MOVIMENTO 5 STELLE
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: MOVIMENTO 5 STELLE
LUCI ED OMBRE DEL TEOREMA GALLONI
Mi auguro, fervidamente, che dall’articolo sopra riportato da iospero, riferito all’intervista di Thomas Mackinson all’economista Galloni:
Brexit e banche, parla l’economista Galloni: “Si può uscire dal baratro senza l’Europa che alimenta la turbofinanza”
possa scaturire nel forum un dibattito fertile e copioso, perché i forum servono a questo, CONFRONTARE LE IDEE.
Questo intervento di Galloni costituisce una base di partenza per i giorni futuri.
Un futuro che riguarda tutti noi, NESSUNO ESCLUSO.
Spesso mi capita di sentire gli over ’70 come me, dire:
“Ma perché stai a prendertela tanto. Noi la nostra parte l’abbiamo fatta, adesso tocca ai giovani.”
Un par di balle. E’ solo una frase fatta, già sentita quando noi eravamo giovani.
Magari hanno messo qualche soldino da parte e pensano di godersi i giorni che verranno in santa pace.
Non è così. Non hanno capito un caXXo. Il sistema che si sta deteriorando li può investire e coinvolgere in qualsiasi momento, se non si inverte la tendenza.
Nelle intenzioni dei neoliberisti c’è ad esempio, nel programma, di privatizzare la sanità.
In altre parole, all’americana. Se hai i soldi campi. Se non hai i soldi muori.
E’ un sistema idiota fuori completamente da qualsiasi filosofia che metta la vita umana al centro dell’esistenza dei singoli.
Può essere solo il pensiero di persone egoiste, sempre pronte a sfruttare il prossimo per condurre un’esistenza dorata.
Sono anni che i pensionati vivono nell’illusione che la loro pensione sia un diritto acquisito, E CHE QUINDI ESISTE L’OBBLIGO DA PARTE DELLO STATO DI EROGARGLI L’IMPORTO MENSILE.
Ma se diminuisce la base contributiva non saranno di certo questi politici che pensano solo al loro benessere, a provvedere a quello dei pensionati.
Sveglia, babbuini, siamo in un mondo criminale che non guarda in faccia a nessuno.
“Mors tua, vita mea”
Mi auguro, fervidamente, che dall’articolo sopra riportato da iospero, riferito all’intervista di Thomas Mackinson all’economista Galloni:
Brexit e banche, parla l’economista Galloni: “Si può uscire dal baratro senza l’Europa che alimenta la turbofinanza”
possa scaturire nel forum un dibattito fertile e copioso, perché i forum servono a questo, CONFRONTARE LE IDEE.
Questo intervento di Galloni costituisce una base di partenza per i giorni futuri.
Un futuro che riguarda tutti noi, NESSUNO ESCLUSO.
Spesso mi capita di sentire gli over ’70 come me, dire:
“Ma perché stai a prendertela tanto. Noi la nostra parte l’abbiamo fatta, adesso tocca ai giovani.”
Un par di balle. E’ solo una frase fatta, già sentita quando noi eravamo giovani.
Magari hanno messo qualche soldino da parte e pensano di godersi i giorni che verranno in santa pace.
Non è così. Non hanno capito un caXXo. Il sistema che si sta deteriorando li può investire e coinvolgere in qualsiasi momento, se non si inverte la tendenza.
Nelle intenzioni dei neoliberisti c’è ad esempio, nel programma, di privatizzare la sanità.
In altre parole, all’americana. Se hai i soldi campi. Se non hai i soldi muori.
E’ un sistema idiota fuori completamente da qualsiasi filosofia che metta la vita umana al centro dell’esistenza dei singoli.
Può essere solo il pensiero di persone egoiste, sempre pronte a sfruttare il prossimo per condurre un’esistenza dorata.
Sono anni che i pensionati vivono nell’illusione che la loro pensione sia un diritto acquisito, E CHE QUINDI ESISTE L’OBBLIGO DA PARTE DELLO STATO DI EROGARGLI L’IMPORTO MENSILE.
Ma se diminuisce la base contributiva non saranno di certo questi politici che pensano solo al loro benessere, a provvedere a quello dei pensionati.
Sveglia, babbuini, siamo in un mondo criminale che non guarda in faccia a nessuno.
“Mors tua, vita mea”
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: MOVIMENTO 5 STELLE
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
IL CASO
"Il M5S è in un vicolo cieco per colpa di statuto ed espulsioni"
Parla Lorenzo Borrè, l'avvocato (ex grillino) che ha portato in Tribunale le cacciate dei militanti. "Ora il Movimento dice che cambierà le regole. Dimenticano che non può farlo Grillo o il direttorio. Deve decidere l'assemblea degli iscritti. Cioè ameno 80 mila persone. Non gli basta uno stadio, per riunirle"
DI SUSANNA TURCO
19 luglio 2016
FACEBOOK
Il M5S è in un vicolo cieco per colpa di statuto ed espulsioni
"I Cinque stelle cambieranno le regole sulle espulsioni? Voglio vedere come fanno: per non cadere di nuovo in errore, a fare le modifiche dovranno chiamare l'assemblea degli iscritti, 120 mila persone. Non gli basta uno stadio". A parlare così è Lorenzo Borrè, l'avvocato romano che a cinquant'anni è diventato il massimo esperto nelle espulsioni a Cinque stelle: il Movimento caccia attivisti e militanti, lui li fa reintegrare.
Sinora ci è riuscito – almeno per quel che riguarda le ordinanze cautelari, in attesa del procedimento di merito - a Roma, con terzetto capitanato dall'espulso Roberto Motta, e a Napoli, dove il giudice con una ordinanza ha disposto il reintegro di 23 attivisti del Meet up, guidati da Luca Capriello. In carnet ha altri due procedimenti: a Messina e a Roma. Chissà se adesso che a Napoli il regolamento M5S è stato definito "nullo", i casi si moltiplicheranno.
Ironia della sorte, prima di far inciampare M5S nelle sue contraddizioni, Borrè è stato a sua volta grillino: "Ma è fatale che sia così: un estraneo non saprebbe raccapezzarsi", dice. Attivista nel secondo Municipio di Roma, per quattro anni ha sperato nel movimento, condividendone anche la tendenza espulsiva: "All'inizio non ci trovavo nulla di strano. Il presupposto era che fosse un movimento rivoluzionario, era giusto procedere anche così. Poi, come Rubashov nel Buio a mezzogiorno l'entusiasmo ha lasciato il posto alla riflessione, e ho capito che qualcosa non funzionava. ".
E così si è messo a studiare le espulsioni.
"Già mi ero disamorato del movimento, quando ho cominciato a esaminare quei casi – riguardavano attivisti del mio municipio - mi sono cadute le braccia: a parte le accuse generiche, tutto è avvenuto in base a un regolamento pubblicato sul blog di Grillo che avrebbe dovuto essere oggetto di discussione e delibera assembleare, ma non lo è mai stato".
Lei è riuscito a offrire un bandolo, ma la struttura pentastellata è piuttosto complicata
"Per questo era necessario che fosse uno dei Cinque stelle, a fare questa battaglia. Non lo dico per vanto. Penso che chi ha fatto parte del Movimento sia agevolato nel capire. Altrimenti è molto difficile raccapezzarsi. Adesso, posso dire di saperne quanto i fondatori del Movimento, e però di cogliere i punti deboli".
Studiando le carte, ha chiarito che il Movimento sono due: il MoVimento, costituito nell'ottobre 2009, e il Movimento, costituito del dicembre 2012.
"Già, sono due associazioni distinte e lo ha riconosciuto anche il tribunale di Roma. La prima è quella originaria, regolata dal "non-statuto", priva di una sede fisica diversa dall'indirizzo internet. L'altra è una associazione "di servizio", nata alla vigilia della presentazione delle liste per le politiche: quattro membri, Beppe Grillo, Enrico Grillo, il commercialista Nadasi e Casaleggio, una sede a Genova".
Roba da mal di testa. Perché sono due?
"Più che altro, bisognava capire se c'era una sovrapposizione tra i due Movimenti, anche per stabilire con chi ce la dovevamo prendere. Cercando in rete ho scoperto che la seconda associazione, quella del 2012, ha presentato il bilancio, nel 2015, alla commissione Garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici. Nel verbale, c'era scritto che erano presenti la totalità dei membri: 4. Dunque non era l'associazione a cui ero iscritto io, e nemmeno quella cui erano iscritti gli altri espulsi.
Però è quella che ha deciso le espulsioni. Una associazione diversa rispetto a quella alla quale sono iscritti tutti.
"Già, è quella che prevede, nel suo statuto, l'esistenza del consiglio direttivo, il quale propone i nomi di chi va nel comitato d'appello, l'organo che decide le espulsioni".
Dopo l'ordinanza di reintegro di Napoli, c'è chi dice che per via giudiziaria quasi tutte le cacciate sarebbero nulle.
"Sostanzialmente chi lo dice non ha torto".
Pizzarotti è in stand by. Sospeso e non espulso. Le ha chiesto una consulenza? Pensa che in Tribunale vincerebbe?
"Alla luce dell'ordinanza di Napoli, vincerebbe certamente. Nella sua vicenda non c'è una violazione tale da giustificare la sospensione o l'espulsione. Comunque non mi ha chiesto una consulenza formale: il suo capogruppo, Marco Bosi, si è limitato a chiamarmi per capire meglio quale fosse il panorama giuridico della vicenda"
Dai vertici del Movimento l'hanno mai chiamata?
"No. Stanno sulla cresta dell'onda, vanno dritti come treni, non si fermano, mi pare. Eppure le questioni poste dai giudici sono grosse".
