VERSO QUALE FUTURO?
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
SOLO CHI E’ VECCHIO CUMM AMME’, PUO’RICORDARSI L’EPISODIO DEL PAZZARIELLO DEL FILM “L’ORO DI NAPOLI” (1954)
L'oro di Napoli (film)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
https://it.wikipedia.org/wiki/L%27oro_di_Napoli_(film)
L'oro di Napoli è un film a episodi del 1954 diretto da Vittorio De Sica. La pellicola è suddivisa in sei episodi complessivi.
Trama – 1° Episodio [modifica | modifica wikitesto]
Il guappo[modifica | modifica wikitesto]
Don Saverio Petrillo svolge la professione di "Pazzariello" e da dieci anni la sua vita è un inferno. Infatti, il guappo del Rione Sanità, Don Carmine Javarone, in seguito alla morte della moglie, si è insediato a casa sua dettando legge a tutta la sua famiglia. Il momento della rivincita arriva quando al guappo, dopo un presunto infarto, viene consigliato di astenersi da fatiche ed emozioni, per riguardo del cuore. Saverio ne approfitta e lo caccia di casa, ostentando il gesto davanti a tutto il vicinato, sicuro che Don Carmine non possa nuocere più. La diagnosi però era sbagliata e non appena ne ha consapevolezza, Don Carmine ritorna in casa Petrillo per ottenere riparazione. Ma lì trova una famiglia compatta, pronta a tutto pur di non ricominciare la vita di umiliazioni di prima. E decide di andarsene volontariamente.
Dal “Pazzariello” nell’esercizio delle sue funzioni. Vedi foto:https://it.wikipedia.org/wiki/L%27oro_di_Napoli_(film)
“A buje, uommene e femmene, sentite sta’ sparata. Battagliò! Fanfarrò! Pupulaziò! I aize ’o bastò! Attenziò. E’ asciuto pazzo ’o padrò’!.”
Il:
Battagliò! Fanfarrò! Pupulaziò!
in omaggio a Totò e De Sica, lo riprendiamo e riadattiamo oggi in:
Battagliò! Fanfarrò! Gentilò!
L'oro di Napoli (film)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
https://it.wikipedia.org/wiki/L%27oro_di_Napoli_(film)
L'oro di Napoli è un film a episodi del 1954 diretto da Vittorio De Sica. La pellicola è suddivisa in sei episodi complessivi.
Trama – 1° Episodio [modifica | modifica wikitesto]
Il guappo[modifica | modifica wikitesto]
Don Saverio Petrillo svolge la professione di "Pazzariello" e da dieci anni la sua vita è un inferno. Infatti, il guappo del Rione Sanità, Don Carmine Javarone, in seguito alla morte della moglie, si è insediato a casa sua dettando legge a tutta la sua famiglia. Il momento della rivincita arriva quando al guappo, dopo un presunto infarto, viene consigliato di astenersi da fatiche ed emozioni, per riguardo del cuore. Saverio ne approfitta e lo caccia di casa, ostentando il gesto davanti a tutto il vicinato, sicuro che Don Carmine non possa nuocere più. La diagnosi però era sbagliata e non appena ne ha consapevolezza, Don Carmine ritorna in casa Petrillo per ottenere riparazione. Ma lì trova una famiglia compatta, pronta a tutto pur di non ricominciare la vita di umiliazioni di prima. E decide di andarsene volontariamente.
Dal “Pazzariello” nell’esercizio delle sue funzioni. Vedi foto:https://it.wikipedia.org/wiki/L%27oro_di_Napoli_(film)
“A buje, uommene e femmene, sentite sta’ sparata. Battagliò! Fanfarrò! Pupulaziò! I aize ’o bastò! Attenziò. E’ asciuto pazzo ’o padrò’!.”
Il:
Battagliò! Fanfarrò! Pupulaziò!
in omaggio a Totò e De Sica, lo riprendiamo e riadattiamo oggi in:
Battagliò! Fanfarrò! Gentilò!
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
UE'...MA CHE BELLA JURNATA......
Dichiarazione di Gentilò , dopo il colloquio con Mattarella:
......L'AZIONE DI GOVERNO RIMARRA' NEL PERIMETRO DI QUELLO PRECEDENTE.......
Che tradotto dal politichese, significa:
...IL BUNGA-BUNGA CONTINUA....
Dichiarazione di Gentilò , dopo il colloquio con Mattarella:
......L'AZIONE DI GOVERNO RIMARRA' NEL PERIMETRO DI QUELLO PRECEDENTE.......
Che tradotto dal politichese, significa:
...IL BUNGA-BUNGA CONTINUA....
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
CH’AGGIA FA’ ?
Mi è già capitato in passato di spiegare dove traggo il mio modo di pensare nei confronti degli avversari.
Ma, Repetita iuvant
Tutto risale a più di cinquant’anni fa’. All’Istituto Tecnico Don Bosco, gestito dai Salesiani, insegnava francese il Prof. Fontana.
Il Prof. Fontana all’interno dell’Istituto godeva di buona fama. Non solo sotto l’aspetto professionale, ma soprattutto passava per uomo saggio, equilibrato, e molto disponibile con tutti gli allievi dei suoi corsi e non.
In occasione delle elezioni comunali dell’epoca, la Democrazia Cristiana lo coptò per correre nelle file democristiane.
Il Prof. fù eletto e partecipò attivamente come consigliere nelle file dello scudo crociato.
Poi qualche mese dopo, fu chiamato nella direzione della Dc, e fu processato.
I Dc gli chiesero per quale motivo spesso votava le proposte del Pci, partito dominante in città dal 1946.
Il Prof. Fontana rispose semplicemente che non votava le proposte del Pci, come partito politico, ma si limitava ad avvalorare tutte le proposte che secondo lui erano fatte nell’esclusivo interesse dei cittadini.
Ai marpioni scudocrociati la correttezza civica non era gradita.
Quindi la sentenza fù, SOSPENSIONE IMMEDIATA.
Per il sottoscritto ed alcuni ragazzi di allora, la ferma posizione del Prof. Fontana rimane ancora oggi una pietra miliare in mezzo a questo caos peggiore mille volte della Torre di Babele.
Gentiloni, Salvini: "Fotocopia sfigata di Renzi". Meloni cita Il Gattopardo
Il leader della Lega Nord all'attacco del ministro degli Esteri a cui oggi sarà affidato l'incarico di governo da Mattarella. E la Meloni cita Il gattopardo
Chiara Sarra - Dom, 11/12/2016 - 12:32
commenta
Paolo Gentiloni non ha ancora nemmeno ricevuto l'incarico di formare un nuovo governo da Sergio Mattarella, che già arrivano le prime critiche.
"Incredibile. Domenica scorsa 32 milioni di italiani hanno votato per scegliere la loro Costituzione e la maggioranza ha bocciato Renzi. Oggi il Pd, Mattarella e Napolitano si inventano il quarto premier non eletto da nessuno, la fotocopia sfigata e inutile di Renzi", tuona su Facebook Matteo Salvini, "Questi ci prendono per il c..o! Noi non ci arrendiamo, daremo battaglia a questa cricca. #votosubito".
Matteo Salvini
4 ore fa
Incredibile.
Domenica scorsa 32 milioni di italiani hanno votato per scegliere la loro Costituzione e la maggioranza ha bocciato Renzi.
Oggi il PD, Mattarella e Napolitano si inventano il quarto Premier non eletto da nessuno, la FOTOCOPIA SFIGATA e inutile di Renzi.
Questi ci prendono per il c..o!
Noi non ci arrendiamo, daremo battaglia a questa cricca....
Altro...
21 mila
3 mila
4,7 mila
"Tutto cambia perché nulla cambi", commenta da parte sua Giorgia Meloni citando Il gattopardo, "Siamo passati dal governo del burattino delle lobby al governo del burattino del burattino delle lobby. Se il Pd pensa di trascinarci a fine legislatura con il quarto esecutivo non scelto dagli elettori, sappia che il 22 gennaio ci troverà in piazza con tutti gli italiani che ancora credono che la sovranità appartiene al popolo e rivendicano il loro diritto a votare e decidere".
Giorgia Meloni
4 ore fa
Gentiloni convocato da Mattarella per ricevere il mandato a formare il nuovo Governo. Tutto cambia perché nulla cambi. Siamo passati dal Governo del burattino delle lobby al Governo del burattino del burattino delle lobby. Se il Pd pensa di trascinarci a fine legislatura con il quarto esecutivo non scelto dagli elettori, sappia che il 22 gennaio ci troverà in piazza con tutti gli italiani che ancora credono che la sovranità appartiene al popolo e rivendicano il loro diritto a votare e decidere
10 mila
1,3 mila
2,5 mila
In quanto a :
Premier non eletto da nessuno, la FOTOCOPIA SFIGATA e inutile di Renzi.
Questi ci prendono per il c..o!
Il quarto premier non eletto è un passaggio obbligato, in questa fase, se sta bene che Mussoloni sia stato allontanato.
