La crisi dell'Europa
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Re: La crisi dell'Europa
http://www.beppegrillo.it/2017/03/progr ... rismo.html
di Fulvio Scaglione – Giornalista e reporter di guerra
Nel dicembre del 2016, quando l'Unione Europea ha deciso di prolungare di altri sei mesi le sanzioni economiche varate nel marzo del 2014 contro la Russia, il danno per l'Italia era ormai arrivato a 10 miliardi di euro in mancate esportazioni. Tutti sulle spalle del nostro Paese, che nel 2013 era il secondo esportatore verso la Russia tra i Paesi dell'Unione Europea, e registrava con la Russia un interscambio commerciale del valore di 40 miliardi di euro l'anno.
Per avere un'idea di che cosa significano cifre come queste, basterà ricordare che il valore dell'intera legge di stabilità varata dal Parlamento italiano nel 2016 è stato di 35 miliardi. Per non parlare poi di quanto successo nel complesso dell'Unione Europea, dove secondo uno studio dell'Istituto per gli Studi Internazionali di economia di Vienna, nello stesso periodo 2014-2016 il danno è arrivato a sfiorare i 45 miliardi di euro, con la perdita di 900 mila posti di lavoro. Insomma un disastro economico che non ci possiamo permettere, e che non ha contribuito in alcun modo alla risoluzione del problema per cui le sanzioni erano stati adottate: la crisi in Ucraina e la riannessione della Crimea da parte della Russia.
Ma per quanto siano clamorosi i dati, l'aspetto economico della relazione con la Russia non è nemmeno il più importante. Assai più decisiva è la necessità di recuperare un rapporto costruttivo con un Paese, la Russia, che può offrire un contributo decisivo nelle relazioni internazionali. Oggi la Russia è protagonista in Medioriente, dove ha impresso una svolta sia alla complessa trattativa che ha portato all'accordo sul nucleare iraniano, che al sanguinoso conflitto in Siria. E lo è anche nell'Africa del Nord, dove è diventata un partner strategico dell'Egitto, e negli ultimi tempi anche un attore sempre più influente nella crisi libica. Stiamo parlando del nostro Mediterraneo, una frontiera d'acqua ormai decisiva come la questione dei flussi migratori, per fare solo un esempio, dimostra. Perché dobbiamo privarci della collaborazione con la Russia?
In Europa, poi, un cambio di atteggiamento è ancora più urgente. Per lunghi anni la Russia post-sovietica ha intrattenuto con l'Unione Europea, e con quasi tutti i Paesi che la compongono, rapporti cordiali segnalati dal reciproco interesse economico (tra il 2000 e 2005 il commercio tra le due entità è cresciuto del 70%) ma anche da una prospettiva più ampia che sarebbe giusto definire "civile". Nel dicembre del 2010, quando Unione europea e Russia raggiunsero una serie di accordi per l'adesione della Russia all'Organizzazione Mondiale del Commercio, Vladimir Putin in un'intervista al giornale tedesco Suddeutsche Zeitung, si spinse ad immaginare un'unica area di libere relazioni economiche da Lisbona a Vladivostok, dall'Atlantico al Pacifico. E questo un anno dopo la decisione dell'Unione Europea di varare il partenariato orientale, per attrarre nell'orbita di Bruxelles i paesi dell'ex blocco sovietico.
Queste prospettive hanno disturbato "l'amico americano", che infatti si è dato molto da fare sfruttando le relazioni con una serie di Paesi che prendono i soldi a Bruxelles ma gli ordini a Washington, e infine contribuendo a provocare la crisi in Ucraina, affinché la relazione cordiale tra l'entità Europea e lo Stato russo fosse interrotta. Noi ora vediamo tutti i danni arrecati da quella strategia: c'è la guerra in Europa; la tensione ai confini esterni del continente cresce fino a prospettare un confronto tra le forze Nato e quelle russe; l'Unione europea è sempre più divisa; la Russia non crolla ma volta le spalle all'Occidente, costruisce relazioni strategiche con altri grandi paesi come la Cina, e recupera quelle in crisi come con la Turchia. E' un braccio di ferro che ha conseguenze solo negative per l'Europa, e di certo non fa cambiare la Russia, nemmeno nel senso di quella maggiore democratizzazione che molti dicono di auspicare
Ciao
Paolo11
di Fulvio Scaglione – Giornalista e reporter di guerra
Nel dicembre del 2016, quando l'Unione Europea ha deciso di prolungare di altri sei mesi le sanzioni economiche varate nel marzo del 2014 contro la Russia, il danno per l'Italia era ormai arrivato a 10 miliardi di euro in mancate esportazioni. Tutti sulle spalle del nostro Paese, che nel 2013 era il secondo esportatore verso la Russia tra i Paesi dell'Unione Europea, e registrava con la Russia un interscambio commerciale del valore di 40 miliardi di euro l'anno.
