MOVIMENTO 5 STELLE
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
Non credo che siano diventati adulti.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
giovedì 8 febbraio 2018
L'Acea in mano alla Raggi fa risorgere l'articolo 18 rottamando il Jobs Act.
Accordo tra sindacati e azienda. Le regole sul licenziamento per giusta causa tornano a quanto previsto dallo Statuto dei lavoratori prima del Jobs Act. Miceli (Filctem): il diritto del lavoro "rientra in fabbrica". Camusso (Cgil): una svolta
Ancora un'intesa no Jobs Act. L‘accordo integrativo sottoscritto da Acea di Roma e dai sindacati ripristina pienamente l‘articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, quello sul licenziamento per giusta causa. Un risultato accolto con grande soddisfazione dalla Cgil. "È il più importante accordo sottoscritto finora che prevede il ripristino dell’articolo 18 della legge 300 in modo esplicito e inequivocabile, com’era prima dell’entrata in vigore del Jobs Act”: così il segretario generale della Filctem Cgil Emilio Miceli.
Si tratta di "un atto di coraggio dei vertici aziendali cui rivolgiamo il nostro plauso – prosegue il segretario Filctem - e, insieme, il giusto premio nei confronti delle organizzazioni sindacali di categoria e aziendali per la tenacia nel voler raggiungere un risultato che hanno fortemente voluto e per il quale si sono coerentemente battuti”. Quest'accordo dimostra che "l’abolizione dell’articolo 18 non è strategica per l’impresa, ma soltanto una rozza limitazione della libertà individuale dei lavoratori e una conseguente rottura unilaterale dell’equilibrio tra imprenditore e lavoratore. Almeno in Acea possiamo affermare che, da oggi, il diritto del lavoro ha varcato nuovamente i cancelli di una fabbrica”.
Miceli evidenzia che l'integrativo firmato in Acea "è qualificante per la sua concezione moderna nel governo di un servizio che vuole migliorare la vita dei cittadini, scegliendo la strada della partecipazione, dell'innovazione organizzativa, di un approccio sobrio e non smisurato verso il welfare". Per il segretario generale della Filctem Cgil "in una fase storica come questa, che vede un’ingerenza pericolosa dell’innovazione tecnologica tendente a limitare la libertà soggettiva di ogni singolo lavoratore, è di grande valore aver concordato una gestione contrattuale dei controlli a distanza che si fondi sul rispetto della normativa sulla privacy. È un punto di equilibrio importante tra le esigenze di organizzazione e di innovazione aziendale e il rispetto della dignità dei lavoratori".
Molto positivo anche il giudizio di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil: questo atto "può segnare un punto di svolta che potrà consentire, anche a quell’azienda, di essere attenta non solo ai bisogni del management e della politica, ma a quelli ben più importanti dei cittadini e dei lavoratori”.
Per Camusso “quanto sottoscritto in Acea apre una nuova fase della contrattazione. Abbiamo avuto come obiettivo il miglioramento delle condizioni di lavoro attraverso la riconquista di diritti che il legislatore, sbagliando, riteneva superati e inutili. Diritti la cui cancellazione ha provocato una ricaduta negativa non solo sull’insieme delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche sui livelli qualitativi dei servizi erogati e della soddisfazione degli utenti e sui risultati economici dell’impresa”.
“Acea ha dimostrato coraggio, ma non è la sola che si sta muovendo in questa direzione. Finalmente - aggiunge il segretario generale della Cgil - anche le aziende si rendono conto della necessità di puntare su occupazione, produzione e investimenti di qualità, che non possono basarsi sul sistema di paura e ricatto introdotto dalle norme del Jobs Act”. “Un mondo del lavoro e dell’impresa cambiato - continua - che per competere non chiede più ordine e disciplina, ma creatività e collaborazione”.
“Per questo - sostiene il leader della Cgil - servono nuovi diritti che sappiano tutelare al contempo il lavoro esistente e quello futuro. Noi - ricorda - abbiamo messo in campo una legge di iniziativa popolare, la ‘Carta universale dei diritti’, sulla quale abbiamo raccolto oltre 1.300.000 firme”. “L’accordo Acea - conclude Camusso - si inserisce nella campagna per dare al mondo del lavoro nuove tutele e nuovi diritti, ed è subordinato al voto delle lavoratrici e dei lavoratori. Un atto di democrazia reale e concreto”.
Paolo11
L'Acea in mano alla Raggi fa risorgere l'articolo 18 rottamando il Jobs Act.
Accordo tra sindacati e azienda. Le regole sul licenziamento per giusta causa tornano a quanto previsto dallo Statuto dei lavoratori prima del Jobs Act. Miceli (Filctem): il diritto del lavoro "rientra in fabbrica". Camusso (Cgil): una svolta
Ancora un'intesa no Jobs Act. L‘accordo integrativo sottoscritto da Acea di Roma e dai sindacati ripristina pienamente l‘articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, quello sul licenziamento per giusta causa. Un risultato accolto con grande soddisfazione dalla Cgil. "È il più importante accordo sottoscritto finora che prevede il ripristino dell’articolo 18 della legge 300 in modo esplicito e inequivocabile, com’era prima dell’entrata in vigore del Jobs Act”: così il segretario generale della Filctem Cgil Emilio Miceli.
Si tratta di "un atto di coraggio dei vertici aziendali cui rivolgiamo il nostro plauso – prosegue il segretario Filctem - e, insieme, il giusto premio nei confronti delle organizzazioni sindacali di categoria e aziendali per la tenacia nel voler raggiungere un risultato che hanno fortemente voluto e per il quale si sono coerentemente battuti”. Quest'accordo dimostra che "l’abolizione dell’articolo 18 non è strategica per l’impresa, ma soltanto una rozza limitazione della libertà individuale dei lavoratori e una conseguente rottura unilaterale dell’equilibrio tra imprenditore e lavoratore. Almeno in Acea possiamo affermare che, da oggi, il diritto del lavoro ha varcato nuovamente i cancelli di una fabbrica”.
