GRECIA-RI-ELEZIONI POLITICHE 2012-17 GIUGNO
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Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012
Sulla stessa lunghezza d'onda il numero uno del Pasok.
Dopo aver parlato di "giorno particolarmente dolorosa", Venizelos ha auspicato che si possa formare un "governo di unità nazionale".
Parole in cui vari osservatori hanno visto un invito a Syriza a partecipare a una coalizione con il Pasok e, probabilmente, anche Nea Dimokratia.
Da parte sua, il leader della sinistra radicale, Alexis Tsipras, ha sottolineato che l'aumento di consensi per Syriza "non è un premio ad una persona o a un partito, ma alla proposta di annullare il Memorandum".
"Da domani - ha aggiunto - per la Grecia sarà un nuovo giorno.
Il risultato delle elezioni di oggi rappresenta una rivoluzione pacifica contro il memorandum della barbarie".
Minacciosi i toni usati da Nikos Michaloliakos di Alba dorata:
"State attenti, stiamo arrivando.
Per chi ha tradito questo Paese, è arrivato il momento di avere paura".
Quindi il 55enne leader dell'estrema destra neonazista ha citato Giulio Cesare:
"Veni, vidi, vici".
E ha assicurato che il suo partito combatterà contro la "schiavitù" dell'accordo sul debito raggiunto da Atene con Ue e Fmi, paragonandolo a una "dittatura".
http://www.repubblica.it/esteri/2012/05 ... ef=HREC1-1
Dopo aver parlato di "giorno particolarmente dolorosa", Venizelos ha auspicato che si possa formare un "governo di unità nazionale".
Parole in cui vari osservatori hanno visto un invito a Syriza a partecipare a una coalizione con il Pasok e, probabilmente, anche Nea Dimokratia.
Da parte sua, il leader della sinistra radicale, Alexis Tsipras, ha sottolineato che l'aumento di consensi per Syriza "non è un premio ad una persona o a un partito, ma alla proposta di annullare il Memorandum".
"Da domani - ha aggiunto - per la Grecia sarà un nuovo giorno.
Il risultato delle elezioni di oggi rappresenta una rivoluzione pacifica contro il memorandum della barbarie".
Minacciosi i toni usati da Nikos Michaloliakos di Alba dorata:
"State attenti, stiamo arrivando.
Per chi ha tradito questo Paese, è arrivato il momento di avere paura".
Quindi il 55enne leader dell'estrema destra neonazista ha citato Giulio Cesare:
"Veni, vidi, vici".
E ha assicurato che il suo partito combatterà contro la "schiavitù" dell'accordo sul debito raggiunto da Atene con Ue e Fmi, paragonandolo a una "dittatura".
http://www.repubblica.it/esteri/2012/05 ... ef=HREC1-1
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Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012
Pare che non riescano a fare nessuna coalizione.
E adesso che succede?
E adesso che succede?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012
Caos Grecia, Samaras rinunciapeanuts ha scritto:Pare che non riescano a fare nessuna coalizione.
E adesso che succede?
a governare. Rischio nuove elezioni
Il leader di Sinistra Democratica ha detto no a un esecutivo di unità nazionale. Kouvelis ha respinto l’offerta del presidente dei conservatori. Ora toccherà al leader di Syriza. Sullo sfondo c'è già l'ipotesi di nuove consultazioni elettorali
di Francesco De Palo
IFQ
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05 ... to/221001/
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Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012
Ho l'impressione che nell'ultimo weekend abbiamo varcato la porta sull'inferno
Grecia nel caos, anche Tsipiras rinuncia a formare il governo. Vicine nuove elezioni
Il leader dell'estrema sinistra fallisce per il no di Nea Demokratia. Il socialista Venizelos tenterà la "grande coalizione", ma lo sbocco più probabile è il ritorno alle urne a giugno. Con un progetto di blocco di centrodestra "pro euro"
di Francesco De Palo | 9 maggio 2012
Un’odissea. Di cui non si intravede ancora la conclusione. E dove tutti si dicono pronti al governo di unità nazionale, ma poi nessuno lo fa. Alexis Tsipras, leader del partito del Syriza incaricato dal Presidente della Repubblica ellenica di formare il governo, ha deciso di rinunciare dopo aver registrato anche il “no” da parte del leader del partito conservatore di Nea Demokratia Antonis Samaras. Altra incertezza dunque sotto la calura dell’Acropoli e nelle stesse ore in cui si apprende che lo spread ritorna sopra i 400 punti e più di un governo dell’Eurozona, come rilevato dal Wall Street Journal, avrebbe sollevato preoccupazioni sull’opportunità di rendere disponibile la prossima tranche di aiuti alla Grecia da 5,2 miliardi. Tanto che a sera il Fondo ha diffuso un comunicato per assicurare che 4,2 miliardi saranno erogati domani e un miliardo resterà disponibile per eventuali esigenze.
