La crisi dell'Europa
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Re: La crisi dell'Europa
Il punto di vista degli STRUMPTRUPPEN
Il piano segreto della Catalogna:
“La guerra e poi l’indipendenza”
• Ott 10, 2017
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Durante le perquisizioni in casa di Josep Maria Jové, braccio destro del leader indipendentista Junqueras, la Guardia Civil ha trovato, fra i vari documenti, il vero e proprio “piano segreto” dei partiti secessionisti per proclamare l’indipendenza della Catalogna. La strategia è denominata #EnfoCATs, o Reenfocant el procés d´independencia per un resultat exitós, e definisce le varie tappe del processo indipendentista. Secondo il documento, la dichiarazione unilaterale d’indipendenza (la Dui, come viene chiamata nel gergo politico spagnolo) che ha pianificato per oggi Carles Puigdemont, “genererà un conflitto che, se ben amministrato, può portare alla proclamazione di uno Stato, perché la Spagna non riconoscerà il diritto a indire un referendum, ma, in caso veda che tutto è perduto, lo lascerà fare e farà in modo che sia perso dai partiti secessionisti”. L’obiettivo della piattaforma indipendentista è perciò quella di giungere a un conflitto, non di evitarlo, ottenendo la capacità mediatica e politica di arrivare alla secessione. Questa determinazione a non evitare il conflitto, ma anzi, a sostenerlo, è evidente in un’altra parte della relazione, in cui si afferma: “Nel momento in cui si avrà una determinazione chiara della cittadinanza per dare sostegno ed essere coinvolti attivamente, e con la complicità internazionale, dobbiamo cominciare ad aumentare gradualmente il livello di conflitto in base alla risposta dello Stato, sotto la direzione e il coordinamento di tutti gli attori coinvolti e senza alcun genere di dubbio sulle azioni da mettere in campo e sul calendario”.
Come informa il quotidiano El Pais, a pagina 40 del documento rinvenuto dalla Guardia Civil si parla del futuro governo. Il piano include un comitato strategico e un comitato esecutivo. Nel comitato esecutivo, saranno inclusi i segretari generali della presidenza e delle vicepresidenza dei vari ministeri, i direttori delle officine di sviluppo e di autogoverno, professionisti esperti in vari settori e consiglieri vari contrattati a seconda della tematica da trattare. Il comitato strategico sarebbe invece formato dal presidente del Governo, quindi Puigdemont, dal vicepresidente, dai membri dei partiti indipendentisti e di tutta la piattaforma civica secessionista che è stata la colonna portante della campagna per il referendum, quindi Anc, Omnium e Ami. Soltanto una volta passato questo periodo di transizione in cui i partiti indipendentisti avranno preso le istituzioni, allora il governo di transizione “convocherà elezioni”.
Quello che risulta evidente in questo documento è in particolare la vera e propria ossessione per il calendario dell’indipendenza. Secondo il piano degli indipendentisti, il governo di transizione dovrebbe avere una durata di circa un anno, fino a settembre del 2018, che sarebbe la prima tappa di questo processo. Una volta passata la fase di transizione, si avrebbe un governo indipendentista con scadenza naturale al 2022. Almeno questo è il progetto della piattaforma indipendentista e del governo della Generalitat.
La road-map degli indipendenti stabilisce tre obiettivi fondamentali per raggiungere i propri obiettivi: far aderire la maggioranza dei cittadini, ispirare la fiducia e operare con garanzie precise. “Il conseguimento dei tre obiettivi è il minimo necessario per affrontare il processo con garanzie di successo”, dice l’autore del documento. A questo si aggiunge poi il dato fondamentale di ottenere il prima possibile la credibilità internazionale. In sostanza, quello che preoccupa la piattaforma indipendentista è che, una volta avviato questo processo di distacco, tutto debba avvenire in condizioni tali per cui la comunità internazionale ritenga credibile che ciò che è avvenuto in Catalogna sia il frutto di un processo democratico e che ha coinvolto la maggior parte della popolazione, con strategie specifiche che garantiscano la democraticità dei poteri e delle decisioni. In questo senso, è opportuno mettere in relazione questo piano con la Ley de ruptura, la legge di secessione promulgata dal parlamento catalano il 15 agosto. In quella legge già sono previste alcune strutture governative che avrebbero sostituito quelle dello Stato spagnolo una volta ottenuta l’indipendenza, ad esempio il Tribunale Costituzionale.
