GRECIA-RI-ELEZIONI POLITICHE 2012-17 GIUGNO

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camillobenso
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Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012

Messaggio da camillobenso »

“Se l’Europa caccia la Grecia ci saranno esplosioni di violenza mai viste”
Dimitri Deliolanes, corrispondente dall'Italia per la tv pubblica greca ERT, analizza le conseguenze del caos politico che sta portando Atene a nuove elezioni dopo quelle di due settimane fa: "La situazione è disperata e il nuovo governo dovrebbe applicare la parte più dura del piano della troika"


di Stefano Vergine | 16 maggio 2012


E’ probabile che a governare la Grecia sarà la sinistra radicale. Dimitri Deliolanes, corrispondente in Italia della tv ellenica Ert, commenta così l’ennesima fumata grigia arrivata da Atene martedì 15 maggio. A nulla è servita la riunione tra i leader di partito per formare un governo tecnico di transizione. Un esecutivo che, nell’intenzione di Unione europea e Fondo monetario internazionale (i principali creditori della Grecia), avrebbe dovuto convincere il Paese a rispettare i patti firmati finora per ridurre il debito pubblico in cambio di prestiti. Invece niente da fare. E così il risultato delle elezioni del 6 maggio va in archivio. Vale la pena tenere a mente quei numeri, visto che tra un mese si tornerà alle urne. Le elezioni parlamentari avevano reso evidente il calo di popolarità dei due grandi partiti ellenici: il conservatore Nuova Democrazia e il socialista Pasok, che si sono spartiti il potere negli ultimi quattro decenni, avevano racimolato insieme poco più del 32 per cento dei consensi. Un’ecatombe, se si pensa che il solo Pasok nel 2009 aveva ottenuto il 44 per cento. A beneficiare della crisi economica finora sono state le forze che non hanno firmato i patti con Europa e Fmi. Primo fra tutti Syriza, il partito della sinistra radicale guidato dal 37enne Alexis Tsipras, divenuto il 6 maggio scorso il secondo del Paese con il 16,6 per cento dei voti. La sua tesi: la Grecia deve restare nell’euro, ma i patti con l’Europa vanno rivisti. Successo più moderato per il partito di destra dei Greci indipendenti, Sinistra Democratica e Partito Comunista, tutti abbondantemente sopra la soglia di sbarramento del 3 per cento. Sorprendente il 6,9 per cento andato ai neonazisti di Alba Dorata, il cui leader proprio ieri ha negato la Shoah.

Dimitri Deliolanes, che succederà adesso?

La costituzione prevede che ci siano elezioni entro un mese. Oggi sarà definita la data del voto, che secondo quanto si è capito dovrebbe tenersi il 10 o il 17 giugno, e verrà annunciata la composizione del governo che traghetterà il Paese per un mese. Comunque tutto questo rappresenta una formalità. Il governo sarà formato da tecnici dello Stato e presieduto da un alto magistrato. La verità è che in Grecia è già iniziata la nuova campagna elettorale.

Il leader del Pasok, Evangelos Venizelos, ha detto che la trattativa è fallita “per colpa di qualcuno che ha messo i propri temporanei interessi politici al di sopra degli interessi della nazione”. Parere condiviso dall’altro grande partito, Nuova Democrazia. Chi è questo qualcuno?

E’ Tsipras, il leader di Syriza, ma in realtà sono stati loro stessi a mettere i propri interessi al di sopra di quelli nazionali.

Perché?

Perché una maggioranza possibile c’era, ed era quella formata da Nuova Democrazia, Pasok e Sinistra Democratica. Il problema è che questi partiti volevano includere nel governo anche la sinistra radicale, eliminando così l’opposizione.

Perché era così necessario includere anche Syriza?

Perché il nuovo governo avrebbe dovuto applicare la parte più scabrosa dell’ultimo memorandum firmato con la Troika. Un piano che prevede nuovi tagli alla spesa pubblica per 11,5 miliardi e il licenziamento di 150 mila lavoratori statali entro 2015. Poi le svendite. Innanzitutto quelle delle aziende pubbliche. Dico svendite perché è previsto che da queste cessioni si dovrebbero ricavare 50 miliardi di euro, mentre invece, agli attuali valori di mercato, quello è il prezzo al massimo di due delle varie società. Svendita anche di parecchi asset pubblici, in particolari terreni da destinare a privati per costruzioni turistiche. Infine il memorandum prevede una riforma della costituzione che imponga quanto segue: se lo stato greco ha un surplus primario, questo non può essere utilizzato per rilanciare l’economia, ad esempio abbassando le tasse o investendoli in altro, ma deve essere indirizzato subito a pagare il debito pubblico. Praticamente un suicidio.

Chi sono i vincitori e i vinti di questo mancato accordo?

A giugno i vinti saranno ancora, come già è stato il 6 maggio, i partiti storici che hanno governato negli ultimi decenni, mentre il vincitore del mancato accordo è Syriza che potrebbe diventare il primo partito greco. Secondo i sondaggi otterrà tra il 20 e il 23 per cento dei voti, che in questo momento equivale alla maggioranza relativa.

Il direttore dell’Fmi, Christine Lagarde, ha detto che un’uscita della Grecia dall’euro è possibile. Così ha fatto anche qualche ministro europeo. Sono frasi che fino a qualche settimana fa nessuno si sarebbe azzardato a pronunciare ufficialmente. Come si spiega questo improvviso cambiamento?

Credo sia una minaccia per convincere i greci a svendere e tagliare, come previsto dal piano.

In generale i greci cosa pensano dell’uscita dall’euro?

Secondo diversi sondaggi, il 70 per cento della popolazione vuole restare nell’euro. Non a caso la maggioranza dei voti non è andata al partito comunista, ma alla sinistra europeista.