Per avere un'idea di che cosa significano cifre come queste, basterà ricordare che il valore dell'intera legge di stabilità varata dal Parlamento italiano nel 2016 è stato di 35 miliardi. Per non parlare poi di quanto successo nel complesso dell'Unione Europea, dove secondo uno studio dell'Istituto per gli Studi Internazionali di economia di Vienna, nello stesso periodo 2014-2016 il danno è arrivato a sfiorare i 45 miliardi di euro, con la perdita di 900 mila posti di lavoro. Insomma un disastro economico che non ci possiamo permettere, e che non ha contribuito in alcun modo alla risoluzione del problema per cui le sanzioni erano stati adottate: la crisi in Ucraina e la riannessione della Crimea da parte della Russia.
Ma per quanto siano clamorosi i dati, l'aspetto economico della relazione con la Russia non è nemmeno il più importante. Assai più decisiva è la necessità di recuperare un rapporto costruttivo con un Paese, la Russia, che può offrire un contributo decisivo nelle relazioni internazionali. Oggi la Russia è protagonista in Medioriente, dove ha impresso una svolta sia alla complessa trattativa che ha portato all'accordo sul nucleare iraniano, che al sanguinoso conflitto in Siria. E lo è anche nell'Africa del Nord, dove è diventata un partner strategico dell'Egitto, e negli ultimi tempi anche un attore sempre più influente nella crisi libica. Stiamo parlando del nostro Mediterraneo, una frontiera d'acqua ormai decisiva come la questione dei flussi migratori, per fare solo un esempio, dimostra. Perché dobbiamo privarci della collaborazione con la Russia?
In Europa, poi, un cambio di atteggiamento è ancora più urgente. Per lunghi anni la Russia post-sovietica ha intrattenuto con l'Unione Europea, e con quasi tutti i Paesi che la compongono, rapporti cordiali segnalati dal reciproco interesse economico (tra il 2000 e 2005 il commercio tra le due entità è cresciuto del 70%) ma anche da una prospettiva più ampia che sarebbe giusto definire "civile". Nel dicembre del 2010, quando Unione europea e Russia raggiunsero una serie di accordi per l'adesione della Russia all'Organizzazione Mondiale del Commercio, Vladimir Putin in un'intervista al giornale tedesco Suddeutsche Zeitung, si spinse ad immaginare un'unica area di libere relazioni economiche da Lisbona a Vladivostok, dall'Atlantico al Pacifico. E questo un anno dopo la decisione dell'Unione Europea di varare il partenariato orientale, per attrarre nell'orbita di Bruxelles i paesi dell'ex blocco sovietico.
Queste prospettive hanno disturbato "l'amico americano", che infatti si è dato molto da fare sfruttando le relazioni con una serie di Paesi che prendono i soldi a Bruxelles ma gli ordini a Washington, e infine contribuendo a provocare la crisi in Ucraina, affinché la relazione cordiale tra l'entità Europea e lo Stato russo fosse interrotta. Noi ora vediamo tutti i danni arrecati da quella strategia: c'è la guerra in Europa; la tensione ai confini esterni del continente cresce fino a prospettare un confronto tra le forze Nato e quelle russe; l'Unione europea è sempre più divisa; la Russia non crolla ma volta le spalle all'Occidente, costruisce relazioni strategiche con altri grandi paesi come la Cina, e recupera quelle in crisi come con la Turchia. E' un braccio di ferro che ha conseguenze solo negative per l'Europa, e di certo non fa cambiare la Russia, nemmeno nel senso di quella maggiore democratizzazione che molti dicono di auspicare
Ciao
Paolo11
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Re: La crisi dell'Europa
...INTANTO, LA RUOTA DELLA MACINA DELLA STORIA SI E' MESSA A CORRERE......
San Pietroburgo, esplosione in metro: 10 morti
Putin era atteso in città: “Possibile terrorismo”
Due stazioni della linea blu invase dal fumo. Chiusa l’intera rete (video). Antiterrorismo: una sola
detonazione nel tunnel tra due fermate. 50 i feriti. Presidente in visita per incontro con Lukashenko
Mondo
Foto e video che circolano sui social media e mostrano un vagone sventrato e fumo all’interno della stazione di Sennaya Ploshchad. Almeno cinquanta i feriti e dieci morti, mentre tutte le fermate della metro sono state chiuse. “Stiamo considerando tutte le possibili cause, incluso il terrorismo”, ha detto Putin, atteso in città per incontrare il presidente bielorusso Lukashenko. Non ci sono ancora né ricostruzioni né rivendicazioni per quanto accaduto. Si ipotizza però che l’ordigno sia stato nascosto nel vagone e riempito di frammenti di proiettili, il cosiddetto shrapnel, in grado di ferire un maggior numero di persone
di F. Q.
San Pietroburgo, esplosione in metro: 10 morti
Putin era atteso in città: “Possibile terrorismo”
Due stazioni della linea blu invase dal fumo. Chiusa l’intera rete (video). Antiterrorismo: una sola
detonazione nel tunnel tra due fermate. 50 i feriti. Presidente in visita per incontro con Lukashenko
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Foto e video che circolano sui social media e mostrano un vagone sventrato e fumo all’interno della stazione di Sennaya Ploshchad. Almeno cinquanta i feriti e dieci morti, mentre tutte le fermate della metro sono state chiuse. “Stiamo considerando tutte le possibili cause, incluso il terrorismo”, ha detto Putin, atteso in città per incontrare il presidente bielorusso Lukashenko. Non ci sono ancora né ricostruzioni né rivendicazioni per quanto accaduto. Si ipotizza però che l’ordigno sia stato nascosto nel vagone e riempito di frammenti di proiettili, il cosiddetto shrapnel, in grado di ferire un maggior numero di persone
di F. Q.
