La crisi dell'Europa
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Re: La crisi dell'Europa
Niente Brexit, siamo inglesi: perché al Regno Unito non conviene lasciare la Ue
Il 23 giugno i sudditi di Sua Maestà votano per la permanenza o meno nell'Unione europea. Ci sono almeno due ragioni per cui il voto sarà probabilmente contrario: il timore del cambiamento farà premio sugli istinti primordiali di isolamento e i conti dicono che abbandonare Bruxelles è controproducente
SCENARI ECONOMICI
di Fabio Sdogati
La risposta che, in pochi giorni, è diventata la risposta standard al quesito, sta in un ponderoso studio del Tesoro Britannico che esamina la questione dei vantaggi e degli svantaggi che un’uscita sancita il 23 giugno potrebbe portare. La conclusione sintetica dello studio del Tesoro è riportata nell'Executive Summary.
Esso prende le mosse da un documento del governo, Alternatives to membership: possible models for the United Kingdom outside the European Union. Le tre possibili alternative alla permanenza sono:
§ Richiesta di passaggio alla European economic area (Eea), associazione con la Ue cui appartiene, tra altri, la Norvegia;
§ Un accordo bilaterale ad hoc del tipo di quelli che esistono tra la Ue e Svizzera, Turchia e Canada;
§ Appartenenza all’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc) ma senza alcuna forma di accordo con l’Ue. Sono in questa condizione, ad esempio, Brasile e Russia.
Cito testualmente il testo con cui il Rapporto sintetizza risultati e raccomandazioni:
L’analisi riportata in questo documento mostra che il grado di apertura e di interconnessione del Regno Unito si ridurrebbero sotto tutti e tre gli scenari ipotizzati. Lo stesso avverrebbe per i flussi di commercio internazionale e investimenti diretti. Il Regno Unito sarebbe permanentemente più povero sotto tutte e tre le alternative ipotizzate. Produttività e Pil pro capite sarebbero minori, dato che i vantaggi derivanti dall’uscita non compenserebbero in una proporzione accettabile i costi ad essa associati. Le stime centrali […] prodotte per la perdita di reddito annuo dopo 15 anni dall’uscita sono, per famiglia, rispettivamente:
• £2.600/anno nel caso di adesione alla Eea
• £4.300/anno nel caso venga contrattato un accordo bilaterale
• £5.200/anno nel caso di adesione al’Omc senza ulteriori accordi diretti con la Ue.
Non basta? Se poteste votare sulla questione, e se siete degli austeri (improbabile, se state leggendo queste righe) certo vorreste l’uscita dall’Ue perché Bruxelles ladrona impone costi inaccettabili e voi pagate invece tante tasse all’Ue, giusto? Beh, eccovi serviti:
L’impatto negativo [dell’uscita dall’Ue] sul Pil produrrebbe a sua volta una caduta del gettito. Tale caduta sarebbe significativamente più sostanziale del risparmio che si otterrebbe dalla eliminazione dei contributi finanziari all’Unione. L’implicazione è che dovrebbero crescere disavanzo e indebitamento, da cui la necessità di aumenti di prelievo sostanziali e/o tagli altrettanto sostanziali della spesa pubblica. Nell’arco di 15 anni, sempre tenendo conto del risparmio ottenuto dal mancato versamento di contributi all’Ue, il gettito sarebbe di 20 miliardi di sterline l’anno inferiore nel caso di adesione all’Eea, di 36 miliardi di sterline l’anno nel caso di un accordo bilaterale, e di 45 milardi l’anno nel caso di adesione all'Omc senza alcun accordo commerciale ulteriore con l’Ue.
A queste stime, su cui torneremo nelle prossime settimane, i ‘brexiter’, quelli che vogliono uscire, rispondono che sono numeri fatti circolare ad arte per impaurire gli elettori.
La prospettiva operativa. Semplice: chi pensa che il meccanismo di ri-contrattazione di un accordo commerciale dopo l’uscita sia un processo rapido e indolore, pensa male. Anche se il clima dovesse essere amichevole e quelle del signor Schauble dovessero essere solo battute fuori luogo (immaginare, prego!), il processo sarà assai lungo, costoso, e divisivo.
Noi siamo contrari ad iniziative che dividono ciò che è costato tanto riunire. E siamo convinti che nei prossimi due mesi assisteremo a tanto furor, per nulla. Ricordate gli scozzesi e il loro referendum?
Il 23 giugno i sudditi di Sua Maestà votano per la permanenza o meno nell'Unione europea. Ci sono almeno due ragioni per cui il voto sarà probabilmente contrario: il timore del cambiamento farà premio sugli istinti primordiali di isolamento e i conti dicono che abbandonare Bruxelles è controproducente
SCENARI ECONOMICI
di Fabio Sdogati
La risposta che, in pochi giorni, è diventata la risposta standard al quesito, sta in un ponderoso studio del Tesoro Britannico che esamina la questione dei vantaggi e degli svantaggi che un’uscita sancita il 23 giugno potrebbe portare. La conclusione sintetica dello studio del Tesoro è riportata nell'Executive Summary.
Esso prende le mosse da un documento del governo, Alternatives to membership: possible models for the United Kingdom outside the European Union. Le tre possibili alternative alla permanenza sono:
§ Richiesta di passaggio alla European economic area (Eea), associazione con la Ue cui appartiene, tra altri, la Norvegia;
§ Un accordo bilaterale ad hoc del tipo di quelli che esistono tra la Ue e Svizzera, Turchia e Canada;
§ Appartenenza all’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc) ma senza alcuna forma di accordo con l’Ue. Sono in questa condizione, ad esempio, Brasile e Russia.
Cito testualmente il testo con cui il Rapporto sintetizza risultati e raccomandazioni:
L’analisi riportata in questo documento mostra che il grado di apertura e di interconnessione del Regno Unito si ridurrebbero sotto tutti e tre gli scenari ipotizzati. Lo stesso avverrebbe per i flussi di commercio internazionale e investimenti diretti. Il Regno Unito sarebbe permanentemente più povero sotto tutte e tre le alternative ipotizzate. Produttività e Pil pro capite sarebbero minori, dato che i vantaggi derivanti dall’uscita non compenserebbero in una proporzione accettabile i costi ad essa associati. Le stime centrali […] prodotte per la perdita di reddito annuo dopo 15 anni dall’uscita sono, per famiglia, rispettivamente:
• £2.600/anno nel caso di adesione alla Eea
• £4.300/anno nel caso venga contrattato un accordo bilaterale
• £5.200/anno nel caso di adesione al’Omc senza ulteriori accordi diretti con la Ue.