Come si spiega il successo dei neonazisti di Alba dorata?

Principalmente con la questione dell’immigrazione clandestina. In questi anni c’è stata una totale sottovalutazione del problema da parte dei partiti che hanno governato e anche della polizia. Dal confine greco-turco passa quasi l’80 per cento dei clandestini diretti verso il Nord Europa. La stragrande maggioranza di loro resta bloccata in Grecia, senza un reddito. E dunque spesso delinque per sopravvivere. Alba Dorata propone una risposta sbagliata ad un problema reale.

Però il loro successo è arrivato solo alle ultime elezioni, in concomitanza all’inasprirsi della crisi economica. In che modo ha pesato questo fattore sul loro exploit?

Alba Dorata ha preso i voti del Laos, altro partito di estrema destra che però ha partecipato, anche se per soli 3 mesi, all’ultimo governo, quello guidato da Lucas Papademos. Gli elettori hanno punito duramente Laos che non ha nemmeno ottenuto il 3 per cento necessario per entrare in Parlamento. Di questo ha beneficiato Alba Dorata. L’indicazione generale, comunque, è che chiunque sposa le misure della Troika viene punito dagli elettori.

Al prossimo voto la popolarità di Alba Dorata aumenterà ancora?

Secondo me no, hanno raggiunto il loro massimo storico. Almeno spero.

Il ministro degli Interni, Michalis Chrisochoidis, ha detto che l’uscita dall’euro porterebbe il Paese alla guerra civile. E’ un’ipotesi plausibile?

Una guerra civile mi sembra assurda, non si capisce chi combatterebbe contro chi. Credo però che se l’Europa non deciderà di cambiare strategia al più presto, peggio ancora se deciderà di espellerci dalla zona euro, in Grecia ci sarà una vera esplosione sociale, con episodi di violenza per le strade finora mai visti.

Vivendo e lavorando in Italia, quali sono le principali differenze con la Grecia?

La situazione in Grecia è disperata, niente a che vedere con quella italiana. Secondo l’Unicef da noi ci sono 400mila minori in stato denutrizione. I centri di accoglienza fanno da mangiare a famiglie intere. In molti casi, chi ha i genitori in campagna va lì per mangiare qualcosa, altrimenti non sa come campare. Detto questo, sia in Italia che da noi si sta attuando una politica duramente liberista. Voi potete però contare su una struttura economica più solida e fin da subito avete avuto un governo tecnico che ha detto all’Europa “accettiamo l’austerità ma vogliamo anche la crescita”. Certo che se la Grecia esce dall’euro, italiani, spagnoli e portoghesi inizieranno a chiedersi “chi sarà il prossimo?”.

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camillobenso
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Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012

Messaggio da camillobenso »

Da Wikipedia


l collasso della Repubblica di Weimar e l'ascesa di Hitler [modifica]

Gli ultimi anni della Repubblica di Weimar furono caratterizzati da un'instabilità politica superiore a quella degli anni precedenti. Il 29 marzo 1930 l'esperto di finanza Heinrich Brüning fu nominato da Paul von Hindenburg successore del Cancelliere Müller dopo mesi di lobbismo politico del generale Kurt von Schleicher in favore dei militari. Ci si aspettava che il nuovo governo portasse a uno spostamento verso il conservatorismo, basato sui poteri speciali garantiti dal Reichspräsident in base alla costituzione, in quanto non godeva del supporto della maggioranza nel Reichstag.

Dopo che un decreto impopolare per risanare le finanze del Reich non trovò l'appoggio del Reichstag, Hindenburg stabilì un provvedimento di emergenza basato sull'articolo 48 della costituzione. Il decreto venne di nuovo invalidato il 18 luglio 1930 da un'esigua maggioranza del Reichstag con il supporto di SPD, KPD e delle allora piccole NSDAP e DNVP. Immediatamente dopo, Brüning sottomise al Reichstag il decreto presidenziale con il quale veniva sciolto.

Le successive elezioni generali del Reichstag, il 14 settembre 1930, risultarono un terremoto politico: il 18,3% dei voti andarono alla NSDAP, cinque volte in più della percentuale del 1928. Questo ebbe conseguenze devastanti per la Repubblica: non c'era una maggioranza nel Reichstag neanche per la Grande Coalizione e questo incoraggiò i sostenitori della NSDAP a manifestare le loro richieste di potere con una violenza e un terrore crescenti. A partire dal 1930 la Repubblica scivolò sempre più in uno stato di guerra civile.

Dal 1930 al 1933 Brüning tentò di risanare lo stato che si trovava in una situazione disastrosa e senza una maggioranza in parlamento, governando con l'aiuto dei decreti presidenziali di emergenza. In quel periodo la grande depressione raggiunse il culmine. In linea con le teorie economiche liberali, secondo cui una minore spesa pubblica avrebbe avviato la ripresa economica, Brüning tagliò drasticamente le spese statali. Si aspettava e si accettava che la crisi economica sarebbe per un certo tempo peggiorata prima di iniziare a migliorare. Tra le altre cose il Reich bloccò completamente tutte le concessioni pubbliche per l'assicurazione obbligatoria sulla disoccupazione (che era stata introdotta solo nel 1927), il che risultò in maggiori contributi da parte dei lavoratori e minori benefici per i disoccupati, non esattamente una misura popolare.

Il rovescio economico durò fino alla seconda metà del 1932, quando ci furono le prime indicazioni di un rimbalzo. Ma per quel tempo, la Repubblica di Weimar aveva perso tutta la credibilità nei confronti della maggioranza dei tedeschi. Mentre gli studiosi sono in grande disaccordo sulla valutazione da dare alla politica di Brüning, si può tranquillamente dire che contribuì al declino della Repubblica. Se a quell'epoca esistessero o meno alternative rimane oggetto di ampio dibattito.