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Re: La crisi dell'Europa
UncleTom ha scritto:...INTANTO, LA RUOTA DELLA MACINA DELLA STORIA SI E' MESSA A CORRERE......
San Pietroburgo, esplosione in metro: 10 morti
Putin era atteso in città: “Possibile terrorismo”
Due stazioni della linea blu invase dal fumo. Chiusa l’intera rete (video). Antiterrorismo: una sola
detonazione nel tunnel tra due fermate. 50 i feriti. Presidente in visita per incontro con Lukashenko
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Foto e video che circolano sui social media e mostrano un vagone sventrato e fumo all’interno della stazione di Sennaya Ploshchad. Almeno cinquanta i feriti e dieci morti, mentre tutte le fermate della metro sono state chiuse. “Stiamo considerando tutte le possibili cause, incluso il terrorismo”, ha detto Putin, atteso in città per incontrare il presidente bielorusso Lukashenko. Non ci sono ancora né ricostruzioni né rivendicazioni per quanto accaduto. Si ipotizza però che l’ordigno sia stato nascosto nel vagone e riempito di frammenti di proiettili, il cosiddetto shrapnel, in grado di ferire un maggior numero di persone
di F. Q.
Russia, esplosione nella metro di San Pietroburgo: dieci morti. Putin: “Possibile terrorismo”. La procura: “Attentato”
Russia, esplosioni nella metro di San Pietroburgo
FOTO < 1/12 >
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04 ... e/3494889/
ED ANCHE VIDEO
Mondo
Due stazioni della linea blu invase dal fumo. Sette fermate evacuate. Trovato un terzo ordigno inesploso vicino a Piazza della Rivoluzione. Si esclude la pista kamikaze perché, spiega una fonte a Interfax, "tutti i morti si trovavano dentro il vagone vicino al luogo dell’esplosione". E il presidente Putin, a pochi chilometri dalla città perl'incontro con Lukashenko, annuncia l'avvio di un'inchiesta
di F. Q. | 3 aprile 2017
Foto e video che circolano sui social media e mostrano un vagone sventrato e fumo all’interno della stazione di Sennaya Ploshchad. Un’esplosione che è avvenuta mentre il treno viaggiava dalla stazione di Tekhnologichesky Institut, ha spiegato la commissione nazionale antiterrorismo. Almeno cinquanta i feriti e dieci morti, mentre tutte le fermate della metro sono state chiuse. Inoltre, riferisce l’agenzia locale Fontanka, in ordigno inesploso è stato scoperto alla fermata della metropolitana di Piazza della rivoluzione. “C’è stata solo un’esplosione, nessun incendio, tutti i morti si trovavano dentro il vagone vicino al luogo dell’esplosione”, ha riferito una fonte a Interfax, smentendo così l’ipotesi di una doppia bomba circolata pochi minuti dopo.
“Stiamo considerando tutte le possibili cause, incluso il terrorismo”, ha detto Putin, che si trova a Strelna – a pochi chilometri da San Pietroburgo – per incontrare il presidente bielorusso Lukashenko e discutere delle “relazioni bilaterali” tra i due paesi e le “differenze” in campo economico nonché il “processo di integrazione euroasiatico”. “Le cause” delle esplosioni, ha aggiunto, “non sono chiare, per questo è presto parlarne ora. Sarà l’inchiesta a determinarle”. Russia Today scrive che a scoppiare è stato un “ordigno improvvisato”, ma non ci sono ancora né ricostruzioni né rivendicazioni per quanto accaduto. La procura però parla già di attentato: “I procuratori – ha detto il portavoce del pg Aleksandr Kurennoi – faranno tutto il possibile per precisare tutti i particolari che riguardano questo attentato affinché niente del genere succeda in futuro”.
A esplodere dentro il vagone un ordigno improvvisato riempito di frammenti di proiettili, il cosiddetto shrapnel, in grado di ferire un maggior numero di persone. Probabilmente, precisa Interfax, è stato “lasciato su un vagone prima della partenza del convoglio“, e quindi non si tratta di un attacco kamikaze. La bomba era stata resa più pericolosa con l’aggiunta di “elementi lesivi”.
“La metro di Mosca – si legge in una nota postata su Telegram – sta prendendo misure di sicurezza addizionali nel contesto della legge federale sulla sicurezza del trasporto russo. Le autorità della metro di Mosca sono pronte a fornire ogni assistenza alla metro di San Pietroburgo se necessario”. Intanto, ottanta operatori dei soccorsi sono stati inviati sul luogo dell’esplosione, ma il numero potrebbe salire fino a 120. Della vicenda il capo di Stato ha discusso con i vertici dell’Fsb, i servizi di sicurezza federali. La commissione nazionale russa anti-terrorismo fa sapere di avere introdotto misure per evitare ulteriori esplosioni nella metropolitana di San Pietroburgo, ma non è chiaro in cosa consistano queste misure.