Denari utili a rifinanziare 3,3 miliardi di titoli di Stato in scadenza il 18 maggio. Oltre che per poter pagare gli stipendi pubblici a giugno. La patata bollente, come qui in Grecia hanno già ribattezzato l’esito di queste elezioni eccezionali, passerà nuovamente nelle mani di Karolos Papoulias che sonderà il terzo classificato. Quell’Evangelos Venizelos che non pare abbia le carte in regola per trovare una soluzione. A meno che le due forze “maggioritarie”, Nea Dimokratia e Pasok, decidano di fare squadra per il bene del paese con Syriza. Anche se fino a questo momento sembra quasi che intendano non offrire al giovane Tsipras (e alla Grecia) una ciambella di salvataggio.
In caso contrario, due le ipotesi sul tavolo: o fra tre giorni il socialista Venizelos si inventa qualcosa, o il 17 giugno si va alle urne, la soluzione al momento più probabile. Con una possibile sorpresa in termini di coalizione. Da alcune indiscrezioni pare che più di un leader politico non solo greco (anche europeo) caldeggerebbe un’unione delle forze politiche di centrodestra, al fine di formare una sorta di federazione pronta alle urne il prossimo 17 giugno. Così da arrivare all’appuntamento elettorale senza l’attuale balcanizzazione. A fare da “padre putatitvo”, in un ruolo alla Prodi (ma dall’altro versante della barricata) l’ex premier Kostas Karamanlis, nome gradito a Berlino.
Che potrebbe fare da collante anche per far rientrare i soggetti fuoriusciti da Nea Dimokratia: ovvero gli indipendenti di Kammenos, la coriacea Dora Bakoyannis (che proprio con l’attuale leader Samaras ha perso le primarie) e il Laos di Iorgos Karazaferris. Un fronte di centrodestra pro euro per evitare la frammentazione politica. Sempre che i cittadini intendano dar loro un’altra possibilità. Dopo l’incontro con Tsipras (che ha chiesto di essere ricevuto dal neopresidente francese François Hollande), Venizelos ha detto che la miglior soluzione per la Grecia sarebbe un esecutivo di unità nazionale per la permanenza nell’euro. Da irresponsabili, però, non passare ai fatti dopo un’analisi su cui tutto il mondo converge.
Altro dato su cui riflettere è il voto di protesta: perché scandalizzarsene? In fondo il popolo per farsi sentire ha solo uno strumento: il segno sulla scheda elettorale. Di più non può fare. La balcanizzazione alle elezioni greche e l’astensione giunta al record del 40% vuol dire solo una cosa: netta condanna verso chi ha governato ininterrottamente per 30 anni, producendo lo status quo, i 250 suicidi dall’inizio della crisi e un’infrastruttura socio-amministrativa con un elevatissimo tasso di corruzione, a tutti i livelli.
E con una serie di sprechi (veri) della politica e di anomalie su cui intervenire: si pensi che gli ex premier restano deputati a vita, che il presidente della repubblica ha uno stipendio che si aggira sui 300mila euro, che alcune banche di credito cooperativo sono state chiuse, con dipendenti mandati a casa senza un minuto di preavviso e senza un apparente motivo (forse per favorire gli istituti maggiori?) e che (notizia recente) a un cittadino greco che in Olanda ha tentato di prelevare del contante da uno sportello per strada, il bancomat gli ha “rigettato” fuori la carta senza dargli un solo euro. Macabra metafora dell’Unione che “scarica” l’Ellade?
Twitter@FDepalo
Aggiornato dalla redazione web alle 20,40
Grecia nel caos, anche Tsipiras rinuncia a formare il governo. Vicine nuove elezioni
Il leader dell'estrema sinistra fallisce per il no di Nea Demokratia. Il socialista Venizelos tenterà la "grande coalizione", ma lo sbocco più probabile è il ritorno alle urne a giugno. Con un progetto di blocco di centrodestra "pro euro"
di Francesco De Palo | 9 maggio 2012
Un’odissea. Di cui non si intravede ancora la conclusione. E dove tutti si dicono pronti al governo di unità nazionale, ma poi nessuno lo fa. Alexis Tsipras, leader del partito del Syriza incaricato dal Presidente della Repubblica ellenica di formare il governo, ha deciso di rinunciare dopo aver registrato anche il “no” da parte del leader del partito conservatore di Nea Demokratia Antonis Samaras. Altra incertezza dunque sotto la calura dell’Acropoli e nelle stesse ore in cui si apprende che lo spread ritorna sopra i 400 punti e più di un governo dell’Eurozona, come rilevato dal Wall Street Journal, avrebbe sollevato preoccupazioni sull’opportunità di rendere disponibile la prossima tranche di aiuti alla Grecia da 5,2 miliardi. Tanto che a sera il Fondo ha diffuso un comunicato per assicurare che 4,2 miliardi saranno erogati domani e un miliardo resterà disponibile per eventuali esigenze.