Nell'aprile del 1932, Hindenburg venne rieletto Reichspräsident, superando al secondo turno Hitler per sei milioni di voti. Nonostante Brüning avesse appoggiato fortemente la rielezione di Hindenburg, ne perse la fiducia e dovette dimettersi il 30 maggio.

Hindenburg incaricò quindi come nuovo Reichskanzler Franz von Papen, che aveva il supporto di Hitler, ma a prezzo di una serie di richieste:

il Reichstag sarebbe stato sciolto di nuovo per indire nuove elezioni;
il bando delle SA, imposto dopo gli scontri di strada, doveva essere tolto;
il governo socialista della Prussia sarebbe stato dismesso con decreto d'emergenza.
Le elezioni generali per il Reichstag del 31 luglio 1932 portarono il 37,2% dei voti alla NSDAP. Hitler ora richiedeva di essere nominato cancelliere, ma la richiesta venne rifiutata da Hindenburg il 13 agosto. Non c'era ancora una maggioranza al Reichstag per nessun governo; come risultato, il Reichstag fu sciolto nuovamente e si rifecero le elezioni con la speranza che ne risultasse una maggioranza stabile.

Non fu così. Il 6 novembre 1932 le elezioni diedero il 33,0% dei voti alla NSDAP, che perse più del 4%. Il 3 dicembre Franz von Papen si dimise, sostituito come Reichskanzler, dal generale von Schleicher. Il suo audace piano di formare una maggioranza all'interno del Reichstag, riunendo i sindacalisti di sinistra dei vari partiti, compresi quelli della NSDAP guidati da Gregor Strasser, non ebbe successo.

Il 4 gennaio 1933, Hitler si incontrò in segreto con von Papen in casa del banchiere di Colonia Kurt von Schroeder. Si accordarono sulla formazione di un governo di coalizione: oltre a Hitler, solo altri due membri della NSDAP avrebbero fatto parte del governo del Reich (Wilhelm Frick come Ministro degli Interni e Hermann Göring come Commissario per la Prussia), con von Papen come Vicecancelliere di Hitler. Del nuovo gabinetto avrebbe fatto parte anche l'influente magnate dei media Alfred Hugenberg, che era segretario dell'altro partito di destra dell'epoca, la DNVP.

Quando il piano venne finalmente presentato a Hindenburg, questi nominò Hitler come il nuovo Reichskanzler il 30 gennaio 1933. Anche se von Hindenburg diffidava di Hitler e disapprovava fortemente la violenza politica dei nazisti, e aveva sconfitto Hitler nelle elezioni presidenziali del 1932, condivise, sia pure con riluttanza, la teoria di von Papen secondo cui, con il supporto popolare ai nazisti che stava scemando, Hitler poteva essere controllato come Cancelliere. Questa data viene comunemente considerata come l'inizio della Germania Nazista e venne di conseguenza battezzata Machtergreifung (presa del potere) dalla propaganda nazista.

Il nuovo governo instaurò la dittatura con una serie di misure in rapida successione (si veda Gleichschaltung per i dettagli). Il 27 febbraio 1933 l'edificio del Reichstag venne ridotto in cenere, della qual cosa i nazisti si avvantaggiarono con il Decreto dell'incendio del Reichstag. Le successive elezioni del Reichstag, il 5 marzo 1933, portarono il 43,9% dei voti alla NSDAP. Il Reichstag piantò gli ultimi chiodi nella bara della Repubblica di Weimar, con l'approvazione della legge dei pieni poteri (in tedesco: Ermächtigungsgesetz) del 23 marzo 1933, che diede formalmente a Hitler il potere di governare per decreto e di smantellare a tutti gli effetti i resti della costituzione di Weimar. Alla morte di Hindenburg, il 2 agosto 1934, Hitler fuse assieme gli uffici di Reichspräsident e di Reichskanzler e si reinsediò con il nuovo titolo di Führer und Reichskanzler.

Ragioni del fallimento della Repubblica di Weimar [modifica]

L'individuazione delle ragioni per le quali la Repubblica di Weimar sia crollata in maniera così catastrofica a favore della dittatura nazista è ancora oggi oggetto di molti dibattiti. Da un lato Hitler divenne Reichskanzler in modo legale attraverso i meccanismi impostati dalla costituzione e la NSDAP aveva guadagnato la maggioranza relativa dei seggi nelle due elezioni del 1932. D'altra parte Hitler venne nominato Reichskanzler in un momento in cui il supporto al "movimento" si era dimostrato insufficiente per prendere il potere.

Molti tentativi sono stati fatti dagli studiosi per dare varie motivazioni e, a seconda delle opinioni politiche individuali, un'analisi può dare più enfasi a una ragione specifica piuttosto che a un'altra. La situazione è complicata dal fatto che durante la cosiddetta guerra fredda l'analisi storica fu offuscata dai tentativi di giustificare una certa ideologia.

Inoltre è solamente frutto di una ipotesi sostenere che il nazismo poteva essere evitato se non fossero state prese certe decisioni. Per esempio, un'interessante speculazione di questo tipo si chiede quali risultati avrebbe conseguito la NSDAP nelle consultazioni elettorali del 1933 se Hitler non avesse avuto il vantaggio di essere al governo.

Si può comunque affermare che nessuna ragione, da sola, è sufficiente per spiegare l'ascesa del nazismo, ed è dunque più opportuno, probabilmente, parlare di una serie di concause. I tentativi più comunemente utilizzati si possono raggruppare in tre correnti principali di seguito sviluppate: ragioni economiche, istituzionali e personali.