Per esempio?
"Per esempio la funzione assembleare".
Non parli in avvocatese.
"L'assemblea è un organo deliberativo, un momento politico imprescindibile. Sa quante volte si è riunita, l'assemblea dell'associazione del 2009? Mai".
Le votazioni online non valgono come riunioni di assemblea?
"Secondo me no. Le due cose non sono equiparabili. In assemblea si sta tutti insieme, si può discutere. Sul blog ci sono più che altro dei plebisciti, non delle discussioni: volete espellere questa persona, sì o no? Salvate Barabba o Gesù? Il consiglio di stato, nel 1975, ha stabilito che è nullo uno statuto che preveda la delibera referendaria invece che assembleare".
E quindi?
"Quindi quando dicono: "adesso modifichiamo lo statuto", i Cinque stelle ricadono nello stesso errore e dimenticano un particolare".
Quale?
"Non è Grillo o il direttorio che possono fare modifiche. Serve l'assemblea. Ma, per il codice civile, dovrebbero partecipare almeno tre quarti degli iscritti che oggi sono 120 mila. Dunque dovrebbero esserci 80 mila persone, dire di sì in 40 mila. Ci vorrebbe uno stadio. Ammesso che basti. In una riunione di condominio con 200 persone, già non si combina niente"
Non si potrebbe delegare?
"Il sistema dei delegati non è previsto. C'è la democrazia orizzontale. Servirebbe una modifica statutaria".
Ma allora è un vicolo cieco.
"Io penso di sì. Un cul de sac. Detto fuori dai denti: il problema è che quando è stato concepito lo statuto, non si è considerato il futuro. Con candore si è fatto questo statuto visionario, che mal si attaglia a una realtà così grande".
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
IL CASO
"Il M5S è in un vicolo cieco per colpa di statuto ed espulsioni"
Parla Lorenzo Borrè, l'avvocato (ex grillino) che ha portato in Tribunale le cacciate dei militanti. "Ora il Movimento dice che cambierà le regole. Dimenticano che non può farlo Grillo o il direttorio. Deve decidere l'assemblea degli iscritti. Cioè ameno 80 mila persone. Non gli basta uno stadio, per riunirle"
DI SUSANNA TURCO
19 luglio 2016
Il M5S è in un vicolo cieco per colpa di statuto ed espulsioni
"I Cinque stelle cambieranno le regole sulle espulsioni? Voglio vedere come fanno: per non cadere di nuovo in errore, a fare le modifiche dovranno chiamare l'assemblea degli iscritti, 120 mila persone. Non gli basta uno stadio". A parlare così è Lorenzo Borrè, l'avvocato romano che a cinquant'anni è diventato il massimo esperto nelle espulsioni a Cinque stelle: il Movimento caccia attivisti e militanti, lui li fa reintegrare.
Sinora ci è riuscito – almeno per quel che riguarda le ordinanze cautelari, in attesa del procedimento di merito - a Roma, con terzetto capitanato dall'espulso Roberto Motta, e a Napoli, dove il giudice con una ordinanza ha disposto il reintegro di 23 attivisti del Meet up, guidati da Luca Capriello. In carnet ha altri due procedimenti: a Messina e a Roma. Chissà se adesso che a Napoli il regolamento M5S è stato definito "nullo", i casi si moltiplicheranno.
Ironia della sorte, prima di far inciampare M5S nelle sue contraddizioni, Borrè è stato a sua volta grillino: "Ma è fatale che sia così: un estraneo non saprebbe raccapezzarsi", dice. Attivista nel secondo Municipio di Roma, per quattro anni ha sperato nel movimento, condividendone anche la tendenza espulsiva: "All'inizio non ci trovavo nulla di strano. Il presupposto era che fosse un movimento rivoluzionario, era giusto procedere anche così. Poi, come Rubashov nel Buio a mezzogiorno l'entusiasmo ha lasciato il posto alla riflessione, e ho capito che qualcosa non funzionava. ".
E così si è messo a studiare le espulsioni.
"Già mi ero disamorato del movimento, quando ho cominciato a esaminare quei casi – riguardavano attivisti del mio municipio - mi sono cadute le braccia: a parte le accuse generiche, tutto è avvenuto in base a un regolamento pubblicato sul blog di Grillo che avrebbe dovuto essere oggetto di discussione e delibera assembleare, ma non lo è mai stato".
Lei è riuscito a offrire un bandolo, ma la struttura pentastellata è piuttosto complicata
"Per questo era necessario che fosse uno dei Cinque stelle, a fare questa battaglia. Non lo dico per vanto. Penso che chi ha fatto parte del Movimento sia agevolato nel capire. Altrimenti è molto difficile raccapezzarsi. Adesso, posso dire di saperne quanto i fondatori del Movimento, e però di cogliere i punti deboli".
Studiando le carte, ha chiarito che il Movimento sono due: il MoVimento, costituito nell'ottobre 2009, e il Movimento, costituito del dicembre 2012.
"Già, sono due associazioni distinte e lo ha riconosciuto anche il tribunale di Roma. La prima è quella originaria, regolata dal "non-statuto", priva di una sede fisica diversa dall'indirizzo internet. L'altra è una associazione "di servizio", nata alla vigilia della presentazione delle liste per le politiche: quattro membri, Beppe Grillo, Enrico Grillo, il commercialista Nadasi e Casaleggio, una sede a Genova".
Roba da mal di testa. Perché sono due?
"Più che altro, bisognava capire se c'era una sovrapposizione tra i due Movimenti, anche per stabilire con chi ce la dovevamo prendere. Cercando in rete ho scoperto che la seconda associazione, quella del 2012, ha presentato il bilancio, nel 2015, alla commissione Garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici. Nel verbale, c'era scritto che erano presenti la totalità dei membri: 4. Dunque non era l'associazione a cui ero iscritto io, e nemmeno quella cui erano iscritti gli altri espulsi.
Però è quella che ha deciso le espulsioni. Una associazione diversa rispetto a quella alla quale sono iscritti tutti.
"Già, è quella che prevede, nel suo statuto, l'esistenza del consiglio direttivo, il quale propone i nomi di chi va nel comitato d'appello, l'organo che decide le espulsioni".
Dopo l'ordinanza di reintegro di Napoli, c'è chi dice che per via giudiziaria quasi tutte le cacciate sarebbero nulle.
"Sostanzialmente chi lo dice non ha torto".
Pizzarotti è in stand by. Sospeso e non espulso. Le ha chiesto una consulenza? Pensa che in Tribunale vincerebbe?
"Alla luce dell'ordinanza di Napoli, vincerebbe certamente. Nella sua vicenda non c'è una violazione tale da giustificare la sospensione o l'espulsione. Comunque non mi ha chiesto una consulenza formale: il suo capogruppo, Marco Bosi, si è limitato a chiamarmi per capire meglio quale fosse il panorama giuridico della vicenda"
Dai vertici del Movimento l'hanno mai chiamata?
"No. Stanno sulla cresta dell'onda, vanno dritti come treni, non si fermano, mi pare. Eppure le questioni poste dai giudici sono grosse".
Per esempio?
"Per esempio la funzione assembleare".
Non parli in avvocatese.
"L'assemblea è un organo deliberativo, un momento politico imprescindibile. Sa quante volte si è riunita, l'assemblea dell'associazione del 2009? Mai".
Le votazioni online non valgono come riunioni di assemblea?
"Secondo me no. Le due cose non sono equiparabili. In assemblea si sta tutti insieme, si può discutere. Sul blog ci sono più che altro dei plebisciti, non delle discussioni: volete espellere questa persona, sì o no? Salvate Barabba o Gesù? Il consiglio di stato, nel 1975, ha stabilito che è nullo uno statuto che preveda la delibera referendaria invece che assembleare".
E quindi?
"Quindi quando dicono: "adesso modifichiamo lo statuto", i Cinque stelle ricadono nello stesso errore e dimenticano un particolare".
Quale?
"Non è Grillo o il direttorio che possono fare modifiche. Serve l'assemblea. Ma, per il codice civile, dovrebbero partecipare almeno tre quarti degli iscritti che oggi sono 120 mila. Dunque dovrebbero esserci 80 mila persone, dire di sì in 40 mila. Ci vorrebbe uno stadio. Ammesso che basti. In una riunione di condominio con 200 persone, già non si combina niente"
Non si potrebbe delegare?
"Il sistema dei delegati non è previsto. C'è la democrazia orizzontale. Servirebbe una modifica statutaria".
Ma allora è un vicolo cieco.
"Io penso di sì. Un cul de sac. Detto fuori dai denti: il problema è che quando è stato concepito lo statuto, non si è considerato il futuro. Con candore si è fatto questo statuto visionario, che mal si attaglia a una realtà così grande".
-
- Messaggi: 3688
- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
-
- Messaggi: 3688
- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: MOVIMENTO 5 STELLE
M5s, Economist: “Ha davanti strada per la vittoria, ma è impreparato al governo”
Politica
Il settimanale britannico analizza la vittoria della sindaca Appendino a Torino e poi si allarga alla questione nazionale: "L'Italia potrebbe ritrovarsi a dare più potere al governo solo per eleggere un partito che non ha idea di come usarlo". E poi: "Sono popolari e favoriti, ma hanno un programma segnato da ambiguità e cinismo"
di F. Q. | 22 luglio 2016
COMMENTI
“Il Movimento 5 stelle è un partito che ha davanti un chiaro sentiero verso la vittoria, ma nozioni ambigue su cosa fare se vince”.
“Sono popolari e favoriti, ma impreparati a governare”.
“Il M5s ha un programma segnato da ambiguità e cinismo”.