Denari utili a rifinanziare 3,3 miliardi di titoli di Stato in scadenza il 18 maggio. Oltre che per poter pagare gli stipendi pubblici a giugno. La patata bollente, come qui in Grecia hanno già ribattezzato l’esito di queste elezioni eccezionali, passerà nuovamente nelle mani di Karolos Papoulias che sonderà il terzo classificato. Quell’Evangelos Venizelos che non pare abbia le carte in regola per trovare una soluzione. A meno che le due forze “maggioritarie”, Nea Dimokratia e Pasok, decidano di fare squadra per il bene del paese con Syriza. Anche se fino a questo momento sembra quasi che intendano non offrire al giovane Tsipras (e alla Grecia) una ciambella di salvataggio.
In caso contrario, due le ipotesi sul tavolo: o fra tre giorni il socialista Venizelos si inventa qualcosa, o il 17 giugno si va alle urne, la soluzione al momento più probabile. Con una possibile sorpresa in termini di coalizione. Da alcune indiscrezioni pare che più di un leader politico non solo greco (anche europeo) caldeggerebbe un’unione delle forze politiche di centrodestra, al fine di formare una sorta di federazione pronta alle urne il prossimo 17 giugno. Così da arrivare all’appuntamento elettorale senza l’attuale balcanizzazione. A fare da “padre putatitvo”, in un ruolo alla Prodi (ma dall’altro versante della barricata) l’ex premier Kostas Karamanlis, nome gradito a Berlino.
Che potrebbe fare da collante anche per far rientrare i soggetti fuoriusciti da Nea Dimokratia: ovvero gli indipendenti di Kammenos, la coriacea Dora Bakoyannis (che proprio con l’attuale leader Samaras ha perso le primarie) e il Laos di Iorgos Karazaferris. Un fronte di centrodestra pro euro per evitare la frammentazione politica. Sempre che i cittadini intendano dar loro un’altra possibilità. Dopo l’incontro con Tsipras (che ha chiesto di essere ricevuto dal neopresidente francese François Hollande), Venizelos ha detto che la miglior soluzione per la Grecia sarebbe un esecutivo di unità nazionale per la permanenza nell’euro. Da irresponsabili, però, non passare ai fatti dopo un’analisi su cui tutto il mondo converge.
Altro dato su cui riflettere è il voto di protesta: perché scandalizzarsene? In fondo il popolo per farsi sentire ha solo uno strumento: il segno sulla scheda elettorale. Di più non può fare. La balcanizzazione alle elezioni greche e l’astensione giunta al record del 40% vuol dire solo una cosa: netta condanna verso chi ha governato ininterrottamente per 30 anni, producendo lo status quo, i 250 suicidi dall’inizio della crisi e un’infrastruttura socio-amministrativa con un elevatissimo tasso di corruzione, a tutti i livelli.
E con una serie di sprechi (veri) della politica e di anomalie su cui intervenire: si pensi che gli ex premier restano deputati a vita, che il presidente della repubblica ha uno stipendio che si aggira sui 300mila euro, che alcune banche di credito cooperativo sono state chiuse, con dipendenti mandati a casa senza un minuto di preavviso e senza un apparente motivo (forse per favorire gli istituti maggiori?) e che (notizia recente) a un cittadino greco che in Olanda ha tentato di prelevare del contante da uno sportello per strada, il bancomat gli ha “rigettato” fuori la carta senza dargli un solo euro. Macabra metafora dell’Unione che “scarica” l’Ellade?
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Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012
Crisi in Grecia, tra l’incubo Argentina e le pressioni di Berlino
Il Fondo Salvastati ha dato l'ok per la tranche da 5,2 miliardi di euro. La Borsa di Atene ha contenuto le perdite. Il punto resta, però, la permanenza del paese nell'euro. Se così non fosse il governo cancellerebbe il proprio debito dichiarando bancarotta. Il rischio, per i cittadini, è di trovarsi nella condizione vissuta dieci anni fa dal paese sudamericano
di Matteo Cavallito | 9 maggio 2012
Le buone notizie per ora sono solo due. La prima è che la tranche degli aiuti da 5,2 miliardi di euro in partenza domani giungerà regolarmente a destinazione nelle casse elleniche nonostante l’opposizione di alcuni governi dell’eurozona. La seconda è che la borsa di Atene ha tenuto basse le perdite, chiudendo con un -0,87% cui fa da contraltare il segno positivo dell’indice bancario. I titoli degli istituti di credito guadagnano oggi un complessivo 0,65% dopo i fortissimi ribassi dei giorni precedenti. Il resto è solo incertezza. Incertezza sul futuro politico ovviamente, ma anche e soprattutto finanziario, con la novità di un sempre più spiacevole sospetto: quello di una Germania ormai ai ferri corti con la propria pazienza.
