Ministro Boschi.

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
camillobenso
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Re: Ministro Boschi.

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pancho ha scritto:@Camillobenso
Vero,....ma allora voresti impedire di vendere "La fontana di Trevi"?

Toto' e la Fontana di Trevi dal film Totòtruffa 62
https://www.youtube.com/watch?v=0BybcKpxdS8
Sappiamo entrambi che non si puo' impedire di vendere la fontana di Trevi poiche da quando esiste l'umanità esiste pure la truffa.

Pero, anche qui sappiamo entrambi, la truffa la si puo evitare con l'informazione ma questa divulgazione non la si puo lasciare al venditore.

Quindi sempre occhi aperti e informarsi il più possibile poiche la fregatura poi non la devi spalmare fra la comunita'.

Dovrai mettertela in groppa te.

Se poi esistono estremi per delle denunce , vai dal magistrato.
un salutone



Una 7 vacanziera non ha messo ancora in rete la puntata dello speciale di In Onda del 22 dicembre 2015.

Comunque in quella puntata il Prof. Sapelli, https://it.wikipedia.org/wiki/Giulio_Sapelli, che si è laureato in storia economica a Torino nel 1971, evidenziava che nella Torino savoiarda di allora un magistrato non accettava neppure un invito a cena, per via di una questione etica. Non sono tempi ragguardevoli solo 45-50 anni fa.

Oggi alle 12,00 il pm Aretino Rossi era di fronte al giudizio del Csm.
Il Tg 7 ha esibito un documento in cui il Rossi evidenziava che per la consulenza a Palazzo Chigi non ha percepito nessun compenso.

Male, perché in una società come quella corrente, dove nessuno fa niente per niente era preferibile che ogni prestazione venisse pagata, altrimenti si pensa che si accettano compensi di altra natura.

L’etica dei magistrati è andata a farsi benedire.

Stava al Rossi scegliere di dimettersi quando ha avuto l’incarico delle indagini della Banca Etruria.

Ma non l’ha fatto.

E’ vero che l’incarico di Palazzo Chigi risale ai tempi di Letta, ma l’incarico di condurre le indagini ad Arezzo è con Renzi.

Stava al suo senso etico scegliere, senza arrivare davanti al Csm.

A sono io a pretendere cose che non ci sono più.

Lo stesso dicasi di Svitol(adesso lo chiamano così) Cantone.

Non si rende conto che il continuo ricorso a lui da parte di La Qualunque, sminuisce la sua credibilità.

Stà al magistrato porre un limite. Non te lo puoi aspettare da La Qualunque che vive di propaganda positiva. Quando è negativa fugge e fa mettere la faccia ai suoi renzichenecchi.

Questo per dire che oggi come oggi ho fortissimi dubbi anche verso la magistratura.

Sarà anche per le informazioni che ricevo.

Solo ieri mattina andando a prendere il giornale incontro un ex poliziotto in pensione che ha accettato di bere di bere un caffè. Nei discorsi vari è venuto fuori che ci sono più ladri in Polizia che altrove.

So per altre esperienze che non mi ha raccontato una balla, anche perché ripete sempre che la Polizia gli ha dato il pane. Ma l’ambiente purtroppo è quello.

E vuoi che la magistratura non lo sappia?

Davigo nel libro di tre anni fa “Mani pulite 20 anni dopo”, raccontava che all’inizio della sua carriera si era trovato davanti un giovane finanziere, arrestato con altri(aveva un anno meno di lui- 25 anni), dove gli ha chiesto : “Ma perché ti sei rovinato la vita per sole 250 mila lire”, ricevendo questa risposta:

“Dottò, fa presto a dirlo lei, perchè non è sottoposto ad obbligo di assoggettamento. Quando sono arrivato da Pavia, mi hanno subito messo i soldi in mano facendomi capire che se volevo rimanere dovevo dividere la torta e stare zitto”

Se poi esistono estremi per delle denunce , vai dal magistrato.

E poi chi ti trovi di fronte?
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Se il senso etico ha abbandonato anche il Csm, questo Paese è finito.



L'AUDIZIONE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA
Csm: nessuna incompatibilità per Rossi, pm del caso Banca Etruria

Il Consiglio superiore della magistratura dopo l’audizione del procuratore Rossi: «Allo stato nessun estremo per aprire una pratica per incompatibilità ambientale o funzionale: abbiamo ascoltato magistrato sereno e imparziale»


http://www.corriere.it/cronache/15_dice ... 6ee2.shtml
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Re: Ministro Boschi.