Non basta? Se poteste votare sulla questione, e se siete degli austeri (improbabile, se state leggendo queste righe) certo vorreste l’uscita dall’Ue perché Bruxelles ladrona impone costi inaccettabili e voi pagate invece tante tasse all’Ue, giusto? Beh, eccovi serviti:
L’impatto negativo [dell’uscita dall’Ue] sul Pil produrrebbe a sua volta una caduta del gettito. Tale caduta sarebbe significativamente più sostanziale del risparmio che si otterrebbe dalla eliminazione dei contributi finanziari all’Unione. L’implicazione è che dovrebbero crescere disavanzo e indebitamento, da cui la necessità di aumenti di prelievo sostanziali e/o tagli altrettanto sostanziali della spesa pubblica. Nell’arco di 15 anni, sempre tenendo conto del risparmio ottenuto dal mancato versamento di contributi all’Ue, il gettito sarebbe di 20 miliardi di sterline l’anno inferiore nel caso di adesione all’Eea, di 36 miliardi di sterline l’anno nel caso di un accordo bilaterale, e di 45 milardi l’anno nel caso di adesione all'Omc senza alcun accordo commerciale ulteriore con l’Ue.
A queste stime, su cui torneremo nelle prossime settimane, i ‘brexiter’, quelli che vogliono uscire, rispondono che sono numeri fatti circolare ad arte per impaurire gli elettori.
La prospettiva operativa. Semplice: chi pensa che il meccanismo di ri-contrattazione di un accordo commerciale dopo l’uscita sia un processo rapido e indolore, pensa male. Anche se il clima dovesse essere amichevole e quelle del signor Schauble dovessero essere solo battute fuori luogo (immaginare, prego!), il processo sarà assai lungo, costoso, e divisivo.
Noi siamo contrari ad iniziative che dividono ciò che è costato tanto riunire. E siamo convinti che nei prossimi due mesi assisteremo a tanto furor, per nulla. Ricordate gli scozzesi e il loro referendum?
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Re: La crisi dell'Europa
LIBRE news
Brexit, sondaggi-paura per l’Ue: gli europei contro Bruxelles
Scritto il 17/6/16 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Il voto sull’uscita dall’Unione europea si avvicina. A Berlino sono giunti dati allarmanti – i sondaggi danno gli schieramenti alla pari. Fra tre settimane ci siamo. I cittadini britannici decideranno se rimanere nell’Unione Europea. I sondaggi più recenti evidenziano che il voto potrebbe essere combattutissimo. I partigiani dell’uscita sono in fase di grande rimonta. La cosa è emersa martedì scorso in una conferenza berlinese organizzata dalla Camera di commercio britannica, l’Aspen Institut e l’istituto di sondaggi YouGov, con la partecipazione dei colleghi giornalisti delllo “Handelsblatt Global Edition” e del quotidiano britannico “The Guardian”. Di particolare interesse i dati raccolti dall’istituto di sondaggi YouGov tra il 19 e il 24 maggio. Fra sostenitori e avversari della Brexit vige la perfetta parità: 40% sia per gli uni che per gli altri. Il 14% degl’interpellati è ancora indeciso, mentre il rimanente 6% non ha intenzione di votare. Il sondaggio è stato reso noto dallo “Spiegel Online”.E sul continente? A differenza dei britannici, i cittadini di cinque paesi interpellati su sei – Germania, Francia, Finlandia, Svezia, Danimarca e Norvegia – preferiscono la permanenza nella Ue. In Germania, in caso di referendum popolare (peraltro giuridicamente inammissibile a livello federale) il 54% sarebbe favorevole alla permanenza, il 29% all’uscita. Nel mese di maggio YouGov ha interpellato 2.056 cittadini della Repubblica federale tedesca. Come prevedibile, in Norvegia, paese che non appartiene alla Ue, solo il 17% degl’interpellati vorrebbe entrarci, contro un 64% di contrari. Fuori dalla Gran Bretagna, la maggioranza degl’interpellati si augura che gli inglesi rimangano nella Ue. In Germania il 52%, in Francia il 42%, in Danimarca il 56% e così via. Solo in Norvegia, che non è membro Ue, il risultato è più incerto.Ma quali sarebbero le conseguenze della Brexit per l’Unione? La situazione si farebbe problematica: in tutti e sette i paesi dove è stato effettuato il sondaggio, la maggioranza degli intervistati prevede ulteriori fuoriuscite. Il 52% in Gran bretagna, il 54 in Germania e addirittura il 55 in Francia. Soprattutto danesi (66%) e svedesi (69%) pensano che la vittoria del “sì” all’uscita moltiplicherebbe le spinte secessioniste a livello europeo. Particolarmente allarmante per gli unionisti è l’opinione che i cittadini interpellati hanno dell’Unione in tutti e sette i paesi. In Gran Bretagna il 48% deglo interpellati ritengono l’Unione “scialacquatrice”, in Germania quasi altrettanti (43%) e il 36% in Francia. la Ue viene ritenuta “distante ed estranea” dal 36% dei britannici, dal 34% dei tedeschi e addirittura dal 41% dei francesi.Particolarmente scoraggiante il responso sugli attributi positivi: solo l’8% dei cittadini francesi e britannici e l’11% di quelli tedeschi ritengono che la Ue sia “democratica”. Il valore peggiore è quello attinente alla “buona fede”, a cui crede appena il 3% dei britannici, il 2% dei tedeschi e il 5% dei francesi. Anche quanto ad “efficienza” pochissimi intervistati danno fiducia all’Unione: il 4% dei britannici, il 3% dei tedeschi e il 5% dei francesi. I dati dimostrano che, indipendentemente dagli esiti del voto inglese, i responsabili della Ue avranno un gran daffare per modificare l’immagine profondamente negativa che di essa hanno i cittadini europei.(Severin Weiland e Anna van Hove, “Sondaggio, sostenitori e avversari della Brexit sono in parità”, dallo “Spiegel”, ripreso da “Voci dall’Estero” il 10 giugno 2016).
