La crisi dell'Europa
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: La crisi dell'Europa
LA CALDA ESTATE DEL 2016
Austria, la ripetizione del voto apre la strada all'Auxit
Se al nuovo ballottaggio dovesse vincere il candidato della destra, è assai probabile che anche in Austria possa votarsi per l'uscita dalla Ue
Ivan Francese - Ven, 01/07/2016 - 17:53
L'Austria potrebbe essere la seconda pedina del domino a far crollare l'edificio dell'Europa unita.
Appena una settimana dopo la devastante notizia del voto britannico sull'uscita del Regno Unito dalla Ue, la Corte Costituzionale di Vienna ha preso una decisione che potrebbe rivelarsi altrettanto decisiva.
Con l'annullamento del voto al ballottaggio per le presidenziali del 22 maggio scorso, i magistrati austriaci hanno aperto un'autostrada all'ascesa delle forze euroscettiche e nazionaliste alla massima carica del Paese alpino. Perché, come commenta preoccupata anche la BBC, quella sancita oggi dalla Corte è una "vittoria morale dell'estrema destra euroscettica ed anti-immigrati".
Il candidato dell'Fpo Norbert Hofer ha ora ottime probabilità di vincere al nuovo ballottaggio ordinato dai giudici, che dovrebbe tenersi fra settembre e ottobre. Non solo perché, come accertato dal tribunale supremo, pare che gran parte delle schede manipolate provenissero proprio da quei voti postali grazie a cui il verde Van Der Bellen avrebbe ottenuto la vittoria finale; ma anche e soprattutto perché ora i populisti di destra dell'Fpo si sentono galvanizzati ed euforici da quella che si prospetta come una storica rimonta.
Mai era successo, infatti, che la Corte Costituzionale ordinasse la ripetizione del voto. Che ora, nonostante la carica di presidente della Repubblica assegni un potere pressoché esclusivamente cerimoniale, rischia di provocare un vero e proprio terremoto politico a livello continentale.
Il candidato presidente sconfitto Norbert Hofer proprio all'indomani del voto sul Brexit aveva chiesto a gran voce la convocazione di un referendum popolare anche in Austria per decidere la permanenza o meno del Paese nella Ue: una sorta di "Auxit". Un'eventuale vittoria alle nuove elezioni gli conferirebbe un peso politico tale da non poter essere più ignorato.
Secondo i più recenti sondaggi, il 40% degli austriaci vorrebbe poter esprimere il proprio parere in un referendum sul modello britannico; il 53% tifa per l'Auxit, ma si tratta di un dato in fortissima crescita, calcolando che nel 2014 solo il 25% della popolazione vedeva l'uscita dalla Ue con favore.
La stretta sull'immigrazione
L'altro tema su cui una vittoria di Hofer potrebbe incidere profondamente è l'immigrazione: da sempre l'Fpo chiede la reintroduzione dei controlli alle frontiere, il rigetto dell'immigrazione di massa e politiche molto più severe sulla sicurezza.
Inoltre l'Fpo in passato si è anche espressa più volte a favore di un referendum a favore dell'autodeterminazione dell'Alto Adige, nella (nemmeno troppo) tacita speranza che possa riunirsi al Tirolo austriaco. Sarebbe divertente sapere se l'Fpo sia o meno altrettanto favorevole a un analogo voto nel Nord-Tirolo per la creazione eventuale di uno stato autonomo tirolese.
Austria, la ripetizione del voto apre la strada all'Auxit
Se al nuovo ballottaggio dovesse vincere il candidato della destra, è assai probabile che anche in Austria possa votarsi per l'uscita dalla Ue
Ivan Francese - Ven, 01/07/2016 - 17:53
L'Austria potrebbe essere la seconda pedina del domino a far crollare l'edificio dell'Europa unita.
Appena una settimana dopo la devastante notizia del voto britannico sull'uscita del Regno Unito dalla Ue, la Corte Costituzionale di Vienna ha preso una decisione che potrebbe rivelarsi altrettanto decisiva.
Con l'annullamento del voto al ballottaggio per le presidenziali del 22 maggio scorso, i magistrati austriaci hanno aperto un'autostrada all'ascesa delle forze euroscettiche e nazionaliste alla massima carica del Paese alpino. Perché, come commenta preoccupata anche la BBC, quella sancita oggi dalla Corte è una "vittoria morale dell'estrema destra euroscettica ed anti-immigrati".
Il candidato dell'Fpo Norbert Hofer ha ora ottime probabilità di vincere al nuovo ballottaggio ordinato dai giudici, che dovrebbe tenersi fra settembre e ottobre. Non solo perché, come accertato dal tribunale supremo, pare che gran parte delle schede manipolate provenissero proprio da quei voti postali grazie a cui il verde Van Der Bellen avrebbe ottenuto la vittoria finale; ma anche e soprattutto perché ora i populisti di destra dell'Fpo si sentono galvanizzati ed euforici da quella che si prospetta come una storica rimonta.
Mai era successo, infatti, che la Corte Costituzionale ordinasse la ripetizione del voto. Che ora, nonostante la carica di presidente della Repubblica assegni un potere pressoché esclusivamente cerimoniale, rischia di provocare un vero e proprio terremoto politico a livello continentale.
Il candidato presidente sconfitto Norbert Hofer proprio all'indomani del voto sul Brexit aveva chiesto a gran voce la convocazione di un referendum popolare anche in Austria per decidere la permanenza o meno del Paese nella Ue: una sorta di "Auxit". Un'eventuale vittoria alle nuove elezioni gli conferirebbe un peso politico tale da non poter essere più ignorato.
Secondo i più recenti sondaggi, il 40% degli austriaci vorrebbe poter esprimere il proprio parere in un referendum sul modello britannico; il 53% tifa per l'Auxit, ma si tratta di un dato in fortissima crescita, calcolando che nel 2014 solo il 25% della popolazione vedeva l'uscita dalla Ue con favore.
La stretta sull'immigrazione
L'altro tema su cui una vittoria di Hofer potrebbe incidere profondamente è l'immigrazione: da sempre l'Fpo chiede la reintroduzione dei controlli alle frontiere, il rigetto dell'immigrazione di massa e politiche molto più severe sulla sicurezza.
Inoltre l'Fpo in passato si è anche espressa più volte a favore di un referendum a favore dell'autodeterminazione dell'Alto Adige, nella (nemmeno troppo) tacita speranza che possa riunirsi al Tirolo austriaco. Sarebbe divertente sapere se l'Fpo sia o meno altrettanto favorevole a un analogo voto nel Nord-Tirolo per la creazione eventuale di uno stato autonomo tirolese.
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: La crisi dell'Europa
LA CALDA ESTATE DEL 2016
Deutsche Bank, perché in una settimana ha perso il 20% del valore e per gli Usa “è la banca più rischiosa al mondo”
Lobby
Sull'istituto si sono abbattute le tegole del report del Fondo monetario e della bocciatura agli stress test della Fed. Soros ha scommesso al ribasso sul titolo. A parte gli scandali per operazioni illecite, il tallone d'Achille del gruppo sono i 30 miliardi di euro di derivati livello 3 che ha a bilancio: strumenti finanziari per i quali non esiste una quotazione ufficiale perché non scambiati sui mercati
di Mauro Del Corno | 1 luglio 2016
COMMENTI
Per il gruppo tedesco Deutsche Bank si chiude una settimana da dimenticare. Da lunedì scorso il titolo ha perso in borsa a Francoforte un altro 20%, toccando i valori più bassi da 30 anni. Nell’ultimo anno il calo è stato del 55%. Certo, i giorni del dopo Brexit sono stati da cardiopalma per tutto il settore bancario europeo, ma sull’istituto tedesco si sono abbattute altre due tegole. Da un lato il Fondo monetario internazionale ha espresso una valutazione sulla banca tedesca che ha riacceso vecchie preoccupazioni. Dall’altro la Federal Reserve ha bocciato nuovamente la divisione statunitense del gruppo nei suoi stress test. Ad annusare una brutta aria introno al gruppo tedesco è stato anche il finanziare George Soros. Secondo il Financial Times, dopo il referendum britannico Soros ha infatti piazzato scommesse milionarie ribassiste sulla banca contribuendo ad accentuare la caduta delle quotazioni.