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Da una prima lettura sembra che siamo in presenza di una grossa truffa.







Banche, profili modificati e rendimenti abbassati: tutti i trucchi per rifilare prodotti rischiosi ai clienti a loro insaputa

Lobby

Banca Etruria offriva ai piccoli risparmiatori obbligazioni subordinate a un tasso del 3,5%, mentre gli investitori istituzionali, consapevoli del rischio, ottenevano di più. E l'istituto ha anche falsato i risultati del questionario Mifid di un centinaio di clienti per poter vendere loro strumenti complessi. Nel 2013, poi, chi aveva bond subordinati si è visto concedere per venderli solo 48 ore a cavallo delle feste natalizie
di Fiorina Capozzi | 28 dicembre 2015
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“Non è vero che la nuova banca non risponde per quanto accaduto nel vecchio istituto di credito, perché c’è continuità nei rapporti fra il passato e il futuro”.


Lucio Golino, avvocato specializzato nei temi della tutela del risparmio e vicepresidente dell’Adusbef, smonta così la tesi secondo cui le “good bank” subentrate a Etruria, Marche, Cariferrara e Carichieti non possano essere oggetto delle pretese dei precedenti soci e obbligazionisti subordinati, come vorrebbe il presidente Roberto Nicastro.




“Se nella nuova realtà si trasferiscono i rapporti attivi come conti correnti o i contratti di deposito titoli, allora succedono anche gli obblighi contrattuali e quindi anche gli inadempimenti”, precisa l’avvocato dell’associazione dei consumatori, in prima linea nella battaglia a difesa dei risparmiatori truffati.


(A me sembra che questo ragionamento fila. Questo mette in maggiore risalto quanto hanno stabilito dalle banche implicate il 22-23 dicembre scorso-ndt)




Con queste premesse, si annuncia un duro braccio di ferro per i sottoscrittori di prodotti subordinati che, in conseguenza della linea intrapresa dall’esecutivo e da Nicastro, dovrebbero contare solo sul fondo ad hoc che ha una dotazione di appena cento milioni.






Intanto più passa il tempo dal decreto Salva-banche, più si allunga la lista degli espedienti messi in atto dagli istituti di credito per truffare migliaia di risparmiatori.






Complice anche la fiducia dei clienti nelle banche e nei loro impiegati, soprattutto nelle realtà di provincia dove il legame con il territorio è più intenso e fa abbassare la guardia al compratore.





Per i piccoli risparmiatori danno e beffa: rendimento più basso per “camuffare” il rischio - Qualche esempio concreto?

Da uno studio di Bankitalia sulle 29 emissioni di bond subordinati delle quattro banche salvate per decreto emerge che i titoli piazzati tra i piccoli risparmiatori erano stati studiati ad hoc per non dare nell’occhio.


Banca Etruria, per esempio, offriva obbligazioni subordinate a tasso fisso per 5 anni con un rendimento contenuto: il 3,5 per cento.






Che indirettamente indicava una bassa rischiosità del titolo, visto che il rendimento è appunto il “premio al rischio” che l’investitore si assume.







A uno sguardo superficiale, dunque, quei prodotti apparivano sicuri, al punto di essere paragonabili a Btp di pari durata.





Ma in realtà con i buoni del Tesoro non avevano nulla in comune. Come se non bastasse, poi, la banca usava due pesi e due misure nella vendita dello stesso strumento: agli investitori istituzionali, consapevoli dei rischi, l’istituto offriva rendimenti più elevati.








Ai piccoli risparmiatori, invece, andavano ritorni più bassi probabilmente proprio per non destare sospetti e dubbi.










E Banca Etruria non era affatto un’eccezione.







Lo conferma il fatto che a giugno 2013 anche Banca Marche ha emesso titoli subordinati con un rendimento a 10 anni del 12,5%, contro il 4,52% del Btp di pari durata, finiti tutti nei portafogli degli istituzionali, mentre solo sei mesi prima era stato collocato al pubblico retail, cioè le famiglie, un subordinato analogo ma con un rendimento del 6 per cento. Molto più basso di titoli analoghi di altri istituti più solidi.









I profili modificati da Banca Etruria all’insaputa di un centinaio di clienti – Ma le magagne per mantenere in piedi gruppi decotti a causa di prestiti allegri e mala gestione non si fermano certo a questo.










Dall’indagine sul suicidio del pensionato Luigi D’Angelo in corso ad Arezzo stanno emergendo ogni giorno nuovi tasselli: la Popolare dell’Etruria, ad esempio, avrebbe anche modificato i “profili” di un centinaio di risparmiatori di Civitavecchia redatti ai sensi della direttiva europea Mifid per renderli compatibili con investimenti ad alto rischio.