Problemi economici [modifica]
La Repubblica di Weimar ebbe alcuni tra i più gravi problemi economici mai sperimentati nella storia di una democrazia occidentale. L'iperinflazione rampante, la massiccia disoccupazione e il grave abbassamento della qualità della vita, confrontati con il periodo precedente alla prima guerra mondiale, furono i fattori principali del collasso. Con la grande depressione degli anni trenta, le istituzioni della Repubblica in quanto tali vennero incolpate da molti per i problemi economici; questo è evidente nei risultati elettorali, dove i partiti politici che volevano lo smantellamento completo della Repubblica, sia a destra che a sinistra dell'arco costituzionale, resero impossibile la formazione di una maggioranza stabile in parlamento.

In questo contesto, il Trattato di Versailles era considerato dal popolo tedesco come un documento punitivo e degradante, che costringeva la nazione a cedere aree ricche di risorse e a pagare somme enormi a titolo di riparazione di guerra. Queste riparazioni punitive non solo danneggiarono pesantemente l'economia tedesca, ma causarono anche grande costernazione e risentimento da parte della popolazione.

Oggi molti storici concordano che molti industriali identificarono la Repubblica con i sindacati e i socialdemocratici, poiché furono questi che stabilirono le concessioni sociali del 1918 e del 1919. Ma anche se alcuni videro Hitler come un mezzo per abolirle, la Repubblica era instabile ancor prima che certi industriali iniziassero ad appoggiare Hitler. A parte ciò, anche chi sostenne la nomina di Hitler non voleva il nazismo nella sua interezza e considerava Hitler solo come una soluzione temporanea nella propria ricerca dell'abolizione della Repubblica. Certamente, il supporto dell'industria non è sufficiente da solo a spiegare l'appoggio a Hitler da parte di consistenti fette della popolazione, che comprendevano molti operai che si erano allontanati dai partiti di sinistra.

Problemi istituzionali [modifica]
Viene comunemente accettato che la costituzione del 1919 aveva una serie di debolezze fondamentali, che resero l'instaurazione di una dittatura troppo facile. Che una costituzione differente avrebbe potuto evitare il Terzo Reich è però discutibile; in ogni caso, la costituzione del 1949 (il Grundgesetz) riconobbe queste critiche e può essere vista come una risposta forte a quelle pecche.

L'istituzione del Reichspräsident veniva frequentemente vista come un surrogato, un tentativo di rimpiazzare l'Imperatore ("Ersatzkaiser", sostituto Imperatore), che aveva abdicato nel 1918, con un'istituzione similarmente forte e autoritaria. Questo risulta molto evidente nell'articolo 48 della costituzione, che dava al Presidente il potere di "fare tutti i passi necessari" se "l'ordine pubblico e la sicurezza fossero state seriamente disturbati o in pericolo". Anche se era inteso solo come clausola d'emergenza, questo articolo venne usato anche in anni precedenti al 1933 per emanare decreti senza il supporto del parlamento (vedi sopra); rese anche la Gleichschaltung più facile. Per esempio, il Decreto dell'incendio del Reichstag venne emanato in base all'articolo 48.
L'uso della rappresentanza proporzionale, senza alcun sistema di sbarramento, significava che ogni partito con un minimo di supporto era in grado di ottenere l'ingresso nel Reichstag, il parlamento della Repubblica. Questo portò a un grande numero di piccoli partiti, alcuni dei quali avevano un'ideologia estremista; creò anche una necessità di coalizione con tali partiti, evidenziata dal fatto che nessuno era in grado di ottenere una maggioranza completa.
L'SPD, avendo costruito quella che viene definita "Democrazia Contrattata", tentava di non scontentare nessuna delle componenti di questo contratto formale, riducendosi a un'amministrazione senza svolte o prese di posizioni decisive, e suscitando di conseguenza l'ostilità delle fazioni più estremiste: i conservatori, che vedevano nell'SPD socialista un fallimento, e i socialisti stessi, alcuni dei quali si divisero dal partito per creare il KPD, nel 1919, responsabile, poco dopo, del biennio rosso che andò avanti fino al 1922, in cui emersero i Frei Corps, le future SS, riportando l'ordine con l'uso della forza (la stessa Rosa Luxemburg perse la vita).
Il Reichstag poteva rimuovere il Reichskanzler dal suo ufficio anche se non era in grado di accordarsi su un successore. Questo voto di sfiducia "distruttivo" portò a molti Cancellieri in rapida successione e aggiunse un altro fattore di instabilità politica alla Repubblica. Come risultato, il Grundgesetz del 1949 stabilì che un Cancelliere poteva essere dimesso dal Parlamento solo se un successore veniva eletto contestualmente; vedi voto costruttivo di sfiducia.
La costituzione prevedeva che in caso di dimissioni o morte del Presidente, il Reichskanzler (Cancelliere) ne avrebbe assunto l'ufficio (e, soprattutto, ne avrebbe avuto i poteri) fino all'elezione di un nuovo Presidente. Questo permise a Hitler di unire di fatto gli uffici di Reichskanzler e Reichspräsident dopo la morte di Hindenburg nel 1934. Comunque, per quell'epoca, la dittatura si era già radicata, e questa clausola non può essere considerata, da sola, come unica causa dell'affermazione del potere del nazismo.
Visioni personalistiche [modifica]
Alcuni storici preferiscono guardare a certi individui e alle decisioni che presero. Questo porta a galla le questioni problematiche su quali alternative fossero disponibili a quel tempo, il che conduce a speculazioni e ipotesi.