Miceli evidenzia che l'integrativo firmato in Acea "è qualificante per la sua concezione moderna nel governo di un servizio che vuole migliorare la vita dei cittadini, scegliendo la strada della partecipazione, dell'innovazione organizzativa, di un approccio sobrio e non smisurato verso il welfare". Per il segretario generale della Filctem Cgil "in una fase storica come questa, che vede un’ingerenza pericolosa dell’innovazione tecnologica tendente a limitare la libertà soggettiva di ogni singolo lavoratore, è di grande valore aver concordato una gestione contrattuale dei controlli a distanza che si fondi sul rispetto della normativa sulla privacy. È un punto di equilibrio importante tra le esigenze di organizzazione e di innovazione aziendale e il rispetto della dignità dei lavoratori".
Molto positivo anche il giudizio di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil: questo atto "può segnare un punto di svolta che potrà consentire, anche a quell’azienda, di essere attenta non solo ai bisogni del management e della politica, ma a quelli ben più importanti dei cittadini e dei lavoratori”.
Per Camusso “quanto sottoscritto in Acea apre una nuova fase della contrattazione. Abbiamo avuto come obiettivo il miglioramento delle condizioni di lavoro attraverso la riconquista di diritti che il legislatore, sbagliando, riteneva superati e inutili. Diritti la cui cancellazione ha provocato una ricaduta negativa non solo sull’insieme delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche sui livelli qualitativi dei servizi erogati e della soddisfazione degli utenti e sui risultati economici dell’impresa”.
“Acea ha dimostrato coraggio, ma non è la sola che si sta muovendo in questa direzione. Finalmente - aggiunge il segretario generale della Cgil - anche le aziende si rendono conto della necessità di puntare su occupazione, produzione e investimenti di qualità, che non possono basarsi sul sistema di paura e ricatto introdotto dalle norme del Jobs Act”. “Un mondo del lavoro e dell’impresa cambiato - continua - che per competere non chiede più ordine e disciplina, ma creatività e collaborazione”.
“Per questo - sostiene il leader della Cgil - servono nuovi diritti che sappiano tutelare al contempo il lavoro esistente e quello futuro. Noi - ricorda - abbiamo messo in campo una legge di iniziativa popolare, la ‘Carta universale dei diritti’, sulla quale abbiamo raccolto oltre 1.300.000 firme”. “L’accordo Acea - conclude Camusso - si inserisce nella campagna per dare al mondo del lavoro nuove tutele e nuovi diritti, ed è subordinato al voto delle lavoratrici e dei lavoratori. Un atto di democrazia reale e concreto”.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
.....DON FARINELLA COME MONTANELLI......................
IlFattoQuotidiano.it / BLOG di Paolo Farinella
Elezioni 2018, voterò 5stelle turandomi il naso. Ma spero in una nuova legge elettorale decente
Elezioni Politiche 2018 | 11 febbraio 2018
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Paolo Farinella
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Chiuse le liste dei nominati, accuratamente scelti tra i peggiori dei pessimi, ora tocca noi. La legge elettorale obbrobrio, imposta da Matteo Renzi, ha un solo obiettivo: nauseare gli elettori da convincerli a starsene a casa. Così alle urne andranno solo i fedelissimi per assicurare che inquisiti, corrotti e anche collusi con la mafia scalino il Parlamento, ormai dominato da impresentabili e anche peggio. Eccelle Berlusconi che si schiera contro l’immigrazione lui che invitò l’Africa del nord a venire in Italia perché lui si faceva Garante. Provare a vedere questo video che tra l’altro è esilarante.
Segue il Pd di Renzi, lo spergiuro che aveva giurato di lasciare la politica se avesse perso il referendum e invece candida in sicurezza blindata la Maria Elena Boschi-Etruria in ben cinque collegi per essere sicuro che possa riprovarci: «È del tutto evidente che se perdo il referendum costituzionale, considero fallita la mia esperienza in politica» (2015). La Lega è accusata di appropriazione indebita, i 5Stelle hanno qualche défaillance. In Liguria ben quattro candidati (Lega-2, FI-1, Pd-1) sono coinvolti in vicende giudiziarie. Avanti, popolo alla riscossa!
Come aventi diritto al voto, dovremmo stare a casa, ma faremmo il gioco di «lorsignori». Non ci resta che boicottarli col voto, nello spirito dello storico «Resistere! Resistere! Resistere!». Nelle guerre antiche, come anche nell’ultima guerra mondiale (ad esempio in Polonia) per confondere gli occupanti, i cittadini invertivano le targhe delle vie così che il nemico non poteva utilizzare le mappe.
Per resistere boicottando Renzi e i suoi compagni destrorsi di merenda, non si vota Emma Bonino perché raggiungendo tra l’1% e il 2% rafforza il mezzo toscano. Non lo capisce nemmeno Prodi Romano che, destatosi dal letargo, è solo capace di confondere fischi e fiaschi. L’oscena legge elettorale è un insulto all’intelligenza dei votanti e un colpo di pistola alla legalità. Non elegge un parlamento, ma ci trasforma in complici di avallare uomini e donne «nominati» con processi in corso, o comunque accusati di gravi illegalità. Con i listini bloccati, Renzi & complici hanno già deciso chi deve stare o non stare in Parlamento. Maria Elena Etruria non è paracadutata solo in Trentino, ma in sei (dicesi cinque) listini sicuri, condizionando anche l’elezione dei cinque che la seguono nelle liste. Dov’è il voto libero segreto e personale come impone la Costituzione?
LeU di Piero Grasso è un’accozzaglia, una piccola mandria di capetti isolati col vuoto ognuno: Fassina, Bersani, Civati, Fratoianni (in Liguria: Cofferati, Pastorino, Quaranta) sono soli disposti a tutto per garantirsi un posto al sole. Saranno costretti ad allearsi con Renzi, se vorranno almeno avere il latte della mucca nel corridoio di Bersani. Faranno fuori Grasso con un semplice sms. Restano i 5Stelle, che tutti attaccano concentricamente e a fuoco incrociato. Chissà perché! O è pura fifa? Fa impressione vedere che i competenti, i bocconiani, gli esperti, i capaci, quelli che hanno ridotto il Paese in macerie, hanno paura.
