Top vergognescion...
Re: Top vergognescion...
LE STORIE
Gli abitanti del carcere perfetto
Unica colpa essere stranieri
Sono dietro le sbarre senza aver commesso alcun reato. Si rifiutano di scontare la pena. Tentano la fuga, ma non tutti riescono a farlo. Dentro c'è anche chi è stato intrappolato dalla burocrazia: dissidenti politici che non esistono per il loro paese, cittadini europei, padri di bambini nati in Italia arrivati più di venti anni fa
di RAFFAELLA COSENTINO e ALESSIO GENEVOSE
TRAPANI - Alla fine dell'autostrada Palermo-Trapani, nascosto dalle siepi, c'è il nuovo centro di identificazione ed espulsione (Cie) di contrada Milo a Trapani. Inaugurato a luglio 2011 questo centro, al contrario di molti altri ricavati in edifici come ex ospizi o comunità per tossicodipendenti, è stato progettato e costruito per essere un Cie modello. La struttura è praticamente inaccessibile dall'esterno e si trova lontano dal centro abitato. Una torre centrale domina i cinque settori in cui si divide, alti cancelli color giallo canarino separano le aree. Il modo in cui è stato realizzato fa pensare all'occhio del sorvegliante che penetra la vita dei sorvegliati costantemente, con l'intento di rendere la permanenza una punizione esemplare. Un Panopticon di ultima generazione pensato per la detenzione amministrativa, il carcere perfetto ideato dal filosofo inglese Jeremy Bentham che lo definì "un nuovo modo per ottenere potere mentale sulla mente, in maniera e in quantità mai vista prima". Oggi che il centro è aperto quel progetto sembra fallito del tutto.
I reclusi rifiutano di scontare una pena ingiusta, prolungabile fino a diciotto mesi. L'unico modo che hanno di opporsi è quello di ribellarsi e tentare di scappare dalla gabbia. Le barriere architettoniche interposte tra loro e il mondo esterno non servono a fermali. Abbiamo visto come idranti e lacrimogeni vengono utilizzati per contrastarli, ma anche quelli non bastano. I più giovani si arrampicano sul recinto, mentre alcuni tengono impegnati gli agenti altri saltano dall'altro lato e si danno alla macchia. Spesso li si vede correre sull'autostrada, camminano per giorni prima di trovare un centro abitato. Circa una settimana fa sono scappati in centodiciotto. A detta dei finanzieri di guardia, è stata una notte "intensa" quella. Ma non tutti hanno l'energia per tentare la fuga. Qui dentro finiscono anche padri di famiglia, persone in età da pensione, residenti in Italia da decenni e che sono in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno.
E' il caso di Klay Aleya, nato in Tunisia nel 1962 e arrivato regolarmente in Italia nel lontano1988. Gli hanno contestato l'ingresso illegale nel 2010 ma lui è residente a Nettuno, dal suo arrivo ha sempre lavorato come pittore edile. Klay è per giunta sposato e convive con una cittadina europea dal 2001. Nel 2009 ha fatto richiesta di rinnovo del permesso presentando tutti i documenti necessari. Ma la macchina burocratica per lui si è inceppata, ad oggi aspetta ancora una risposta. E' stato fermato e portato al Cie di Ponte Galeria a Roma per poi essere trasferito nel nuovo Cie di Trapani. Il suo avvocato, Serena Lauri, ha presentato ricorso contro il decreto di espulsione, nel frattempo l'unico modo che abbiamo per parlare con lui è da dietro le sbarre. Le stesse sbarre che lo tengono lontano dalla moglie e dal lavoro.
Poi ci sono i casi impossibili da rimpatriare. Quelli che i consoli non riconoscono. Nel Cie di Trapani molti reclusi hanno fatto la spola diverse volte con l'aeroporto di Palermo, dove il console tunisino dovrebbe fare il riconoscimento 'sotto bordo'. Ma la Tunisia non è obbligata a riprendersi tutti. A quanto pare, gli accordi bilaterali prevedono il rimpatrio di chi è arrivato irregolarmente dopo il 5 aprile 2011. Chi è in Italia da molti anni e soprattutto chi ha scontato anni di carcere per reati come lo spaccio di droga, difficilmente ottiene il nulla osta del consolato per essere riportato indietro. Tutte persone che prima o poi verranno rilasciate per scadenza dei termini, dopo aver scontato per diciotto mesi un castigo senza delitto. Un signore croato di sessantuno anni ci racconta di essere un disertore. Lui i documenti non li ha mai potuti fare per paura di essere rintracciato. All'epoca era scappato da un paese in guerra, se fosse rimasto avrebbe dovuto prendere parte al conflitto che ha devastato l'ex Jugoslavia tra il '91 e il '95. Da allora si nasconde in Italia, per il suo paese lui è una persona morta. Per l'anagrafe non esiste più.