Nel documento, quello che scaturisce è l’elaborazione di tre scenari: il primo è la disconnessione da Madrid dopo un patto con lo Stato spagnolo; il secondo uno scontro totale con la Spagna che potrebbe anche essere di natura violenta; il terzo, invece, un assedio da parte della Spagna che contemplerebbe, nel primo periodo, “un’asfissia economica, giudiziaria e politica” nei confronti del governo separatista. Questo terzo scenario sembra quello che sta avvenendo in queste ore. In questo terzo scenario, il documento rivela che l’appoggio dei Mossos d’Esquadra non sarà soltanto necessario, ma anche dato per scontato. Nel documento si considerano i Mossos come coinvolti perfettamente nel processo indipendentista, anche soltanto dei vertici. In questo caso, se confermato il coinvolgimento attivo dei Mossos contro lo Stato, le accuse di sedizione per Trapero sarebbero certe.
http://www.occhidellaguerra.it/piano-se ... ipendenza/
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Come informa il quotidiano El Pais, a pagina 40 del documento rinvenuto dalla Guardia Civil si parla del futuro governo. Il piano include un comitato strategico e un comitato esecutivo. Nel comitato esecutivo, saranno inclusi i segretari generali della presidenza e delle vicepresidenza dei vari ministeri, i direttori delle officine di sviluppo e di autogoverno, professionisti esperti in vari settori e consiglieri vari contrattati a seconda della tematica da trattare. Il comitato strategico sarebbe invece formato dal presidente del Governo, quindi Puigdemont, dal vicepresidente, dai membri dei partiti indipendentisti e di tutta la piattaforma civica secessionista che è stata la colonna portante della campagna per il referendum, quindi Anc, Omnium e Ami. Soltanto una volta passato questo periodo di transizione in cui i partiti indipendentisti avranno preso le istituzioni, allora il governo di transizione “convocherà elezioni”.
Quello che risulta evidente in questo documento è in particolare la vera e propria ossessione per il calendario dell’indipendenza. Secondo il piano degli indipendentisti, il governo di transizione dovrebbe avere una durata di circa un anno, fino a settembre del 2018, che sarebbe la prima tappa di questo processo. Una volta passata la fase di transizione, si avrebbe un governo indipendentista con scadenza naturale al 2022. Almeno questo è il progetto della piattaforma indipendentista e del governo della Generalitat.
La road-map degli indipendenti stabilisce tre obiettivi fondamentali per raggiungere i propri obiettivi: far aderire la maggioranza dei cittadini, ispirare la fiducia e operare con garanzie precise. “Il conseguimento dei tre obiettivi è il minimo necessario per affrontare il processo con garanzie di successo”, dice l’autore del documento. A questo si aggiunge poi il dato fondamentale di ottenere il prima possibile la credibilità internazionale. In sostanza, quello che preoccupa la piattaforma indipendentista è che, una volta avviato questo processo di distacco, tutto debba avvenire in condizioni tali per cui la comunità internazionale ritenga credibile che ciò che è avvenuto in Catalogna sia il frutto di un processo democratico e che ha coinvolto la maggior parte della popolazione, con strategie specifiche che garantiscano la democraticità dei poteri e delle decisioni. In questo senso, è opportuno mettere in relazione questo piano con la Ley de ruptura, la legge di secessione promulgata dal parlamento catalano il 15 agosto. In quella legge già sono previste alcune strutture governative che avrebbero sostituito quelle dello Stato spagnolo una volta ottenuta l’indipendenza, ad esempio il Tribunale Costituzionale.
Nel documento, quello che scaturisce è l’elaborazione di tre scenari: il primo è la disconnessione da Madrid dopo un patto con lo Stato spagnolo; il secondo uno scontro totale con la Spagna che potrebbe anche essere di natura violenta; il terzo, invece, un assedio da parte della Spagna che contemplerebbe, nel primo periodo, “un’asfissia economica, giudiziaria e politica” nei confronti del governo separatista. Questo terzo scenario sembra quello che sta avvenendo in queste ore. In questo terzo scenario, il documento rivela che l’appoggio dei Mossos d’Esquadra non sarà soltanto necessario, ma anche dato per scontato. Nel documento si considerano i Mossos come coinvolti perfettamente nel processo indipendentista, anche soltanto dei vertici. In questo caso, se confermato il coinvolgimento attivo dei Mossos contro lo Stato, le accuse di sedizione per Trapero sarebbero certe.