Il M 5 stelle non mi piace per la non-democrazia interna, per essere non «post-ideologico», ma semplicemente «sine-ideologia» e quindi senza ideali grandi, ma con orizzonti di convenienza e pragmatici. L’ex leghista Gianluigi Paragone si dice pronto a fare da tramite tra M5S e Lega, come anche la scelta di Emilio Carelli ex funzionario di Berlusconi a Canale 5, mi fanno rabbrividire. Li ho votati solo alla Camera (non al Senato) alle Elezioni politiche del 2013. Se fossero elezioni democratiche non li voterei, ma queste del 2018 sono elezioni transitorie, cioè provvisorie. La Corte Costituzionale boccerà questa legge elettorale come incostituzionale, per cui si tornerà a votare entro un anno, massimo un anno e mezzo.
Anche se i 5Stelle dovessero vincere e prendersi tutto (cosa improbabile e impossibile con questa legge) non avrebbero il tempo di fare eccessivi dànni, che, comunque, sarebbero meno rovinosi di quelli fatti da Berlusconi/Lega che hanno affossato l’Italia e quelli dei governi «a-democratici» di Letta, Monti, Renzi e Gentiloni, mai eletti. Quest’ultimo, poi, vergognosamente utilizza il governo e i soldi degli italiani per fare propaganda al Pd, dando mance come merce di scambio elettorale.
Considerato, quindi, che le prossime sono elezioni di passaggio o provvisorie, voterò 5Stelle, con tutte le riserve del caso: se tutti gli dànno addosso «gatta ci cova» e io covo la gatta. A loro merito: sono i più puliti, non rubano, anzi restituiscono parte dei rimborsi – fatto unico nella storia della Repubblica – che altri prendono con grinfie fameliche. Non fanno accordi con Berlusconi, ma hanno difeso la Costituzione. Come in questa legislatura, potrebbero essere l’unica opposizione decente, la sola che difende il principio di legalità. Più forte sarà la loro opposizione, più sana sarà la Repubblica.
Alle successive elezioni, con una nuova legge elettorale, proporzionale e voto disgiunto, valuterò i nuovi scenari, le nuove aggregazioni, i nuovi partiti e i nuovi candidati. Sarà un’altra storia.
Prima di continuare
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Segue il Pd di Renzi, lo spergiuro che aveva giurato di lasciare la politica se avesse perso il referendum e invece candida in sicurezza blindata la Maria Elena Boschi-Etruria in ben cinque collegi per essere sicuro che possa riprovarci: «È del tutto evidente che se perdo il referendum costituzionale, considero fallita la mia esperienza in politica» (2015). La Lega è accusata di appropriazione indebita, i 5Stelle hanno qualche défaillance. In Liguria ben quattro candidati (Lega-2, FI-1, Pd-1) sono coinvolti in vicende giudiziarie. Avanti, popolo alla riscossa!
Come aventi diritto al voto, dovremmo stare a casa, ma faremmo il gioco di «lorsignori». Non ci resta che boicottarli col voto, nello spirito dello storico «Resistere! Resistere! Resistere!». Nelle guerre antiche, come anche nell’ultima guerra mondiale (ad esempio in Polonia) per confondere gli occupanti, i cittadini invertivano le targhe delle vie così che il nemico non poteva utilizzare le mappe.
Per resistere boicottando Renzi e i suoi compagni destrorsi di merenda, non si vota Emma Bonino perché raggiungendo tra l’1% e il 2% rafforza il mezzo toscano. Non lo capisce nemmeno Prodi Romano che, destatosi dal letargo, è solo capace di confondere fischi e fiaschi. L’oscena legge elettorale è un insulto all’intelligenza dei votanti e un colpo di pistola alla legalità. Non elegge un parlamento, ma ci trasforma in complici di avallare uomini e donne «nominati» con processi in corso, o comunque accusati di gravi illegalità. Con i listini bloccati, Renzi & complici hanno già deciso chi deve stare o non stare in Parlamento. Maria Elena Etruria non è paracadutata solo in Trentino, ma in sei (dicesi cinque) listini sicuri, condizionando anche l’elezione dei cinque che la seguono nelle liste. Dov’è il voto libero segreto e personale come impone la Costituzione?
LeU di Piero Grasso è un’accozzaglia, una piccola mandria di capetti isolati col vuoto ognuno: Fassina, Bersani, Civati, Fratoianni (in Liguria: Cofferati, Pastorino, Quaranta) sono soli disposti a tutto per garantirsi un posto al sole. Saranno costretti ad allearsi con Renzi, se vorranno almeno avere il latte della mucca nel corridoio di Bersani. Faranno fuori Grasso con un semplice sms. Restano i 5Stelle, che tutti attaccano concentricamente e a fuoco incrociato. Chissà perché! O è pura fifa? Fa impressione vedere che i competenti, i bocconiani, gli esperti, i capaci, quelli che hanno ridotto il Paese in macerie, hanno paura.
Il M 5 stelle non mi piace per la non-democrazia interna, per essere non «post-ideologico», ma semplicemente «sine-ideologia» e quindi senza ideali grandi, ma con orizzonti di convenienza e pragmatici. L’ex leghista Gianluigi Paragone si dice pronto a fare da tramite tra M5S e Lega, come anche la scelta di Emilio Carelli ex funzionario di Berlusconi a Canale 5, mi fanno rabbrividire. Li ho votati solo alla Camera (non al Senato) alle Elezioni politiche del 2013. Se fossero elezioni democratiche non li voterei, ma queste del 2018 sono elezioni transitorie, cioè provvisorie. La Corte Costituzionale boccerà questa legge elettorale come incostituzionale, per cui si tornerà a votare entro un anno, massimo un anno e mezzo.