In quanto :
FOTOCOPIA SFIGATA e inutile di Renzi.
Questi ci prendono per il c..o!
Mi trova d’accordo.
Mi trova d’accordo anche:
Tutto cambia perché nulla cambi. Siamo passati dal Governo del burattino delle lobby al Governo del burattino del burattino delle lobby.
La situazione è troppo pericolosa, troppo spinta al limite per continuare con questi giochini controproducenti.
Non possono tirare la corda oltre, altrimenti come sappiamo tutti, SI SPEZZA.
Mi è già capitato in passato di spiegare dove traggo il mio modo di pensare nei confronti degli avversari.
Ma, Repetita iuvant
Tutto risale a più di cinquant’anni fa’. All’Istituto Tecnico Don Bosco, gestito dai Salesiani, insegnava francese il Prof. Fontana.
Il Prof. Fontana all’interno dell’Istituto godeva di buona fama. Non solo sotto l’aspetto professionale, ma soprattutto passava per uomo saggio, equilibrato, e molto disponibile con tutti gli allievi dei suoi corsi e non.
In occasione delle elezioni comunali dell’epoca, la Democrazia Cristiana lo coptò per correre nelle file democristiane.
Il Prof. fù eletto e partecipò attivamente come consigliere nelle file dello scudo crociato.
Poi qualche mese dopo, fu chiamato nella direzione della Dc, e fu processato.
I Dc gli chiesero per quale motivo spesso votava le proposte del Pci, partito dominante in città dal 1946.
Il Prof. Fontana rispose semplicemente che non votava le proposte del Pci, come partito politico, ma si limitava ad avvalorare tutte le proposte che secondo lui erano fatte nell’esclusivo interesse dei cittadini.
Ai marpioni scudocrociati la correttezza civica non era gradita.
Quindi la sentenza fù, SOSPENSIONE IMMEDIATA.
Per il sottoscritto ed alcuni ragazzi di allora, la ferma posizione del Prof. Fontana rimane ancora oggi una pietra miliare in mezzo a questo caos peggiore mille volte della Torre di Babele.
Gentiloni, Salvini: "Fotocopia sfigata di Renzi". Meloni cita Il Gattopardo
Il leader della Lega Nord all'attacco del ministro degli Esteri a cui oggi sarà affidato l'incarico di governo da Mattarella. E la Meloni cita Il gattopardo
Chiara Sarra - Dom, 11/12/2016 - 12:32
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Paolo Gentiloni non ha ancora nemmeno ricevuto l'incarico di formare un nuovo governo da Sergio Mattarella, che già arrivano le prime critiche.
"Incredibile. Domenica scorsa 32 milioni di italiani hanno votato per scegliere la loro Costituzione e la maggioranza ha bocciato Renzi. Oggi il Pd, Mattarella e Napolitano si inventano il quarto premier non eletto da nessuno, la fotocopia sfigata e inutile di Renzi", tuona su Facebook Matteo Salvini, "Questi ci prendono per il c..o! Noi non ci arrendiamo, daremo battaglia a questa cricca. #votosubito".
Matteo Salvini
4 ore fa
Incredibile.
Domenica scorsa 32 milioni di italiani hanno votato per scegliere la loro Costituzione e la maggioranza ha bocciato Renzi.
Oggi il PD, Mattarella e Napolitano si inventano il quarto Premier non eletto da nessuno, la FOTOCOPIA SFIGATA e inutile di Renzi.
Questi ci prendono per il c..o!
Noi non ci arrendiamo, daremo battaglia a questa cricca....
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"Tutto cambia perché nulla cambi", commenta da parte sua Giorgia Meloni citando Il gattopardo, "Siamo passati dal governo del burattino delle lobby al governo del burattino del burattino delle lobby. Se il Pd pensa di trascinarci a fine legislatura con il quarto esecutivo non scelto dagli elettori, sappia che il 22 gennaio ci troverà in piazza con tutti gli italiani che ancora credono che la sovranità appartiene al popolo e rivendicano il loro diritto a votare e decidere".
Giorgia Meloni
4 ore fa
Gentiloni convocato da Mattarella per ricevere il mandato a formare il nuovo Governo. Tutto cambia perché nulla cambi. Siamo passati dal Governo del burattino delle lobby al Governo del burattino del burattino delle lobby. Se il Pd pensa di trascinarci a fine legislatura con il quarto esecutivo non scelto dagli elettori, sappia che il 22 gennaio ci troverà in piazza con tutti gli italiani che ancora credono che la sovranità appartiene al popolo e rivendicano il loro diritto a votare e decidere
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In quanto a :
Premier non eletto da nessuno, la FOTOCOPIA SFIGATA e inutile di Renzi.
Questi ci prendono per il c..o!
Il quarto premier non eletto è un passaggio obbligato, in questa fase, se sta bene che Mussoloni sia stato allontanato.
In quanto :
FOTOCOPIA SFIGATA e inutile di Renzi.
Questi ci prendono per il c..o!
Mi trova d’accordo.
Mi trova d’accordo anche:
Tutto cambia perché nulla cambi. Siamo passati dal Governo del burattino delle lobby al Governo del burattino del burattino delle lobby.
La situazione è troppo pericolosa, troppo spinta al limite per continuare con questi giochini controproducenti.
Non possono tirare la corda oltre, altrimenti come sappiamo tutti, SI SPEZZA.
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
...E POI DICONO CHE GLI ALIENI NON ESISTONO.....
Governo, dopo Matteo l’incendiario il pompiere Gentiloni. L’unico nome comune tra Franceschini, Bersani e Renzi
Politica
Il ministro degli Esteri uscente convocato al Quirinale. A ruota di Rutelli, poi vent'anni in parlamento, infine l'approdo tra i renziani che gli è valso il secondo ministero. Cattolico progressista con una non comune vocazione al martirio. Il suo nome è l'unico che ancora collega Renzi, Franceschini e Bersani. Ecco come e perché
di Thomas Mackinson | 11 dicembre 2016
commenti (158)
Dopo l’incendiario Renzi il pompiere Gentiloni. Non c’entrava nulla col ministero degli Esteri, dove non lascia segni particolari. Giusto, perché non farlo premier? Venute meno le quotazioni di Dario Franceschini, impegnato nella trincea del Pd dilaniato, è stato convocato al Quirinale per traghettare il Paese verso una legge elettorale pur che sia e verso il voto, chissà quando. Paolo Gentiloni era il favorito per il post-Renzi, tanto che il 10 dicembre era a colloquio con lui e Franceschini a Palazzo Chigi, dove è pure tornato in serata. Rullo di tamburi per lui, un renziano più di fatto che di fede. Perché Gentiloni, 62 anni compiuti, è molte cose e nessuna: è blu, rosso, verde e bianco. Nobile di natali (conti Gentiloni Silverj) che militava però coi movimentisti lavoratori di Capanna e nel Partito di Unità Proletaria per il Comunismo; cattolico d’etichetta e formazione, poi co-fondatore della Margherita, ma abbastanza laico nello scegliere il fronte su Legge 40 e Pacs. In mezzo, un pedigree ambientalista ormai appannato e due incarichi da ministro piuttosto grigi. Davanti un grande ieri, come capo di un governo che nasce per morire insieme alla XVIIesima legislatura.
Profilo basso, sorriso mesto e sguardo vago. Il parlare lento e sofferto – da “canonico con la gotta“, si è scritto – che non provoca sussulti né sbalzi di pressione, ma anzi rassicura. Anche grazie a una provata propensione al martirio che ne fa un Forrest Gump della politica che sta in panchina, ma alla bisogna sempre corre-accorre-soccorre. Forse è proprio questo il “quid” che spinge il suo nome al centro della tela politica votata al logorio dei tempi moderni, tra chi tira i fili per ricucirla e chi pretende di strapparla chiamando il voto. Ma sbaglia chi pensa a un’investitura naturale: Gentiloni ha una propria storia, come vedremo, che incrocia il renzismo non per attrattiva (non è giovane, men che mai nuovo alla politica, né telegenico) ma per il moto dei corpi che governa il Parlamento, che lui frequenta da ben due lustri: da tempo girava così sulla propria orbita che quasi s’eclissava, finché la cometa da Rignano lo ha investito di nuova luce, facendolo ministro.
ESORDI ROSSI, VERDI E BIANCHI – Non è un cuor di leone, Paolo Gentiloni. Neppure un camaleonte e men che mai una gazzella. Forse una tartaruga dal carapace assai temprato che con felpato passo prima o poi arriva laddove le condizioni lo portano. E’ quasi un metodo, Gentiloni. Dalla militanza giovanile fa il salto di qualità come direttore di Nuova Ecologia, alla quale approda a metà anni Ottanta su chiamata di Chicco Testa ed Ermete Realacci, al tempo capi di Legambiente. Nei dieci anni passati al timone del settimanale, Gentiloni compie quella maturazione in senso rosso-verde che, di lì a poco, lo renderà uno dei protagonisti naturali della nouvelle vague della sinistra anni Novanta, tra nuovi radicalismi ed ambientalismi di maniera.