Mohammed invece ha fatto nove anni e mezzo di carcere, viveva ad Ancona con la famiglia e sperava di tornare dalla moglie che ha un regolare permesso di soggiorno e dalla figlia, nata in Italia. Invece, il giorno in cui ha finito di scontare la pena, la polizia lo ha preso all'uscita dal penitenziario e l'ha portato fino a Trapani. Lo Stato italiano deve ancora riuscire a identificare una persona che è stata un decennio fra le sbarre. L'articolo 15 del Testo Unico sull'Immigrazione prevede che lo straniero autore di un reato venga identificato contestualmente alla reclusione in carcere. Ma questa norma non è mai applicata. E oltre la metà dei reclusi nei Cie, in qualche centro anche l'80 per cento, sono ex detenuti. Un modo semplice per tenere i centri sempre pieni. Il risultato è che nella stessa gabbia convivono onesti lavoratori, giovani migranti appena entrati illegalmente, persone nate in Italia da genitori stranieri che per qualche motivo non hanno la cittadinanza italiana e persone che hanno compiuto crimini più o meno gravi.
09 giugno 2012
http://inchieste.repubblica.it/it/repub ... /?ref=fbpr
Gli abitanti del carcere perfetto
Unica colpa essere stranieri
Sono dietro le sbarre senza aver commesso alcun reato. Si rifiutano di scontare la pena. Tentano la fuga, ma non tutti riescono a farlo. Dentro c'è anche chi è stato intrappolato dalla burocrazia: dissidenti politici che non esistono per il loro paese, cittadini europei, padri di bambini nati in Italia arrivati più di venti anni fa
di RAFFAELLA COSENTINO e ALESSIO GENEVOSE
TRAPANI - Alla fine dell'autostrada Palermo-Trapani, nascosto dalle siepi, c'è il nuovo centro di identificazione ed espulsione (Cie) di contrada Milo a Trapani. Inaugurato a luglio 2011 questo centro, al contrario di molti altri ricavati in edifici come ex ospizi o comunità per tossicodipendenti, è stato progettato e costruito per essere un Cie modello. La struttura è praticamente inaccessibile dall'esterno e si trova lontano dal centro abitato. Una torre centrale domina i cinque settori in cui si divide, alti cancelli color giallo canarino separano le aree. Il modo in cui è stato realizzato fa pensare all'occhio del sorvegliante che penetra la vita dei sorvegliati costantemente, con l'intento di rendere la permanenza una punizione esemplare. Un Panopticon di ultima generazione pensato per la detenzione amministrativa, il carcere perfetto ideato dal filosofo inglese Jeremy Bentham che lo definì "un nuovo modo per ottenere potere mentale sulla mente, in maniera e in quantità mai vista prima". Oggi che il centro è aperto quel progetto sembra fallito del tutto.
I reclusi rifiutano di scontare una pena ingiusta, prolungabile fino a diciotto mesi. L'unico modo che hanno di opporsi è quello di ribellarsi e tentare di scappare dalla gabbia. Le barriere architettoniche interposte tra loro e il mondo esterno non servono a fermali. Abbiamo visto come idranti e lacrimogeni vengono utilizzati per contrastarli, ma anche quelli non bastano. I più giovani si arrampicano sul recinto, mentre alcuni tengono impegnati gli agenti altri saltano dall'altro lato e si danno alla macchia. Spesso li si vede correre sull'autostrada, camminano per giorni prima di trovare un centro abitato. Circa una settimana fa sono scappati in centodiciotto. A detta dei finanzieri di guardia, è stata una notte "intensa" quella. Ma non tutti hanno l'energia per tentare la fuga. Qui dentro finiscono anche padri di famiglia, persone in età da pensione, residenti in Italia da decenni e che sono in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno.
E' il caso di Klay Aleya, nato in Tunisia nel 1962 e arrivato regolarmente in Italia nel lontano1988. Gli hanno contestato l'ingresso illegale nel 2010 ma lui è residente a Nettuno, dal suo arrivo ha sempre lavorato come pittore edile. Klay è per giunta sposato e convive con una cittadina europea dal 2001. Nel 2009 ha fatto richiesta di rinnovo del permesso presentando tutti i documenti necessari. Ma la macchina burocratica per lui si è inceppata, ad oggi aspetta ancora una risposta. E' stato fermato e portato al Cie di Ponte Galeria a Roma per poi essere trasferito nel nuovo Cie di Trapani. Il suo avvocato, Serena Lauri, ha presentato ricorso contro il decreto di espulsione, nel frattempo l'unico modo che abbiamo per parlare con lui è da dietro le sbarre. Le stesse sbarre che lo tengono lontano dalla moglie e dal lavoro.
Poi ci sono i casi impossibili da rimpatriare. Quelli che i consoli non riconoscono. Nel Cie di Trapani molti reclusi hanno fatto la spola diverse volte con l'aeroporto di Palermo, dove il console tunisino dovrebbe fare il riconoscimento 'sotto bordo'. Ma la Tunisia non è obbligata a riprendersi tutti. A quanto pare, gli accordi bilaterali prevedono il rimpatrio di chi è arrivato irregolarmente dopo il 5 aprile 2011. Chi è in Italia da molti anni e soprattutto chi ha scontato anni di carcere per reati come lo spaccio di droga, difficilmente ottiene il nulla osta del consolato per essere riportato indietro. Tutte persone che prima o poi verranno rilasciate per scadenza dei termini, dopo aver scontato per diciotto mesi un castigo senza delitto. Un signore croato di sessantuno anni ci racconta di essere un disertore. Lui i documenti non li ha mai potuti fare per paura di essere rintracciato. All'epoca era scappato da un paese in guerra, se fosse rimasto avrebbe dovuto prendere parte al conflitto che ha devastato l'ex Jugoslavia tra il '91 e il '95. Da allora si nasconde in Italia, per il suo paese lui è una persona morta. Per l'anagrafe non esiste più.