Anche se i 5Stelle dovessero vincere e prendersi tutto (cosa improbabile e impossibile con questa legge) non avrebbero il tempo di fare eccessivi dànni, che, comunque, sarebbero meno rovinosi di quelli fatti da Berlusconi/Lega che hanno affossato l’Italia e quelli dei governi «a-democratici» di Letta, Monti, Renzi e Gentiloni, mai eletti. Quest’ultimo, poi, vergognosamente utilizza il governo e i soldi degli italiani per fare propaganda al Pd, dando mance come merce di scambio elettorale.
Considerato, quindi, che le prossime sono elezioni di passaggio o provvisorie, voterò 5Stelle, con tutte le riserve del caso: se tutti gli dànno addosso «gatta ci cova» e io covo la gatta. A loro merito: sono i più puliti, non rubano, anzi restituiscono parte dei rimborsi – fatto unico nella storia della Repubblica – che altri prendono con grinfie fameliche. Non fanno accordi con Berlusconi, ma hanno difeso la Costituzione. Come in questa legislatura, potrebbero essere l’unica opposizione decente, la sola che difende il principio di legalità. Più forte sarà la loro opposizione, più sana sarà la Repubblica.
Alle successive elezioni, con una nuova legge elettorale, proporzionale e voto disgiunto, valuterò i nuovi scenari, le nuove aggregazioni, i nuovi partiti e i nuovi candidati. Sarà un’altra storia.
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Purtroppo il tipo di giornalismo che cerchiamo di offrirti richiede tempo e molto denaro. I ricavi della pubblicità ci aiutano a pagare tutti i collaboratori necessari per garantire sempre lo standard di informazione che amiamo, ma non sono sufficienti per coprire i costi de ilfattoquotidiano.it.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
LIBRE news
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segnalazioni
Un boom dei 5 Stelle inguaierebbe i padrini occulti di Grillo?
Scritto il 12/2/18 • nella Categoria: idee Condividi Tweet
Vuoi vedere che, votando in massa per i 5 Stelle, si finisce per mettere nei guai gli sponsor occulti di Grillo e Casaleggio? «La condotta dei vertici pentastellati rivela un disegno ormai palese, interamente organico al potere. Ma non bisogna dimenticare gli elettori, i militanti e molti degli stessi parlamentari: sono brave persone, convinte di impegnarsi davvero per migliorare l’Italia». Se per ipotesi andassero al governo, «alla fine qualcosa di buono dovrebbero pur fare, pena il crollo del consenso interno e la perdita della fiducia dei loro elettori». Ragionamento in libertà che porta la firma di Fausto Carotenuto, già “allievo” di Mino Pecorelli, giornalista assassinato durante gli anni di piombo. Per molti anni analista geopolitico dei servizi segreti italiani e consulente dell’intelligence Nato, Carotenuto – ora promotore del network “Coscienze in Rete” – ha sviluppato una sua teoria, spiritualista, sulla filosofia che reggerebbe il mondo: il potere sarebbe saldamente nelle mani di “piramidi oscure” (sempre le stesse, «gesuitico-massoniche»), le cui malefatte però produrrebbero il risultato di «risvegliare gradualmente le coscienze, proprio attraverso le sofferenze inflitte».
Carotenuto è un teorico del “risveglio”: sostiene che ormai, anche in Italia, un cittadino su tre non si fidi più del mainstream politico-mediatico. Al quale, a suo parere, il Movimento 5 Stelle appartiene a pieno titolo, nel ruolo di “gatekeeper”: sarebbe un controllore del dissenso, da convogliare verso forme innocue per l’establishment. «Basta vedere chi sono gli assessori romani, tutti suggeriti dallo studio legale di Previti da cui la Raggi proviene, o le frequentazioni di Di Maio nei peggiori circuiti finanziari internazionali, che si è premurato di rassicurare, spiegando che – con lui a Palazzo Chigi – il potere non avrebbe nulla da temere: non per niente, i ministri non sarebbero grillini, ma tecnici, cioè provenienti da quel mondo che Grillo, nel 2013, aveva promesso di “aprire come una scatola di sardine”». Ai microfoni di “Forme d’Onda”, Carotenuto sostiene che non c’è da farsi illusioni, anche nell’eventualità – praticamente impossibile, sondaggi alla mano – di un governo pentastellato. «I Casaleggio non piovono dal cielo: qualcuno ce li ha mandati», ben sapendo che serviva qualcosa di nuovo per “smontare” la rabbia popolare contro i vecchi partiti, «sostanzialmente pedine, tutti quanti, delle stesse “piramidi oscure”».
Secondo Carotenuto, «ogni partito ha in sé entrambe le componenti», ovvero «la destra egoistica», incarnata da personaggi come Bush, Trump e Berlusconi, e la controparte più farisaica, «che a parole si richiama all’umanesimo massonico dei diritti ma solo per attrarre consenso», finendo poi per fare la stessa politica del socio occulto, l’ala destra. «Due facce della stessa medaglia». I 5 Stelle? «Sono espressione di questa seconda categoria, quella degli “amici del popolo”». Obiettivo: «Manipolare i buoni sentimenti di milioni di cittadini, sinceramente democratici». Però attenzione: «Di questo, i grillini nemmeno si accorgono: non sanno di essere manipolati». Il bicchiere mezzo pieno? «Intanto esistono, sono lì, e hanno nobili aspettative di giustizia sociale, di rispetto dell’ambiente e dei territori. Sognano una società più giusta: non sarà facile liquidarli». Come dire: se il Movimento 5 Stelle è stato fabbricato dal potere per neutralizzare il dissenso, non è detto che poi la comunità grillina non possa incidere, al di là dei piani dei fondatori, cioè dei loro presunti mandanti rimasti nell’ombra.