IL GRANDE SALTO – A quel periodo risale l’incontro con Francesco Rutelli, di cui diventa portavoce, poi assessore al Turismo con delega al Giubileo. E’ al suo fianco nella campagna elettorale da candidato premier nel 2001, è con lui quando mette insieme gli eredi di sinistra della diaspora Dc fondando la Margherita. Da quella porta entra in Parlamento, dove sarà eletto per quattro legislature. E’ ancora al suo fianco nel 2006, quando c’è da mettersi il vestito buono e giurare al Quirinale come ministro delle Comunicazioni del secondo governo Prodi. Prova anche a fare una legge per limitare lo strapotere di Berlusconi ma il tempo la spazza via prima che possa scalfire il Biscione. Chi caldeggia il suo nome oggi, forse, pensa che dalle parti di Arcore sarà stato perdonato per questo.
UN (QUASI) RENZIANO – Nel frattempo prosegue il suo impegno nel partito, non più Margherita. Nel 2007 è tra i 45 membri del comitato promotore nazionale del Partito Democratico e nel 2009 viene nominato presidente del forum Ict dello stesso partito dall’allora segretario Pier Luigi Bersani, in rappresentanza della mozione Franceschini. Quando si abbatte il ciclone Renzi, Gentiloni non ha altre carte da giocare. Rutelli è un ricordo. Non resta che accreditarsi ala corte del nuovo sovrano del Pd e l’occasione sono le primarie di Roma del 2013: serve un candidato in quota Renzi che accetti di farsi bastonare ai gazebo contro Ignazio Marino. Gentiloni accetta sapendo che non avrebbe preso più del 15%. La batosta è tosta ma feconda: il seme del renzismo è ormai piantato. Un annetto ancora ed ecco la chiamata alla Farnesina.
MINISTRO A SORPRESA – Non fu Renzi, a dire il vero, a volerlo. Il rottamatore-rottamato aveva tutt’altro in mente per la Farnesina: donne del Pd, preferibilmente. Non lo aveva neppure messo nella rosa dei nomi, piegandosi poi alle preferenze di Napolitano. Sì dibatté a lungo della mancanza totale di esperienza e di appeal specifici. Come ministro, si diceva, non brilla. Ma neppure sfigura. Fa quello che deve, a seconda del mandato. Tipo chiamare i Marò nel primo giorno d’incarico (“auspico soluzione rapida”) o fare la voce grossa, con scarsi risultati, sul caso Regeni. Raramente esce dal seminato e quando succede, tipo in occasione della scelta di astenersi in sede Unesco in occasione della votazione negazionista contro Israele, non è mai su sua iniziativa (“l’Italia ha sempre fatto così”). Idem dopo l’intervista del febbraio 2015 nella quale anticipava che “se necessario, l’Italia sarà pronta a combattere in Libia contro l’Isis”, quando il governo meditava ancora di farlo attraverso i Servizi, senza informare preventivamente il Parlamento. Con Trump candidato prevede “conseguenze enormi, non vincerà”. Con Trump presidente dice “collaboriamo in amicizia”.
IL FATTORE X E L’AGENDA – Ma è davvero così insipido il signor Gentiloni? Dopo l’era geologica degli imprenditori scesi in campo, dei tecnici alla sbaraglio, dei rottamatori auto-rottamati non si esclude che il 62enne d’esperienza, alle prese con una fortuita e incalcolata chance di scrivere un pezzetto di Storia, possa sorprendere tutti. Interpretando pienamente il mandato di Mattarella per un governo di pieni poteri. Ora è l’uomo che conta e Gentiloni Silverj potrebbe anche giocarsi una partita personale, senza rassegnarsi a passare le carte in conto Renzi. Ecco allora l’agenda per lui, buttato giù dal letto per fare il premier. Sul fronte domestico c’è la legge elettorale, certo. Ma ci sono prima le urgenze: il decreto Mps, pronto ma da accelerare, le ceneri del decreto Madia parzialmente bocciato dalla consulta, la riforma della giustizia in sospensione, la questione dei livelli di assistenza in Sanità. La questione dei terremotati. Sul fronte internazionale, dove Gentiloni vanta ormai una provata esperienza, c’è il braccio di ferro con l’Europa sull’immigrazione (giovedì il consiglio europeo) e poi una sfilza di impegni internazionali (a fine marzo la commemorazione dei Trattati a Rama) utili a ridisegnare il ruolo dell’Italia.
Governo, dopo Matteo l’incendiario il pompiere Gentiloni. L’unico nome comune tra Franceschini, Bersani e Renzi
Politica
Il ministro degli Esteri uscente convocato al Quirinale. A ruota di Rutelli, poi vent'anni in parlamento, infine l'approdo tra i renziani che gli è valso il secondo ministero. Cattolico progressista con una non comune vocazione al martirio. Il suo nome è l'unico che ancora collega Renzi, Franceschini e Bersani. Ecco come e perché
di Thomas Mackinson | 11 dicembre 2016
commenti (158)
Dopo l’incendiario Renzi il pompiere Gentiloni. Non c’entrava nulla col ministero degli Esteri, dove non lascia segni particolari. Giusto, perché non farlo premier? Venute meno le quotazioni di Dario Franceschini, impegnato nella trincea del Pd dilaniato, è stato convocato al Quirinale per traghettare il Paese verso una legge elettorale pur che sia e verso il voto, chissà quando. Paolo Gentiloni era il favorito per il post-Renzi, tanto che il 10 dicembre era a colloquio con lui e Franceschini a Palazzo Chigi, dove è pure tornato in serata. Rullo di tamburi per lui, un renziano più di fatto che di fede. Perché Gentiloni, 62 anni compiuti, è molte cose e nessuna: è blu, rosso, verde e bianco. Nobile di natali (conti Gentiloni Silverj) che militava però coi movimentisti lavoratori di Capanna e nel Partito di Unità Proletaria per il Comunismo; cattolico d’etichetta e formazione, poi co-fondatore della Margherita, ma abbastanza laico nello scegliere il fronte su Legge 40 e Pacs. In mezzo, un pedigree ambientalista ormai appannato e due incarichi da ministro piuttosto grigi. Davanti un grande ieri, come capo di un governo che nasce per morire insieme alla XVIIesima legislatura.
Profilo basso, sorriso mesto e sguardo vago. Il parlare lento e sofferto – da “canonico con la gotta“, si è scritto – che non provoca sussulti né sbalzi di pressione, ma anzi rassicura. Anche grazie a una provata propensione al martirio che ne fa un Forrest Gump della politica che sta in panchina, ma alla bisogna sempre corre-accorre-soccorre. Forse è proprio questo il “quid” che spinge il suo nome al centro della tela politica votata al logorio dei tempi moderni, tra chi tira i fili per ricucirla e chi pretende di strapparla chiamando il voto. Ma sbaglia chi pensa a un’investitura naturale: Gentiloni ha una propria storia, come vedremo, che incrocia il renzismo non per attrattiva (non è giovane, men che mai nuovo alla politica, né telegenico) ma per il moto dei corpi che governa il Parlamento, che lui frequenta da ben due lustri: da tempo girava così sulla propria orbita che quasi s’eclissava, finché la cometa da Rignano lo ha investito di nuova luce, facendolo ministro.
ESORDI ROSSI, VERDI E BIANCHI – Non è un cuor di leone, Paolo Gentiloni. Neppure un camaleonte e men che mai una gazzella. Forse una tartaruga dal carapace assai temprato che con felpato passo prima o poi arriva laddove le condizioni lo portano. E’ quasi un metodo, Gentiloni. Dalla militanza giovanile fa il salto di qualità come direttore di Nuova Ecologia, alla quale approda a metà anni Ottanta su chiamata di Chicco Testa ed Ermete Realacci, al tempo capi di Legambiente. Nei dieci anni passati al timone del settimanale, Gentiloni compie quella maturazione in senso rosso-verde che, di lì a poco, lo renderà uno dei protagonisti naturali della nouvelle vague della sinistra anni Novanta, tra nuovi radicalismi ed ambientalismi di maniera.
IL GRANDE SALTO – A quel periodo risale l’incontro con Francesco Rutelli, di cui diventa portavoce, poi assessore al Turismo con delega al Giubileo. E’ al suo fianco nella campagna elettorale da candidato premier nel 2001, è con lui quando mette insieme gli eredi di sinistra della diaspora Dc fondando la Margherita. Da quella porta entra in Parlamento, dove sarà eletto per quattro legislature. E’ ancora al suo fianco nel 2006, quando c’è da mettersi il vestito buono e giurare al Quirinale come ministro delle Comunicazioni del secondo governo Prodi. Prova anche a fare una legge per limitare lo strapotere di Berlusconi ma il tempo la spazza via prima che possa scalfire il Biscione. Chi caldeggia il suo nome oggi, forse, pensa che dalle parti di Arcore sarà stato perdonato per questo.