L’Fmi, che, per usare un eufemismo, non è del tutto insensibile agli umori del dipartimento del Tesoro statunitense, ha descritto Deutsche Bank come l’istituto più rischioso al mondo. A causa delle sue dimensioni e della vasta rete di interconnessioni globali è infatti la banca che, qualora dovesse trovarsi in gravi difficoltà, produrrebbe i maggiori shock a livello sistemico. Gli altri due istituti che il fondo di Washington identifica come quelli potenzialmente più pericolosi per la stabilità finanziaria globale sono HSBC e Credit Suisse. Come se non bastasse per Deutsche Bank è arrivata appunto la bocciatura negli stress della banca centrale Usa. Si tratta di test che simulano gli effetti di un peggioramento del quadro economico sui bilanci delle banche per valutarne la capacità di reggere in situazioni di crisi. Su 33 istituti analizzati solo due non hanno superato l’esame: la spagnola Santander e appunto la divisione a stelle e strisce di Deutsche Bank.
E’ il secondo anno consecutivo che il gruppo tedesco fallisce la prova e questo avrà tra l’altro l’effetto di bloccare l’eventuale distribuzione di utili agli azionisti. Nella sua “pagella” la banca centrale statunitense e mette in luce come i piani presentati dalle due banche presentino ampie e sostanziali debolezze e come non ci siano stati sostanziali miglioramenti rispetto ai test effettuati nel marzo 2015. Le criticità individuate per la divisione Usa di Deutsche Bank non riguardano l’inadeguatezza del capitale ma piuttosto alcune criticità nella gestione del rischio.
Lo scorso anno la banca tedesca ha chiuso il bilancio con una perdita di 6,8 miliardi di euro e sui conti continuano a gravare le gigantesche spese legali a seguito del coinvolgimento della banca in alcune operazioni illecite come la manipolazione dell’indice Libor o del mercato dei metalli preziosi. Quello che però da tempo rappresenta il tallone di Achille della banca sono i 30 miliardi di euro in titoli derivati classificati a livello 3. Ossia strumenti finanziari a cui non si riesce a dare un prezzo perché non scambiati sui mercati e non equiparabili ad altri prodotti simili. Di fatto è la stessa banca a decidere, attraverso dei modelli interni con ampio margine di discrezionalità, quale valore attribuire a questi titoli. La banca fatica a disfarsi di questa montagna di carta di cattiva qualità che si trascina dietro anno dopo anno. Se si considera che il capitale della banca, prima barriera per assorbire eventuali perdite, vale circa 70 miliardi si fa presto a capire come il peso di questi derivati sia potenzialmente destabilizzante.
Un altro aspetto delicato della situazione finanziaria di Deutsche Bank è l’alto livello della sua leva finanziaria. Ossia il rapporto tra il valore degli attivi (prestiti e altri investimento) e il patrimonio della banca. In questo momento è al di sotto di 1 a 25. In pratica con una diminuzione del 4% del valore dei suoi attivi il patrimonio verrebbe azzerato.
di Mauro Del Corno | 1 luglio 2016
Deutsche Bank, perché in una settimana ha perso il 20% del valore e per gli Usa “è la banca più rischiosa al mondo”
Lobby
Sull'istituto si sono abbattute le tegole del report del Fondo monetario e della bocciatura agli stress test della Fed. Soros ha scommesso al ribasso sul titolo. A parte gli scandali per operazioni illecite, il tallone d'Achille del gruppo sono i 30 miliardi di euro di derivati livello 3 che ha a bilancio: strumenti finanziari per i quali non esiste una quotazione ufficiale perché non scambiati sui mercati
di Mauro Del Corno | 1 luglio 2016
COMMENTI
Per il gruppo tedesco Deutsche Bank si chiude una settimana da dimenticare. Da lunedì scorso il titolo ha perso in borsa a Francoforte un altro 20%, toccando i valori più bassi da 30 anni. Nell’ultimo anno il calo è stato del 55%. Certo, i giorni del dopo Brexit sono stati da cardiopalma per tutto il settore bancario europeo, ma sull’istituto tedesco si sono abbattute altre due tegole. Da un lato il Fondo monetario internazionale ha espresso una valutazione sulla banca tedesca che ha riacceso vecchie preoccupazioni. Dall’altro la Federal Reserve ha bocciato nuovamente la divisione statunitense del gruppo nei suoi stress test. Ad annusare una brutta aria introno al gruppo tedesco è stato anche il finanziare George Soros. Secondo il Financial Times, dopo il referendum britannico Soros ha infatti piazzato scommesse milionarie ribassiste sulla banca contribuendo ad accentuare la caduta delle quotazioni.
L’Fmi, che, per usare un eufemismo, non è del tutto insensibile agli umori del dipartimento del Tesoro statunitense, ha descritto Deutsche Bank come l’istituto più rischioso al mondo. A causa delle sue dimensioni e della vasta rete di interconnessioni globali è infatti la banca che, qualora dovesse trovarsi in gravi difficoltà, produrrebbe i maggiori shock a livello sistemico. Gli altri due istituti che il fondo di Washington identifica come quelli potenzialmente più pericolosi per la stabilità finanziaria globale sono HSBC e Credit Suisse. Come se non bastasse per Deutsche Bank è arrivata appunto la bocciatura negli stress della banca centrale Usa. Si tratta di test che simulano gli effetti di un peggioramento del quadro economico sui bilanci delle banche per valutarne la capacità di reggere in situazioni di crisi. Su 33 istituti analizzati solo due non hanno superato l’esame: la spagnola Santander e appunto la divisione a stelle e strisce di Deutsche Bank.
E’ il secondo anno consecutivo che il gruppo tedesco fallisce la prova e questo avrà tra l’altro l’effetto di bloccare l’eventuale distribuzione di utili agli azionisti. Nella sua “pagella” la banca centrale statunitense e mette in luce come i piani presentati dalle due banche presentino ampie e sostanziali debolezze e come non ci siano stati sostanziali miglioramenti rispetto ai test effettuati nel marzo 2015. Le criticità individuate per la divisione Usa di Deutsche Bank non riguardano l’inadeguatezza del capitale ma piuttosto alcune criticità nella gestione del rischio.
Lo scorso anno la banca tedesca ha chiuso il bilancio con una perdita di 6,8 miliardi di euro e sui conti continuano a gravare le gigantesche spese legali a seguito del coinvolgimento della banca in alcune operazioni illecite come la manipolazione dell’indice Libor o del mercato dei metalli preziosi. Quello che però da tempo rappresenta il tallone di Achille della banca sono i 30 miliardi di euro in titoli derivati classificati a livello 3. Ossia strumenti finanziari a cui non si riesce a dare un prezzo perché non scambiati sui mercati e non equiparabili ad altri prodotti simili. Di fatto è la stessa banca a decidere, attraverso dei modelli interni con ampio margine di discrezionalità, quale valore attribuire a questi titoli. La banca fatica a disfarsi di questa montagna di carta di cattiva qualità che si trascina dietro anno dopo anno. Se si considera che il capitale della banca, prima barriera per assorbire eventuali perdite, vale circa 70 miliardi si fa presto a capire come il peso di questi derivati sia potenzialmente destabilizzante.