E’ vero, finora Grillo e i Casaleggio «li hanno gestiti in modo osceno», con pratiche da caserma, «buttando fuori chiunque osasse alzare la mano per dire la sua». Così, dal programma sono spariti gli accenti originari e più radicali». Uno su tutti, la contestazione dell’euro e dell’Unione Europea. «Per non parlare della pagina, pietosa, dei vaccini: anziché attaccarli, come gli elettori 5 Stelle si sarebbero aspettati, hanno evitato di fare la guerra al decreto Lorenzin: adesso, di fronte alle proteste di milioni di famiglie, Di Maio dice che eliminerebbe l’obbligo vaccinale, ma i vaccini continuerebbe a consigliarli caldamente», fingendo di non sapere cosa significhino, per la salute, e che tipo di business alimentino. Con ciò, conclude Carotenuto, «bisogna però ammettere che il programma dei 5 Stelle, anche privo di molti temi originari, è comunque pieno di buoni spunti: siamo sicuri che non verrebbero attuati, nell’ipotesi in cui dovessero davvero andare al governo?».
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Un boom dei 5 Stelle inguaierebbe i padrini occulti di Grillo?
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Vuoi vedere che, votando in massa per i 5 Stelle, si finisce per mettere nei guai gli sponsor occulti di Grillo e Casaleggio? «La condotta dei vertici pentastellati rivela un disegno ormai palese, interamente organico al potere. Ma non bisogna dimenticare gli elettori, i militanti e molti degli stessi parlamentari: sono brave persone, convinte di impegnarsi davvero per migliorare l’Italia». Se per ipotesi andassero al governo, «alla fine qualcosa di buono dovrebbero pur fare, pena il crollo del consenso interno e la perdita della fiducia dei loro elettori». Ragionamento in libertà che porta la firma di Fausto Carotenuto, già “allievo” di Mino Pecorelli, giornalista assassinato durante gli anni di piombo. Per molti anni analista geopolitico dei servizi segreti italiani e consulente dell’intelligence Nato, Carotenuto – ora promotore del network “Coscienze in Rete” – ha sviluppato una sua teoria, spiritualista, sulla filosofia che reggerebbe il mondo: il potere sarebbe saldamente nelle mani di “piramidi oscure” (sempre le stesse, «gesuitico-massoniche»), le cui malefatte però produrrebbero il risultato di «risvegliare gradualmente le coscienze, proprio attraverso le sofferenze inflitte».
Carotenuto è un teorico del “risveglio”: sostiene che ormai, anche in Italia, un cittadino su tre non si fidi più del mainstream politico-mediatico. Al quale, a suo parere, il Movimento 5 Stelle appartiene a pieno titolo, nel ruolo di “gatekeeper”: sarebbe un controllore del dissenso, da convogliare verso forme innocue per l’establishment. «Basta vedere chi sono gli assessori romani, tutti suggeriti dallo studio legale di Previti da cui la Raggi proviene, o le frequentazioni di Di Maio nei peggiori circuiti finanziari internazionali, che si è premurato di rassicurare, spiegando che – con lui a Palazzo Chigi – il potere non avrebbe nulla da temere: non per niente, i ministri non sarebbero grillini, ma tecnici, cioè provenienti da quel mondo che Grillo, nel 2013, aveva promesso di “aprire come una scatola di sardine”». Ai microfoni di “Forme d’Onda”, Carotenuto sostiene che non c’è da farsi illusioni, anche nell’eventualità – praticamente impossibile, sondaggi alla mano – di un governo pentastellato. «I Casaleggio non piovono dal cielo: qualcuno ce li ha mandati», ben sapendo che serviva qualcosa di nuovo per “smontare” la rabbia popolare contro i vecchi partiti, «sostanzialmente pedine, tutti quanti, delle stesse “piramidi oscure”».
Secondo Carotenuto, «ogni partito ha in sé entrambe le componenti», ovvero «la destra egoistica», incarnata da personaggi come Bush, Trump e Berlusconi, e la controparte più farisaica, «che a parole si richiama all’umanesimo massonico dei diritti ma solo per attrarre consenso», finendo poi per fare la stessa politica del socio occulto, l’ala destra. «Due facce della stessa medaglia». I 5 Stelle? «Sono espressione di questa seconda categoria, quella degli “amici del popolo”». Obiettivo: «Manipolare i buoni sentimenti di milioni di cittadini, sinceramente democratici». Però attenzione: «Di questo, i grillini nemmeno si accorgono: non sanno di essere manipolati». Il bicchiere mezzo pieno? «Intanto esistono, sono lì, e hanno nobili aspettative di giustizia sociale, di rispetto dell’ambiente e dei territori. Sognano una società più giusta: non sarà facile liquidarli». Come dire: se il Movimento 5 Stelle è stato fabbricato dal potere per neutralizzare il dissenso, non è detto che poi la comunità grillina non possa incidere, al di là dei piani dei fondatori, cioè dei loro presunti mandanti rimasti nell’ombra.
E’ vero, finora Grillo e i Casaleggio «li hanno gestiti in modo osceno», con pratiche da caserma, «buttando fuori chiunque osasse alzare la mano per dire la sua». Così, dal programma sono spariti gli accenti originari e più radicali». Uno su tutti, la contestazione dell’euro e dell’Unione Europea. «Per non parlare della pagina, pietosa, dei vaccini: anziché attaccarli, come gli elettori 5 Stelle si sarebbero aspettati, hanno evitato di fare la guerra al decreto Lorenzin: adesso, di fronte alle proteste di milioni di famiglie, Di Maio dice che eliminerebbe l’obbligo vaccinale, ma i vaccini continuerebbe a consigliarli caldamente», fingendo di non sapere cosa significhino, per la salute, e che tipo di business alimentino. Con ciò, conclude Carotenuto, «bisogna però ammettere che il programma dei 5 Stelle, anche privo di molti temi originari, è comunque pieno di buoni spunti: siamo sicuri che non verrebbero attuati, nell’ipotesi in cui dovessero davvero andare al governo?».