In questo modo i clienti, che non hanno dato alcuna autorizzazione alla modifica e non hanno mai dichiarato di essere pronti a rischiare i loro soldi in vista di un potenziale guadagno, risultano responsabili della scelta azzardata.










Come sia stato possibile lo suggerisce il racconto fatto al Corriere della Sera dal figlio di una cliente della provincia di Arezzo: la madre, casalinga novantenne, è stata chiamata al telefono da un impiegato della banca che le ha proposto di acquistare 75mila di obbligazioni subordinate.


E, visto che la signora era malata, i “fogli” sono stati firmati dall’altro figlio, disabile al 100% e come lei non in grado di capire che il capitale avrebbe potuto evaporare, come poi è accaduto.



Anche un’altra risparmiatrice, stavolta di Chiusi, ha riferito di aver ricevuto una telefonata dal direttore della filiale che le consigliava di “mettere in obbligazioni” i 26mila euro ricavati dalla vendita della “casetta del babbo”.


Con la rassicurazione che “in ogni momento avrebbe potuto prenderli”. Fino a quando “mi ha chiamato e ha detto: quei titoli sono azzerati“.






Consob ha consentito la vendita ai “piccoli” di bond adatti agli istituzionali - Per il ministro Pier Carlo Padoan siamo di fronte a chiari casi di “asimmetria informativa”: la banca cioè sa bene che cosa vende ed è in conflitto d’interesse quando piazza le sue obbligazioni al parco buoi, mentre il risparmiatore acquista senza conoscere i limiti del prodotto





. “Le autorità devono aiutare (…) gli investitori retail, cioè i cittadini normali, a riequilibrare un po’ il terreno di gioco accrescendo la propria conoscenza finanziaria”, ha aggiunto il ministro.




I fatti però dimostrano che le autorità di vigilanza agiscono tardi e male.





Con il risultato che la corretta informazione resta una chimera.





Tornando a Banca Etruria, per esempio, nel 2013 l’istituto ha confezionato e piazzato obbligazioni subordinate per 110 milioni di euro con l’approvazione di Palazzo Koch, che però nella lettera in cui dava il via libera all’emissione specificava che “erano titoli adatti agli investitori istituzionali”.





Le cose sono andate diversamente anche grazie alla Consob: l’autorità guidata da Giuseppe Vegas ha autorizzato il prospetto sulla base del quale la banca ha poi venduto i titoli ai piccoli risparmiatori.





Magari al posto di bond senior (più sicuri) che nel frattempo stavano andando in scadenza, come testimonia una email scritta il 4 giugno 2013 dal responsabile Private del gruppo e pubblicata dal Sole 24 Ore: “Vi ricordo che per il collocamento di questa obbligazione (…) avete a disposizione tutte le scadenze di obbligazioni/time depo di questi giorni, tutti i titoli in plusvalenza, tutti i titoli obbligazionari della banca (specialmente se a bassa cedola e scadenza breve) presenti nei portafogli dei clienti che reputiate opportuno vendere anticipatamente per sostituirli con la subordinata”, vi si legge.







Per questi motivi la procura di Arezzo ha aperto un’indagine per truffa sull’intera filiera di emissione di obbligazioni subordinate acquisendo il prospetto depositato in Consob il 22 aprile 2013 e approvato dall’autorità di vigilanza. Così come il primo supplemento, diffuso a giugno: i piccoli risparmiatori che avessero letto dall’inizio alla fine quelle 35 pagine avrebbero appreso, tra l’altro, che ben il 29% dei crediti erogati dalla banca (ben più della media italiana) risultava “deteriorato”, cioè difficile o impossibile da riscuotere.








La mission impossible del risparmiatore: 48 ore per vendere i titoli a rischio. Sotto Natale – Purtroppo per i piccoli risparmiatori, non è stato l’unico caso in cui le autorità non hanno vigilato e migliorato la comunicazione ai cittadini come nell’auspicio del ministro Padoan.



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Alla fine dello stesso anno è arrivato un altro “pacco di Natale” per i piccoli investitori.


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Venerdì 20 dicembre 2013 la Consob ha infatti pubblicato sul proprio il sito il supplemento al prospetto informativo dei bond emessi in primavera e venduti a risparmiatori inconsapevoli del rischio.