Russia nel mirino di militanti ceceni e leader ribelli – Negli ultimi anni la Russia è stata obiettivo di attacchi da parte di militanti ceceni e i leader ribelli ceceni hanno frequentemente minacciato ulteriori attentati. Nel 2010 due donne kamikaze si fecero esplodere in treni della metropolitana a Mosca, provocando almeno 38 morti. E nel 2004 oltre 330 persone, metà delle quali bambini, morirono nel massacro di Beslan. Nel 2002 la polizia fece irruzione in un teatro di Mosca per porre fine a una presa di ostaggi e il bilancio finale fu di 120 ostaggi uccisi. Putin, allora primo ministro, nel 1999 lanciò una campagna contro il governo separatista nella regione meridionale di Cecenia e da presidente ha proseguito con la linea dura per porre fine alla ribellione.
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Re: La crisi dell'Europa
LA VOX POPULI, A FREDDO
Divoll79 • 27 minuti fa
La bile russofoba di alcuni commentatori ha evidentemente obnubilato ogni loro sentimento di umana solidarieta' (sempre che ne siano capaci) per le vittime innocenti del jahidismo che la Russia e' l'unica a combattere sul serio. Certi commenti meritano una sola parola: vergogna!
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Fronzie • 27 minuti fa
"Ribelli"ceceni...ancora ribelli!?
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Alan69 • 31 minuti fa
La cosa è terribile ed una preghiera va alle famiglie delle vittime. Ora sarà terribile che questo attentato possa essere utilizato dallo zar per far piazza pulita di persone scomode, incolpando degli innocenti. Un po' come ha fatto il suo collega, il sultano turco con il falso colpo di stato.
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Nicola Dal Corso • 34 minuti fa
Izvestia parla di probabile attentato suicida con cintura da Shahid.
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Leonardo di caprio • 36 minuti fa
E' rincuorante vedere tanti giovani darsi da fare per assistere i feriti ed entrare nei vagoni in cerca di superstiti
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Kali nikta....♪♪♫ • 38 minuti fa
Non siete diversi dai terroristi. Non si è ancora asciugato il sangue delle vittime che lo usate per fare il tifo ad una e all'altra parte. Una o l'altra, perché per voi le parti sono sempre e solo due (nient'altro esiste per voi fuori da questa dicotomia dogmatica) e voi, ovviamente, siete sempre dalla parte giusta e avete già capito tutto...
6 △ ▽
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Kingfisher > Kali nikta....♪♪♫ • 30 minuti fa
Voi chi???? Ma perché ti ubriachi così tanto già dal mattino presto?
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Antonio Anto • 38 minuti fa
Bhe che dire ragazzi, come al solito i servizi segreti non si smentiscono mai. Signor Putin, Bush, Clinton, Rockfeller, Trump, e vari massoni cambiate disco ...ormai lo sappiamo tutti che dietro questi attentati ci siete voi.....si chiama strategia del terrore. A proposito, credo sia il caso di ricordare che il pontefice bergoglio (minuscolo) ha detto che non bisogna fare un dramma di questa invasione arabo-africana che sta avvenendo in europa, in quanto spiega il pontefice, questi africani e arabi, portano benefici per il paese e scambio interculturale! Francesco vallo a dire adesso ai familiari delle vittime di questo ennesimo attentato, e vergognati caro papa.
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Kingfisher > Antonio Anto • 29 minuti fa
Ahhhh! Anche questo è opera dei servizi segreti allora! Vabbè, adesso che lo so evito di leggere altro. Fammi sapere quando hai aggiornamenti però!
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Divoll79 • 27 minuti fa
La bile russofoba di alcuni commentatori ha evidentemente obnubilato ogni loro sentimento di umana solidarieta' (sempre che ne siano capaci) per le vittime innocenti del jahidismo che la Russia e' l'unica a combattere sul serio. Certi commenti meritano una sola parola: vergogna!
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Fronzie • 27 minuti fa
"Ribelli"ceceni...ancora ribelli!?
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Alan69 • 31 minuti fa
La cosa è terribile ed una preghiera va alle famiglie delle vittime. Ora sarà terribile che questo attentato possa essere utilizato dallo zar per far piazza pulita di persone scomode, incolpando degli innocenti. Un po' come ha fatto il suo collega, il sultano turco con il falso colpo di stato.
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Nicola Dal Corso • 34 minuti fa
Izvestia parla di probabile attentato suicida con cintura da Shahid.
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Leonardo di caprio • 36 minuti fa
E' rincuorante vedere tanti giovani darsi da fare per assistere i feriti ed entrare nei vagoni in cerca di superstiti
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Kali nikta....♪♪♫ • 38 minuti fa
Non siete diversi dai terroristi. Non si è ancora asciugato il sangue delle vittime che lo usate per fare il tifo ad una e all'altra parte. Una o l'altra, perché per voi le parti sono sempre e solo due (nient'altro esiste per voi fuori da questa dicotomia dogmatica) e voi, ovviamente, siete sempre dalla parte giusta e avete già capito tutto...
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Kingfisher > Kali nikta....♪♪♫ • 30 minuti fa
Voi chi???? Ma perché ti ubriachi così tanto già dal mattino presto?