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UncleTom ha scritto:Il punto di vista degli STRUMPTRUPPEN
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Come informa il quotidiano El Pais, a pagina 40 del documento rinvenuto dalla Guardia Civil si parla del futuro governo. Il piano include un comitato strategico e un comitato esecutivo. Nel comitato esecutivo, saranno inclusi i segretari generali della presidenza e delle vicepresidenza dei vari ministeri, i direttori delle officine di sviluppo e di autogoverno, professionisti esperti in vari settori e consiglieri vari contrattati a seconda della tematica da trattare. Il comitato strategico sarebbe invece formato dal presidente del Governo, quindi Puigdemont, dal vicepresidente, dai membri dei partiti indipendentisti e di tutta la piattaforma civica secessionista che è stata la colonna portante della campagna per il referendum, quindi Anc, Omnium e Ami. Soltanto una volta passato questo periodo di transizione in cui i partiti indipendentisti avranno preso le istituzioni, allora il governo di transizione “convocherà elezioni”.
Quello che risulta evidente in questo documento è in particolare la vera e propria ossessione per il calendario dell’indipendenza. Secondo il piano degli indipendentisti, il governo di transizione dovrebbe avere una durata di circa un anno, fino a settembre del 2018, che sarebbe la prima tappa di questo processo. Una volta passata la fase di transizione, si avrebbe un governo indipendentista con scadenza naturale al 2022. Almeno questo è il progetto della piattaforma indipendentista e del governo della Generalitat.
La road-map degli indipendenti stabilisce tre obiettivi fondamentali per raggiungere i propri obiettivi: far aderire la maggioranza dei cittadini, ispirare la fiducia e operare con garanzie precise. “Il conseguimento dei tre obiettivi è il minimo necessario per affrontare il processo con garanzie di successo”, dice l’autore del documento. A questo si aggiunge poi il dato fondamentale di ottenere il prima possibile la credibilità internazionale. In sostanza, quello che preoccupa la piattaforma indipendentista è che, una volta avviato questo processo di distacco, tutto debba avvenire in condizioni tali per cui la comunità internazionale ritenga credibile che ciò che è avvenuto in Catalogna sia il frutto di un processo democratico e che ha coinvolto la maggior parte della popolazione, con strategie specifiche che garantiscano la democraticità dei poteri e delle decisioni. In questo senso, è opportuno mettere in relazione questo piano con la Ley de ruptura, la legge di secessione promulgata dal parlamento catalano il 15 agosto. In quella legge già sono previste alcune strutture governative che avrebbero sostituito quelle dello Stato spagnolo una volta ottenuta l’indipendenza, ad esempio il Tribunale Costituzionale.
Nel documento, quello che scaturisce è l’elaborazione di tre scenari: il primo è la disconnessione da Madrid dopo un patto con lo Stato spagnolo; il secondo uno scontro totale con la Spagna che potrebbe anche essere di natura violenta; il terzo, invece, un assedio da parte della Spagna che contemplerebbe, nel primo periodo, “un’asfissia economica, giudiziaria e politica” nei confronti del governo separatista. Questo terzo scenario sembra quello che sta avvenendo in queste ore. In questo terzo scenario, il documento rivela che l’appoggio dei Mossos d’Esquadra non sarà soltanto necessario, ma anche dato per scontato. Nel documento si considerano i Mossos come coinvolti perfettamente nel processo indipendentista, anche soltanto dei vertici. In questo caso, se confermato il coinvolgimento attivo dei Mossos contro lo Stato, le accuse di sedizione per Trapero sarebbero certe.
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Re: La crisi dell'Europa
Notizia confermata dal Corriere della Sera
MA L'OVRA NON STA CONSENTO DI COMUNICARE
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Re: La crisi dell'Europa
«Conflitto, poi l’indipendenza»
Pubblicato documento con la strategia dei secessionisti. Coinvolti i Mossos d’Esquadra. Non è esclusa la «reazione violenta dello Stato», due fasi di governo fino al 2022
di Sara Gandolfi
Il «piano segreto» degli indipendentisti catalani diventa pubblico. A rivelarne il contenuto con grande tempismo, a poche ore dall’atteso discorso del «President» Carles Puigdemont , è stata la Guardia Civil che il 20 settembre scorso, durante una perquisizione in casa del braccio destro di Orios Junqueras, vicepresidente della Generalitat, aveva trovato il documento di otto pagine in cui si disegnano le tappe della secessione. Il lungo titolo è già un manifesto: «EnfoCATs. Rimettere a fuoco il processo di indipendenza per un risultato di successo. Proposta strategica».