Così il settimanale britannico The Economist è tornato ad analizzare il Movimento dopo che a inizio luglio aveva dedicato parte della sua storia di copertina (“The italian job – Europe next crisis”) ai grillini, paventando il rischio che per loro ci fosse la strada spianata per il governo.
Questa volta lo spunto è stata la vittoria della sindaca Chiara Appendino a Torino.
“La difficile prospettiva economica è una delle ragioni per cui alle scorse Comunali” Appendino “ha posto fine a 23 anni di governo del centrosinistra”nel capoluogo del Piemonte, scrive The Economist allargando poi il raggio a tutto il Movimento.
“Il suo più grande vantaggio ad attrarre sia a destra sia a sinistra”, osserva il settimanale londinese spiegando come questa particolarità renda i 5 Stelle “molto efficaci” in un sistema a doppio turno.
E, ricorda The Economist, grazie alla nuova legge elettorale l’Italia ha un sistema a doppio turno “non solo a livello locale ma anche nazionale”.
Ma, sottolinea il giornale d’Oltremanica, “il M5S è impreparato a governare.
I suoi impulsi di destra e di sinistra sono in tensione” e, “peggio, gli sforzi del Movimento per stimolare gli input dai cittadini sono, sebbene lodevoli, hanno lasciato il loro programma in un groviglio di ingenuità, ambiguità e cinismo”, scrive The Economist facendo alcuni esempi: “La loro politica estera è pervasa di anti-americanismo” laddove sul piano economico viene proposto un referendum sull’euro che “può essere incostituzionale”.
Ma, “coerenti o meno, i 5 Stelle sono popolari e, al ballottaggio, secondo i sondaggi vincerebbe. E l’Italia potrebbe ritrovarsi a dare più potere al suo governo solo per eleggere un partito che non ha idea di come usarlo”.
di F. Q. | 22 luglio 2016
Politica
Il settimanale britannico analizza la vittoria della sindaca Appendino a Torino e poi si allarga alla questione nazionale: "L'Italia potrebbe ritrovarsi a dare più potere al governo solo per eleggere un partito che non ha idea di come usarlo". E poi: "Sono popolari e favoriti, ma hanno un programma segnato da ambiguità e cinismo"
di F. Q. | 22 luglio 2016
COMMENTI
“Il Movimento 5 stelle è un partito che ha davanti un chiaro sentiero verso la vittoria, ma nozioni ambigue su cosa fare se vince”.
“Sono popolari e favoriti, ma impreparati a governare”.
“Il M5s ha un programma segnato da ambiguità e cinismo”.
Così il settimanale britannico The Economist è tornato ad analizzare il Movimento dopo che a inizio luglio aveva dedicato parte della sua storia di copertina (“The italian job – Europe next crisis”) ai grillini, paventando il rischio che per loro ci fosse la strada spianata per il governo.
Questa volta lo spunto è stata la vittoria della sindaca Chiara Appendino a Torino.
“La difficile prospettiva economica è una delle ragioni per cui alle scorse Comunali” Appendino “ha posto fine a 23 anni di governo del centrosinistra”nel capoluogo del Piemonte, scrive The Economist allargando poi il raggio a tutto il Movimento.
“Il suo più grande vantaggio ad attrarre sia a destra sia a sinistra”, osserva il settimanale londinese spiegando come questa particolarità renda i 5 Stelle “molto efficaci” in un sistema a doppio turno.
E, ricorda The Economist, grazie alla nuova legge elettorale l’Italia ha un sistema a doppio turno “non solo a livello locale ma anche nazionale”.
Ma, sottolinea il giornale d’Oltremanica, “il M5S è impreparato a governare.
I suoi impulsi di destra e di sinistra sono in tensione” e, “peggio, gli sforzi del Movimento per stimolare gli input dai cittadini sono, sebbene lodevoli, hanno lasciato il loro programma in un groviglio di ingenuità, ambiguità e cinismo”, scrive The Economist facendo alcuni esempi: “La loro politica estera è pervasa di anti-americanismo” laddove sul piano economico viene proposto un referendum sull’euro che “può essere incostituzionale”.
Ma, “coerenti o meno, i 5 Stelle sono popolari e, al ballottaggio, secondo i sondaggi vincerebbe. E l’Italia potrebbe ritrovarsi a dare più potere al suo governo solo per eleggere un partito che non ha idea di come usarlo”.
di F. Q. | 22 luglio 2016
-
- Messaggi: 822
- Iscritto il: 08/03/2012, 23:18
Re: MOVIMENTO 5 STELLE
il rag. Giuseppe grillo e il sindaco di Parma Pizzarotti
gli attacchi di Beppe grillo al sindaco di Parma sono ormai quotidiani.
in primis l inceneritore, la strategia soft di pizzarotti e quello di affamare l inceneritore portarlo alla fame e farlo morire.
la strategia di grillo e hard chiudiamolo.
rimane da capire cosa fai dei rifiuti non riciclabili ma la discussione deve essere documentata e la mia non lo è.
Beppe grillo non ha sembra altre critiche da fare a pizzarotti tranne l inceneritore.
quindi ?
il comico non apprezza lo stile di lavoro del sindaco. il sindaco
saluta !!
non manda a vafa !!!!
e un moderato perché saluta chi incontra per strada !!!
e allora Lenin trosky sono moderati perché non hanno mai insultato nessuno neppure quando il primo è stato probabilmente avvelenato e il secondo morto sprangato.
per il comico il rivoluzionario e uno sproloquiatore.
altra cosa che fa incavolare il nostro agitatore comico e che il sindaco di Parma e un impiegato di banca, come il primo sindaco grillino d Italia un impiegato di banca !!!
infine il sindaco di Parma non è un visionario , non è uno stratega della politica,
ma cravattino e uno scienziato della politica ? e l altro mister Rai ?
abbiamo rivoluzionato la Rai ? laciociara chi è ? rosa luxemburg ?
la questione tra grillo e pizzarotti e una questione nuova , nuovissima e il comando , il potere.
chi comanda chi ?
pizzarotti non riceve ordini da grillo
grillo prepara i contratti di diritto privato per assoggettare i sindaci, contratti che ovviamente sono nulli fin dall' origine per illecito della causa.
pizzarotti sta lavorando sul terreno amministrativo esattamente come Pisapia a Milano.
la legge elettorale dei comuni
non è una legge per la produzione della norma giuridica ma una legge per la produzione di regolamenti amministrativi .
allora comico grillo invece di costruire un sistema politico parallelo ma non alternativo
a quello esistente con
una destra interna forse peggiore della attuale destra politica e una sinistra politicamente incapace e peggiore di quella per altro brutta già esistente,
di qua ci siamo noi di là gli Altri, i noi chi sono ? dove sono ?
il gruppo parlamentare ? il 95 % dei parlamentari grillini vota sempre insieme a sinistra italiana.
come mai ?
allora il problema non è noi , ma il problema è che fare ?
sai da dove viene che fare ?
lasciamo perdere
riunisci i sindaci gli amministratori grillini e fate una riunione politica, si politica.
una relazione a tesi si dai.... a tesi.
reddito minimo garantito, lascia perdere il reddito di cittadinanza scuola
di Francoforte ideato da clause offe quando c era la piena occupazione, le case popolari, le mense popolari, istruzioni e università pubbliche per tutti. la riorganizzazione delle società pubbliche e non i libri in tribunale per privatizzare,
la moneta complementare per finanziare questo programma.
insomma vlademir grilklenin vuoi parlare meno e scrivere un programma politico ?
senza un programma politico generale ed astratto, senza una produzione di moneta complementare il sindaco diventa un impiegato amministrativo.
perché vedi dopo l impiegato
di banca pizzarotti , senza una tua politica , senza memoria storica, non sai cosa ti tocca dopo.
ti toccherà scrivere una commedia con Dario Fo 'gli impiegati di banca vanno in paradiso'.
gli attacchi di Beppe grillo al sindaco di Parma sono ormai quotidiani.
in primis l inceneritore, la strategia soft di pizzarotti e quello di affamare l inceneritore portarlo alla fame e farlo morire.
la strategia di grillo e hard chiudiamolo.
rimane da capire cosa fai dei rifiuti non riciclabili ma la discussione deve essere documentata e la mia non lo è.