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Antonio Anto • 38 minuti fa
Bhe che dire ragazzi, come al solito i servizi segreti non si smentiscono mai. Signor Putin, Bush, Clinton, Rockfeller, Trump, e vari massoni cambiate disco ...ormai lo sappiamo tutti che dietro questi attentati ci siete voi.....si chiama strategia del terrore. A proposito, credo sia il caso di ricordare che il pontefice bergoglio (minuscolo) ha detto che non bisogna fare un dramma di questa invasione arabo-africana che sta avvenendo in europa, in quanto spiega il pontefice, questi africani e arabi, portano benefici per il paese e scambio interculturale! Francesco vallo a dire adesso ai familiari delle vittime di questo ennesimo attentato, e vergognati caro papa.
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Kingfisher > Antonio Anto • 29 minuti fa
Ahhhh! Anche questo è opera dei servizi segreti allora! Vabbè, adesso che lo so evito di leggere altro. Fammi sapere quando hai aggiornamenti però!
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Re: La crisi dell'Europa
3 aprile 2017
San Pietroburgo, esplosionI nel metrò
Almeno due esplosioni sono avvenute nella metropolitana di San Pietroburgo, in Russia. Una nota dell'agenzia Tass riportata dalla Reuters parla di "dieci morti" e almeno una cinquantina di feriti. La scena dopo l'esplosione nella metropolitana di San Pietroburgo ripresa da un treno che viaggia nel senso opposto
Segui La diretta tv
Video L'uscita dalla metropolitana
http://video.espresso.repubblica.it/tut ... =HEF_RULLO
San Pietroburgo, esplosionI nel metrò
Almeno due esplosioni sono avvenute nella metropolitana di San Pietroburgo, in Russia. Una nota dell'agenzia Tass riportata dalla Reuters parla di "dieci morti" e almeno una cinquantina di feriti. La scena dopo l'esplosione nella metropolitana di San Pietroburgo ripresa da un treno che viaggia nel senso opposto
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Re: La crisi dell'Europa
COSI' GLI STRUMPTRUPPEN
Attentato a San Pietroburgo
10 morti e 50 feriti in metro
Un ordigno esplode su un vagone in corsa, nel giorno in cui Putin è in città. La procura conferma: "È terrorismo"
di Chiara Sarra
6 minuti fa
Attentato a San Pietroburgo
10 morti e 50 feriti in metro
Un ordigno esplode su un vagone in corsa, nel giorno in cui Putin è in città. La procura conferma: "È terrorismo"
di Chiara Sarra
6 minuti fa
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Re: La crisi dell'Europa
Il Corriere della Sera
RUSSIA
San Pietroburgo, bomba nel metrò: 9 morti e 20 feriti Video
«Io sul treno: un botto poi il buio»|I vagoni sventrati: foto
Putin in città: «Non escluso terrorismo» La visita: foto|Live
I simboli, le piste, i perché dietro l’attacco: l’analisi|Mappa
^^^^^^
TERRORISMO
Il terrore nel cuore
di San Pietroburgo: cosa
sta succedendo in Russia?
La diretta del Corriere
L'analisi, gli scenari e gli aggiornamenti sull'esplosione nella metropolitana della seconda città russa (dove oggi c'è Putin)
http://video.corriere.it/paura-san-piet ... 3f78258901
RUSSIA
San Pietroburgo, bomba nel metrò: 9 morti e 20 feriti Video
«Io sul treno: un botto poi il buio»|I vagoni sventrati: foto
Putin in città: «Non escluso terrorismo» La visita: foto|Live
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TERRORISMO
Il terrore nel cuore
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sta succedendo in Russia?
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L'analisi, gli scenari e gli aggiornamenti sull'esplosione nella metropolitana della seconda città russa (dove oggi c'è Putin)
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Re: La crisi dell'Europa
Attentato a San Pietroburgo,
in azione un kazako 22enne
Forse attacco kamikaze: un solo sospetto in azione. Si segue la pista islamista. Dagli 007 il nome di Maksim Arishev
di Sergio Rame
14 minuti fa
in azione un kazako 22enne
Forse attacco kamikaze: un solo sospetto in azione. Si segue la pista islamista. Dagli 007 il nome di Maksim Arishev
di Sergio Rame
14 minuti fa
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Re: La crisi dell'Europa
34 minuti fa
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Lo zar Putin ora è accerchiato
dalla piazza e dal terrorismo
Gian Micalessin
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Lo zar Putin ora è accerchiato
dalla piazza e dal terrorismo
Gian Micalessin
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Re: La crisi dell'Europa
Analisi
Russia: come il terrore cambia gli equilibri al Cremlino
La probabile matrice islamica dell’attentato nella metropolitana ricorda ai russi che sono nel mirino. L’evoluzione dell’estremismo nel Caucaso settentrionale. I “duri” del Cremlino cavalcano la paura e premono per un ulteriore irrigidimento autoritario. L’analista: “diranno che protestare non è patriottico”. Finisce così la breve primavera dell’opposizione a Putin
di Riccardo Amati
04 aprile 2017
L’attacco terroristico a San Pietroburgo, probabilmente opera dell’estremismo islamico, riporta tra i russi la paura, dopo che negli ultimi anni gli attentati che più volte avevano colpito il Paese nel recente passato si erano diradati. Lo shock del momento, e poi la sua elaborazione, nulla cambieranno nell’impostazione della politica del Cremlino in Medio Oriente e nel Caucaso. In politica interna, potrebbero decretare la vittoria dei “falchi” in favore del pugno duro dopo le proteste che nei giorni scorsi hanno sorpreso e spaventato la élite al potere.