Un altro aspetto delicato della situazione finanziaria di Deutsche Bank è l’alto livello della sua leva finanziaria. Ossia il rapporto tra il valore degli attivi (prestiti e altri investimento) e il patrimonio della banca. In questo momento è al di sotto di 1 a 25. In pratica con una diminuzione del 4% del valore dei suoi attivi il patrimonio verrebbe azzerato.
di Mauro Del Corno | 1 luglio 2016
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: La crisi dell'Europa
LA CALDA ESTATE DEL 2016
Deutsche Bank, perché in una settimana ha perso il 20% del valore e per gli Usa “è la banca più rischiosa al mondo”
Lobby
Sull'istituto si sono abbattute le tegole del report del Fondo monetario e della bocciatura agli stress test della Fed. Soros ha scommesso al ribasso sul titolo. A parte gli scandali per operazioni illecite, il tallone d'Achille del gruppo sono i 30 miliardi di euro di derivati livello 3 che ha a bilancio: strumenti finanziari per i quali non esiste una quotazione ufficiale perché non scambiati sui mercati
di Mauro Del Corno | 1 luglio 2016
COMMENTI
Per il gruppo tedesco Deutsche Bank si chiude una settimana da dimenticare. Da lunedì scorso il titolo ha perso in borsa a Francoforte un altro 20%, toccando i valori più bassi da 30 anni. Nell’ultimo anno il calo è stato del 55%. Certo, i giorni del dopo Brexit sono stati da cardiopalma per tutto il settore bancario europeo, ma sull’istituto tedesco si sono abbattute altre due tegole. Da un lato il Fondo monetario internazionale ha espresso una valutazione sulla banca tedesca che ha riacceso vecchie preoccupazioni. Dall’altro la Federal Reserve ha bocciato nuovamente la divisione statunitense del gruppo nei suoi stress test. Ad annusare una brutta aria introno al gruppo tedesco è stato anche il finanziare George Soros. Secondo il Financial Times, dopo il referendum britannico Soros ha infatti piazzato scommesse milionarie ribassiste sulla banca contribuendo ad accentuare la caduta delle quotazioni.
L’Fmi, che, per usare un eufemismo, non è del tutto insensibile agli umori del dipartimento del Tesoro statunitense, ha descritto Deutsche Bank come l’istituto più rischioso al mondo. A causa delle sue dimensioni e della vasta rete di interconnessioni globali è infatti la banca che, qualora dovesse trovarsi in gravi difficoltà, produrrebbe i maggiori shock a livello sistemico. Gli altri due istituti che il fondo di Washington identifica come quelli potenzialmente più pericolosi per la stabilità finanziaria globale sono HSBC e Credit Suisse. Come se non bastasse per Deutsche Bank è arrivata appunto la bocciatura negli stress della banca centrale Usa. Si tratta di test che simulano gli effetti di un peggioramento del quadro economico sui bilanci delle banche per valutarne la capacità di reggere in situazioni di crisi. Su 33 istituti analizzati solo due non hanno superato l’esame: la spagnola Santander e appunto la divisione a stelle e strisce di Deutsche Bank.
E’ il secondo anno consecutivo che il gruppo tedesco fallisce la prova e questo avrà tra l’altro l’effetto di bloccare l’eventuale distribuzione di utili agli azionisti. Nella sua “pagella” la banca centrale statunitense e mette in luce come i piani presentati dalle due banche presentino ampie e sostanziali debolezze e come non ci siano stati sostanziali miglioramenti rispetto ai test effettuati nel marzo 2015. Le criticità individuate per la divisione Usa di Deutsche Bank non riguardano l’inadeguatezza del capitale ma piuttosto alcune criticità nella gestione del rischio.
Lo scorso anno la banca tedesca ha chiuso il bilancio con una perdita di 6,8 miliardi di euro e sui conti continuano a gravare le gigantesche spese legali a seguito del coinvolgimento della banca in alcune operazioni illecite come la manipolazione dell’indice Libor o del mercato dei metalli preziosi. Quello che però da tempo rappresenta il tallone di Achille della banca sono i 30 miliardi di euro in titoli derivati classificati a livello 3. Ossia strumenti finanziari a cui non si riesce a dare un prezzo perché non scambiati sui mercati e non equiparabili ad altri prodotti simili. Di fatto è la stessa banca a decidere, attraverso dei modelli interni con ampio margine di discrezionalità, quale valore attribuire a questi titoli. La banca fatica a disfarsi di questa montagna di carta di cattiva qualità che si trascina dietro anno dopo anno. Se si considera che il capitale della banca, prima barriera per assorbire eventuali perdite, vale circa 70 miliardi si fa presto a capire come il peso di questi derivati sia potenzialmente destabilizzante.
Un altro aspetto delicato della situazione finanziaria di Deutsche Bank è l’alto livello della sua leva finanziaria. Ossia il rapporto tra il valore degli attivi (prestiti e altri investimento) e il patrimonio della banca. In questo momento è al di sotto di 1 a 25. In pratica con una diminuzione del 4% del valore dei suoi attivi il patrimonio verrebbe azzerato.
di Mauro Del Corno | 1 luglio 2016
Deutsche Bank, perché in una settimana ha perso il 20% del valore e per gli Usa “è la banca più rischiosa al mondo”
Lobby
Sull'istituto si sono abbattute le tegole del report del Fondo monetario e della bocciatura agli stress test della Fed. Soros ha scommesso al ribasso sul titolo. A parte gli scandali per operazioni illecite, il tallone d'Achille del gruppo sono i 30 miliardi di euro di derivati livello 3 che ha a bilancio: strumenti finanziari per i quali non esiste una quotazione ufficiale perché non scambiati sui mercati
di Mauro Del Corno | 1 luglio 2016
COMMENTI
Per il gruppo tedesco Deutsche Bank si chiude una settimana da dimenticare. Da lunedì scorso il titolo ha perso in borsa a Francoforte un altro 20%, toccando i valori più bassi da 30 anni. Nell’ultimo anno il calo è stato del 55%. Certo, i giorni del dopo Brexit sono stati da cardiopalma per tutto il settore bancario europeo, ma sull’istituto tedesco si sono abbattute altre due tegole. Da un lato il Fondo monetario internazionale ha espresso una valutazione sulla banca tedesca che ha riacceso vecchie preoccupazioni. Dall’altro la Federal Reserve ha bocciato nuovamente la divisione statunitense del gruppo nei suoi stress test. Ad annusare una brutta aria introno al gruppo tedesco è stato anche il finanziare George Soros. Secondo il Financial Times, dopo il referendum britannico Soros ha infatti piazzato scommesse milionarie ribassiste sulla banca contribuendo ad accentuare la caduta delle quotazioni.
L’Fmi, che, per usare un eufemismo, non è del tutto insensibile agli umori del dipartimento del Tesoro statunitense, ha descritto Deutsche Bank come l’istituto più rischioso al mondo. A causa delle sue dimensioni e della vasta rete di interconnessioni globali è infatti la banca che, qualora dovesse trovarsi in gravi difficoltà, produrrebbe i maggiori shock a livello sistemico. Gli altri due istituti che il fondo di Washington identifica come quelli potenzialmente più pericolosi per la stabilità finanziaria globale sono HSBC e Credit Suisse. Come se non bastasse per Deutsche Bank è arrivata appunto la bocciatura negli stress della banca centrale Usa. Si tratta di test che simulano gli effetti di un peggioramento del quadro economico sui bilanci delle banche per valutarne la capacità di reggere in situazioni di crisi. Su 33 istituti analizzati solo due non hanno superato l’esame: la spagnola Santander e appunto la divisione a stelle e strisce di Deutsche Bank.