Il messaggio, chiarissimo, lo ha lanciato oggi il ministro degli esteri di Berlino Guido Westerwelle specificando che “la permanenza della Grecia nell’euro è nelle sue stesse mani”. In pratica: o Atene torna sui suoi passi, e allora amici come prima, oppure la coppia Ue-Fmi smette di erogare i prestiti, trasformando l’abbandono ellenico della moneta unica in un evento ineluttabile. Un’ipotesi fino a qualche tempo fa impensabile ma oggi sempre più concreta. Nei giorni scorsi, gli analisti di Citigroup hanno attribuito al verificarsi di questa eventualità da qui al 2013 una probabilità del 75%. Gli analisti di Lombard Street Research, citati oggi dal Daily Telegraph, sono giunti anch’essi a una simile conclusione.
Che cosa comporterebbe un simile scenario? Per Atene, in primis, sarebbe il caos. Il Governo ovviamente cancellerebbe il proprio debito dichiarando bancarotta. I cittadini greci correrebbero a ritirare i propri risparmi in deposito anticipando l’inevitabile svalutazione della neo dracma. A quel punto i casi sono due: o un’accelerazione clamorosa di quel processo già in atto che ha portato negli ultimi tre anni ad alleggerimento dei conti correnti per 70 miliardi, oppure l’amara scoperta di trovare i caveau già vuoti, come accaduto in Argentina dieci anni fa. In entrambi i casi il sistema bancario crollerebbe. A quel punto si passerebbe alla fase due: nazionalizzazione delle banche e massiccia immissione di capitale pubblico. Come? Stampando moneta ovviamente – cosa che a quel punto la Grecia potrebbe fare – visto che di fronte a un fallimento disordinato il Paese non sarebbe più in grado di emettere obbligazioni. Il risultato sarebbe una massiccia inflazione cui la banca centrale ellenica proverebbe a porre rimedio acquistando dracme sul mercato allo scopo di sostenerne il valore. Fino a rapido esaurimento delle riserve in valuta straniera, ovviamente. Un rapporto di Ubs datato settembre 2011 ma tornato di moda oggi calcola che in un solo anno uno scenario simile costerebbe a ogni cittadino greco fino a 11.500 euro.
Alexis Tsipras, leader della coalizione di sinistra attualmente impegnato nel tentativo sempre più arduo di formare un nuovo governo, è perfettamente consapevole delle conseguenze. Per questo, accanto al suo impegno a rinegoziare l’accordo con la Troika (già dichiarato non più valido) punta alla permanenza nell’unione monetaria. Il problema però è che questa sua tenacia rischia di far saltare definitivamente i nervi alla Germania e a tutti coloro che da tempo sperano in modo malcelato che il problema greco sia risolto definitivamente nel modo più ovvio.
Oggi, un portavoce di Syriza, il partito di Tsipras, ha assicurato alla Reuters che il suo leader avrebbe tutte le intenzioni di incontrare il neo presidente francese Francois Hollande così come la cancelliera tedesca Merkel. La lettura è evidente: il non ancora premier greco vuole convincere la Francia a sostenere la sua causa davanti a Berlino nella speranza che la linea della revisione delle politiche di austerity possa infine prevalere. Una mossa logica ma anche rischiosa, date le circostanze, che potrebbe portare sì al definitivo isolamento della Germania ma anche, nel caso, all’inappellabile sconfitta della Grecia. C’è solo un piccolo problema: l’incontro, per il momento, non si può fare. Parigi e Berlino, hanno spiegato infatti fonti interne, sono disposti a incontrare solo i capi di governo e Tsipras, fino a prova contraria, è ad oggi solo il capo di un partito. Per ottenere ciò che vuole, insomma, il leader di Syriza dovrà prima formare una maggioranza. Che numeri alla mano oggi non c’è.
IFQ
Il Fondo Salvastati ha dato l'ok per la tranche da 5,2 miliardi di euro. La Borsa di Atene ha contenuto le perdite. Il punto resta, però, la permanenza del paese nell'euro. Se così non fosse il governo cancellerebbe il proprio debito dichiarando bancarotta. Il rischio, per i cittadini, è di trovarsi nella condizione vissuta dieci anni fa dal paese sudamericano
di Matteo Cavallito | 9 maggio 2012
Le buone notizie per ora sono solo due. La prima è che la tranche degli aiuti da 5,2 miliardi di euro in partenza domani giungerà regolarmente a destinazione nelle casse elleniche nonostante l’opposizione di alcuni governi dell’eurozona. La seconda è che la borsa di Atene ha tenuto basse le perdite, chiudendo con un -0,87% cui fa da contraltare il segno positivo dell’indice bancario. I titoli degli istituti di credito guadagnano oggi un complessivo 0,65% dopo i fortissimi ribassi dei giorni precedenti. Il resto è solo incertezza. Incertezza sul futuro politico ovviamente, ma anche e soprattutto finanziario, con la novità di un sempre più spiacevole sospetto: quello di una Germania ormai ai ferri corti con la propria pazienza.