Mohammed invece ha fatto nove anni e mezzo di carcere, viveva ad Ancona con la famiglia e sperava di tornare dalla moglie che ha un regolare permesso di soggiorno e dalla figlia, nata in Italia. Invece, il giorno in cui ha finito di scontare la pena, la polizia lo ha preso all'uscita dal penitenziario e l'ha portato fino a Trapani. Lo Stato italiano deve ancora riuscire a identificare una persona che è stata un decennio fra le sbarre. L'articolo 15 del Testo Unico sull'Immigrazione prevede che lo straniero autore di un reato venga identificato contestualmente alla reclusione in carcere. Ma questa norma non è mai applicata. E oltre la metà dei reclusi nei Cie, in qualche centro anche l'80 per cento, sono ex detenuti. Un modo semplice per tenere i centri sempre pieni. Il risultato è che nella stessa gabbia convivono onesti lavoratori, giovani migranti appena entrati illegalmente, persone nate in Italia da genitori stranieri che per qualche motivo non hanno la cittadinanza italiana e persone che hanno compiuto crimini più o meno gravi.
09 giugno 2012
http://inchieste.repubblica.it/it/repub ... /?ref=fbpr
Re: Top vergognescion...
Sessanta pompieri proteggono lo scalo fantasma costruito nel 2007, ma ancora chiuso. La struttura, inaugurata 5 anni
fa, resta chiusa per motivi burocratici. È costata 36 milioni
COMISO - Come nel deserto dei Tartari ogni giorno sessanta vigili del fuoco alzano gli occhi al cielo nella speranza di vedere un aereo, che però non passa mai. Da un anno sono stati distaccati alla caserma di Ragusa per occuparsi della sicurezza dello scalo di Comiso, pronto dal 2007, ma ancora chiuso.
Lo scalo, costato 36 milioni, è chiuso a causa di un pasticcio burocratico tra Stato, Regione ed Enac. I vigili del fuoco sono dipendenti dello Stato pagati, quindi, "per girarsi i pollici tutto il giorno", come ha denunciato all'Assemblea regionale l'ex sindaco di Comiso Giuseppe Digiacomo, che guida la rivolta degli amministratori locali della zona e il mese scorso per protesta ha perfino digiunato una settimana chiedendo un intervento del presidente della Repubblica sullo "scandalo dell'aeroporto costruito e mai entrato in funzione".
Lo scalo non è diventato operativo perché nessuno vuole pagare i controllori di volo: non il governo che non lo considera un aeroporto nazionale, non la Regione che non ha soldi, non l'Enac perché non è uno scalo strategico, e nemmeno i privati che hanno vinto la gara per gestirlo e non hanno intenzione d'investire altro denaro.
L'aeroporto è chiuso, ma intanto 60 vigili del fuoco da oltre un anno continuano ad essere distaccati "per assistenza allo scalo di Comiso" in una caserma che ha già di ruolo 149 dipendenti: "Di fatto si girano i pollici, visto che non c'è molto altro lavoro da fargli fare nella nostra zona", dice Digiacomo, che ha voluto fortemente la realizzazione dello scalo. I sindacati hanno fatto anche i conti dello spreco: "In media ogni vigile guadagna circa 3000 euro lordi al mese, quindi i 60 colleghi che ci hanno inviato in più nella nostra caserma a oggi sono costati 2,3 milioni di euro", dice un sindacalista. In realtà i vigili arrivati per Comiso collaborano ai turni di guardia della caserma e, per aggiungere sprechi agli sprechi, nei mesi scorsi hanno pure partecipato a un corso di formazione particolare per soccorsi aeroportuali. Ma è chiaro che nel territorio tutte queste unità al momento non servono a nulla.
Nell'Italia delle emergenze e dei terremoti, con i vigili del fuoco che a livello nazionale lamentano la carenza di personale nelle zone a più alto rischio, ecco che in Sicilia si crea una sacca di lavoro dorato quanto inutile. E lo spreco non finisce qui: oltre ai vigili pagati per non fare nulla, sono stati acquistati due grandi mezzi che servono per i soccorsi in caso d'incendio negli scali. Costati 400 mila euro l'uno, da quasi due anni sono chiusi nei garage delle caserme di Verona e Catania e ormai sono coperti dalla polvere.
I vigili sono quindi già pagati, i macchinari sono nei garage, ma lo scalo rimane chiuso dal 2007, da quando è stato inaugurato in pompa magna dall'allora vice premier Massimo D'Alema. L'aeroporto da cinque anni è una cattedrale nel deserto, con tanto di torre di controllo e apparecchiature radar. Nel frattempo il Comune, sognando incassi d'oro, ha costituito una società di gestione per il 35 per cento pubblica e il resto affidata ai privati con tanto di gara: a vincerla con un'offerta di 18 milioni di euro è stata la Intersac, composta dalla Sac che gestisce lo scalo di Catania e dal gruppo editoriale Ciancio-Sanfilippo. La Intersac ha già versato al Comune il canone per l'occupazione del suolo per i prossimi 40 anni: 3,2 milioni di euro. Soldi che in un fiato sono stati spesi dal Comune, oggi al dissesto con 25 milioni di debiti.