E’ il secondo anno consecutivo che il gruppo tedesco fallisce la prova e questo avrà tra l’altro l’effetto di bloccare l’eventuale distribuzione di utili agli azionisti. Nella sua “pagella” la banca centrale statunitense e mette in luce come i piani presentati dalle due banche presentino ampie e sostanziali debolezze e come non ci siano stati sostanziali miglioramenti rispetto ai test effettuati nel marzo 2015. Le criticità individuate per la divisione Usa di Deutsche Bank non riguardano l’inadeguatezza del capitale ma piuttosto alcune criticità nella gestione del rischio.
Lo scorso anno la banca tedesca ha chiuso il bilancio con una perdita di 6,8 miliardi di euro e sui conti continuano a gravare le gigantesche spese legali a seguito del coinvolgimento della banca in alcune operazioni illecite come la manipolazione dell’indice Libor o del mercato dei metalli preziosi. Quello che però da tempo rappresenta il tallone di Achille della banca sono i 30 miliardi di euro in titoli derivati classificati a livello 3. Ossia strumenti finanziari a cui non si riesce a dare un prezzo perché non scambiati sui mercati e non equiparabili ad altri prodotti simili. Di fatto è la stessa banca a decidere, attraverso dei modelli interni con ampio margine di discrezionalità, quale valore attribuire a questi titoli. La banca fatica a disfarsi di questa montagna di carta di cattiva qualità che si trascina dietro anno dopo anno. Se si considera che il capitale della banca, prima barriera per assorbire eventuali perdite, vale circa 70 miliardi si fa presto a capire come il peso di questi derivati sia potenzialmente destabilizzante.
Un altro aspetto delicato della situazione finanziaria di Deutsche Bank è l’alto livello della sua leva finanziaria. Ossia il rapporto tra il valore degli attivi (prestiti e altri investimento) e il patrimonio della banca. In questo momento è al di sotto di 1 a 25. In pratica con una diminuzione del 4% del valore dei suoi attivi il patrimonio verrebbe azzerato.
di Mauro Del Corno | 1 luglio 2016
-
- Messaggi: 2444
- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: La crisi dell'Europa
il dopo brexit
Sono da settimane qui a Londra.
Sto vivendo la situazione Brexit in diretta.
Leggo alcuni commenti dall'Italia di gente che la sa (molto) lunga che sostiene che:
la Brexit è un piano perfetto congegnato dalla perfida Albione perché sono troppo intelligenti e sono un Impero e ne sanno una più del diavolo e quindi loro sì che sanno farsi rispettare perché poi bisogna farla finita con questo potere plutogiudaicomassonico perché la globalizzazione va combattuta che ci sono gli Illuminati ed il Bilderberg e gli inglesi lo sanno perché del resto David Icke ed i rettiliani e comunque l'Inghilterra è una potenza economica e non è vero che andranno male vedrete che ci faranno un mazzo così che poi a Londra oggi si mangia pure bene e poi Churchill era uno con due palle così e pure la Thatcher e comunque loro hanno l'asse atlantico con gli USA e pure Trump gli ha dato ragione.
Allora, cari amici miei e non, voglio solo rassicurarvi e confermarvi che qui nel Regno (Unito?) c'è il caos.
In tutte le aziende stanno preparando piani di ristrutturazione (leggi tagli al personale).
Tutte le banche hanno già cominciato ad attuare i piani di rilocalizzazioni delle loro sedi centrali. C'è gente che sta già facendo la valigia in queste ore.
La Scozia sta facendo di tutto per andarsene, L'Irlanda del Nord si vuole riunire alla Éire, l'Australia ed il Canada vogliono uscire dal Regno e diventare Repubblica.
La sterlina è crollata ai livelli del 1985. Fantastico per l'export, peccato che l'Inghilterra non esporti un emerito caXXo.
Gli ospedali pubblici (tra i migliori al mondo) sono in crisi perché la loro forza lavoro è in gran parte europea (ebbene si, al "paziente inglese" il culo glielo puliscono spagnoli, italiani e portoghesi).
Da sinistra a destra i politici sono tutti nel panico e nessuno ha il coraggio di prendere 'sta patata bollente.
La sinistra (tutto il mondo è paese) invece di approfittare del caos si guarda l'ombelico e organizza la fronda interna a Corbyn.
I giornalisti della BBC letteralmente cacciano a calci in culo i politici dallo studio tanto che sono incazzati, perché nelle interviste stanno scoprendo - pensate un po' - che nessuno avesse un piano per il dopo Brexit.
Le proiezioni degli economisti della Banca d'Inghilterra sono il PIL in calo al -2,2% per il prossimo anno poi si vedrà.
Nelle strade gli hooligani che hanno votato "Leave" sentono che finalmente il loro odio è stato sdoganato e si credono liberi di minacciare di morte chiunque non abbia in famiglia un avo morto nella guerra dei cent'anni.
La gente ha paura e piange per le strade.
Cameron sostiene che il referendum è stato un esemplare caso di "democrazia". A giudicare dal numero di persone che lo aspetta sotto casa per menargli, qui sono convinti invece che si tratti di un esemplare caso di irresponsabilità politica.
Ad ogni modo, come italiani potremmo imparare una o due cosette da questa lezione:
Che giocare con la paura della gente ti fa magari anche vincere le elezioni, ma è un gioco pericoloso perché poi tutta la rabbia che hai fomentato la devi gestire;
Che tutti i popoli della terra, anche quelli che la democrazia l'hanno inventata, possono fare delle emerite stronzate e la patente di idioti non ha denominazione geografica;
Che la democrazia diretta è come la corazzata Potëmkin, è una cagata pazzesca.
Che oggi in Italia possiamo finalmente dire che l'erba del vicino è un po' meno verde del solito. Diamoci da fare che magari è un'opportunità. Noi il fondo l'abbiamo toccato e possiamo solo migliorare.
[Gianluca Ruggiero]
#brexit
Sono da settimane qui a Londra.
Sto vivendo la situazione Brexit in diretta.
Leggo alcuni commenti dall'Italia di gente che la sa (molto) lunga che sostiene che:
la Brexit è un piano perfetto congegnato dalla perfida Albione perché sono troppo intelligenti e sono un Impero e ne sanno una più del diavolo e quindi loro sì che sanno farsi rispettare perché poi bisogna farla finita con questo potere plutogiudaicomassonico perché la globalizzazione va combattuta che ci sono gli Illuminati ed il Bilderberg e gli inglesi lo sanno perché del resto David Icke ed i rettiliani e comunque l'Inghilterra è una potenza economica e non è vero che andranno male vedrete che ci faranno un mazzo così che poi a Londra oggi si mangia pure bene e poi Churchill era uno con due palle così e pure la Thatcher e comunque loro hanno l'asse atlantico con gli USA e pure Trump gli ha dato ragione.
Allora, cari amici miei e non, voglio solo rassicurarvi e confermarvi che qui nel Regno (Unito?) c'è il caos.
In tutte le aziende stanno preparando piani di ristrutturazione (leggi tagli al personale).
Tutte le banche hanno già cominciato ad attuare i piani di rilocalizzazioni delle loro sedi centrali. C'è gente che sta già facendo la valigia in queste ore.
La Scozia sta facendo di tutto per andarsene, L'Irlanda del Nord si vuole riunire alla Éire, l'Australia ed il Canada vogliono uscire dal Regno e diventare Repubblica.
La sterlina è crollata ai livelli del 1985. Fantastico per l'export, peccato che l'Inghilterra non esporti un emerito caXXo.
Gli ospedali pubblici (tra i migliori al mondo) sono in crisi perché la loro forza lavoro è in gran parte europea (ebbene si, al "paziente inglese" il culo glielo puliscono spagnoli, italiani e portoghesi).