Il messaggio, chiarissimo, lo ha lanciato oggi il ministro degli esteri di Berlino Guido Westerwelle specificando che “la permanenza della Grecia nell’euro è nelle sue stesse mani”. In pratica: o Atene torna sui suoi passi, e allora amici come prima, oppure la coppia Ue-Fmi smette di erogare i prestiti, trasformando l’abbandono ellenico della moneta unica in un evento ineluttabile. Un’ipotesi fino a qualche tempo fa impensabile ma oggi sempre più concreta. Nei giorni scorsi, gli analisti di Citigroup hanno attribuito al verificarsi di questa eventualità da qui al 2013 una probabilità del 75%. Gli analisti di Lombard Street Research, citati oggi dal Daily Telegraph, sono giunti anch’essi a una simile conclusione.
Che cosa comporterebbe un simile scenario? Per Atene, in primis, sarebbe il caos. Il Governo ovviamente cancellerebbe il proprio debito dichiarando bancarotta. I cittadini greci correrebbero a ritirare i propri risparmi in deposito anticipando l’inevitabile svalutazione della neo dracma. A quel punto i casi sono due: o un’accelerazione clamorosa di quel processo già in atto che ha portato negli ultimi tre anni ad alleggerimento dei conti correnti per 70 miliardi, oppure l’amara scoperta di trovare i caveau già vuoti, come accaduto in Argentina dieci anni fa. In entrambi i casi il sistema bancario crollerebbe. A quel punto si passerebbe alla fase due: nazionalizzazione delle banche e massiccia immissione di capitale pubblico. Come? Stampando moneta ovviamente – cosa che a quel punto la Grecia potrebbe fare – visto che di fronte a un fallimento disordinato il Paese non sarebbe più in grado di emettere obbligazioni. Il risultato sarebbe una massiccia inflazione cui la banca centrale ellenica proverebbe a porre rimedio acquistando dracme sul mercato allo scopo di sostenerne il valore. Fino a rapido esaurimento delle riserve in valuta straniera, ovviamente. Un rapporto di Ubs datato settembre 2011 ma tornato di moda oggi calcola che in un solo anno uno scenario simile costerebbe a ogni cittadino greco fino a 11.500 euro.
Alexis Tsipras, leader della coalizione di sinistra attualmente impegnato nel tentativo sempre più arduo di formare un nuovo governo, è perfettamente consapevole delle conseguenze. Per questo, accanto al suo impegno a rinegoziare l’accordo con la Troika (già dichiarato non più valido) punta alla permanenza nell’unione monetaria. Il problema però è che questa sua tenacia rischia di far saltare definitivamente i nervi alla Germania e a tutti coloro che da tempo sperano in modo malcelato che il problema greco sia risolto definitivamente nel modo più ovvio.
Oggi, un portavoce di Syriza, il partito di Tsipras, ha assicurato alla Reuters che il suo leader avrebbe tutte le intenzioni di incontrare il neo presidente francese Francois Hollande così come la cancelliera tedesca Merkel. La lettura è evidente: il non ancora premier greco vuole convincere la Francia a sostenere la sua causa davanti a Berlino nella speranza che la linea della revisione delle politiche di austerity possa infine prevalere. Una mossa logica ma anche rischiosa, date le circostanze, che potrebbe portare sì al definitivo isolamento della Germania ma anche, nel caso, all’inappellabile sconfitta della Grecia. C’è solo un piccolo problema: l’incontro, per il momento, non si può fare. Parigi e Berlino, hanno spiegato infatti fonti interne, sono disposti a incontrare solo i capi di governo e Tsipras, fino a prova contraria, è ad oggi solo il capo di un partito. Per ottenere ciò che vuole, insomma, il leader di Syriza dovrà prima formare una maggioranza. Che numeri alla mano oggi non c’è.
IFQ
Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012
La situazione europea e la follia imposta dalla destra sta seriamente mettendo a rischio la democrazia.
La Grecia è solo il primo step.
http://www.youtube.com/watch?v=nGka2yKt2lE
La Grecia è solo il primo step.
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Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012
Mamariok ha scritto:La situazione europea e la follia imposta dalla destra sta seriamente mettendo a rischio la democrazia.
La Grecia è solo il primo step.
http://www.youtube.com/watch?v=nGka2yKt2lE
-dopo la vittoria di Hollande , le sue dichiarazioni e ancor più le affermazioni di Mélenchon , che aspetta le amministrative di giugno per contare i numeri in Parlamento ( vedi "fermate quei banchieri);
- dop i risultati delle amministrative in Italia
- dopo i risultati dei socialdemocratici in Germania
- dopo " " " in Inghilterra ( ai conservatori resta solo Londra)
qualcosa dovrebbe cambiare, non potrà la Merkel continuare sulla strada del rigore ad ogni costo ,
dovrà rendersi conto che se continua così si impiccherà da sola.
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Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012
TgLa7 delle 20,00 - Mentana
Neppure il terzo incaricato premier ce l'ha fatta. Si verso nuove elezioni previste verso la metà di giugno.