Brexit, sondaggi-paura per l’Ue: gli europei contro Bruxelles
Scritto il 17/6/16 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Il voto sull’uscita dall’Unione europea si avvicina. A Berlino sono giunti dati allarmanti – i sondaggi danno gli schieramenti alla pari. Fra tre settimane ci siamo. I cittadini britannici decideranno se rimanere nell’Unione Europea. I sondaggi più recenti evidenziano che il voto potrebbe essere combattutissimo. I partigiani dell’uscita sono in fase di grande rimonta. La cosa è emersa martedì scorso in una conferenza berlinese organizzata dalla Camera di commercio britannica, l’Aspen Institut e l’istituto di sondaggi YouGov, con la partecipazione dei colleghi giornalisti delllo “Handelsblatt Global Edition” e del quotidiano britannico “The Guardian”. Di particolare interesse i dati raccolti dall’istituto di sondaggi YouGov tra il 19 e il 24 maggio. Fra sostenitori e avversari della Brexit vige la perfetta parità: 40% sia per gli uni che per gli altri. Il 14% degl’interpellati è ancora indeciso, mentre il rimanente 6% non ha intenzione di votare. Il sondaggio è stato reso noto dallo “Spiegel Online”.E sul continente? A differenza dei britannici, i cittadini di cinque paesi interpellati su sei – Germania, Francia, Finlandia, Svezia, Danimarca e Norvegia – preferiscono la permanenza nella Ue. In Germania, in caso di referendum popolare (peraltro giuridicamente inammissibile a livello federale) il 54% sarebbe favorevole alla permanenza, il 29% all’uscita. Nel mese di maggio YouGov ha interpellato 2.056 cittadini della Repubblica federale tedesca. Come prevedibile, in Norvegia, paese che non appartiene alla Ue, solo il 17% degl’interpellati vorrebbe entrarci, contro un 64% di contrari. Fuori dalla Gran Bretagna, la maggioranza degl’interpellati si augura che gli inglesi rimangano nella Ue. In Germania il 52%, in Francia il 42%, in Danimarca il 56% e così via. Solo in Norvegia, che non è membro Ue, il risultato è più incerto.Ma quali sarebbero le conseguenze della Brexit per l’Unione? La situazione si farebbe problematica: in tutti e sette i paesi dove è stato effettuato il sondaggio, la maggioranza degli intervistati prevede ulteriori fuoriuscite. Il 52% in Gran bretagna, il 54 in Germania e addirittura il 55 in Francia. Soprattutto danesi (66%) e svedesi (69%) pensano che la vittoria del “sì” all’uscita moltiplicherebbe le spinte secessioniste a livello europeo. Particolarmente allarmante per gli unionisti è l’opinione che i cittadini interpellati hanno dell’Unione in tutti e sette i paesi. In Gran Bretagna il 48% deglo interpellati ritengono l’Unione “scialacquatrice”, in Germania quasi altrettanti (43%) e il 36% in Francia. la Ue viene ritenuta “distante ed estranea” dal 36% dei britannici, dal 34% dei tedeschi e addirittura dal 41% dei francesi.Particolarmente scoraggiante il responso sugli attributi positivi: solo l’8% dei cittadini francesi e britannici e l’11% di quelli tedeschi ritengono che la Ue sia “democratica”. Il valore peggiore è quello attinente alla “buona fede”, a cui crede appena il 3% dei britannici, il 2% dei tedeschi e il 5% dei francesi. Anche quanto ad “efficienza” pochissimi intervistati danno fiducia all’Unione: il 4% dei britannici, il 3% dei tedeschi e il 5% dei francesi. I dati dimostrano che, indipendentemente dagli esiti del voto inglese, i responsabili della Ue avranno un gran daffare per modificare l’immagine profondamente negativa che di essa hanno i cittadini europei.(Severin Weiland e Anna van Hove, “Sondaggio, sostenitori e avversari della Brexit sono in parità”, dallo “Spiegel”, ripreso da “Voci dall’Estero” il 10 giugno 2016).
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Re: La crisi dell'Europa
Barnard: ed ecco l’omicidio perfetto per fermare la Brexit
Scritto il 17/6/16 • nella Categoria: idee
Citai quel terribile studio, anzi, appello, pubblicato dalla più prestigiosa rivista medica del mondo, il “The Lancet”, che gridava che la Ue della nomenklatura stava ammazzando al ritmo di un bombardamento della Seconda Guerra Mondiale, in Grecia.
Vi ricordate i numeri? Migliaia di feti morti prematuri (aumento del 40%), aumento delle infezioni da Hiv del 3.000% (sì, tremila) a causa mancanza di siringhe nelle province, ammalati di tumore lasciati a urlare come cani senza morfina fino alla morte, la vita media retrocessa a livello degli anni ’40.
E nessuno può calcolare quanti altri europei sono morti prematuramente a causa di questa catastrofe voluta a tavolino chiamata Maastricht & Eurozona, anche se il fatto che oggi l’11% degli italiani non si può più curare adeguatamente la dice lunga.
Ieri è morta una splendida persona, la parlamentare inglese Jo Cox, donna dalle mille battaglie umanitarie ammazzata da un rivoltante pazzoide in strada.
Si dice che l’uomo gridasse “Prima la Gran Bretagna!”, era ovviamente un fanatico pro Brexit, e la povera deputata era invece per rimanere nell’Unione.
Sospendiamo per un attimo l’emotività e l’orrore per questo osceno incubo.
Il fatto indubitabile è che l’opinione pubblica inglese ora con una probabilità vicina al 99% si sposterà verso il voto pro Ue, mentre gli ultimissimi sondaggi davano Brexit davanti.
Anche perché la fanfara della nomenklatura strillerà a 8000 decibel che i pro Brexit sono una masnadsa di fascisti, hooligan, medievali nazionalisti, buffoni alla Farage, estremisti pericolosi ecc. Non finirà più di suonare da qui al 23 giugno.
Credo – e spero tanto di sbagliarmi, ma no – che dovremo dire addio a Brexit, dire addio cioè alla più straordinaria opportunità della Storia di distruggere la nomenklatura di Bruxelles che, come detto sopra, uccide diecimila volte di più del bastardo cane assassino di Jo Cox. Sono senza parole.