Da sinistra a destra i politici sono tutti nel panico e nessuno ha il coraggio di prendere 'sta patata bollente.
La sinistra (tutto il mondo è paese) invece di approfittare del caos si guarda l'ombelico e organizza la fronda interna a Corbyn.
I giornalisti della BBC letteralmente cacciano a calci in culo i politici dallo studio tanto che sono incazzati, perché nelle interviste stanno scoprendo - pensate un po' - che nessuno avesse un piano per il dopo Brexit.
Le proiezioni degli economisti della Banca d'Inghilterra sono il PIL in calo al -2,2% per il prossimo anno poi si vedrà.
Nelle strade gli hooligani che hanno votato "Leave" sentono che finalmente il loro odio è stato sdoganato e si credono liberi di minacciare di morte chiunque non abbia in famiglia un avo morto nella guerra dei cent'anni.
La gente ha paura e piange per le strade.
Cameron sostiene che il referendum è stato un esemplare caso di "democrazia". A giudicare dal numero di persone che lo aspetta sotto casa per menargli, qui sono convinti invece che si tratti di un esemplare caso di irresponsabilità politica.
Ad ogni modo, come italiani potremmo imparare una o due cosette da questa lezione:
Che giocare con la paura della gente ti fa magari anche vincere le elezioni, ma è un gioco pericoloso perché poi tutta la rabbia che hai fomentato la devi gestire;
Che tutti i popoli della terra, anche quelli che la democrazia l'hanno inventata, possono fare delle emerite stronzate e la patente di idioti non ha denominazione geografica;
Che la democrazia diretta è come la corazzata Potëmkin, è una cagata pazzesca.
Che oggi in Italia possiamo finalmente dire che l'erba del vicino è un po' meno verde del solito. Diamoci da fare che magari è un'opportunità. Noi il fondo l'abbiamo toccato e possiamo solo migliorare.
[Gianluca Ruggiero]
#brexit
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: La crisi dell'Europa
LA CALDA ESTATE DEL 2016
Saviano e Napolitano, la sinistra No-Brexit che piace all’élite
Scritto il 02/7/16 • nella Categoria: Recensioni Condividi
Fra gli effetti positivi ed imprevisti del referendum sulla Brexit c’è un certo effetto di “cartina di tornasole” che ci rivela quel che pensa effettivamente una certa sinistra, che in Italia possiamo identificare nel Pd e nei suoi alleati. Ha iniziato un alleato come Monti (quello che Renzi, in un momento di baruffa, si lasciò andare e definì “illuminato”, ecco… appunto) che ha rimproverato Cameron del delitto di lesa maestà per aver dato la parola al popolo con il referendum, un vero “abuso di democrazia” (parole testuali dell’illuminato uomo politico e statista). Poi ci si è aggiunto anche Giorgio Napolitano, altro illuminato progressista, che ha sentenziato che su argomenti così complessi non si può interpellare il popolo che evidentemente non ha gli strumenti per capire. In effetti la stessa cosa si può dire della Costituzione, del nucleare, del codice penale o civile, della responsabilità dei magistrati, e, in fondo anche divorzio, aborto o, diciamola tutta, anche decidere fra Repubblica e Monarchia non sono temi semplici alla portata del popolo bue. Magari questo lo pensò, nel giugno 1946, Umberto II di Savoia e, si sa, il sangue non è acqua.Poi è giunto il verbo dell’eccelso storico e politologo Roberto Saviano che, dall’alto dei suoi studi, ha decretato che quelli che hanno votato Brexit sono tutti fascisti e nazisti! E Saviano è una delle teste più lucide dell’intellettualità di sinistra, anche se dovrebbe perdere ancora un po’ di capelli per giungere alla lucidità integrale. Poi la Melandri ha ritwittato con simpatia la massima di un tale: «Ma perché anziché negare il voto nei primi 18 anni non lo togliamo negli ultimi 18 di vita?». Giusto, solo che c’è un problema: fissare il termine a quo calcolare i 18 ultimi, visto che la gente si ostina a morire a casaccio nelle età più disparate. Certo, si potrebbe fissare per legge il “fine vita” (e l’evoluzione ideologica del Pd va in questa direzione “giovanilistica”), però non credo converrebbe tanto all’on Giovanna Melandri che, insomma, proprio una ragazzina non è più ma solo una ex bella donna. Potremmo proseguire con gli esempi.Sta venendo fuori tutta l’anima ferocemente classista, elitaria, antipopolare di questa sinistra dei salotti. Io appartengo ad un’altra sinistra, che sa perfettamente di dover affrontare le sfide del mondo della globalizzazione, ma che non dimentica il Psi che organizzava le scuole di alfabetizzazione per insegnare agli operai a leggere e scrivere per conquistare quel diritto di voto che questi oggi vorrebbero togliere; che non dimentica il “cafone” Peppino Di Vittorio, che un titolo di studio non lo prese mai ma che insegnò ai braccianti a non togliersi il cappello davanti ai “signori” e che a questi intellettuali di “sinistra” avrebbe potuto insegnare molte cose; che non dimentica le scuole delle repubbliche partigiane come quella organizzata nell’Ossola da Gisella Floreanini; non dimentica intellettuali dome Umberto Terracini, Antonio Gramsci, Concetto Marchesi, Vittorio Foa, che erano veri grandi intellettuali (non come questi cialtroni della gauche caviar) che non nutrivano nessuna spocchia intellettuale e la vita l’hanno spesa per emancipare culturalmente, economicamente e politicamente le classi popolari.La mia sinistra non ignora i problemi dell’oggi, ma non si piega all’idea che la migliore sinistra è … la destra elitaria e classista. Lo confesso, questa sinistra al chachemire, la sinistra delle terrazze romane, ebbene si, mi fa schifo non solo politicamente, ma più ancora moralmente ed umanamente, perché la “sinistra” neoliberista ed elitaria non esiste: è solo una ignobile truffa. Il Pd? E’ più spregevole della Lega e dell’Ukip, credetemi.
(Aldo Giannuli, “Contro la sinistra elitaria”, dal blog di Giannuli del 24 giugno 2016).