PROSEGUIMENTO QUI:
http://www.corriere.it/esteri/17_ottobr ... 4526.shtml
CAUSA:
Pubblicato documento con la strategia dei secessionisti. Coinvolti i Mossos d’Esquadra. Non è esclusa la «reazione violenta dello Stato», due fasi di governo fino al 2022
di Sara Gandolfi
Il «piano segreto» degli indipendentisti catalani diventa pubblico. A rivelarne il contenuto con grande tempismo, a poche ore dall’atteso discorso del «President» Carles Puigdemont , è stata la Guardia Civil che il 20 settembre scorso, durante una perquisizione in casa del braccio destro di Orios Junqueras, vicepresidente della Generalitat, aveva trovato il documento di otto pagine in cui si disegnano le tappe della secessione. Il lungo titolo è già un manifesto: «EnfoCATs. Rimettere a fuoco il processo di indipendenza per un risultato di successo. Proposta strategica».
PROSEGUIMENTO QUI:
http://www.corriere.it/esteri/17_ottobr ... 4526.shtml
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Re: La crisi dell'Europa
ULTIM'ORA: Puigdemont: "La Catalogna ha il diritto di essere una repubblica indipendente"
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Re: La crisi dell'Europa
“Catalogna stato sovrano in forma repubblicana
Ma sospendiamo dichiarazione, serve dialogo”
Il presidente Puigdemont parla di fronte al Parlamento e annuncia la secessione dalla Spagna: “Quel
che farò è frutto del referendum”. Ma dal leader arriva il mezzo passo indietro per evitare lo scontro
Mondo
Doveva arrivare alle 18, ma solo un’ora dopo il presidente catalano Carles Puigdemont ha iniziato il suo discorso. Un momento atteso da giorni, perché deciderà il futuro della Catalogna e potrebbe includere la dichiarazione di indipendenza della regione. Il rinvio è stato deciso dopo che la presidente dell’assemblea Carme Forcadell ha ricevuto due richieste: una dello stesso Puigdemont che chiedeva un rinvio e un’altra dei capigruppo di Pp e Ciudadanos che chiedevano una sospensione di F. Q.
Ma sospendiamo dichiarazione, serve dialogo”
Il presidente Puigdemont parla di fronte al Parlamento e annuncia la secessione dalla Spagna: “Quel
che farò è frutto del referendum”. Ma dal leader arriva il mezzo passo indietro per evitare lo scontro
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Doveva arrivare alle 18, ma solo un’ora dopo il presidente catalano Carles Puigdemont ha iniziato il suo discorso. Un momento atteso da giorni, perché deciderà il futuro della Catalogna e potrebbe includere la dichiarazione di indipendenza della regione. Il rinvio è stato deciso dopo che la presidente dell’assemblea Carme Forcadell ha ricevuto due richieste: una dello stesso Puigdemont che chiedeva un rinvio e un’altra dei capigruppo di Pp e Ciudadanos che chiedevano una sospensione di F. Q.
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Re: La crisi dell'Europa
Catalogna, Puigdemont in Parlamento: “Stato indipendente in forma repubblicana”
Mondo
CRONACA ORA PER ORA - Il presidente vuole avviare il dialogo col governo centrale, ma allo stesso tempo assume il mandato per realizzare quanto stabilito dal referendum del primo ottobre. E ricorda che quanto sta accadendo nella regione è "affare europeo"
di F. Q. | 10 ottobre 2017
Assume il mandato affinché la Catalogna diventi uno “stato indipendente sotto forma di Repubblica”, ma allo stesso tempo sospende “la dichiarazione di indipendenza per avviare il dialogo, perché in questo momento serve a ridurre la tensione“. Una posizione a metà quella del presidente catalano Carles Puigdemont, che parla così davanti al Parlamento di Barcellona nel suo attesissimo discorso dopo il referendum del primo ottobre. “Si è creato un consenso amplissimo e trasversale sul fatto che il futuro dovessero deciderlo i catalani con un referendum”, ha detto, sottolineando che “milioni di cittadini sono arrivati alla conclusione che l’unica soluzione” fosse “che la Catalogna potesse diventare uno Stato, e il risultato delle ultime elezioni al Parlamento catalano è stato la dimostrazione”.