La pubblicazione di un supplemento, in base alla normativa Ue, fa sì che chi ha in portafoglio quegli strumenti abbia almeno due giorni di tempo per la “revoca integrale“, cioè per venderli.


I due giorni sono il minimo di legge, che l’autorità di vigilanza può estendere se necessario. In quell’occasione la commissione presieduta da Vegas non l’ha fatto: i clienti della banca, ammesso che avessero letto il supplemento, hanno avuto quindi a disposizione per esercitare il loro diritto di revoca solo due giorni a cavallo delle festività. In pratica un’operazione impossibile. Per di più l’istituto ha continuato a suggerire alla clientela di mantenere i titoli in portafoglio in attesa di tempi migliori.

La lettera di Bankitalia nascosta ai risparmiatori – Occorre aggiungere che solo poche settimane prima, il 3 dicembre 2013, Bankitalia aveva scritto al consiglio di amministrazione dell’Etruria una lettera in cui evidenziava il “progressivo degrado della situazione aziendale” e sentenziava che la banca era “ormai condizionata in modo irreversibile da vincoli economici, finanziari e patrimoniali che ne hanno di fatto ‘ingessato’ l’operatività”, tanto da renderla “non più in grado di percorrere in via autonoma la strada del risanamento”. Un’informazione certo non secondaria per chi aveva comprato titoli passibili di trasformarsi in carta straccia in caso di crac dell’istituto. Il comunicato diffuso il 13 dicembre dai vertici dell’istituto, però, non vi faceva cenno, limitandosi a riportare che via Nazionale aveva chiesto “ulteriori rettifiche su crediti”, che “non assumono un’entità tale da pregiudicare il mantenimento dei requisiti prudenziali”. Quanto alla Consob, sostiene di non essere stata messa a conoscenza dei risultati dell’ispezione di Palazzo Koch, anche se l’ex ispettore di Bankitalia Giuseppe Scattone, nella consulenza tecnica per la procura di Arezzo, scrive che l’ente presieduto da Ignazio Visco il 6 dicembre 2013 ha informato per lettera la vigilanza dei mercati “delle iniziative assunte dopo gli accertamenti ispettivi”. Davanti a questo quadro fa specie che, sul tema delle quattro banche salvate, il ministro Padoan parli di problemi “culturali” dei piccoli investitori e di una “scarsa educazione finanziaria, su cui l’Italia come paese deve lavorare”. Un tema caldo in un periodo in cui anche le Poste, i cui utenti tradizionalmente hanno una bassa cultura finanziaria, stanno vendendo prodotti finanziari sempre più complessi.

In attesa della nuova direttiva Ue c’è il nodo delle commissioni – Intanto, al momento, ai risparmiatori italiani non resta che confidare nell’Unione europea, che già da tempo ha approvato la Mifid 2. Cioè una nuova direttiva a tutela del risparmio, che dovrebbe impedire il ripetersi di casi simili. Il testo è stato licenziato da Strasburgo nell’aprile 2014 e prevede limiti alla vendita di obbligazioni rischiose, oltre a garantire una maggiore trasparenza per i clienti e regole severe sui margini che le banche ottengono su ciascuna vendita. Le nuove regole sarebbero dovute entrare in vigore nel 2017, ma la lobby bancaria è riuscita a farle slittare di un anno per poter continuare a fare profitti sulla pelle dei piccoli risparmiatori e in barba al conflitto d’interessi. Non a caso la norma più discussa riguarda i vincoli ai margini su prodotti complessi (dai fondi alle obbligazioni) dalla cui vendita gli istituto di credito intascano una commissione. Su queste vendite, come nel caso dei quattro istituti italiani, le banche sono protagoniste di conflitto d’interesse latente che si manifesta apertamente solo quando le cose precipitano. Ecco perché in alcuni Paesi, dove la cultura finanziaria è ben più evoluta rispetto all’Italia, queste commissioni, dette “diritto di retrocessione”, sono vietate. In Italia, invece, questa pratica è consentita e ampiamente diffusa. Se davvero il governo vuole far crescere l’educazione finanziaria del Paese, quale migliore occasione di introdurre il divieto su queste commissioni allineandosi a quanto viene già fatto in paesi come la Gran Bretagna, l’Olanda e l’Australia. Basta poco per dare un segnale importante ai piccoli risparmiatori italiani. Sempre che la lobby bancaria del Paese non si opponga.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... a/2334262/
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« Etruria, la commissione d’inchiesta è già incagliata nella guerra degli scheletri pidini
BANCA ETRURIA, PER IL PM INDIZI CHIARI ORA SI PROSPETTA IL REATO DI BANCAROTTA

(Francesco Grignetti)

29/12/2015 di triskel182


https://triskel182.wordpress.com/2015/1 ... grignetti/
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Banche, l’inutile commissione d’inchiesta
(Bruno Tinti)

30/12/2015 di triskel182



In politica possono prosperare solo organismi specializzati. Occorrono doti specifiche, la più importante delle quali è la doppiezza e l’assenza di scrupoli. Le Commissioni di inchiesta parlamentari ne sono la prova.