Per esempio, la politica economica di Brüning nel 1930-1933 è stata oggetto di un ampio dibattito. Si può affermare che essa abbia portato molti a identificare la Repubblica con i tagli alla spesa sociale e a un'economia estremamente liberale. Diversa è la questione della esistenza di possibili alternative a questa politica nell'epoca in cui la grande depressione aveva raggiunto il pieno impatto.

Un'altra focalizzazione è su Paul von Hindenburg, che divenne Reichspräsident nel 1925. Egli era certamente rappresentativo del vecchio e autoritario Impero del 1871, ed è difficile etichettarlo come un democratico che sosteneva la Repubblica del 1919. Hindenburg era molto anziano, avendo passato gli 80 anni d'età negli anni trenta, e ciò fa sorgere dei dubbi sulla sua lucidità. Egli non fu, comunque, un nazista. Ci si può chiedere se un presidente differente, con solide convinzioni democratiche avrebbe permesso al Parlamento di essere così evidentemente raggirato con l'uso dei decreti permesso dall'articolo 48; più specificamente, un presidente diverso, avrebbe firmato il Decreto dell'incendio del Reichstag? Si è anche speculato sul perché Hindenburg abbia nominato Hitler come Reichskanzler il 30 gennaio 1933; dopo tutto, Hindenburg attese un giorno e mezzo prima di prendere la decisione. Alcuni ritengono che, se Hitler non fosse divenuto Cancelliere, nei mesi seguenti sarebbe continuato il calo di voti che la NSDAP aveva registrato, per la prima volta, nelle elezioni del novembre 1932.
mariok

Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012

Messaggio da mariok »

“Se l’Europa caccia la Grecia ci saranno esplosioni di violenza mai viste”

Dimitri Deliolanes, corrispondente dall'Italia per la tv pubblica greca ERT, analizza le conseguenze del caos politico che sta portando Atene a nuove elezioni dopo quelle di due settimane fa: "La situazione è disperata e il nuovo governo dovrebbe applicare la parte più dura del piano della troika"

di Stefano Vergine | 16 maggio 2012

E’ probabile che a governare la Grecia sarà la sinistra radicale. Dimitri Deliolanes, corrispondente in Italia della tv ellenica Ert, commenta così l’ennesima fumata grigia arrivata da Atene martedì 15 maggio. A nulla è servita la riunione tra i leader di partito per formare un governo tecnico di transizione. Un esecutivo che, nell’intenzione di Unione europea e Fondo monetario internazionale (i principali creditori della Grecia), avrebbe dovuto convincere il Paese a rispettare i patti firmati finora per ridurre il debito pubblico in cambio di prestiti. Invece niente da fare. E così il risultato delle elezioni del 6 maggio va in archivio. Vale la pena tenere a mente quei numeri, visto che tra un mese si tornerà alle urne. Le elezioni parlamentari avevano reso evidente il calo di popolarità dei due grandi partiti ellenici: il conservatore Nuova Democrazia e il socialista Pasok, che si sono spartiti il potere negli ultimi quattro decenni, avevano racimolato insieme poco più del 32 per cento dei consensi. Un’ecatombe, se si pensa che il solo Pasok nel 2009 aveva ottenuto il 44 per cento. A beneficiare della crisi economica finora sono state le forze che non hanno firmato i patti con Europa e Fmi. Primo fra tutti Syriza, il partito della sinistra radicale guidato dal 37enne Alexis Tsipras, divenuto il 6 maggio scorso il secondo del Paese con il 16,6 per cento dei voti. La sua tesi: la Grecia deve restare nell’euro, ma i patti con l’Europa vanno rivisti. Successo più moderato per il partito di destra dei Greci indipendenti, Sinistra Democratica e Partito Comunista, tutti abbondantemente sopra la soglia di sbarramento del 3 per cento. Sorprendente il 6,9 per cento andato ai neonazisti di Alba Dorata, il cui leader proprio ieri ha negato la Shoah.

Dimitri Deliolanes, che succederà adesso?

La costituzione prevede che ci siano elezioni entro un mese. Oggi sarà definita la data del voto, che secondo quanto si è capito dovrebbe tenersi il 10 o il 17 giugno, e verrà annunciata la composizione del governo che traghetterà il Paese per un mese. Comunque tutto questo rappresenta una formalità. Il governo sarà formato da tecnici dello Stato e presieduto da un alto magistrato. La verità è che in Grecia è già iniziata la nuova campagna elettorale.

Il leader del Pasok, Evangelos Venizelos, ha detto che la trattativa è fallita “per colpa di qualcuno che ha messo i propri temporanei interessi politici al di sopra degli interessi della nazione”. Parere condiviso dall’altro grande partito, Nuova Democrazia. Chi è questo qualcuno?

E’ Tsipras, il leader di Syriza, ma in realtà sono stati loro stessi a mettere i propri interessi al di sopra di quelli nazionali.

Perché?

Perché una maggioranza possibile c’era, ed era quella formata da Nuova Democrazia, Pasok e Sinistra Democratica. Il problema è che questi partiti volevano includere nel governo anche la sinistra radicale, eliminando così l’opposizione.

Perché era così necessario includere anche Syriza?

Perché il nuovo governo avrebbe dovuto applicare la parte più scabrosa dell’ultimo memorandum firmato con la Troika. Un piano che prevede nuovi tagli alla spesa pubblica per 11,5 miliardi e il licenziamento di 150 mila lavoratori statali entro 2015. Poi le svendite. Innanzitutto quelle delle aziende pubbliche. Dico svendite perché è previsto che da queste cessioni si dovrebbero ricavare 50 miliardi di euro, mentre invece, agli attuali valori di mercato, quello è il prezzo al massimo di due delle varie società. Svendita anche di parecchi asset pubblici, in particolari terreni da destinare a privati per costruzioni turistiche. Infine il memorandum prevede una riforma della costituzione che imponga quanto segue: se lo stato greco ha un surplus primario, questo non può essere utilizzato per rilanciare l’economia, ad esempio abbassando le tasse o investendoli in altro, ma deve essere indirizzato subito a pagare il debito pubblico. Praticamente un suicidio.