Il discorso doveva iniziare alle 18, ma è stato rinviato di un’ora, deciso dopo che alle 18 la presidente dell’assemblea Carme Forcadell ha ricevuto due richieste. Una di Puigdemont che chiedeva un rinvio di un’ora e un’altra dei capigruppo di Pp e Ciudadanos che chiedevano una sospensione della seduta. Forcadell ha convocato una riunione dell’ufficio di presidenza e della giunta dei capigruppo per esaminare le due richieste. E il presidente catalano, ha riferito la radio Rac1, è in contatto con mediatori internazionali. Sospendere la dichiarazione di indipendenza per avviare il dialogo
L’articolo 155 della Costituzione spagnola, intanto, è già sul tavolo del governo di Madrid come meccanismo di risposta a una possibile dichiarazione di indipendenza. L’articolo è semplice nella sua forma ma di delicata applicazione. Nessun governo, in 40 anni, ne aveva mai considerata l’adozione: per questo non è mai stato trasformato in legge. Si tratta quindi, come segnala il quotidiano catalano La Vanguardia, di una misura di carattere eccezionale che implica il controllo politico delle comunità autonome da parte dello Stato centrale. Il testo prevede infatti che il governo possa adottare “le misure necessarie” per “obbligare” con la forza una comunità autonoma al rispetto “degli impegni” che la Costituzione, o altre leggi, impongono e, nel caso in cui fosse necessario, e per “proteggere” gli interessi generali della nazione. Le circostanze in cui farlo sono, ovviamente, che una comunità abbia violato la Costituzione o abbia intentato gravemente contro gli interessi generali.
Il procedimento – La procedura stabilita dallo stesso articolo 155 prevede che innanzitutto il governo debba inviare una richiesta al presidente della comunità in questione. In questo caso, lo stesso premier Mariano Rajoy deve avvertire direttamente il presidente catalano Carles Puigdemont. In secondo luogo, il governo deve presentare la sua proposta di misure di controllo dell’autonomia al Senato, che le può approvare con maggioranza assoluta. A sua volta, la procedura di applicazione del 155 al Senato è regolata dall’articolo 189: il governo deve presentare una proposta chiara per ciascuna delle misure specifiche che intende adottare e la relativa possibilità di emendamenti. Anche se è stato oggetto di dibattito, gli esperti possono capire se, nel caso di procedure di emergenza, le misure possano essere approvate in modo diretto (in 2 o 3 giorni). La Vanguardia ricorda che il partito popolare di Rajoy possiede oggi la maggioranza assoluta nel Senato spagnolo.
Margini di manovra – L’articolo 155 concede molto margine al governo centrale, a condizione che abbia l’approvazione del Senato. Il governo può infatti controllare le finanze della Generalitat, può dare ordini e assumere il controllo dei dipartimenti, può licenziare all’interno della pubblica amministrazione e può sciogliere il Parlamento. Quello che però non può fare è implementare misure che presuppongano cambiamenti dello Statuto o della propria Costituzione. Ecco perché esperti ritengono che il 155 non prevede una sospensione né, ancora meno, una soppressione, dell’autonomia. Tuttavia, è ovvio che questa sarebbe molto limitata dal controllo totale o parziale dell’amministrazione statale. L’applicazione dell’articolo no ha limiti temporali: quello che indica la Costituzione è che si debba applicare fino a che non verrà ripristinata “la normalità costituzionale”.
CRONACA ORA PER ORA
19.44 – “Catalogna stato indipendente in forma repubblicana”
“Con il referendum la Catalogna ha guadagnato il diritto a essere uno Stato indipendente”, “la Catalogna deve essere ascoltata”, “siamo a un momento storico e come presidente della Generalitat assumo il mandato del popolo perché la Catalogna si converta in Stato indipendente di forma repubblicana”.
19.32 – “Per noi gli ultimi sono stati gli anni peggiori”
Il processo di autonomia della Catalogna ha “subito un’involuzione” nel quadro democratico spagnolo che anzi ha aperto ad una “ulteriore centralizzazione”. Da questo punto di vista, “gli ultimi anni sono stati i peggiori in 40 anni” di storia. Così il presidente catalano Carles Puigdemont nel suo intervento al Parlamento di Barcellona.