**
Ovviamente,..se non hanno risolto i problemi ora non li potranno di certo risolvere a giugno.
D'accordo che sono in Europa,...ma è strano che non siano ancora arrivati i collonnelli....
Neppure il terzo incaricato premier ce l'ha fatta. Si verso nuove elezioni previste verso la metà di giugno.
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Ovviamente,..se non hanno risolto i problemi ora non li potranno di certo risolvere a giugno.
D'accordo che sono in Europa,...ma è strano che non siano ancora arrivati i collonnelli....
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Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012
Per il rotto della cuffia.....ma l'agonia continua.
L'ESECUTIVO CON 168 DEPUTATI HA LA MAGGIORANZA IN PARLAMENTO
Grecia: accordo all'ultimo minuto per il governo evita nuove elezioni
Nuova Democrazia (conservatori), Pasok (sinistra) e Dimar (sinistra filoeuropea): intesa per due anni
MILANO - All'ultimo giorno di trattative è stato trovato un accordo a tre che evita alla Grecia di tornare nuovamente alle urne. Nuova Democrazia (conservatori), Pasok (sinistra) e Dimar (sinistra filoeuropea) hanno trovato un'intesa per formare un governo di due anni che metta in atto il piano di austerità concordato con l'Unione europa. Lo ha detto Alexis Tsipras, leader di Syriza (estrema sinistra antieuropea) che si è chiamato fuori dall'intesa.
SYRIZA: «NOI FUORI» - I tre partiti dispongono con 168 deputati nel nuovo Parlamento dispongono della maggioranza, fondamentali i 19 di Dimar. «Non posso accettare quello che considero un errore», ha detto Tsipras dopo l'incontro con il presidente della Repubblica, Karolos Papoulias.
UE - La Commissione europea non sta considerando di ammorbidire i termini del salvataggio della Grecia. «Non sono al corrente di alcuna discussione nella Commissione per dare nuovi prestiti o per fare nuove concessioni», spiega a Bloomberg un portavoce dell'esecutivo Ue. Sabato Real News, una testata greca, citando fonti della Commissione ha scritto che Ue, Fmi e Bce sarebbero pronte a fare alcune concessioni ad Atene fra cui una proroga al 2015 dell'impegno a ridurre il deficit.
Redazione Online
13 maggio 2012 | 15:39
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere.it
L'ESECUTIVO CON 168 DEPUTATI HA LA MAGGIORANZA IN PARLAMENTO
Grecia: accordo all'ultimo minuto per il governo evita nuove elezioni
Nuova Democrazia (conservatori), Pasok (sinistra) e Dimar (sinistra filoeuropea): intesa per due anni
MILANO - All'ultimo giorno di trattative è stato trovato un accordo a tre che evita alla Grecia di tornare nuovamente alle urne. Nuova Democrazia (conservatori), Pasok (sinistra) e Dimar (sinistra filoeuropea) hanno trovato un'intesa per formare un governo di due anni che metta in atto il piano di austerità concordato con l'Unione europa. Lo ha detto Alexis Tsipras, leader di Syriza (estrema sinistra antieuropea) che si è chiamato fuori dall'intesa.
SYRIZA: «NOI FUORI» - I tre partiti dispongono con 168 deputati nel nuovo Parlamento dispongono della maggioranza, fondamentali i 19 di Dimar. «Non posso accettare quello che considero un errore», ha detto Tsipras dopo l'incontro con il presidente della Repubblica, Karolos Papoulias.
UE - La Commissione europea non sta considerando di ammorbidire i termini del salvataggio della Grecia. «Non sono al corrente di alcuna discussione nella Commissione per dare nuovi prestiti o per fare nuove concessioni», spiega a Bloomberg un portavoce dell'esecutivo Ue. Sabato Real News, una testata greca, citando fonti della Commissione ha scritto che Ue, Fmi e Bce sarebbero pronte a fare alcune concessioni ad Atene fra cui una proroga al 2015 dell'impegno a ridurre il deficit.
Redazione Online
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Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012
Ecco,....appunto.....ti sembrava?
Grecia, giallo sull’accordo di governo. Sinistra Democratica smentisce
Dopo il fallimento delle consultazioni dei giorni scorsi sembrava che il capo dello Stato Papoulias avesse raggiunto l'obiettivo di un esecutivo di unità nazionale con moderati e socialisti, ma i socialdemocratici replicano: "Non è vero"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 13 maggio 2012
Si tinge di giallo la giornata di consultazioni in Grecia per formare un governo di unità nazionale che permetta al Paese di mettere in pratica le misure di austerità volute dalla troika (Ue, Fmi e Bce) e soprattutto di rimanere nell’Eurozona. In un primo momento infatti era stato annunciato un accordo a tre tra i moderati di Nuova Democrazia, i socialisti del Pasok e i socialdemocratici di Sinistra Democratica. Notizia che era stata data dal leader del partito della sinistra radicale Syriza, Alexis Tsipras: “Hanno 168 deputati nel nuovo Parlamento – aveva commentato – hanno la maggioranza”. Un accordo che sarebbe dovuto durare per due anni.