Dal 2007 l'ingorgo burocratico non è stato comunque risolto e tutto è fermo. L'unica cosa che qui cambia in continuazione è la targa con il nome dello scalo. Il nuovo sindaco, Giuseppe Alfano del Pdl (che nel frattempo ha fatto utilizzare la pista dello scalo a dei suoi amici per farsi un giro in Ferrari), ha voluto intitolare la struttura fantasma al generale Magliocco protagonista della guerra di Mussolini in Etiopia, e non a Pio La Torre come era stato deciso in un primo momento.
Adesso però la Regione ha nuovamente cambiato nome, intitolando la struttura a La Torre: "Inoltre abbiamo deciso di sostenere l'iniziativa dei sindaci e delle associazioni imprenditoriali e sindacali della zona, che hanno presentato una denuncia alla Corte dei conti contro tutti i ministri all'Economia che da cinque anni a questa parte non hanno voluto garantire i soldi, pochi, necessari a far partire lo scalo", dice l'assessore regionale alle Infrastrutture Pier Carmelo Russo.
"Il piano industriale prevede per Comiso 1,5 milioni di passeggeri in tre anni con aumento del Pil provinciale pari a 1 miliardo di euro, ma lo Stato continua a non darci risposte, il 30 giugno occuperemo Fiumicino per protesta", dice Digiacomo. E i vigili del fuoco? Continuano a guardare in alto nella speranza che arrivi un aereo: ma senza preoccuparsi più di tanto, loro lo stipendio lo prendono lo stesso.
(10 giugno 2012) © RIPRODUZIONE RISERVATA
fa, resta chiusa per motivi burocratici. È costata 36 milioni
COMISO - Come nel deserto dei Tartari ogni giorno sessanta vigili del fuoco alzano gli occhi al cielo nella speranza di vedere un aereo, che però non passa mai. Da un anno sono stati distaccati alla caserma di Ragusa per occuparsi della sicurezza dello scalo di Comiso, pronto dal 2007, ma ancora chiuso.
Lo scalo, costato 36 milioni, è chiuso a causa di un pasticcio burocratico tra Stato, Regione ed Enac. I vigili del fuoco sono dipendenti dello Stato pagati, quindi, "per girarsi i pollici tutto il giorno", come ha denunciato all'Assemblea regionale l'ex sindaco di Comiso Giuseppe Digiacomo, che guida la rivolta degli amministratori locali della zona e il mese scorso per protesta ha perfino digiunato una settimana chiedendo un intervento del presidente della Repubblica sullo "scandalo dell'aeroporto costruito e mai entrato in funzione".
Lo scalo non è diventato operativo perché nessuno vuole pagare i controllori di volo: non il governo che non lo considera un aeroporto nazionale, non la Regione che non ha soldi, non l'Enac perché non è uno scalo strategico, e nemmeno i privati che hanno vinto la gara per gestirlo e non hanno intenzione d'investire altro denaro.
L'aeroporto è chiuso, ma intanto 60 vigili del fuoco da oltre un anno continuano ad essere distaccati "per assistenza allo scalo di Comiso" in una caserma che ha già di ruolo 149 dipendenti: "Di fatto si girano i pollici, visto che non c'è molto altro lavoro da fargli fare nella nostra zona", dice Digiacomo, che ha voluto fortemente la realizzazione dello scalo. I sindacati hanno fatto anche i conti dello spreco: "In media ogni vigile guadagna circa 3000 euro lordi al mese, quindi i 60 colleghi che ci hanno inviato in più nella nostra caserma a oggi sono costati 2,3 milioni di euro", dice un sindacalista. In realtà i vigili arrivati per Comiso collaborano ai turni di guardia della caserma e, per aggiungere sprechi agli sprechi, nei mesi scorsi hanno pure partecipato a un corso di formazione particolare per soccorsi aeroportuali. Ma è chiaro che nel territorio tutte queste unità al momento non servono a nulla.
Nell'Italia delle emergenze e dei terremoti, con i vigili del fuoco che a livello nazionale lamentano la carenza di personale nelle zone a più alto rischio, ecco che in Sicilia si crea una sacca di lavoro dorato quanto inutile. E lo spreco non finisce qui: oltre ai vigili pagati per non fare nulla, sono stati acquistati due grandi mezzi che servono per i soccorsi in caso d'incendio negli scali. Costati 400 mila euro l'uno, da quasi due anni sono chiusi nei garage delle caserme di Verona e Catania e ormai sono coperti dalla polvere.
I vigili sono quindi già pagati, i macchinari sono nei garage, ma lo scalo rimane chiuso dal 2007, da quando è stato inaugurato in pompa magna dall'allora vice premier Massimo D'Alema. L'aeroporto da cinque anni è una cattedrale nel deserto, con tanto di torre di controllo e apparecchiature radar. Nel frattempo il Comune, sognando incassi d'oro, ha costituito una società di gestione per il 35 per cento pubblica e il resto affidata ai privati con tanto di gara: a vincerla con un'offerta di 18 milioni di euro è stata la Intersac, composta dalla Sac che gestisce lo scalo di Catania e dal gruppo editoriale Ciancio-Sanfilippo. La Intersac ha già versato al Comune il canone per l'occupazione del suolo per i prossimi 40 anni: 3,2 milioni di euro. Soldi che in un fiato sono stati spesi dal Comune, oggi al dissesto con 25 milioni di debiti.