E giuro, e guardate che veramente lo scrivo con le dita che mi si stanno rattrappendo fino a spezzarmi le falangi, che non posso levarmi dalla testa l’idea che ho sempre ritenuto l’ultima idea che un giornalista vero debba mai intrattenere nel suo cervello, dopo aver esaurito ogni altra ricerca: il complotto.caXXo, che caso, mi dice una parte della mia testa, Cameron a febbraio cospira con la mega azienda di private security Serco per far partire una campagna segreta di sputtanamento di Brexit. Tutta la nomenklatura dei peggiori ceffi di Bruxelles fa muro contro Brexit.
I neo-nazi di Merkel-Schauble ragliano minacce di fuoco, ma tutto quello che ottengono è che i sondaggi volano sempre più verso il voto per uscire dalla Ue.
Poi arriva la riunione del Bilderberg in Germania, e oplà, uno dei volti più belli e umanamente puliti del ‘Rimaniamo in Ue’ viene macellata a pochi giorni dal voto al grido di “Prima la Gran Bretagna!”.
Oplà, eh? Ma io non sono un Blondet o un Mazzucco, io faccio un altro mestiere, il giornalista, e senza l’Edward Snowden del caso Cox io ficco il complotto nella spazzatura, e dico solo una cosa.
Una morte ora rischia con altissime probabilità di permetterne altre decine di migliaia per decenni per ciò che ho scritto due paragrafi più sopra.
Sono senza parole, I’m beyond words.(Paolo Barnard, “Un morto aiuterà a produrne altre decine di migliaia, goodbye Brexit?”, dal blog di Barnard del 17 giugno 2016).
Scritto il 17/6/16 • nella Categoria: idee
Citai quel terribile studio, anzi, appello, pubblicato dalla più prestigiosa rivista medica del mondo, il “The Lancet”, che gridava che la Ue della nomenklatura stava ammazzando al ritmo di un bombardamento della Seconda Guerra Mondiale, in Grecia.
Vi ricordate i numeri? Migliaia di feti morti prematuri (aumento del 40%), aumento delle infezioni da Hiv del 3.000% (sì, tremila) a causa mancanza di siringhe nelle province, ammalati di tumore lasciati a urlare come cani senza morfina fino alla morte, la vita media retrocessa a livello degli anni ’40.
E nessuno può calcolare quanti altri europei sono morti prematuramente a causa di questa catastrofe voluta a tavolino chiamata Maastricht & Eurozona, anche se il fatto che oggi l’11% degli italiani non si può più curare adeguatamente la dice lunga.
Ieri è morta una splendida persona, la parlamentare inglese Jo Cox, donna dalle mille battaglie umanitarie ammazzata da un rivoltante pazzoide in strada.
Si dice che l’uomo gridasse “Prima la Gran Bretagna!”, era ovviamente un fanatico pro Brexit, e la povera deputata era invece per rimanere nell’Unione.
Sospendiamo per un attimo l’emotività e l’orrore per questo osceno incubo.
Il fatto indubitabile è che l’opinione pubblica inglese ora con una probabilità vicina al 99% si sposterà verso il voto pro Ue, mentre gli ultimissimi sondaggi davano Brexit davanti.
Anche perché la fanfara della nomenklatura strillerà a 8000 decibel che i pro Brexit sono una masnadsa di fascisti, hooligan, medievali nazionalisti, buffoni alla Farage, estremisti pericolosi ecc. Non finirà più di suonare da qui al 23 giugno.
Credo – e spero tanto di sbagliarmi, ma no – che dovremo dire addio a Brexit, dire addio cioè alla più straordinaria opportunità della Storia di distruggere la nomenklatura di Bruxelles che, come detto sopra, uccide diecimila volte di più del bastardo cane assassino di Jo Cox. Sono senza parole.
E giuro, e guardate che veramente lo scrivo con le dita che mi si stanno rattrappendo fino a spezzarmi le falangi, che non posso levarmi dalla testa l’idea che ho sempre ritenuto l’ultima idea che un giornalista vero debba mai intrattenere nel suo cervello, dopo aver esaurito ogni altra ricerca: il complotto.caXXo, che caso, mi dice una parte della mia testa, Cameron a febbraio cospira con la mega azienda di private security Serco per far partire una campagna segreta di sputtanamento di Brexit. Tutta la nomenklatura dei peggiori ceffi di Bruxelles fa muro contro Brexit.
I neo-nazi di Merkel-Schauble ragliano minacce di fuoco, ma tutto quello che ottengono è che i sondaggi volano sempre più verso il voto per uscire dalla Ue.
Poi arriva la riunione del Bilderberg in Germania, e oplà, uno dei volti più belli e umanamente puliti del ‘Rimaniamo in Ue’ viene macellata a pochi giorni dal voto al grido di “Prima la Gran Bretagna!”.
Oplà, eh? Ma io non sono un Blondet o un Mazzucco, io faccio un altro mestiere, il giornalista, e senza l’Edward Snowden del caso Cox io ficco il complotto nella spazzatura, e dico solo una cosa.
Una morte ora rischia con altissime probabilità di permetterne altre decine di migliaia per decenni per ciò che ho scritto due paragrafi più sopra.
Sono senza parole, I’m beyond words.(Paolo Barnard, “Un morto aiuterà a produrne altre decine di migliaia, goodbye Brexit?”, dal blog di Barnard del 17 giugno 2016).
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Re: La crisi dell'Europa
Il parere avverso di Marcello Foa
17GIU 16
Brexit? A questo punto è inutile votare. Ha già perso ( e ha vinto lo spin)
Seguo la politica internazionale da 30 anni e c’è una regola che non è mai stata smentita: ogni volta che gli elettori sono chiamati alle urne sull’onda di una forte emozione collettiva, soprattutto quando viene versato sangue innocente, l’esito diventa facilmente prevedibile e ha una portata tale da ribaltare il quadro politico.
Un esempio recente, la Turchia: alle ultime elezioni politiche, il partito di Erdogan rischiava di perdere la maggioranza necessaria per completare le riforme costituzionali ma la bomba esplosa durante il corteo dei pacifisti ad Ankara ha modificato valori e percezioni degli elettori, inducendoli ad unirsi attorno alle istituzioni.
Risultato: Erdogan vinse di nuovo.