Beppe grillo non ha sembra altre critiche da fare a pizzarotti tranne l inceneritore.
quindi ?
il comico non apprezza lo stile di lavoro del sindaco. il sindaco
saluta !!
non manda a vafa !!!!
e un moderato perché saluta chi incontra per strada !!!
e allora Lenin trosky sono moderati perché non hanno mai insultato nessuno neppure quando il primo è stato probabilmente avvelenato e il secondo morto sprangato.
per il comico il rivoluzionario e uno sproloquiatore.
altra cosa che fa incavolare il nostro agitatore comico e che il sindaco di Parma e un impiegato di banca, come il primo sindaco grillino d Italia un impiegato di banca !!!
infine il sindaco di Parma non è un visionario , non è uno stratega della politica,
ma cravattino e uno scienziato della politica ? e l altro mister Rai ?
abbiamo rivoluzionato la Rai ? laciociara chi è ? rosa luxemburg ?
la questione tra grillo e pizzarotti e una questione nuova , nuovissima e il comando , il potere.
chi comanda chi ?
pizzarotti non riceve ordini da grillo
grillo prepara i contratti di diritto privato per assoggettare i sindaci, contratti che ovviamente sono nulli fin dall' origine per illecito della causa.
pizzarotti sta lavorando sul terreno amministrativo esattamente come Pisapia a Milano.
la legge elettorale dei comuni
non è una legge per la produzione della norma giuridica ma una legge per la produzione di regolamenti amministrativi .
allora comico grillo invece di costruire un sistema politico parallelo ma non alternativo
a quello esistente con
una destra interna forse peggiore della attuale destra politica e una sinistra politicamente incapace e peggiore di quella per altro brutta già esistente,
di qua ci siamo noi di là gli Altri, i noi chi sono ? dove sono ?
il gruppo parlamentare ? il 95 % dei parlamentari grillini vota sempre insieme a sinistra italiana.
come mai ?
allora il problema non è noi , ma il problema è che fare ?
sai da dove viene che fare ?
lasciamo perdere
riunisci i sindaci gli amministratori grillini e fate una riunione politica, si politica.
una relazione a tesi si dai.... a tesi.
reddito minimo garantito, lascia perdere il reddito di cittadinanza scuola
di Francoforte ideato da clause offe quando c era la piena occupazione, le case popolari, le mense popolari, istruzioni e università pubbliche per tutti. la riorganizzazione delle società pubbliche e non i libri in tribunale per privatizzare,
la moneta complementare per finanziare questo programma.
insomma vlademir grilklenin vuoi parlare meno e scrivere un programma politico ?
senza un programma politico generale ed astratto, senza una produzione di moneta complementare il sindaco diventa un impiegato amministrativo.
perché vedi dopo l impiegato
di banca pizzarotti , senza una tua politica , senza memoria storica, non sai cosa ti tocca dopo.
ti toccherà scrivere una commedia con Dario Fo 'gli impiegati di banca vanno in paradiso'.
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: MOVIMENTO 5 STELLE
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
E' LA STAMPA, MONNEZZA
» MARCO TRAVAGLIO
La fortuna del M5S sono i
partiti, di destra e di sinistra,
che governano e si
presentano così male da regalargli
milioni di voti, gratis. La
sfortuna del M5S è la stessa:
vince quasi sempre dove i partiti
hanno fallito, dunque non
riesce mai a governare città
normali, ma solo voragini di bilancio
e cumuli di macerie. Accade
a Roma, è già accaduto a
Parma e Livorno. Fa eccezione
la sola Torino – metropoli governata
meno indecentemente
di altre, ma per 20 anni sempre
dalle solite facce – dove Chiara
Appendino ha vinto più per i
suoi meriti che per gli altrui demeriti.
Paola Taverna fu presa
in giro, un paio di mesi fa, quando
paventò un complotto dei
partiti per far vincere i 5Stelle,
nella speranza che fossero travolti
dalla catastrofe che avrebbero
ereditato e si sputtanassero
proprio nell’ultimo miglio
prima delle elezioni decisive
del 2018. Ma vedeva giusto, e lo
sapeva anche Virginia Raggi,
che infatti in campagna elettorale
evocò più volte una “bomba
a orologeria”sotterrata dai partiti
e pronta a esplodere all’i ndomani
delle elezioni. Ora la
bomba è esplosa, e si chiama
spazzatura. L’ordigno perfetto
per mettere in crisi la propaganda
pentastellata sui “rifiuti zero”
e contrapporle la propaganda
partitocratica sui 5Stelle incapaci
di governare.
Appena tre settimane dopo
l’insediamento della giunta
Raggi, i partiti che hanno sgovernato
la Capitale e i giornaloni
che fino all’altroieri tacevano
sui malgoverni aggreppiati ai
loro “editori”, sono già pronti a
puntare il dito contro la neosindaca,
come se i rifiuti che ricoprono
Roma fossero colpa sua.
La campagna è così lurida, più
fetente ancora della monnezzaa
40 gradi, che si commenta da
sola. La verità la conoscono tutti:
i partiti hanno regalato 40 anni
di monopolio del settore al
noto galantuomo Manlio Cerroni,
90 anni, un arresto e due
processi a carico, titolare della
discarica più grande d’Europa
(Malagrotta) e di un’infinità di
impianti di trattamento, nonché
finanziatore trasversale di
mille campagne elettorali. Poi
uno si meraviglia se la differenziata
è al 34%. Malagrotta andava
chiusa, per l’Ue, nel 2007:
la chiuse Marino nel 2013. Solo
che non seppe inventarsi una
valida soluzione alternativa: i
quattro impianti di trattamento
biologico meccanico (2 della
municipalizzata Ama e 2 del solito
Cerroni), che producono
combustibile per i termovalorizzatori,
non bastavano. Infatti
fu sufficiente un prevedibile
aumento della spazzatura a Capodanno
2014 per mandare in
tilt il sistema. Idem nel luglio
2014, quando uno dei quattro Tbm
andò in manutenzione.
SEGUE A PAGINA 24
Allora l’Ama noleggiò dal solito
Cerroni un tritovagliatore
mobile (separatore di rifiuti),
richiamato in servizio
pure per tamponare la nuova
crisi dell’estate 2015. Intanto
l’Ama, solito carrozzone pieno
di raccomandati di partito e parenti
di politici, lanciò un progetto
per rendere autosufficiente
il ciclo dei rifiuti con
quattro mirabolanti “e c od is
tr e tt i ”: il primo impianto attende
ancora i permessi della
Regione. A ottobre Marino fu
sfiduciato astutamente dal suo
partito e arrivò il commissario
Francesco Paolo Tronca, il superprefetto
venuto da Milano
per salvare Roma. Anzi, scrisse
estasiato il Corriere, per “dema -
rinizzare il Campidoglio”. Il
suo primo atto fu a dir poco rivoluzionario:
“Tronca ha cambiato
la disposizione dei mobili
nell’ufficio del sindaco. Marino,
come segno di ‘discontinui -
tà’ da Alemanno, mise un divanetto
nero, usò un altro ingresso
e spostò la scrivania: non più
girata a guardare il Vittoriano,
bensì rivolta verso i Fori: ora
con Tronca la scrivania torna
dov’era”. Altro che Che Guevara.
Non contento, Renzi – turi -
bolavano i giornaloni –medita -
va di affiancargli un altro superprefetto,
l’Arcangelo Gabrielli,
come commissario
straordinario al Giubileo. E non
solo: erano in arrivo pure “sette
subcommissari”, p i ù u n
“Dream Team”, più una “Cabi -
na di Regia”, più un “tavolo di
dieci componenti”.
E tutti giù con le lingue. “La
parola chiave è una sola: squadra”
(l’Unità). “Tronca ha uno
stile misurato e molto sobrio”
(il Messaggero). “Riservato e
sostenitore del basso profilo, sicuro
di sé, uomo dello Stato e
degli stivali nel fango, esaltato
dalle esperienze nella Protezione
civile e nei Vigili del fuoco...
Adora i problemi perché
non vede l’ora di risolverli...
Mangia al massimo un’o li va
all’ascolana nei rinfreschi, lavora
fino all’eccesso pretendendo
che i collaboratori facciano
altrettanto, e non conosce
ferie” (Corriere ). Uomo di
“una serenità olimpica” (Cor -
riere), “domò la piena del Tevere
nel 2008” (il Messaggero)
con le nude mani e la sola forza
del pensiero. Insomma, c’erano
tutte le premesse perché Roma
tornasse più bella e più superba
che pria. Ora la domanda sorge
spontanea: che avrà mai fatto
SuperTronca, da ottobre a giugno,
con la Kryptonite e gli altri
superpoteri, per trovare il modo
di smaltire i rifiuti? Mistero.
A leggere i giornaloni e i commenti
dei partiti, è come se il supereroe
non avesse mai governato
Roma. E come se prima di
lui non l’avessero governata
Marino e, in simbiosi con Cerroni,
le giunte Alemanno, Veltroni,
Rutelli, Carraro&C. Infatti
ora, a edicole unificate, si leggono
interviste quotidiane al
presidente-Ad di Ama Daniele
Fortini, che se la prende col neoassessore
Paola Muraro, ex
consulente Ama, costretta a tappare
i buchi altrui col solito tritovagliatore
ora sotto inchiesta:
come se in un’azienda di 7800
addetti il presidente-Ad fosse
un passante e una consulente
contasse più di lui. Le colpe si sa
benissimo di chi sono, ma chi è
stato eletto per governare non
deve perder tempo a ricordarlo:
deve impiegare tutto il tempo
per trovare soluzioni. Perché il
tempo è già scadutoAllora l’Ama noleggiò dal solito
Cerroni un tritovagliatore
mobile (separatore di rifiuti),
richiamato in servizio
pure per tamponare la nuova
crisi dell’estate 2015. Intanto
l’Ama, solito carrozzone pieno
di raccomandati di partito e parenti
di politici, lanciò un progetto
per rendere autosufficiente
il ciclo dei rifiuti con
quattro mirabolanti “e c od is
tr e tt i ”: il primo impianto attende
ancora i permessi della
Regione. A ottobre Marino fu
sfiduciato astutamente dal suo
partito e arrivò il commissario
Francesco Paolo Tronca, il superprefetto
venuto da Milano
per salvare Roma. Anzi, scrisse
estasiato il Corriere, per “dema -
rinizzare il Campidoglio”. Il
suo primo atto fu a dir poco rivoluzionario:
“Tronca ha cambiato
la disposizione dei mobili
nell’ufficio del sindaco. Marino,
come segno di ‘discontinui -
tà’ da Alemanno, mise un divanetto
nero, usò un altro ingresso
e spostò la scrivania: non più
girata a guardare il Vittoriano,
bensì rivolta verso i Fori: ora
con Tronca la scrivania torna
dov’era”. Altro che Che Guevara.
Non contento, Renzi – turi -
bolavano i giornaloni –medita -
va di affiancargli un altro superprefetto,
l’Arcangelo Gabrielli,
come commissario
straordinario al Giubileo. E non
solo: erano in arrivo pure “sette
subcommissari”, p i ù u n
“Dream Team”, più una “Cabi -
na di Regia”, più un “tavolo di
dieci componenti”.