19.32 – “La Catalogna è stata umiliata”
La Catalogna è stata umiliata quando ha tentato di modificare il suo statuto “rispettando la Costituzione”. Lo ha detto il presidente catalano Carles Puigdemont, ricordando il testo di modifica dello statuto “tagliato” e “modificato” per due volte, tanto da diventare “irriconoscibile”. Il risultato è stata “un’umiliazione”.
19.29 – “Madrid ha messo pressione sulla Catalogna”
“L’azione dello Stato è riuscita a mettere pressione sul popolo della Catalogna, sono molto consapevole che c’è gente preoccupata per ciò che sta succedendo e che può succedere”.
19.25 – “Ringrazio chi ha votato no”
Nonostante gli sforzi per far saltare il referendum, “voglio ringraziare tutti coloro che hanno permesso si realizzasse. Chi ha votato sì, chi ha votato no, chi ha votato scheda bianca. Tutti hanno reso possibile” la consultazione.
19.23 – “Violenze nel giorno del voto, prima volta in Ue”
“Abbiamo visto una situazione estrema, è la prima volta nella storia della democrazia europea che una giornata elettorale” si snoda “tra le violenze della polizia”.
19.23 – “La Catalogna è un affare europeo”
“La Catalogna è un affare europeo. Non vi aspettate insulti, recriminazioni, il momento è molto critico, serio, dobbiamo essere qui per prenderci le nostre responsabilità, eliminare la tensione e non incrementarla con parole o gesti”.
19.22 – “Quello che farò è il risultato del referendum”
“Quello che presenterò qui è il risultato del primo ottobre, non una mia decisione personale, è la volontà del governo che presiedo, che ha mantenuto l’impegno di convocare il referendum e analizzare gli eventi successivi”.
19.20 – “Il momento è critico e serio”
“Il momento è critico e serio, dobbiamo essere tutti qui a prendere le nostre responsabilità. Sono qui dopo il risultato del referendum del primo ottobre per spiegare le conseguenze politiche che ne derivano. La Catalogna è un affare europeo. E’ un momento critico e serio e dobbiamo prenderci le nostre responsabilità per eliminare la tensione e non incrementarla”, ha detto Puidgemont.
19.18 – “Non dobbiamo alimentare la tensione”
“Sono qui dopo il risultato del referendum del primo ottobre per spiegare le conseguenze politiche che ne derivano. La Catalogna è un affare europeo. E’ un momento critico e serio e dobbiamo prenderci le nostre responsabilità per eliminare la tensione e non incrementarla”. Lo ha detto il presidente catalano Carles Puigdemont nel suo intervento al parlamento di Barcellona.
19.12 – Cup: “Nessun passo indietro”
“Il Pp e Ciudadanos vogliono boicottare la plenaria”, “nessun passo indietro. Bisogna proclamare la Repubblica”. Lo ha scritto su Twitter il partito Cup, a proposito della sessione plenaria nel parlamento regionale catalano e dell’eventuale dichiarazione di indipendenza della Catalogna.
19.11 – Inizia la seduta
Il presidente catalano Carles Puigdemont ha fatto ingresso nell’emiciclo del Parlamento di Barcellona. Sta iniziando la seduta sul processo di indipendenza catalana dopo un ritardo di più di un’ora.
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CRONACA ORA PER ORA - Il presidente vuole avviare il dialogo col governo centrale, ma allo stesso tempo assume il mandato per realizzare quanto stabilito dal referendum del primo ottobre. E ricorda che quanto sta accadendo nella regione è "affare europeo"
di F. Q. | 10 ottobre 2017
Assume il mandato affinché la Catalogna diventi uno “stato indipendente sotto forma di Repubblica”, ma allo stesso tempo sospende “la dichiarazione di indipendenza per avviare il dialogo, perché in questo momento serve a ridurre la tensione“. Una posizione a metà quella del presidente catalano Carles Puigdemont, che parla così davanti al Parlamento di Barcellona nel suo attesissimo discorso dopo il referendum del primo ottobre. “Si è creato un consenso amplissimo e trasversale sul fatto che il futuro dovessero deciderlo i catalani con un referendum”, ha detto, sottolineando che “milioni di cittadini sono arrivati alla conclusione che l’unica soluzione” fosse “che la Catalogna potesse diventare uno Stato, e il risultato delle ultime elezioni al Parlamento catalano è stato la dimostrazione”.