Dal 2007 l'ingorgo burocratico non è stato comunque risolto e tutto è fermo. L'unica cosa che qui cambia in continuazione è la targa con il nome dello scalo. Il nuovo sindaco, Giuseppe Alfano del Pdl (che nel frattempo ha fatto utilizzare la pista dello scalo a dei suoi amici per farsi un giro in Ferrari), ha voluto intitolare la struttura fantasma al generale Magliocco protagonista della guerra di Mussolini in Etiopia, e non a Pio La Torre come era stato deciso in un primo momento.
Adesso però la Regione ha nuovamente cambiato nome, intitolando la struttura a La Torre: "Inoltre abbiamo deciso di sostenere l'iniziativa dei sindaci e delle associazioni imprenditoriali e sindacali della zona, che hanno presentato una denuncia alla Corte dei conti contro tutti i ministri all'Economia che da cinque anni a questa parte non hanno voluto garantire i soldi, pochi, necessari a far partire lo scalo", dice l'assessore regionale alle Infrastrutture Pier Carmelo Russo.
"Il piano industriale prevede per Comiso 1,5 milioni di passeggeri in tre anni con aumento del Pil provinciale pari a 1 miliardo di euro, ma lo Stato continua a non darci risposte, il 30 giugno occuperemo Fiumicino per protesta", dice Digiacomo. E i vigili del fuoco? Continuano a guardare in alto nella speranza che arrivi un aereo: ma senza preoccuparsi più di tanto, loro lo stipendio lo prendono lo stesso.
(10 giugno 2012) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Re: Good News
«Senza Ferrara Rai1 in positivo»
Mazza scarica l'Elefantino.
Il direttore di Rai1 prima si smarca:
«E' una scelta dei direttori generali che si sono succeduti».
Poi l'affondo:
«Senza l'appuntamento con Ferrara Ra1 sarebbe l'unica rete italiana col segno più».
http://www.unita.it/italia/senza-ferrar ... i-1.420408
Mazza scarica l'Elefantino.
Il direttore di Rai1 prima si smarca:
«E' una scelta dei direttori generali che si sono succeduti».
Poi l'affondo:
«Senza l'appuntamento con Ferrara Ra1 sarebbe l'unica rete italiana col segno più».
http://www.unita.it/italia/senza-ferrar ... i-1.420408
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Re: Good News
Bella storia ... di civiltà!
da www.ilfattoquotidiano.it
Sospeso il concorso per avvocati dello Stato.
“Gente che copia” e arrivano i carabinieri
di Manolo Lanaro e Paola Zanca
Uno alla volta, i figli di nessuno si sono alzati in piedi e hanno cominciato a cantare l’Inno di Mameli. Sono rinchiusi da ore nella sala dell’hotel Ergife, patria romana degli aspiranti vincitori di concorsi: questa volta sulla roulette ci sono tre posti di procuratore all’Avvocatura dello Stato. Alle otto di mattina tutti giù per le scale, in fila per depositare borse, telefonini, appunti. Poi l’appello dei 975 candidati. Infine la consegna dei fogli protocollati, l’apertura delle buste e la lettura della traccia d’esame da ascoltare con le dita incrociate. Speriamo che sia quella buona. Sono le due del pomeriggio, ormai. Ma la trafila non è stata uguale per tutti. C’è chi si è portato dentro il serpentone dell’Ergife i codici commentati e li ha nascosti in bagno. C’è chi dice che nessuno ha controllato il contenuto delle buste. C’è chi ha notato tra i nomi una “figlia di”. Sono partite le urla, i fischi. Il concorso è stato sospeso “per disordini”. “Esagitati” li hanno chiamati. Quando sono arrivati i carabinieri, cantavano: “L’Italia s’è desta”
13 giugno 2012
da www.ilfattoquotidiano.it
Sospeso il concorso per avvocati dello Stato.
“Gente che copia” e arrivano i carabinieri
di Manolo Lanaro e Paola Zanca
Uno alla volta, i figli di nessuno si sono alzati in piedi e hanno cominciato a cantare l’Inno di Mameli. Sono rinchiusi da ore nella sala dell’hotel Ergife, patria romana degli aspiranti vincitori di concorsi: questa volta sulla roulette ci sono tre posti di procuratore all’Avvocatura dello Stato. Alle otto di mattina tutti giù per le scale, in fila per depositare borse, telefonini, appunti. Poi l’appello dei 975 candidati. Infine la consegna dei fogli protocollati, l’apertura delle buste e la lettura della traccia d’esame da ascoltare con le dita incrociate. Speriamo che sia quella buona. Sono le due del pomeriggio, ormai. Ma la trafila non è stata uguale per tutti. C’è chi si è portato dentro il serpentone dell’Ergife i codici commentati e li ha nascosti in bagno. C’è chi dice che nessuno ha controllato il contenuto delle buste. C’è chi ha notato tra i nomi una “figlia di”. Sono partite le urla, i fischi. Il concorso è stato sospeso “per disordini”. “Esagitati” li hanno chiamati. Quando sono arrivati i carabinieri, cantavano: “L’Italia s’è desta”
13 giugno 2012
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: Top vergognescion...
se mi sarete "da canto"...???
ma dove ha imparato l'italiano questo ???
vieni qua clementino che te "ne canto" una io...
p.s.
oh..."statt a cas !!!" è bellissimo.
ma dove ha imparato l'italiano questo ???
vieni qua clementino che te "ne canto" una io...