In realtà a stretto giro di posta è arrivata la smentita secca e risentita del leader di Dimar, Sinistra Democratica appunto, Fotis Kouvelis: le affermazioni di Tsipras, ha detto, sono “bugie diffamatorie” e Tsipras “ha superato ogni limite di decenza politica”.
Kouvelis, in pratica, accusa il segretario di Syriza di aver spudoratamente mentito ai greci – con intento chiaramente denigratorio agli occhi dell’elettorato di sinistra – affermando che Sinistra Democratica aveva accettato di entrare a far parte di un governo di coalizione favorevole al piano di austerità (il cosiddetto “Memorandum”) concordato da Atene con i creditori internazionali. Vari analisti concordano nel ritenere che questa sera proprio Tsipras, parlando ad Atene ad una riunione di simpatizzanti del partito, in pratica aprirà la campagna elettorale per le prossime elezioni che potrebbero essere fissate a giugno.
Dal canto suo, nel commentare l’incontro avuto in mattinata con il capo dello Stato, il leader socialista Evangelos Venizelos ha detto di essere “limitatamente ottimista” in quanto la riunione era arrivata ad una “impasse” e l’unica speranza che resta per arrivare alla formanzione di un governo di unità nazionale è un eventuale accordo per tirare dentro anche il Sinistra Democratica di Kouvelis. Ma questo accordo, parola di Kouvelis, è molto di là da venire.
Verso nuove elezioni. Il lavoro del presidente della Repubblica Karolos Papoulias rischia così di diventare arduo, dopo i risultati delle elezioni di domenica scorsa, che hanno formatoun parlamento frammentato. Stamani Papoulias ha incontrato i leader dei tre partiti che hanno ottenuto più voti cioè, oltre a Tsipras, Nea Dimocratia e Pasok. Ma il vertice a tre non ha dato risultati, circostanza che fa riemergere con forza la possibilità che si torni alle urne già a giugno, fino a quando Papoulias potrebbe affidare l’ordinaria amministrazione del governo a alti magistrati della Corte suprema o della Corte dei Conti. Questo mese di ulteriore ritardo, tuttavia, mette la Grecia su uno scivolo, agli occhi dei vertici dell’Unione europea.
La posizione di Syriza. La sinistra radicale di Syriza, che non vorrebbe lasciare l’Ue ma vorrebbe una ricontrattazione delle misure di austerity, ha mantenuto la sua posizione, rifiutandosi di entrare o sostenere qualsiasi governo di coalizione. “Non ci chiedono solo di essere d’accordo, ma anche di essere complici” ha dichiarato oggi ancora Tsipras che ha chiesto al presidente di rendere pubblica la trascrizione dell’incontro di oggi in modo che “i cittadini possano trarre loro stessi le conclusioni”. “I partiti che ci hanno governato non solo non sono riusciti a cogliere il messaggio delle elezioni, ma ci ricattano anche. Nuova Democrazia, Pasok e i democratici di sinistra hanno 168 seggi in Parlamento. Possono andare avanti, se vogliono. La loro richiesta che Syriza faccia parte del governo è senza precedenti e illogica”
Incontri con le estreme. In serata sarebbero previste nuove consultazioni in serata tra Papoulias e i quattro partiti minori – i comunisti del Kke, Sinistra Democratica, Indipendenti di destra e i neonazisti di Alba Dorata - ma a questo punto non avranno, come minimo, senza colpi di scena.
I tentativi dei giorni scorsi. Ognuno dei tre esponenti politici usciti con più voti dalle elezioni nei giorni scorsi aveva provato a formare un governo senza riuscirvi. Prima ci aveva provato il capo di Nea Democratia Antonis Samaras, poi il leader del partito di sinistra Syriza Alexis Tsipras, infine il socialista del Pasok Venizelos. Al termine di rifiuti incrociati hanno dovuto tutti rimettere il mandato al presidente della Repubblica.
Il Paese in crisi. Dalle votazioni del 6 maggio i tentativi di dare forma ad un governo per la Grecia si sono scontrati con la dura realtà: il paese è sull’orlo del baratro con le casse dello Stato vuote, un tasso di disoccupazione al 20 per cento e lo spettro di un ritorno alla dracma. Insomma: chi si prenderà la responsabilità di governare dovrà prendere decisioni difficili e sicuramente impopolari sopratutto in materia di politica economica.