Il discorso doveva iniziare alle 18, ma è stato rinviato di un’ora, deciso dopo che alle 18 la presidente dell’assemblea Carme Forcadell ha ricevuto due richieste. Una di Puigdemont che chiedeva un rinvio di un’ora e un’altra dei capigruppo di Pp e Ciudadanos che chiedevano una sospensione della seduta. Forcadell ha convocato una riunione dell’ufficio di presidenza e della giunta dei capigruppo per esaminare le due richieste. E il presidente catalano, ha riferito la radio Rac1, è in contatto con mediatori internazionali. Sospendere la dichiarazione di indipendenza per avviare il dialogo
L’articolo 155 della Costituzione spagnola, intanto, è già sul tavolo del governo di Madrid come meccanismo di risposta a una possibile dichiarazione di indipendenza. L’articolo è semplice nella sua forma ma di delicata applicazione. Nessun governo, in 40 anni, ne aveva mai considerata l’adozione: per questo non è mai stato trasformato in legge. Si tratta quindi, come segnala il quotidiano catalano La Vanguardia, di una misura di carattere eccezionale che implica il controllo politico delle comunità autonome da parte dello Stato centrale. Il testo prevede infatti che il governo possa adottare “le misure necessarie” per “obbligare” con la forza una comunità autonoma al rispetto “degli impegni” che la Costituzione, o altre leggi, impongono e, nel caso in cui fosse necessario, e per “proteggere” gli interessi generali della nazione. Le circostanze in cui farlo sono, ovviamente, che una comunità abbia violato la Costituzione o abbia intentato gravemente contro gli interessi generali.
Il procedimento – La procedura stabilita dallo stesso articolo 155 prevede che innanzitutto il governo debba inviare una richiesta al presidente della comunità in questione. In questo caso, lo stesso premier Mariano Rajoy deve avvertire direttamente il presidente catalano Carles Puigdemont. In secondo luogo, il governo deve presentare la sua proposta di misure di controllo dell’autonomia al Senato, che le può approvare con maggioranza assoluta. A sua volta, la procedura di applicazione del 155 al Senato è regolata dall’articolo 189: il governo deve presentare una proposta chiara per ciascuna delle misure specifiche che intende adottare e la relativa possibilità di emendamenti. Anche se è stato oggetto di dibattito, gli esperti possono capire se, nel caso di procedure di emergenza, le misure possano essere approvate in modo diretto (in 2 o 3 giorni). La Vanguardia ricorda che il partito popolare di Rajoy possiede oggi la maggioranza assoluta nel Senato spagnolo.
Margini di manovra – L’articolo 155 concede molto margine al governo centrale, a condizione che abbia l’approvazione del Senato. Il governo può infatti controllare le finanze della Generalitat, può dare ordini e assumere il controllo dei dipartimenti, può licenziare all’interno della pubblica amministrazione e può sciogliere il Parlamento. Quello che però non può fare è implementare misure che presuppongano cambiamenti dello Statuto o della propria Costituzione. Ecco perché esperti ritengono che il 155 non prevede una sospensione né, ancora meno, una soppressione, dell’autonomia. Tuttavia, è ovvio che questa sarebbe molto limitata dal controllo totale o parziale dell’amministrazione statale. L’applicazione dell’articolo no ha limiti temporali: quello che indica la Costituzione è che si debba applicare fino a che non verrà ripristinata “la normalità costituzionale”.
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19.44 – “Catalogna stato indipendente in forma repubblicana”
“Con il referendum la Catalogna ha guadagnato il diritto a essere uno Stato indipendente”, “la Catalogna deve essere ascoltata”, “siamo a un momento storico e come presidente della Generalitat assumo il mandato del popolo perché la Catalogna si converta in Stato indipendente di forma repubblicana”.
19.32 – “Per noi gli ultimi sono stati gli anni peggiori”
Il processo di autonomia della Catalogna ha “subito un’involuzione” nel quadro democratico spagnolo che anzi ha aperto ad una “ulteriore centralizzazione”. Da questo punto di vista, “gli ultimi anni sono stati i peggiori in 40 anni” di storia. Così il presidente catalano Carles Puigdemont nel suo intervento al Parlamento di Barcellona.
19.32 – “La Catalogna è stata umiliata”
La Catalogna è stata umiliata quando ha tentato di modificare il suo statuto “rispettando la Costituzione”. Lo ha detto il presidente catalano Carles Puigdemont, ricordando il testo di modifica dello statuto “tagliato” e “modificato” per due volte, tanto da diventare “irriconoscibile”. Il risultato è stata “un’umiliazione”.