E tutti giù con le lingue. “La
parola chiave è una sola: squadra”
(l’Unità). “Tronca ha uno
stile misurato e molto sobrio”
(il Messaggero). “Riservato e
sostenitore del basso profilo, sicuro
di sé, uomo dello Stato e
degli stivali nel fango, esaltato
dalle esperienze nella Protezione
civile e nei Vigili del fuoco...
Adora i problemi perché
non vede l’ora di risolverli...
Mangia al massimo un’o li va
all’ascolana nei rinfreschi, lavora
fino all’eccesso pretendendo
che i collaboratori facciano
altrettanto, e non conosce
ferie” (Corriere ). Uomo di
“una serenità olimpica” (Cor -
riere), “domò la piena del Tevere
nel 2008” (il Messaggero)
con le nude mani e la sola forza
del pensiero. Insomma, c’erano
tutte le premesse perché Roma
tornasse più bella e più superba
che pria. Ora la domanda sorge
spontanea: che avrà mai fatto
SuperTronca, da ottobre a giugno,
con la Kryptonite e gli altri
superpoteri, per trovare il modo
di smaltire i rifiuti? Mistero.
A leggere i giornaloni e i commenti
dei partiti, è come se il supereroe
non avesse mai governato
Roma. E come se prima di
lui non l’avessero governata
Marino e, in simbiosi con Cerroni,
le giunte Alemanno, Veltroni,
Rutelli, Carraro&C. Infatti
ora, a edicole unificate, si leggono
interviste quotidiane al
presidente-Ad di Ama Daniele
Fortini, che se la prende col neoassessore
Paola Muraro, ex
consulente Ama, costretta a tappare
i buchi altrui col solito tritovagliatore
ora sotto inchiesta:
come se in un’azienda di 7800
addetti il presidente-Ad fosse
un passante e una consulente
contasse più di lui. Le colpe si sa
benissimo di chi sono, ma chi è
stato eletto per governare non
deve perder tempo a ricordarlo:
deve impiegare tutto il tempo
per trovare soluzioni. Perché il
tempo è già scaduto
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
E' LA STAMPA, MONNEZZA
» MARCO TRAVAGLIO
La fortuna del M5S sono i
partiti, di destra e di sinistra,
che governano e si
presentano così male da regalargli
milioni di voti, gratis. La
sfortuna del M5S è la stessa:
vince quasi sempre dove i partiti
hanno fallito, dunque non
riesce mai a governare città
normali, ma solo voragini di bilancio
e cumuli di macerie. Accade
a Roma, è già accaduto a
Parma e Livorno. Fa eccezione
la sola Torino – metropoli governata
meno indecentemente
di altre, ma per 20 anni sempre
dalle solite facce – dove Chiara
Appendino ha vinto più per i
suoi meriti che per gli altrui demeriti.
Paola Taverna fu presa
in giro, un paio di mesi fa, quando
paventò un complotto dei
partiti per far vincere i 5Stelle,
nella speranza che fossero travolti
dalla catastrofe che avrebbero
ereditato e si sputtanassero
proprio nell’ultimo miglio
prima delle elezioni decisive
del 2018. Ma vedeva giusto, e lo
sapeva anche Virginia Raggi,
che infatti in campagna elettorale
evocò più volte una “bomba
a orologeria”sotterrata dai partiti
e pronta a esplodere all’i ndomani
delle elezioni. Ora la
bomba è esplosa, e si chiama
spazzatura. L’ordigno perfetto
per mettere in crisi la propaganda
pentastellata sui “rifiuti zero”
e contrapporle la propaganda
partitocratica sui 5Stelle incapaci
di governare.
Appena tre settimane dopo
l’insediamento della giunta
Raggi, i partiti che hanno sgovernato
la Capitale e i giornaloni
che fino all’altroieri tacevano
sui malgoverni aggreppiati ai
loro “editori”, sono già pronti a
puntare il dito contro la neosindaca,
come se i rifiuti che ricoprono
Roma fossero colpa sua.
La campagna è così lurida, più
fetente ancora della monnezzaa
40 gradi, che si commenta da
sola. La verità la conoscono tutti:
i partiti hanno regalato 40 anni
di monopolio del settore al
noto galantuomo Manlio Cerroni,
90 anni, un arresto e due
processi a carico, titolare della
discarica più grande d’Europa
(Malagrotta) e di un’infinità di
impianti di trattamento, nonché
finanziatore trasversale di
mille campagne elettorali. Poi
uno si meraviglia se la differenziata
è al 34%. Malagrotta andava
chiusa, per l’Ue, nel 2007:
la chiuse Marino nel 2013. Solo
che non seppe inventarsi una
valida soluzione alternativa: i
quattro impianti di trattamento
biologico meccanico (2 della
municipalizzata Ama e 2 del solito
Cerroni), che producono
combustibile per i termovalorizzatori,
non bastavano. Infatti
fu sufficiente un prevedibile
aumento della spazzatura a Capodanno
2014 per mandare in
tilt il sistema. Idem nel luglio
2014, quando uno dei quattro Tbm
andò in manutenzione.
SEGUE A PAGINA 24
Allora l’Ama noleggiò dal solito
Cerroni un tritovagliatore
mobile (separatore di rifiuti),
richiamato in servizio
pure per tamponare la nuova
crisi dell’estate 2015. Intanto
l’Ama, solito carrozzone pieno
di raccomandati di partito e parenti
di politici, lanciò un progetto
per rendere autosufficiente
il ciclo dei rifiuti con
quattro mirabolanti “e c od is
tr e tt i ”: il primo impianto attende
ancora i permessi della
Regione. A ottobre Marino fu
sfiduciato astutamente dal suo
partito e arrivò il commissario
Francesco Paolo Tronca, il superprefetto
venuto da Milano
per salvare Roma. Anzi, scrisse
estasiato il Corriere, per “dema -
rinizzare il Campidoglio”. Il
suo primo atto fu a dir poco rivoluzionario:
“Tronca ha cambiato
la disposizione dei mobili
nell’ufficio del sindaco. Marino,
come segno di ‘discontinui -
tà’ da Alemanno, mise un divanetto
nero, usò un altro ingresso
e spostò la scrivania: non più
girata a guardare il Vittoriano,
bensì rivolta verso i Fori: ora
con Tronca la scrivania torna
dov’era”. Altro che Che Guevara.
Non contento, Renzi – turi -
bolavano i giornaloni –medita -
va di affiancargli un altro superprefetto,
l’Arcangelo Gabrielli,
come commissario
straordinario al Giubileo. E non
solo: erano in arrivo pure “sette
subcommissari”, p i ù u n
“Dream Team”, più una “Cabi -
na di Regia”, più un “tavolo di
dieci componenti”.
E tutti giù con le lingue. “La
parola chiave è una sola: squadra”
(l’Unità). “Tronca ha uno
stile misurato e molto sobrio”
(il Messaggero). “Riservato e
sostenitore del basso profilo, sicuro
di sé, uomo dello Stato e
degli stivali nel fango, esaltato
dalle esperienze nella Protezione
civile e nei Vigili del fuoco...
Adora i problemi perché
non vede l’ora di risolverli...
Mangia al massimo un’o li va
all’ascolana nei rinfreschi, lavora
fino all’eccesso pretendendo
che i collaboratori facciano
altrettanto, e non conosce
ferie” (Corriere ). Uomo di
“una serenità olimpica” (Cor -
riere), “domò la piena del Tevere
nel 2008” (il Messaggero)
con le nude mani e la sola forza
del pensiero. Insomma, c’erano
tutte le premesse perché Roma
tornasse più bella e più superba
che pria. Ora la domanda sorge
spontanea: che avrà mai fatto
SuperTronca, da ottobre a giugno,
con la Kryptonite e gli altri
superpoteri, per trovare il modo
di smaltire i rifiuti? Mistero.
A leggere i giornaloni e i commenti
dei partiti, è come se il supereroe
non avesse mai governato
Roma. E come se prima di
lui non l’avessero governata
Marino e, in simbiosi con Cerroni,
le giunte Alemanno, Veltroni,
Rutelli, Carraro&C. Infatti
ora, a edicole unificate, si leggono
interviste quotidiane al
presidente-Ad di Ama Daniele
Fortini, che se la prende col neoassessore
Paola Muraro, ex
consulente Ama, costretta a tappare
i buchi altrui col solito tritovagliatore
ora sotto inchiesta:
come se in un’azienda di 7800
addetti il presidente-Ad fosse
un passante e una consulente
contasse più di lui. Le colpe si sa
benissimo di chi sono, ma chi è
stato eletto per governare non
deve perder tempo a ricordarlo:
deve impiegare tutto il tempo
per trovare soluzioni. Perché il
tempo è già scadutoAllora l’Ama noleggiò dal solito
Cerroni un tritovagliatore
mobile (separatore di rifiuti),
richiamato in servizio
pure per tamponare la nuova
crisi dell’estate 2015. Intanto
l’Ama, solito carrozzone pieno
di raccomandati di partito e parenti
di politici, lanciò un progetto
per rendere autosufficiente
il ciclo dei rifiuti con
quattro mirabolanti “e c od is
tr e tt i ”: il primo impianto attende
ancora i permessi della
Regione. A ottobre Marino fu
sfiduciato astutamente dal suo
partito e arrivò il commissario
Francesco Paolo Tronca, il superprefetto
venuto da Milano
per salvare Roma. Anzi, scrisse
estasiato il Corriere, per “dema -
rinizzare il Campidoglio”. Il
suo primo atto fu a dir poco rivoluzionario:
“Tronca ha cambiato
la disposizione dei mobili
nell’ufficio del sindaco. Marino,
come segno di ‘discontinui -
tà’ da Alemanno, mise un divanetto
nero, usò un altro ingresso
e spostò la scrivania: non più
girata a guardare il Vittoriano,
bensì rivolta verso i Fori: ora
con Tronca la scrivania torna
dov’era”. Altro che Che Guevara.
