapacità dimostrata da Al Qaeda di comunicare con i musulmani europei. Fu evidente dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti. Nel momento del suo massimo trionfo propagandistico l’organizzazione di Osama bin Laden evidenziava i suoi limiti. Restava verticistica, i suoi comunicati erano tediosi, dottrinali, illeggibili. Fu allora, nel 2005, che apparvero i testi di Abu Musab al Suri, un giovane teologo di origine siriana, passato dalla Spagna e approdato in Francia, il quale ha insistito per creare un’organizzazione reticolare dal basso verso l’alto, fondata sulla militanza via web. Soprattutto Al Suri ha teorizzato la necessità di cambiare obiettivi: non colpire più gli Stati Uniti, concentrarsi invece sull’Europa dai valori deboli, scristianizzata, dubbiosa, vecchia e in crisi, vero ventre molle dell’Occidente, facile da colpire e ancor più da terrorizzare e colonizzare» .


Pregi e difetti della conferenza sulla Libia?

«Un fallimento. La comunità internazionale deve parlare con le tribù, che sono le uniche a controllare il territorio. I politici dei governi di Tripoli e Tobruk non contano più nulla. E’ stato l’errore di Bernardino León dar loro troppa importanza. E continua a essere l’errore dell’Onu e dell’Europa, Italia in testa. C’è inoltre il problema che molte tribù controllano i pozzi petroliferi, vendono greggio alle compagnie straniere, dunque si rafforzano, comprano armi, scelgono o meno di allearsi con Isis»
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Re: La crisi dell'Europa

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Elezioni Spagna, vince PP ma senza maggioranza
Podemos secondo partito, testa a testa con Psoe


Chiuse le urne: secondo la rilevazione all’uscita dai seggi di Tns Demoscopia per Tve, il partito di Rajoy è in testa con il 26,8% davanti ai viola di Iglesias al 21,7%, ai socialisti (20,5%) e Ciudadanos (15,2%)

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... o/2321137/
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Re: La crisi dell'Europa

Messaggio da pancho »

Cercas: “Non ci sarà nessun cambio. Podemos e Ciudadanos prodotti della partitocrazia”
Lo scrittore: “Nuove forze politiche? Cercano soltanto il potere”


PAOLA DEL VECCHIO
MADRID

«Non ci sarà nessun cambio storico. È possibile che il bipartitismo imperfetto possa tramontare, ma è tutto da vedere. E vedremo quanto durano Ciudadanos e Podemos, che si propongono come alternativa ai vecchi Pp e Psoe». In controtendenza con il clima generale di grande aspettativa, lo scrittore Javier Cercas si dichiara «molto scettico» sulla svolta annunciata domani nelle urne, che potrebbe sancire la fine dell’alternanza fra popolari e socialisti al governo negli ultimi 30 anni. Per l’autore de «L’impostore» e di «Anatomia di un istante», «anche i nuovi partiti sono prodotti della partitocrazia, che è il problema di fondo della democrazia spagnola». E lo scenario tracciato dai sondaggi «condanna a governi o patti di coalizione alla italiana, a una fase di grande instabilità politica».

Perché è così pessimista?
«È molto strano quello che è accaduto in Spagna negli ultimi due anni. I media hanno ingigantito l’importanza delle nuove forze, due partiti nuovi senza alcuna rappresentanza parlamentare, ma onnipresenti in tv e nei dibattiti, a differenza di IU o UPyD. Vedremo se gli elettori gli daranno ragione».

Che pensa di Ciudadanos?
«Non mi fido. È un partito molto artificiale, creato a tavolino dalle imprese dell’Ibex 35 per frenare Podemos. Si dice centrista, come il Cds di Adolfo Suarez, che arrivò ad avere molti deputati, ma poi scomparve. Vedremo quanto dura».

E Podemos?
«In un anno e mezzo, con un giro copernicano brutale, da forza antisistema e anti-casta, è divenuto un partito socialdemocratico, senza grandi differenze dal Psoe. Sono scettico, perché la questione cruciale di questo Paese, individuata efficacemente dal movimento15-M, è stata assente dalla campagna elettorale: la democrazia reale, la necessità di una rigenerazione profonda, per frenare il degrado delle istituzioni come conseguenza della partitocrazia. È il problema di fondo, di cui la corruzione è il prodotto. La legge di finanziamento è totalmente opaca e non c’è democrazia interna ai partiti, neanche in Ciudadanos o Podemos. Ma ha sentito parlare qualcuno di modifica della legge di finanziamento?»

Podemos ha finanziato in crowfunding la campagna, con 1,5 milioni …
«È positivo come gesto, ma non è la soluzione, che è riformare la normativa. Podemos e Ciudadanos propongono di cambiare la legge elettorale, che penalizza le forze minori. Sono riforme strutturali fondamentali, per de-colonizzare la società dall’occupazione dei partiti. Il peggio è che tutti sanno che bisogna riformare o eliminare il Senato, che non è possibile avere in Catalogna 5 amministrazioni pubbliche. Ma nessuno muove un dito. Temo che i nuovi vogliano spazzare via i vecchi Pp e Psoe per prenderne il posto».

Ciudadanos ha proposto di abolire il Senato e le province…
«A parole, ma non credo che arriverà ai fatti. Conosco Ciudadanos dall’esordio in Catalogna, è un partito nazionalista spagnolo e ha fatto una demagogia pericolosa su questioni fondamentali, come la lingua. Per questo non mi fido».

E cosa crede che accadrà domenica?
«Temo possa accadere come in Gran Bretagna, alle elezioni di maggio. Si aspettava un terremoto provocato dall’Ukip di Nigel Farage con un 20% dei consensi. Il risultato è stato che Cameron ha vinto con maggioranza assoluta, soprattutto grazie al lieve miglioramento dell’economia. Rajoy non vincerà di lunghezza, ma avrà un risultato migliore di quello previsto dai sondaggi per lo stesso motivo. È probabile un governo di minoranza del Pp, con appoggi puntuali. Ne abbiamo avuti molti, non sarà una situazione eccezionale».

http://www.lastampa.it/2015/12/19/ester ... agina.html
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Un eventuale abbraccio di Podemos col PSOE di Pedro Sanches potrebbe portare il partito di Pablo Iglesias ad un inevitabile crollo. Sanches non è altro che una fotocopia di Tony Blair e quindi darebbe uno scossone negativo al risveglio di tutta la sinistra europea.

un salutone
Ultima modifica di pancho il 23/12/2015, 17:56, modificato 3 volte in totale.
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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