L’art 82 Cost. le prevede e ne stabilisce la composizione: i componenti devono “rispecchiare la proporzione dei vari gruppi”. Dal che già si capisce che la funzione di una Commissione non èaccertare il reale svolgimento dei fatti ma quella di fornire informazioni alle Camere per consentirne la valutazione politica: un giudice composto da rappresentanti dei partiti in misura proporzionale alla loro presenza in Parlamento non può essere né autonomo né imparziale; dunque non può essere un giudice. Questa interpretazione dell’art. 82 Cost. è del resto avvalorata dallo stesso Parlamento.

Nella scheda relativa all’istituzione di una Commissione di inchiesta sul trattamento dei migranti, redatta dal Servizio Studi della Camera, si legge infatti che “il compito delle Commissioni non è di giudicare ma solo di raccogliere notizie e dati necessari per l’esercizio delle funzioni delle Camere”.

Siccome questa argomentazione è stata imposta con sentenza della Corte costituzionale 26/2008 (Ilaria Alpi), resta il dubbio di quale sarebbe stato il parere del suddetto Servizio Studi in mancanza di detta sentenza; ma tant’è, per fortuna la sentenza c’è stata.

Tornando all’evoluzione della specie, Costituzione, Corte costituzionale e Servizio Studi della Camera dei deputati non hanno impedito, per esempio, alla Commissione Telekom Serbia di partorire uno schizofrenico provvedimento nel quale, nella premessa – attribuibile al suo Presidente on. Trantino – si dice espressamente che è stata raggiunta la prova che Prodi, Dini eFassino hanno percepito tangenti; e nella parte motiva – redatta da un magistrato consulente della Commissione – che non è stata raggiunta alcuna prova che questi avessero percepito tangenti.

Al di là di un’incoerenza che bene dimostra l’intento politico di quella Commissione, sta di fatto che questa se ne infischiò sovranamente del suo specifico compito, fornire notizie al Parlamento per l’esercizio dell’attività politica.

È ovvio che tutto ciò sarà puntualmente confermato dall’ultimo trucchetto sulle banche decotte, la Commissione di inchiesta per la tutela dei risparmiatori, la vigilanza sul sistema bancario e l’attività di gestione delle banche.


I componenti della Commissione sono portatori di interessi specifici e tra loro opposti.

Li ha illustrati benissimo Huffington Post: “Una parte dei commissari andrà alla caccia della famiglia Boschi e cercherà di coinvolgere in qualche modo il padre di Renzi, Renzi stesso, suoi parenti sparsi per la Toscana.

Dall’altra parte si cercherà di radere al suolo Banca d’Italia e Consob.

Altri punteranno contro il governo, dal presidente del Consiglio al ministro del Tesoro”.

Aggiungo io, il Pd spiegherà perché quello che è successo era inevitabile, che è colpa dei precedenti governi e che tutto sarà messo a posto nel prossimo futuro.

La mozione di sfiducia contro Maria Elena Boschi sta lì a dimostrare come finirà.

Perché lo fanno? Perché si sono evoluti così.

Come le iguane delle Galapagos pensano che l’universo sia uguale all’ambiente in cui vivono, così i politici – tutti – pensano che i cittadini siano come loro.


Un “verdetto” (mah, troppo onore, almeno negli Usa c’è una giuria, non un plotone di esecuzione) di una Commissione di Inchiesta, spacciata per organo autonomo e indipendente (ma i cittadini sanno leggere la Costituzione), sarà sufficiente, secondo loro, a legittimare la maskirovka (camuffamento, l’ho imparato dai romanzi di Le Carré) sulla vera storia delle banche decotte.

Che sarà rivelata dalla magistratura imparziale, purtroppo con tempi lunghi, ma che si capisce fin da ora: intreccio (e conflitto) di interessi tra gli animali delle Galapagos e i loro simili, emigrati nel mondo degli umani.