Torna la paura
I russi non sono fifoni, anzi son famosi per esser gente tosta. Ma il terrorismo è difficile affrontarlo e impossibile sopportarlo. Le facce di chi camminava tra il fumo per uscire dalla metropolitana, ripetutamente inquadrate nella diretta della TV di Stato all news Rossiya 24, erano più efficaci delle parole. “Sono terrorizzata”, ci diceva al telefono da San Pietroburgo Oksana, 54 anni, che due volte al giorno utilizza la stazione di Sennaya Ploshchad, vicino alla quale è esplosa la bomba. “Non so come tornare a casa, certamente non con la metro (dopo una temporanea chiusura, in serata le corse sono riprese, ndr). E’ orribile. Impossibile difendersi da una cosa così. Sei proprio alla loro mercé”. E’ stato difficile parlarle: le linee erano sovraccariche, e per almeno un paio d’ore i telefonini sono andati in tilt. Intanto, tassisti e conducenti di autobus non facevano pagare le corse e la città si stringeva nella solidarietà. L’unica reazione possibile.
I russi non sono novellini, come obbiettivi del terrore
La metropolitana di Mosca è stata per tre volte il bersaglio di gruppi islamici del Caucaso. Nel 2004 due esplosioni a sei mesi di distanza l’una dall’altra uccisero una cinquantina di persone. Nel 2010, due attentati suicidi in due stazioni in pieno centro storico ne ammazzarono altre 40. L’anno dopo, l’attacco all’aeroporto internazionale di Domodedovo, alle porte della capitale: 37 vittime. Poi, però, solo episodi minori, sul suolo patrio - se si escludono la Cecenia e le altre tormentate repubbliche del Caucaso settentrionale.
Nel mirino dei fondamentalisti
La Russia nel frattempo è entrata ufficialmente nel mirino dell’ Isis, che le ha dichiarato la guerra santa in seguito all’intervento militare nel conflitto siriano. Alla fine del 2015, propagandisti del sedicente stato islamico fecero circolare un video in cui si minacciava di annegare la Russia “in un mare di sangue”, poco dopo aver rivendicato l’abbattimento di un volo charter pieno di turisti russi sopra la penisola del Sinai, in Egitto (276 vittime). Fondamentalisti di lingua russa hanno fatto attentati in Turchia, compreso quello del gennaio scorso alla discoteca Reyna di Istanbul (39 morti). Almeno 9mila “foreign fighters” hanno raggiunto l’Isis dalla Russia o da Paesi ex sovietici. Ci sono prove circostanziate che i servizi di sicurezza di Mosca ne hanno agevolato la partenza, ritenendo così di liberare il Paese di tipi pericolosi. Ma che succede se invece di farsi ammazzare in Siria i tipi poi tornano in patria, addestratissimi e assetati di vendetta?
Islamismo caucasico
Quel che è successo a San Pietroburgo, anche se al momento non ci sono rivendicazioni né certezze investigative, potrebbe esser spiegabile con l’evoluzione dell’atteggiamento politico-militare russo nei confronti dell’estremismo islamico e con l’evoluzione di quest’ultimo nelle regioni caucasiche che della Russia fanno parte o sono limitrofe. Gli attacchi dei primi anni Duemila, come la tragedia del teatro Dubrovka di Mosca nel 2002 o quella della scuola di Beslan nel 2004, erano finalizzati al ritiro russo dalla Cecenia, e non alla strage di per sé. Poi, il movimento separatista ceceno si trasformò in Emirato del Caucaso, col programma di istituire uno stato islamico, e attrasse combattenti fondamentalisti dal Daghestan e altri Paesi vicini. Rivendicò le bombe nella metro del 2009 e a Domodedevo nel 2010. Oggi quel gruppo terroristico potrebbe essersi rafforzato grazie ai “foreign fighters” di ritorno dalla Siria.
Cosa cambia
La Russia è in Medio Oriente per rimanerci, dimostra l’evoluzione del conflitto siriano e il coinvolgimento politico in quello libico. La lotta al terrorismo è l’unica idea su cui Vladimir Putin può contare per giustificare internazionalmente la politica estera con cui è riuscito a riportare il suo Paese al ruolo di grande potenza che ritiene gli competa. Non ci sarà certo alcun passo indietro, nemmeno se l’attentato di San Pietroburgo fosse solo il primo di una serie. Qualcosa invece potrebbe cambiare in politica interna, sull’onda del terrore che torna a colpire il Paese. Con la conseguenza di chiudere, almeno temporaneamente, la brevissima primavera che ha recentemente visto decine di migliaia di persone scendere in piazza contro la corruzione ai vertici del potere e dell’autoritarismo del sistema politico in Russia.