Un lettore mi segnala un episodio molto simile a quello avvenuto in Gran Bretagna l’altro ieri.
In Svezia nel 2003 gli elettori furono chiamati a votare in un referendum pro o contro l’introduzione dell’euro.
I sondaggi davano il no in vantaggio, ma a due giorni dal voto, la portavoce del fronte del sì, una donna venne aggredita e uccisa.
Le analogie sono straordinarie, anzi stupefacenti: stessa età della Cox (42 anni), omicidio perpetrato da un folle. Il sì trionfò nettamente.
E’ praticamente certo che lo stesso avverrà in Gran Bretagna giovedì prossimo, anche perché l’omicidio è stato, sin dall’inizio, marchiato politicamente: l’assassinio avrebbe gridato “Britain first”.
Dico avrebbe perché a udire questa frase è stato solo un testimone, mentre altri presenti sulla scena non hanno udito nulla.
Ma in questi frangenti le ricostruzioni accurate valgono poco.
Conta solo la prima impressione, contano i primi titoli delle agenzie che danno il tono alla vicenda.
E infatti tutti hanno titolato “Sangue sul Brexit”, associando implicitamente l’omicidio di Jo Cox agli anti-Ue.
Un’operazione vergognosa, ma tipica dello spin.
Il mix è micidiale:
– una giovane deputatessa uccisa mentre fa campagna. Ha il volto pulito, aveva un marito esemplare, lascia orfani due creature.
– Uccisa da un pazzo che la massacra gridando slogan nazionalisti.
Il tono della campagna cambia: le argomentazioni lasciano spazio al cordoglio, i toni si annacquano e soprattutto muta la psicologia degli elettori indecisi: la rabbia lascia lo spazio alla paura, allo smarrimento.
E quando c’è insicurezza non si abbandona la via percorsa finora.
Sarebbe stato corretto – e in una certa misura doveroso – rinviare di alcuni mesi il voto.
Ma questo non avverrà, non sarà certo l’establishment a proporlo.
Quell’establishment era angosciato fino a pochi giorni fa e ora dorme sonni tranquillissimi.
Il Brexit ha già perso. [Nel peggiore dei modi per una democrazia.
http://blog.ilgiornale.it/foa/2016/06/1 ... o-lo-spin/
17GIU 16
Brexit? A questo punto è inutile votare. Ha già perso ( e ha vinto lo spin)
Seguo la politica internazionale da 30 anni e c’è una regola che non è mai stata smentita: ogni volta che gli elettori sono chiamati alle urne sull’onda di una forte emozione collettiva, soprattutto quando viene versato sangue innocente, l’esito diventa facilmente prevedibile e ha una portata tale da ribaltare il quadro politico.
Un esempio recente, la Turchia: alle ultime elezioni politiche, il partito di Erdogan rischiava di perdere la maggioranza necessaria per completare le riforme costituzionali ma la bomba esplosa durante il corteo dei pacifisti ad Ankara ha modificato valori e percezioni degli elettori, inducendoli ad unirsi attorno alle istituzioni.
Risultato: Erdogan vinse di nuovo.
Un lettore mi segnala un episodio molto simile a quello avvenuto in Gran Bretagna l’altro ieri.
In Svezia nel 2003 gli elettori furono chiamati a votare in un referendum pro o contro l’introduzione dell’euro.
I sondaggi davano il no in vantaggio, ma a due giorni dal voto, la portavoce del fronte del sì, una donna venne aggredita e uccisa.
Le analogie sono straordinarie, anzi stupefacenti: stessa età della Cox (42 anni), omicidio perpetrato da un folle. Il sì trionfò nettamente.
E’ praticamente certo che lo stesso avverrà in Gran Bretagna giovedì prossimo, anche perché l’omicidio è stato, sin dall’inizio, marchiato politicamente: l’assassinio avrebbe gridato “Britain first”.
Dico avrebbe perché a udire questa frase è stato solo un testimone, mentre altri presenti sulla scena non hanno udito nulla.
Ma in questi frangenti le ricostruzioni accurate valgono poco.
Conta solo la prima impressione, contano i primi titoli delle agenzie che danno il tono alla vicenda.
E infatti tutti hanno titolato “Sangue sul Brexit”, associando implicitamente l’omicidio di Jo Cox agli anti-Ue.
Un’operazione vergognosa, ma tipica dello spin.
Il mix è micidiale:
– una giovane deputatessa uccisa mentre fa campagna. Ha il volto pulito, aveva un marito esemplare, lascia orfani due creature.
– Uccisa da un pazzo che la massacra gridando slogan nazionalisti.
Il tono della campagna cambia: le argomentazioni lasciano spazio al cordoglio, i toni si annacquano e soprattutto muta la psicologia degli elettori indecisi: la rabbia lascia lo spazio alla paura, allo smarrimento.
E quando c’è insicurezza non si abbandona la via percorsa finora.
Sarebbe stato corretto – e in una certa misura doveroso – rinviare di alcuni mesi il voto.
Ma questo non avverrà, non sarà certo l’establishment a proporlo.
Quell’establishment era angosciato fino a pochi giorni fa e ora dorme sonni tranquillissimi.
Il Brexit ha già perso. [Nel peggiore dei modi per una democrazia.
http://blog.ilgiornale.it/foa/2016/06/1 ... o-lo-spin/
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Re: La crisi dell'Europa
“C’è un clima di odio da fine impero”
» FRANCESCO MUSOLINO
Se vogliamo che tutto rimanga
come è, bisogna che
tutto cambi”, è l’essenza del
gattopardismo, l’i m m o bi l ismo
italico sublimato da Giuseppe
Tomasi di Lampedusa
ne Il Gattopardo, 1958. Sono
cambiati i tempi? Sì e no. Dopo
l’omicidio di Jo Cox legato
al referendum sulla Brexit, la
scrittrice palermitana naturalizzata
inglese, Simonetta
Agnello Hornby (di recente in
libreria e in classifica con Caf -
fè amaro, Feltrinelli) esprime
tutti i suoi dubbi sui possibili
cambiamenti futuri, e mette
in guardia sul clima d’odio che
sta travolgendo tutto e tutti.