Non contento, Renzi – turi -
bolavano i giornaloni –medita -
va di affiancargli un altro superprefetto,
l’Arcangelo Gabrielli,
come commissario
straordinario al Giubileo. E non
solo: erano in arrivo pure “sette
subcommissari”, p i ù u n
“Dream Team”, più una “Cabi -
na di Regia”, più un “tavolo di
dieci componenti”.
E tutti giù con le lingue. “La
parola chiave è una sola: squadra”
(l’Unità). “Tronca ha uno
stile misurato e molto sobrio”
(il Messaggero). “Riservato e
sostenitore del basso profilo, sicuro
di sé, uomo dello Stato e
degli stivali nel fango, esaltato
dalle esperienze nella Protezione
civile e nei Vigili del fuoco...
Adora i problemi perché
non vede l’ora di risolverli...
Mangia al massimo un’o li va
all’ascolana nei rinfreschi, lavora
fino all’eccesso pretendendo
che i collaboratori facciano
altrettanto, e non conosce
ferie” (Corriere ). Uomo di
“una serenità olimpica” (Cor -
riere), “domò la piena del Tevere
nel 2008” (il Messaggero)
con le nude mani e la sola forza
del pensiero. Insomma, c’erano
tutte le premesse perché Roma
tornasse più bella e più superba
che pria. Ora la domanda sorge
spontanea: che avrà mai fatto
SuperTronca, da ottobre a giugno,
con la Kryptonite e gli altri
superpoteri, per trovare il modo
di smaltire i rifiuti? Mistero.
A leggere i giornaloni e i commenti
dei partiti, è come se il supereroe
non avesse mai governato
Roma. E come se prima di
lui non l’avessero governata
Marino e, in simbiosi con Cerroni,
le giunte Alemanno, Veltroni,
Rutelli, Carraro&C. Infatti
ora, a edicole unificate, si leggono
interviste quotidiane al
presidente-Ad di Ama Daniele
Fortini, che se la prende col neoassessore
Paola Muraro, ex
consulente Ama, costretta a tappare
i buchi altrui col solito tritovagliatore
ora sotto inchiesta:
come se in un’azienda di 7800
addetti il presidente-Ad fosse
un passante e una consulente
contasse più di lui. Le colpe si sa
benissimo di chi sono, ma chi è
stato eletto per governare non
deve perder tempo a ricordarlo:
deve impiegare tutto il tempo
per trovare soluzioni. Perché il
tempo è già scaduto
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: MOVIMENTO 5 STELLE
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
POLITICA
Il dopo Renzi incombe, M5S in agguato. Piccolo campionario degli autogol da evitare
Politica
di Pierfranco Pellizzetti | 7 agosto 2016
COMMENTI (4)
Profilo blogger
Pierfranco Pellizzetti
Saggista
Post | Articoli
Facebook
Matteo Renzi in trasferta brasiliana ha tutta l’aria di voler fare incetta di selfie con sportivi olimpionici per puntellare una piacioneria che sta producendo nell’opinione pubblica evidenti fenomeni di rigetto. Ma il nostro mercuriale premier dovrebbe stare più attento: come dimostrano le vicissitudini di Lula da Silva e Dilma Rousseff, l’aria di Rio de Janeiro non è particolarmente favorevole ai demagoghi mestatori.
Ennesimo segno di una perdita a precipizio di consensi da parte del Giglio Magico e del suo capo, che potrebbe prefigurare un prossimo cambio di maggioranza.
Infatti i Cinquestelle non sono mai stati tanto vicini al traguardo. Tuttavia, vista la coincidenza dei Giochi olimpici, dovrebbero prestare attenzione a quanto ci insegna la vicenda di un italiano, concorrente all’edizione di Londra 1908: il maratoneta Dorando Petri (o Pietri), che perse la medaglia d’oro proprio per un cedimento (e un aiutino indebito) a pochi passi dal traguardo.
Come lo sfortunato marciatore, anche i pentastellati, alternativi al regime che puntella la corporazione politica di Seconda Repubblica, devono prestare molta attenzione agli ostacoli e ai trabocchetti che possono far inciampare prima del filo di lana. Magari gli autogol nella cosiddetta “zona Cesarini”.
Qui di seguito se ne srotola un piccolo campionario:
1. Il vizio dell’arrocco, inteso come difesa pregiudiziale e pervicace di qualsivoglia scelta, anche palesemente sbagliata, per rifiutarsi di ammettere un errore e continuare a perpetuarlo testardamente. Come rischia di fare la neo-sindaca capitolina Virginia Raggi (e con lei i notabili che la circondano), che sinora non ha dato prova di tocco particolarmente felice nella scelta dei collaboratori. Dall’imbarazzante assessore di lunga navigazione consulenziale Paola Muraro al vice capo gabinetto in quota Alemanno, Raffaele Marra. Così offrendo argomenti all’opposizione, che non possono essere rintuzzati soltanto rinfacciando il discredito di chi li esprime, mentre si rischia di impiombare le ali sul nascere al tentativo di introdurre il buongoverno nella Capitale;
2. Il richiamo della foresta, inteso come acritica apertura di credito a interlocutori da vagliarsi con ben maggiore attenzione. Per cui, dopo la cantonata Nigel Farage, il ministeriale entrista Di Maio corteggia lobbisti e docenti para-renziani della Luiss; il terzomondista Di Battista segue Matteo Salvini e Giulietto Chiesa nelle strizzatine d’occhio rivolte al bieco Vladimir Putin;
3. La sindrome di Pietro, intesa come variazione sul tema del punto “A”: la presunzione di tocco salvifico che guidò l’ex magistrato nelle sue disastrose campagne acquisti quale leader di Italia dei Valori. Difatti personaggi tipo il voltagabbana Domenico Scilipoti, il tangentaro Sergio De Gregorio o l’insabbiatore del massacro all’istituto Diaz dopo il G8 Giovanni Paladini, vennero arruolati da un leader che pensava di redimerli semplicemente con il proprio tocco. Allo stesso modo la selezione del personale dirigente 5S non può basarsi soltanto sul rito formale dei curricula e sull’omaggio vassallatico del designato/a al presunto duo taumaturgico Grillo-Staff;
4. Il mito del padre, inteso come sottomissione psicologica alla presenza incombente di Beppe Grillo. Di certo grande macchina acchiappavoti da cui sarebbe suicida prescindere, ma anche mina vagante per il sempre più palese confusionismo in materia di posizionamento politico. Del resto anche nella scena pubblica si diventa adulti liberandosi della figura paterna.
Elenco attendibile? Considerando i vincoli para-settari di cui il Movimento ancora non si è liberato, posso nutrire io stesso qualche dubbio. Comunque, parafrasando Enrico IV di Borbone, “Il Quirinale val bene un’overdose di laicità”.
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
POLITICA
Il dopo Renzi incombe, M5S in agguato. Piccolo campionario degli autogol da evitare
Politica
di Pierfranco Pellizzetti | 7 agosto 2016
COMMENTI (4)
Profilo blogger
Pierfranco Pellizzetti
Saggista
Post | Articoli
Matteo Renzi in trasferta brasiliana ha tutta l’aria di voler fare incetta di selfie con sportivi olimpionici per puntellare una piacioneria che sta producendo nell’opinione pubblica evidenti fenomeni di rigetto. Ma il nostro mercuriale premier dovrebbe stare più attento: come dimostrano le vicissitudini di Lula da Silva e Dilma Rousseff, l’aria di Rio de Janeiro non è particolarmente favorevole ai demagoghi mestatori.
Ennesimo segno di una perdita a precipizio di consensi da parte del Giglio Magico e del suo capo, che potrebbe prefigurare un prossimo cambio di maggioranza.
Infatti i Cinquestelle non sono mai stati tanto vicini al traguardo. Tuttavia, vista la coincidenza dei Giochi olimpici, dovrebbero prestare attenzione a quanto ci insegna la vicenda di un italiano, concorrente all’edizione di Londra 1908: il maratoneta Dorando Petri (o Pietri), che perse la medaglia d’oro proprio per un cedimento (e un aiutino indebito) a pochi passi dal traguardo.
Come lo sfortunato marciatore, anche i pentastellati, alternativi al regime che puntella la corporazione politica di Seconda Repubblica, devono prestare molta attenzione agli ostacoli e ai trabocchetti che possono far inciampare prima del filo di lana. Magari gli autogol nella cosiddetta “zona Cesarini”.