“Il Cremlino potrebbe esser tentato di usare la minaccia come una scusa per giustificare la proibizione delle proteste sulle basi della sicurezza pubblica”, dice a L’Espresso Mark Galeotti, specialista sulla politica russa dell’Istituto per le relazioni internazionali di Praga. “Soprattutto, alcuni dei commentatori più estremisti diranno che non è patriottico protestare o contribuire in altro modo all’instabilità”, aggiunge. E in effetti, fin dalle prime ore dopo l’attentato sulle televisioni di Stato si son cercati di accreditare fantasiose relazioni fra le dimostrazioni del 26 marzo e la bomba di San Pietroburgo. D’altra parte, fin dal giorno prima - dopo una settimana in cui i telegiornali governativi sulle proteste non avevan detto assolutamente niente - era iniziata una campagna sulla pericolosità dell’opposizione e sulla possibilità di una drammatica instabilità in caso di una “maidan” russa.
“L’impressione è che l’attentato possa essere utile alle autorità, per esser cinici”, dice Valery Solovei, docente dell’Università Mgimo di Mosca. “Ogni attività politica verrà bloccata, e lo si giustificherà col richiamo ad unirsi intorno alla bandiera”.
La primavera è finita
L’arcinemico e nemesi di Putin Mikhail Khodorkovsky aveva messo al lavoro la sua organizzazione Open Russia per organizzare una “azione politica” il prossimo 29 aprile. Non è stata cancellata, ma Khodorkovsky dopo i morti nel metro ha subito detto che è il caso di “metter da parte ogni divisione” e di unirsi contro il terrore”. Il leader più carismatico dell’opposizione, Alexey Navalny è dietro le sbarre e può dir poco. Nell’unica intervista che ha potuto concedere, ha detto di aspettarsi un’incriminazione che vada ben al di là dei quindici giorni di arresti “amministrativi” a cui è stato condannato per “manifestazione non autorizzata”: il raid della polizia negli uffici della sua fondazione anti-corruzione, Fbk, e il sequestro dei computer potrebbe avere quella finalità, ha spiegato. La “primavera” di fine marzo è durata solo un attimo. I problemi che l’hanno determinata però restano tutti. L’attentato terroristico dà la palla ai duri del Cremlino, in lotta con i moderati per il controllo. La loro vittoria non potrà che esser temporanea, se si continueranno a ignorare i guai economici e morali che avvelenano la Russia.
© Riproduzione riservata 04 aprile 2017
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Russia: come il terrore cambia gli equilibri al Cremlino
La probabile matrice islamica dell’attentato nella metropolitana ricorda ai russi che sono nel mirino. L’evoluzione dell’estremismo nel Caucaso settentrionale. I “duri” del Cremlino cavalcano la paura e premono per un ulteriore irrigidimento autoritario. L’analista: “diranno che protestare non è patriottico”. Finisce così la breve primavera dell’opposizione a Putin
di Riccardo Amati
04 aprile 2017
L’attacco terroristico a San Pietroburgo, probabilmente opera dell’estremismo islamico, riporta tra i russi la paura, dopo che negli ultimi anni gli attentati che più volte avevano colpito il Paese nel recente passato si erano diradati. Lo shock del momento, e poi la sua elaborazione, nulla cambieranno nell’impostazione della politica del Cremlino in Medio Oriente e nel Caucaso. In politica interna, potrebbero decretare la vittoria dei “falchi” in favore del pugno duro dopo le proteste che nei giorni scorsi hanno sorpreso e spaventato la élite al potere.
Torna la paura
I russi non sono fifoni, anzi son famosi per esser gente tosta. Ma il terrorismo è difficile affrontarlo e impossibile sopportarlo. Le facce di chi camminava tra il fumo per uscire dalla metropolitana, ripetutamente inquadrate nella diretta della TV di Stato all news Rossiya 24, erano più efficaci delle parole. “Sono terrorizzata”, ci diceva al telefono da San Pietroburgo Oksana, 54 anni, che due volte al giorno utilizza la stazione di Sennaya Ploshchad, vicino alla quale è esplosa la bomba. “Non so come tornare a casa, certamente non con la metro (dopo una temporanea chiusura, in serata le corse sono riprese, ndr). E’ orribile. Impossibile difendersi da una cosa così. Sei proprio alla loro mercé”. E’ stato difficile parlarle: le linee erano sovraccariche, e per almeno un paio d’ore i telefonini sono andati in tilt. Intanto, tassisti e conducenti di autobus non facevano pagare le corse e la città si stringeva nella solidarietà. L’unica reazione possibile.
I russi non sono novellini, come obbiettivi del terrore
La metropolitana di Mosca è stata per tre volte il bersaglio di gruppi islamici del Caucaso. Nel 2004 due esplosioni a sei mesi di distanza l’una dall’altra uccisero una cinquantina di persone. Nel 2010, due attentati suicidi in due stazioni in pieno centro storico ne ammazzarono altre 40. L’anno dopo, l’attacco all’aeroporto internazionale di Domodedovo, alle porte della capitale: 37 vittime. Poi, però, solo episodi minori, sul suolo patrio - se si escludono la Cecenia e le altre tormentate repubbliche del Caucaso settentrionale.