Da ilfattoquotidiano.it
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Banche, nessun rimborso prima dei decreti ‘salva-risparmiatori’


03/01/2016 di triskel182



No a rimborsi anticipati e selettivi. L’unica strada percorribile per il risarcimento dei risparmiatori truffati nel crac di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrara è l’arbitrato. La precisazione arriva da fonti del Mef, che definisconoinfondata l’ipotesi di rimborsi selettivi ad alcuni investitori e solo di alcune banche: nessun rimborso è possibile prima dei decreti attuativi delle norme varate dal Governo per andare incontro alle esigenze dei risparmiatori truffati.

Il Tesoro, assicurano le stesse fonti, è già al lavoro sui decreti ed è già in contatto con gli altri soggetti istituzionali interessati per vararli nel più breve tempo possibile, entro il termine di 90 giorni dal 1 gennaio 2016. Ma prima del varo di questi decreti, si ribadisce, non può essere ipotizzato alcun intervento.

La chiusura, netta, arriva dopo le indiscrezioni di stampa che accreditavano l’ipotesi di un intervento mirato per i risparmiatori colpiti dal crac di Banca Etruria. A beneficiare dell’intervento, sarebbe stato solo un circostanziato gruppo di investitori della vecchia Banca Etruria, con un rimborso parziale immediato, non dal fondo di solidarietà, almeno in questa fase, né dal governo, ma dalla nuova Banca Etruria, in attesa di superare poi l’arbitrato e dunque recuperare l’intera cifra.

Se, da una parte, il rimborso anticipato avrebbe l’effetto di tranquillizzare i risparmiatori e di evitare la fuga dei correntisti che ancora operano con le quattro banche ‘nuove’, dall’altra un intervento che privilegiasse un gruppo o una categoria di risparmiatori si presterebbe alle proteste e ai potenziali ricorsi degli altri investitori truffati. Immediata è stata infatti la reazione del Codacons, che ha promosso l’ipotesi un indennizzo anticipato ma ha anche aggiunto che “i risarcimenti devono essere integrali e devono valere per tutti”. L’associazione dei consumatori ha quindi avvertito: “Non accetteremo la politica del ‘due pesi e due misure’, perché è evidente che tutti i risparmiatori hanno subito il medesimo danno, ossia l’azzeramento del valore dei titoli, e tutti devono essere risarciti allo stesso modo. In caso contrario ci troveremmo di fronte ad un pericoloso precedente, dove un illecito viene punito in modo diverso a seconda della vittima”.

Intanto, tornano a protestare i risparmiatori, obbligazionisti ed azionisti. Dopo il presidio del 28 dicembre scorso davanti alla sede di Banca Etruria, ad Arezzo, il prossimo appuntamento è per lunedì 4 gennaio, davanti alla sede principale di Banca Marche di Jesi (An). La protesta è stata organizzata congiuntamente dall’Associazione Vittime del Salva-Banche e dall’Associazione Azionisti Privati Banche Marche.

Da adnkronos.com
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Buon 2016 alle banche. Cioè a tutti noi

di Giorgio Meletti | 1 gennaio 2016
Commenti (94)



Non è male che gli italiani si siano appassionati di obbligazioni subordinate e sofferenze bancarie. Chi irride alle sciocchezze dispensate sui social network da improvvisati esperti da bar riflette un terrore di casta, il terrore della democrazia. Segnatevi la data del 9 dicembre 2015 e il nome di Luigino D’Angelo: dopo la notizia del suicidio di un uomo che si è sentito truffato dalla sua banca niente sarà più come prima. I fari dell’opinione pubblica si sono accesi sui tabernacoli della finanza, sugli uffici con parquet dove banchieri, dirigenti della Banca d’Italia, della Consob e del ministero dell’Economia hanno finora gestito in totale segretezza la vita economica e i risparmi di tutti gli italiani.



Non erano abituati. Non sanno proprio come si fa a rendere conto. Basta una semplice domanda a mandarli nel panico: chi, e in base a quali criteri, ha deciso di svalutare al 17,6 per cento le sofferenze delle quattro banche “salvate” il 22 novembre? Nessuno degli sventurati risponde. A che prezzo due giorni fa il Monte dei Paschi ha venduto il suo pacchetto di crediti inesigibili da 1 miliardo di valore nominale? Segreto di Stato. Eppure saperlo è decisivo ed è un diritto. I banchieri, che per anni si sono coperti a vicenda mentre elargivano finanziamenti generosi agli amici propri e dei politici di riferimento – bruciando il denaro di tutti mentre Bankitalia e Consob si giravano dall’altra parte – siedono sopra una bomba a orologeria da 200 miliardi di crediti inesigibili, le sofferenze. Valgono 84 miliardi, come hanno scritto nei loro bilanci? O solo 34 miliardi come sostengono i gufi di Bruxelles? Alla fine deciderà il mercato finanziario, che niente perdona. Se ha ragione l’Europa siamo fritti.