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Re: Top vergognescion...
E' questa la seconda "bomba" della giornata,......il ritorno delle truppe mastellate...
La versione di Mastella: “Liberiamoci dei tecnici, meglio la Prima Repubblica”
Il Clemente nazionale vuole tornare a essere protagonista sullo scenario politico nazionale. L'annuncio su Facebook: "“Voglio dire a tutti che se mi sarete da canto riprendo il mio percorso politico”. Quindi a ilfattoquotidiano.it chiarisce: "Voglio tornare, perché qui stiamo andando alle cozze"
di Thomas Mackinson | 13 giugno 2012
“Voglio dire a tutti che se mi sarete da canto riprendo il mio percorso politico”. A 65 anni, e con tanto di storia politico-giudiziaria alle spalle (e davanti), con due righe sulla sua bacheca Facebook Clemente Mastella annuncia il suo fatale ritorno alla politica. Da dove e per andare dove? Si chiedono i tanti che hanno commentato l’annunciazione che, bene dirlo subito, ha ottenuto a stretto giro di post la benedizione di Monsignor Soldato da Bari. Lui legge i commenti. “Non è vero che sono tutti così incazzosi verso di me, siate onesti almeno voi del Fatto”.
In effetti c’è chi approva (50 “i like”) e chi si scaglia, anche con veemenza, contro il Clemente nazionale per indurlo a ripensarci, prima che sia troppo tardi. Ma che torna a fare? “Dobbiamo liberarci dei tecnici, piuttosto restauriamo la Prima Repubblica che era meglio. Io non ho detto che mi candido, non saprei neppure a cosa visto che non si sa quando si vota e neppure con quale legge elettorale. Dico che voglio tornare a fare politica perché qui stiamo andando alle cozze. No dico, il governo dei tecnici vi pare una soluzione? Cosa stanno facendo i tecnici? Come si può dire che siano diversi o migliori dei politici? Per capire che non è così basta guardare al pasticcio della Fornero sugli esodati, no dico, ci sono in ballo 360mila famiglie. Non ci si può fare incantare dai tecnici. Fanno crescere il partito della disperazione che poi vota Grillo, ma è come andare dal luminare per un tumore, nessuno te lo cura e ti affidi al fattucchiere. Fatico a dirlo ma ragione Santoro quando dice che in testa c’hanno solo le banche. Ma pensa se avessi nominato io come presidente dell’Agcom uno che era il mio capo di gabinetto quando stavo in Europa? Apriti cielo! Invece a questi tecnici si perdona tutto”.
Anche lei però ne ha combinate d’ogni, pensa di ripresentarsi come il nuovo che resta? “Macché nuovo, io non ho mai smesso di fare politica, anche da europarlamentare ho continuato a candidarmi alle amministrative. E poi questa cosa dei giovani, parliamoci chiaro, portano novità dal punto di vista estetico, ma non è una garanzia di capacità politica, in un paese dove anagraficamente sono più i vecchi dei giovani. E poi Hollande ha la mia età e non mi pare che Monti sia un giovane, ma fa il presidente del consiglio”.
Ma ammesso che torni, dove va? Con chi trama dietro le quinte per tornare sul palco? Chi le dà credito? “Ma quali trame, non scrivete queste cose. Berlusconi non lo sento da un anno, Alfano invece lo sento spesso e tanti mi chiamano e chiedono consigli ma tanto no le dico chi sono”. Se si votasse domani, stavolta l’Udeur starebbe a destra o a sinistra? “Il mio partito gravita da tempo nel centrodestra. Mi imputano da sempre questo trasformismo quasi senza ritegno. Ma io ho cambiato schieramento non come singola persona ma come partito, secondo le linee politiche dei congressi, come faceva la Dc che faceva governi di destra e di sinistra”. Ma Berlusconi è finito e anche Alfano non si sente troppo bene. “Il centrodestra deve uscire dal suo stato depressivo. Ma per i bene di tutti. Se va in disfatta è un dramma anche per chi vince, se l’opposizione è debole è un dramma anche per chi governa. Certo i partiti sono in enormi difficoltà. Ognuno pensa di salvare se stesso, di essere tolemaico per sé e galileiano per gli altri, cioè di salvarsi solo lui e tutti intorno debbano cambiare e essere mandati via. Cambiamo tutti, meno che io. Questo è l’atteggiamento dei partiti. Se ne stanno lì, in mezzo alla strada come se ci fosse in pitone pronto ad afferrarli. E anziché pensare a come toglierlo di mezzo balbettano, i leader sono tutti spaventati, bloccati e sedotti dal pitone. C’è uno spaesamento generale. Ecco cosa voglio dire. Togliamo di mezzo i tecnici, restauriamo la Prima Repubblica”.