UN (QUASI) RENZIANO – Nel frattempo prosegue il suo impegno nel partito, non più Margherita. Nel 2007 è tra i 45 membri del comitato promotore nazionale del Partito Democratico e nel 2009 viene nominato presidente del forum Ict dello stesso partito dall’allora segretario Pier Luigi Bersani, in rappresentanza della mozione Franceschini. Quando si abbatte il ciclone Renzi, Gentiloni non ha altre carte da giocare. Rutelli è un ricordo. Non resta che accreditarsi ala corte del nuovo sovrano del Pd e l’occasione sono le primarie di Roma del 2013: serve un candidato in quota Renzi che accetti di farsi bastonare ai gazebo contro Ignazio Marino. Gentiloni accetta sapendo che non avrebbe preso più del 15%. La batosta è tosta ma feconda: il seme del renzismo è ormai piantato. Un annetto ancora ed ecco la chiamata alla Farnesina.
MINISTRO A SORPRESA – Non fu Renzi, a dire il vero, a volerlo. Il rottamatore-rottamato aveva tutt’altro in mente per la Farnesina: donne del Pd, preferibilmente. Non lo aveva neppure messo nella rosa dei nomi, piegandosi poi alle preferenze di Napolitano. Sì dibatté a lungo della mancanza totale di esperienza e di appeal specifici. Come ministro, si diceva, non brilla. Ma neppure sfigura. Fa quello che deve, a seconda del mandato. Tipo chiamare i Marò nel primo giorno d’incarico (“auspico soluzione rapida”) o fare la voce grossa, con scarsi risultati, sul caso Regeni. Raramente esce dal seminato e quando succede, tipo in occasione della scelta di astenersi in sede Unesco in occasione della votazione negazionista contro Israele, non è mai su sua iniziativa (“l’Italia ha sempre fatto così”). Idem dopo l’intervista del febbraio 2015 nella quale anticipava che “se necessario, l’Italia sarà pronta a combattere in Libia contro l’Isis”, quando il governo meditava ancora di farlo attraverso i Servizi, senza informare preventivamente il Parlamento. Con Trump candidato prevede “conseguenze enormi, non vincerà”. Con Trump presidente dice “collaboriamo in amicizia”.
IL FATTORE X E L’AGENDA – Ma è davvero così insipido il signor Gentiloni? Dopo l’era geologica degli imprenditori scesi in campo, dei tecnici alla sbaraglio, dei rottamatori auto-rottamati non si esclude che il 62enne d’esperienza, alle prese con una fortuita e incalcolata chance di scrivere un pezzetto di Storia, possa sorprendere tutti. Interpretando pienamente il mandato di Mattarella per un governo di pieni poteri. Ora è l’uomo che conta e Gentiloni Silverj potrebbe anche giocarsi una partita personale, senza rassegnarsi a passare le carte in conto Renzi. Ecco allora l’agenda per lui, buttato giù dal letto per fare il premier. Sul fronte domestico c’è la legge elettorale, certo. Ma ci sono prima le urgenze: il decreto Mps, pronto ma da accelerare, le ceneri del decreto Madia parzialmente bocciato dalla consulta, la riforma della giustizia in sospensione, la questione dei livelli di assistenza in Sanità. La questione dei terremotati. Sul fronte internazionale, dove Gentiloni vanta ormai una provata esperienza, c’è il braccio di ferro con l’Europa sull’immigrazione (giovedì il consiglio europeo) e poi una sfilza di impegni internazionali (a fine marzo la commemorazione dei Trattati a Rama) utili a ridisegnare il ruolo dell’Italia.
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
I PERICOLI DELLA RETE
http://www.ilgiornale.it/video/cronache ... 41151.html
Sgarbi: "Alfano è uno stronzo e vi spiego perchè"
Vittorio Sgarbi è imbestialito nei confronti del "non-ministro Angelino Alfano". A scatenare l'accesa polemica, colorata dai soliti toni
Bobomatto Dom, 11/12/2016 - 13:12
pittoreschi e sgarbati del critico d'arte, ci sarebbe una presunta ingerenza di Alfano, il quale avrebbe posto il veto su un testo scritto da Sgarbi come introduzione al calendario dei pompieri per il 2017. Apriti cielo! Più di 25mila like, altrettante condivisioni ed oltre 3mila commenti accompagnano questo video pubblicato da Vittorio Sgarbi sulla sua bacheca di Facebook
http://www.ilgiornale.it/video/cronache ... 41151.html
Sgarbi: "Alfano è uno stronzo e vi spiego perchè"
Vittorio Sgarbi è imbestialito nei confronti del "non-ministro Angelino Alfano". A scatenare l'accesa polemica, colorata dai soliti toni
Bobomatto Dom, 11/12/2016 - 13:12
pittoreschi e sgarbati del critico d'arte, ci sarebbe una presunta ingerenza di Alfano, il quale avrebbe posto il veto su un testo scritto da Sgarbi come introduzione al calendario dei pompieri per il 2017. Apriti cielo! Più di 25mila like, altrettante condivisioni ed oltre 3mila commenti accompagnano questo video pubblicato da Vittorio Sgarbi sulla sua bacheca di Facebook
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
L'AFFARE SI INGROSSA
Da Dagospia
11 dic 2016 17:00
CENSURE DI FUOCO
- SGARBI DENUNCIA: UN MIO TESTO SCRITTO PER I VIGILI DEL FUOCO È STATO CANCELLATO PER VOLONTÀ DI ALFANO
- IL CRITICO HA SPESSO INFILZATO IL MINISTRO: “CAPRA ASSOLUTA”
- LA VIDEO-INVETTIVA DEL VECCHIO SGARBONE CON PROFEZIA FINALE: “ALFANO, NON MERITI DI FARE IL MINISTRO" - -
La coppia Gentilò- Mattarella ne terrà conto??????
Da Dagospia
11 dic 2016 17:00
CENSURE DI FUOCO
- SGARBI DENUNCIA: UN MIO TESTO SCRITTO PER I VIGILI DEL FUOCO È STATO CANCELLATO PER VOLONTÀ DI ALFANO
- IL CRITICO HA SPESSO INFILZATO IL MINISTRO: “CAPRA ASSOLUTA”
- LA VIDEO-INVETTIVA DEL VECCHIO SGARBONE CON PROFEZIA FINALE: “ALFANO, NON MERITI DI FARE IL MINISTRO" - -
La coppia Gentilò- Mattarella ne terrà conto??????
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
11 dic 2016 16:21
HANNO LA FACCIA COME IL CULO
– TRAVAGLIO: “IN QUALUNQUE ALTRO PAESE, UN PREMIER CHE PER MESI GIURA DI LASCIARE LA POLITICA IN CASO DI SCONFITTA, SAREBBE ASSEDIATO
- GENTILONI È UN BRAV'UOMO TENDENZA SUGHERO, UN GALLEGGIANTE CHE NON DISTURBA, NON SPORCA, DOVE LO METTI STA. PIÙ CHE UN PREMIER, UNA PIANTA GRASSA"
Marco Travaglio per il Fatto Quotidiano - ESTRATTO
Tra i tanti fiaschi collezionati da Renzi nei tre anni della sua avventura politica nazionale, il più bruciante per lui è la scoperta che nessuno l' ha mai preso sul serio (a parte i lacchè e sciuscià della cosiddetta informazione, che peraltro hanno già messo a riposo le lingue in attesa del successore).
In qualunque altro Paese, un premier che per mesi giura di ritirarsi a vita privata, andare a casa, lasciare la politica e cambiare mestiere in caso di vittoria del No al referendum, sarebbe assediato dal suo e dagli altri partiti, dai suoi e dagli altrui elettori, e ovviamente dai media, con domande del tipo: "Perché ha mentito al popolo italiano? Con quale credibilità pensa di presentarsi alle prossime elezioni? Che aspetta a tornarsene a Pontassieve e a scomparire per sempre dalla circolazione?".
Invece niente: evidentemente tutti, mentre pronunciava quei solenni giuramenti, già sapevano che erano tutte balle. Il che, per uno che voleva cambiare la politica, l' Italia, l' Europa, ma non riesce a cambiare mestiere (forse perché non ne ha mai avuto uno), è il peggiore dei fallimenti.
E così per la sua corte dei miracoli e miracolati. Pensate al discredito che travolgerebbe Cameron se, dopo aver promesso il ritiro in caso di Brexit, fosse rimasto alla guida dei conservatori con la scusa che il Remain ha avuto il 48,1% dei voti. E alle risate che seppellirebbero la Clinton, se fosse ancora lì che rompe perché ha preso più voti di Trump.