Per tutto il 2015 sono riusciti a nascondere il problema con parole fumose e la complicità di un giornalismo servile. Nel 2016 la partita si giocherà alla luce del sole. L’augurio è che la casta delle banche si riscatti dalla mediocrità e trovi una via d’uscita. Perché, se va male, il conto lo presenteranno ai lavoratori e ai risparmiatori.

Il Fatto Quotidiano, 30 dicembre 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01 ... i/2342842/
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Banca Etruria, dichiarata l’insolvenza. Respinto ricorso di incostituzionalità del bail in
Giustizia & Impunità

Le motivazioni della sentenza accolgono la richiesta formulata dal commissario liquidatore Giuseppe Santoni. Il procuratore capo Roberto Rossi è ora in procinto di aprire il fascicolo per bancarotta fraudolenta a carico degli ultimi amministratore della popolare tra cui Pier Luigi Boschi
di Davide Vecchi | 11 febbraio 2016

Il tribunale fallimentare ha appena depositato la sentenza con cui dichiara lo stato di insolvenza della vecchia Banca Etruria e respinge il ricorso di incostituzionalità del bail in presentato dagli avvocati dell’ex presidente Lorenzo Rosi. Le motivazioni della sentenza, contenute in 15 pagine, accolgono la richiesta di insolvenza formulata dal commissario liquidatore Giuseppe Santoni che è stata depositata questa mattina alle 10:30 al tribunale. Il testo è già stato trasmesso al procuratore capo Roberto Rossi che è in procinto di aprire il fascicolo per bancarotta fraudolenta a carico degli ultimi amministratori della popolare, tra cui l’ex vicepresidente Pier Luigi Boschi. La dichiarazione di insolvenza era infatti il passaggio indispensabile per ipotizzare il reato di bancarotta.

Si tratterebbe del quinto filone di inchiesta sulla vicenda dell’Etruria. Nell’ambito di quello per ostacolo alla vigilanza è arrivata il 3 febbraio la richiesta dei primi rinvii a giudizio: Rossi ha chiesto il processo per l’ex presidente Giuseppe Fornasari, l’ex amministratore delegato Luca Bronchi e l’ex direttore centrale Davide Canestri. Si sono poi concluse le indagini sul secondo filone, quello per false fatturazioni, a carico di Fornasari, Bronchi e di Fabio Palumbo e Ernesto Meocci, rispettivamente ex presidente ed ex amministratore delegato della finanziaria romana Methorios, che secondo l’accusa avrebbe emesso le fatture inesistenti. Resta aperto il filone di indagine relativo al conflitto di interessi, che vede indagati Rosi e Nataloni. Il quarto filone è quello della procura di Civitavecchia per truffa e istigazione al suicidio del pensionato Luigino D’Angelo, che si è tolto la vita dopo aver perso i risparmi investiti in obbligazioni subordinate.


Michele Desario, legale di Rosi, si era opposto all’istanza di insolvenza sostenendo che “tutte le perdite della banca sono solo stimate, non sono effettive” e che ci sarebbero stati “tutti i tempi per fare un aumento di capitale: quando (l’Etruria, ndr) è stata commissariata era l’11 di febbraio 2014 e nove mesi tempo bastavano per verificare se l’aumento di capitale aveva avuto successo e salvare così la banca senza arrivare alla decisione del 22 novembre”. Giorno in cui il governo ha varato il decreto salva banche con cui sono state “risolte” le vecchia Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti, addossando le perdite ad azionisti e obbligazionisti subordinati. Desario aveva anche sollevato eccezione di incostituzionalità sul decreto che ha recepito in Italia la direttiva europea sul bail in, quella appunto che prevede che in caso di crisi bancaria paghino in prima battuta i soci, poi i possessori di obbligazioni subordinate e infine i correntisti con più di 100mila euro sul conto.

aggiornato da redazioneweb alle 12

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... n/2453896/
camillobenso
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Re: Ministro Boschi.