Chi sono i vincitori e i vinti di questo mancato accordo?

A giugno i vinti saranno ancora, come già è stato il 6 maggio, i partiti storici che hanno governato negli ultimi decenni, mentre il vincitore del mancato accordo è Syriza che potrebbe diventare il primo partito greco. Secondo i sondaggi otterrà tra il 20 e il 23 per cento dei voti, che in questo momento equivale alla maggioranza relativa.

Il direttore dell’Fmi, Christine Lagarde, ha detto che un’uscita della Grecia dall’euro è possibile. Così ha fatto anche qualche ministro europeo. Sono frasi che fino a qualche settimana fa nessuno si sarebbe azzardato a pronunciare ufficialmente. Come si spiega questo improvviso cambiamento?

Credo sia una minaccia per convincere i greci a svendere e tagliare, come previsto dal piano.

In generale i greci cosa pensano dell’uscita dall’euro?

Secondo diversi sondaggi, il 70 per cento della popolazione vuole restare nell’euro. Non a caso la maggioranza dei voti non è andata al partito comunista, ma alla sinistra europeista.

Come si spiega il successo dei neonazisti di Alba dorata?

Principalmente con la questione dell’immigrazione clandestina. In questi anni c’è stata una totale sottovalutazione del problema da parte dei partiti che hanno governato e anche della polizia. Dal confine greco-turco passa quasi l’80 per cento dei clandestini diretti verso il Nord Europa. La stragrande maggioranza di loro resta bloccata in Grecia, senza un reddito. E dunque spesso delinque per sopravvivere. Alba Dorata propone una risposta sbagliata ad un problema reale.

Però il loro successo è arrivato solo alle ultime elezioni, in concomitanza all’inasprirsi della crisi economica. In che modo ha pesato questo fattore sul loro exploit?

Alba Dorata ha preso i voti del Laos, altro partito di estrema destra che però ha partecipato, anche se per soli 3 mesi, all’ultimo governo, quello guidato da Lucas Papademos. Gli elettori hanno punito duramente Laos che non ha nemmeno ottenuto il 3 per cento necessario per entrare in Parlamento. Di questo ha beneficiato Alba Dorata. L’indicazione generale, comunque, è che chiunque sposa le misure della Troika viene punito dagli elettori.

Al prossimo voto la popolarità di Alba Dorata aumenterà ancora?

Secondo me no, hanno raggiunto il loro massimo storico. Almeno spero.

Il ministro degli Interni, Michalis Chrisochoidis, ha detto che l’uscita dall’euro porterebbe il Paese alla guerra civile. E’ un’ipotesi plausibile?

Una guerra civile mi sembra assurda, non si capisce chi combatterebbe contro chi. Credo però che se l’Europa non deciderà di cambiare strategia al più presto, peggio ancora se deciderà di espellerci dalla zona euro, in Grecia ci sarà una vera esplosione sociale, con episodi di violenza per le strade finora mai visti.

Vivendo e lavorando in Italia, quali sono le principali differenze con la Grecia?

La situazione in Grecia è disperata, niente a che vedere con quella italiana. Secondo l’Unicef da noi ci sono 400mila minori in stato denutrizione. I centri di accoglienza fanno da mangiare a famiglie intere. In molti casi, chi ha i genitori in campagna va lì per mangiare qualcosa, altrimenti non sa come campare. Detto questo, sia in Italia che da noi si sta attuando una politica duramente liberista. Voi potete però contare su una struttura economica più solida e fin da subito avete avuto un governo tecnico che ha detto all’Europa “accettiamo l’austerità ma vogliamo anche la crescita”. Certo che se la Grecia esce dall’euro, italiani, spagnoli e portoghesi inizieranno a chiedersi “chi sarà il prossimo?”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05 ... te/231151/
camillobenso
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Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012

Messaggio da camillobenso »

Ultime news da Alba dorata

Oggi sono entrati in Parlamento marciando.

***

2 giorni fa su Repubblica:

Metà dei poliziotti greci hanno votato per Alba dorata.
camillobenso
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Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012

Messaggio da camillobenso »

E Fitch ha tagliato il rating della Grecia a 'CCC' 1, un gradino sopra il livello 'D' che indica default, dal precedente 'B-'. "Il downgrade riflette il rischio, esacerbato, che la Grecia possa non essere più in grado di sostenere la sua presenza nell'Unione economica e monetaria". Mentre arrivano brutte notizie anche per la Madrid: l'agenzia internazionale Moody's ha tagliato il rating di 16 banche spagnole e di Santander UK, divisione del Banco Santander. E le prospettive sono negative.