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
Sì, adesso anche Don Farinella spacca il capello in 4. Vuol dire che, ammesso che s'intenda di politica, gli piace di più un movimento senza identità (non sono neanche così onesti) che a uno che quanto meno prova a porsi il problema di come diminuire le disuguaglianze, visto che in questi anni anche le sinistre molte volte non l'hanno fatto. Ma non è che non esiste più la distinzione destre (ce ne sono più di una ma in Italia purtroppo quando gli serve riescono a unirsi) e sinistra.UncleTom ha scritto: LeU di Piero Grasso è un’accozzaglia, una piccola mandria di capetti isolati col vuoto ognuno: Fassina, Bersani, Civati, Fratoianni (in Liguria: Cofferati, Pastorino, Quaranta) sono soli disposti a tutto per garantirsi un posto al sole. Saranno costretti ad allearsi con Renzi, se vorranno almeno avere il latte della mucca nel corridoio di Bersani. Faranno fuori Grasso con un semplice sms. Restano i 5Stelle, che tutti attaccano concentricamente e a fuoco incrociato. Chissà perché! O è pura fifa? Fa impressione vedere che i competenti, i bocconiani, gli esperti, i capaci, quelli che hanno ridotto il Paese in macerie, hanno paura.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
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Fango, la “sovragestione” all’opera: è il turno dei 5 Stelle
Scritto il 15/2/18 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
«Tranquilli: prima delle elezioni salterà fuori una grana, per azzoppare i 5 Stelle». Detto fatto: a tre settimane dal voto esplode il caso dei parlamentari “furbetti” che avrebbero evitato di versare al fondo-aziende una parte dello stipendio. Giusto in tempo per consentire a Renzi (da che pulpito) di qualificare Di Maio come “il capo degli impresentabili”, mentre la crepa nel muro grillino diventa un Vajont, con l’oscuro e quasi onnipotente David Borrelli, braccio destro di Casaleggio, che divorzia precipitosamente dal movimento. Bufera su cui i media banchettano, mettendo alla berlina i presunti moralizzatori. La “Stampa” descrive Borrelli come «l’anello di congiunzione» tra Gianroberto Casaleggio e il mondo delle Pmi venete. «È membro del pensatoio di Confapri, l’associazione delle piccole imprese fondata dal futuro assessore di Roma Max Colomban e da Arturo Artom, due nomi chiave nel mondo imprenditoriale della galassia dei Casaleggio», scrive il quotidiano torinese. «Nel 2014 viene accusato di stalking dall’ex senatrice Paola De Pin, che parla di sue pressioni a favore delle imprese venete. Due anni dopo l’ex collaboratore del M5S Caris Vanghetti dimostra, intrecciando i dati, che molti soldi del fondo per la microimpresa finiscono alle aziende associate della Confapri. Una vera e propria lobby grillina. Nel frattempo Borrelli diventa europarlamentare e la sua società raddoppia il fatturato».
Gianfranco Carpeoro, autore di saggi su massoneria e terrorismo nonché sui legami tra Vaticano e logge all’origine del fascismo, è l’autore della “profezia” sui fatali travagli pre-elettorali dei 5 Stelle. Inevitabile: se sbandieri il monopolio politico dell’onestà, il sistema ti punirà severamente, con la classica legge del contrappasso. Trovare una “mela marcia” sarà l’ultimo dei problemi: dai parlamentari “infedeli” all’infido Borrelli, per anni seduto nel vertice-ombra del movimento che ha raccontano agli italiani che “uno vale uno” (purché non osi pensare in proprio, ad alta voce). Legge del taglione e contrappasso dantesco: puro dolore, per i pentastellati, vedere Renzi – Mister Etruria – pascolare da un telegiornale all’altro calpestando il mito grillino dell’onestà. «Ma in politica l’onestà non è nemmeno un valore», sostiene Carpeoro: «Al massimo è una conseguenza». Di cosa? «Della capacità, innanzitutto». Luoghi comuni? «Un politico ladro, ma capace, fa sicuramente meno danni, alla comunità, di un onestissimo cretino». Cosa ci siamo persi? «L’estetica», risponde Carpeoro. «E’ l’estetica a produrre l’etica: l’emozione contagiosa della bellezza. Il desiderio di giustizia, che poi è inevitabile, viene di conseguenza. E intendiamoci: la base dei grillini è diversissima da quella degli altri partiti. E’ fatta di gente che sogna un mondo migliore, per davvero».
Il problema? Forse, un mondo migliore non ha bisogno di rabbia, ma di idee coerenti. Per esempio: cos’è più importante, la (presunta) scarsa trasparenza di Borrelli o il suo ruolo, emerso alla luce del sole, quando – da leader del gruppo grillino a Strasburgo – cercò di traghettare i 5 Stelle verso l’Alde, cioè la roccaforte politica della peggior eurocrazia che, a parole, in Italia, i 5 Stelle avevano sempre giurato di combattere? Nel suo saggio “Dalla massoneria al terrorismo”, Carpeoro formula il concetto di “sovragestione”: manipolazione perenne, da parte del potere, delle sue pedine. Un potere che fabbrica candidati e, all’occorrenza, persino movimenti e partiti. Il collante? «Sempre lo stesso: l’odio, per il nemico di turno». Ieri Andreotti e Craxi, poi Berlusconi, poi Renzi. «E’ crollata, la mafia, dopo l’arresto di Riina e Provenzano? Nemmeno per idea: in una notte Cosa Nostra li ha sostituiti». Narrazioni, date in pasto al popolo: Gelli, Sindona. «Sono caduti, uno dopo l’altro. Ma è cambiato qualcosa, per noi?». Macché: la “sovragestione” ci ha proprosto altri personaggi da detestare, e noi abbiamo obbedito. Siamo tutti parte del problema, insiste Carpeoro: «Abbiamo gettato nella spazzatura le ideologie, che invece sono il futuro: rappresentano il progetto, l’immagine di come vorremmo che fosse la società domani».