Nel mirino dei fondamentalisti
La Russia nel frattempo è entrata ufficialmente nel mirino dell’ Isis, che le ha dichiarato la guerra santa in seguito all’intervento militare nel conflitto siriano. Alla fine del 2015, propagandisti del sedicente stato islamico fecero circolare un video in cui si minacciava di annegare la Russia “in un mare di sangue”, poco dopo aver rivendicato l’abbattimento di un volo charter pieno di turisti russi sopra la penisola del Sinai, in Egitto (276 vittime). Fondamentalisti di lingua russa hanno fatto attentati in Turchia, compreso quello del gennaio scorso alla discoteca Reyna di Istanbul (39 morti). Almeno 9mila “foreign fighters” hanno raggiunto l’Isis dalla Russia o da Paesi ex sovietici. Ci sono prove circostanziate che i servizi di sicurezza di Mosca ne hanno agevolato la partenza, ritenendo così di liberare il Paese di tipi pericolosi. Ma che succede se invece di farsi ammazzare in Siria i tipi poi tornano in patria, addestratissimi e assetati di vendetta?
Islamismo caucasico
Quel che è successo a San Pietroburgo, anche se al momento non ci sono rivendicazioni né certezze investigative, potrebbe esser spiegabile con l’evoluzione dell’atteggiamento politico-militare russo nei confronti dell’estremismo islamico e con l’evoluzione di quest’ultimo nelle regioni caucasiche che della Russia fanno parte o sono limitrofe. Gli attacchi dei primi anni Duemila, come la tragedia del teatro Dubrovka di Mosca nel 2002 o quella della scuola di Beslan nel 2004, erano finalizzati al ritiro russo dalla Cecenia, e non alla strage di per sé. Poi, il movimento separatista ceceno si trasformò in Emirato del Caucaso, col programma di istituire uno stato islamico, e attrasse combattenti fondamentalisti dal Daghestan e altri Paesi vicini. Rivendicò le bombe nella metro del 2009 e a Domodedevo nel 2010. Oggi quel gruppo terroristico potrebbe essersi rafforzato grazie ai “foreign fighters” di ritorno dalla Siria.
Cosa cambia
La Russia è in Medio Oriente per rimanerci, dimostra l’evoluzione del conflitto siriano e il coinvolgimento politico in quello libico. La lotta al terrorismo è l’unica idea su cui Vladimir Putin può contare per giustificare internazionalmente la politica estera con cui è riuscito a riportare il suo Paese al ruolo di grande potenza che ritiene gli competa. Non ci sarà certo alcun passo indietro, nemmeno se l’attentato di San Pietroburgo fosse solo il primo di una serie. Qualcosa invece potrebbe cambiare in politica interna, sull’onda del terrore che torna a colpire il Paese. Con la conseguenza di chiudere, almeno temporaneamente, la brevissima primavera che ha recentemente visto decine di migliaia di persone scendere in piazza contro la corruzione ai vertici del potere e dell’autoritarismo del sistema politico in Russia.
“Il Cremlino potrebbe esser tentato di usare la minaccia come una scusa per giustificare la proibizione delle proteste sulle basi della sicurezza pubblica”, dice a L’Espresso Mark Galeotti, specialista sulla politica russa dell’Istituto per le relazioni internazionali di Praga. “Soprattutto, alcuni dei commentatori più estremisti diranno che non è patriottico protestare o contribuire in altro modo all’instabilità”, aggiunge. E in effetti, fin dalle prime ore dopo l’attentato sulle televisioni di Stato si son cercati di accreditare fantasiose relazioni fra le dimostrazioni del 26 marzo e la bomba di San Pietroburgo. D’altra parte, fin dal giorno prima - dopo una settimana in cui i telegiornali governativi sulle proteste non avevan detto assolutamente niente - era iniziata una campagna sulla pericolosità dell’opposizione e sulla possibilità di una drammatica instabilità in caso di una “maidan” russa.
“L’impressione è che l’attentato possa essere utile alle autorità, per esser cinici”, dice Valery Solovei, docente dell’Università Mgimo di Mosca. “Ogni attività politica verrà bloccata, e lo si giustificherà col richiamo ad unirsi intorno alla bandiera”.
La primavera è finita
L’arcinemico e nemesi di Putin Mikhail Khodorkovsky aveva messo al lavoro la sua organizzazione Open Russia per organizzare una “azione politica” il prossimo 29 aprile. Non è stata cancellata, ma Khodorkovsky dopo i morti nel metro ha subito detto che è il caso di “metter da parte ogni divisione” e di unirsi contro il terrore”. Il leader più carismatico dell’opposizione, Alexey Navalny è dietro le sbarre e può dir poco. Nell’unica intervista che ha potuto concedere, ha detto di aspettarsi un’incriminazione che vada ben al di là dei quindici giorni di arresti “amministrativi” a cui è stato condannato per “manifestazione non autorizzata”: il raid della polizia negli uffici della sua fondazione anti-corruzione, Fbk, e il sequestro dei computer potrebbe avere quella finalità, ha spiegato. La “primavera” di fine marzo è durata solo un attimo. I problemi che l’hanno determinata però restano tutti. L’attentato terroristico dà la palla ai duri del Cremlino, in lotta con i moderati per il controllo. La loro vittoria non potrà che esser temporanea, se si continueranno a ignorare i guai economici e morali che avvelenano la Russia.
© Riproduzione riservata 04 aprile 2017
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