Così andiamo a dormire sereni e tranquilli.
camillobenso
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Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012

Messaggio da camillobenso »

NEL GIRO DI POCHE SETTIMANE LASCIO' FLUTTUARE LA MONETA E DICHIARÒ DEFAULT
Perché una via d'uscita «argentina»
non può funzionare nella crisi greca


Esiste davvero un'uscita «argentina» per la crisi greca? E, se così fosse, Atene ne seguirebbe soltanto le conseguenze nefaste o anche la spettacolare rinascita che ne scaturì? Ricordiamo come andò. Alla fine del 2001 l'Argentina si trovava con un debito estero impagabile, un'economia a pezzi e il vincolo del cambio fisso, la parità peso-dollaro. Nel giro di poche settimane lasciò fluttuare la moneta e dichiarò default sul debito (i famosi tango bond , nelle tasche anche di molti italiani).
Per 2-3 anni gli argentini soffrirono un impoverimento drammatico, l'economia si contrasse del 20 per cento, la disoccupazione andò alle stelle. Poi iniziò la ripresa, e fu esplosiva, ogni oltre aspettativa. Da un decennio l'Argentina è il Paese che più cresce in America Latina. Buenos Aires non ha mai fatto pace con i mercati: ha chiuso i rapporti con il Fmi e le sue emissioni di bond sono minime. Ce la fa, per semplificare, con le proprie gambe. Motivo principale, la forte domanda estera per le sue commodities , in primo luogo la soia. Nelle ultime settimane Paul Krugman e Mark Weisbrot, due economisti liberal , hanno sostenuto che l'Argentina potrebbe essere un modello da seguire per la Grecia. Meglio la rottura unilaterale con l'Europa, dicono, invece di questa interminabile manfrina sul salvataggio. Fatte le dovute differenze, Krugman sostiene che il turismo e l'industria navale potrebbero essere i due motori per la ripresa. Weisbrot aggiunge che al momento della crisi le esportazioni argentine erano allo stesso livello di quelle greche attuali, quindi una ripresa trainata da una dracma debole è possibile.

La prospettiva è vista ovviamente come una follia dalle banche e dai partner europei: l'effetto a catena di un default greco non controllato sarebbe immediato. L'economista Yanis Varoufakis spiega che la soluzione farebbe male in primo luogo alla Grecia. Le potenzialità del suo export non sono paragonabili a quelle argentine. E anche la prospettiva di un futuro autarchico (in Argentina quasi non si importa più nulla) non è decisamente allegra.

Rocco Cotroneo
18 maggio 2012 | 11:56
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iospero
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Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012

Messaggio da iospero »

il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo del governo Pikrammenos di transizione. "Siamo con la Grecia - ha detto un portavoce del ministro a proposito della telefonata - ma è importante che Atene faccia i compiti". Westerwelle ha sottolineato nel suo colloquio che non ci saranno nuove trattative con i greci sulle riforme concordate con la troika di Ue, Bce e Fmi, nè sui programmi di aiuto. "La Grecia si deve attenere ai programmi".

Personalmente mi sembra una posizione assurda, i greci hanno già detto con i risultati delle elezioni che le riforma concordate con la troika di UE, BCE e FMI non sono accettabili, non permettono alla gente di continuare a vivere, quindi si aspettano una iniziativa europea per modificare quei diktat e tali da permettere alla Grecia di iniziare un percorso fattibile .

Abbiamo forse visto gli USA permettere che uno dei suoi stati (vedi California) potesse essere messo fuori ? NO
Bisogna salvare i paesi più esposti distribuendo gli oneri (pari nel caso della Grecia a solo il 3% del debito dei paesi dell’area euro) tra tutti gli stati membri (o tra quelli che ne possono sopportare il carico) e forzando la BCE a sostenere i titoli pubblici greci sia con operazioni di mercato aperto, sia accettando allo sconto i titoli acquistati dalle banche commerciali;
OPPURE salvare i paesi in difficoltà e disegnare un nuovo sistema istituzionale che accentri una parte delle politiche fiscali, crei un fondo comune di intervento e renda meno asimmetrico, oltre che più cogente e ragionevole, il sistema di monitoraggio e coordinamento sancito nel Patto di Stabilità.

Se l'Europa non è in grado di fare questo sarebbe opportuno saperlo subito .
Maucat
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Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012

Messaggio da Maucat »

La posizione del governo Tedesco è ormai indifendibile e incomprensibile...
camillobenso
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Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012

Messaggio da camillobenso »

Nella gabbia dei matti


E’ uno strano gioco quello che da mesi si gioca in Europa e al di là dell’Atlantico nella sede dell’Fmi.

Lo sanno tutti che la Grecia non può restituire il debito contratto, perché quindi questa prolungata pantomina ad uso e consumo dei merli imbecilli?

I primi aiuti targati Ue-Bce alla Grecia, sono stati forniti non per salvare la Grecia, ma per salvare le banche tedesche, francesi ed altre che si erano esposte con lo Stato ellenico.

Lo sapevano che la Grecia non era in grado di onorare il debito alla scadenze prefissate.

Fornendo continuamente prestiti senza mettere i greci in condizioni di restituire il debito si aumentano sempre di più le difficoltà greche.

Timothy Garton Ash, lo storico britannico che collabora con Repubblica, ieri, occupandosi della Grecia faceva presente che non essendo un economista non era in grado di fornire soluzioni ad hoc, ma secondo lui, neppure gli economisti sono in grado di farlo.

Infatti, stiamo osservando ad una colpevole omertà,..nessuno che si cimenta a dimostrare che i mister Forbice di Berlinen and Bruxelles si stanno comportando da ragionieri da quattro soldi quando pensano che solo con l’austerità e tagliando le spese dello Stato greco, la Grecia possa essere messa in condizione di restituire i prestiti.

Alla Grecia occorre invece allungare i tempi di restituzione del debito e ridurre i tassi d’interesse, ma soprattutto occorreva da subito, dopo che le varie porcate attuate dai vari governi greci e da una fascia di banditi ellenici con i colletti bianchi in concorso con istituti di credito europeo, attuare un nuovo piano Marshall, oltre a favorire il turismo, mettendo in condizione un popolo di restituire i prestiti.

Occorre poi rendersi conto di come le due situazioni, greca e italiana siano identiche.