Un clima d’odio senza precedenti
La notizia mi ha sconvolto, lo
ammetto. Sono tempi di enorme
emotività e il governo
conservatore non fa altro che
esacerbare la situazione paventando
scenari drammatici
in caso di una fuoriuscita
dall’Ue. Ma tutto ciò fa parte,
purtroppo, di un generale clima
generale, di una violenza
diffusa che parte dalla Siria e
si spinge sino ad Orlando, a
Leeds. Sa cosa mi preoccupa
davvero? Non credo affatto
che tutto ciò sia destinato a estinguersi
rapidamente.
TEME NUOVE VIOLENZE?
Mi auguro di no. Tuttavia,
se è vero che dobbiamo imparare
dalla storia,
questo clima
mi ricorda
ciò che accadde
a l l a f i n e
d e l l ’800 con
l’assassinio di
regnanti e figure
politiche di
riferimento. La
lotta per gli ideali,
se condotta
all’e s t r emo,
sconfina
sovente nella
tragedia.
Ma lei è favorevole o contraria
alla Brexit?
Sono sincera. Sono nata a Palermo
ma la vita mi ha condotto
oltremanica già dal 1972.
Ho preso la cittadinanza inglese
e lì mi sono affermata,
pe rs on alm en te
non subirei alcun
contraccolpo
dalla Brexit.
S o n o a n c h e
convinta che in
ogni caso l’Unione
andrebbe
fortemente riformata.
Ma dipendesse
da lei, dal
suo singolo
voto?
Ovviamente voterei
perché la Gran Bretagna
rimanesse dentro l’Ue.
La cavalcata del fronte
pro-Brexit è figlia del malcontento
popolare, della crisi
economica. Ma il grido
“Britain First” dell ’assassi -
no rimanda al razzismo e alla
xenofobia?
Penso, tristemente, che oggi
tutta l’Europa, unita o meno,
sia attraversata dalla crisi e da
ondate di violenza e xenofobia
che fatichiamo a tenere a
bada. Ribadisco, guardiamo
alle nostre spalle, non dimentichiamo
la storia, ciò che ha
scatenato le guerre in passato.
Un singolo gesto isolato è una
scintilla molto pericolosa e in
un attimo rischiamo di trovarci
davanti a un incendio indomabile.
Se la Brexit divenisse realtà
cosa cambierebbe?
Non sarebbe la fine del mondo.
Inizierebbero subito trattative
per riportare la Gran
Bretagna dentro l’Ue e costruire
un nuovo ordine delle
cose. Del resto, non succede
sempre così?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
» FRANCESCO MUSOLINO
Se vogliamo che tutto rimanga
come è, bisogna che
tutto cambi”, è l’essenza del
gattopardismo, l’i m m o bi l ismo
italico sublimato da Giuseppe
Tomasi di Lampedusa
ne Il Gattopardo, 1958. Sono
cambiati i tempi? Sì e no. Dopo
l’omicidio di Jo Cox legato
al referendum sulla Brexit, la
scrittrice palermitana naturalizzata
inglese, Simonetta
Agnello Hornby (di recente in
libreria e in classifica con Caf -
fè amaro, Feltrinelli) esprime
tutti i suoi dubbi sui possibili
cambiamenti futuri, e mette
in guardia sul clima d’odio che
sta travolgendo tutto e tutti.
Un clima d’odio senza precedenti
La notizia mi ha sconvolto, lo
ammetto. Sono tempi di enorme
emotività e il governo
conservatore non fa altro che
esacerbare la situazione paventando
scenari drammatici
in caso di una fuoriuscita
dall’Ue. Ma tutto ciò fa parte,
purtroppo, di un generale clima
generale, di una violenza
diffusa che parte dalla Siria e
si spinge sino ad Orlando, a
Leeds. Sa cosa mi preoccupa
davvero? Non credo affatto
che tutto ciò sia destinato a estinguersi
rapidamente.
TEME NUOVE VIOLENZE?
Mi auguro di no. Tuttavia,
se è vero che dobbiamo imparare
dalla storia,
questo clima
mi ricorda
ciò che accadde
a l l a f i n e
d e l l ’800 con
l’assassinio di
regnanti e figure
politiche di
riferimento. La
lotta per gli ideali,
se condotta
all’e s t r emo,
sconfina
sovente nella
tragedia.
Ma lei è favorevole o contraria
alla Brexit?
Sono sincera. Sono nata a Palermo
ma la vita mi ha condotto
oltremanica già dal 1972.
Ho preso la cittadinanza inglese
e lì mi sono affermata,
pe rs on alm en te
non subirei alcun
contraccolpo
dalla Brexit.
S o n o a n c h e
convinta che in
ogni caso l’Unione
andrebbe
fortemente riformata.
Ma dipendesse
da lei, dal
suo singolo
voto?
Ovviamente voterei
perché la Gran Bretagna
rimanesse dentro l’Ue.
La cavalcata del fronte
pro-Brexit è figlia del malcontento
popolare, della crisi
economica. Ma il grido
“Britain First” dell ’assassi -
no rimanda al razzismo e alla
xenofobia?
Penso, tristemente, che oggi
tutta l’Europa, unita o meno,
sia attraversata dalla crisi e da
ondate di violenza e xenofobia
che fatichiamo a tenere a
bada. Ribadisco, guardiamo
alle nostre spalle, non dimentichiamo
la storia, ciò che ha
scatenato le guerre in passato.
Un singolo gesto isolato è una
scintilla molto pericolosa e in
un attimo rischiamo di trovarci
davanti a un incendio indomabile.
Se la Brexit divenisse realtà
cosa cambierebbe?
Non sarebbe la fine del mondo.
Inizierebbero subito trattative
per riportare la Gran
Bretagna dentro l’Ue e costruire
un nuovo ordine delle
cose. Del resto, non succede
sempre così?
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Re: La crisi dell'Europa
Jo Cox e i mostruosi impresari della morte provvidenziale
Scritto il 18/6/16 • nella Categoria: ideeCondividi
Alcuni giornali (“Il Sole 24 Ore”, il “Corriere”) fanno notare come l’assassinio della deputata laburista Jo Cox possa fare pendere la bilancia del voto referendario inglese dal lato del “Remain” piuttosto che da quello della Brexit.
Deducono questa ipotesi dal fatto che oggi i famosi “mercati” invece che chiudere con clamorose perdite come nei giorni scorsi, hanno “limitato i danni”.