Inutile stupirsi, se oggi la “sovragestione” fa cadere qualcuno dal piedistallo. Solo ieri erano girate notizie sull’affare-Milan per “avvertire” Berlusconi, che infatti si è affrettato a rassicurare i boss europei: non toccherà il dogma del rigore Ue. Adesso tocca ai grillini? Logico: il Movimento 5 Stelle è anch’esso una creatura dei “sovragestori”, sostiene Carpeoro, che considera Di Maio «il peggior candidato possibile, non a caso (il meno preparato)» e gli imputa la vicinanza di un personaggio più che ingombrante: il politologo statunitense Michael Ledeen, espressione della supermassoneria più reazionaria nonché del B’nai B’rith, potentissima élite massonica ebraica, emanazione del Mossad. «Per mesi, Di Maio è entrato e uscito, quasi ogni settimana, dall’ambasciata americana di via Veneto», dice Carpeoro. «E i vari tour condotti nei santuari del potere atlantico, da Washington a Londra, glieli ha organizzati Ledeen». Oggi, guardacaso, Di Maio pesca dal cilindro un economista neoliberista, Lorenzo Fioramonti, per il quale il pericolo mortale per l’Italia non è l’austerity imposta dalla “sovragestione”, ma il debito pubblico. Siamo alle solite? Certo, ma con una differenza rispetto a ieri: i grillini sono una comunità organizzata, milioni di elettori. E se un giorno rompessero le righe, adottando idee utili per uscire dal tunnel in cui l’Italia è intrappolata?
L’importante è non lasciarsi ipnotizzare dalle risse da saloon con cui si sta tentando di riempire il vuoto cosmico delle elezioni più inutili della storia. Laura Boldrini, vero e proprio ectoplasma politico, è riuscita a sopravvivere – sui media – solo grazie al teppismo del web, inventandosi la crociata orwelliana sulle fake news, su cui vigilierà il Ministero della Verità, la polizia di Minniti. Giorni di isteria collettiva – nel derby tra “fascisti” e “antifascisti” – per speculare elettoralmente sul sangue sparso da un folle a Macerata. L’Italia è praticamente senza governo. Da 25 anni il paese è privo di leadership, in balia della concorrenza tedesca e francese. La crisi economica non ha precedenti, dal dopoguerra, ma la campagna elettorale non va oltre la farsa: tutti i partiti sanno che nessuno vincerà. E nessuno, in ogni caso, ha in programma di ribaltare il paradigma che vede l’Italia subire i diktat di Bruxelles. Per Demopolis, solo 6 cittadini andranno alle urne, 17 milioni di italiani diserteranno i seggi (tra i giovani, uno su due). Siamo prossimi alla paralisi, nell’illusione di combattere il “cattivo” di turno. «Non sono le persone a fare progetti di potere: è il potere a fare progetti sulle persone», sostiene Carpeoro. Il problema non è “chi”, ma “cosa”. Questo sistema è da buttare, da rifondare. La medicina è una sola: la sovranità della democrazia. Ma invece di reclamarla, ci siamo sfogati a sparare contro sagome di cartone. Mario Monti arrivò a Palazzo Chigi tra gli applausi. Finalmente uno onesto, dissero. Peccato fosse il boia.
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Gianfranco Carpeoro, autore di saggi su massoneria e terrorismo nonché sui legami tra Vaticano e logge all’origine del fascismo, è l’autore della “profezia” sui fatali travagli pre-elettorali dei 5 Stelle. Inevitabile: se sbandieri il monopolio politico dell’onestà, il sistema ti punirà severamente, con la classica legge del contrappasso. Trovare una “mela marcia” sarà l’ultimo dei problemi: dai parlamentari “infedeli” all’infido Borrelli, per anni seduto nel vertice-ombra del movimento che ha raccontano agli italiani che “uno vale uno” (purché non osi pensare in proprio, ad alta voce). Legge del taglione e contrappasso dantesco: puro dolore, per i pentastellati, vedere Renzi – Mister Etruria – pascolare da un telegiornale all’altro calpestando il mito grillino dell’onestà. «Ma in politica l’onestà non è nemmeno un valore», sostiene Carpeoro: «Al massimo è una conseguenza». Di cosa? «Della capacità, innanzitutto». Luoghi comuni? «Un politico ladro, ma capace, fa sicuramente meno danni, alla comunità, di un onestissimo cretino». Cosa ci siamo persi? «L’estetica», risponde Carpeoro. «E’ l’estetica a produrre l’etica: l’emozione contagiosa della bellezza. Il desiderio di giustizia, che poi è inevitabile, viene di conseguenza. E intendiamoci: la base dei grillini è diversissima da quella degli altri partiti. E’ fatta di gente che sogna un mondo migliore, per davvero».
Il problema? Forse, un mondo migliore non ha bisogno di rabbia, ma di idee coerenti. Per esempio: cos’è più importante, la (presunta) scarsa trasparenza di Borrelli o il suo ruolo, emerso alla luce del sole, quando – da leader del gruppo grillino a Strasburgo – cercò di traghettare i 5 Stelle verso l’Alde, cioè la roccaforte politica della peggior eurocrazia che, a parole, in Italia, i 5 Stelle avevano sempre giurato di combattere? Nel suo saggio “Dalla massoneria al terrorismo”, Carpeoro formula il concetto di “sovragestione”: manipolazione perenne, da parte del potere, delle sue pedine. Un potere che fabbrica candidati e, all’occorrenza, persino movimenti e partiti. Il collante? «Sempre lo stesso: l’odio, per il nemico di turno». Ieri Andreotti e Craxi, poi Berlusconi, poi Renzi. «E’ crollata, la mafia, dopo l’arresto di Riina e Provenzano? Nemmeno per idea: in una notte Cosa Nostra li ha sostituiti». Narrazioni, date in pasto al popolo: Gelli, Sindona. «Sono caduti, uno dopo l’altro. Ma è cambiato qualcosa, per noi?». Macché: la “sovragestione” ci ha proprosto altri personaggi da detestare, e noi abbiamo obbedito. Siamo tutti parte del problema, insiste Carpeoro: «Abbiamo gettato nella spazzatura le ideologie, che invece sono il futuro: rappresentano il progetto, l’immagine di come vorremmo che fosse la società domani».