In primo luogo, la classe dirigente, politici ed imprenditori, da noi più politici, hanno messo in croce le finanze dello Stato. I cittadini greci come quelli italiani, che non hanno beneficiato nulla delle rapine, sono chiamati a ripianare il debito.

In Italia poi questa follia si ripete dopo diciotto anni dalla prima chiamata a ripianare il debito della classe dirigente della prima Repubblica. Cose piuttosto folli.

Le olimpiadi del 2004, sono state realizzate sotto i governi socialisti del Pasok di Kostas Simitis, con due obiettivi principali, quello di fare bella figura a livello internazionale e quello di fare affari con l’imprenditoria greca. Per questo motivo hanno truccato i libri contabili.

Sotto il governo di destra di Kostas Karamanlis avviene il riarmo greco. La Grecia non era in grado di affrontare una spesa di questo genere, ed è per questo che l’industria degli armamenti tedesca ha chiesto l’intervento delle banche tedesche a sostegno. Naturalmente le banche Sturmtruppen ci hanno visto lo bono mercato e hanno sostenuto una fornitura che non andava effettuata.

Gli imprenditori greci arricchitisi con le olimpiadi, hanno esportato i loro capitali all’estero. Tra vecchi e nuovi arricchiti, i greci hanno portato all’estero 280 miliardi di euro. Sapevano e sanno che prima o poi il crac deve arrivare.

Anche in Grecia il tasso di evasione è alto.

Economisti, statisti, politici e giornalisti europei queste cose le sanno, ma raccontano solo quello che fa più comodo alla parte politica che sostengono.
pancho
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Iscritto il: 21/02/2012, 19:25

Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012

Messaggio da pancho »

camillobenso ha scritto:Nella gabbia dei matti


E’ uno strano gioco quello che da mesi si gioca in Europa e al di là dell’Atlantico nella sede dell’Fmi.

Lo sanno tutti che la Grecia non può restituire il debito contratto, perché quindi questa prolungata pantomina ad uso e consumo dei merli imbecilli?

I primi aiuti targati Ue-Bce alla Grecia, sono stati forniti non per salvare la Grecia, ma per salvare le banche tedesche, francesi ed altre che si erano esposte con lo Stato ellenico.

Lo sapevano che la Grecia non era in grado di onorare il debito alla scadenze prefissate.

Fornendo continuamente prestiti senza mettere i greci in condizioni di restituire il debito si aumentano sempre di più le difficoltà greche.

Timothy Garton Ash, lo storico britannico che collabora con Repubblica, ieri, occupandosi della Grecia faceva presente che non essendo un economista non era in grado di fornire soluzioni ad hoc, ma secondo lui, neppure gli economisti sono in grado di farlo.

Infatti, stiamo osservando ad una colpevole omertà,..nessuno che si cimenta a dimostrare che i mister Forbice di Berlinen and Bruxelles si stanno comportando da ragionieri da quattro soldi quando pensano che solo con l’austerità e tagliando le spese dello Stato greco, la Grecia possa essere messa in condizione di restituire i prestiti.

Alla Grecia occorre invece allungare i tempi di restituzione del debito e ridurre i tassi d’interesse, ma soprattutto occorreva da subito, dopo che le varie porcate attuate dai vari governi greci e da una fascia di banditi ellenici con i colletti bianchi in concorso con istituti di credito europeo, attuare un nuovo piano Marshall, oltre a favorire il turismo, mettendo in condizione un popolo di restituire i prestiti.

Occorre poi rendersi conto di come le due situazioni, greca e italiana siano identiche.

In primo luogo, la classe dirigente, politici ed imprenditori, da noi più politici, hanno messo in croce le finanze dello Stato. I cittadini greci come quelli italiani, che non hanno beneficiato nulla delle rapine, sono chiamati a ripianare il debito.

In Italia poi questa follia si ripete dopo diciotto anni dalla prima chiamata a ripianare il debito della classe dirigente della prima Repubblica. Cose piuttosto folli.

Le olimpiadi del 2004, sono state realizzate sotto i governi socialisti del Pasok di Kostas Simitis, con due obiettivi principali, quello di fare bella figura a livello internazionale e quello di fare affari con l’imprenditoria greca. Per questo motivo hanno truccato i libri contabili.

Sotto il governo di destra di Kostas Karamanlis avviene il riarmo greco. La Grecia non era in grado di affrontare una spesa di questo genere, ed è per questo che l’industria degli armamenti tedesca ha chiesto l’intervento delle banche tedesche a sostegno. Naturalmente le banche Srturtruppen ci hanno visto lo bono mercato e hanno sostenuto una fornitura che non andava effettuata.

Gli imprenditori greci arricchitisi con le olimpiadi, hanno esportato i loro capitali all’estero. Tra vecchi e nuovi arricchiti, i greci hanno portato all’estero 280 miliardi di euro. Sapevano e sanno che prima o poi il crac deve arrivare.

Anche in Grecia il tasso di evasione è alto.

Economisti, statisti, politici e giornalisti europei queste cose le sanno, ma raccontano solo quello che fa più comodo alla parte politica che sostengono.
Sia lodato.......Finalmente ci siamo arrivati! Come vedi e' una guarra tra classi. Chi vuol continuare a fare i c...i suoi e chi non se la sente piu' d'essere sfruttato. Inutle aggirare sempre il problema.
Ci potrebbe essere una via di mezzo come qualcuno tenta di proporre con troppa insistenza o e' una pia illusione questa?

Non mi riferirco direttamente a te, Conte, ma alla gran parte di opinionisti politici, cani da pastore, che solo ora sono costretti dalle evidenze a dire come stanno le cose. Purtroppo dentro questi ci stanno anche molti di noi,


un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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