I “mercati”, infatti, tifano perché la Gran Bretagna resti dentro l’Unione Europea e, evidentemente, questo fatto di sangue deve avere convinto speculatori e scommettitori che l’omicidio spingerà una parte significativa dell’elettorato, magari quello indeciso o astensionista, in questa direzione.
E così, mentre mezza Europa ascoltava incredula la notizia della morte della deputata ed in Gran Bretagna si sospendeva la campagna referendaria per lutto e solidarietà verso la vittima, i “mercati” scommettevano, speculavano e ragionavano su quanto si poteva guadagnare dall’evento e per quanto tempo.
Naturalmente non è una novità che i “mercati”, qualunque cosa di disgustoso accada sulla faccia della terra (terremoti, guerre, pestilenze, stragi, ecc.), continuino a “lavorare”, a fare affari, a scommettere sugli effetti che provocano quei disastri e a cercare di lucrarci.
E siccome non è una novità non ci si dovrebbe stupire di questo cinismo da bisca clandestina.
E infatti io non mi stupisco.
Attiro solo l’attenzione su questo fatto che forse sfugge, tanto si dà per scontato: c’è una parte di società, una parte di mondo – si badi bene: potentissima e ormai in grado di decidere le sorti del resto della società e del resto del mondo – che è del tutto esente dal lutto, dalla solidarietà, dalla testimonianza o, almeno, dal silenzio rispettoso che, se non altro pubblicamente, dovrebbero essere dovuti alla sofferenza umana quando questa assume caratteristiche di catastrofi o di fatti particolarmente odiosi di interesse nazionale o internazionale.
Questa parte di società è, invece, una zona franca.
Inattaccabile sia dalla politica che dalle manifestazioni di piazza.
Dai partiti come dai sindacati.
Dai media come dalle grandi personalità pubbliche.
Totalmente avulsa, perfino ipocritamente, dall’empatia e invece completamente assorbita dalla “simpatia” o “antipatia” verso uomini e cose che possono favorire o danneggiare le loro attività.
È una zona mostruosa, per potere e per cinismo.
E fino a che questa mostruosità, cioè i “mercati”, sarà svincolata da qualunque forma di umanità e da qualunque controllo politico che ne limiti (se nel caso anche a torto) il potere e l’influenza e anzi questa “zona franca” continui ad essere essa stessa padrona della politica e dell’umanità, forse non dovremo stupirci tanto se qualcuno ammazza qualcun altro urlando “Allah Akbar” o “Britain First”.
Dovremo forse riflettere un poco di più su come sia possibile che qualcun altro faccia affari e lucri sugli assassini e sugli assassinati.
(Turi Comito, “Jo Cox e la zona franca”, da “Megachip” del 17 giugno)
Scritto il 18/6/16 • nella Categoria: ideeCondividi
Alcuni giornali (“Il Sole 24 Ore”, il “Corriere”) fanno notare come l’assassinio della deputata laburista Jo Cox possa fare pendere la bilancia del voto referendario inglese dal lato del “Remain” piuttosto che da quello della Brexit.
Deducono questa ipotesi dal fatto che oggi i famosi “mercati” invece che chiudere con clamorose perdite come nei giorni scorsi, hanno “limitato i danni”.
I “mercati”, infatti, tifano perché la Gran Bretagna resti dentro l’Unione Europea e, evidentemente, questo fatto di sangue deve avere convinto speculatori e scommettitori che l’omicidio spingerà una parte significativa dell’elettorato, magari quello indeciso o astensionista, in questa direzione.
E così, mentre mezza Europa ascoltava incredula la notizia della morte della deputata ed in Gran Bretagna si sospendeva la campagna referendaria per lutto e solidarietà verso la vittima, i “mercati” scommettevano, speculavano e ragionavano su quanto si poteva guadagnare dall’evento e per quanto tempo.
Naturalmente non è una novità che i “mercati”, qualunque cosa di disgustoso accada sulla faccia della terra (terremoti, guerre, pestilenze, stragi, ecc.), continuino a “lavorare”, a fare affari, a scommettere sugli effetti che provocano quei disastri e a cercare di lucrarci.
E siccome non è una novità non ci si dovrebbe stupire di questo cinismo da bisca clandestina.
E infatti io non mi stupisco.
Attiro solo l’attenzione su questo fatto che forse sfugge, tanto si dà per scontato: c’è una parte di società, una parte di mondo – si badi bene: potentissima e ormai in grado di decidere le sorti del resto della società e del resto del mondo – che è del tutto esente dal lutto, dalla solidarietà, dalla testimonianza o, almeno, dal silenzio rispettoso che, se non altro pubblicamente, dovrebbero essere dovuti alla sofferenza umana quando questa assume caratteristiche di catastrofi o di fatti particolarmente odiosi di interesse nazionale o internazionale.
Questa parte di società è, invece, una zona franca.
Inattaccabile sia dalla politica che dalle manifestazioni di piazza.
Dai partiti come dai sindacati.
Dai media come dalle grandi personalità pubbliche.
Totalmente avulsa, perfino ipocritamente, dall’empatia e invece completamente assorbita dalla “simpatia” o “antipatia” verso uomini e cose che possono favorire o danneggiare le loro attività.
È una zona mostruosa, per potere e per cinismo.
E fino a che questa mostruosità, cioè i “mercati”, sarà svincolata da qualunque forma di umanità e da qualunque controllo politico che ne limiti (se nel caso anche a torto) il potere e l’influenza e anzi questa “zona franca” continui ad essere essa stessa padrona della politica e dell’umanità, forse non dovremo stupirci tanto se qualcuno ammazza qualcun altro urlando “Allah Akbar” o “Britain First”.
Dovremo forse riflettere un poco di più su come sia possibile che qualcun altro faccia affari e lucri sugli assassini e sugli assassinati.
(Turi Comito, “Jo Cox e la zona franca”, da “Megachip” del 17 giugno)
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Re: La crisi dell'Europa
SE le cose andassero bene con l'uscita dell'Inghilterra dalla zona euro.Forse altri paesi la seguirebbero!