Grecia, giallo sull’accordo di governo. Sinistra Democratica smentisce
Dopo il fallimento delle consultazioni dei giorni scorsi sembrava che il capo dello Stato Papoulias avesse raggiunto l'obiettivo di un esecutivo di unità nazionale con moderati e socialisti, ma i socialdemocratici replicano: "Non è vero"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 13 maggio 2012
Si tinge di giallo la giornata di consultazioni in Grecia per formare un governo di unità nazionale che permetta al Paese di mettere in pratica le misure di austerità volute dalla troika (Ue, Fmi e Bce) e soprattutto di rimanere nell’Eurozona. In un primo momento infatti era stato annunciato un accordo a tre tra i moderati di Nuova Democrazia, i socialisti del Pasok e i socialdemocratici di Sinistra Democratica. Notizia che era stata data dal leader del partito della sinistra radicale Syriza, Alexis Tsipras: “Hanno 168 deputati nel nuovo Parlamento – aveva commentato – hanno la maggioranza”. Un accordo che sarebbe dovuto durare per due anni.
In realtà a stretto giro di posta è arrivata la smentita secca e risentita del leader di Dimar, Sinistra Democratica appunto, Fotis Kouvelis: le affermazioni di Tsipras, ha detto, sono “bugie diffamatorie” e Tsipras “ha superato ogni limite di decenza politica”.
Kouvelis, in pratica, accusa il segretario di Syriza di aver spudoratamente mentito ai greci – con intento chiaramente denigratorio agli occhi dell’elettorato di sinistra – affermando che Sinistra Democratica aveva accettato di entrare a far parte di un governo di coalizione favorevole al piano di austerità (il cosiddetto “Memorandum”) concordato da Atene con i creditori internazionali. Vari analisti concordano nel ritenere che questa sera proprio Tsipras, parlando ad Atene ad una riunione di simpatizzanti del partito, in pratica aprirà la campagna elettorale per le prossime elezioni che potrebbero essere fissate a giugno.
Dal canto suo, nel commentare l’incontro avuto in mattinata con il capo dello Stato, il leader socialista Evangelos Venizelos ha detto di essere “limitatamente ottimista” in quanto la riunione era arrivata ad una “impasse” e l’unica speranza che resta per arrivare alla formanzione di un governo di unità nazionale è un eventuale accordo per tirare dentro anche il Sinistra Democratica di Kouvelis. Ma questo accordo, parola di Kouvelis, è molto di là da venire.
Verso nuove elezioni. Il lavoro del presidente della Repubblica Karolos Papoulias rischia così di diventare arduo, dopo i risultati delle elezioni di domenica scorsa, che hanno formatoun parlamento frammentato. Stamani Papoulias ha incontrato i leader dei tre partiti che hanno ottenuto più voti cioè, oltre a Tsipras, Nea Dimocratia e Pasok. Ma il vertice a tre non ha dato risultati, circostanza che fa riemergere con forza la possibilità che si torni alle urne già a giugno, fino a quando Papoulias potrebbe affidare l’ordinaria amministrazione del governo a alti magistrati della Corte suprema o della Corte dei Conti. Questo mese di ulteriore ritardo, tuttavia, mette la Grecia su uno scivolo, agli occhi dei vertici dell’Unione europea.
La posizione di Syriza. La sinistra radicale di Syriza, che non vorrebbe lasciare l’Ue ma vorrebbe una ricontrattazione delle misure di austerity, ha mantenuto la sua posizione, rifiutandosi di entrare o sostenere qualsiasi governo di coalizione. “Non ci chiedono solo di essere d’accordo, ma anche di essere complici” ha dichiarato oggi ancora Tsipras che ha chiesto al presidente di rendere pubblica la trascrizione dell’incontro di oggi in modo che “i cittadini possano trarre loro stessi le conclusioni”. “I partiti che ci hanno governato non solo non sono riusciti a cogliere il messaggio delle elezioni, ma ci ricattano anche. Nuova Democrazia, Pasok e i democratici di sinistra hanno 168 seggi in Parlamento. Possono andare avanti, se vogliono. La loro richiesta che Syriza faccia parte del governo è senza precedenti e illogica”
Incontri con le estreme. In serata sarebbero previste nuove consultazioni in serata tra Papoulias e i quattro partiti minori – i comunisti del Kke, Sinistra Democratica, Indipendenti di destra e i neonazisti di Alba Dorata - ma a questo punto non avranno, come minimo, senza colpi di scena.
I tentativi dei giorni scorsi. Ognuno dei tre esponenti politici usciti con più voti dalle elezioni nei giorni scorsi aveva provato a formare un governo senza riuscirvi. Prima ci aveva provato il capo di Nea Democratia Antonis Samaras, poi il leader del partito di sinistra Syriza Alexis Tsipras, infine il socialista del Pasok Venizelos. Al termine di rifiuti incrociati hanno dovuto tutti rimettere il mandato al presidente della Repubblica.
Il Paese in crisi. Dalle votazioni del 6 maggio i tentativi di dare forma ad un governo per la Grecia si sono scontrati con la dura realtà: il paese è sull’orlo del baratro con le casse dello Stato vuote, un tasso di disoccupazione al 20 per cento e lo spettro di un ritorno alla dracma. Insomma: chi si prenderà la responsabilità di governare dovrà prendere decisioni difficili e sicuramente impopolari sopratutto in materia di politica economica.
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