Saviano e Napolitano, la sinistra No-Brexit che piace all’élite
Scritto il 02/7/16 • nella Categoria: Recensioni Condividi
Fra gli effetti positivi ed imprevisti del referendum sulla Brexit c’è un certo effetto di “cartina di tornasole” che ci rivela quel che pensa effettivamente una certa sinistra, che in Italia possiamo identificare nel Pd e nei suoi alleati. Ha iniziato un alleato come Monti (quello che Renzi, in un momento di baruffa, si lasciò andare e definì “illuminato”, ecco… appunto) che ha rimproverato Cameron del delitto di lesa maestà per aver dato la parola al popolo con il referendum, un vero “abuso di democrazia” (parole testuali dell’illuminato uomo politico e statista). Poi ci si è aggiunto anche Giorgio Napolitano, altro illuminato progressista, che ha sentenziato che su argomenti così complessi non si può interpellare il popolo che evidentemente non ha gli strumenti per capire. In effetti la stessa cosa si può dire della Costituzione, del nucleare, del codice penale o civile, della responsabilità dei magistrati, e, in fondo anche divorzio, aborto o, diciamola tutta, anche decidere fra Repubblica e Monarchia non sono temi semplici alla portata del popolo bue. Magari questo lo pensò, nel giugno 1946, Umberto II di Savoia e, si sa, il sangue non è acqua.Poi è giunto il verbo dell’eccelso storico e politologo Roberto Saviano che, dall’alto dei suoi studi, ha decretato che quelli che hanno votato Brexit sono tutti fascisti e nazisti! E Saviano è una delle teste più lucide dell’intellettualità di sinistra, anche se dovrebbe perdere ancora un po’ di capelli per giungere alla lucidità integrale. Poi la Melandri ha ritwittato con simpatia la massima di un tale: «Ma perché anziché negare il voto nei primi 18 anni non lo togliamo negli ultimi 18 di vita?». Giusto, solo che c’è un problema: fissare il termine a quo calcolare i 18 ultimi, visto che la gente si ostina a morire a casaccio nelle età più disparate. Certo, si potrebbe fissare per legge il “fine vita” (e l’evoluzione ideologica del Pd va in questa direzione “giovanilistica”), però non credo converrebbe tanto all’on Giovanna Melandri che, insomma, proprio una ragazzina non è più ma solo una ex bella donna. Potremmo proseguire con gli esempi.Sta venendo fuori tutta l’anima ferocemente classista, elitaria, antipopolare di questa sinistra dei salotti. Io appartengo ad un’altra sinistra, che sa perfettamente di dover affrontare le sfide del mondo della globalizzazione, ma che non dimentica il Psi che organizzava le scuole di alfabetizzazione per insegnare agli operai a leggere e scrivere per conquistare quel diritto di voto che questi oggi vorrebbero togliere; che non dimentica il “cafone” Peppino Di Vittorio, che un titolo di studio non lo prese mai ma che insegnò ai braccianti a non togliersi il cappello davanti ai “signori” e che a questi intellettuali di “sinistra” avrebbe potuto insegnare molte cose; che non dimentica le scuole delle repubbliche partigiane come quella organizzata nell’Ossola da Gisella Floreanini; non dimentica intellettuali dome Umberto Terracini, Antonio Gramsci, Concetto Marchesi, Vittorio Foa, che erano veri grandi intellettuali (non come questi cialtroni della gauche caviar) che non nutrivano nessuna spocchia intellettuale e la vita l’hanno spesa per emancipare culturalmente, economicamente e politicamente le classi popolari.La mia sinistra non ignora i problemi dell’oggi, ma non si piega all’idea che la migliore sinistra è … la destra elitaria e classista. Lo confesso, questa sinistra al chachemire, la sinistra delle terrazze romane, ebbene si, mi fa schifo non solo politicamente, ma più ancora moralmente ed umanamente, perché la “sinistra” neoliberista ed elitaria non esiste: è solo una ignobile truffa. Il Pd? E’ più spregevole della Lega e dell’Ukip, credetemi.
(Aldo Giannuli, “Contro la sinistra elitaria”, dal blog di Giannuli del 24 giugno 2016).
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: La crisi dell'Europa
LA CALDA ESTATE DEL 2016
Saviano e Napolitano, la sinistra No-Brexit che piace all’élite
Scritto il 02/7/16 • nella Categoria: Recensioni Condividi
Fra gli effetti positivi ed imprevisti del referendum sulla Brexit c’è un certo effetto di “cartina di tornasole” che ci rivela quel che pensa effettivamente una certa sinistra, che in Italia possiamo identificare nel Pd e nei suoi alleati. Ha iniziato un alleato come Monti (quello che Renzi, in un momento di baruffa, si lasciò andare e definì “illuminato”, ecco… appunto) che ha rimproverato Cameron del delitto di lesa maestà per aver dato la parola al popolo con il referendum, un vero “abuso di democrazia” (parole testuali dell’illuminato uomo politico e statista). Poi ci si è aggiunto anche Giorgio Napolitano, altro illuminato progressista, che ha sentenziato che su argomenti così complessi non si può interpellare il popolo che evidentemente non ha gli strumenti per capire. In effetti la stessa cosa si può dire della Costituzione, del nucleare, del codice penale o civile, della responsabilità dei magistrati, e, in fondo anche divorzio, aborto o, diciamola tutta, anche decidere fra Repubblica e Monarchia non sono temi semplici alla portata del popolo bue. Magari questo lo pensò, nel giugno 1946, Umberto II di Savoia e, si sa, il sangue non è acqua.Poi è giunto il verbo dell’eccelso storico e politologo Roberto Saviano che, dall’alto dei suoi studi, ha decretato che quelli che hanno votato Brexit sono tutti fascisti e nazisti! E Saviano è una delle teste più lucide dell’intellettualità di sinistra, anche se dovrebbe perdere ancora un po’ di capelli per giungere alla lucidità integrale. Poi la Melandri ha ritwittato con simpatia la massima di un tale: «Ma perché anziché negare il voto nei primi 18 anni non lo togliamo negli ultimi 18 di vita?». Giusto, solo che c’è un problema: fissare il termine a quo calcolare i 18 ultimi, visto che la gente si ostina a morire a casaccio nelle età più disparate. Certo, si potrebbe fissare per legge il “fine vita” (e l’evoluzione ideologica del Pd va in questa direzione “giovanilistica”), però non credo converrebbe tanto all’on Giovanna Melandri che, insomma, proprio una ragazzina non è più ma solo una ex bella donna. Potremmo proseguire con gli esempi.Sta venendo fuori tutta l’anima ferocemente classista, elitaria, antipopolare di questa sinistra dei salotti. Io appartengo ad un’altra sinistra, che sa perfettamente di dover affrontare le sfide del mondo della globalizzazione, ma che non dimentica il Psi che organizzava le scuole di alfabetizzazione per insegnare agli operai a leggere e scrivere per conquistare quel diritto di voto che questi oggi vorrebbero togliere; che non dimentica il “cafone” Peppino Di Vittorio, che un titolo di studio non lo prese mai ma che insegnò ai braccianti a non togliersi il cappello davanti ai “signori” e che a questi intellettuali di “sinistra” avrebbe potuto insegnare molte cose; che non dimentica le scuole delle repubbliche partigiane come quella organizzata nell’Ossola da Gisella Floreanini; non dimentica intellettuali dome Umberto Terracini, Antonio Gramsci, Concetto Marchesi, Vittorio Foa, che erano veri grandi intellettuali (non come questi cialtroni della gauche caviar) che non nutrivano nessuna spocchia intellettuale e la vita l’hanno spesa per emancipare culturalmente, economicamente e politicamente le classi popolari.La mia sinistra non ignora i problemi dell’oggi, ma non si piega all’idea che la migliore sinistra è … la destra elitaria e classista. Lo confesso, questa sinistra al chachemire, la sinistra delle terrazze romane, ebbene si, mi fa schifo non solo politicamente, ma più ancora moralmente ed umanamente, perché la “sinistra” neoliberista ed elitaria non esiste: è solo una ignobile truffa. Il Pd? E’ più spregevole della Lega e dell’Ukip, credetemi.
(Aldo Giannuli, “Contro la sinistra elitaria”, dal blog di Giannuli del 24 giugno 2016).