Qui di seguito se ne srotola un piccolo campionario:
1. Il vizio dell’arrocco, inteso come difesa pregiudiziale e pervicace di qualsivoglia scelta, anche palesemente sbagliata, per rifiutarsi di ammettere un errore e continuare a perpetuarlo testardamente. Come rischia di fare la neo-sindaca capitolina Virginia Raggi (e con lei i notabili che la circondano), che sinora non ha dato prova di tocco particolarmente felice nella scelta dei collaboratori. Dall’imbarazzante assessore di lunga navigazione consulenziale Paola Muraro al vice capo gabinetto in quota Alemanno, Raffaele Marra. Così offrendo argomenti all’opposizione, che non possono essere rintuzzati soltanto rinfacciando il discredito di chi li esprime, mentre si rischia di impiombare le ali sul nascere al tentativo di introdurre il buongoverno nella Capitale;
2. Il richiamo della foresta, inteso come acritica apertura di credito a interlocutori da vagliarsi con ben maggiore attenzione. Per cui, dopo la cantonata Nigel Farage, il ministeriale entrista Di Maio corteggia lobbisti e docenti para-renziani della Luiss; il terzomondista Di Battista segue Matteo Salvini e Giulietto Chiesa nelle strizzatine d’occhio rivolte al bieco Vladimir Putin;
3. La sindrome di Pietro, intesa come variazione sul tema del punto “A”: la presunzione di tocco salvifico che guidò l’ex magistrato nelle sue disastrose campagne acquisti quale leader di Italia dei Valori. Difatti personaggi tipo il voltagabbana Domenico Scilipoti, il tangentaro Sergio De Gregorio o l’insabbiatore del massacro all’istituto Diaz dopo il G8 Giovanni Paladini, vennero arruolati da un leader che pensava di redimerli semplicemente con il proprio tocco. Allo stesso modo la selezione del personale dirigente 5S non può basarsi soltanto sul rito formale dei curricula e sull’omaggio vassallatico del designato/a al presunto duo taumaturgico Grillo-Staff;
4. Il mito del padre, inteso come sottomissione psicologica alla presenza incombente di Beppe Grillo. Di certo grande macchina acchiappavoti da cui sarebbe suicida prescindere, ma anche mina vagante per il sempre più palese confusionismo in materia di posizionamento politico. Del resto anche nella scena pubblica si diventa adulti liberandosi della figura paterna.
Elenco attendibile? Considerando i vincoli para-settari di cui il Movimento ancora non si è liberato, posso nutrire io stesso qualche dubbio. Comunque, parafrasando Enrico IV di Borbone, “Il Quirinale val bene un’overdose di laicità”.
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: MOVIMENTO 5 STELLE
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
UN PROBLEMA TUTTO ITALIANO
15 AGO 2016 10:02
1. IL BLITZ DI FERRAGOSTO DELLA RAGGI FINISCE MALE: LA SINDACA DI ROMA TRIPLICA LO STIPENDIO AL FUNZIONARIO GRILLINO (DA 40 A 120MILA) E VIENE UMILIATA DALLA APPENDINO
2. IL CAPO DI GABINETTO DELLA TORINESE PRENDE 63MILA EURO LORDI, E FA PURE IL PORTAVOCE: I DUE RUOLI A ROMA COSTANO OLTRE 300MILA. FIERO DEL RISPARMIO: ‘IL MIO UNO STIPENDIO BASSO? LO DICE CHI NON VIVE NEL MONDO, DOVE I GIOVANI NON HANNO LAVORO’
3. LA NOMINA DI SALVATORE ROMEO A CAPO DELLO STAFF POLITICO È STATA FATTA PROPRIO MENTRE LA CAPA DEL PERSONALE ERA IN FERIE. ARRIVATA A ROMA COL PREFETTO TRONCA, ORA VUOLE DIMETTERSI. E LA RAGGI VUOLE PROMUOVERE L’ENNESIMO UOMO DI ALEMANNO
4. I GRILLINI ROMANI PROVANO A METTERE UNA PEZZA: 'PRIMA GLI STIPENDI COSTAVANO 5,3 MILIONI, ORA SOLO 5 MILIONI'. ANNI DI BATTAGLIE CONTRO LA 'KASTA PER RISPARMIARE IL 5%?
1. RAGGI, GUAIO IN GIUNTA "NOMINA IRREGOLARE DEL CAPO SEGRETERIA"
Annalisa Cuzzocrea per ‘la Repubblica’
Una guerra interna al Campidoglio, a meno di due mesi dall' elezione di Virginia Raggi. Una battaglia in cui da una parte c' è il suo "cerchio magico", composto dal vicesindaco Daniele Frongia, dal vice capo di gabinetto Raffaele Marra e dal capo della segreteria politica Salvatore Romeo. Dall' altra, assessori forti come Marcello Minenna (Bilancio e Partecipate), Paola Muraro (Rifiuti), oltre alla giudice anticorruzione, ora capo gabinetto, Carla Raineri, finita nel mirino per il suo stipendio di 193mila euro.
A fare saltare equilibri già fragili è stato quello che a Roma hanno ribattezzato «il blitz di ferragosto». La delibera con cui è stato reso noto il compenso della Raineri, mentre veniva mascherato sotto una dicitura vaga («inquadrato come dirigente di terza fascia») quello del 5 stelle Salvatore Romeo.
Un blitz - racconta un deputato - che è stato fatto mentre la direttrice dell' Ufficio Risorse umane del Campidoglio era in ferie. Laura Benente è arrivata a Roma a marzo 2015 con un distacco da Torino ed era stata confermata nel suo ruolo dal prefetto Francesco Paolo Tronca (lo stesso che a Roma aveva portato la Raineri mettendola a capo di un pool anticorruzione). Con il 5 stelle Daniele Frongia, oggi vicesindaco, Benente era già entrata in rotta di collisione a settembre, quando lui aveva addirittura chiesto un' azione disciplinare contro di lei.
I componenti del "raggio magico" (Frongia-Marra-Romeo) hanno atteso che non ci fosse per fare in modo che la delibera che promuoveva Romeo fosse scritta da Gianluca Viggiano.
Con Marra già dai tempi della Guardia di Finanza, suo vice durante l' amministrazione di Gianni Alemanno, è lui che il "quartetto" (se si comprende la Raggi) vuole piazzare al posto della Benente, che la sindaca è pronta a rispedire a Torino. Un altro alemanniano in un ruolo cruciale: quello che gestisce gli oltre 24mila dipendenti di Roma Capitale (cui si aggiungono gli altri 24mila delle municipalizzate). Un posto ghiotto per tutte le cordate di potere che si muovono attorno al Campidoglio.
«Una mossa spudorata, irregolare, illegittima», sono solo alcuni dei giudizi che sono corsi sulle linee telefoniche infuocate che collegano assessori, direttorio e gabinetto della sindaca sulla nomina di Romeo a capo della segreteria politica. «È scorretta al 100 per cento. Ci sono i margini per parlare di abuso d' ufficio, un dipendente come Romeo si mette in aspettativa e nel giro di 24 ore passa da 40mila a 105mila euro. Ma com' è possibile? Ma dove siamo finiti?».
In molti, ai vertici del Movimento e dentro il Comune, lavorano perché questa nomina salti. Legittima o no, è il ragionamento, non è certo una cosa da 5 stelle. Beppe Grillo ha già chiesto a Virginia Raggi di liberarsi del duo Marra-Romeo. Senza successo. L' unica cosa che è riuscito finora a ottenere, il garante, è stata la rinuncia della sindaca ad avere Frongia come capo di gabinetto. Un ruolo in cui, rivela ora chi ha visto le carte, l' ex consigliere 5 stelle «era stato inquadrato con uno stipendio da 180mila euro». Senza promettere alcun taglio.
Il Movimento romano scrive su Facebook che quelle sui compensi sono «tutte balle» e che alla fine l' amministrazione Raggi spenderà meno di Alemanno e Marino, 5 milioni di euro invece dei 5,3 del suo predecessore.
«Risparmieremo 300mila euro all' anno», annunciano. Il nemico però è interno: sono gli stessi attivisti a far notare l' ennesima differenza rispetto alla sindaca di Torino Chiara Appendino. Il cui capo di gabinetto guadagna 63mila euro. E della quale i giornali scrivono: «Ha lo staff meno pagato d' Italia». È lei, che gli ortodossi dei 5 stelle prendono a esempio di amministrazione grillina doc.
Ed è grazie al suo successo, che i deputati che hanno lavorato alla sua campagna elettorale, facendole tuttora da consiglieri politici, dovrebbero essere presto premiati. Come Ivan Della Valle, attivista della prima ora, vicino a Davide Casaleggio, in pole position per diventare il delegato regionale del Piemonte nella nuova struttura che dovrebbe essere varata a settembre.
CONTINUA
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
UN PROBLEMA TUTTO ITALIANO
15 AGO 2016 10:02
1. IL BLITZ DI FERRAGOSTO DELLA RAGGI FINISCE MALE: LA SINDACA DI ROMA TRIPLICA LO STIPENDIO AL FUNZIONARIO GRILLINO (DA 40 A 120MILA) E VIENE UMILIATA DALLA APPENDINO
2. IL CAPO DI GABINETTO DELLA TORINESE PRENDE 63MILA EURO LORDI, E FA PURE IL PORTAVOCE: I DUE RUOLI A ROMA COSTANO OLTRE 300MILA. FIERO DEL RISPARMIO: ‘IL MIO UNO STIPENDIO BASSO? LO DICE CHI NON VIVE NEL MONDO, DOVE I GIOVANI NON HANNO LAVORO’
3. LA NOMINA DI SALVATORE ROMEO A CAPO DELLO STAFF POLITICO È STATA FATTA PROPRIO MENTRE LA CAPA DEL PERSONALE ERA IN FERIE. ARRIVATA A ROMA COL PREFETTO TRONCA, ORA VUOLE DIMETTERSI. E LA RAGGI VUOLE PROMUOVERE L’ENNESIMO UOMO DI ALEMANNO
4. I GRILLINI ROMANI PROVANO A METTERE UNA PEZZA: 'PRIMA GLI STIPENDI COSTAVANO 5,3 MILIONI, ORA SOLO 5 MILIONI'. ANNI DI BATTAGLIE CONTRO LA 'KASTA PER RISPARMIARE IL 5%?