Inutile stupirsi, se oggi la “sovragestione” fa cadere qualcuno dal piedistallo. Solo ieri erano girate notizie sull’affare-Milan per “avvertire” Berlusconi, che infatti si è affrettato a rassicurare i boss europei: non toccherà il dogma del rigore Ue. Adesso tocca ai grillini? Logico: il Movimento 5 Stelle è anch’esso una creatura dei “sovragestori”, sostiene Carpeoro, che considera Di Maio «il peggior candidato possibile, non a caso (il meno preparato)» e gli imputa la vicinanza di un personaggio più che ingombrante: il politologo statunitense Michael Ledeen, espressione della supermassoneria più reazionaria nonché del B’nai B’rith, potentissima élite massonica ebraica, emanazione del Mossad. «Per mesi, Di Maio è entrato e uscito, quasi ogni settimana, dall’ambasciata americana di via Veneto», dice Carpeoro. «E i vari tour condotti nei santuari del potere atlantico, da Washington a Londra, glieli ha organizzati Ledeen». Oggi, guardacaso, Di Maio pesca dal cilindro un economista neoliberista, Lorenzo Fioramonti, per il quale il pericolo mortale per l’Italia non è l’austerity imposta dalla “sovragestione”, ma il debito pubblico. Siamo alle solite? Certo, ma con una differenza rispetto a ieri: i grillini sono una comunità organizzata, milioni di elettori. E se un giorno rompessero le righe, adottando idee utili per uscire dal tunnel in cui l’Italia è intrappolata?
L’importante è non lasciarsi ipnotizzare dalle risse da saloon con cui si sta tentando di riempire il vuoto cosmico delle elezioni più inutili della storia. Laura Boldrini, vero e proprio ectoplasma politico, è riuscita a sopravvivere – sui media – solo grazie al teppismo del web, inventandosi la crociata orwelliana sulle fake news, su cui vigilierà il Ministero della Verità, la polizia di Minniti. Giorni di isteria collettiva – nel derby tra “fascisti” e “antifascisti” – per speculare elettoralmente sul sangue sparso da un folle a Macerata. L’Italia è praticamente senza governo. Da 25 anni il paese è privo di leadership, in balia della concorrenza tedesca e francese. La crisi economica non ha precedenti, dal dopoguerra, ma la campagna elettorale non va oltre la farsa: tutti i partiti sanno che nessuno vincerà. E nessuno, in ogni caso, ha in programma di ribaltare il paradigma che vede l’Italia subire i diktat di Bruxelles. Per Demopolis, solo 6 cittadini andranno alle urne, 17 milioni di italiani diserteranno i seggi (tra i giovani, uno su due). Siamo prossimi alla paralisi, nell’illusione di combattere il “cattivo” di turno. «Non sono le persone a fare progetti di potere: è il potere a fare progetti sulle persone», sostiene Carpeoro. Il problema non è “chi”, ma “cosa”. Questo sistema è da buttare, da rifondare. La medicina è una sola: la sovranità della democrazia. Ma invece di reclamarla, ci siamo sfogati a sparare contro sagome di cartone. Mario Monti arrivò a Palazzo Chigi tra gli applausi. Finalmente uno onesto, dissero. Peccato fosse il boia.
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- Iscritto il: 21/02/2012, 19:25
Re: MOVIMENTO 5 STELLE
Son d'accordo con te Zione. Ora si naviga a vista e a vista si vota. In un'epoca in cui si son cancellati tutti gli ideali per colpa anche degli ex eredi di Berlinguer (vedi la questione morale) vederli ora fondare un nuovo partitino mi fanno ancor più pena.cielo 70 ha scritto:Sì, adesso anche Don Farinella spacca il capello in 4. Vuol dire che, ammesso che s'intenda di politica, gli piace di più un movimento senza identità (non sono neanche così onesti) che a uno che quanto meno prova a porsi il problema di come diminuire le disuguaglianze, visto che in questi anni anche le sinistre molte volte non l'hanno fatto. Ma non è che non esiste più la distinzione destre (ce ne sono più di una ma in Italia purtroppo quando gli serve riescono a unirsi) e sinistra.UncleTom ha scritto: LeU di Piero Grasso è un’accozzaglia, una piccola mandria di capetti isolati col vuoto ognuno: Fassina, Bersani, Civati, Fratoianni (in Liguria: Cofferati, Pastorino, Quaranta) sono soli disposti a tutto per garantirsi un posto al sole. Saranno costretti ad allearsi con Renzi, se vorranno almeno avere il latte della mucca nel corridoio di Bersani. Faranno fuori Grasso con un semplice sms. Restano i 5Stelle, che tutti attaccano concentricamente e a fuoco incrociato. Chissà perché! O è pura fifa? Fa impressione vedere che i competenti, i bocconiani, gli esperti, i capaci, quelli che hanno ridotto il Paese in macerie, hanno paura.
Dov'erano in tutti questi anni? Perché i 5stelle aumentano ancora anche se cercano in tutti i modi di frenarli tirando fuori di tutto e di piu'?
Tutto questo mi puzza e mi fa dire che questi pseudo di sinistra tendono a conservare la loro seggiolina che nessun altra seggiolina più fruttare più di cosi.
Certo, i 5Stelle sono un movimento in cui non mi identifico ma purtroppo bisognerà passare fra loro per avere un primo risultato che possa dar inizio ad un capovolgimento del sistema. Dopo dovrà essere compito ns. indirizzarli sulla giusta via qualora entrassimo nel loro dibattito.
Dipenderà sempre dalla partecipazione nel loro interno visto che negli altri partiti questo non e' più possibile.
Orai mi arrivano le email di ex compagni di Sel che entrati in LeU mi indicano chi votare. Cazzolina....ma chi ha deciso la loro candidatura. Sono sempre gli stessi quindi mi viene da chiedermi che pure a questi livelli la carega fa sempre comodo.
Ne ho le palle piene e al 28 cm quando ci sarà la riunione di presentazione dei candidati con la presenza di Vincenzo Visco o non ci vado ma se decidero' di andarli gliele canto eccome. E poi che ci fa ancora qui Visco alla sua vetusta eta' ?
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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