Saviano e Napolitano, la sinistra No-Brexit che piace all’élite
Scritto il 02/7/16 • nella Categoria: Recensioni Condividi
Fra gli effetti positivi ed imprevisti del referendum sulla Brexit c’è un certo effetto di “cartina di tornasole” che ci rivela quel che pensa effettivamente una certa sinistra, che in Italia possiamo identificare nel Pd e nei suoi alleati. Ha iniziato un alleato come Monti (quello che Renzi, in un momento di baruffa, si lasciò andare e definì “illuminato”, ecco… appunto) che ha rimproverato Cameron del delitto di lesa maestà per aver dato la parola al popolo con il referendum, un vero “abuso di democrazia” (parole testuali dell’illuminato uomo politico e statista). Poi ci si è aggiunto anche Giorgio Napolitano, altro illuminato progressista, che ha sentenziato che su argomenti così complessi non si può interpellare il popolo che evidentemente non ha gli strumenti per capire. In effetti la stessa cosa si può dire della Costituzione, del nucleare, del codice penale o civile, della responsabilità dei magistrati, e, in fondo anche divorzio, aborto o, diciamola tutta, anche decidere fra Repubblica e Monarchia non sono temi semplici alla portata del popolo bue. Magari questo lo pensò, nel giugno 1946, Umberto II di Savoia e, si sa, il sangue non è acqua.Poi è giunto il verbo dell’eccelso storico e politologo Roberto Saviano che, dall’alto dei suoi studi, ha decretato che quelli che hanno votato Brexit sono tutti fascisti e nazisti! E Saviano è una delle teste più lucide dell’intellettualità di sinistra, anche se dovrebbe perdere ancora un po’ di capelli per giungere alla lucidità integrale. Poi la Melandri ha ritwittato con simpatia la massima di un tale: «Ma perché anziché negare il voto nei primi 18 anni non lo togliamo negli ultimi 18 di vita?». Giusto, solo che c’è un problema: fissare il termine a quo calcolare i 18 ultimi, visto che la gente si ostina a morire a casaccio nelle età più disparate. Certo, si potrebbe fissare per legge il “fine vita” (e l’evoluzione ideologica del Pd va in questa direzione “giovanilistica”), però non credo converrebbe tanto all’on Giovanna Melandri che, insomma, proprio una ragazzina non è più ma solo una ex bella donna. Potremmo proseguire con gli esempi.Sta venendo fuori tutta l’anima ferocemente classista, elitaria, antipopolare di questa sinistra dei salotti. Io appartengo ad un’altra sinistra, che sa perfettamente di dover affrontare le sfide del mondo della globalizzazione, ma che non dimentica il Psi che organizzava le scuole di alfabetizzazione per insegnare agli operai a leggere e scrivere per conquistare quel diritto di voto che questi oggi vorrebbero togliere; che non dimentica il “cafone” Peppino Di Vittorio, che un titolo di studio non lo prese mai ma che insegnò ai braccianti a non togliersi il cappello davanti ai “signori” e che a questi intellettuali di “sinistra” avrebbe potuto insegnare molte cose; che non dimentica le scuole delle repubbliche partigiane come quella organizzata nell’Ossola da Gisella Floreanini; non dimentica intellettuali dome Umberto Terracini, Antonio Gramsci, Concetto Marchesi, Vittorio Foa, che erano veri grandi intellettuali (non come questi cialtroni della gauche caviar) che non nutrivano nessuna spocchia intellettuale e la vita l’hanno spesa per emancipare culturalmente, economicamente e politicamente le classi popolari.La mia sinistra non ignora i problemi dell’oggi, ma non si piega all’idea che la migliore sinistra è … la destra elitaria e classista. Lo confesso, questa sinistra al chachemire, la sinistra delle terrazze romane, ebbene si, mi fa schifo non solo politicamente, ma più ancora moralmente ed umanamente, perché la “sinistra” neoliberista ed elitaria non esiste: è solo una ignobile truffa. Il Pd? E’ più spregevole della Lega e dell’Ukip, credetemi.
(Aldo Giannuli, “Contro la sinistra elitaria”, dal blog di Giannuli del 24 giugno 2016).
-
- Messaggi: 522
- Iscritto il: 18/03/2012, 10:43
Re: La crisi dell'Europa
Hai visto che ogni tanto scrivi le stesse cose 2 volte?
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: La crisi dell'Europa
cielo 70 ha scritto:Hai visto che ogni tanto scrivi le stesse cose 2 volte?
Dipende dal clic "invia".
Bisognerebbe poter cancellare l'intero post.
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: La crisi dell'Europa
LIBRE news
Rischio rivoluzioni colorate, Soros al lavoro contro la Brexit
Scritto il 04/7/16 • nella Categoria: idee Condividi Tweet
La popolazione della Gran Bretagna sta per diventare la prossima vittima della tattica delle “rivoluzioni colorate” usata da Washington e Bruxelles contro i governi democraticamente eletti dalla Serbia alla Siria, dall’Ucraina al Brasile. Pochi giorni dopo la totalmente imprevista (anche da quest’autore) decisione popolare di resistere al bullismo dell’establishment e alle ondate della propaganda dei mass media per votare la Brexit, la contromossa dei globalismi sta già diventando chiara. Innanzitutto, un duro attacco alla sterlina e ai maggiori titoli azionari per mettere pressione finanziaria e giustificare le autogratificanti profezie apocalittiche che provengono dal campo degli sconfitti che volevano rimanere. Secondo, una pressione psicologica di massa organizzata da organizzazioni della “società civile”, come Avaaz, camuffata da protesta dal basso, ma de facto fondata da Fondazioni foraggiate da George Soros. La testa d’ariete di questa propaganda è la petizione per un secondo referendum, che ha già superato i tre milioni di firme, nonostante decine di migliaia di firme false siano state scoperte e rimosse.Terzo, l’uso di altri gruppi della “società civile”, tra cui “SumOfUs” e “38 Degrees”, per promuovere banchetti di opinione pubblica “progressista” per spiegare quali temi ed attacchi contro il Brexit saranno maggiormente efficaci. È una tecnica-chiave insegnata nel corso di formazione delle “rivoluzioni colorate”, formata sulle teorie di Gene Sharp e perfezionata da John Carlane, un liberale globalista ex ufficiale dell’esercito britannico, ora a capo del “Peace Education and Training Repository”. Quarto, la mobilitazione di crocchi di manifestanti arrabbiati e inclini alla violenza, a Londra ed in altre città chiave. Nonostante molti rappresentanti dell’estrema sinistra fossero a favore del Brexit, gang con bandiere comuniste ed anarchiche infestano le strade. Dovrebbero difendere le minoranze etniche (molte di queste in effetti hanno votato per il Brexit insieme ai connazionali della classe operaia) ma sono già state coinvolte in attacchi contro riconosciuti o sospetti sostenitori del Brexit.Quinto, le truppe della propaganda di proprietà delle élite liberali e vicine alla Cia stanno mentendo e pontificando per sfruttare su quanto sopra scritto. L’obiettivo è spaventare i votanti pro-Brexit “morbidi”, per fargli cambiare parere e creare le condizioni per trasformare le elezioni generali in autunno in un secondo referendum. Il proposito di questa guerra politica ibrida sulla maggioranza della popolazione è di far deragliare l’intero processo del Brexit e mantenere la nazione all’interno dell’Ue (o perlomeno trasformare l’uscita in un casino tale dal disincentivare qualsiasi altra nazione a fare qualcosa di simile). Ciò spiega il perché il primo ministro Cameron ha già infranto la promessa fatta prima del referendum, secondo la quale, se avesse vinto l’uscita, si sarebbe immediatamente appellato all’Articolo 50 del Trattato di Lisbona per iniziare la procedura del Brexit. Ora è lapalissiano che le élite eurofile non hanno alcuna intenzione di permettere che un piccolo intoppo, come la volontà espressa democraticamente dalla popolazione, distrugga il processo di “un’unione ancora più stretta” o della “necessità” geopolitica di avere un’Ue unita per il confronto con la Russia.Prima del voto dello scorso giovedì, a Bruxelles si erano tentate tutte le carte disponibili, incluso l’inganno e lo sfruttamento senza pietà dell’omicidio di Jo Cox, per assicurarsi un voto per restare. Nonostante il fallimento della campagna, una sparuta minoranza di irriducibili eurofili, attualmente guidata dal potente “tory” Lord Heseltine e da membri del Parlamento “moderati” laburisti e liberaldemocratici come David Lammy e Tim Farron, non accetterà il verdetto del referendum. Al contrario, sta tentando disperatamente di dare alle élite liberali la sicurezza in loro per sfoggiare un atto di estrema arroganza – negare al popolo britannico il diritto di vedere il loro voto concretizzarsi. Se la caveranno? O la reazione della gente comune quando realizzerà cosa sta succedendo sarà di sdegno tale da convincere gli eurofili che, già sul fondo del baratro, forse dovrebbero smettere di scavare? Non lo so. Ma non c’è dubbio che questa sarà la loro strategia. Non aspettiamoci stabilità nel prossimo futuro.