1. RAGGI, GUAIO IN GIUNTA "NOMINA IRREGOLARE DEL CAPO SEGRETERIA"
Annalisa Cuzzocrea per ‘la Repubblica’
Una guerra interna al Campidoglio, a meno di due mesi dall' elezione di Virginia Raggi. Una battaglia in cui da una parte c' è il suo "cerchio magico", composto dal vicesindaco Daniele Frongia, dal vice capo di gabinetto Raffaele Marra e dal capo della segreteria politica Salvatore Romeo. Dall' altra, assessori forti come Marcello Minenna (Bilancio e Partecipate), Paola Muraro (Rifiuti), oltre alla giudice anticorruzione, ora capo gabinetto, Carla Raineri, finita nel mirino per il suo stipendio di 193mila euro.
A fare saltare equilibri già fragili è stato quello che a Roma hanno ribattezzato «il blitz di ferragosto». La delibera con cui è stato reso noto il compenso della Raineri, mentre veniva mascherato sotto una dicitura vaga («inquadrato come dirigente di terza fascia») quello del 5 stelle Salvatore Romeo.
Un blitz - racconta un deputato - che è stato fatto mentre la direttrice dell' Ufficio Risorse umane del Campidoglio era in ferie. Laura Benente è arrivata a Roma a marzo 2015 con un distacco da Torino ed era stata confermata nel suo ruolo dal prefetto Francesco Paolo Tronca (lo stesso che a Roma aveva portato la Raineri mettendola a capo di un pool anticorruzione). Con il 5 stelle Daniele Frongia, oggi vicesindaco, Benente era già entrata in rotta di collisione a settembre, quando lui aveva addirittura chiesto un' azione disciplinare contro di lei.
I componenti del "raggio magico" (Frongia-Marra-Romeo) hanno atteso che non ci fosse per fare in modo che la delibera che promuoveva Romeo fosse scritta da Gianluca Viggiano.
Con Marra già dai tempi della Guardia di Finanza, suo vice durante l' amministrazione di Gianni Alemanno, è lui che il "quartetto" (se si comprende la Raggi) vuole piazzare al posto della Benente, che la sindaca è pronta a rispedire a Torino. Un altro alemanniano in un ruolo cruciale: quello che gestisce gli oltre 24mila dipendenti di Roma Capitale (cui si aggiungono gli altri 24mila delle municipalizzate). Un posto ghiotto per tutte le cordate di potere che si muovono attorno al Campidoglio.
«Una mossa spudorata, irregolare, illegittima», sono solo alcuni dei giudizi che sono corsi sulle linee telefoniche infuocate che collegano assessori, direttorio e gabinetto della sindaca sulla nomina di Romeo a capo della segreteria politica. «È scorretta al 100 per cento. Ci sono i margini per parlare di abuso d' ufficio, un dipendente come Romeo si mette in aspettativa e nel giro di 24 ore passa da 40mila a 105mila euro. Ma com' è possibile? Ma dove siamo finiti?».
In molti, ai vertici del Movimento e dentro il Comune, lavorano perché questa nomina salti. Legittima o no, è il ragionamento, non è certo una cosa da 5 stelle. Beppe Grillo ha già chiesto a Virginia Raggi di liberarsi del duo Marra-Romeo. Senza successo. L' unica cosa che è riuscito finora a ottenere, il garante, è stata la rinuncia della sindaca ad avere Frongia come capo di gabinetto. Un ruolo in cui, rivela ora chi ha visto le carte, l' ex consigliere 5 stelle «era stato inquadrato con uno stipendio da 180mila euro». Senza promettere alcun taglio.
Il Movimento romano scrive su Facebook che quelle sui compensi sono «tutte balle» e che alla fine l' amministrazione Raggi spenderà meno di Alemanno e Marino, 5 milioni di euro invece dei 5,3 del suo predecessore.
«Risparmieremo 300mila euro all' anno», annunciano. Il nemico però è interno: sono gli stessi attivisti a far notare l' ennesima differenza rispetto alla sindaca di Torino Chiara Appendino. Il cui capo di gabinetto guadagna 63mila euro. E della quale i giornali scrivono: «Ha lo staff meno pagato d' Italia». È lei, che gli ortodossi dei 5 stelle prendono a esempio di amministrazione grillina doc.
Ed è grazie al suo successo, che i deputati che hanno lavorato alla sua campagna elettorale, facendole tuttora da consiglieri politici, dovrebbero essere presto premiati. Come Ivan Della Valle, attivista della prima ora, vicino a Davide Casaleggio, in pole position per diventare il delegato regionale del Piemonte nella nuova struttura che dovrebbe essere varata a settembre.
CONTINUA
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: MOVIMENTO 5 STELLE
1 SET 2016 18:29
IL CROLLO DI VIRGINIA - LA RAGGI IN UN COLPO PERDE CAPO DI GABINETTO, ASSESSORE AL BILANCIO ED I VERTICI DI ATAC E AMA - AVEVA RAGIONE VINCENZO DE LUCA: LA SINDACA APPARE DAVVERO UNA BAMBOLINA IMBAMBOLATA - S'AVVERA LA PROFEZIA DELLA TAVERNA: C'E' UN COMPLOTTO PER FARCI VINCERE
Dagonota
virginia raggi
VIRGINIA RAGGI
Forse aveva ragione Vincenzo De Luca: Virginia Raggi appare davvero una bambolina imbambolata. In un giorno ha assistito alle dimissioni del suo capo di Gabinetto, Carla Romana Raineri, al suo assessore al Bilancio, Marcello Minenna (che aveva visto lungo a non dimettersi dalla Consob), ai vertici dell'Atac e dell'Ama.
carla raineri
CARLA RAINERI
Ora la sindaca prova a metterci una pezza. Fa capire che il suo capo di Gabinetto se n'è andata perché l'Autorità anticorruzione stava giudicando "non congruo" lo stipendio che si era dato. E quindi lei era sul punto di tagliarlo. Così, per non rinunciare ai soldi, si sarebbe dimessa.
Analogo discorso vale per il suo assessore al Bilancio. Minenna - dicono i grillini - se ne sarebbe andato perché non sarebbe riuscito ad ottenere un aumento di stipendio per il suo capo della segreteria.
MARCELLO MINENNA
MARCELLO MINENNA
Insomma, il tentativo (abbastanza goffo) della Raggi è quello di passare come "moralizzatrice" dei costumi. "Stiamo lavorando per individuare delle personalità di rilievo che possano contribuire al rilancio della città. Non ci fermiamo", avrebbe detto (o le avrebbero fatto dire) durante una riunione con i suoi.
Gestire Roma senza un assessore al Bilancio all'altezza è cosa non improbabile, ma impossibile. Ed ora la sindaca con la cellulite deve provarci.
Forse si sta materializzando davanti a tutti la profezia di Paola Taverna: c'è un complotto per farci vincere... E per dimostrare al mondo l'incapacità della classe dirigente arronzata da Beppe Grillo.
Casualmente, proprio la Taverna, di fronte alle dimissioni di Minenna e Raineri, oggi ha detto: "rappresenterebbero una gigante perdita per la giunta. Sono due figure la cui professionalità è riconosciuta a livello internazionale e sarebbe un duro colpo"
IL CROLLO DI VIRGINIA - LA RAGGI IN UN COLPO PERDE CAPO DI GABINETTO, ASSESSORE AL BILANCIO ED I VERTICI DI ATAC E AMA - AVEVA RAGIONE VINCENZO DE LUCA: LA SINDACA APPARE DAVVERO UNA BAMBOLINA IMBAMBOLATA - S'AVVERA LA PROFEZIA DELLA TAVERNA: C'E' UN COMPLOTTO PER FARCI VINCERE
Dagonota
virginia raggi
VIRGINIA RAGGI
Forse aveva ragione Vincenzo De Luca: Virginia Raggi appare davvero una bambolina imbambolata. In un giorno ha assistito alle dimissioni del suo capo di Gabinetto, Carla Romana Raineri, al suo assessore al Bilancio, Marcello Minenna (che aveva visto lungo a non dimettersi dalla Consob), ai vertici dell'Atac e dell'Ama.
carla raineri
CARLA RAINERI
Ora la sindaca prova a metterci una pezza. Fa capire che il suo capo di Gabinetto se n'è andata perché l'Autorità anticorruzione stava giudicando "non congruo" lo stipendio che si era dato. E quindi lei era sul punto di tagliarlo. Così, per non rinunciare ai soldi, si sarebbe dimessa.
Analogo discorso vale per il suo assessore al Bilancio. Minenna - dicono i grillini - se ne sarebbe andato perché non sarebbe riuscito ad ottenere un aumento di stipendio per il suo capo della segreteria.
MARCELLO MINENNA
MARCELLO MINENNA
Insomma, il tentativo (abbastanza goffo) della Raggi è quello di passare come "moralizzatrice" dei costumi. "Stiamo lavorando per individuare delle personalità di rilievo che possano contribuire al rilancio della città. Non ci fermiamo", avrebbe detto (o le avrebbero fatto dire) durante una riunione con i suoi.
Gestire Roma senza un assessore al Bilancio all'altezza è cosa non improbabile, ma impossibile. Ed ora la sindaca con la cellulite deve provarci.
Forse si sta materializzando davanti a tutti la profezia di Paola Taverna: c'è un complotto per farci vincere... E per dimostrare al mondo l'incapacità della classe dirigente arronzata da Beppe Grillo.
Casualmente, proprio la Taverna, di fronte alle dimissioni di Minenna e Raineri, oggi ha detto: "rappresenterebbero una gigante perdita per la giunta. Sono due figure la cui professionalità è riconosciuta a livello internazionale e sarebbe un duro colpo"
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 0 ospiti