Ma quelli sono paesi seri. In Italia si dà per scontato che il premier sia un pagliaccio. Infatti si trova normale che Renzi si appropri del 40% dei Sì e che al suo governo Renzi segua un Renzi-bis (patrocinato per giorni dai giornaloni) e, tramontato quello, che il premier uscente ma non uscito faccia le consultazioni a Palazzo Chigi manco fosse Mattarella e pretenda di scegliere i ministri-chiave del nuovo governo, di ricicciare addirittura la Boschi e di imbullonare il suo clone Lotti alla poltrona di sottosegretario per governare i servizi segreti, l' editoria e i dossier "sensibili".
Ora, probabilmente, nascerà un governicchio Gentiloni con la stessa maggioranza (l' unica possibile in questo Parlamento illegittimo di nominati e voltagabbana). È la soluzione non migliore (il meglio non ha più cittadinanza in Italia da decenni), ma meno peggiore. Paolo Gentiloni è un brav'uomo tendenza sughero, un galleggiante che non disturba, non sporca, dove lo metti sta. Più che un premier, una pianta grassa. L' ideale per la decantazione dopo tante risse fra e nei partiti, soprattutto il Pd.
Purché non sia un prestanome e duri poco.
Oltre giugno non sarebbe igienico andare, per due motivi: a) questo è il quarto governo nato all' insaputa degli elettori in cinque anni; b) prima di sei mesi è improbabile che il Parlamento faccia la legge elettorale. È vero che i governi non possono avere date di scadenza.
Ma, vista la situazione eccezionale, i partiti dovranno trovare il modo di dargliene una, entro la quale dovranno fare senza tante discussioni ciò che va fatto subito. Che, attenzione, non è la legge elettorale: quella non è compito del governo, ma del Parlamento, su proposta della maggioranza, ma coinvolgendo le opposizioni o almeno parte di esse. Di leggi elettorali fatte dai governi per far perdere gli avversari ne abbiamo avute due in 10 anni, il Porcellum e l' Italicum, e sappiamo come sono finite. Sconsiglieremmo di riprovarci.
HANNO LA FACCIA COME IL CULO
– TRAVAGLIO: “IN QUALUNQUE ALTRO PAESE, UN PREMIER CHE PER MESI GIURA DI LASCIARE LA POLITICA IN CASO DI SCONFITTA, SAREBBE ASSEDIATO
- GENTILONI È UN BRAV'UOMO TENDENZA SUGHERO, UN GALLEGGIANTE CHE NON DISTURBA, NON SPORCA, DOVE LO METTI STA. PIÙ CHE UN PREMIER, UNA PIANTA GRASSA"
Marco Travaglio per il Fatto Quotidiano - ESTRATTO
Tra i tanti fiaschi collezionati da Renzi nei tre anni della sua avventura politica nazionale, il più bruciante per lui è la scoperta che nessuno l' ha mai preso sul serio (a parte i lacchè e sciuscià della cosiddetta informazione, che peraltro hanno già messo a riposo le lingue in attesa del successore).
In qualunque altro Paese, un premier che per mesi giura di ritirarsi a vita privata, andare a casa, lasciare la politica e cambiare mestiere in caso di vittoria del No al referendum, sarebbe assediato dal suo e dagli altri partiti, dai suoi e dagli altrui elettori, e ovviamente dai media, con domande del tipo: "Perché ha mentito al popolo italiano? Con quale credibilità pensa di presentarsi alle prossime elezioni? Che aspetta a tornarsene a Pontassieve e a scomparire per sempre dalla circolazione?".
Invece niente: evidentemente tutti, mentre pronunciava quei solenni giuramenti, già sapevano che erano tutte balle. Il che, per uno che voleva cambiare la politica, l' Italia, l' Europa, ma non riesce a cambiare mestiere (forse perché non ne ha mai avuto uno), è il peggiore dei fallimenti.
E così per la sua corte dei miracoli e miracolati. Pensate al discredito che travolgerebbe Cameron se, dopo aver promesso il ritiro in caso di Brexit, fosse rimasto alla guida dei conservatori con la scusa che il Remain ha avuto il 48,1% dei voti. E alle risate che seppellirebbero la Clinton, se fosse ancora lì che rompe perché ha preso più voti di Trump.
Ma quelli sono paesi seri. In Italia si dà per scontato che il premier sia un pagliaccio. Infatti si trova normale che Renzi si appropri del 40% dei Sì e che al suo governo Renzi segua un Renzi-bis (patrocinato per giorni dai giornaloni) e, tramontato quello, che il premier uscente ma non uscito faccia le consultazioni a Palazzo Chigi manco fosse Mattarella e pretenda di scegliere i ministri-chiave del nuovo governo, di ricicciare addirittura la Boschi e di imbullonare il suo clone Lotti alla poltrona di sottosegretario per governare i servizi segreti, l' editoria e i dossier "sensibili".
Ora, probabilmente, nascerà un governicchio Gentiloni con la stessa maggioranza (l' unica possibile in questo Parlamento illegittimo di nominati e voltagabbana). È la soluzione non migliore (il meglio non ha più cittadinanza in Italia da decenni), ma meno peggiore. Paolo Gentiloni è un brav'uomo tendenza sughero, un galleggiante che non disturba, non sporca, dove lo metti sta. Più che un premier, una pianta grassa. L' ideale per la decantazione dopo tante risse fra e nei partiti, soprattutto il Pd.
Purché non sia un prestanome e duri poco.
Oltre giugno non sarebbe igienico andare, per due motivi: a) questo è il quarto governo nato all' insaputa degli elettori in cinque anni; b) prima di sei mesi è improbabile che il Parlamento faccia la legge elettorale. È vero che i governi non possono avere date di scadenza.
Ma, vista la situazione eccezionale, i partiti dovranno trovare il modo di dargliene una, entro la quale dovranno fare senza tante discussioni ciò che va fatto subito. Che, attenzione, non è la legge elettorale: quella non è compito del governo, ma del Parlamento, su proposta della maggioranza, ma coinvolgendo le opposizioni o almeno parte di esse. Di leggi elettorali fatte dai governi per far perdere gli avversari ne abbiamo avute due in 10 anni, il Porcellum e l' Italicum, e sappiamo come sono finite. Sconsiglieremmo di riprovarci.
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
....DA TORNA A CASA LASSY,.... A TORNA A CASA RENZI...
Renzi: "Torno semplice cittadino" ma non ci crede manco lui
Matteo Renzi su Facebook: "Non ho un seggio parlamentare, non ho uno stipendio, non ho un vitalizio, non ho l'immunità"
Francesco Curridori - Dom, 11/12/2016 - 10:23
commenta
Per Matteo Renzi è stata la settimana più difficile e gli addìì sono sempre il momento più difficile. Certo, lui spero di tornare già in primavera a Palazzo Chigi ma intanto ha dovuto traslocare e stanotte ha raccontato su Facebook il suo rientro in Toscana.
Renzi torna a casa
"Torno a Pontassieve, come tutti i fine settimana. Entro in casa, dormono tutti. Il gesto dolce e automatico di rimboccare le coperte ai figli, un'occhiata alla posta cartacea arrivata in settimana tanto ormai con internet sono solo bollette, il silenzio della famiglia che riposa", scrive con un po' di romanticismo prima di lasciarsi prendere dalla malinconia."Tutto come sempre, insomma. Solo che stavolta è diverso. Con me arrivano scatoloni, libri, vestiti, appunti. Ho chiuso l'alloggio del terzo piano di Palazzo Chigi. Torno a casa davvero", aggiunge quasi come a rendersi conto che, per il momento, non può tornare indietro nonostante i "mille giorni di governo fantastici". Giorni in cui rivendica d'aver portato a termine molte riforme "dal lavoro ai diritti, dal sociale alle tasse, dall'innovazione alle infrastrutture, dalla cultura alla giustizia". "Mi sono dimesso. Sul serio. Non per finta. Lo avevo detto, l'ho fatto. Di solito - scrive l'ormai ex premier - si lascia Palazzo Chigi perché il Parlamento ti toglie la fiducia. Noi no. Noi abbiamo ottenuto l'ultima fiducia mercoledì, con oltre 170 voti al Senato. Ma la dignità, la coerenza, la faccia valgono più di tutto. In un Paese in cui le dimissioni si annunciano, io le ho date". "Ho mantenuto l'impegno, come per gli 80 euro o per l'Imu. Solo che stavolta mi è piaciuto meno", scrive mostrando che la sconfitta 60 a 40 di una settimana fa brucia ancora.