Ciao
Paolo11
Ciao
Paolo11
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Re: La crisi dell'Europa
Quello che fanno i mercati non deve interessare.La Gran Bretagna non deve uscire dall'Europa perche ci sarebbe un'effetto deflagrante.Superato il referendum in cui la Gran Bretagna rimane in europa bisogna pensare a costruire un'altra Europa cioè l'Europa Federale che non è ne il superstato ne la separazione fra i vari paesi europei.Per fare questo bisogna trasferire i poteri al parlamento europeo dove si esercità la sovranità popolare.L'Europa Federale comporta una difesa un'esteri un'interno e una finanza comuni una capitale che è BRUXELLES in cui ha sede il parlamento una lingua comune che è l'inglese per la sua universalità una TV pubblica europea.Per quel che riguarda il ministro delle finanze le sue decisioni dal momento che non è stata ancora raggiunta l'armonizzazione fiscale fra i paesi membri,questi possono derogare cioè le decisioni del ministro delle finanze non sono vincolanti.In merito alle migrazioni il Migrant Compat è di fondamentale importanza e i rifugiati siriani dovrebbero trovare riugio in paesi che garantiscono quel minimo di diritti civili e umani per ex la Russia e non la Turchia in cambio di bond project e programmi di assistenza.In ambito europeo per garantire la libertà di circolazione è necessario creare meritocrazia lavoro e occasioni di lavoro nei paesi mediterranei al pari di quello che aviene in Gran Bretagna per evitare leggi impeditive in ambito europeo.Nell'Europa Federale esiste solo una cornice comune per il resto i paesi membri possono legiferare.L'Europa è necessaria per affrontare le sfide internazionli e essa ha un cuore pulsante che sfugge all'apatia e all'insensibilità degli euroscettici.Il cuore dell'Europa lo troviamo a Trieste nei paesini friulani a ridosso degli appennini dove c'è sta la resistenza dove ci sono stati dei grandi sconvolgimenti.L'Europa è un progetto di pace e di progresso
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Re: La crisi dell'Europa
lilly ha scritto:Quello che fanno i mercati non deve interessare.La Gran Bretagna non deve uscire dall'Europa perche ci sarebbe un'effetto deflagrante.Superato il referendum in cui la Gran Bretagna rimane in europa bisogna pensare a costruire un'altra Europa cioè l'Europa Federale che non è ne il superstato ne la separazione fra i vari paesi europei.Per fare questo bisogna trasferire i poteri al parlamento europeo dove si esercità la sovranità popolare.L'Europa Federale comporta una difesa un'esteri un'interno e una finanza comuni una capitale che è BRUXELLES in cui ha sede il parlamento una lingua comune che è l'inglese per la sua universalità una TV pubblica europea.Per quel che riguarda il ministro delle finanze le sue decisioni dal momento che non è stata ancora raggiunta l'armonizzazione fiscale fra i paesi membri,questi possono derogare cioè le decisioni del ministro delle finanze non sono vincolanti.In merito alle migrazioni il Migrant Compat è di fondamentale importanza e i rifugiati siriani dovrebbero trovare riugio in paesi che garantiscono quel minimo di diritti civili e umani per ex la Russia e non la Turchia in cambio di bond project e programmi di assistenza.In ambito europeo per garantire la libertà di circolazione è necessario creare meritocrazia lavoro e occasioni di lavoro nei paesi mediterranei al pari di quello che aviene in Gran Bretagna per evitare leggi impeditive in ambito europeo.Nell'Europa Federale esiste solo una cornice comune per il resto i paesi membri possono legiferare.L'Europa è necessaria per affrontare le sfide internazionli e essa ha un cuore pulsante che sfugge all'apatia e all'insensibilità degli euroscettici.Il cuore dell'Europa lo troviamo a Trieste nei paesini friulani a ridosso degli appennini dove c'è sta la resistenza dove ci sono stati dei grandi sconvolgimenti.L'Europa è un progetto di pace e di progresso
La Gran Bretagna non deve uscire dall'Europa perche ci sarebbe un'effetto deflagrante
Caro lilly, i politici di una parte o dall’altra, per ovvie ragioni, non forniscono mai spiegazioni adeguate alle loro affermazioni.
Tu che non sei un politico, e penso che tu non abbia interessi diretti con il Regno Unito, puoi spiegare quali sono gli effetti che secondo te produrranno una deflagrazione????
Grazie.
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Re: La crisi dell'Europa
Superato il referendum in cui la Gran Bretagna rimane in europa bisogna pensare a costruire un'altra Europa cioè l'Europa Federale che non è ne il superstato ne la separazione fra i vari paesi europei.
lillY
Come???
Ha scritto Toscano in:
Soluzione finale, la sporca guerra dell’élite contro di noi
http://www.libreidee.org/2016/06/soluzi ... ro-di-noi/
In questo modo le élite colpiscono nell’ombra e non rischiano quasi nulla.
E l’eliminazione di Jo Cox e della risalita delle Borse dopo segnali negativi conseguenti ai sondaggi dell’Indipendent, del Sun, e del Guardian, che davano i SI in vantaggio di 10 punti, si è dimostrato il delitto perfetto con attori perfetti, per riportare in leggero vantaggio i NO, come hanno riportato i notiziari Tv di oggi.
Certamente da qui a quattro giorni non ci sarà un altro delitto similare. Perché gli inglesi mangerebbero la foglia per quanto accaduto, e l’effetto sarebbe conseguentemente negativo.
Le elite non hanno nessun problema a condizionale i risultati anche attraverso il sangue.
lillY
Come???
Ha scritto Toscano in:
Soluzione finale, la sporca guerra dell’élite contro di noi
http://www.libreidee.org/2016/06/soluzi ... ro-di-noi/
In questo modo le élite colpiscono nell’ombra e non rischiano quasi nulla.
E l’eliminazione di Jo Cox e della risalita delle Borse dopo segnali negativi conseguenti ai sondaggi dell’Indipendent, del Sun, e del Guardian, che davano i SI in vantaggio di 10 punti, si è dimostrato il delitto perfetto con attori perfetti, per riportare in leggero vantaggio i NO, come hanno riportato i notiziari Tv di oggi.
Certamente da qui a quattro giorni non ci sarà un altro delitto similare. Perché gli inglesi mangerebbero la foglia per quanto accaduto, e l’effetto sarebbe conseguentemente negativo.
Le elite non hanno nessun problema a condizionale i risultati anche attraverso il sangue.
Chi c’è in linea
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