Senta ma quelle inchieste che la riguardano, dal Campanile in giù, come stanno andando? “Vada a chiederlo a De Magistris che è sotto inchiesta per le cose che mi ha fatto. Ho chiesto di difendermi nei processi, non ho fatto niente di male. Rispetto a quello che si è visto la mia posizione non è paragonabile: io non ho preso una lira e rispetto a Vendola che si fa mettere il primario amico, Lusi, Penati che si prendono i soldi… a me venite a rompere le palle?”. Casta che vince non si molla. Lei fa ancora l’europarlamentare a spese degli italiani, pensa ancora che una diaria di 209 euro al giorno siano una miseria? “L’ho detto solo in risposta ai parlamentari italiani che si lamentavano dei loro stipendi, mica in relazione a quanto prende un operaio”. Senta l’ultima evoluzione mastelliana che si ricorda è sul tema dei diritti civili. “Devo precisarlo ancora, non ho detto che sono a favore dell’assimilazione delle coppie gay a marito e moglie, ma penso che sia giusto che le coppie gay continuino le battaglie per il riconoscimento dei diritti civili”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06 ... ca/262757/
I commenti:
Vaniglia2 1 ora ago
"...se mi sarete da canto..." Aspetta un attimo che vado ad organizzare un bel coro di vaffa!!!
Ivo Serenthà 1 ora ago
In un altro paese con una dichiarazione del genere l'avrebbero sotterrato di fischi e insulti,è uno dei personaggi più partitocratici viventi,la politica dell'umma-umma,un piacere a te,un appalto a te,un posto di lavoro a un altro e il voto di scambio diventa pratica quotidiana.
Sono senza vergogna,ha detto bene Vauro definendolo madre teresa di mastella
strega51 1 ora ago
Certo! Con la prima Repubblica, si "mangiava" tranquillamente, non c'erano "giudici impiccioni", gli italiani vivevano nel limbo e nessuno si lamentava.......
Più che "Liberiamoci dei tecnici....", potremmo dire "Liberiamoci dei mastella family" perchè hanno "mangiato" con la prima repubblica, con la seconda ed in Campania stanno ancora "mangiando".
Si sono mangiati già la terza e la quarta repubblica.......... AHO' !!
La versione di Mastella: “Liberiamoci dei tecnici, meglio la Prima Repubblica”
Il Clemente nazionale vuole tornare a essere protagonista sullo scenario politico nazionale. L'annuncio su Facebook: "“Voglio dire a tutti che se mi sarete da canto riprendo il mio percorso politico”. Quindi a ilfattoquotidiano.it chiarisce: "Voglio tornare, perché qui stiamo andando alle cozze"
di Thomas Mackinson | 13 giugno 2012
“Voglio dire a tutti che se mi sarete da canto riprendo il mio percorso politico”. A 65 anni, e con tanto di storia politico-giudiziaria alle spalle (e davanti), con due righe sulla sua bacheca Facebook Clemente Mastella annuncia il suo fatale ritorno alla politica. Da dove e per andare dove? Si chiedono i tanti che hanno commentato l’annunciazione che, bene dirlo subito, ha ottenuto a stretto giro di post la benedizione di Monsignor Soldato da Bari. Lui legge i commenti. “Non è vero che sono tutti così incazzosi verso di me, siate onesti almeno voi del Fatto”.
In effetti c’è chi approva (50 “i like”) e chi si scaglia, anche con veemenza, contro il Clemente nazionale per indurlo a ripensarci, prima che sia troppo tardi. Ma che torna a fare? “Dobbiamo liberarci dei tecnici, piuttosto restauriamo la Prima Repubblica che era meglio. Io non ho detto che mi candido, non saprei neppure a cosa visto che non si sa quando si vota e neppure con quale legge elettorale. Dico che voglio tornare a fare politica perché qui stiamo andando alle cozze. No dico, il governo dei tecnici vi pare una soluzione? Cosa stanno facendo i tecnici? Come si può dire che siano diversi o migliori dei politici? Per capire che non è così basta guardare al pasticcio della Fornero sugli esodati, no dico, ci sono in ballo 360mila famiglie. Non ci si può fare incantare dai tecnici. Fanno crescere il partito della disperazione che poi vota Grillo, ma è come andare dal luminare per un tumore, nessuno te lo cura e ti affidi al fattucchiere. Fatico a dirlo ma ragione Santoro quando dice che in testa c’hanno solo le banche. Ma pensa se avessi nominato io come presidente dell’Agcom uno che era il mio capo di gabinetto quando stavo in Europa? Apriti cielo! Invece a questi tecnici si perdona tutto”.
Anche lei però ne ha combinate d’ogni, pensa di ripresentarsi come il nuovo che resta? “Macché nuovo, io non ho mai smesso di fare politica, anche da europarlamentare ho continuato a candidarmi alle amministrative. E poi questa cosa dei giovani, parliamoci chiaro, portano novità dal punto di vista estetico, ma non è una garanzia di capacità politica, in un paese dove anagraficamente sono più i vecchi dei giovani. E poi Hollande ha la mia età e non mi pare che Monti sia un giovane, ma fa il presidente del consiglio”.