Le dimissioni bruciano ancora
Renzi, però, è uomo d'onore. "Mi sono dimesso. Sul serio. Non per finta. Lo avevo detto, l'ho fatto. Di solito - scrive l'ormai ex premier - si lascia Palazzo Chigi perché il Parlamento ti toglie la fiducia. Noi no. Noi abbiamo ottenuto l'ultima fiducia mercoledì, con oltre 170 voti al Senato. Ma la dignità, la coerenza, la faccia valgono più di tutto. In un Paese in cui le dimissioni si annunciano, io le ho date". "Ho mantenuto l'impegno, come per gli 80 euro o per l'Imu. Solo che stavolta mi è piaciuto meno", prosegue inserendo un'emoticon col sorriso per non perdere l'empatia con i più giovani che, purtroppo per lui, gli hanno voltato le spalle nella cabina elettorale. "Torno semplice cittadino. Non ho paracadute. Non ho un seggio parlamentare, non ho uno stipendio, non ho un vitalizio, non ho l'immunità. Riparto da capo, come è giusto che sia. La politica per me è servire il Paese, non servirsene", aggiunge usando un linguaggio da grillino e augurando buon lavoro al suo successore. "Noi siamo per l'Italia, non contro gli altri", sottolinea lasciando intendere che esista un "noi" da cui ripartire e quindi quel "torno semplice cittadino" è una frase a cui non crede nessuno, lui per primo anche se, per il momento, vuole stare lontano dai giochi di 'Palazzo' per dedicarsi alla famiglia.
La promessa implicita: ripartire subito
Che la politica sia sempre nei suoi pensieri lo si capisce dal finale malinconico ma battagliero."Ho sofferto a chiudere gli scatoloni ieri notte, non me ne vergogno: non sono un robot. Ma so anche che l'esperienza scout ti insegna che non si arriva se non per ripartire" ed è per questo che, poi, aggiunge: "Ai milioni di italiani che vogliono un futuro di idee e speranze per il nostro Paese dico che non ci stancheremo di riprovare e ripartire. Ci sono migliaia di luci che brillano nella notte italiana. Proveremo di nuovo a riunirle. Facendo tesoro degli errori che abbiamo fatto ma senza smettere di rischiare: solo chi cambia aiuta un Paese bello e difficile come l'Italia". "Noi siamo quelli che ci provano davvero. Che quando perdono non danno la colpa agli altri. Che pensano che odiare sia meno utile di costruire. E che quando la sera rimboccano le coperte ai figli pensano che sì, ne valeva la pena. Sì, ne varrà la pena. Insieme. Ci sentiamo presto, amici. Buona notte, da Pontassieve", conclude Renzi volendo segnare nuovamente una discontinuità rispetto ai suoi avversari interni ed esterni.
Renzi: "Torno semplice cittadino" ma non ci crede manco lui
Matteo Renzi su Facebook: "Non ho un seggio parlamentare, non ho uno stipendio, non ho un vitalizio, non ho l'immunità"
Francesco Curridori - Dom, 11/12/2016 - 10:23
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Per Matteo Renzi è stata la settimana più difficile e gli addìì sono sempre il momento più difficile. Certo, lui spero di tornare già in primavera a Palazzo Chigi ma intanto ha dovuto traslocare e stanotte ha raccontato su Facebook il suo rientro in Toscana.
Renzi torna a casa
"Torno a Pontassieve, come tutti i fine settimana. Entro in casa, dormono tutti. Il gesto dolce e automatico di rimboccare le coperte ai figli, un'occhiata alla posta cartacea arrivata in settimana tanto ormai con internet sono solo bollette, il silenzio della famiglia che riposa", scrive con un po' di romanticismo prima di lasciarsi prendere dalla malinconia."Tutto come sempre, insomma. Solo che stavolta è diverso. Con me arrivano scatoloni, libri, vestiti, appunti. Ho chiuso l'alloggio del terzo piano di Palazzo Chigi. Torno a casa davvero", aggiunge quasi come a rendersi conto che, per il momento, non può tornare indietro nonostante i "mille giorni di governo fantastici". Giorni in cui rivendica d'aver portato a termine molte riforme "dal lavoro ai diritti, dal sociale alle tasse, dall'innovazione alle infrastrutture, dalla cultura alla giustizia". "Mi sono dimesso. Sul serio. Non per finta. Lo avevo detto, l'ho fatto. Di solito - scrive l'ormai ex premier - si lascia Palazzo Chigi perché il Parlamento ti toglie la fiducia. Noi no. Noi abbiamo ottenuto l'ultima fiducia mercoledì, con oltre 170 voti al Senato. Ma la dignità, la coerenza, la faccia valgono più di tutto. In un Paese in cui le dimissioni si annunciano, io le ho date". "Ho mantenuto l'impegno, come per gli 80 euro o per l'Imu. Solo che stavolta mi è piaciuto meno", scrive mostrando che la sconfitta 60 a 40 di una settimana fa brucia ancora.
Le dimissioni bruciano ancora
Renzi, però, è uomo d'onore. "Mi sono dimesso. Sul serio. Non per finta. Lo avevo detto, l'ho fatto. Di solito - scrive l'ormai ex premier - si lascia Palazzo Chigi perché il Parlamento ti toglie la fiducia. Noi no. Noi abbiamo ottenuto l'ultima fiducia mercoledì, con oltre 170 voti al Senato. Ma la dignità, la coerenza, la faccia valgono più di tutto. In un Paese in cui le dimissioni si annunciano, io le ho date". "Ho mantenuto l'impegno, come per gli 80 euro o per l'Imu. Solo che stavolta mi è piaciuto meno", prosegue inserendo un'emoticon col sorriso per non perdere l'empatia con i più giovani che, purtroppo per lui, gli hanno voltato le spalle nella cabina elettorale. "Torno semplice cittadino. Non ho paracadute. Non ho un seggio parlamentare, non ho uno stipendio, non ho un vitalizio, non ho l'immunità. Riparto da capo, come è giusto che sia. La politica per me è servire il Paese, non servirsene", aggiunge usando un linguaggio da grillino e augurando buon lavoro al suo successore. "Noi siamo per l'Italia, non contro gli altri", sottolinea lasciando intendere che esista un "noi" da cui ripartire e quindi quel "torno semplice cittadino" è una frase a cui non crede nessuno, lui per primo anche se, per il momento, vuole stare lontano dai giochi di 'Palazzo' per dedicarsi alla famiglia.
La promessa implicita: ripartire subito
Che la politica sia sempre nei suoi pensieri lo si capisce dal finale malinconico ma battagliero."Ho sofferto a chiudere gli scatoloni ieri notte, non me ne vergogno: non sono un robot. Ma so anche che l'esperienza scout ti insegna che non si arriva se non per ripartire" ed è per questo che, poi, aggiunge: "Ai milioni di italiani che vogliono un futuro di idee e speranze per il nostro Paese dico che non ci stancheremo di riprovare e ripartire. Ci sono migliaia di luci che brillano nella notte italiana. Proveremo di nuovo a riunirle. Facendo tesoro degli errori che abbiamo fatto ma senza smettere di rischiare: solo chi cambia aiuta un Paese bello e difficile come l'Italia". "Noi siamo quelli che ci provano davvero. Che quando perdono non danno la colpa agli altri. Che pensano che odiare sia meno utile di costruire. E che quando la sera rimboccano le coperte ai figli pensano che sì, ne valeva la pena. Sì, ne varrà la pena. Insieme. Ci sentiamo presto, amici. Buona notte, da Pontassieve", conclude Renzi volendo segnare nuovamente una discontinuità rispetto ai suoi avversari interni ed esterni.
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
CADAVERI POCO ECCELLENTI
Politica
Dopo la scopa del 4 dicembre ci vorrebbe senso dello Stato
di Pierfranco Pellizzetti | 11 dicembre 2016
54
Saggista
Post | Articoli
Facebook
Con il 4 dicembre un’epoca è giunta a compimento, ma non si intravede nulla proiettato verso il dopo.
Anzi, ci si para innanzi una lunga e forse interminabile traversata del deserto.
Con buona pace tanto dei devoti dell’happy end “a prescindere”, come a smentita dei pifferai magici della soluzione a schiocco delle dita.
Quanto è stato spazzato via dal voto referendario è probabilmente la stagione dell’arroganza e di quello che abbiamo definito
“l’imbroglionismo” (l’idea che il corpo elettorale sia composto da beoti da sfottere; ovvero da “bambini di dodici anni e per di più scemi che si bevono tutto”.
Idea propagandata per un decennio da Silvio Berlusconi e recepita entusiasticamente dall’emulo Matteo Renzi).
Insomma, questa volta la gag del ponte sullo stretto di Messina non ha funzionato.
Invece continua ad aggirarsi sulle nostre teste la “presunzione comunicativa”, per cui la politica si riduce a trovata linguistica; con il corollario che il contorsionismo verbale può rivestire di nobili panni qualsivoglia mossa opportunistica, anche la più scoperta e vergognosa.
Sono stato accusato da commentatori di questo blog di preconcetta malevolenza nei confronti del furbetto Giuliano Pisapia e del suo endorsement a favore del Sì, dal chiaro sapore di investimento carrieristico a futura memoria.
Ora mi piacerebbe sapere che cosa questi critici hanno ancora da eccepire nei confronti della mia analisi.
Sempre su questa linea penso di poter ribadire, senza tema di smentita, che la statura morale di Gianni Cuperlo esce gravemente dimezzata dai tardivi voltafaccia filo-renziani; mentre la sua lungimiranza politica da “Tayllerand alla busara” non ne ha tratto la benché minima conferma.