(Nick Griffin, “Il Regno Unito affronta rivoluzioni colorate, visto che Soros si sta muovendo per fermare il Brexit”, da “The Saker” del 27 giugno 2016, tradotto da Franco per “Come Don Chisciotte”).
Rischio rivoluzioni colorate, Soros al lavoro contro la Brexit
Scritto il 04/7/16 • nella Categoria: idee Condividi Tweet
La popolazione della Gran Bretagna sta per diventare la prossima vittima della tattica delle “rivoluzioni colorate” usata da Washington e Bruxelles contro i governi democraticamente eletti dalla Serbia alla Siria, dall’Ucraina al Brasile. Pochi giorni dopo la totalmente imprevista (anche da quest’autore) decisione popolare di resistere al bullismo dell’establishment e alle ondate della propaganda dei mass media per votare la Brexit, la contromossa dei globalismi sta già diventando chiara. Innanzitutto, un duro attacco alla sterlina e ai maggiori titoli azionari per mettere pressione finanziaria e giustificare le autogratificanti profezie apocalittiche che provengono dal campo degli sconfitti che volevano rimanere. Secondo, una pressione psicologica di massa organizzata da organizzazioni della “società civile”, come Avaaz, camuffata da protesta dal basso, ma de facto fondata da Fondazioni foraggiate da George Soros. La testa d’ariete di questa propaganda è la petizione per un secondo referendum, che ha già superato i tre milioni di firme, nonostante decine di migliaia di firme false siano state scoperte e rimosse.Terzo, l’uso di altri gruppi della “società civile”, tra cui “SumOfUs” e “38 Degrees”, per promuovere banchetti di opinione pubblica “progressista” per spiegare quali temi ed attacchi contro il Brexit saranno maggiormente efficaci. È una tecnica-chiave insegnata nel corso di formazione delle “rivoluzioni colorate”, formata sulle teorie di Gene Sharp e perfezionata da John Carlane, un liberale globalista ex ufficiale dell’esercito britannico, ora a capo del “Peace Education and Training Repository”. Quarto, la mobilitazione di crocchi di manifestanti arrabbiati e inclini alla violenza, a Londra ed in altre città chiave. Nonostante molti rappresentanti dell’estrema sinistra fossero a favore del Brexit, gang con bandiere comuniste ed anarchiche infestano le strade. Dovrebbero difendere le minoranze etniche (molte di queste in effetti hanno votato per il Brexit insieme ai connazionali della classe operaia) ma sono già state coinvolte in attacchi contro riconosciuti o sospetti sostenitori del Brexit.Quinto, le truppe della propaganda di proprietà delle élite liberali e vicine alla Cia stanno mentendo e pontificando per sfruttare su quanto sopra scritto. L’obiettivo è spaventare i votanti pro-Brexit “morbidi”, per fargli cambiare parere e creare le condizioni per trasformare le elezioni generali in autunno in un secondo referendum. Il proposito di questa guerra politica ibrida sulla maggioranza della popolazione è di far deragliare l’intero processo del Brexit e mantenere la nazione all’interno dell’Ue (o perlomeno trasformare l’uscita in un casino tale dal disincentivare qualsiasi altra nazione a fare qualcosa di simile). Ciò spiega il perché il primo ministro Cameron ha già infranto la promessa fatta prima del referendum, secondo la quale, se avesse vinto l’uscita, si sarebbe immediatamente appellato all’Articolo 50 del Trattato di Lisbona per iniziare la procedura del Brexit. Ora è lapalissiano che le élite eurofile non hanno alcuna intenzione di permettere che un piccolo intoppo, come la volontà espressa democraticamente dalla popolazione, distrugga il processo di “un’unione ancora più stretta” o della “necessità” geopolitica di avere un’Ue unita per il confronto con la Russia.Prima del voto dello scorso giovedì, a Bruxelles si erano tentate tutte le carte disponibili, incluso l’inganno e lo sfruttamento senza pietà dell’omicidio di Jo Cox, per assicurarsi un voto per restare. Nonostante il fallimento della campagna, una sparuta minoranza di irriducibili eurofili, attualmente guidata dal potente “tory” Lord Heseltine e da membri del Parlamento “moderati” laburisti e liberaldemocratici come David Lammy e Tim Farron, non accetterà il verdetto del referendum. Al contrario, sta tentando disperatamente di dare alle élite liberali la sicurezza in loro per sfoggiare un atto di estrema arroganza – negare al popolo britannico il diritto di vedere il loro voto concretizzarsi. Se la caveranno? O la reazione della gente comune quando realizzerà cosa sta succedendo sarà di sdegno tale da convincere gli eurofili che, già sul fondo del baratro, forse dovrebbero smettere di scavare? Non lo so. Ma non c’è dubbio che questa sarà la loro strategia. Non aspettiamoci stabilità nel prossimo futuro.
(Nick Griffin, “Il Regno Unito affronta rivoluzioni colorate, visto che Soros si sta muovendo per fermare il Brexit”, da “The Saker” del 27 giugno 2016, tradotto da Franco per “Come Don Chisciotte”).
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: La crisi dell'Europa
4 LUG 2016 10:45
ACHTUNG! SCHAUBLE SI SMARCA DALLA MERKEL - MINACCE ALL'EUROPA: ''ATTENTA È L'ORA PIÙ SERIA. SE BRUXELLES È FERMA FARANNO I GOVERNI" - CAZZIATONE AI PRO-BREXIT: ''NON AVETE PREPARATO L'USCITA'' - VAFFA ALL'ITALIA: ''DOVETE RIPORTARE I BARCONI IN LIBIA''
- E NEL 2017 SI VOTA IN GERMANIA: QUANTO DURA L'EURO?
Per il ministro delle Finanze è ora di finirla con la "solita retorica" a favore di Bruxelles - E sugli immigrati: "Chi viene salvato dal mare davanti all'Italia, deve essere rimandato in Nordafrica. Altrimenti non riusciamo a fermare il flusso organizzato dalle bande altamente criminali"...
Leggi:
Stefan Aust, Beat Baizli, Jacques Schuster per “Die Welt” pubblicato dal “Corriere della Sera”
http://www.dagospia.com/rubrica-4/busin ... 127990.htm
ACHTUNG! SCHAUBLE SI SMARCA DALLA MERKEL - MINACCE ALL'EUROPA: ''ATTENTA È L'ORA PIÙ SERIA. SE BRUXELLES È FERMA FARANNO I GOVERNI" - CAZZIATONE AI PRO-BREXIT: ''NON AVETE PREPARATO L'USCITA'' - VAFFA ALL'ITALIA: ''DOVETE RIPORTARE I BARCONI IN LIBIA''
- E NEL 2017 SI VOTA IN GERMANIA: QUANTO DURA L'EURO?
Per il ministro delle Finanze è ora di finirla con la "solita retorica" a favore di Bruxelles - E sugli immigrati: "Chi viene salvato dal mare davanti all'Italia, deve essere rimandato in Nordafrica. Altrimenti non riusciamo a fermare il flusso organizzato dalle bande altamente criminali"...
Leggi:
Stefan Aust, Beat Baizli, Jacques Schuster per “Die Welt” pubblicato dal “Corriere della Sera”
http://www.dagospia.com/rubrica-4/busin ... 127990.htm
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 6 ospiti