Ma ammesso che torni, dove va? Con chi trama dietro le quinte per tornare sul palco? Chi le dà credito? “Ma quali trame, non scrivete queste cose. Berlusconi non lo sento da un anno, Alfano invece lo sento spesso e tanti mi chiamano e chiedono consigli ma tanto no le dico chi sono”. Se si votasse domani, stavolta l’Udeur starebbe a destra o a sinistra? “Il mio partito gravita da tempo nel centrodestra. Mi imputano da sempre questo trasformismo quasi senza ritegno. Ma io ho cambiato schieramento non come singola persona ma come partito, secondo le linee politiche dei congressi, come faceva la Dc che faceva governi di destra e di sinistra”. Ma Berlusconi è finito e anche Alfano non si sente troppo bene. “Il centrodestra deve uscire dal suo stato depressivo. Ma per i bene di tutti. Se va in disfatta è un dramma anche per chi vince, se l’opposizione è debole è un dramma anche per chi governa. Certo i partiti sono in enormi difficoltà. Ognuno pensa di salvare se stesso, di essere tolemaico per sé e galileiano per gli altri, cioè di salvarsi solo lui e tutti intorno debbano cambiare e essere mandati via. Cambiamo tutti, meno che io. Questo è l’atteggiamento dei partiti. Se ne stanno lì, in mezzo alla strada come se ci fosse in pitone pronto ad afferrarli. E anziché pensare a come toglierlo di mezzo balbettano, i leader sono tutti spaventati, bloccati e sedotti dal pitone. C’è uno spaesamento generale. Ecco cosa voglio dire. Togliamo di mezzo i tecnici, restauriamo la Prima Repubblica”.
Senta ma quelle inchieste che la riguardano, dal Campanile in giù, come stanno andando? “Vada a chiederlo a De Magistris che è sotto inchiesta per le cose che mi ha fatto. Ho chiesto di difendermi nei processi, non ho fatto niente di male. Rispetto a quello che si è visto la mia posizione non è paragonabile: io non ho preso una lira e rispetto a Vendola che si fa mettere il primario amico, Lusi, Penati che si prendono i soldi… a me venite a rompere le palle?”. Casta che vince non si molla. Lei fa ancora l’europarlamentare a spese degli italiani, pensa ancora che una diaria di 209 euro al giorno siano una miseria? “L’ho detto solo in risposta ai parlamentari italiani che si lamentavano dei loro stipendi, mica in relazione a quanto prende un operaio”. Senta l’ultima evoluzione mastelliana che si ricorda è sul tema dei diritti civili. “Devo precisarlo ancora, non ho detto che sono a favore dell’assimilazione delle coppie gay a marito e moglie, ma penso che sia giusto che le coppie gay continuino le battaglie per il riconoscimento dei diritti civili”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06 ... ca/262757/
I commenti:
Vaniglia2 1 ora ago
"...se mi sarete da canto..." Aspetta un attimo che vado ad organizzare un bel coro di vaffa!!!
Ivo Serenthà 1 ora ago
In un altro paese con una dichiarazione del genere l'avrebbero sotterrato di fischi e insulti,è uno dei personaggi più partitocratici viventi,la politica dell'umma-umma,un piacere a te,un appalto a te,un posto di lavoro a un altro e il voto di scambio diventa pratica quotidiana.
Sono senza vergogna,ha detto bene Vauro definendolo madre teresa di mastella
strega51 1 ora ago
Certo! Con la prima Repubblica, si "mangiava" tranquillamente, non c'erano "giudici impiccioni", gli italiani vivevano nel limbo e nessuno si lamentava.......
Più che "Liberiamoci dei tecnici....", potremmo dire "Liberiamoci dei mastella family" perchè hanno "mangiato" con la prima repubblica, con la seconda ed in Campania stanno ancora "mangiando".
Si sono mangiati già la terza e la quarta repubblica.......... AHO' !!
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Re: Top vergognescion...
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Top vergognescion...
Taglia qua taglia la alla fine lavoreranno in pochissimi, i consumi crolleranno e allora nuovi licenziamenti per sostenere i profitti e tagliare i costi... e così via fino alla distruzione totale dell'economia... capital/consumistica.
Il bello è che si sta uccidendo da sola... ma porta con se come un novello Sansone tutti i Filistei ovvero noi poveri lavoratori...
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Re: Top vergognescion...
Siamo nel campo delle malattie mentali......
TERNO D'ISOLA
«Il Comune toglie le panchine
per non far sedere gli immigrati»
I tre gruppi di minoranza protestano contro la rimozione di due panchine in piazza Sette martiri. «Le Guardie padane, durante i lavori, hanno indicato gli extracomunitari come "il" problema»
http://bergamo.corriere.it/bergamo/noti ... 4578.shtml
TERNO D'ISOLA
«Il Comune toglie le panchine
per non far sedere gli immigrati»
I tre gruppi di minoranza protestano contro la rimozione di due panchine in piazza Sette martiri. «Le Guardie padane, durante i lavori, hanno indicato gli extracomunitari come "il" problema»
http://bergamo.corriere.it/bergamo/noti ... 4578.shtml
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