Insomma, il voto è stato una scopa manzoniana.
Ma dall’esito che ne è scaturito non emerge proprio nulla che abbia un qualche valore costituente.
Anche perché l’intelligenza collettiva del fronte del NO sembra fossilizzarsi sulla questione prossime elezioni e relative norme regolative (e magari sbizzarrirsi sui più improbabili premierati), perdendo di vista che il 4 dicembre non ha bocciato soltanto “il pacco del lavoratore” allestito dal duo Boschi-Renzi; ma ha delegittimato un complessivo programma controrivoluzionario, che andava dal mercato del lavoro alla scuola, dalle autonomie locali e funzionali all’organizzazione della portualità.
Bocciatura che imporrebbe un intervento riparatore ad ampio spettro, tanto da prefigurare come indispensabile l’avvento di una nuova stagione riformistica.
Come pare aver capito la sola Cgil, promuovendo la cancellazione di due degli aspetti più vergognosi della fase politica stoppata dalla volontà popolare: la precarizzazione del lavoro a mezzo voucher e la sua delegittimazione abrogando l’ormai simbolico articolo 18.
Insomma, la fine dell’età arrogante e imbrogliona meriterebbe l’arrivo di quella della responsabilità.
Ma, per quanto si scruti ansiosamente il cielo di dicembre, nessun volo di uccelli sembra annunciarla all’orizzonte.
Mentre continua a deludere anche i più incorreggibili speranzosi il soggetto che indubbiamente è uscito vincitore dalle recenti vicende: il Movimento Cinque stelle, il cui incontrastato padrone Beppe Grillo sembra voler continuare a esercitarsi nell’unica situazione della politica dove si sente a proprio agio: la campagna elettorale ininterrotta.
E sconforta constatare che i giovani leoni pentastellati gli vadano dietro come un gregge di pecorelle.
Visto che l’idea di indire subito il solito referendum su Ue/Euro non solo è incostituzionale (stante che la Carta salvata dall’iconoclastia renziana vieta consultazioni sui trattati internazionali; come ricorda giustamente Stefano Feltri), ma – soprattutto – elude incoscientemente i terribili problemi che abbiamo di fronte.
Possibile che in qualche anfratto di questa stanca società italiana non sopravviva almeno un barlume di attenzione all’interesse generale? Un tempo la si definiva “senso dello Stato”.
Politica
Dopo la scopa del 4 dicembre ci vorrebbe senso dello Stato
di Pierfranco Pellizzetti | 11 dicembre 2016
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Con il 4 dicembre un’epoca è giunta a compimento, ma non si intravede nulla proiettato verso il dopo.
Anzi, ci si para innanzi una lunga e forse interminabile traversata del deserto.
Con buona pace tanto dei devoti dell’happy end “a prescindere”, come a smentita dei pifferai magici della soluzione a schiocco delle dita.
Quanto è stato spazzato via dal voto referendario è probabilmente la stagione dell’arroganza e di quello che abbiamo definito
“l’imbroglionismo” (l’idea che il corpo elettorale sia composto da beoti da sfottere; ovvero da “bambini di dodici anni e per di più scemi che si bevono tutto”.
Idea propagandata per un decennio da Silvio Berlusconi e recepita entusiasticamente dall’emulo Matteo Renzi).
Insomma, questa volta la gag del ponte sullo stretto di Messina non ha funzionato.
Invece continua ad aggirarsi sulle nostre teste la “presunzione comunicativa”, per cui la politica si riduce a trovata linguistica; con il corollario che il contorsionismo verbale può rivestire di nobili panni qualsivoglia mossa opportunistica, anche la più scoperta e vergognosa.
Sono stato accusato da commentatori di questo blog di preconcetta malevolenza nei confronti del furbetto Giuliano Pisapia e del suo endorsement a favore del Sì, dal chiaro sapore di investimento carrieristico a futura memoria.
Ora mi piacerebbe sapere che cosa questi critici hanno ancora da eccepire nei confronti della mia analisi.
Sempre su questa linea penso di poter ribadire, senza tema di smentita, che la statura morale di Gianni Cuperlo esce gravemente dimezzata dai tardivi voltafaccia filo-renziani; mentre la sua lungimiranza politica da “Tayllerand alla busara” non ne ha tratto la benché minima conferma.
Insomma, il voto è stato una scopa manzoniana.
Ma dall’esito che ne è scaturito non emerge proprio nulla che abbia un qualche valore costituente.
Anche perché l’intelligenza collettiva del fronte del NO sembra fossilizzarsi sulla questione prossime elezioni e relative norme regolative (e magari sbizzarrirsi sui più improbabili premierati), perdendo di vista che il 4 dicembre non ha bocciato soltanto “il pacco del lavoratore” allestito dal duo Boschi-Renzi; ma ha delegittimato un complessivo programma controrivoluzionario, che andava dal mercato del lavoro alla scuola, dalle autonomie locali e funzionali all’organizzazione della portualità.
Bocciatura che imporrebbe un intervento riparatore ad ampio spettro, tanto da prefigurare come indispensabile l’avvento di una nuova stagione riformistica.
Come pare aver capito la sola Cgil, promuovendo la cancellazione di due degli aspetti più vergognosi della fase politica stoppata dalla volontà popolare: la precarizzazione del lavoro a mezzo voucher e la sua delegittimazione abrogando l’ormai simbolico articolo 18.
Insomma, la fine dell’età arrogante e imbrogliona meriterebbe l’arrivo di quella della responsabilità.
Ma, per quanto si scruti ansiosamente il cielo di dicembre, nessun volo di uccelli sembra annunciarla all’orizzonte.
Mentre continua a deludere anche i più incorreggibili speranzosi il soggetto che indubbiamente è uscito vincitore dalle recenti vicende: il Movimento Cinque stelle, il cui incontrastato padrone Beppe Grillo sembra voler continuare a esercitarsi nell’unica situazione della politica dove si sente a proprio agio: la campagna elettorale ininterrotta.
E sconforta constatare che i giovani leoni pentastellati gli vadano dietro come un gregge di pecorelle.
Visto che l’idea di indire subito il solito referendum su Ue/Euro non solo è incostituzionale (stante che la Carta salvata dall’iconoclastia renziana vieta consultazioni sui trattati internazionali; come ricorda giustamente Stefano Feltri), ma – soprattutto – elude incoscientemente i terribili problemi che abbiamo di fronte.
Possibile che in qualche anfratto di questa stanca società italiana non sopravviva almeno un barlume di attenzione all’interesse generale? Un tempo la si definiva “senso dello Stato”.
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Re: VERSO QUALE FUTURO?
CADAVERI POCO ECCELLENTI
Politica
Gentiloni regna, signoreggia e soverchia
di Andrea Scanzi | 11 dicembre 2016
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Più informazioni su: Dimissioni Renzi, Legge Elettorale, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Referendum Costituzionale 2016
Andrea Scanzi
Giornalista e scrittore
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Gentiloni regna, signoreggia e soverchia. Egli era, e resta, il sogno di noi tutti. Quindi la torcida inesausta, partita una settimana fa per festeggiare la salvezza della Costituzione dall’assalto dei bimbominkia della Morani & dei nonniminkia dei Carbone, può proseguire. Tra un corteo e l’altro, è d’uopo qualche considerazione.
1. Chi è Gentiloni? Sintesi sublime di Thomas Mackinson: “Rullo di tamburi per lui, un renziano più di fatto che di fede. Perché Gentiloni, 62 anni compiuti, è molte cose e nessuna: è blu, rosso, verde e bianco. Nobile di natali (conti Gentiloni Silverj) che militava però coi movimentisti lavoratori di Capanna e nel Partito di Unità Proletaria per il Comunismo; cattolico d’etichetta e formazione, poi co-fondatore della Margherita, ma abbastanza laico nello scegliere il fronte su Legge 40 e Pacs. In mezzo, un pedigree ambientalista ormai appannato e due incarichi da ministro piuttosto grigi. Davanti un grande ieri, come capo di un governo che nasce per morire insieme alla XVIIesima legislatura”.
2. Per la cronaca Gentiloni è anche uno che, quando va in tivù, ammazza lo share per via di quel suo carisma prossimo a un salice più depresso che piangente. I talkshow non vedono l’ora che il suo governo, peraltro non ancora nato, cada.
3. Non solo i talkshow. Anche le opposizioni, M5S e Lega in testa, vogliono le elezioni subito. Per il primo Gentiloni è l’avatar di Renzi, per la seconda ne è la copia sfigata. “Elezioni subito” non vuol dire niente, perché una legge elettorale va fatta subito. Oppure tocca aspettare la Consulta il 24 gennaio, e poi le motivazioni, e poi le correzioni che uniformino Camera e Senato. Quindi niente elezioni fino a maggio. O magari ottobre, altrimenti addio vitalizio.