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il manifesto 12.2.16
Etruria fallita, Boschi nei guai
Inchieste. Il tribunale fallimentare certifica l'insolvenza della vecchia Bpel. La procura aretina acquisisce la sentenza per indagare sulla bancarotta fraudolenta. Coinvolto fra gli altri Pier Luigi Boschi, padre della ministra delle riforme. I risparmiatori spennati pronti a costituirsi parte civile al futuro processo

di Riccardo Chiari

AREZZO Ad un anno esatto dal commissariamento di Bankitalia, ora è ufficiale: la vecchia Banca popolare dell’Etruria e del Lazio chiuse bottega in stato di insolvenza. In parole povere era fallita, quando il 22 novembre scorso il decreto salvabanche del governo mise una piccola toppa al gigantesco buco. Con lo scorporo delle attività creditizie ancora salvabili, confluite nella nuova Banca Etruria, e le sofferenze miliardarie nella bad bank comune con gli altri tre istituti di credito finiti in liquidazione coatta amministrativa: Banca Marche, CariFerrara e CariChieti.
La decisione dei giudici del tribunale fallimentare di Arezzo era attesa soprattutto dai 1.600 fra piccoli azionisti e sub-obbligazionisti di Etruria, incastrati nei meccanismi del decreto salvabanche che non dava loro la possibilità di riavere i loro soldi. “Ora possono costituirsi parte offesa – spiega Pietro Ferrari di Federconsumatori Toscana – e noi li inviteremo a farlo, perché diventino parte civile al processo penale”. Processo che prima o poi ci sarà, con l’accusa di bancarotta fraudolenta a carico di tutti gli ex amministratori della Bpel dal 2012–13 in poi. Compreso Pier Luigi Boschi, ultimo vicepresidente della vecchia Etruria e padre della ministra delle riforme Maria Elena Boschi.
Il deposito delle 15 pagine della sentenza del tribunale fallimentare, redatta dalla presidente Galantino e dei giudici Picardi e Masetti, era atteso anche dalla procura aretina. E dal primo piano del palazzo di giustizia il documento è salito subito al terzo, nell’ufficio del procuratore capo Roberto Rossi. Che ora aprirà un fascicolo per bancarotta fraudolenta, sulla base della sentenza e della relazione del commissario liquidatore, Giuseppe Santoni. Secondo la quale il buco di Etruria ammonta in totale a 1,167 miliardi, con circa 305 milioni di euro di debito ancora a carico di ciò che resta della vecchia banca.
Più in dettaglio, nella relazione che ha accompagnato la richiesta di insolvenza è stato segnalato che la vecchia Etruria aveva 587 milioni di deficit accumulato al 30 settembre, e altri 580 al momento della liquidazione del 22 novembre. Di più: c’erano 305 milioni che la banca non era in grado di restituire sia al fondo di risoluzione interbancario (283 milioni) che ad alcune categorie di sub-obbligazionisti (22 milioni). Infine Santoni ha segnalato una serie di consulenze illegittime, o dichiaratamente illecite, per complessivi 17 milioni.
Proprio queste consulenze, insieme ai fidi concessi a clienti “eccellenti” e poi finiti nel calderone delle sofferenze, e ai compensi anche milionari degli amministratori Bpel, sono il carburante dell’inchiesta per bancarotta fraudolenta. Del resto lo stesso Santoni, nell’udienza di lunedì scorso al tribunale fallimentare, aveva evidenziato come il crack di Etruria fosse stato provocato da operazioni di dissipazione del patrimonio. Attuate, anche secondo i risultati delle ripetute ispezioni di Bankitalia, da chi era stato seduto sulla plancia di comando e nel cda della Bpel negli ultimi tre anni. Alcuni nomi: si va dall’ultimo presidente Lorenzo Rosi e dai suoi vice Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, al commercialista “tuttofare” e membro fisso del cda Luciano Nataloni, fino ai passati esponenti di vertice Giuseppe Fornasari e Luca Bronchi.
Per il procuratore Rossi, tuttora in bilico perché il Csm sta verificando una sua eventuale incompatibilità all’ufficio per alcuni suoi “silenzi” su vecchie — e quasi tutte archiviate – indagini su Pier Luigi Boschi, quella sulla bancarotta sarebbe la sesta inchiesta su Etruria. Gli altri cinque filoni riguardano l’ostacolo alla vigilanza di Bankitalia, per il quale il 10 marzo andranno da vanti al gip Giuseppe Fornasari, Luca Bronchi e David Canestri. Poi le false fatturazioni, a carico di Fornasari e Bronchi. Ancora, il conflitto di interessi che vede indagati Lorenzo Rosi e Luciano Nataloni. Infine la truffa ai risparmiatori per le sub-obbligazioni. E l’indagine per insider trading sul caso dei 228 milioni usciti dalle casse della Bpel nelle sei settimane precedenti il decreto salvabanche.
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