19.29 – “Madrid ha messo pressione sulla Catalogna”
“L’azione dello Stato è riuscita a mettere pressione sul popolo della Catalogna, sono molto consapevole che c’è gente preoccupata per ciò che sta succedendo e che può succedere”.
19.25 – “Ringrazio chi ha votato no”
Nonostante gli sforzi per far saltare il referendum, “voglio ringraziare tutti coloro che hanno permesso si realizzasse. Chi ha votato sì, chi ha votato no, chi ha votato scheda bianca. Tutti hanno reso possibile” la consultazione.
19.23 – “Violenze nel giorno del voto, prima volta in Ue”
“Abbiamo visto una situazione estrema, è la prima volta nella storia della democrazia europea che una giornata elettorale” si snoda “tra le violenze della polizia”.
19.23 – “La Catalogna è un affare europeo”
“La Catalogna è un affare europeo. Non vi aspettate insulti, recriminazioni, il momento è molto critico, serio, dobbiamo essere qui per prenderci le nostre responsabilità, eliminare la tensione e non incrementarla con parole o gesti”.
19.22 – “Quello che farò è il risultato del referendum”
“Quello che presenterò qui è il risultato del primo ottobre, non una mia decisione personale, è la volontà del governo che presiedo, che ha mantenuto l’impegno di convocare il referendum e analizzare gli eventi successivi”.
19.20 – “Il momento è critico e serio”
“Il momento è critico e serio, dobbiamo essere tutti qui a prendere le nostre responsabilità. Sono qui dopo il risultato del referendum del primo ottobre per spiegare le conseguenze politiche che ne derivano. La Catalogna è un affare europeo. E’ un momento critico e serio e dobbiamo prenderci le nostre responsabilità per eliminare la tensione e non incrementarla”, ha detto Puidgemont.
19.18 – “Non dobbiamo alimentare la tensione”
“Sono qui dopo il risultato del referendum del primo ottobre per spiegare le conseguenze politiche che ne derivano. La Catalogna è un affare europeo. E’ un momento critico e serio e dobbiamo prenderci le nostre responsabilità per eliminare la tensione e non incrementarla”. Lo ha detto il presidente catalano Carles Puigdemont nel suo intervento al parlamento di Barcellona.
19.12 – Cup: “Nessun passo indietro”
“Il Pp e Ciudadanos vogliono boicottare la plenaria”, “nessun passo indietro. Bisogna proclamare la Repubblica”. Lo ha scritto su Twitter il partito Cup, a proposito della sessione plenaria nel parlamento regionale catalano e dell’eventuale dichiarazione di indipendenza della Catalogna.
19.11 – Inizia la seduta
Il presidente catalano Carles Puigdemont ha fatto ingresso nell’emiciclo del Parlamento di Barcellona. Sta iniziando la seduta sul processo di indipendenza catalana dopo un ritardo di più di un’ora.
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Re: La crisi dell'Europa
INDIPENDENZA ALL’ITALIANA (Meglio così che la guerra civil)
•le reazioni su Twitter dopo il discorso: “Indipendenza Catalogna durata 6 secondi”
•le reazioni su Twitter dopo il discorso: “Indipendenza Catalogna durata 6 secondi”
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Re: La crisi dell'Europa
“Catalogna stato sovrano in forma repubblicana
Ma sospendiamo dichiarazione, serve dialogo”
Puigdemont annuncia l’addio alla Spagna. Ma il leader fa mezzo passo indietro per evitare lo scontro
El Pais: “Rajoy prepara risposta”. Vicepremier: “Leader catalano non sa dove si trova e dove sta andando”
Mondo
Assume il mandato affinché la Catalogna diventi uno “stato indipendente sotto forma di Repubblica”, ma allo stesso tempo sospende la dichiarazione di indipendenza per avviare il dialogo “con lo stato spagnolo”. Il presidente catalano Carles Puigdemont parla così davanti al Parlamento di Barcellona, nel suo attesissimo discorso dopo il referendum del primo ottobre: “Siamo gente normale, non siamo golpisti”, dice. Ma dall’opposizione arriva la critica: “E’ un golpe annunciato”
di F. Q.
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Re: La crisi dell'Europa
Versione STRUMPTRUPPEN.
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