4. Orfini, che non sembra ma è ancora vivo, ha detto oggi a Lucia Annunziata: “Questo governo non arriva a fine legislatura. Recepisce il risultato del referendum e ci porta alle elezioni”. Perfetto. Quindi, se lo ha detto lui, non sarà così e ci mentiranno ancora. Vamos.
5. Sempre Orfini ha detto che la minoranza del Pd avrebbe dovuto attenersi alla disciplina di partito. Su 47 articoli della Costituzione. E il bello è che era serio.
6. Ovviamente Gentiloni – brava persona, non si sa quanto bravo politico – è una propaggine di Renzi. O almeno Renzi crede così. Nel frattempo dentro il Pd continuerà la guerra intestina: i renziani oltranzisti (cioè il peggio della politica italiana) cercheranno di manovrare Gentiloni; gli oppositori cercheranno di logorare Renzi; i franceschiniani tenteranno di salvare il salvabile; e gli italiani staranno a guardare. Per il quarto governo consecutivo.
7. Più il governo dura e più Renzi e Pd fanno un favore a Lega e M5S. Questi ultimi continuano a chiedere le elezioni subito, ma in realtà più il govern(icchi)o dura e più loro crescono.
8. Renzi e Boschi avevano promesso non solo di dimettersi (per finta), ma di abbandonare la politica per sempre. Troppo bello per essere vero. Si dice anche che verrà confermata la Boschi: sarebbe sublime: una prova ulteriore di arroganza, e deficienza, politica. Più fanno così e più il paese li odia. Ma sono troppo supponenti , e troppo poco svegli, per capirlo.
9. Aumentano i voltagabbana tra politici (De Luca), giornalisti (Merlo), testimonial (Bottura) eccetera. Di colpo hanno scoperto che Renzi è arrogante e pure politicamente citrullo. Ovviamente, se Renzi tornerà in auge (e così sarà, perché vincerà elezioni, Olimpiadi, Champions League e Pallone d’oro), loro torneranno renziani. Agili, in scioltezza atarassica.
10. Il primo obiettivo di questo governo non è tanto la legge elettorale, ma una legge elettorale che saboti il M5S. Doveva esserlo anche l’Italicum, ma essendo stupidi hanno creato un troiaio che non è solo incostituzionale ma pure involontariamente pro-grillino. I 5 Stelle sono attorno al 30%, quindi il male minore per tutto il resto del Parlamento è partorire una fetecchia fortemente proporzionale. In questo modo il M5S sarà alle Camere come il PCI nei Settanta: tanto numeroso quanto sempre all’opposizione. Che poi, magari, è anche il sogno di molti 5 Stelle (governare è complicato).
Piccolo particolare: così facendo qualsiasi governo nato da un proporzionale più o meno spinto dovrà confrontarsi con una opposizione molto forte. E quindi dovrà vivacchiare. Renzi voleva il combinato disposto Schiforma-Italicum per tiranneggiare. Si ritrova invece odiato e con una legge elettorale che – qualsiasi essa sia – lo renderà bene che vada (per lui) vincente ma non vincentissimo. Senza maggioranze bulgare, drogate da abominevoli premi di maggioranza. Costretto quindi a mercanteggiare, a sopravvivere. Un eterno basso cabotaggio. Come un democristianicchio minore catapultato nella Prima Repubblica. Che è poi quel che è.
(P.S. E’ ancora torcida inesausta. Si vola)
Politica
Gentiloni regna, signoreggia e soverchia
di Andrea Scanzi | 11 dicembre 2016
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Più informazioni su: Dimissioni Renzi, Legge Elettorale, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Referendum Costituzionale 2016
Andrea Scanzi
Giornalista e scrittore
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Gentiloni regna, signoreggia e soverchia. Egli era, e resta, il sogno di noi tutti. Quindi la torcida inesausta, partita una settimana fa per festeggiare la salvezza della Costituzione dall’assalto dei bimbominkia della Morani & dei nonniminkia dei Carbone, può proseguire. Tra un corteo e l’altro, è d’uopo qualche considerazione.
1. Chi è Gentiloni? Sintesi sublime di Thomas Mackinson: “Rullo di tamburi per lui, un renziano più di fatto che di fede. Perché Gentiloni, 62 anni compiuti, è molte cose e nessuna: è blu, rosso, verde e bianco. Nobile di natali (conti Gentiloni Silverj) che militava però coi movimentisti lavoratori di Capanna e nel Partito di Unità Proletaria per il Comunismo; cattolico d’etichetta e formazione, poi co-fondatore della Margherita, ma abbastanza laico nello scegliere il fronte su Legge 40 e Pacs. In mezzo, un pedigree ambientalista ormai appannato e due incarichi da ministro piuttosto grigi. Davanti un grande ieri, come capo di un governo che nasce per morire insieme alla XVIIesima legislatura”.
2. Per la cronaca Gentiloni è anche uno che, quando va in tivù, ammazza lo share per via di quel suo carisma prossimo a un salice più depresso che piangente. I talkshow non vedono l’ora che il suo governo, peraltro non ancora nato, cada.
3. Non solo i talkshow. Anche le opposizioni, M5S e Lega in testa, vogliono le elezioni subito. Per il primo Gentiloni è l’avatar di Renzi, per la seconda ne è la copia sfigata. “Elezioni subito” non vuol dire niente, perché una legge elettorale va fatta subito. Oppure tocca aspettare la Consulta il 24 gennaio, e poi le motivazioni, e poi le correzioni che uniformino Camera e Senato. Quindi niente elezioni fino a maggio. O magari ottobre, altrimenti addio vitalizio.
4. Orfini, che non sembra ma è ancora vivo, ha detto oggi a Lucia Annunziata: “Questo governo non arriva a fine legislatura. Recepisce il risultato del referendum e ci porta alle elezioni”. Perfetto. Quindi, se lo ha detto lui, non sarà così e ci mentiranno ancora. Vamos.
5. Sempre Orfini ha detto che la minoranza del Pd avrebbe dovuto attenersi alla disciplina di partito. Su 47 articoli della Costituzione. E il bello è che era serio.
6. Ovviamente Gentiloni – brava persona, non si sa quanto bravo politico – è una propaggine di Renzi. O almeno Renzi crede così. Nel frattempo dentro il Pd continuerà la guerra intestina: i renziani oltranzisti (cioè il peggio della politica italiana) cercheranno di manovrare Gentiloni; gli oppositori cercheranno di logorare Renzi; i franceschiniani tenteranno di salvare il salvabile; e gli italiani staranno a guardare. Per il quarto governo consecutivo.
7. Più il governo dura e più Renzi e Pd fanno un favore a Lega e M5S. Questi ultimi continuano a chiedere le elezioni subito, ma in realtà più il govern(icchi)o dura e più loro crescono.
8. Renzi e Boschi avevano promesso non solo di dimettersi (per finta), ma di abbandonare la politica per sempre. Troppo bello per essere vero. Si dice anche che verrà confermata la Boschi: sarebbe sublime: una prova ulteriore di arroganza, e deficienza, politica. Più fanno così e più il paese li odia. Ma sono troppo supponenti , e troppo poco svegli, per capirlo.
9. Aumentano i voltagabbana tra politici (De Luca), giornalisti (Merlo), testimonial (Bottura) eccetera. Di colpo hanno scoperto che Renzi è arrogante e pure politicamente citrullo. Ovviamente, se Renzi tornerà in auge (e così sarà, perché vincerà elezioni, Olimpiadi, Champions League e Pallone d’oro), loro torneranno renziani. Agili, in scioltezza atarassica.
10. Il primo obiettivo di questo governo non è tanto la legge elettorale, ma una legge elettorale che saboti il M5S. Doveva esserlo anche l’Italicum, ma essendo stupidi hanno creato un troiaio che non è solo incostituzionale ma pure involontariamente pro-grillino. I 5 Stelle sono attorno al 30%, quindi il male minore per tutto il resto del Parlamento è partorire una fetecchia fortemente proporzionale. In questo modo il M5S sarà alle Camere come il PCI nei Settanta: tanto numeroso quanto sempre all’opposizione. Che poi, magari, è anche il sogno di molti 5 Stelle (governare è complicato).
Piccolo particolare: così facendo qualsiasi governo nato da un proporzionale più o meno spinto dovrà confrontarsi con una opposizione molto forte. E quindi dovrà vivacchiare. Renzi voleva il combinato disposto Schiforma-Italicum per tiranneggiare. Si ritrova invece odiato e con una legge elettorale che – qualsiasi essa sia – lo renderà bene che vada (per lui) vincente ma non vincentissimo. Senza maggioranze bulgare, drogate da abominevoli premi di maggioranza. Costretto quindi a mercanteggiare, a sopravvivere. Un eterno basso cabotaggio. Come un democristianicchio minore catapultato nella Prima Repubblica. Che è poi quel che è.
(P.S. E’ ancora torcida inesausta. Si vola)
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